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Sun of a beach, l’estate alternativa

Dal 17 giugno riparte

SUN OF A BEACH

l’estate alternativa di sPAZIO211

Dopo una stagione indoor di rinnovamento e sperimentazione, realizzata in sinergia con numerose realtà giovanili spinte dalla volontà condivisa di portare una ventata d’aria fresca nell’offerta culturale torinese, sPAZIO211 propone alla città un’estate di concerti a massimo volume, mostre, stand up comedy, DJ set e festival musicali indipendenti.

 

Dal 17 giugno il club torinese cambia pelle riaprendo al pubblico una delle aree estive più spaziose della città, luogo di aggregazione, festa, attrazioni per tutte le età e per tutti i gusti, condensando in sé una nuova energia alimentata dal territorio, dalla voglia di fare, di esserci e, soprattutto, di divertirsi. Per vivere da protagonista l’estate torinese e favorire la circolazione di una cultura alternativa.

 

Il programma di SUN OF A BEACH alterna nomi storici della musica italiana ed internazionale, spaziando dal rock dei Sick Tamburo, protagonisti insieme a Le Capre a Sonagli dell’ opening party di venerdì 17 giugno, al punk dei Punkreas ospiti speciali della finale del concorso musicale della Città di Torino Pagella Non Solo Rock (26 giugno). Dall’hip hop old school di Afrika Bambaataa in scena per storico rendez-vous del rap italiano Tecniche Perfette (24 giugno) allo show irriverente e goliardico “Sole Cuore Hangover” di Ruggero De I Timidi (28 giugno).

 

Non mancheranno le voci delle nuove generazioni come Nava, Gomma, Erio, Bartolini, Atlante, Cara Calma, Marta Tenaglia, Le Endrigo.

SICK TAMBURO

GOMMA

GOMMA

LE ENDRIGO

LE ENDRIGO

ERIO

ERIO

AFRIKA BAMBAATAA

AFRIKA BAMBAATAA

PUNKREAS

PUNKREAS

NAVA

NAVA

KARMA B

KARMA B

Gran parte delle giornate saranno dedicate alla valorizzazione della creatività emergente, pilastro della nuova direzione artistica del club. Da inizio stagione sPAZIO211 ha introdotto un palinsesto di eventi a cadenza mensile interamente dedicato alle nuove proposte musicali (BlueFunk Night, NuMode Night, Indie Folk Night, Open Space, ROCK-ISH), coinvolgendo varie realtà del territorio specializzate in generi variegati ed eterogenei: dal pop al rock, dal cantautorato al rap, passando per serate di musica elettronica e DJ set psichedelici.

sPAZIO211 indoor

Tra gli appuntamenti più attesi il Blue Mama Festival (19 giugno), dedicato alla black music indipendente torinese; il SOFARM Festival di Sofa So Good (25 giugno), nota rassegna di musica d’autore interamente incentrata sulle nuove proposte artistiche giovanili; Equal Music Festival (29 giugno), giornata all’insegna dell’inclusione a 360° organizzata in collaborazione con Torino Pride; il ROCK-ISH Festival (30 giugno) in collaborazione con Pan Music, dedicato al rock alternativo italiano.

 

Ma non è finita. Nell’area si potranno anche assaporare le proposte culinarie di La Barriera con specialità street food e gli immancabili cocktails preparati dai nostri bartender. Il tutto, in tutto relax, sotto gli ombrelloni della spiaggia urbana.

 

Non si tratterà dunque di un semplice area concerti all’aperto bensì di uno spazio dove, già dal pomeriggio, potersi incontrare, socializzare, rilassare, condividendo alcune tra le realtà più interessanti del panorama musicale odierno.

