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L’alta cucina è arte?

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Tra il 24 ottobre e il 3 novembre il bookshop Paint It Black ospita cene con piatti pensati da artisti e creativi. Anche mise en place e sedute sono d’artista, in una sala piena di opere ,tra performance, letture e concerti si svelerà il dilemma

L’alta cucina è arte? Una cosa è certa: agli artisti il cibo e’ sempre interessato la storia dell’arte, lo replica in ogni  epoche è piena e lo dimostrano gli autori contemporanei, coinvolti in un progetto pop up in partenza a Torino. La casa editrice indipendente Paint It Black trasforma infatti la sede del suo bookshop vicino Porta Nuova in un ristorante temporaneo, con non solo mise en place e arredi progettati ad hoc, ma anche piatti immaginati dai creativi. Soltanto dal 24 ottobre al 3 novembre 2024, in occasione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Paint It Black: casa editrice fondata nel 2022, da quest’ anno ha aggiunto anche un bar, per avvalorare la libreria come luogo di incontro e scambio.

GABRIELLA DAGHERO

Cesana si tinge di rosa per la  prevenzione del tumore al seno

CESANA TORINESE – Cesana si tinge di rosa. L’Amministrazione Comunale di Cesana Torinese aderisce alle iniziative della campagna #laprevenzionesalvalavita che fa di ottobre il Mese internazionale della prevenzione del tumore al seno.

Sabato 26 ottobre dalle ore 15 l’appuntamento è rigorosamente in rosa in piazza Vittorio Amedeo a Cesana Torinese.

Il Sindaco Daniele Mazzoleni invita alla partecipazione: “La nostra Amministrazione Comunale ha aderito con grande piacere alla campagna #laprevenzionesalvalavita nel Mese internazionale della prevenzione del tumore al seno. Aspettiamo tutti in rosa sabato pomeriggio in piazza Vittorio Amedeo per colorare la piazza e per dar voce alla campagna. Ringraziamo sin d’ora tutti coloro che vorranno partecipare a questa iniziativa che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema e di raccogliere fondi per la ricerca”.

La Consigliera Comunale Clementina Pansoya Di Borio che ha curato l’iniziativa aggiunge: “Abbiamo aderito a questa iniziativa per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione. Sabato raccoglieremo delle donazioni liberali che verranno devolute all’associazione ANDOS promotrice della campagna #laprevenzionesalvalavita insieme alla Regione Piemonte a cui il Comune di Cesana ha aderito insieme ad altri 200 Comuni”.

“Il Silenzio che Parla” nella “Giornata Mondiale dell’Ascolto”

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La torinese “Fondazione Time2” organizza un “laboratorio” rivolto ai giovani fra i 18 ed i 26 anni

Lunedì 21 ottobre, dalle 17,30 alle 19

Lunedì 21 ottobre si celebra la “Giornata Mondiale dell’Ascolto”. In tanti, penso non lo sapessero. E fra quei tanti ci sta pure il sottoscritto. Eppure si tratta, non c’è dubbio, di un’occasione importante per promuovere, una volta tanto, questo benedetto “ascolto” (di cui tanto si parla in tempi di enormi fragilità, psichica soprattutto, dell’essere umano e in particolare di adolescenti e giovani in generale) in modo davvero attivo e consapevole. “L’ascolto è una delle abilità più importanti per una comunicazione efficace e una buona qualità delle relazioni”: a sostenerlo, e a ragion veduta, è la “Fondazione Time2” (realtà torinese creata nel 2020 dalle sorelle Antonella e Manuela Lavazza, con l’obiettivo di promuovere una cultura inclusiva per giovani “con” o “senza disabilità” e permettere loro di costruire un proprio progetto di vita indipendente) che, in occasione di questa particolare “Giornata” e nell’ambito delle attività del “Counseling Day”, promosso in tutta Italia dall’Associazione professionale di categoria “AssoCounseling”, organizzerà il Laboratorio “Il Silenzio che Parla”, finalizzato a trasmettere l’importanza dell’“ascolto reciproco”. L’appuntamento è dedicato ai ragazzi e alle ragazze tra i 18 e i 26 anni, “con” e “senza disabilità”  e si terrà dalle 17,30 alle 19, nello Spazio Open della “Fondazione” (Corso Stati Uniti 62b, a Torino), un luogo nato per stare insieme, studiare, proporre idee in libertà e immaginare il proprio futuro.

