Torino: il centro culturale Polo del ‘900 accoglie tra i suoi archivi digitali il patrimonio della Fondazione Sandro Penna/FUORI!, dedicato ai primi movimenti di liberazione omosessuale e alla cultura gay in Italia. Tra i documenti disponibili: la collezione integrale di Fuori!, prima rivista italiana del movimento omosessuale
Nell’autunno 2021 il Polo del ‘900 ospiterà la Mostra 50 anni del Fuori! realizzata in collaborazione con il Museo diffuso della Resistenza
Era la primavera del 1971, quando a Torino nasce il primo movimento per i diritti degli omosessuali d’Italia il FUORI! – che darà il nome all’omonima rivista – fondata da Angelo Pezzana che concretizza insieme ai suoi collaboratori l’idea di creare la Fondazione Sandro Penna/FUORI!, centro di divulgazione e archivio sulla memoria del movimento omosessuale in Italia.
Oggi, il ricco complesso archivistico della Fondazione diventa consultabile online grazie alla collaborazione con il centro culturale Polo del ‘900 di Torino che si appresta ad accogliere sull’hub 9CentRo, piattaforma che integra fonti e archivi sulla storia del Novecento: libri, riviste, articoli di giornale, fotografie, video, audio, manifesti, gadget, opere originali di artisti, lettere autografe, donazioni e altri documenti che ricostruiscono la storia dell’Italia arcobaleno.
A partire da dicembre, il materiale documentario della Fondazione Penna/Fuori! ha cominciato a popolare 9CentRo, operazione di migrazione e digitalizzazione che si concluderà nel corso del 2021. Sull’hub del Polo è già possibile consultare una prima parte significativa dell’archivio: l’intera collezione digitalizzata di Fuori!, prima testata LGBT+ in Italia, pubblicata dal 1971 al 1982. Tra le pagine di Fuori!: voci, testimonianze, opinioni, lotte e conquiste di chi, tra i primi, ha cercato di dare un volto nuovo sul tema diritti all’Italia degli anni Settanta. Tra i membri del comitato di redazione: Angelo Pezzana, Mariasilvia Spolato, Mario Mieli, Alfredo Cohen, Marco Silombria e Enzo Francone.
L’integrazione degli archivi della Fondazione Sandro Penna/FUORI! rappresenta il primo passo di un percorso di ricerca, valorizzazione e divulgazione più allargato che terminerà con la mostra 50 anni del Fuori! realizzata in collaborazione con il Museo diffuso della Resistenza e ospitata al Polo del ‘900 nell’autunno 2021.
Molto significativa la collaborazione con l’Università di Torino, con il proprio CUG – Comitato Unico di Garanzia da anni attenta alle tematiche LGBTQ+ e promotrice del primo corso di Storia dell’omosessualità, con la quale si potranno sviluppare inediti percorsi di studio e valorizzazione coinvolgendo studenti e ricercatori a partire dai materiali di archivio della Fondazione su 9centRo.
Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900:
Con gli archivi della Fondazione Sandro Penna/FUORI!, 9CentRo si arricchisce di documenti e testimonianze uniche e di grande valore storico e documentale. 9CentRo è un hub che valorizza gli archivi degli Enti partner del Polo e progressivamente sta includendo nuove realtà esterne interessate a raccontare il Novecento e i suoi protagonisti. In un unico luogo virtuale sono così riuniti fonti di inestimabile valore, disponibili non solo per addetti ai lavori ma anche per studenti, insegnanti, curiosi, artisti. In più, attraverso i fondi della Fondazione Penna/Fuori! il Polo ha l’opportunità di rinvigorire e rendere più autorevole il dibattito sul tema dei diritti LGBT+ contro violenze e discriminazioni, purtroppo ancora attuali.
