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Essere donna, avere dei figli, voler lavorare

ADESSO! di Silvia Garda / In Italia una donna che segue i suoi figli fa la mamma. In Italia un papà che segue i suoi figli, fa il mammo

In Italia una mamma che lavora, cucina, consola, parla con le maestre, mette a nanna, fa ciò che ci si aspetta da lei.

In Italia un papà che lavora, cucina, consola, parla con le maestre, mette a nanna, è tanto carino perchè aiuta la mamma.

In Italia una mamma che non lavora per stare con i suoi bambini, non è in grado di coordinare il suo lavoro con il suo ruolo genitoriale.

In Italia un papà che non lavora per stare con i suoi bambini è coraggioso e generoso perchè si sacrifica per la sua famiglia e lascia che la moglie si realizzi.

Perchè tutte queste differenze? Perchè, per quanto se ne parli, in Italia la donna è ancora prima di tutto, molto mamma. A noi ai colloqui di lavoro viene chiesto, tra le righe perchè non si potrebbe, se desideriamo dei figli, solitamente camuffando con: tra cinque anni come ti vedi? A noi viene chiesto alle cene di Natale: e un bambino? Quand’è che me lo fai un bel nipotino?

Immaginatevi se queste cose venissero chieste agli uomini. Impensabile, vero?

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Le aspettative del 4 maggio

Lasciato alle spalle il Primo Maggio si cerca di guardare avanti. Difficile, molto difficile. Primo Maggio  anomalo con le domande di ieri che sono e saranno per molto tempo quelle di oggi.

Domande anche di carattere esistenziale. Emergenza esistenziale e soprattutto emergenza povertà. Mancherà il lavoro e molti sostengono che non sanno bene come campare. Indubbiamente sarà dura. Conoscenti gestori di bar e ristoranti  sostengono che non ripartiranno.

O piccole coop di produzione lavoro e di servizi pressate per la riapertura del 4 maggio in difficoltà nel reperire mascherine o guanti per la sicurezza dei lavoratori. Poi una classe politica a più livelli decisamente confusa. Purtroppo Mauro Salizzoni ha rifiutato la proposta dell ex Ministro Fazio di entrare nell’unità di crisi anti covid del Piemonte. Peccato, veramente peccato, ma difficile biasimarlo. Dopo gli insulti leghisti, la proposta è arrivata troppo tardi. Direi proprio fuori tempo massimo e certamente passerà alla storia come un’ occasione mancata. Due mesi fa sarebbe stata un’ altra cosa ma qualcuno era troppo impegnato nel dire che la situazione era sotto controllo e l’Assessore Icardi era un genio della Sanità.

Mauro Salizzoni non accetta ma conferma che vuole collaborare con la maggioranza facendo il suo dovere di medico. Non ne avevamo dubbi ma ci sfugge il come. Salizzoni ha rinunciato a 100 mila dollari ad operazione negli States per rimanere in Italia. Con una media di tre operazioni al mese per 10 anni fate il conto di quanto ha economicamente perso. Ha rinunciato per convinzioni politiche, si intende. Non penso che ci siano molti altri al mondo come lui. Come capacità e come convinzioni. Difficile pensare che abbia dei retropensieri che lo abbiano indotto a questa scelta. Come è quasi impossibile pensare che l’abbia fatto per ordini di partito del PD. Un partito oggettivamente impossibilitato nel dare ordini a chicchessia. Ancorché fosse stato possibile Salizzoni risponde alla sua morale, alla sua etica. La sua vita testimonia la sua abnegazione per gli altri. Per questo speriamo in un suo ripensamento.