“Durante il laboratorio – spiegano gli organizzatori – i partecipanti scopriranno come la comprensione reciproca è possibile grazie alla disponibilità al dialogo, all’ascolto attivo e allo scambio reciproco, in modo coinvolgente e creativo, sperimentando tanto il potere delle parole, quanto quello del dialogo non verbale”.

Su questi elementi si basa la capacità del “counseling” di affiancare le persone “per favorire  lo sviluppo delle loro risorse, la ricerca di nuovi equilibri, la realizzazione di scelte consapevoli, il fronteggiamento di cambiamenti o di momentanee situazioni di difficoltà”.

Il “Laboratorio” si terrà in modo totalmente gratuito e a condurlo ci saranno le “professional counselor” Ida Ginosa e Anna Mirenzi, insieme a Samuele Pigoni (segretario generale di “Fondazione Time2” e “counselor sistemico in formazione” presso l’Istituto “Change” di Torino).

Per info“Fondazione Time2”, corso Stati Uniti 62b, Torino; tel. 011/786545 o www.fondazionetime2.it o www.counselingday.it

g.m.

Nelle foto: “Laboratori” in “Fondazione Time2”

Cercasi maschio Doc

L’avvento di internet ha portato ad un aumento degli annunci di incontri, un tempo presenti solo su carta, con uscita settimanale o mensile, ed ora aggiornati più volte al giorno, con un’offerta indescrivibile anche su tematiche particolari.

Ecco quindi che, in un attimo, siamo in grado di incontrare virtualmente migliaia di persone, selezionandole per genere, età, località ed anche gusti sessuali: qualcuno cerca una relazione seria, qualcuno un incontro mordi e fuggi, qualcuno cerca chi inserire nel proprio ménage e così via.

Al di là dell’aspetto morale, perché ciò che non è espressamente vietato è consentito, questa possibilità di incontrare (o, quantomeno, contattare) con estrema facilità dei perfetti sconosciuti nasconde alcuni pericoli anche seri.

Il primo è insito nell’anonimato di chi incontriamo: siamo sicuri che la foto rappresenti realmente le fattezze reali? Il nome, l’età e la professione sono reali? Se quando vado all’incontro mi trovo un gruppo di persone che vogliono rapinarmi o, peggio, violentarmi?

Non da meno è il rischio di incontrare realmente chi ci aspettiamo che offrendoci da bere in un locale o, se siamo così sprovveduti da andarci, a casa sua ci narcotizza con la “droga dello stupro” (benzodiazepine) per cui potrà approfittarsi di noi e, al risveglio, non ricorderemo nulla.

Ma un pericolo meno traumatico fisicamente ma che può avere ripercussioni fastidiose è il rischio che qualcuno usi il nostro contatto per commettere reati o illeciti.

Mi spiego meglio: alcuni annunci, come pure alcuni profili sui social, mostrano ragazze o donne mature in atteggiamento inequivocabile, sessualmente esplicito o che, comunque, promettono il paradiso in Terra. Cosa ci costa contattarle, chiederel’amicizia o inviare il primo messaggio? Probabilmente in risposta ci verrà inviato un link dove poter vedere le loro foto, o dove potremo vedere meglio qualcosa di loro e così via.

Ecco che cliccando su quel link abbiamo intrapreso la strada dell’inferno, non in senso morale perché ognuno è libero di gestire la propria vita secondo propri codici, ma in senso pratico, fatto di seccature, rogne, rischi.

Se il link sul quale clicchiamo contiene un trojan o un malware, avremo fornito a chi ci ha inviato il link un passaporto per entrare nel nostro PC (o nello smartphone) a curiosare sui nostri conti correnti, sulle nostre password o, non da meno, rubare la nostra identità.