Angelo Pezzana, presidente della Fondazione Sandro Penna/Fuori! :
Cinquant’anni fa era un altro mondo. La parola omosessuale non era mai stata scritta da nessuna parte e meno che mai sui quotidiani. Le parole che venivano usate nei nostri confronti erano espressioni spesso dialettali, tutte negative e comunque offensive. Di fatto eravamo presenti solo nelle pagine di cronaca nera. La maggior parte degli omosessuali era velata, dalle vite clandestine, e libera di essere se stessa solo nei luoghi cosi detti malfamati. La paura e il – mi faccio i fatti miei – erano le linee guida di chi non riusciva a immaginare una vita diversa. Per bene che andasse eravamo dei malati, con un senso dell’amore e della sessualità “rimasto a livelli infantili”, come scrisse nel recensire un libro su un quotidiano il primario neurologo dell’Ospedale Mauriziano di Torino con il titolo L’infelice che ama la propria immagine. Sottoscritta da molti amici inviai una lettera al quotidiano chiedendo un dibattito. Ci venne risposto “di questo argomento se ne parla già sin troppo”. La goccia che fece traboccare il vaso. Quel giorno stesso prendeva corpo la volontà di dare vita a un movimento che avremmo chiamato FUORI! (come si può vedere dalla copertina nr.0 del dicembre 1971.
Antonio Pizzo, professore associato dell’Università di Torino:
L’Università di Torino ribadisce il suo impegno a valorizzare la storia delle persone e delle culture LGBTQ+, in una prospettiva di ricerca che metta al centro le questioni di identità di genere e orientamento sessuale. In particolare, nei prossimi anni vogliamo lavorare sulla memoria LGBTQ+ dando specifica attenzione allo studio e alla conservazione degli archivi sul territorio piemontese. Crediamo che la convenzione recentemente siglata tra UniTo e Polo del 900, proprio su questi temi, rappresenti un importante passo in questa direzione.
In osservanza dei recenti decreti governativi, la Bottega Paideia ha momentaneamente sospeso le attività di vendita negli spazi di Via Villa della Regina 9/D a Torino e con l’approssimarsi delle festività natalizie ha deciso di portare il charity-shop online sul nuovo sito www.bottegapaideia.it
Deliziosi prodotti gourmet, oggetti di design per la casa, giocattoli originali, abbigliamento e accessori per il tempo libero, articoli per la cura e l’igiene personale e tante idee regalo: così la Bottega Paideia si reinventa digital per continuare a proporre idee regalo uniche dal cuore solidale.
E anche quest’anno ogni acquisto sostiene le attività del Centro Paideia in Via Moncalvo 1 a Torino, che quotidianamente si prende cura di tanti bambini con disabilità, dei loro genitori, fratelli e sorelle, per cercare di tornare a sorridere nonostante le difficoltà.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.bottegapaideia.it oppure contattare la Bottega Paideia tramite WhatsApp al numero 3392078841.
“Ad Arcuri e Speranza dico ‘non solo padiglioni per il vaccino nelle piazze delle grandi città’. Ma anche ‘camper-primula per il vaccino’ che possano salire nelle valli alpine e appenniniche, raggiungere i paesi, tutti i borghi, per la somministrazione del vaccino a tutti.
Usiamo camper, rivestiamoli della primula scelta per indicare la ‘rinascita’ e facciamo in modo che nel primo semestre 2020, nei tempi previsti per la somministrazione, vadano dappertutto. Facciamoli disegnare da giovani studenti di design, coordinati dall’Istituto di Architettura Montana, ad esempio. Facciamo salire le unità mobili di somministrazione anche nei piccoli Comuni. Camper-primula che vadano incontro alle fasce più deboli, più fragili, agli anziani, ma anche alle famiglie che risiedono nei borghi montani. Coordiniamo insieme, con Uncem, con il CTS e il Ministero della Salute, il Piano. Siamo pronti, a disposizione. Non solo padiglioni. Sì a unità mobili per il vaccino anti-covid”.
Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani.
