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I Walser di Campello Monti

Campello Monti ,l’ultimo centro abitato della Valle Strona a milletrecento metri d’altitudine, è un piccolo e  antico villaggio walser che conserva gelosamente le sue origini, le tradizioni, la cultura e alcune bellezze architettoniche come la settecentesca Parrocchiale di San Giovanni Battista, di epoca tardo barocca, ricca di arredi e paramenti preziosi. A custodire le radici walser del paese è la Walsergemeinschaft Kampel, l’associazione walser di Campello, presieduta dall’infaticabile e vulcanico Rolando Ballestroni. Il sodalizio, da oltre trent’anni, promuove iniziative culturali e ricerche con l’intento di valorizzare e far conoscere questa realtà importante. Tra queste la serie di convegni denominata “Campello e i Walser”, che si tiene solitamente tra la fine di luglio e i primi di agosto, vede incontrarsi ogni anno numerosi studiosi e cultori di storia locale.

 

Il filo conduttore degli incontri è la storia delle comunità alpine e quindi anche di quelle walser, discendenti da un popolo alemanno penetrato nell’alto medioevo a ridosso delle Alpi centrali che, dopo essersi acclimatati alle grandi altitudini dell’alto Vallese, a partire dalla seconda metà del XIII secolo,  colonizzarono le zone più elevate delle Alpi e in particolare le valli intorno al Monte Rosa, dando vita alle comunità di Alagna, Gressoney, Issime, Rimella, Rima, Campello Monti, Macugnaga e Ornavasso. Oltre, ovviamente, agli altri che, attraverso il passo del Gries, conquistarono la Val Formazza e da lì raggiunsero successivamente Bosco Gurin, nell’elvetico Canton Ticino. Campello Monti è immersa tra le verdi pendici della vallata e le alte cime delle montagne, rappresentando anche un’ottima base di partenza per suggestive escursioni dirette ai laghi alpini di Capezzone e Ravinella e ai sentieri che portano al monte Capio e all’Altemberg. Ritornando alle sue radici va detto che la traccia lasciata dai walser è nettissima, tanto da aver segnato e modellato la stessa fisionomia topografica del paese. Già nella prima fase, quella della primitiva nascita dell’insediamento umano stabile a quelle quote, gli esponenti del “piccolo popolo” dovettero esaminare, valutare e interpretare i “segni” che il territorio mostrava loro. Per queste ragioni la scelta di interrogarsi e studiare sul modo migliore per riscoprire la montagna equivale a percorrere un lungo viaggio sulla genesi di una cultura materiale basata sull’individualità dei luoghi, sulla cultura e le tradizioni alpine, La Walsergemeinschaft kampel” è un’associazione senza fine di lucro, ufficialmente costituita il 23 dicembre del 1991, riconosciuta e iscritta all’ associazione internazionale dei Walser con sede in Briga, in Svizzera. Tra gli obiettivi che l’associazione guidata da Ballestroni si prefigge vi è innanzitutto la volontà di consolidare una memoria che, con il passare del tempo, tende a sbiadire, organizzando mostre e convegni, promuovendo ricerche storiche sulla lingua, le relazioni con altre comunità, l’arte e la cultura, le pratiche legate all’agricoltura di montagna, le tradizioni culinarie e le esperienze formative, la religiosità e l’immaginario narrativo. Un lavoro enorme che è stato raccolto negli atti dei convegni dal 1994 fino ai giorni nostri, intessendo e rafforzando  contatti, rapporti e scambi con tutte le comunità walser del Piemonte e della valle d’Aosta. Quest’estate, Campello Monti ospiterà il 33° Convegno e il 24 agosto la quarta festa delle comunità Walser valsesiane con Rimella, Rima, Carcoforo e Alagna.

Marco Travaglini

A Torino la Settimana dei Diritti

 

Nella Sala Congregazioni di Palazzo Civico, è stata ufficialmente presentata la Settimana Internazionale Diritti, Ambiente e Culture 2025, un’iniziativa promossa dall’Associazione Mosaico – Azioni per i Rifugiati e patrocinata dalla Città di Torino in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno.

Alla conferenza hanno partecipato Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio Comunale, Jacopo Rosatelli, Assessore alle Politiche Sociali, Diritti e Pari Opportunità, Abdullahi Ahmed Abdullahi, Presidente della Commissione Consiliare per il Contrasto ai Fenomeni di Intolleranza e Razzismo, Massimo Gnone in rappresentanza dell’UNHCR, e Berthin Nzonza, Direttore di Mosaico.