Biglietteria online DICE: https://dice.fm/venue/spazio211-l63p

SUN OF A BEACH 2022

programma:

VENERDÌ 17 GIUGNO

OPENING PARTY

live SICK TAMBURO / LE CAPRE A SONAGLI

dj set I LOVE ROCK PARTY

 

SABATO 18 GIUGNO

 THIS IS INDIE

 

DOMENICA 19 GIUGNO

 BLUE MAMA FESTIVAL

live IKOCOS • MARACUJA • UNDERBAR • I SHOT A MAN • BOOGIE BOMBERS • THE NEWTON FAMILY • MARTIN CRAIG & THE BLACK CITY

dj set LUCIANO MORCIANO

+ special guests

 

MERCOLEDÌ 22 GIUGNO

FRESH FINDS

live MARTA TENAGLIA  BARTOLINI  NAVA

+ dj set

 

VENERDÌ 24 GIUGNO

TECNICHE PERFETTE

live AFRIKA BAMBAATAA

dj set MASTA5 • DOUBLE S • FABIOLOUS

 

SABATO 25 GIUGNO

SOFARM FESTIVAL

live REA • ANNA CAROL • G PILLOLA • PALOMA • TAMÈ • FLAMINIA • PUGNI

guests by TOVISION

+ dj set

 

DOMENICA 26 GIUGNO

FINALE PAGELLA NON SOLO ROCK

live PUNKREAS

in gara i 7 finalisti

dj set I LOVE ROCK 

 

LUNEDÌ 27 GIUGNO

LUCA RAVENNA 

 

MARTEDÌ 28 GIUGNO

 RUGGERO DE I TIMIDI

CON MAESTRO IVO E FABY Q

+ dj set

 

MERCOLEDÌ 29 GIUGNO

 EQUAL MUSIC FESTIVAL FEAT. TORINO PRIDE

live JAMILA • ERIO  KARMA B

dj set RYTHME

talk ed esposizioni TORINO PRIDE • HACKABILITY • NON UNA DI MENO • CANTA FINO A DIECI • ASSOCIAZIONE ITALIANA VULVODINIA 

+ special guests

 

GIOVEDÌ 30 GIUGNO

ROCK-ISH FESTIVAL

live GOMMA • ATLANTE • CARA CALMA • ZYP • THE UNIKORNI • I BOSCHI BRUCIANO • DOMANI MARTINA • NAKHASH

dj set EMO.KILLS

 

VENERDÌ 01 LUGLIO

BULL BRIGADE 

+ opening guests

+ dj set

 

SABATO 02 LUGLIO

 FINALE STATI GENERALI DEL ROCK / AREZZO WAVE PIEMONTE

live LE ENDRIGO

in gara i 4 finalisti

dj set I LOVE ROCK 

La festa dei “Cortili in azione”

Si è svolta con grande partecipazione la prima festa dei “CORTILI IN AZIONE”, progetto per le scuole che proseguirà a cura di Architettura Senza Frontiere Piemonte Onlus e Sheldon.studio

La Festa si è svolta il 31 maggio 2022

Nei cortili delle scuole Sangone, Pellico e Disney di Nichelino

“Cortili in Azione” è un nuovo progetto di Architettura Senza Frontiere Piemonte Onlus, nato dalla necessità di diverse scuole di Torino e dintorni di valorizzare il cortile scolastico: i protagonisti sono i ragazzi, i docenti e il personale delle scuole che in prima persona si mettono in gioco per ripensare il cortile.

Il 31 maggio i bambini delle scuole Sangone, Pellico e Disney di Nichelino hanno mostrato il frutto del lavoro prodotto durante i laboratori di arte e progettazione partecipata.

 

La scuola è spazio pubblico, dove la qualità dei luoghi è alla base del benessere e della formazione. Il cortile scolastico ne è parte integrante: un luogo fondamentale per la vita di tutti dove giocare, condividere, imparare e crescere; luogo d’incontro dei genitori, spazio di comunità che mette in relazione la scuola con il quartiere.

“Cortili in azione” è un progetto nato dalla necessità di diverse scuole di Torino e dintorni di valorizzare il cortile scolastico: i protagonisti sono i ragazzi, i docenti, il personale della scuola che in prima persona si mettono in gioco per ripensare il cortile, con il supporto dei professionisti di Architettura Senza Frontiere Piemonte Onlus.