L’iniziativa sostiene i progetti a tutela dell’infanzia in Italia insieme a Mondadori Store
Per il sesto anno consecutivo, Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria che opera da 35 anni in Italia e nel mondo – e Mondadori Store si uniscono per l’iniziativa natalizia. Impacchettiamo un sogno: più di 500 volontari, inoltre, in oltre 40 librerie Mondadori Store delle principali città italiane per realizzare pacchetti regalo e supportare il programma della Fondazione di prevenzione e contrasto al maltrattamento infantile nelle città di Bergamo, Bari e Napoli. Con una piccola donazione, infatti, ogni cliente potrà contribuire a realizzare questo importante progetto.
Fondazione Cesvi, da sempre impegnata nel contrasto alla violenza su bambini e adolescenti nel mondo attraverso le Case del Sorriso, interviene in Italia con un programma nelle città di Bergamo, Napoli e Bari allo scopo di prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza, maltrattamento e abuso ai danni di bambini e adolescenti. Gli obiettivi sono: creare spazi sicuri di ascolto per i bambini e adolescenti; fornire supporto psicologico appropriato individuale o di gruppo; attivare programmi di genitorialità positiva; formare i professionisti che si occupano d’infanzia e rafforzare il ruolo protettivo delle comunità.
A oggi il programma ha raggiunto oltre 1.100 bambini e ragazzi, che hanno usufruito di centri di ascolto e/o di sessioni di psicoterapia; 500 genitori, che sono stati coinvolti in percorsi di genitorialità positiva e 360 professionisti (operatori e insegnanti), che sono stati formati per diventare ancora più efficaci nell’affrontare e prevenire il maltrattamento e la trascuratezza.
Una partnership di successo quella tra Fondazione Cesvi e Mondadori Store che si rinnova in questo periodo di incertezza grazie al grande coinvolgimento di oltre 500 volontari in tutta Italia, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa e che opereranno in piena sicurezza e nella massima tutela della salute di tutti. Attraverso questa collaborazione Mondadori Store sostiene un progetto a favore di contesti socialmente difficili per offrire un contributo ulteriore all’educazione di bambini e ragazzi, in linea con la mission del network, che da sempre opera su tutto il territorio per promuovere la diffusione della cultura e dei suoi valori, essenziali per la crescita di tutta la comunità.
L’iniziativa prosegue fino al 24 dicembre. Ogni volontario può trasformare il proprio tempo in valore e fare la differenza aiutando bambini e adolescenti in Italia.
È possibile inviare la propria candidatura a iniziative@cesvi.org o chiamando il numero 035/2058058.
Circa il 70% delle violenze di genere a Torino e nella provincia derivano dall’ ambito familiare: nel 91% dei casi le vittime sono donne.
Sono i dati della Questura del capoluogo piemontese nel report annuale su 396 denunce raccolte nel corso dell’anno che sta per finire.
Nella maggior parte dei casi le vittime denunciano maltrattamenti in ambito familiare (nel 45% dei casi) e atti persecutori ai loro danni (il 25%)
Invece il 12% denuncia casi di lesioni e il 9% di violenze sessuali. Oltre la metà delle donne vittime di violenza sono italiane, il 22% proviene da Paesi extra U E e il 16% dal resto d’Europa. La maggior parte delle denunce è presentata da donne tra i 38 e 47 anni, segue la fascia di età tra i 28 e 37. Ad oggi nel 2020 la polizia ha arrestato 176 persone per reati legati alla violenza di genere. Tra questi gli arresti per maltrattamenti in famiglia sono 114, ovvero + 32% rispetto al 2019 e 62 quelli per stalking, con una impennata del 121% a confronto con l’anno precedente.
La bocciofila Mossetto è li da 115 anni. Ora, mi sembra, mi appare decisamente assediata tra senza fissa dimora, extracomunitari, e persone considerate e che vogliono considerarsi ai margini. Ha resistito alle intemperie della natura, come nel 2000, quando si poteva andare in barca per via Borgo Dora.
