IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
anni fa. Un’altra vendita e fuga come è ormai nello stile Elkann, pur di capitalizzare?
Sono partiti ufficialmente i lavori che cambieranno nel profondo il parco del Valentino, uno dei luoghi più iconici della città, che verrà realizzato con un investimento di 13 milioni di euro di fondi Pnrr.
“Oggi diamo ufficialmente il via ad un progetto a cui teniamo moltissimo – ha commentato il sindaco Stefano Lo Russo inaugurando il cantiere – che si compone di tanti tasselli differenti che hanno un’unica visione strategica di città. Quella di puntare a costruire, lungo il Po, un polo culturale importante, che mette insieme la nuova biblioteca civica di Torino Esposizioni, la riqualificazione del Teatro Nuovo e del Borgo Medievale, il ripristino della navigazione sul Po e la riqualificazione in chiave ambientale del parco del Valentino”.
Il progetto prevede la pedonalizzazione dei viali principali del parco, con la rimozione dell’asfalto e la deimpermeabilizzazione del suolo, su una superficie pari a 65mila metri quadrati, per mitigare gli effetti degli eventi meteorologici estremi. Un parco ancora più verde, con circa 20 mila metri quadrati di nuova superficie a prato, 555 nuovi alberi messi a dimora, e con un nuovo roseto “verticale” che sarà realizzato nel giardino roccioso.
“Siamo di fronte a una grande occasione” – ha commentato l’assessore al Verde pubblico Francesco Tresso – “quella di ripensare questo grande parco urbano integrando tra loro tutte le realtà presenti e le sue funzioni: ci sarà un grande campus nel verde, la nuova biblioteca civica che avrà un affaccio naturale sul Valentino, il nuovo sistema di navigazione ecologica sul fiume. Abbiamo fatto scelte progettuali importanti, all’insegna della sostenibilità, con più superfici permeabili e più verde, per un parco più moderno ma anche profondamente attento alla sua storia”.
Il restyling interesserà anche piazza Rita Levi Montalcini, che sarà pedonalizzata e ridisegnata, mentre davanti alla Fontana dei 12 mesi nascerà una nuova piazza pedonale. Il Padiglione 5 di Torino Esposizioni ospiterà inoltre 600 nuovi posti auto, e sulla sua superficie sarà realizzata una nuova copertura che riprende le linee curve del disegno originario del parco all’inglese.
“È una fortuna poter tornare in una città che ha fatto della trasformazione il suo essere” – ha commentato l’architetto di Land, Andreas Kipar, uno dei responsabili del progetto di riqualificazione – “Questo parco sarà principalmente un luogo del sapere, dello studio e dello stare; dopotutto, il benessere della città passa attraverso i luoghi che invitano a sostare. È una funzione fondamentale per un parco moderno e soddisfa la nostra esigenza di natura”.
TORINO CLICK
E’ “LastanzadiGreta”, impegnata band torinese, a vincere il Concorso Arci Torino “Risuona la Resistenza”
Domenica 24 marzo la premiazione
Carmagnola (Torino)
“Riparare, ricucire, ricomporre – per salvare e ricordare. Il giorno dopo della guerra, in una Torino liberata dai partigiani che da piazza Statuto percorrono via Garibaldi verso il centro della città proprio questo si tratta di fare, non appena finita la festa. Di rimettere insieme, con cura e dedizione, i pezzi: delle bambole e dei giocattoli rotti come delle vite, dei ricordi come della verità storica. ‘Riparare bambole’ è un breve viaggio visionario in 4 minuti, con l’auspicio che dai frammenti della violenza passata si salvi la memoria del bene che è stato fatto”.