Durante la presentazione è stato illustrato il programma della manifestazione, che si svolgerà fino al 21 giugno coinvolgendo tutta la città con mostre, laboratori, performance artistiche, incontri e proiezioni. Al centro dell’evento vi sarà il protagonismo diretto delle persone rifugiate, che hanno contribuito attivamente alla progettazione e alla conduzione delle attività.

Il momento principale della programmazione sarà l’appuntamento del 20 giugno nella Sala Rossa di Palazzo Civico, con la commemorazione istituzionale della Giornata Mondiale del Rifugiato, che celebra l’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1951 a Ginevra, della Convenzione sullo status dei rifugiati.

«Dall’inizio del mandato, per il quarto anno consecutivo, ospitiamo in Sala Rossa la celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato, venerdì 20 giugno – dichiara Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio Comunale di Torino –. Si tratta di una scelta che non è semplicemente simbolica, bensì culturale oltre che, nel senso più alto del termine, politica, perché rappresenta un’esplicita condivisione di valori e un impegno pubblico. Viviamo in un tempo difficile, in cui il tema delle migrazioni è stato eletto come spazio retorico in cui giocarsi la partita del consenso. Anche il recente esito del quesito referendario sulla cittadinanza ha mostrato quanto sia fragile questo terreno; eppure a renderlo fragile davvero non sono le sfide dell’accoglienza ma le politiche di esclusione. Su questo le amministrazioni locali devono tenere la barra dritta, continuando a costruire coesione e momenti di partecipazione».

«La Giornata del rifugiato ci ricorda l’importanza del sistema internazionale di tutele e garanzie adottato dopo la Seconda guerra mondiale, oggi messo in discussione da molti governi – afferma Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali e Diritti della Città di Torino –. Dobbiamo ricordare che ciò che questi attacchi mettono in pericolo è la nostra umanità. All’inizio del nostro mandato amministrativo abbiamo sottoscritto la Carta per l’integrazione dei rifugiati proposta da UNHCR. Le abbiamo dato attuazione, sia con l’esperienza dello Spazio comune, lo sportello multifunzionale attivo presso il Servizio stranieri, sia attraverso una delibera, cofirmata col collega Tresso, che innova le modalità per l’iscrizione anagrafica delle persone rifugiate, garantendo il diritto d’accesso alle misure di welfare locale. Abbiamo anche costituito il Coordinamento Torino Antirazzista e Plurale e promosso un percorso di coprogrammazione del Sistema di accoglienza e integrazione cittadino, che ci ha permesso di disegnare in modo partecipativo il futuro delle nostre politiche di accoglienza. Tutte azioni concrete per migliorare la vita di tutti, perché se stanno bene le persone straniere e rifugiate, sta meglio tutta la società».

La Settimana si sviluppa intorno a tre temi fondamentali: la promozione dei diritti umani e della protezione internazionale, le connessioni tra crisi ambientali e migrazioni forzate, e la cultura come leva di coesione sociale e cittadinanza attiva.

Con questa iniziativa, Torino si conferma punto di riferimento nazionale per la promozione di una cultura dei diritti, dell’inclusione e della partecipazione attiva, in una prospettiva che intreccia migrazioni, sostenibilità ambientale e cittadinanza culturale.

PROGRAMMA

Lunedì 16 giugno

Visita guidata e workshop sui cambiamenti climatici
Museo “A come Ambiente” (Corso Umbria 90) | 17:00–18:30
Attività dedicata a famiglie con background migratorio, con laboratori partecipativi per approfondire temi ambientali. Prenotazione obbligatoria.

Mercoledì 18 giugno

Laboratorio sul benessere psicologico per studenti rifugiati
Salone Casa Valdese (Corso Vittorio Emanuele II 23) | 17:00–19:00
Sessione di condivisione rivolta a studentə rifugiatə e internazionali, in collaborazione con Università di Torino, Politecnico, UNHCR e altre realtà.

Giovedì 19 giugno

Proiezione del film “Into Paradiso”
Sa Lolla (Corso Umbria 28) | 21:30
Evento gratuito con la presenza della regista Paola Randi, che introdurrà il film.

Venerdì 20 giugno

Commemorazione istituzionale della Giornata Mondiale del Rifugiato
Sala Rossa Comune di Torino (Piazza Palazzo di Città 1) | 11:00–13:00
Interventi di rappresentanti istituzionali, associazioni e studenti rifugiati. Prenotazione obbligatoria.