O nel 1917 agli scontri tra operai in sciopero per la fame e l’immancabile polizia sabauda. Il cuore degli scontri il ponte Mosca, giusto a 50 metri. Più volte Torino ha ” profumato ” di rivoluzione. Vero, la rivoluzione è quella cosa che la vedi da diversi punti di vista. La bocciofila Mossetto era punto di snodo tra il centro aristocratico e la Barriera. 40 anni fa , giusti giusti , ci si andava a cena e c’ era chi si ricordava dei carbonai che alle basse di Stura portavano il carbone per il riscaldamento. I più morigerati si accontentavano di un 1 quarto di vino rosso. I più balzandosi bevevano il grigio verde. Grappa e menta. E parliamo delle 4 0 5 del mattino, per almeno 7 mesi come riscaldarsi era all’ordine del giorno. In quel punto il buio si mischiava alla nebbia e alla umidità della Dora con il relativo profumo di muschio o di muffa. Allora non ero patentato e sposato già da due anni. Sono sempre stato impaziente e, come amo dire ancora oggi, forte nei primi cento metri della vita, ma debolissimo nei 5000 ostacoli. Intuitivo ma non costante.
Mia moglie Antonella Antonioni, insegnante di scuola materna, impegnata nel sindacato Cgil Enti Locali. Ovviamente compagna anche in politica. Del resto tutti, fratelli e sorella erano dei nostri. Forse, oserei dire, di più di noi. Luigi, il maggiore, delegato sindacale della Pininfarina e consigliere comunale di Grugliasco. Zona ovest, la Stalingrado di Torino. Bernardino, detto Dino, simbolo della rivolta operaia. Immortalato mentre lancia sassi alla polizia nel luglio ’69. In quei mesi cassa integrazione Fiat. Poi fondatore della Nuova cooperativa. Coop di servizi. Terza, Angela la pasionaria. L’ho vista mentre impavida, da sola affrontava un plotone della celere a difesa dei manifestanti che scappavano atterriti. Antonella ed Angela. Le avevo soprannominate le sorelle Materassi per quella punta di dolce acidità che le ha sempre caratterizzate. Per Angela convivenza con Gianni Argenziano, funzionario Fiom a Mirafiori per gli Enti centrali. Impiegati.
Dopo i 35 giorni ha resistito 2 anni al Sindacato e poi ha sbattuto la porta ed è tornato al lavoro attivo. Tutti e quattro a cena alla bocciofila Mossetto. Tanto fumo, cucina alla bell’e meglio, direi vinaccio, ma che atmosfera. Atmosfera di Barriera e di resistenza operaia. Roba d’ altri tempi. Roba di ricordi senza altro. E questa volta non bei ricordi. L inizio di una fine di qualcosa che c’era sempre stato a Torino: il lavoro. 24000 operai in cassa integrazione dimostravano che molto era cambiato. Per allora non credevo nella cosiddetta etica del lavoro. Non ero mai stato a lavorare in fabbrica. Per me la fabbrica era solo un luogo da cui scappare.
Quella sera fungeva da cameriere un amico di Gianni Argenziano. Di statura modesta , parlava un misto di piemontese e pugliese. Ex delegato di Mirafiori e scapolo. Niente lavoro in nero. Lavorava in bocciofila per passare il tempo e non era contento di far niente. Altri lo sfottevano amichevolmente: sempre a rompere le palle. Lui si schermiva: manco alle bocce son capace, come mi manca la fabbrica. Stai scherzando? Dissi decisamente sbigottito. Sei pagato per non fare nulla. Qualche piccolo lavorino per integrare la cassa. Capisco che non capisci. Essendo delegato gli operai mi chiedevano informazioni o si lagnavano di qualcosa che in reparto non andava ed io intervenivo. Ero qualcosa e qualcuno che non sono più. La fabbrica mi dava dignità che ho perso con il tempo libero. Francamente , lì per lì non capii perché non accettai. Non accettai perché capire voleva dire mettere in discussione le proprie, passate e tramontate convenzioni.