Questo il messaggio forte che ci lasciano, con parole ricche di speranza e sincerità, i componenti, tutti baffuti e barbuti, della band torinese (nata nel 2009) “LastanzadiGreta” (tutto attaccato) vincitrice della prima edizione del Concorso “Risuona la Resistenza” finanziato dalla “Regione Piemonte” e promosso da “Arci Torino” in collaborazione con le associazioni “Arci Gamma Music Institute”, “Circolo Margot e Dewrec” e la “Fondazione Istituto Piemontese Gramsci”. Il contest musicale, rivolto a musicisti under 40, era nato per celebrare con nuove canzoni e musiche il Sessantennale del “Concerto per la Resistenza” che si svolse al “Teatro Gobetti” di Torino il 14 novembre del 1964: “Risuona la Resistenza” chiedeva proprio ai musicisti di “comporre una canzone che riflettesse i valori della Resistenza e dell’antifascismo”, utilizzando almeno uno o più campioni musicali originali di quel celebre concerto disponibili sulla piattaforma risuonalaresistenza.it.
Titolo emblematico (e il perché ce l’hanno spiegato, più sopra, gli stessi musicisti) del brano vincitore “Riparare bambole”, realizzato ed eseguito da “LastanzadiGreta”, (già vincitrice nel 2017, con “Creature selvagge”, della “Targa Tenco” per la “Miglior Opera Prima”), a cui andrà il Premio di 500 Euro. Secondo – per pochi centesimi di voto – Galante con “Ho sognato, ho creduto, ho tanto amato”, terzo DaGo con “Ora e sempre”.
La giuria – composta da Elisa Salvalaggio, presidente, Giorgio Mirto, Andrea Maggiora, Edoardo Dadone, Francesco Salinas e Max Borella, nel valutare i brani, ha preso in considerazione la qualità dell’elaborazione dei campioni utilizzati, l’aderenza ai temi dell’antifascismo e della Resistenza e la qualità generale degli elaborati. “Graduatoria o meno, tutti e 15 i brani in concorso sono stati di grandissima qualità – spiegano i giurati – e molto vari nelle interpretazioni di quelle che erano le richieste del concorso; si va infatti dalla musica elettronica al folk, passando dal post rock al ‘rp’, fino al cantato pop”.
Molti i concorrenti piemontesi e di Torino, con altri arrivati da Roma, Pesaro-Urbino e Como.
Domenica 24 marzo, alle 19,30, al “Circolo Margot” di Carmagnola, in via Donizetti 23, ci sarà la premiazione: in programma, un talk di Elisa Salvalaggio, etnomusicologa e presidente di giuria, e Max Borella (Arci Torino), con aperitivo. Durante la serata verranno proposti i brani e si parlerà di “musica e Resistenza”.
g.m.
Nelle foto:
– La Band vincitrice “LastanzadiGreta”
– “Riparare bambole”
Ho avuto modo anche su queste colonne, ma soprattutto nei miei libri e nelle mie conferenze, di parlare di dipendenza: da sostanze, da comportamenti (es. la ludopatia) ma c’è un’altra forma di dipendenza molto più subdola.
Parlo della dipendenza dall’opinione altrui: è una forma di dipendenza psicologica, che però sortisce effetti anche fisici, che ha origini remote e che non conosce latitudini o epoche.
Dipendere dagli altri è doveroso almeno nei primi anni di vita, proprio perché non avendo ancora gli strumenti culturali per agire autonomamente, il bambino fino all’età della ragione necessita della supervisione degli adulti (solitamente genitori, nonni o fratelli maggiori, talvolta la babysitter) ma, raggiunta l’adolescenza, deve formarsi un carattere autonomo, indipendente che gli consenta di vivere secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni, facendo tesoro degli errori e progettando una vita di proprio gradimento.
Spesso, tuttavia, un po’ per colpa del carattere debole o, anche in aggiunta, quello dominante di uno o entrambi i genitori che non ammettono repliche, un po’ per comodità si corre il rischio di non formarsi un carattere definito, indipendente e di viaggiare, di conseguenza, al traino degli altri.
Nelle metropoli, come pure nelle città di medie dimensioni, è più facile inserirsi nel tessuto sociale per ciò che si è, indipendentemente dalle origini, dal ceto sociale, dal titolo di studio o dalla professione. Si viene accolti ed accettati per come ci si presenta, per ciò che si dice o si fa, e non importa se scendiamo in ciabatte a prendere la posta o se indossiamo il frac quando usciamo la sera.