Masterclass sul cinema documentario e proiezione “Oltre la valle”
InformaGiovani Il Punto (Via Fagnano 30/2) | 18:00–22:00
Dalle 18:00 masterclass con la regista Virginia Bellizzi, seguita dalla proiezione del film (80’).

Evento “Io sono Benvenuto”
Museo Egizio (Via Accademia delle Scienze 6) | dalle 19:00
Stand informativo di Mosaico e musica per un’atmosfera multiculturale.

Sabato 21 giugno

Mostra artistica, spettacolo musicale e cena sociale “Sentirsi a casa”
Centro Culturale Dar al Hikma (Via Gianfrancesco Fiochetto 15) | dalle 17:00
Inaugurazione della mostra con opere di artistə rifugiatə, esibizione del coro “Gli Abbaini” e cena sociale condivisa. Saluti istituzionali e informazioni sul programma “Community Matching”. Prenotazione obbligatoria per la cena.

Maggiori dettagli sono disponibili su https://mosaicorefugees.org/gmr_2025

TORINO CLICK

 

Il turismo del sonno. Dove il riposo è la meta più importante

La vita odierna e’ pura frenesia. Il lavoro e’ fonte di soddisfazioni, ma anche di stress e stanchezza, cosi’ come la quotidianita’ familiare divisa tra doveri e abitudini logoranti. L’utilizzo eccessivo dei dispositivi elettronici, inoltre, ha creato tutta una serie di conseguenze che si vanno a sommare alla nostra impegnativa routine creando quella condizione oramai dilagante che e’ l’insonnia.

Non dormire abbastanza e’ snervante e porta con se’ conseguenze negative anche nella vita diurna come stanchezza cronica, irritabilita’ e difficolta’ a gestire la vita sociale e lavorativa.

Il sonno sta diventando un lusso, una dimensione determinante che garantisce una buona salute, sia fisica che mentale; ed e’ proprio per questo suo valore imprescindibile che ora anche le vacanze possono essere dedicate alla sua “pratica”. Il turismo del sonno e’ ora una tendenza, ma forse molto di piu’: una aspirazione; prenotare hotel che offrono condizioni perfette per il riposo, a cominciare da materassi di ottima qualita’, ambienti silenziosi, camere e vasche di deprivazione sensoriale, ipnoterapeuti e’ una realta’ che sta avendo molto consenso e questo perche’ il bisogno di dormire e’ cresciuto, il nostro corpo lo reclama.

Gli alberghi specializzati in questo settore del turismo hanno camere dai colori delicati, cuscini personalizzati, generatori di suoni ambientali, come i rumori bianchi, mascherine per dormire, massaggiatori specializzati, saune, aromaterapia, tisane rilassanti, illuminazione calibrata e docce all’eucalipto.

Sempre piu’ alberghi si stanno attrezzando per diventare rifugi del riposo perche’ questa necessita’ e’ destinata a crescere, dormire e’ diventata, infatti, una meta molto desiderata.

Possiamo immaginare queste strutture immerse nel verde, con piscine private, camere insonorizzate, biancheria in fibre naturali, in zone dal clima mite e indulgente.

I luoghi ideali per questa non-attivita’ possono essere casali immersi nella natura, alberghi lontani dalle mete turistiche affollate e troppo attive, posti dove, nei momenti liberi dal sonno, si possono visitare piccoli centri, gustare l’enogastronomia del luogo, fare passeggiate rilassanti in luoghi ovattati.

Dimentichiamo quindi file in macchina, spiagge gremite e afose, persone che urlano e si divertono rumorosamente, lo sleep turism ha bisogno di un suo galateo della tranquillita’, di un proprio cerimoniale della pigrizia.

All’estero questa vacanza all’insegna del relax e’ oramai una consuetudine che ha creato una vera e propria specializzazione turistica, nel nostro paese, siamo ancora agli albori, ma ci sono diverse proposte in zone come l’Umbria o la Toscana, basta fare una ricerca scrivendo “turismo del sonno in Italia”. Il Piemonte e’ una meta ideale per favorire il riposo, persi nei filari delle Langhe, nel silenzio delle montagne o nelle vicinanze dei bellissimi laghi. E’ una tendenza che ha un futuro concreto, abbiamo bisogno tutti di fare pause dall’inquietudine dei ritmi imposti dal trantran quotidiano che ci ha avvolge, abbiamo bisogno di dormire.