A Torino ci sono nato. Naturale amarla per quello che era stata ed era diventata. Difficile, se non impossibile, accettare quello che sarebbe stata. Che questo cambiamento ci sarebbe entrato dentro, cambiandoci nell’intimo dell’anima. E, probabilmente, non in meglio. Magari, ancorché avevo solo 23 anni, entravo nella dimensione del ricordo e del rimpianto. Cosa è diventata la nostra città, la mia Barriera di Milano, è sotto gli occhi di tutti. E non meglio di ieri, indubbiamente. E forse, anche noi, almeno il sottoscritto, non siamo meglio di ieri. Sarà populismo ma quell’operaio mi aveva insegnato la dignità. Una dignità senza se e senza ma. Dignità legata alla identità. L’ex delegato diceva di aver perso la dignità perché avevo perso l’identità.
Ed identità è sapere anche che cosa si è ed eventualmente che cosa si vuole diventare. Oggi è chiaro che Torino ha perso identità perdendo, se volete, anche un po’ di dignità. Un po’ perché un insieme come una città non può, non sa , e non deve perdere tutta la sua dignità. Inguaribili ottimisti continuiamo a sperare in una nuova identità per la nostra Torino e anche per noi. Cambiare è bello, purché sia positivo, dunque migliore che ieri.
Patrizio Tosetto
Linee guida e formazione innovativa a livello nazionale per la valorizzazione delle differenze tra chi studia
Ieri, mercoledì 16 dicembre, in diretta streaming dall’aula magna della Cavallerizza Reale, il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, la Delegata del Rettore per Disabilità e DSA Prof.ssa Marisa Pavone e la Direttrice Generale, Loredana Segreto, hanno illustrato le novità e i progetti che UniTo mette in campo in favore delle studentesse e degli studenti con disabilità e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
L’Università di Torino presenta oggi il suo modello per promuovere l’inclusività di studentesse e studenti con disabilità e DSA. Sulla base di una importante esperienza consolidata nel tempo, con l’obiettivo di fare degli ambienti della formazione una “zona di conforto” per ciascuna specificità personale, UniTo ambisce a compiere un salto di qualità.
I numeri confermano il ruolo guida di UniTo a livello nazionale sulle politiche di inclusione degli studenti e delle studentesse con DSA. L’Ateneo torinese, infatti, ha registrato un primato nazionale di immatricolazioni di studenti con DSA (1993 studenti con DSA, +25% rispetto allo scorso anno accademico), rispetto agli altri Atenei italiani, per andare incontro alle loro esigenze, come a quelle degli studenti con disabilità (897 studenti disabili, +1% rispetto allo scorso anno accademico).
Il valore aggiunto di UniTo è dato da due interventi unici a livello nazionale, rivolti alle due principali fonti di erogazione dell’offerta formativa:
· “LINEE GUIDA” per i docenti su come gestire concretamente la didattica – in aula, nei laboratori e nei tirocini – perché sia accessibile alla generalità degli studenti, con particolare cura per quelli con esigenze speciali
· FORMAZIONE per studenti/studentesse volontari che aiutano i compagni e le compagne a studiare
Quello della formazione degli studenti e delle studentesse tutor è un progetto rivolto a coloro che partecipano alla selezione per essere tutor alla pari. È fruibile online, accessibile, e propone materiali di vario tipo: interattivi, con animazioni (avatar che svolgono i ruoli di tutor, studenti e docenti), e testuali, con e-book da consultare durante l’esperienza. Una formazione obbligatoria che deve essere svolta individualmente prima dell’inizio dell’attività di tutorato, vale 5 ore di servizio e prevede un’autovalutazione. In aggiunta, i partecipanti potranno partecipare al miglioramento del tutorato, attraverso un diario in cui raccogliere i propri suggerimenti sull’esperienza (criticità e punti di forza), da riferire all’Ufficio preposto di Ateneo.