Gli ospedalieri hanno manifestato contro la giunta piemontese. Brutto segno. Vorrei rincontrare l ‘hostess del volo Torino Roma del  primo marzo. Sosteneva che quella chiusura parziale dell’Italia era una buffonata. Reduce dalla Spagna sosteneva che viceversa gli spagnoli, francesi ed inglesi avevano capito tutto non facendo inutili allarmismi. Poi tutti sono stati travolti. Incontrarla per sapere cosa pensa adesso. Positivo il contributo di 2000 2500 euro a fondo perduto della Regione Piemonte per attività commerciali. Basterebbe una sola Pec. Lo speriamo vivamente. La prossima settimana sapremo se il provvedimento ha funzionato. Per il 4 maggio apprensione e speranza, anche se, buttando l’occhio oltre l’ uscio di casa qualcosa mi sembra allentato tra la gente. Con la solita ed unica certezza: senza vaccino si naviga a vista sperando nel civismo delle persone e nella prontezza delle scelte successive.

Patrizio Tosetto

Non fermate il terzo settore

L’emergenza sanitaria in atto sta mettendo a dura prova la tenuta dell’intera economia globale. Finora i Paesi più colpiti sono sicuramente la Cina, cuore industriale del mondo, ma soprattutto l’Italia in Europa, potenza manifatturiera dell’Eurozona.

Il fermo delle attività economiche, imposto nel nostro Paese dalle misure straordinarie di contenimento dell’epidemia, rischia di frenare ulteriormente la già fragile economia delle nostre piccole medie imprese. A maggior ragione perché le filiere di forniture delle Pmi sono inserite in un contesto internazionale…

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Non fermate il Terzo Settore

Democrazia e Populismo. Una lettura psicologica

Dibattito on line organizzato dalla Fondazione Giorgio Amendola. Lunedì 4 maggio, ore 17,30

Non c’è ombra di dubbio. Il tema è di strettissima attualità. E ancor più ci pare esserlo oggi, in tempi dove anche una drammatica emergenza sanitaria come quella che il Pianeta sta vivendo viene spesso colta e strumentalizzata con arroganza e senza quel minimo senso di un’etica politica, morale e deontologica che proprio in circostanze siffatte, e più che mai, dovrebbe invece guardare solo al bene e all’interesse comune.

Dimenticando grettezze e rendiconti di parte. Per mettere fuori gioco il cosiddetto “Populismo” e ascoltare ben bene il grido troppo spesso ignorato della vera “Democrazia”. E proprio di “Democrazia” e “Populismo” si cercherà di dare una “lettura psicologica” lunedì prossimo 4 maggio, a partire dalle 17,30, nell’incontro promosso on line, secondo le regole imposte dalla crisi pandemica in atto, dalla Fondazione Giorgio Amendola di Torino. L’incontro sarà il primo di un ciclo di conferenze che la Fondazione di via Tollegno intende dedicare proprio al tema dei “populismi” e al loro impatto sulla vita sociale e politica delle democrazie occidentali. Ovvie ma non scontate le domande: “Che cos’è il populismo, cosa lo rende così attrattivo per fasce sempre più importanti della popolazione? Quali sono le ragioni che spingono i cittadini verso offerte politiche populiste?”. E infine: “Quali possono essere le conseguenze dell’avvento del populismo all’interno delle Istituzioni?”.

Nell’incontro di lunedì 4 maggio, moderato da Domenico Cerabona (direttore della Fondazione Giorgio Amendola e autore di un libro sulla Brexit) ne parleranno il Professor Michele Roccato, Docente di Psicologia Sociale all’Università di Torino e autore di studi e pubblicazioni scientifiche sul tema in oggetto e l’On. Brando Benifei, Capo Delegazione del Pd al Parlamento Europeo.

Il dibattito verrà trasmesso in diretta sulla pagina facebok della Fondazione Giorgio Amendola https://www.facebook.com/FondazioneAmendola/  e costituisce anche un tentativo di riprendere – con mezzi nuovi e alternativi – le attività culturali e scientifiche dell’Ente dopo l’interruzione causata dall’emergenza sanitaria. Per info: https://www.facebook.com/FondazioneAmendola/ – www.fondazioneamendola.it – 3485308603 – info@fondazioneamendola.it

g. m.