Non tutte le persone, però, riescono ad integrarsi nella società in cui vivono per ciò che sono, facendo cosa, e soprattutto come, vogliono; molte, troppe (e pare il loro numero cresca in continuazione) dipendono in modo patologico dal giudizio altrui, da come gli altri le fanno sentire, da quanto si sentono a loro agio frequentando il prossimo, se vengano scherniti o applauditi.
Se da un lato è corretto che una società adotti delle regole di civile convivenza, di buon vicinato è altrettanto vero che ogni deviazione debba essere stigmatizzata solo se reca nocumento ai membri di quella stessa società. Faccio un esempio. L’omicidio,come il furto o la violenza privata, sono banditi da ogni società civile, prima che dai “dieci comandamenti” perché recherebbero un danno alle vittime; gli ordinamenti legislativi delle società hanno poi formalizzato tali divieti sanzionando ogni infrazione. Alcuni regolamenti, invece, sono frutto di tradizioni, di consuetudini che regolano l’aspetto esteriore anziché la sostanza, che codificano ciò che è gradito da ciò che non lo è, ciò che è lecito da ciò che è da evitare.
Pensiamo, ad esempio, all’abbigliamento per il matrimonio o al radersi la barba per recarsi ad una cerimonia: tanto un relatore quanto un ascoltatore possono essere validi e meritevoli anche con la barba incolta di tre giorni, ma la gente intorno classificherebbe subito entrambi come “poco seri”, “poco credibili”.
Una prova di quanto sostengo sta nel soprannome, tuttora assegnato nelle comunità minori, a vari abitanti del loro territorio che non vengono, quindi, conosciute per il nome o la famiglia di origine, ma per la professione, per un difetto fisico, per un’abitudine nel comportamento.
Tutto ciò premesso, è necessario però scrollarsi di dosso questa paura, questa soggezione nei confronti degli altri se si vuole essere davvero sé stessi, se si vogliono realizzare i propri progetti, le proprie aspirazioni.
Partite dalla considerazione che nessuno è privo di difetti, e con i moderni mezzi di informazione ci vuole davvero pochissimo a scoprire quelli altrui: davvero pensate di valere meno perché una volta vi hanno visto ubriachi a barcollare come una scimmia? Oppure siete usciti con i calzini spaiati o senza pettinarvi? A me succede un giorno si e l’altro pure di dimenticare qualcosa o di compiere un qualcosa per cui mi verrebbe da nascondermi, salvo poi prendermi in giro da solo. E’ peggio andare in riunione con la giacca macchiata di caffè o disertarla per non mostrarsi in tali condizioni? Io opterei per la seconda.
Ricordate che uno dei segnali di intelligenza è l’autoironia: cominciate a ridere dei vostri difetti, non ascoltate chi parla alle spalle perché significa che non vuole correggervi o segnalarvi un problema ma solo sminuirvi agli occhi degli altri, ed è degno solo di parlare col vostro deretano. E’, ovviamente, importante che non assumiate comportamenti che realmente possano nuocere agli altri: se in piena notte suonate i citofoni in casa d’altri non verrete considerati creativi che stanno componendo un’opera per campanello solista, ma maleducati che non hanno rispetto per gli altri. Allo stesso modo se terrete l’auto accesa sotto le finestre di un appartamento al piano terra sarete quanto meno insultati da chi vi abita.
Ma, e lo ripeto, se il vostro modo di pensare, di vestire, di mangiare si discostano da quello della maggioranza delle persone siete solamente originali, alternativi, insoliti o quale altro aggettivo volete trovare.
Adoro la compianta Alda Merini, ed il film trasmesso di recente in TV ha aumentato ulteriormente la stima che ho in lei; considerata pazza ai tempi in cui Basaglia non aveva ancora portato alla chiusura dei manicomi (le venne attribuito un disturbo bipolare), in realtà era stimatissima da molti personaggi della cultura e dello spettacolo tant’è che la sua casa di Ripa di Porta Ticinese era un via vai continuo di personaggi.