Nel pomeriggio di martedì 31 maggio nei cortili delle scuole Sangone, Pellico e Disney di Nichelino si è svolta con una grandissima partecipazione di bambini e famiglie la prima festa del progetto, in cui gli studenti hanno mostrato il frutto del lavoro prodotto durante i laboratori di arte e progettazione condivisa che si sono svolti nei mesi scorsi.

I laboratori sono stati finalizzati ad osservare e ripensare alcuni luoghi: un cortile che potrà essere utilizzato come aula didattica, un nuovo percorso di accesso all’interno dell’area verde della scuola, un giardino a cavallo tra cortile e area pedonale esterna.

Durante la festa, in tutti e tre i plessi, la comunità scolastica è stata invitata a partecipare a due attività, proposte per raccogliere idee ed impressioni sui cortili:

– “Dillo all’Albero” con allestimento di Alberi dei Ricordi, Gli Alberi delle Emozioni, gli Alberi dei Desideri;

– “Dillo al mondo” una cornice per fare ritratti nel nostro cortile, che si è trasformato in set fotografico

La giornata della Festa del Cortile si è svolta con la collaborazione di TeatroSequenza e della Scuola Civica Musicale Vincenzo Corino.

Un progetto che proseguirà ponendosi quale obiettivo quello di abbellire e rendere maggiormente vivibili i cortili delle scuole e di aprirli alla comunità, diffondendo una nuova visione di questo spazio e attribuendogli il giusto valore!

Il cortile della scuola è il luogo in cui l’alunno diviene cittadino e l’educazione incontra la Città: i cittadini di domani avranno negli occhi quello che i bambini di oggi stanno vedendo e vivendo.

C’è necessità di spazi di incontro, di verde e di bellezza, c’è bisogno di integrazione, educazione ambientale, partecipazione, visione.

Con cortili ben curati e organizzati, gli insegnanti avranno la possibilità di proporre maggiori attività didattiche outdoor e coinvolgere gli studenti in esperienze innovative e sorprendenti, avvicinandoli anche a un rapporto di armonia con la natura.

Il progetto è a cura di Architettura Senza Frontiere Piemonte Onlus e di Sheldon.studio, in collaborazione con l’Istituto comprensivo Nichelino II ed è sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Wonder

Tutti, o quasi, i segreti di una Drag Queen

Sabato a Torino, tra carri colorati e bandiere arcobaleno sfileranno anche le Drag Queen. Ma cosa sono esattamente? O meglio chi sono? Ne abbiamo intervistata una: Barbie Bubu.

 

Sono nervosa

 

Una creatura dalla sfavillante parrucca azzurra mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta enfatizzato da zeppe bianche vertiginose. Attorno a lei la gente balla, la ferma, le parla. In un attimo ritorna nel personaggio sicuro di sé che coinvolge e diverte. Fa battute, trascina il pubblico che ride.

 

Barbie Bubu, questo il suo nome d’arte, è una Drag Queen. Si esibisce la domenica al Senzafronzoli, una serata con aperitivo e musica sul Lungodora Napoli. Ma cos’è esattamente una Drag Queen? Cosa fa e cosa serve per diventarlo? Portiamo indietro le lancette di almeno due ore. Più precisamente alle 19 di una ormai calda domenica torinese.

 

Arrivo su Lungodora Napoli, parcheggio e la trovo già al tavolino del dehors che affaccia sul fiume. O meglio, lo trovo perché ad aspettarmi c’è Dario. Ha la valigetta dei trucchi aperta e sta già preparando il viso alla lunga trasformazione.

 

Quanto ci metti a prepararti?

Da quindici minuti a due ore, dipende da chi è presente. Se ci sono altre Drag nei paraggi devo essere perfetta. (ride)

La trasformazione avviene sotto gli occhi di tutti. Chiunque può venire, vedere come mi trucco e fare due chiacchiere.

 

Davanti a sé una valigetta piena di trucchi, che però sono sparsi anche sul resto del tavolo, e uno specchio.

 

E cosa usi per truccarti?