 

Nelle foto
-Domenico Cerabona
– Michele Roccato
– Brando Benifei

I trasporti nella Fase 2: più corse, mascherine, controllo degli accessi

“Il trasporto pubblico subirà un ulteriore cambiamento, dovendo passare da una fase di estrema riduzione del servizio ad una fase di graduale rispristino”. L’assessore ai Trasporti Marco Gabusi ha illustrato in Seconda Commissione regionale in videoconferenza, presieduta da Mauro Fava, le misure che si stanno studiando per far fronte alla Fase2 della pandemia Coronavirus.

“Le modalità del servizio di trasporto pubblico andranno di pari passo con la riapertura delle attività – ha proseguito – Abbiamo fatto incontri con le grandi aziende che riaprono, FCA ad esempio ha cambiato gli orari di lavoro: 8 turni con ingressi sfalsati ogni mezz’ora. Apriremo un tavolo con le aziende di tutti i territori, Anci e i mobility manager per coordinare le riaperture di uffici e aziende. L’organizzazione del trasporto seguirà le esigenze delle imprese e delle attività”.

Un primo step della riorganizzazione è previsto per la prossima settimana, dal 4 maggio. Per i treni l’assessore sta ragionando con Trenitalia per un ripristino del 45 – 50% delle corse ordinarie. Anche i servizi su gomma ripartiranno con un servizio minimo.

“Più complesso – ha proseguito Gabusi – il ragionamento sull’allestimento dei mezzi: le linee guida a livello nazionale consentono l’utilizzo di un posto su tre sia sui bus sia sui treni. Abbiamo immaginato di applicare queste indicazioni ad un bus cittadino: da circa 100 posti scendiamo a 13, un numero poco gestibile alla luce del traffico previsto. Nei prossimi giorni potenzieremo i sistemi di monitoraggio e cercheremo di dare anche un impulso maggiore alla digitalizzazione dei servizi. Per i rimborsi degli abbonamenti stiamo dialogando con il Governo per sbloccare la situazione. Quella in arrivo sarà una fase importante perché ci permetterà di calibrare le successive, fino a settembre, quando riapriranno le scuole e il flusso di passeggeri darà decisamente più corposo”.

Il consigliere Alberto Avetta (Pd) ha proposto anche di avviare una campagna di comunicazione per contrastare il crollo della domanda sul trasporto pubblico, che avrebbe un effetto negativo sia economico che per l’inquinamento dato dall’eccessivo uso dell’auto privata. I numerosi consiglieri intervenuti hanno posto domande all’assessore ed al direttore dell’Agenzia della Mobilità, ingegner Paonessa, sul distanziamento dei passeggeri, il numero delle corse dei mezzi pubblici, il rimborso degli abbonamenti non utilizzati e sui costi necessari per avviare e gestire tutta la fase 2 della pandemia dal punto di vista dei trasporti.

Sull’aspetto economico l’assessore ha detto: “Ci sono problemi di cassa per tutte le aziende di trasporto pubblico, stiamo centellinando le risorse cercando un equilibrio per tutti i soggetti interessati in modo da dare il servizio ai cittadini senza far crollare le aziende. Abbiamo chiesto al Ministro 600 milioni ma per ora non abbiamo certezze: vedremo se ci saranno buone notizie nel decreto di maggio”.

Ai lavori della Commissione hanno partecipato i consiglieri: Ivano Martinetti (M5s), Sean Sacco (M5s), Marco Grimaldi (Luv), Domenico Rossi (Pd), Alberto Avetta (Pd), Maurizio Marello (Pd), Raffaele Gallo (Pd), Paolo Ruzzola (Fi), Carlo Riva Vercellotti (Fi), Gianluca Gavazza (Lega), Valter Marin (Lega), Daniele Valle (Pd), Diego Sarno (Pd).

 

Ecco il rapporto del Poli: “Scuole aperte, Società protetta”

Il gruppo di lavoro coordinato dal Politecnico di Torino che sta aggiornando i primi risultati del progetto “Imprese aperte, lavoratori protetti” con nuovi approfondimenti tematici per aree di applicazione delle modalità proposte per le riaperture delle attività nella Fase 2, ha pubblicato il Rapporto “Scuole aperte, Società protetta”.