A me è successo qualche settimana fa: qualcuno ha copiato il mio profilo su un social (senza però mettere la foto) chiedendo amicizia a chi era già mio amico; ovviamente i miei amici, sapendo di avere già amicizia con me, prima di accettare la richiesta mi hanno contatto perché pareva strano che io chiedessi nuovamente l’amicizia.

Peggio ancora se contattiamo una ragazza iscritta ad alcuni siti di incontri (il database che io e collaboratori usiamo contiene profili che cambiano nome e identità pur mantenendo la stessa immagine): perfette sconosciute che chiedono il contatto telegram o whatsapp per poi mandarci foto “particolari”. Peccato che spesso quelle foto contengano al loro interno file eseguibili (una specie di steganografia) o realizzati appositamente per spiare nel nostro PC.

Con questo non voglio dire che la tecnologia o la modernità siano totalmente pericolosi, da evitare; voglio solo mettere in guardia dai pericoli che, oggi più che un tempo, risiedono nei social, nei siti di incontri o negli annunci su siti per adulti.

Anni fa i rischi erano ridotti: al massimo, se ti appartavi con uno conosciuto al ballo in piazza, potevi rimediare una violenza ma decine se non centinaia di persone avevano il loro viso, la targa o altro stampati in mente; ora, specie se chi ha intenzione di delinquere è esperto, è possibile che abbia agito in modo da non lasciare tracce in rete o che, complice l’alta velocità, giunga da Milano a Torino pur avendo dichiarato di abitare in Val di Susa, rendendo molto più difficile l’identificazione e la cattura.

Cosa fare, dunque? Aprire gli occhi, consapevoli che se una donna ci contatta dichiarandosi innamorata di noi senza neppure aver visto la nostra foto vuol dire che c’è qualcosa di poco chiaro sotto; se ci arrivano mail di una tizia di nome XYZ che chiede come stiamo dopo anni che non ha nostre notizie, ma nonostante l’ottima memoria non riusciamo a ricordarla, è il caso di cancellare la mail senza indugio.

Allo stesso modo, se chiedono nostre foto al primo contatto, magari sostenendo di essere nostre concittadine e chiedendoci l’indirizzo saremmo davvero stolti a fornirglielo.

Insomma, essendo abbastanza cresciuti da non credere più nelle favole, cerchiamo di non farci più incantare dal canto delle sirene digitali; fanno leva sul nostro bisogno di affetto o di compagnia, sfruttando la nostra debolezza. Provate a dire loro che siete disoccupati e con molti debiti da ripianare: scommettiamo quanto durerà la vostra amicizia?

Sergio Motta

100 biciclette per la scuola: dono di ‘BeChildren’ a 100 bambine indiane

Al via il 14 ottobre ‘Trip To MIMA’, il viaggio a due ruote da Torino a Milano Marittima con protagonisti Edi Righi, Presidente della Onlus torinese autrice del progetto solidale ‘In Classe con la Bici’ e Cristiano Bilucaglia di ‘uBroker’.

Non c’è due senza tre. Dopo il successo delle iniziative benefiche fondate sul binomio sport e tutela dei minori andate in scena nel 2020 e nel 2023, e intitolate rispettivamente ‘Trip to Trieste’ e ‘Trip to Parma’, ecco un’altra entusiasmante avventura: ‘Trip to MIMA’.

Protagonisti di questo avvincente viaggio a pedali da Torino a Milano Marittima, saranno anche questa volta i presidenti di ‘Bechildren Onlus’ Edi Righi e quello di ‘uBroker Spa’ Cristiano Bilucaglia.

L’obiettivo di questi due ciclisti solidali è promuovere la raccolta fondi che donerà 100 bici a 100 bambine indiane che vivono nelle aree rurali dei distretti Dindigul e Pudukkottai nello stato del Tamil Nadu in India grazie al progetto formativo denominato “In classe con la bici”.