Ora è stata ampiamente rivalutata e le sue opere riconosciute di livello elevato; se vi prendono per pazzi perché non seguite il gregge, dunque, siete probabilmente solo in anticipo sui tempi.
Sergio Motta
Cosa rende felice una città? Quali sono gli elementi urbani ma anche abitativi che rendono piacevole un luogo? Come si fa a rendere fruibili luoghi dismessi? A queste domande cercheranno di rispondere architetti, attivisti, artisti coordinati dalla Fondazione per l’Architettura di Torino che, con un programma fitto di eventi, vuole comprendere come migliorare i luoghi che viviamo.
Il progetto si chiama Building Happiness, è molto ambizioso e si prefigge di redigere un vero e proprio manuale con linee guida pubblicare e divulgare. L’argomento non è certo nuovo. La relazione tra Architettura e Felicità è già stata indagata in passato, soprattutto attraverso lo sguardo di filosofi e scrittori (come Alain De Botton, “Architettura e Felicità, 2006”) e da antropologi (come Mar Augè, “La felicità ha un luogo? 2011”). La Fondazione inoltre riconosce il recente emergere di un approccio quantitativo da parte degli architetti nello sviluppo di “edifici felici”, tutto ciò è stato di stimolo per proporre ed enfatizzare l’aspetto culturale della nuova indagine, che vuole sottolineare le dirette conseguenze dell’architettura sulla qualità della vita delle persone e sulla responsabilità sociale degli architetti.
“Mi preme sottolineare – afferma Gabriella Gedda, Presidente della Fondazione per l’Architettura di Torino – tutto l’orgoglio e l’impegno che la Fondazione ha profuso nei confronti del progetto Building Happiness, che vede nell’architettura un valore sociale al servizio della comunità, anche attraverso la promozione del benessere dei cittadini. Crediamo infatti fermamente che la felicità sia un indicatore fondamentale per misurare la salute psico – fisica delle persone e anche per conferire vigore all’attrattività territoriale. Con il progetto Building Happiness vogliamo sensibilizzare la comunità degli architetti e di tutti i professionisti del settore, al fine di contribuire in modo tangibile alla realizzazione di un ambiente urbano che, oltre a soddisfare le necessità pratiche e funzionali, alimenti il benessere emotivo e spirituale dei suoi abitanti”
Il percorso di Building Happiness si articolerà in una ventina di appuntamenti, il calendario completo lo trovate qui. Comprende incontri “Face to Face” con architetti, tour di luoghi felici, talk culturali con ospiti illustri, tra i quali uno in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, un Book Lab in collaborazione con il Circolo dei lettori di Torino e la realizzazione di una mostra fotografica in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia.
Imperdibile, Sabato 23 Marzo, la Maratona Stand up for Architecture! Dalle ore 17.00 alle ore 23.00 al Capodoglio, Murazzi del Po Gipo Farassino 37. Qui sarà possibile dialogare con architetti, designer, attivisti e artisti. L’evento multidisciplinare e corale, una vera e propria maratona di sei ore, coinvolgerà attivisti, designer, architetti e artisti. Qui il programma completo.
“Vorrei sottolineare – conclude Eleonora Gerbotto – il nostro impegno nel rendere protagonisti i giovani. Attraverso la Maratona, uno dei momenti salienti della programmazione, i giovani (architetti ma non solo) sono stati coinvolti attivamente perché abbiano l’opportunità di esprimersi su un tema così rilevante come la felicità. Ritengo infatti importante mettersi in loro ascolto, ma ancor di più coinvolgerli, perché i giovani sono a tutti gli effetti il motore creativo per il futuro della nostra città”.
E i torinesi? La Fondazione per l’Architettura di Torino ha bisogno anche dell’aiuto dei suoi concittadini e lo fa chiedendo di rispondere al questionario di Building Happiness. Alla costruzione della felicità nessuno resta solo spettatore.
