IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Lo stato di emergenza verrà prorogato dal presidente del consiglio al 31 dicembre

Sarà possibile prenotare testi, riviste, attestati/certificazioni, telefonando al numero 011 01129700, per poi concordare la data del ritiro con lo staff del Centro Interculturale. La struttura di Corso Taranto 160 sarà aperta dal lunedì al giovedì, in orario 9.30-17.00.
Inoltre, è prevista la somministrazione degli esami CILS (Certificazione di italiano come lingua straniera) e DITALS (Certificazione in didattica dell’italiano come lingua straniera) dell’Università per Stranieri di Siena.
Infine, per offrire un servizio alle famiglie del territorio, il Centro Interculturale propone, in collaborazione con l’Associazione ASAI, attività estive rivolte a bambini della scuola primaria e adolescenti della scuola secondaria di secondo grado. Uno spazio di aggregazione interculturale per la comunità dove ri-intrecciare le relazioni dopo il lockdown!
Per maggiori informazioni: Antonio Fiandaca – tel. 3474053658
INFO: T. 011 01129700; email: centroic@comune.torino.it
www.interculturatorino.it; pagina FB @CentroInterculturaleTorino
Foto Alessandro Vargiu
«DUE MILIONI E MEZZO DI EURO SPESI PER PROTEGGERE I NOSTRI DEPUTATI DAL COVID. CERTO SI SONO BLINDATI BENE I NOSTRI POLITICI, MENTRE NOI INFERMIERI RISCHIAVAMO LA VITA CONTRO IL CORONAVIRUS»
LA DURA PRESA DI POSIZIONE DEL LEADER DEL SINDACATO INFERMIERI ITALIANI SULLE CIFRE SPESE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L’EMERGENZA SANITARIA: «I PARADOSSI DI QUESTE DUE ITALIE: QUELLA DEI PRIVILEGI DORATI PER POCHI, E QUELLA DEI LAVORATORI DELLA SANITA’, TRATTATI COME CARNE DA MACELLO PRONTI A RISCHIARE LA VITA PER 5 EURO AL GIORNO»
ROMA – «Leggo con stupore, da cittadino prima ancora che da Presidente nazionale di un sindacato di infermieri, le cifre, pubblicate dagli organi di stampa nei giorni scorsi, relative al bilancio di spesa della Camera dei Deputati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
1,7 i milioni di euro, spesi per i servizi medico-sanitari, che approderanno in aula nel progetto di bilancio per l’anno finanziario 2020, e ben 800mila gli euro aggiuntivi alla voce “Prodotti farmaceutici e sanitari”. Superano quindi i due milioni di euro, esordisce De Palma, leader del Nursing Up, le uscite durante il tragico periodo del Covid.
Ci piace, pensare, dice ancora De Palma, che nei soldi spesi sia stata inclusa anche la “voce infermieri”, prendendo atto che dei nostri colleghi siano stati impiegati, con la loro professionalità, per tutelare la salute dei nostri Deputati. Ma nonostante questo la cifra ci sembra davvero esagerata.
Poi, continuando a leggere la notizia, apprendiamo con maggiori dettagli “le voci” delle spese: oltre ai servizi infermieristici, si parla di un’ambulanza fissa per il biocontenimento (i mezzi sarebbero scesi da due inizialmente previsti a uno) ma soprattutto si fa riferimento all’utilizzo di termoscanner fissi che eviteranno di ricorrere in una fase successiva a professionisti appartenenti alla nostra categoria. Per non parlare poi delle ingenti spese sostenute per mascherine e guanti.
Bene, anche in questo caso avete messo gli infermieri alla porta. Meraviglioso direi!
Quanti soldi in ballo! E pensare che questo accadeva proprio mentre noi infermieri ci auto-tassavamo per comperare e mandare alle Regioni del nord le tute di bio contenimento che mancavano negli ospedali.
A questo punto, sbotta De Palma, dopo la riflessione iniziale, crescono la rabbia e il malcontento nei confronti di una classe politica che non ha mai visto da vicino questa pandemia.
E poi hanno pure il coraggio di chiedersi il perchè delle nostre battaglie nelle piazze italiane, per portare più che mai alla luce le carenze strutturali di questo sistema sanitario, che ci ingabbia in una situazione contrattuale che non riconosce il nostro valore e non ci “distingue”, da tempo immemore, per quanto meritiamo, e soprattutto nel ricordo dei colleghi che hanno profuso sul campo impegno, valori umani e capacità professionali, nella memoria di coloro che hanno perso la vita. Leggendo queste cifre ci si domanda se siamo parte di uno scherzo o tutto è pura, amara e triste realtà.
Cari Signori, lo abbiamo detto dal palco di Milano e lo ripetiamo ancora, continua De Palma. Il perno di questo sistema sanitario siamo noi e sempre lo saremo. Abbiamo combattuto nelle corsie contro “il mostro”, e mentre noi ci ammalavamo e vivevamo sulla nostra pelle la malattia e il dolore psicologico, ci chiediamo, ma voi dove eravate?