Fine dell’iniziativa è garantire l’accesso all’istruzione primaria e secondaria delle bambine e delle ragazze appartenenti alle caste più umili e più povere della società indiana. Donne ancora considerate “intoccabili” sebbene il sistema delle caste sia stato formalmente abolito. Le poche fortunate che vanno a scuola devono spesso percorrere lunghe distanze a piedi. Anche fino a 20 km fra andata e ritorno. Lo stock di due ruote che verrà donato, e che sarà corredato da relativo kit di riparazione, permetterà alle bambine di raggiungere la scuola facilmente e in sicurezza.  Evitando così numerosi pericoli, come: l’abbandono scolastico, il rischio di matrimoni precoci, lo sfruttamento minorile del lavoro e l’accattonaggio. Eguagliando così il diritto alla formazione per lo più esclusivo delle classi maschili” spiega il Presidente di BeChildren.

Che prosegue: “L’azione solidale in corso rientra in un programma più vasto. Si tratta di “Una bicicletta per la scuola” di Interlife ETS, che dal 2008 opera sul territorio indiano con numerosi progetti. Dare il proprio contributo a questa causa significa donare libertà ed emancipazione a queste future donne e, per l’occasione, abbiamo creato sulla piattaforma GoFundMe anche una raccolta fondi aperta a tutti”, conclude Edi Righi.

Sono queste le premesse che hanno dato vita a un nuovo viaggio fatto di cuore, condivisione, pedali, sorrisi e mani strette sul manubrio. Trip To MiMa” avrà luogo on the road dal 14 al 18 ottobre con la finalità di accendere i riflettori sulle condizioni di un paese lontano. Trip to Mima è un modo intelligente ed efficace per aiutare il prossimo con un piccolo gesto.

Il viaggio partirà lunedì 14 ottobre dalla sede di uBroker Spa e queste sono le tappe che affronteranno i due sportivi: 14/10/2024 Torino – Albenga; 15/10/2024 Albenga – Genova; 16/10/2024 Genova – Lodi; 17/10/2024 Lodi – Bologna; 18/10/2024 Bologna – Milano Marittima, con arrivo al Centro Congressi della rinomata località balneare dopo più di 550 kilometri.

Cristiano Bilucaglia da sempre a supporto dell’Associazione, anche con la sua azienda uBroker Spa, sostiene il nobile intento in prima persona partecipando all’impresa. Con la sua presenza vuole raggiungere tutte le persone che quotidianamente sono coinvolte con le attività di uBroker e nella sua vita privata e professionale, una rete che si è sempre attivata per dare il proprio contributo nei progetti realizzati da Bechildren a favore dei bambini di tutto il mondo in questi anni.

Le tappe previste durante il percorso, inoltre, si fanno altresì opportunità di incontro, scambio e dialogo, da vivere anche davanti a un buon un bicchiere di vino a seguito dei moltissimi chilometri macinati.

È bello fare ritorno sulle strade italiane per portare un messaggio importante. Un messaggio di futuro rivolto a bambine di terre in cui è già persin difficile ogni giorno pronunciare la parola presente. Come già fatto per Trieste e Parma, siamo davvero felici di ripetere l’esperienza. Questa volta in favore di un popolo, come quello indiano, ricco di fascino, storia e suggestione e altrettanto meritevole di attenzione. Tutto questo anche in un un’ottica di riequilibrio del divario sociale e in nome di un sano principio di redistribuzione della ricchezza che da sempre, oltre che i nostri cuori, muove anche da sempre l’agire di ‘uBroker Spa’”, chiude l’imprenditore e ciclista amatore Cristiano Bilucaglia.

PNT Solutions vince il premio “SEO Agency dell’anno”

PNT Solutions ha recentemente trionfato alla premiazione “Le Fonti Awards”, conquistando il titolo di “SEO Agency dell’anno” nella categoria “innovazione”. L’evento si è svolto presso il prestigioso Palazzo Mezzanotte a Milano, in occasione della sua Fall Edition il giorno 10 ottobre 2024.