MARIA LA BARBERA

Referendum: sì, no, boh?

Si sono tenuti la settimana scorsa i referendum (anche se al plurale sarebbe meglio dire referenda) su cinque temi.

Io mi reco alle urne dal 1981 quando fummo chiamati ad esprimerci, come ora, su 5 referendum che videro un’affluenza di oltre il 79% degli aventi diritto.

Nel corso degli anni, l’istituto referendario è stato più volte utilizzato per i temi più svariati; partendo dal 1946, che vide vincere la scelta repubblicana, ebbero notevole eco quello del 1974 sul divorzio, del 1978 (in particolare quello sul finanziamento pubblico dei partiti) e via così con il nucleare, l’aborto, il porto d’armi, l’ergastolo e via dicendo.

Ad ogni referendum, però, l’affluenza è diminuita (tranne un picco positivo nel 2011) a dimostrazione che l’istituto referendario non è probabilmente più idoneo a raccogliere la volontà dei cittadini.

Quest’ultimo ha poi dimostrato diverse pecche: gli organizzatori sono gli stessi che avevano approvato la legge della quale hanno chiesto l’abrogazione, i comitati promotori hanno fatto pochissima propaganda, specie sui tabelloni fuori dai seggi, cosicché moltissime persone ignoravano che si tenessero i referendum.

Sicuramente a favore dell’astensionismo ha giocato il cambiamento da certificato elettorale consegnato a casa a tessera elettorale, perché il primo comunicava inequivocabilmente che si tenesse una qualche forma di elezione, quando, dove, ecc.

Inoltre, spesso il referendum pone quesiti decisamente riservati ad un pubblico di esperti o, quantomeno, di persone con cultura medio-alta, per cui il quesito può non essere compreso correttamente e la scelta essere dettata dall’ ignoranza circa il quesito posto.

In quest’ultimo caso, poi, è saltato subito agli occhi che il referendum poteva essere l’unica forma per modificare la legge, stante che il Governo gode di ottima salute e le possibilità che i promotori possano un domani salire al Governo e, ipso facto, modificare la legge risultano essere bassissime.

All’indomani della debacle di questi referendum molti si sono posti la domanda se questo istituto sia ancora valido, se realmente possa rappresentare la volontà popolare in un periodo storico in cui le percentuali di elettori degli anni ’60 e ’70 sono solo un lontano ricordo.

Consideriamo che un referendum ha dei costi folli: parliamo di poco più di 88 milioni di euro solo per l’emolumento dei componenti dei seggi, ai quali vanno aggiunti gli straordinari di tutti i dipendenti comunali (i Municipi effettuano apertura straordinaria dal sabato al lunedì) e di quelli dei Tribunali, la stampa delle schede, la realizzazione delle urne, l’illuminazione continua dei seggi (di notte la luce deve restare accesa per sicurezza) giungendo così a oltre 350 milioni di euro.

Qualcuno parla di democrazia ma, stante che non viviamo in una dittatura, è il Parlamento, eletto dai cittadini, che eventualmente modifica le leggi o ne approva di nuove abrogative di quelle precedenti.

Se il popolo decide di eleggere chi non intende modificare le leggi vigenti, va da sé che un eventuale referendum ha scarse probabilità di riuscita.

Qualcuno, nella settimana appena trascorsa, ha avanzato l’ipotesi di addebitare i costi dei referendum ai comitati referendari; è evidente che, nella stragrande maggioranza dei casi, nessuno potrebbe affrontare quei costi vanificando, dunque, ogni tentativo di modifica della legislazione vigente tramite referendum.

Quel che preoccupa, però, è la scarsa partecipazione che accompagna le consultazioni, non solo referendarie: gli elettori danno per scontato l’insuccesso, sono disillusi dalla politica o non sono interessati da quei quesiti?

Fatto sta che quei 350 milioni avrebbero potuto essere impiegati per la sanità, la sicurezza sul lavoro, l’istruzione, l’occupazione o per chissà cosa.

Se aumentassimo il nostro senso civico? Se evitassimo di promulgare leggi che dopo pochi anni necessitano di essere sottoposte a referendum perché palesemente frutto di incapacità governativa o dell’entusiasmo del momento?