Le linee guida invece intendono fornire un know-how snello e di facile accessibilità, di supporto ai docenti, per misurarsi nella didattica in presenza e a distanza con gli studenti che presentano disabilità e DSA: dalla progettazione del corso, all’iter di accoglienza, allo svolgimento dell’insegnamento, agli esami, alla tesi. Il documento illustra gli indirizzi di azione programmatica, i principi di progettazione universale e di accessibilità e i principali modelli di approccio alle disabilità; informa sulle caratteristiche degli studenti con disabilità (sordi, ciechi, giovani con problemi fisici o psichici) e con DSA (dislessici, discalculici, disgrafici); si focalizza in modo esteso sui suggerimenti pratici e organizzativi per una didattica inclusiva (strumenti di compensazione e misure dispensative, come preparare il materiale didattico) sia nella fase dello studio sia agli esami. Infine, evidenzia le reti di presidio e di supporto in Ateneo e i progetti attivi.
Nel filone della ricerca si collocano i progetti a connotazione inclusiva che, nell’insieme, sono la prova della volontà di mettere a sistema i principi di accessibilità e accoglienza, per favorire il successo accademico e l’inclusione di tutti gli studenti e le studentesse, con particolare cura per quelli con caratteristiche “speciali”: il corso sul metodo di studio, il Laboratorio “Polin”, la Ricerca sugli studenti con DSA, i progetti Orientamento e continuità e Enjoy the difference.
“L’Università di Torino intende giocare un ruolo di guida nelle politiche di inclusività per studentesse e studenti con DSA – dichiara il Rettore Stefano Geuna -. Questo perché obiettivo prioritario di ogni grande Ateneo deve essere la promozione dell’accesso allo studio come canale di valorizzazione del potenziale che ciascuno, con le proprie singolarità e differenze rispetto agli altri, è in grado di esprimere. Se messo nelle condizioni di farlo. Le importanti novità che presentiamo oggi definiscono la tendenza ad un modello e si concretizzano in due azioni ritenute strategiche per promuovere la valorizzazione delle differenze attraverso l’innovazione didattica. Le parole chiave sono “consapevolezza” del compito formativo che ci spetta come docenti e “formazione” diffusa per declinare al meglio il sostegno quando necessario.
Questo significa creare le condizioni favorevoli a garantire il successo accademico e modalità di studio adeguate a tutti gli studenti e le studentesse, affinché disabilità e dislessia, discalculia, disortografia non rappresentino più un significativo impedimento alla realizzazione umana e professionale. Ecco quindi un ulteriore passo avanti nelle politiche inclusive dell’Ateneo, verso una maggiore sensibilizzazione sul tema dell’accessibilità e innovazione nella didattica e nei processi formativi. Un modello messo in campo per garantire il diritto allo studio agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento che sono in continua crescita” L’Università può e deve incidere di più sulla qualità di vita delle persone che, con il valore aggiunto delle rispettive specificità, hanno sempre un immenso potenziale da condividere con l’intera collettività.”
“In questi ultimi anni, abbiamo registrato il primato di immatricolazioni di studenti con DSA, rispetto agli altri Atenei italiani – dichiara la Prof.ssa Marisa Pavone, Delegata del Rettore per Disabilità e DSA -. Convinta che l’attenzione agli Studenti e alle Studentesse con situazioni personali complesse può qualificare l’Offerta Formativa, la Ricerca e i Servizi per tutta la comunità accademica, abbiamo compiuto nuovi passi avanti, attraverso due interventi “di sistema”: la formazione degli studenti e delle studentesse tutor alla pari e specializzati, cioè coloro che si rendono disponibili a studiare insieme e ad aiutare i compagni con maggiori difficoltà, e l’emanazione di “linee guida” per tutti i docenti per una didattica accessibile e integrativa.
L’approdo a tutte queste azioni inclusive/innovative scaturisce dalla volontà della comunità accademica di UniTo: il Rettore e la Prorettrice, la Direttrice Generale, la Vice Rettrice alla didattica Prof.ssa Barbara Bruschi e mia, come Delegata ai temi della disabilità/DSA, il Gruppo di lavoro sulle problematiche connesse alla disabilità e ai DSA, all’interno della Commissione Didattica del Senato Accademico, coordinata da Franca Roncarolo, i Docenti referenti dei 27 Dipartimenti, il Centro Servizi di Ateneo per gli studenti con disabilità e con DSA, il Comitato Unico di Garanzia. Tutti hanno collaborato, secondo ruoli e responsabilità. In particolare, sia le linee guida per i docenti, sia il progetto di formazione dei Tutor alla pari, sono il frutto della collaborazione di docenti e di personale tecnico esperti. Per il progetto di formazione dei Tutor, sono risultati preziosi anche i tecnici dei servizi e-learning e la consulenza delle Associazioni di categoria territoriali – dell’AID (Associazione Italiana Dislessia), dei sordi e dei ciechi, oltre che di specialisti di Neuropsichiatria”.