I Le Fonti Awards sono un riconoscimento annuale che celebra le eccellenze nel mondo delle aziende e dei professionisti, con particolare attenzione all’innovazione e alla qualità dei servizi offerti: questi premi vengono assegnati a realtà che si distinguono per la loro capacità di innovare e di rispondere alle sfide del mercato, rappresentando un importante punto di riferimento nel panorama imprenditoriale italiano.

Gabriele Pantaleo, consulente SEO e fondatore di PNT Solutions, ha espresso la sua gioia ed emozione per questo riconoscimento, sottolineando che rappresenta un simbolo del duro lavoro svolto da lui e dal suo team nel corso del 2024. Il team di PNT Solutions è composto da esperti come Nino Ribaudo, web master professionista, e Ginevra Lupo, SEO copywriter.

“Questo premio è la testimonianza della dedizione e della passione che mettiamo nel nostro lavoro quotidiano. Siamo orgogliosi di essere riconosciuti per l’innovazione che portiamo nel settore SEO.”

PNT Solutions è una seo e web agency che lavora a stretto contatto con piccole e medie imprese (PMI) e professionisti, curando tutti gli aspetti della creazione di siti web e dell’ottimizzazione SEO per i motori di ricerca. Fondata nel 2021, l’agenzia si è affermata come un partner strategico per le PMI, offrendo servizi personalizzati che spaziano dalla realizzazione di siti web professionali all’implementazione di tecniche SEO avanzate.

Il team utilizza approcci innovativi e mantiene sempre un occhio attento al futuro. Tra i servizi offerti ci sono analisi e audit SEO, copywriting SEO, ottimizzazione on-page, realizzazione di siti web ed e-commerce, link building e consulenza di web marketing. Grazie a questo approccio multidisciplinare e completo, PNT Solutions è in grado di garantire risultati concreti e misurabili per i propri clienti, aiutandoli a emergere nel panorama digitale. Pantaleo ha aggiunto:

“Il nostro obiettivo è rendere il sito web dei nostri clienti una calamita per potenziali acquirenti in target, trasformandolo in uno strumento efficace per aumentare le vendite.”

Con questa vittoria ai Le Fonti Awards, PNT Solutions si afferma ulteriormente come un punto di riferimento nel panorama del digital marketing italiano, continuando a fornire servizi di alta qualità a professionisti e PMI.

Giovani under 30: “Aurora Sogna”

In “Borgo Aurora” a Torino nasce un programma, ideato da “Club Silencio”, e rivolto all’ “accrescimento” socio-culturale 

Open day, mercoledì 16 ottobre, ore 18

Inserito nella settima Circoscrizione, confinante con il “Centro Storico torinese”, il quartiere “Aurora” (comunemente noto come “Borgo Aurora”) è il più giovane fra i quartier cittadini, secondo il rapporto di ricerca “Sguardi su Aurora” realizzato da “AuroraLAB – Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio” del “Politecnico” e dell’“Università” di Torino. Non è un “quartiere facile”, con “un passato industriale – dicono i responsabili del rapporto – che ha lasciato un’eredità di ghettizzazione e una popolazione giovanile in crescita che fatica a trovare opportunità di sviluppo e punti di riferimento”. “Il quartiere – proseguono – presenta tassi di disoccupazione elevati e un’alta percentuale di giovani ‘NEET’ (Not in Education, Employment or Training), che raggiunge il 16,7%”. Situazione complessa, per fare fronte alla quale nasce “Aurora Sogna”, il progetto di “empowerment giovanile” ideato dall’Associazione Culturale“Club Silencio” che si rivolge ai “giovani under 30” che desiderano contribuire all’offerta culturale del quartiere. Lanciato in collaborazione con realtà locali che operano da anni sul territorio di “Aurora”, come Associazioni Culturali, Centri di aggregazione giovanile e Istituzioni che hanno permesso di avere una visione integrata del quartiere, “Aurora Sogna” mette a disposizione“spazi per esprimersi” attraverso la cultura e le arti, oltre a fornire strumenti pratici per l’inserimento lavorativo, valorizzando le risorse già presenti nel quartiere e mettendo in rete nuove competenze.