Sergio Motta

Se si parla di quattrini, i numeri sono più chiari di indicatori o giri di parole

A cura di lineaitaliapiemonte.it

Di Carlo Manacorda

Riferendosi alla situazione economica, la politica usa forme astratte e termini piuttosto fumosi quando sarebbe meglio, giacchè si tratta di soldi dei cittadini, usare i numeri, in modo che tutti possano facilmente capire di cosa si parla. Ad esempio ci si riferisce spesso agli “indicatori” che sono strumenti complessi ben difficilmente comprensibili ai comuni cittadini. E, per la verità, capita che spesso inciampino anche i politici. Ecco un sintetico vademecum e il caso dell’aumento delle spese per la difesa…

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https://www.lineaitaliapiemonte.it/2025/06/04/leggi-notizia/argomenti/editoriali/articolo/se-si-parla-di-quattrini-i-numeri-sono-piu-chiari-di-indicatori-o-giri-di-parole-di-carlo-manacor.html

Come preparare l’ingresso in RSA

Informazione promozionale

Trasferirsi in una residenza sanitaria assistenziale segna l’inizio di una quotidianità nuova, spesso sicura e stimolante, ma comunque carica di emozioni forti per chi parte e per chi resta.

Prepararsi con metodo e (perché no) con un po’ di creatività, può aiutare a trasformare la tensione in fiducia e a far sentire l’anziano protagonista del proprio percorso.

Come preparare l’ingresso in RSA: prima di tutto, condividere la decisione

Il primo passo è parlare apertamente con il futuro ospite, spiegando perché optare per una struttura bene nota del territorio, come ad esempio una RSA Torino e provincia per i residenti nel capoluogo piemontese, può assicurare assistenza continua, un ricco programma di attività e la comodità di rimanere vicino ai propri affetti.

Discutere senza fretta dei benefici riduce la sensazione di distacco e permette all’anziano, laddove possibile, di esprimere le proprie preferenze: una camera singola, un giardino accessibile, la presenza di fisioterapia quotidiana, specifiche attività ecc.

Quando è possibile, una visita in anteprima agli spazi, con incontro diretto dello staff, è capace di trasformare la struttura da luogo astratto ad ambiente concreto, già un po’ familiare.

Organizzare documenti e cure

Nelle settimane che precedono l’ingresso conviene raccogliere tutta la documentazione sanitaria: referti recenti, piani terapeutici, schede delle allergie, esenzioni e tessera sanitaria. La cartella completa velocizza l’elaborazione del Piano di Assistenza Individuale e aiuta medici e infermieri a impostare correttamente terapie e controlli.

Allo stesso tempo è utile preparare un elenco di contatti: medico di base, specialisti, farmacista di fiducia, numeri dei parenti di riferimento.

Infine, se l’anziano segue diete particolari, conviene fornire al nutrizionista della struttura indicazioni puntuali su intolleranze, consistenze gradite e orari abituali dei pasti.

Come preparare l’ingresso in RSA: fare la valigia, tra comfort e ricordi

Una volta definita la data, si passa al bagaglio. I vestiti devono essere facili da indossare, in fibre naturali e con chiusure a zip o velcro, evitando bottoni minuscoli e tessuti che irritano. Pigiami, tute, biancheria e un paio di scarpe robuste con suola antiscivolo possono coprire comodamente la quotidianità. Può essere aggiunto anche un completo più elegante che servirà per feste o ricorrenze.

Nel beauty case spazio a spazzolino, dentifricio, creme idratanti, pettine, set barba o trucco leggero, forbicine a punta tonda: curare l’aspetto alimenta l’autostima e aumenta il benessere generale.

Non meno importanti sono gli oggetti del cuore: una cornice con le foto di famiglia, il libro preferito, un plaid fatto a mano, magari il piccolo laptop o il tablet usato per videochiamare i nipoti.

Infine, bisogna ricordarsi di etichettare capi e dispositivi con nome e cognome per ridurre il rischio di smarrimenti negli spazi comuni.

Dopo il trasferimento in RSA mantenere il legame

Il giorno dell’ingresso è bene accompagnare l’anziano, aiutarlo a sistemare le sue cose e restare qualche ora per condividere il primo pranzo o una passeggiata nel corridoio. Nei giorni successivi si possono fare visite brevi ma frequenti; anche messaggi o fotografie scambiate via chat sostengono il senso di continuità affettiva.

Se la struttura lo consente, organizzare piccoli rientri a casa per un compleanno o un pranzo domenicale rafforza l’idea che l’ingresso in RSA non sia un distacco, ma una base sicura da cui muoversi in libertà.