Lori Barozzino
La storia di Elda Pucci, prima e unica donna sindaco di Palermo, con Ottavia Piccolo e i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)
Venerdì 22 marzo, ore 21
Un’attrice, un ensemble di voci, il palcoscenico: la storia di una donna, di una città, di un anno. A volte, per spiegare le cose, servirebbe solo cercare le parole. Trovarle. Infine, dirle ad alta voce. La cosa più semplice. Raccontare di come a Palermo, il 19 aprile 1983, per la prima volta nella storia della città, una donna, Elda Pucci, la Dottoressa, è stata eletta Sindaco. Raccontare poi di come sempre nel mese di aprile di un anno dopo, il giorno 13, Elda Pucci, la Dottoressa, è stata sfiduciata. Raccontare infine di come a distanza di ancora un anno, il 20 aprile 1985, la casa di Elda Pucci è saltata in aria spinta da due cariche di esplosivo. Nel prima, nel mezzo, nel dopo, lì dove tutto si impasta come la calce, come la colla, i miliardi dell’eroina, gli assassini del Generale Dalla Chiesa, di Michele Reina, di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, dello scrittore Pippo Fava, il cemento di Vito Ciancimino, gli Inzerillo, i Badalamenti, i Buscetta, l’avvento di Totò Riina.
Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo tornano a confrontarsi in scena con le parole di Stefano Massini, a dare forma e struttura a un teatro necessario, civile, in cui il racconto dell’etica passa attraverso le parole, i timbri e le azioni di coloro che spesso non hanno voce.
Venerdì 22 marzo, ore 21
Cosa Nostra spiegata ai bambini
Di Stefano Massini
Regia Sandra Mangini
Con Ottavia Piccolo e i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo
Produzione Officine della Cultura – Argot Produzioni, in collaborazione con Infinito Teatro
Biglietti: 22 euro galleria, 27 euro platea
“Non ho l’età…” Chi non ricorda la tenerissima canzone presentata nel 1964 al Festival di Sanremo da una deliziosa Gigliola Cinquetti sedicenne, trionfatrice su altri ben più noti cantanti? Bei tempi…
“Non ho l’età…”
Chi non ha mai detto questa frase sconsolata rendendosi conto di non essere in grado di avere un contatto con la banca, con l’ufficio dell’INPS, con la società telefonica? Brutti tempi…
Purtroppo sempre più persone di una certa età sono “tagliate fuori” dalla società perché non possiedono un computer, un tablet, un iPhone, perché non hanno lo SPID, la CIE, la password, non distinguono un browser da un router o da un server…
Nel giro di pochi anni il mondo è passato dalla carta (sulla quale erano indelebilmente fissati documenti, pratiche burocratiche, autorizzazioni) al cloud, nel quale sono immagazzinati miliardi di dati impalpabili.
Vuoi aprire un conto corrente in banca?
Non provare ad andare nell’agenzia sotto casa, non troverai nessuno, forse un paio di impiegati in locali dove fino a qualche anno fa erano stipati quindici dipendenti, ognuno con i suoi compiti precisi. Facevi un po’ di coda per parlare con l’addetto, ma almeno risolvevi tutto in pochi minuti. Oggi non puoi far nulla…
“Aprire un conto? Può farlo comodamente da casa, basta avere lo SPID, scannerizzare la CIE, fare il riconoscimento facciale con la telecamera e in pochi passi la procedura le fornisce il numero dell’IBAN” ti comunica quello dei due che ha la faccia più sveglia, abituato a smanettare tutto il giorno su WatsApp con gli amici.
Perplesso torni a casa, apri il sito, cominci la procedura, naturalmente sbagli il secondo passaggio, torni indietro, ricominci, ti perdi nelle maschere che compaiono sul video finché cade il collegamento…
Bene, continui a tenerti i soldi nel cassetto sperando che i ladri vadano a rubare dal vicino.
Vuoi rinnovare il passaporto?
Non provare ad andare in Questura dove avevi fatto la pratica normale dieci anni fa, occorre “prenotare un appuntamento in Questura accedendo al sito https://passaportonline.poliziadistato.it/ con SPID/CIE” recita il sito della Polizia di Stato. Naturalmente occorre avere un personal computer o un tablet o un cellulare ultima generazione…
Bene, rinunci ad andare a Cancun per fare una settimana di bagni, in fondo anche a Spotorno non si sta così male…
Vuoi comprare una minicar elettrica che risolve i problemi d’inquinamento e ti consente di girare per la città a costi contenuti?