Il progetto verrà presentato e divulgato ai giovani (e non solo) di “Aurora”, in un “Open day” che si terrà mercoledì 16 ottobre (ore 18) presso l’“Hub della creatività”, al “Cortile del Maglio”, in via Andreis 18, a Torino.

Obiettivi di “Aurora Sogna”: “quelli di ascoltare– dicono gli organizzatori – i bisogni specifici dei giovani ‘under 30’ rispetto all’offerta socioculturale del quartiere affiancandoli affinché diventino costruttori attivi dell’‘Aurora di domani’; facilitare la costruzione di gruppi per la co-progettazione di iniziative culturali per il territorio e potenziare le competenze artistiche e artigianali dei giovani del territorio; favorire, infine, l’incontro tra giovani, realtà del panorama culturale e socioculturale del territorio e ‘stakeholder’ della ‘Città di Torino’ lavorando insieme alla narrazione dell’identità creativa di ‘Aurora’”.

In agenda, sono tante le iniziative individuate per la pratica realizzazione di questi obiettivi: dai “laboratori creativi” ai “corsi formazione” e a specifici “workshop ed eventi culturali” che si svolgeranno gratuitamente (grazie ai contributi di “Circoscrizione 7”, “Città di Torino” e “Finpiemonte – InnoSocialMetro”) nel quartiere. Sono inoltre previsti percorsi di “mentoring” per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro o la creazione di nuove imprese locali.

Alla prima fase, “Aurora Sogna (e ascolta)” che servirà per entrare in contatto con il quartiere e le sue istanze ascoltando le voci di chi lo vive, seguirà la residenza artistica relazionale di “Aurora Sogna (e crea)” con l’artista Roberto Alfano. Terza fase del progetto, “Aurora Sogna (e progetta)” è invece il percorso di formazione e accompagnamento per lo sviluppo di progetti culturali e socioculturali. Nel frattempo, “Club Silencio” prosegue con il lavoro in rete per ampliare la progettualità e gettare le fondamenta per la costituzione di un “Osservatorio sulle creatività” del quartiere.

E concludono gli organizzatori: “In questo modo, non solo si migliorano le opportunità per i singoli partecipanti, ma si contribuisce anche a una rigenerazione sociale e a cambiare la percezione dell’area, tanto per chi la vive quanto per chi la osserva dall’esterno”.

Per info: www.clubsilencio.it

g.m.

Nelle foto: “Aurora Sogna”, Credit “Club Silencio”

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento?

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento? Sì, vengono risarciti il primo anno di lavoro e i danni morali.

Un alunno maltrattato in classe da un professore può subire un trauma, con conseguenze negative sul proprio rendimento scolastico, fino a portarlo alla bocciatura. Questa, a sua volta, può precludere l’accesso all’università, la partecipazione a concorsi pubblici o la ricerca di un lavoro, causando un danno che necessita, ovviamente, di un adeguato risarcimento.

L’articolo 2043 del codice civile prevede infatti che «qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».

Un’applicazione concreta di questa norma si trova in una recente sentenza del Tar della Liguria, che ha condannato il Miur e un Liceo Scientifico di Savona a risarcire una studentessa ingiustamente bocciata. La ragazza era stata sottoposta a una valutazione più severa rispetto ai suoi compagni e, a causa di un accanimento da parte dei docenti, era stata bocciata dopo l’esame di riparazione in matematica e fisica. Questo stress emotivo ha rallentato il suo percorso accademico e professionale e il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 10.000 euro in suo favore.

Non è stata accolta la richiesta di risarcire un intero anno lavorativo, ma il risarcimento è stato concesso per il ritardo di un anno negli studi universitari e nell’inizio della carriera lavorativa.
La decisione del Tar dimostra comunque che, con il giusto supporto legale e una buona dose di consapevolezza, è possibile tutelare i propri diritti!