Pigmenti, ombretti puri che si trovano nelle profumerie. Ma prima di arrivare a questa routine ho fatto molti esperimenti. Le Drag Queen in passato usavano la colla, poi il borotalco o il sapone di Marsiglia per coprire le sopracciglia. All’inizio usavo anche i kit truccabimbi, hai presente? Quelli che si usano per dipingere i volti dei bambini.

 

E il nome Barbie Bubu come nasce?

 

Ero ad una festa del carnevale 2001 e indossavo una parrucca con nove o dieci Barbie. In cima a tutto avevo conficcato un Ken, il fidanzato di Barbie. Per tutta la sera il presentatore mi chiamò Barbie, e così è rimasto. Quella sera ci fu un concorso che vinsi. Con i mille euro del premio mi pagai l’Atelier di Teatro Fisico di Philip Radice. Provai tutte le discipline, dalla dizione al tip tap. Bubu deriva dal clown interpretato da Philip Radice che rimanda a un orso tenero e dolce. È un nome che mi hanno dato, non l’ho scelto io, però mi rappresenta a pieno.

 

Forse però dovrei chiederti come nasci come Drag Queen.

Con la voglia di fare. Che era solo mia. Dopo quella serata proseguii. Feci molti stage, l’ultimo con Eugenio Allegri, morto di recente, maestro della Commedia dell’Arte. Però la mia storia inizia ben prima, dal teatro di strada dove facevo il trampoliere. O forse dovrei andare ancora indietro nel tempo, quando facevo pattinaggio artistico a rotelle. Sono stato atleta e istruttore di pattinaggio, tesserato Coni, con cui ho anche lavorato. Poi nel 2001 iniziai a fare la Drag Queen e a un certo punto smisi. Il pubblico però mi cercava, io avrei potuto proseguire e fare il teatrante ma sono tornato a fare la Drag Queen.  

 

E invece come nasce il fenomeno Drag Queen?

Secondo me è una disciplina che deriva dalla Commedia dell’Arte, quando gli uomini si travestivano da donne perché alle donne era vietato fare spettacoli.

 

E tu hai anche una scuola in Santa Rita per diventare Drag Queen.  

Esatto, e organizziamo anche eventi di ogni tipo. Dalle serate ai workshop per aziende. E non hai idea di quanto la gente si diverta a vestire i nostri panni per un giorno o qualche ora.

 

Dimmi qualcosa di questa scuola. Cosa si insegna?

 

Tutto. Come ci si trucca, come ci si veste, come ci si atteggia e come si preparano i vestiti o le parrucche. E poi insegniamo a stare su un palco, ad avere percezione di sé stessi e degli altri. Forniamo una formazione a tutto tondo che include anche dizione, portamento, funzione della quarta parete, bilanciamento del palco. L’obiettivo della scuola è proprio quello di fornire tutto ciò che serve per fare spettacolo e intrattenimento. Tutto declinato in chiave Drag.

 

E quali sono le caratteristiche che bisogna avere?

Umiltà ma anche un forte ego, quella sensazione per cui “ti senti figa”. Che in fondo hai, altrimenti smetti di fare la Drag. Ci vogliono anche autostima e grande forza d’animo. Può sembrare un controsenso, ma quando sali su un palco da Drag Queen, ti senti nuda perché il pubblico ti giudica. La prima cosa a cui pensa è: ma è gay?

 

Ecco appunto, una Drag Queen è gay?

Non necessariamente. Ci sono eterosessuali che fanno le Drag Queen o le donne, che fanno le Bio Drag Queen. Chiunque può vestire i panni di una Drag Queen che sostanzialmente è una diva, l’esagerazione della soubrette, un’eterna Wanda Osiris.

 

Barbie, ma a livello personale ti ha creato problemi fare la Drag Queen?

Si. In passato, molte relazioni sono naufragate perché il mio partner mi diceva: o me o la Drag. Oggi fortunatamente non è più così.

 

E Torino come accoglie questo fenomeno?