La scuola e i servizi educativi per la prima infanzia sono infatti altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese. Il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità. Esigenze e diritti che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini. La letteratura internazionale è unanime nel sottolineare l’importanza per tutti i bambini, ma soprattutto per i più svantaggiati economicamente e socialmente, o con qualche disabilità, di esperienze educative extra familiari precoci.

Il rapporto prende dunque in considerazione queste dimensioni, oltre ad affrontare sotto il profilo tecnico-scientifico la prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-CoV-2 nell’ambito del sistema scolastico dall’obbligo ma anche nel sistema educativo per la fascia 0-6 anni, che ormai fa parte a pieno titolo del sistema istruzione anche a livello normativo.

Potete leggere il rapporto al link: http://www.impreseaperte.polito.it/i_rapporti/scuole_aperte_societa_protetta

Lettura d’Emergenza regala i “libri nel cassetto”

Nato in una stanzetta affittata a Torino ad una studentessa universitaria, Lettura d’Emergenza ha l’obiettivo di regalare eBook più o meno inediti ad ogni italiano

“Stiamo cercando autori disposti a fornire gratuitamente alla collettività i propri ‘libri nel cassetto’, quelle opere scritte e mai fatte vedere a nessuno”, racconta Chiara Venuto, una delle fondatrici del progetto, “per ringraziare la comunità che ci ha cresciuti e che oggi sta lottando dando loro qualcosa con cui sognare, per guardare insieme verso un futuro migliore”. A breve sarà pubblicato il primo libro, “Quello che sento”, di Chiara Venuto con illustrazioni di Eugenia Lo Porto.

 

Spiegano i promotori dell’iniziativa:

“Lettura d’Emergenza è un progetto dal sangue tutto italiano, ma ha un’anima cosmopolita. Nasce dal bisogno di leggere, specialmente nel corso del confinamento dovuto al Coronavirus, e vuole fornire un libro a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente da dove si trovi e quale sia la sua lingua”.

Per fare ciò, pubblica gratuitamente i “libri nel cassetto” di chiunque voglia condividerli. Iniziando proprio da quelli della sua fondatrice Chiara Venuto.

Perché gratis?

“Il motivo è semplice: il libro non è scritto (solo) dal suo autore, – aggiungono -ma da tutta la comunità che sta attorno a lui, e che lo influenza in modo determinante. Un nostro libro, quindi, non è scritto da un nostro autore, ma da tutti voi. Ed è anche per questo che i libri di Lettura d’Emergenza sono forniti gratuitamente: nascono dalla comunità, ed è per questo che tornano ad essa. Perché è soprattutto nei momenti di difficoltà che bisogna ringraziare chi ci ha sostenuti e “costruiti”.

Facebook e Instagram @letturademergenza

Bambini reclusi: la scuola a distanza genera disuguaglianze

Nessuno si occupa dei 10 milioni di bambini e ragazzi italiani chiusi in casa da settimane.

Già dal Dpcm dell’11 marzo non era inclusa alcuna attenzione specifica circa la condizione di alcuni minori, se non per confermare la chiusura di scuole e attività educative, avviando così formalmente la didattica a distanza.

Si tratta di una svista molto grave dal momento che in altre deroghe sono state tenute in considerazione categorie specifiche come i padroni di cani e gli amanti dello jogging…

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Bambini reclusi e la scuola a distanza genera disuguaglianze

Humour ai tempi del Coronavirus

Un’ancora di salvezza per vivere meglio ed in modo più resiliente. Lo scrittore torinese Gianluigi De Marchi propone due suoi volumi umoristici di recente pubblicazione

In tempi di emergenza Covid 19 le letture umoristiche, come quelle che lo scrittore torinese Gianluigi De Marchi propone attraverso i suoi recenti volumi, sicuramente costituiscono un valido supporto per vivere in modo più sereno fasi emergenziali come quella che stiamo attraversando, non soltanto di natura sanitaria (dovuta alla pandemia da Covid 19), ma spesso complicate anche da difficoltà psicologiche.