STEFANO CALLA’

Avvocato

Litigiosità in aumento

Chiunque frequenti aggregazioni umane di qualsiasi natura, dal traffico cittadino all’assemblea di condominio, dal consiglio di classe ad una manifestazione pacifica, avrà sicuramente notato come negli ultimi anni si assista a scene di litigiosità sempre più frequenti, quasi sempre per motivi futili, con reazioni esagerate rispetto alla portata del problema, spesso coadiuvate da mezzi (coltelli, catene o altri oggetti atti ad offendere) già in possesso dell’aggressore.

Quale potrebbe essere la causa? Sull’ultimo punto sociologi epsicologi attribuiscono la causa al clima di insicurezza dilagante che le persone percepiscono, sia per quanto riguarda la sicurezza personale (microcriminalità, disoccupazione) che quella economica (se dovessero rubarmi il portafoglio non potrei arrivare a fine mese).

Sulla litigiosità sono state avanzate diverse ipotesi: qualcuno attribuisce ad un cambiamento dei costumi (genitori assenti, metodi educativi che di educativo hanno solo il nome) la maggior aggressività soprattutto dei giovani (il bullismo è comunque litigiosità) che provano un forte senso di disagio e la loro violenza è in realtà una richiesta di aiuto; le minigang sono, di fatto, un gruppo all’intero del quale ci si sente accettati, integrati anche se le attività svolte sono criminali.

Qualcuno ha osservato come, negli ultimi 5 anni, cioè dalla manifestazione del Covid con il lockdown ed i cambiamenti di abitudine imposti per legge, le persone si siano sentite come leoni in gabbia e, da allora, sfoghino la rabbia anche se causa ed effetto riguardano soggetti diversi.

Le aule dei tribunali sono intasate da processi che si potrebbero evitare usando semplicemente il buon senso, l’educazione e l’umiltà di ammettere di essersi sbagliati; le recenti norme che impongono la mediazione come fase alternativa alla causa non sempre soddisfano il bisogno di vendetta che alcuni alloggiano in sé.

Un sorpasso altrui effettuato con criteri difformi dai nostri o una precedenza negata sembrano ottime ragioni per offendere (in senso giuridico) un altro utente della strada, come pure una domanda posta da un condomino in assemblea viene subito bollata come “stupida” da almeno un altro condomino, spesso più ignorante del primo.

Nella politica, poi, assistiamo quotidianamente a domande (e quelle sarebbero normali) e critiche effettuate da persone che non sanno cosa sia un consiglio comunale, che hanno la soluzione pronta per tutto (ovviamente irrealizzabile, stante la legislazione attuale) o che hanno saputo da Tizio a cui l’ha detto Caio che probabilmente Sempronio ha detto o fatto o visto qualcosa.

I leoni da tastiera, poi, meritano un capitolo a sé. Un tempo quando nell’osteria (le nostre amate “piole”) qualcuno cominciava a dire stupidaggini gli si levava il vino, avendolo a pochi centimetri da noi; ora, che ognuno combatte la sua guerra privata da casa propria o, comunque, in posizione difesa, diventa difficile combattere ad armi pari. Mi viene spesso da pensare che qualcuno sia pagato per scrivere sui social: non si spiega altrimenti come faccia a lavorare per guadagnarsi da vivere dedicando così tanto tempo ai social.

E, naturalmente, ognuno è un tuttologo: oggi ti sanno dire, e smentire le tue affermazioni, sull’emergenza climatica, fra una settimana ti sanno prevedere la prossima eruzione del Vesuvio ma, ed è questa la vera rivoluzione, fra due settimane ti sapranno spiegare pregi e difetti delle auto elettriche, con dovizia di riferimenti all’estrazione delle materie prime, costi di smaltimento, tendenza del mercato dell’usato. E se non sei in linea col loro pensiero, ça va sans dire, vieni accusato senza mezze misure di essere schiavo del pensiero dominante, vittima del marketing o peggio.

In realtà queste persone, ad un occhio attento, risultano essere degli insoddisfatti, bisognosi di dire la loro e godersi qualche minuto di celebrità perché il loro carattere, la loro ignoranza di fondo, il loro modo ondivago di stare ora da una parte ora dall’altra, non permetterebbe altrimenti loro di essere minimamente considerati.