È bene ricordare sempre che occorre costruire un ponte di fiducia tra vecchie abitudini e nuova quotidianità, con una comunicazione onesta e un legame familiare che resta vivo: solo in questo modo la residenza può diventare un luogo di qualità dove vivere con dignità e protezione.

Parla con Me: quando un like può costare il lavoro

Social e dovere di lealtà

Nel mondo del lavoro digitale di oggi, anche un semplice “like” o una battuta sui social possono trasformarsi in fonte di rischio. È ancora possibile distinguere la vita professionale da quella online? E cosa dice il diritto?

A queste domande risponderà la nuova puntata di Parla con Me®, il format ideato e condotto da Simona Riccio, in programma giovedì 12 giugno alle ore 18.00, in diretta su LinkedIn, Facebook e YouTube.

Titolo della puntata: “Social network, dovere di lealtà e diritto alla comunicazione”


Ospite: Avv. Alessia Ledda, Esperta in diritto del lavoro e tutela aziendale | Consulente ed esperta in materia di parità di genere UNI/PdR 125:2022 | Founder Galilex Studio Legale Associato

La diretta affronterà casi concreti e attuali: dal dipendente che commenta ironicamente un post aziendale su LinkedIn, fino a chi pubblica contenuti polemici su policy interne non ancora ufficiali.


Si parlerà dell’articolo
2105 del Codice Civile, di licenziamenti confermati dai tribunali e dell’importanza di una social media policy chiara anche nelle PMI.


Non mancherà uno sguardo costruttivo sull’
employee advocacy e sulla formazione integrata tra marketing, privacy e diritto.

I social non sono più strumenti privati. Sono spazi visibili, pubblici e intrecciati con la reputazione aziendale. Serve consapevolezza, ma anche cultura organizzativa”, sottolinea l’Avv. Ledda.

Una puntata fondamentale per imprenditori, responsabili HR, consulenti, comunicatori e chi lavora nella gestione della reputazione aziendale.

📌 DIRETTA SU:

  • LinkedIn – profilo Simona Riccio
  • Facebook – Simona Riccio
  • YouTube – urly.it/3144rz

Il social burnout

 

ESSERE SEMPRE CONNESSI PUO’ STANCARE.

Sovraccarico tecnologico, stanchezza mentale o stress da iperconnessione, ecco alcuni modi per definire la fatica e la debilitazione da social overdose. Ore e ore passate al computer ad aggiornare profili, leggere e commentare quelli delle altre persone, stare al passo con i tempi dei social network, tutto questo puo´ provocare indebolimento ed esaurimento fino ad arrivare all’allontanamento, a volte definitivo ma piu´ spesso temporaneo, giusto il tempo di disintossicarsi.

La sindrome generale da burnout e´una risposta ad una situazione percepita come stressante che attiva meccanismi di difesa capaci di affrontare la sensazione di esaurimento psichico e fisico. La mancanza di forze e il senso di sconforto puo´anche sfociare in una despressione e non e´da sottovalutare, ma da tenere sotto controllo per scongiurare eventuali complicazioni piu´dificili da gestire e curare.

Questo stress cronico, che nella sua considerazione generale e´ legato perlopiu´ alla vita professionale, si puo´ riscontrare anche in altri ambiti, quello relativo ai social media e´una declinazione specifica che presenta gli stessi sintomi della sindrome da burnout comune: ansia, mancanza di energia e umore altalenante dovuto allo stress.

La fatigue da iperconnessione e´da poco all’attenzione della psicologia, sono cominciati i primi studi e ricerche per capirne le dinamiche. Oltre al tempo passato davanti ad uno schermo, che sia di un computer o di un cellulare, la fonte dello stress proviene dalla velocita´ richiesta per aggiornare i profili e allinearsi con quelli degli altri; riempire le pagine social di contenuti rispettando i ritmi dettati dalla rete e´ faticoso, stressante, nemico della qualita´ e impiega ingenti risorse mentali e fisiche che la maggior parte delle volte non hanno un corrispettivo in un riconoscimento di qualsiasi tipo. E´come una competizione continua con tanti concorrenti che non ha limiti ne´ troppe soddisfazioni e quindi il divertimento iniziale si converte in frustrazione che costringe prima a prendere le distanze e poi a smettere. E´ una illusione virtuale che porta all’esaurimento e alla necessita´di disintossicazione. I social media, purtroppo e per fortuna, evolvono molto velocemente, aggiungono strumenti e aggiornamenti in grado di contenere sempre piu´contenuti ed informazioni, questo e´ certamente coinvolgente e seducente ma allo stesso tempo richiede maggiore risorse e tempo, e´ come un lavoro, un’ attivita´ ´sempre piu´difficile da seguire. Le aziende che gestiscono queste piattaforme si stanno gia´confrontando con gli abbandoni social causati dal digital burnout e dovranno trovare soluzioni per affrontare le conseguenze economiche dovute a questi disagi di ultima generazione che forse potevano essere prevedibili perche´ qualsiasi attivita´deve essere fonte di equilibrio e benessere e persino la tecnologia che ci supporta sempre di piu´in tante delle nostre attivita´deve fare i conti con il nostro essere umani.