Queste sono spesso provocate da un improvviso cambiamento intervenuto nei ritmi e nelle modalità di vita ( causato dal forzato, ma necessario, isolamento in casa e dall’altrettanto fondamentale distanziamento da tenere rispetto al prossimo). In un simile momento storico, certo non facile, la lettura ispirata allo humour può rappresentare un’importante ancora di salvezza per aprire spazi mentali distensivi ed alternativi. Infatti l’umorismo, alla luce di un’analisi esistenziale, mostra la sua relazione con il concetto di “resilienza” psicologica. In psicologia il termine “resilienza” indica la capacità di superare le avversità della vita, di risorgere dopo un trauma, uscendone, come affermava lo psicologo americano David Walsh nel 2008, “rafforzati e pieni di risorse”, all’interno di un processo in costante dinamismo.

E nel suscitare humour attraverso la lettura dei suoi scritti più recenti riesce molto bene lo scrittore torinese Gianluigi De Marchi, che ha all’attivo, nel suo bagaglio letterario, la pubblicazione di volumi di materia finanziaria e romanzi.

Il suo libro umoristico, da poco pubblicato su Amazon, rappresenta un’antologia umoristica LEVEREI, ripetizione dal titolo “NonnoScemo” tratta da alcuni “siparietti” inseriti su Youtube. Raccoglie barzellette, scemenze a raffica, come lui stesso le definisce, condensate in una riga; la sezione intitolata “I grandi film”, che comprende i titoli dei capolavori dello schermo rivisitati e corretti, e l’ultima parte, che tocca diversi argomenti, tra cui l'”umorismo a tema”, vale a dire una sezione variegata capace di includere oroscopi, il festival di Sanremo e personaggi come i Sette nani di Biancaneve, gli eroi del Risorgimento, i “nostri amici stranieri”, la finanza, i proverbi ed i quiz d’intelligenza.

“Un altro libro che ho scritto in questo periodo di isolamento forzato legato alla pandemia – spiega lo scrittore Gianluigi De Marchi – è stato quello intitolato “Nake News”, in cui ho parafrasato la fin troppo in voga espressione delle “fake news”. “Nake news”  (che vuole indicare semplicemente “notizie spoglie e nude”, in contrasto alle false notizie oggi sempre più dilaganti nel mondo) rappresenta una raccolta di episodi significativi della vita di grandi personaggi storici, da Adamo ed Eva, protagonisti della creazione del mondo, fino all’attuale presidente statunitense Trump. Questo libro di carattere antologico riflette, inoltre, il mio amore per la Storia ed i suoi grandi protagonisti, gli eroi, gli artisti ed i letterati, di cui mi è sempre piaciuto indagare la personalità anche dal punto di vista umano, tracciando un ritratto spesso lontano da quello che viene raccontato sui libri di storia”.

Mara Martellotta

 

I due libri possono essere acquistati su Amazon all’indirizzo

 

https://www.amazon.it/peggio-Nonnoscemo-storielle-barzellette-allegria-ebook/dp/B082WB61D2/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=NONNOSCEMO&qid=1588260069&s=books&sr=1-1

https://www.amazon.it/NAKE-NEWS-Mettiamo-storie-grandi-ebook/dp/B08684QS3L/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=Nake+news&qid=1588259991&s=books&sr=1-1

Oppure richiesti all’autore ai numeri 011841103 – 3356912075

o via mail demarketing2008@libero.it

Tutto ciò che non è donato è perduto

IL COMMENTO  di Paolo Girola / La vera Fase2. Che cosa ci deve insegnare la pandemia

C’è un proverbio indiano che dice “Tutto ciò che non è donato, è perduto”. Mi è tornato in mente in questi tristi giorni, come una luce nel buio di troppe cose andate storte, polemiche politiche, virologi incerti per certezze scientifiche spesso superate da intuizioni empiriche che loro non sapevano spiegare ( …e quindi cure ritardate), imprevidenza, troppa sicurezza andata presto in fumo, poca saggezza e buon senso.