L’ultima categoria è quella di chi si preoccupa di questo o di quello, si arrabbia perché nessuno fa nulla ma, in realtà, è stato pompato da qualcuno a farlo, a dirlo e te lo fa notare quasi insultandoti: quando gli fai notare a tua volta che questo è stato fatto, su questo punto si è cambiato idea per i costi, perché sono cambiate le esigenze o per altro si stupisce e, ovviamente in silenzio, maledice chi l’ha mandato avanti facendogli fare la figura da abitante dello slip.

Ma presto tornerà con altre lamentele ed il gioco ricomincia. Basta non cadere dalla giostra.

Sergio Motta

Phubbing, stare al cellulare può essere antisocial

Di recente creazione, il termine inglese phubbing è la fusione tra phone (cellulare) e snubbing (snobbare).

Nella sostanza, invece, questo neologismo corrisponde alla poco gradevole attività, e in alcuni casi anche nociva, che molti compiono stando ininterrottamente al cellulare, ignorando gli altri in loro compagnia e sminuendo di fatto il valore delle relazioni concrete e tangibili.

Non si tratta di guardare ogni tanto il telefono o di rispondere alle chiamate di lavoro, ma di una attenzione permanente nei confronti dello strumento più usato del secolo che promette una vita social in costante aggiornamento, ma che spesso ci fa trascurare le persone vicine che con noi condividono spazi e tempo; con questa condotta si attua una vera e propria mancanza di considerazione nei confronti di coloro che ci vorrebbero vivere, ascoltare e parlare ed è molto probabile che si perda il contatto col mondo reale.

Al bar con un amico, a casa con i figli o anche durante un incontro di lavoro a chi non è capitato di stare con persone che dovrebbero rivolgerci l’attenzione ma che invece fissano ipnotizzati il cellulare, consultano i vari profili social, controllano ossessivamente le email o fanno shopping online? E’ molto frustrante essere in competizione con un mini aggeggio che ha il potere di annullare una conversazione, lo scambio tra individui e persino una sana discussione, ma purtroppo questa abitudine disfunzionale è sempre più frequente. Io per conto mio se capisco che la situazione sta prendendo una piega non tollerabile comincio con l’emettere piccoli sospiri, proseguo con manifestare facce seccate e, infine, con una scusa mi congedo sperando che il messaggio “ci sono anche io” arrivi diretto.

Questo non saper fare a meno di attenzionare il cellulare di continuo è a tutti gli effetti una dipendenza causata dall’ansia di essere tagliati fuori dalle notizie, dagli aggiornamenti e in generale dal circuito di internet e dei social network; si tratta di una vera e propria paura, la Fomo, in inglese “fear of missing out”. Ci sono anche altre cause per cui si ignora il mondo circostante dedicandosi quasi esclusivamente allo smartphone, per esempio la noia e, in alcuni casi più gravi, alcuni tratti della personalità che rimandano al neuroticismo che provoca instabilità emotiva e disadattamento.

“La buona notizia è che l’intelligenza sociale si può imparare, attraverso l’esperienza, l’ascolto attivo o una riflessione sugli errori compiuti o osservati negli altri”. E’ importante, facendo un passo per volta, riabilitare quella fondamentale capacità che ci rimette in sintonia con gli altri, quella attitudine sociale che ci fa connettere realmente con gli altri ponendoci in modalità di ascolto e di empatia. Un telefono per quanto smart sia non può sostituire le persone, la rete con tutti i suoi ammalianti contenuti è un luogo fittizio e limitante. Senza voler togliere i meriti a sistemi che hanno rivoluzionato la nostra vita in maniera decisamente positiva facilitando molte delle nostre attività, nulla può prendere il posto delle conversazioni in presenza, niente può sostituire lo stare insieme condividendo sensazioni, emozioni ma anche

gli scenari e l’ ambiente circostante. Qualsiasi macchina per quanto potente non può sostituire l’essere umano.

MARIA LA BARBERA

 

Fonte: Focus