Non provare ad andare dalla concessionaria per vederla, provarla, prenotarla. L’addetto cortesissimo del salone ti comunica che si può solo comprare comodamente da casa entrando nel sito. Provi più volte e, per un motivo o per l’altro, non riesci ad arrivare in fondo alla procedura complicata manco fosse un calcolo per il lancio di un razzo verso Marte.
Pazienza, continui a girare con la vecchia Panda euro 1, tanto in galera non ci vai perché hai più di 70 anni, e chissenefrega dell’ambiente…
Sembra proprio che non si possa più vivere senza lo SPID (ma non basta il codice fiscale, che ormai, dopo anni, finalmente avevamo imparato a memoria?). No, lo SPID è il passepartout per i rapporti con la pubblica amministrazione.
Proviamo a chiederlo dopo aver letto che registrarsi ed attivare SPID con Poste è facile. “I cittadini possono recarsi in qualsiasi Ufficio Postale presente sul territorio nazionale per attivare SPID. Prima di recarsi in Ufficio Postale è necessario effettuare una pre-registrazione sul sito www.posteid.poste.it” comunica Poste Italiane. Naturalmente occorre avere un personal computer o un tablet o un cellulare ultima generazione…
Facciamo qualche considerazione finale.
Quando un impiegato della banca, della Posta, della polizia ti dice che la pratica che fino a ieri seguiva lui, compilando tutti i moduli necessari, ora la puoi fare “comodamente” a casa tua, ti sta raccontando due mostruose bugie. La prima è che la comodità è in realtà la sua, che così non ha più il pesante compito di lavorare al servizio del cittadino, ma lascia che il cittadino si serva da solo. La seconda è che non esiste un sito privato o pubblico comprensibile a chi non ha una cultura informatica; anche fior di primari ospedalieri si trovano in difficoltà davanti allo schermo del PC che lampeggia senza spiegare perché si è “piantato” all’improvviso bloccando la tua richiesta…
Ultimo appello: volete costringere tutti ad usare computer, tablet o iPhone per evitare di lavorare al nostro servizio?
Allora dateci (gratuitamente!) PC, tablet ed iPhone. Se dobbiamo lavorare per voi, dobbiamo avere gli strumenti che voi utilizzate, non dobbiamo comprarceli a nostre spese!
Altrimenti la manovra in corso si trasforma in un sistema indiretto di “genocidio informatico” che elimina gli anziani dalla società relegandoli a “carico residuale” di cui sbarazzarsi al più presto.
GIANLUIGI DE MARCHI
In collaborazione con l’Associazione Crescendo Pedagogia Waldorf
In occasione della “Festa di primavera”, sabato 23 marzo l’Associazione Crescendo Pedagogia Waldorf, unita alla scuola d’infanzia “Rudolf Steiner”, aprirà le porte a tutti coloro che vorranno conoscere la Pedagogia Waldorf e le attività che vengono svolte nelle realtà steineriane. Dalle 10 alle 12, in corso Casale 246, sarà possibile conoscere la scuola d’infanzia e la scuola primaria e secondaria attraverso le parole dei maestri e delle maestre. La giornata sarà costellata di attività e laboratori rivolti a tutte le fasce d’età, dai bambini dagli 0 ai 3 anni fino agli adolescenti. Sono previsti laboratori di giocoleria, teatrini di marionette e attività all’aperto che richiameranno i giochi di una volta, come il tiro alla fune, la corsa nei sacchi e la staffetta.
I più piccoli potranno realizzare coroncine di primavera e partecipare al girotondo guidato dalle maestre della scuola dell’infanzia. Nel pomeriggio si potrà partecipare ai laboratori di pittura rivolti a ragazzi e adulti. È prevista inoltre l’esposizione di manufatti realizzati dai genitori delle scuole nel corso dell’anno.