Moderazione, dunque, sara´la parola d’ordine insieme ad equilibrio e senso della misura. I genitori dovranno monitorare i figli affinche´questi non passino tutto il loro tempo libero davanti ad uno schermo e infine i fornitori di servizi saranno costretti a considerare maggiormente la soddisfazione del cliente fruitore e soprattutto la sua salute, psicologica e fisica.

MARIA LA BARBERA

Crocetta, il cuore residenziale di Torino. Parla Massimiliano Valdini, agente Gabetti: “Un quartiere che continua a crescere”

Eleganza, vivibilità e solidità del mercato immobiliare: la Crocetta continua a confermarsi tra le zone più prestigiose e richieste di Torino. Ma qual è oggi lo stato di salute del mercato in questo quartiere storico? Quali sono i trend, chi compra, chi vende e con quali aspettative?

Per fare il punto, ci siamo adati a una voce autorevole: Massimiliano Valdini, titolare dell’agenzia Gabetti Crocetta e profondo conoscitore del tessuto urbano torinese. Con oltre trent’anni di esperienza nel settore, Valdini ore un’analisi chiara e dettagliata della situazione, arricchita da dati concreti, osservazioni sul campo e consigli utili per chi vuole investire o vendere casa in Crocetta.

Le opinioni espresse nell’intervista riflettono la visione professionale e personale dell’intervistato e non necessariamente la posizione uciale del marchio Gabetti a livello nazionale.

Perché Crocetta è considerata una delle zone più ambite di Torino?

Massimiliano Valdini – “La Crocetta è da sempre un quartiere d’élite. A renderla così attrattiva sono diversi fattori: l’architettura elegante, i viali alberati, la presenza di una vivace zona pedonale e del rinomato mercato rionale. Inoltre, la vicinanza al centro, la sicurezza percepita, la qualità dei servizi scolastici e la prossimità al Politecnico la rendono una scelta privilegiata sia per famiglie che per investitori.”

Qual è l’attuale andamento del mercato immobiliare in zona?

Valdini – “È un mercato dinamico e reattivo. Gli immobili ben posizionati e correttamente valutati si vendono in tempi molto brevi. La domanda resta alta, soprattutto per le soluzioni di pregio.”

Chi sono oggi gli acquirenti in Crocetta?

Valdini – “La clientela è composta principalmente da famiglie, liberi professionisti e investitori. Negli ultimi tempi, abbiamo registrato un ritorno deciso di quest’ultimi, interessati all’acquisto per poi attare, soprattutto a studenti universitari, vista la vicinanza con il Politecnico.”

E sul fronte dei venditori?

Valdini – “Spesso si tratta di eredi o persone che cambiano abitazione, magari per motivi familiari o professionali. Si tratta generalmente di un pubblico maturo, molto attento al reale valore di mercato dell’immobile.”

Che prospettive intravede per i prossimi mesi?

Valdini – “Positive. La Crocetta manterrà la sua attrattività grazie alla qualità della vita che ore e alla stabilità del suo mercato. È una zona che continua a essere percepita come un investimento sicuro.”

Quali consigli darebbe a chi vuole acquistare casa nel quartiere?

Valdini – “Il consiglio principale è muoversi con tempestività. Gli immobili più interessanti non rimangono a lungo sul mercato. Per questo è fondamentale adarsi a un professionista esperto del territorio, in grado di guidare l’acquirente con competenza e rapidità nelle scelte migliori.”