Le cifre spese per proteggere la vostra salute, come cittadini e come rappresentati del popolo, non andrebbero messe in discussione. In fondo cosa hanno a che fare con noi infermieri? Chi siamo noi per poter parlare in merito? Se non fosse però che noi abbiamo rischiato la vita per indennità ridicole, che i nostri premi, che non abbiamo mai chiesto ma che pure farebbero comodo alle nostre famiglie, sono spariti e riapparsi più volte, e che ancora l’agognato aumento di stipendio richiesto da tempo è solo una chimera.
Non potete a questo punto pretendere che leggendo queste cifre spese, un cittadino, prima che un infermiere, non inorridisca.
Soprattutto se si pensa a quanto ammontano i nostri stipendi, tra i più bassi d’Europa.
Noi abbiamo salvato la vita agli italiani, abbiamo visto la morte in faccia: voi, tranquilli nelle vostre “oasi dorate”, avete goduto di privilegi decisamente “speciali”.
Ad un certo punto della pandemia i nostri colleghi hanno indossato camici da macellaio per mancanza degli adeguati strumenti di protezione, e voi, cari signori, vi siete mai ritrovati nella medesima condizione? Addirittura spese extra per guanti e mascherine! Rimango senza parole! Noi ad un certo punto non avevamo nemmeno più quelle, e ce le siamo dovute comperare!
E allora adesso informiamo la stampa dei nostri successivi passi che fanno seguito alla manifestazione di Milano: ieri ho scritto a tutti i leader “carismatici” di questa politica, da Zingaretti a Crimi, a Grillo, alla Taverna e pure a Bersani, mettendoli al corrente della palese indifferenza del Ministro della Salute e della dichiarata impotenza del suo Vice, che afferma di non avere gli strumenti per agire da solo.
Cari Signori, nel vostro mondo dorato avete vissuto il Covid protetti e “ovattati”. Nel nostro mondo “reale” invece ci siamo ammalati e abbiamo difeso la salute dei cittadini “senza chiedere nulla”. Ma la vostra indifferenza ci è servita da lezione!», chiosa De Palma.
Sostegno reciproco tra negozianti al tempo della crisi e voglia di incentivare la lettura: queste le motivazioni alla base dell’iniziativa promossa dall’Ottica Tassoni di Torino, che ha deciso di regalare un libro in libreria a chiunque faccia l’occhiale da vista nel negozio a cavallo tra i quartieri San Donato e Campidoglio. Coinvolte nel progetto le librerie La Città del Sole in via Cibrario e La Libreria del Golem in via Rossini, in cui i clienti potranno andare a ritirare un libro a scelta in omaggio.
Dopo le difficoltà della quarantena sono tanti i negozianti costretti a rimboccarsi le maniche e a rimettersi in gioco per affrontare la crisi economica. Nasce da questi presupposti l’inedita collaborazione tra ottico e libraio: un modo originale per fare rete e sostenersi a vicenda. Un’idea nata dalla passione per la lettura, come spiega l’ottico Luca Trevisani di Ottica Tassoni: «Da lettore accanito e sostenitore delle librerie indipendenti ho pensato che potesse essere un bel modo di riaccogliere i clienti dell’ottica e allo stesso tempo una maniera di fare qualcosa di utile per sostenere i librai. La Città del Sole e La Libreria del Golem sono luoghi bellissimi che per fortuna resistono. E poi è anche un modo di farci conoscere tra di noi».
Una bella iniziativa e l’inizio di una collaborazione che si spera possa coinvolgere anche altri negozianti, per creare una solidarietà che molto spesso è l’unica àncora di salvezza in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo.
36 ore di processione ininterrotta, per tutti noi un vero calvario. Il suo impegno politico cominciò trent’anni prima, tra il partito comunista ed il sindacato. Eletto in commissione interna alla Grandi Motori e segretario della 9^ sezione PCI. Poi alla sera studio sui testi sacri del Marxismo e Leninismo. Una partenza fulminante. Ma non tutto era rosa e fiori. Da un lato la Fiat lo blandiva e dall’altro lo minacciava. Obbiettivo fargli mollare l’ attività politica e sindacale in azienda.
All’inizio degli anni 60 il Pci . Candidato naturale per diventare parlamentare. La tradizione voleva
che un operaio di Barriera fosse onorevole. Gli preferirono altri. La sua colpa essere troppo
polemico. Prima incolpò Roasio, segretario del PCI provinciale, della sconfitta alla Fiat. La Fiom
crollò dal 57% dei consensi al 25%. Poi, addirittura condannò l intervento sovietico in Ungheria.
Era in buona compagnia con Calvino, Spriano e Giolitti, ma erano solo loro. E il Partito non
perdona. Guai a parlarne fuori, il centralismo democratico imperversa. Tant’e’ che seppi il tutto
da altri, presenti, molti anni dopo. Lui con me e in famiglia parlava poco, se non niente. E i miei
bellissimi ricordi si perdono nella notte dei tempi. Quando mi portava in cantina insegnandomi
come si imbottiglia il vino. Le passeggiate in montagna con mia madre dove vedevo il suo
scuotere la testa. Solo molto dopo capii che lo avevano fatto fuori politicamente, insomma.