Mara Martellotta
Per permettere a ragazze e a ragazzi con disabilità di partecipare al “Summer Camp 2024”
Sabato 23 marzo, dalle 16,30
Sarà la “Fondazione Time2”, realtà creata da Antonella e Manuela Lavazza (quarta generazione della celebre azienda fondata nel 1895 da Luigi Lavazza) con l’obiettivo di “promuovere una cultura che favorisca i diritti dei giovani con disabilità e permetta loro di costruire un proprio progetto di vita indipendente”, ad ospitare, il prossimo sabato 23 marzo, la giornata del “Donor Day” (“Giornata del Donatore”), evento conclusivo di“Insieme apriamo nuovi sentieri”, Corso di alta formazione per 50 “talentuosi” studenti, organizzato dalla “Fondazione CRT e volto all’attuazione di campagne di “raccolta fondi” in grado di aiutare diversi enti a sostenere le proprie attività.
La giornata, presso lo “spazio OPEN” della “Time2”, in corso Stati Uniti, 62b, si preannuncia ricca di “appuntamenti e testimonianze”, volta a finanziare 5 borse di partecipazione che permettano a ragazzi e ragazze con disabilità di partecipare al “Summer Camp 2024” (httpss://fondazionetime2.it/progetti/summer-camp/).
In questo contesto, la campagna “Insieme apriamo nuovi sentieri” – con l’obiettivo di raccogliere 7.500 euro – “si focalizza sul consentire una maggiore partecipazione al ‘Summer Camp’ proposto annualmente dalla ‘Fondazione’”. Una vacanza lontano da casa, spesso la prima, in alta Val di Susa. Gite, sport, uscite serali: una settimana senza genitori ma circondati da amici e volontari, in un’esperienza inclusiva che permetta veramente a tutti di partecipare, grazie anche al sostegno personalizzato di operatori altamente specializzati.
“Trascorrere una vacanza lontano da casa – spiega Samuele Pigoni, segretario generale di ‘Fondazione Time2’ – è qualcosa che diamo per scontato. Ma non lo è per tutti. Lavorare, uscire, innamorarsi, sono infatti alcune delle esperienze da cui molte persone con disabilità sono escluse. Il ‘Summer Camp’ nasce proprio per questo: per garantire la piena partecipazione dei giovani con disabilità e il diritto di poter vivere le stesse esperienze con i propri coetanei”.
In quest’ottica la giornata di sabato 23 marzo sarà un “momento di festa”, aperto a tutti (gli spazi sono interamente accessibili), a cui prenderanno parte giovani e famiglie per raccontare le proprie esperienze e conoscere il “Summer Camp” attraverso le voci dirette di chi vi ha partecipato.
Si partirà alle 16,30 con i “tornei di calcetto” e “ping pong” rivolti a persone “con e senza disabilità”; a seguire, alle 17,30, si potranno ascoltare le testimonianze da parte dei partecipanti, delle famiglie e dei volontari. Grazie a una postazione immersiva in “realtà virtuale” si potranno anche conoscere e sperimentare in modo diretto le attività del “Summer Camp”.
Alle 18,30 si terrà uno spettacolo di “Re-action Integrated Dance Company”, la prima “Compagnia di Physically Integrated Dance” fondata in Italia.
A seguire dalle 19 alle 21 ci sarà un rinfresco e l’immancabile “DJ Set”.
L’ingresso all’evento è aperto a tutti e gratuito.
“Open” è uno spazio “aperto di diversità”, un luogo totalmente accessibile di apprendimento, condivisione e impegno civico per giovani con e senza disabilità.
Per maggiori informazioni: https://open.fondazionetime2.it/
g.m.
Nelle foto di Erika Orlandi: immagini “Summer Camp”
Una giornata di aggregazione con giochi e momenti di intrattenimento per i più piccoli e non solo. Si è tenuta domenica scorsa grazie ad Aief e Forum delle Associazioni Familiari al Castello di Lucento. Aief (nella foto di copertina il fondatore e presidente Tommaso Varaldo) è un’associazione di promozione sociale impegnata da anni a supportare le famiglie, con particolare attenzione alla tutela dei diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della genitorialita’.