La ricezione è stata positiva sin dall’inizio, ma devo dire che nei primi tempi mi esibivo in locali gay. Oggi invece porto la Drag in teatro, organizzo il concorso di Miss Drag Queen Piemonte e Valle d’Aosta e mi chiamano anche per fare la testimonial durante eventi. Ho collaborato anche con brand. Uno studio di Hair Style mi ha chiamato per fare la ragazza immagine durante la tappa di Santena del Giro d’Italia. Qualcuno mi ha fermato per dirmi che ero l’attrazione più bella dell’evento. (ride)

 

Le Drag stanno uscendo dai piccoli locali. Ora hanno persino una loro trasmissione, Drag Race da poco sbarcata anche in Italia.

E la vincitrice di Drag Race Italia sarà il nuovo Ambassador di Max Factor. Sono in molti a cercarci, avvicinarci e a seguire i nostri corsi. Grazie a Drag Race io co-conduco anche una trasmissione televisiva su Primantenna.

 

Beh, a me le Drag mettono di buonumore. Sembra di avvicinare una fata madrina.

A scuola la figura della Drag si ispira a quella dei clown. Come i clown abbiamo abiti sgargianti, parrucche, trucco marcato. Ma al posto del papillon indossiamo gioielli. E tacchi vertiginosi.

 

Ci sono stati momenti difficili?

(Fa una pausa e mi fissa per qualche secondo, poi riprende con il trucco e la chiacchierata). Molti han provato a cambiarmi. Mi dicevano di non mettere la parrucca bionda, per esempio, perché ricordavo troppo Platinette. Ma io sono rimasta fedele a me stessa. E poi la Barbie è bionda.

 

Questa sera però Barbie Bubu indossa una parrucca Blu intonata ad una mise bluette e bianca. Ci siamo trasferite in camerino. Sull’abito mette una giacca dello stesso colore che era della sua mamma. La indossa per la prima volta, non senza emozione. La cosa che più mi colpisce non è solo quanto sia variegato e sfaccettato questo mondo, ma quante emozioni, anche contrastanti, riesco a percepire in lei. Ho visto la grinta, la generosità nel raccontarsi, ma anche il pudore nello svelare chi c’è sotto una maschera. E poi la sicurezza mente avanza verso il pubblico.

 

Sono le 21, la nostra chiacchierata è terminata, Barbie Bubu è pronta per entrare in scena. Sale le scale, prende un microfono, saluta il pubblico e si muove sicura tra una battuta e l’altra. Io la lascio e vado a prendere qualcosa da bere, perché quando si alza il sipario, un artista non è più tuo. È del suo pubblico.

 

La incrocio dopo un po’, continua a sorridere, ma quando le chiedo come sta, per una frazione di secondo si fa seria, quasi impaurita. E mi dice quelle parole: sono nervosa. Alla fine è tutto lì, una, nessuna e centomila. Un solo personaggio portato in scena da mille autori: l’uomo fragile, l’artista spavaldo, la diva esigente, il figlio malinconico. Puoi afferrarli? Per qualche effimero secondo si, ma solo se decidi di avvicinarti senza pregiudizi.

Loredana Barozzino

Un aiuto in più agli oratori Dalla Regione nuovi fondi in arrivo

L’ASSESSORE ALLA FAMIGLIA PUNTA ANCORA SUI BAMBINI: 200 MILA EURO IN PIU’ PER GLI ORATORI.

 

Arrivano 200 mila euro in più per gli Oratori, di ogni fede religiosa riconosciuta: il gioco e lo stare insieme continuano ad essere al centro dell’azione politica dell’assessore regionale alla Famiglia, Chiara Caucino che, non a caso, ha appena istituito per legge regionale la Giornata del Gioco libero all’aperto, che cadrà l’ultimo sabato di maggio.

Ora l’azione dell’assessore, insieme al presidente della Regione e alla giunta regionale si concentra sugli Oratori, considerati come presìdi fondamentali per bambini e ragazzi, aggiungendo 200mila euro allo stanziamento dello scorso anno.