Aurora, “Club Silencio” prende casa in Città

“Casa Silencio”, in corso Cirié a Torino, verrà inaugurata ufficialmente nel cuore del non facile quartiere 

Venerdì 6 giugno, ore 18,30/21,30

Tra i suoi progetti più noti, vi è “Una notte al Museo”, che dal 2017 ad oggi, ha portato più di 280mila giovani in oltre 50 Musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia. Parliamo di “Club Silencio”, Fondazione culturale torinese da anni impegnata “in progetti esperienziali che stimolino la partecipazione attiva dei giovani under 35 alla vita culturale, sociale e democratica del proprio territorio”. Ebbene, la bella notizia è che, venerdì 6 giugno (dalle 18,30 alle 21,30) la Fondazione (e con essa tutta la folta schiera dei giovani che ne fanno parte, aderendo alle sue innumerevoli proposte di “saggia” creatività) inaugura ufficialmente “Casa Silencio”, il suo“primo spazio permanente a Torino”, in corso Ciriè 25D, nel cuore del “quartiere Aurora”, a pochi passi dal mercato di Porta Palazzo, un luogo-laboratorio urbano in cui coltivare idee, sviluppare progetti, sperimentare nuovi linguaggi, pensato per accogliere incontri, mostre, laboratori e pratiche artistiche condivise”.

Momento clou dell’inaugurazione, l’evento speciale di chiusura di “BEYOND 2025”, Conferenza europea sulla cultura e il futuro delle politiche culturali promosse da “Culture Action Europe”evento multidisciplinare a ingresso gratuito , che intreccia arte, musica, esperienze immersive e momenti partecipativi.

Sottolinea Alberto Ferrari, presidente “Fondazione Club Silencio”: “Con ‘Casa Silencio’ abbiamo voluto dare forma a un’idea semplice ma radicale: che la cultura possa maturare ovunque, purché ci siano ascolto, fiducia e libertà di espressione. Non è un caso che questo spazio nasca in Aurora, il quartiere più giovane di Torino, dove da anni lavoriamo per costruire connessioni, possibilità e immaginari. È un gesto di restituzione, ma anche di fiducia nel futuro”.

Ricco e quanto mai vario il programma pensato per la serata inaugurale che, dopo il momento istituzionale (alla presenza dei rappresentanti della conferenza “Beyond” e di “Club Silencio”) dedicato al racconto della genesi e del significato del nuovo “spazio” in “Aurora”, vedrà l’arte protagonista di primo piano con varie, significative proposte.

La mostra “Baracca (n.4) / Narrazioni al margine” presenterà una restituzione della “residenza” che “Fondazione Club Silencio” (insieme a Innesto APS) ha sviluppato con l’artista Roberto Alfano e un gruppo di giovani del quartiere “Aurora” a dicembre 2024. La mostra, realizzata nell’ambito del progetto “Aurora Sogna”, offre “uno sguardo profondo e corale sulla periferia, sulle sue fragilità e sulla sua potenza generativa”. Verranno presentati al pubblico anche una selezione di frammenti dell’“installazione originaria”, accompagnati dalla mostra fotografica di Filtenso che ne racconta il processo creativo e dal video documentario di Giulia Ronzani. Non mancherà uno spazio dedicato all’attivismo visivo con la presentazione del progetto “Storie della Buona Notte” , una serie di manifesti d’autore nati da un percorso con giovani torinesi e sviluppato da “Club Silencio” con l’obiettivo di “ripensare la notte come luogo di rispetto e possibilità”.

A seguire: “A Room for the Future”,performance interattiva a cura di Enchiridion , che inviterà i visitatori a riflettere su quali tracce del nostro presente meritano di essere tramandate, per poi rendere l’atmosfera ancora più vibrante con i Changemakers , gruppo giovane che ha accompagnato il percorso di “Beyond 2025”, con una serie di attività laboratoriali e creative (come “Anatomia di un Changemaker”) , dove ciascun partecipante potrà contribuire alla costruzione di una figura simbolica di cambiamento.

A scandire la serata, sarà la selezione musicale di Sunny Levi , artista turco di base a Torino, capace di attraversare i generi e “creare paesaggi sonori eclettici e coinvolgenti”.

Presto saranno disponibili sui canali ufficiali tutte le informazioni per accedere a “Casa Silencio” e proporre i propri progetti e attività, oltreché conoscere i prossimi appuntamenti programmati e le modalità di partecipazione.

Per partecipare alla serata inaugurale è possibile accreditarsi sul sito della “Fondazione Club Silencio” nella sezione Prossimo Evento : www.clubsilencio.it

g.m.

Nelle foto: Grand Opening “Casa Silencio”; Immagine guida “BEYOND 2025”; Alberto Ferrari