Tutto un “male” che rifiuto di credere prevarrà e spero che ci insegni qualcosa. Troppo il bene fatto da molti che si sono “donati” con abnegazione.  Mi lascia perplesso la caccia alle streghe, e la sensazione che siano ancora una volta solo  “gli stracci ad andare per aria”. Il luogo comune sono diventate le RSA , al centro di una moderna caccia all’untore alimentata da troppa informazione superficiale e scontata. Non credo alla giustizia che cede alla piazza di parenti urlanti , anche giustamente affranti (…spero tutti sinceramente affranti). Non cerchiamo un colpevole a qualunque costo, da portare in tribunale, naturalmente, e buttargli addosso gli errori di tutti gli altri. Errori ce ne sono stati, ma non tutti gli errori sono reati. Cerco di riassumere quanto, secondo me, una informazione meno superficiale e sensazionalistica dovrebbe invece raccontare. In ambito sanitario tanti sono rimasti inizialmente intontiti dallo “tsunami” che gli è piombato addosso, quando non c’erano le mascherine, i guanti di lattice, i camici usa e getta e non c’erano i reagenti e i tamponi per distinguere i positivi dai negativi.

Si è capito perfettamente come, quel poco che c’era, è stato dato solo agli ospedali. Medici di famiglia e RSA escluse. In queste strutture in Piemonte, come mi pare anche altrove, sono scarseggiati subito i dispositivi di sicurezza (di difficile reperimento sul mercato anche internazionale), non sono stati fatti dalle ASL ( le uniche ad averne competenza) gli esami richiesti  I famosi tamponi) per distinguere chi era positivo e chi no. Si è iniziato a farli 40 giorni dopo l’inizio della epidemia. E oggi ancora solo al 50% degli ospiti o del personale sanitario. Difficile se non impossibile separare i sani dai malati asintomatici. Ai medici di famiglia non sono state date inizialmente, oltre ai DPI, direttive chiare su come trattare i malati a casa o nelle RSA ( dove gli ospiti sono curati dai medici di famiglia) . Così si è dilatato il numero di ricoveri in ospedale, di cui una parte è finita nelle terapie d’urgenza. Molti di quelli con patologie pregresse sono morti. Né si sono potuti trasportare subito dalle RSA negli ospedali i casi sintomatici sospetti , pur segnalati. Gli ospedali erano intasati. Troppa informazione finisce per non considerare le carenze di ASL e servizio pubblico, quasi come se i responsabili della RSA volessero liberarsi di fastidiosi ospiti vecchi e malati. Basta una semplice e bieca considerazione per capire l’assurdità di tale accusa: tutti gli ospiti pagano le rette … finchè sono in vita.

Ora tutti dicono che bisogna tornare a una sanità di territorio. Condivido. Ma che cosa significa? Provo a dire che cosa penso io. Significa non chiudere piccoli presidi sanitari, tenere medici, infermieri e oss anche negli ambulatori dei consorzi di paesi. Significa che il personale sanitario deve tornare a visitare anche a domicilio. Io ricordo i “ medici condotti” che andavano di casa in casa tutto il giorno. Oggi spesso, troppo spesso, anche con la febbre ti devi recare negli ambulatori dei medici: con una grave conseguenza che potrebbe essere una delle concause iniziali del contagio, che un malato viene a contatto nelle sale di attesa con molte altre persone. I medici devono tornare a visitare a domicilio, naturalmente adeguatamente riforniti di strumenti di protezione (che dovranno usare sempre anche nei loro studi). Non voglio scatenare una polemica, ma è noto che taluni abbandonano il lavoro di medico ospedaliero, perchè si guadagna lo stesso (o forse di più) facendo il “ medico della mutua”, con orari meno impegnativi: anche solo15 ore di studio alla settimana. Insomma, riconosciuto il valore di tanti medici di famiglia, non bisogna tacere le criticità di un sistema che finisce per trasformarli, troppo spesso, in scrittori di ricette a richiesta. Questa è anche una delle cause dell’affollamento dei pronti soccorso. Ne è una dimostrazione che siano stati svuotati dalla pandemia (per i casi non covid).  Non facciamo che, ancora una volta, tutto in Italia torni come prima, nelle spire della burocrazia, che alla fine fa anche comodo a tanti.