“L’attenzione agli studenti/studentesse con disabilità e DSA ha inizio dal loro ingresso in Università – sottolinea Loredana Segreto, Direttrice Generale di UniTo – con attività di orientamento dedicate e con la presentazione dei servizi che saranno forniti dall’Ateneo in tutte le fasi della carriera, offrendo anche percorsi di inserimento personalizzati.
In tema di diritto allo studio, mi preme segnalare le agevolazioni in materia di tasse e contributi e l’investimento in supporti per lo studio e per la fruizione di contenuti multimediali.
Complessivamente il bilancio di Ateneo ha visto nel 2020 un investimento di 648.000€ in azioni dirette per gli studenti con Disabilità e DSA, di cui circa 448.000€ finanziati dal Ministero e 200.000€ derivanti da stanziamenti di Ateneo.
Il presidio di tutti i servizi e le azioni è affidato, ormai da parecchi anni, a una struttura dedicata in UniTo – l’Ufficio Studenti con Disabilità e DSA – costituito da figure professionali con esperienze pluriennali su queste tematiche, che accompagnano gli studenti e le studentesse fin dalla prima accoglienza e per tutto il loro percorso di studio, individuando supporti specifici finalizzati alle loro particolari esigenze di formazione“.
I bambini e i diritti dei migranti
DA TORINO A CROTONE, DAL RUANDA ALLA GRECIA, LA SALUTE PSICOFISICA AL CENTRO DELL’IMPEGNO DI SOS VILLAGGI DEI BAMBINI
I proventi del libro destinati ai Missionari della Consolata e alla Chiesa di San Pietro a Cherasco.
Un brillante chirurgo oncologo si trova all’improvviso catapultato al di là della barricata, colpito dalla malattia che ha sempre combattuto e che non gli lascia grandi speranze di sopravvivenza. Da questa storia vera nasce il libro “Io e lei. Storia di un medico e della sua malattia” (Lindau Editore). L’ha scritto, con una narrazione in prima persona, Davide Cassine, chirurgo cuneese di 58 anni, che lavora presso la struttura complessa Maxi Emergenza 118 della Regione Piemonte.
E’ il racconto di un addetto ai lavori che si scopre fragile e impreparato, un viaggio inquieto e profondamente umano, che parte dai ricordi dell’ infanzia, della famiglia, della scuola, degli amici. Un tumore al rene destro, con ulteriori evoluzioni negative, lo spinge a ricercare un Oltre, ad avvicinarsi agli studi sulle NDE (Near-Death Experiences), esperienze ai confini della morte oggi oggetto di indagine scientifica in in tutto il mondo. Trova, così, la forza di rialzarsi, andare avanti e la ricerca della spiritualità lo porta a conoscere una giornalista e scrittrice e alcuni sensitivi, grazie ai quali riesce a incontrare figure fondamentali della sua vita, in primis il padre.
Anche l’avvento del Covid, con le solitudini e le complicazioni che crea soprattutto alle persone in una situazione di salute precaria, non lo getta nella disperazione. Davide ha capito che la malattia è come un viaggio, che lo porta a guardare alla sua vita con occhi diversi, a considerare la prospettiva della morte come un’occasione per ampliare la mente, conoscere persone nuove, percorrere sentieri mai visti prima, riflettere sul senso del cammino terreno, su come sia prezioso ogni minuto che resta da vivere.
I proventi dell’autore sono destinata ai Missionari della Consolata e alla Chiesa di San Pietro a Cherasco.