Ma di amici e compagni ne aveva a iosa. Come Emilio Pugno ed Aventino Pace. Loro erano stati
licenziati dalla Fiat per rappresaglia politica diventando i grandi capi della Fiom e poi della CGIL.
Dopo anni di isolamento e di fame, letteralmente parlando, visto che non si potevano permettere
uno stipendio, risorsero nel 1962. Gli operai Fiat dopo otto anni ritornarono a scioperare. Il
Ghiaccio è rotto. L’operaio massa si era arrabbiato.
Basta cottimo, basta salari da fame e basta condizioni di lavoro inumane.
Persino Vittorio Valletta cominciò a capire che il suo tempo stava finendo.
Nando fu chiamato prima nella segreteria provinciale e poi regionale Fiom. Responsabile
organizzativo e amministratore delle casse del sindacato. Aumentavano gli iscritti. Da quattro
compagni isolati ed emarginati a 100 mila iscritti solo nella provincia di Torino. Una potenza in
tutti i sensi.
Lontani anche gli anni in cui il partito comandava su tutto. Proporzionale con ‘ aumento delle
lotte e l’esplosione del ’68 e ’69. In Francia il ’68 fu soprattutto studentesco. In Italia soprattutto
operaio. Anche qui il PCI capì in ritardo ma capì. In altri posti proprio non capì. I sovietici
non si smentivano invadendo ed occupando la Cecoslovacchia. Mi ricordo, in un intervento di
mio padre la battuta: Lenin era per la dittatura del proletariato, non sul proletariato. Seppur lentamente il PCI tentava di cambiare.
Ma cambiare non è facile altro ricordo diretto. Avrò
avuto 15 anni. La Camera del Lavoro aveva sede in via Principe Amedeo, nel cuore di Torino. Un
freddo becc , sotto nel cortile continuava la discussione con Bruno Trentin che voleva sostituire
le commissioni interne con i consigli di fabbrica di gramsciana memoria con qualche accento
sovietizzante.
Mentre i primi avevano come eletti solo operai specializzati (la cosiddetta aristocrazia operaia)
nei consigli tutti potevano essere eletti di quel reparto e di quello spezzone di catena di
montaggio. Mio padre non era d’accordo con Aventino Pace. Dall’ altraparte Emilio Pugno e Bruno
Trentin. Vista la giovane età non capii molto. Anche qui realizzai dopo. Lìoggetto del contendere
era: chi dirige il movimento operaio verso l’immancabile vittoria del socialismo? Tanta ma
tanta passione, indubbiamente. Di quelle persone, di quei compagni si è rotto lo stampino.
Ed era nella logica delle cose. La Storia non può ripetersi e ripetendosi diventa farsa. Sia Nando
che io siamo citati in un libro scritto da Lorenzo Gianotti. Da Gramsci a Togliatti i comunisti sotto
la Mole. Ne sono orgoglioso perché l’unico che ha seguito le orme del padre. Complicato seguire
le orme di questi personaggi che sono entrati appieno nella Storia con la esse maiuscola.
Padri troppo alti come una montagna da scalare. Enrico Cavallito vorrebbe essere il mio editore.
Vorrebbe, ancorché, oramai 4 anni fa ho avuto un’idea: scrivere un libro intervista con Mio
padre morto 43 anni fa. Partendo da corso Vercelli (Grandi Motori) e attraversando tutto
corso Vercelli per prendere un pullman fino a Viù dove si trascorrevano le vacanze agostane.
Ti devi dare una mossa Patrizio perché stanno morendo tutti. Questione di età
Ma ‘ indolenza è una brutta bestia. Anche ricordare, a volte, è una brutta bestia.
Dobbiamo comunque ricordare è nostro dovere per i nostri figli. Ed in questi tempi il ricordo
aiuta. Ciao Pa’, del resto mai e poi mai potrei dimenticarti.
Non parlavamo tanto. Negli ultimi anni molti mi raccontavano di te. Come quell’ operaio che mi
confessò di sentirsi in colpa nei tuoi confronti. Gli operai del reparto avevano l’ ordine di non rivolgerti
la parola . Ti aspettavano a 500 metri per chiederti scusa. Paura di essere licenziati. Volevano
licenziarti per furto nascondendo pezzi di motore nella borsa. Solo la tua precisione ti aiutò.
Non eri un martire e come tutti gli umani avevi molti difetti. Con il pregio della coerenza pagata
a duro prezzo. Da uomo libero quale eri. Inarrivabile , indubbiamente. Questo mio scriverti è un
modo per rappacificarmi con Te.
Lettera ad un padre tanto amato. Ed anche questo l’ho capito dopo. Ciao Pa’.
Patrizio Tosetto
La notizia è comunicata in una missiva inviata al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, da Regione Piemonte, Città di Torino, Università di Torino e del Piemonte Orientale, Politecnico di Torino, Edisu e Centro Universitario sportivo di Torino.
Gli enti hanno costituito una cabina di regia.
Sempre a Torino, la settimana dopo l’Universiade, si svolgeranno anche la prima Para Universiade e la manifestazione Special Olympics.