La giunta regionale ha quindi, nella seduta di oggi, deciso di approvare i criteri e le modalità di riparto dei finanziamenti per il sostegno alla funzione educativa, formativa, aggregativa e sociale degli Enti di culto per la realizzazione delle attività di tipo oratoriale svolte nel periodo dal 1/12/2021 al 30/11/2022.

Il finanziamento è stato fissato in 700mila euro, mentre lo scorso anno erano stati erogati 500mila euro, con un delta positivo, quindi, di 200mila euro.

I fondi verranno divisi, proporzionalmente, fra gli Enti di culto individuati sin dal 2012 con specifici protocolli d’intesa: Regione Ecclesiastica Piemonte, Assemblea di Dio in Italia, Comunità Ebraica di Torino, Chiesa Cristiana Avventista del VII giorno e Tavolo Valdese.

Con questo sforzo la Regione ha voluto, come sta scritto in delibera, riconoscere e promuovere «la funzione educativa, formativa, aggregatrice e sociale svolta dallente Parrocchia, dagli Istituti cattolici e dagli altri enti di culto riconosciuti dallo Stato attraverso le attività doratorio, soggetto sociale ed educativo delle comunità locali, finalizzate alla promozione, allaccompagnamento ed al sostegno della crescita armonica dei minori, degli adolescenti e dei giovani, anche portatori di handicap, che vi accedano spontaneamente».

Per l’assessore regionale alla Famiglia si tratta di un importante contributo che testimonia l’attenzione e l’importanza che la sottoscritta e questa giunta attribuiscono al gioco e allo stare insieme. Ritengo infatti che gli Oratori, al di là del loro significato religioso, siano fondamentali luoghi di aggregazione che possono davvero offrire un importante supporto educativo alle famiglie tenendo i propri figli lontani dai pericoli e dagli ambienti border line, specie nelle zone periferiche delle città, dove purtroppo la situazione sociale non è sempre delle migliori. L’assessore auspica, per il futuro, di poter ancora investire sugli Oratori che, da San Filippo Neri in poi – il loro “inventore” a metà del 1500 –  rappresentano un prezioso punto di riferimento per migliaia di famiglie.

Patologie cardiache, Farnesina finanzia ricerca del Poli

Lo studio del professor Eros Pasero del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET del Politecnico – realizzato insieme all’Università di Torino e all’Università di Tel Aviv – è stato selezionato dal Ministero degli Affari Esteri (MAECI) tra i vincitori del bando Scientifico Italia-Israele 2021-2023, che prevede un finanziamento di 300 mila euro per lo studio delle morti precoci nei pazienti affetti dalla rara sindrome cardiaca di Brugada

 

Riuscire a capire da un elettrocardiogramma l’aspettativa di vita di un paziente quando è stata diagnosticata la rara sindrome cardiaca di Brugada, utilizzando tecniche di Intelligenza Artificiale. Questo è l’obiettivo del lavoro portato avanti dal gruppo di ricerca del Politecnico di Torino coordinato dal professor Eros Pasero – docente del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET, che vuole mettere a disposizione dei cardiologi gli strumenti offerti dall’Intelligenza Artificiale per estrarre informazioni “nascoste” negli elettrocardiogrammi. Ora il progetto è stato selezionato dal Ministero degli Affari Esteri (MAECI) tra i vincitori del bando Scientifico Italia-Israele 2021-2023, che prevede un finanziamento di 300 mila euro.

La sindrome di Brugada è un disturbo dell’attività elettrica del cuore che può provocare episodi di aritmia ventricolare anche letali. Questa sindrome è nota per essere una delle principali cause di morte cardiaca improvvisa e, purtroppo, non prevedibile. Soprattutto persone giovani muoiono all’improvviso senza nessuna sintomatologia particolare. La mancanza di sintomi rende spesso difficile capire se una persona è affetta da sindrome di Brugada e, a oggi, impossibile diagnosticare un evento fatale futuro.

La ricerca viene portata avanti in collaborazione con l’Università di Torino, con il contributo del professor Fiorenzo Gaita, celebre aritmologo che insieme alla professoressa Carla Giustetto fornisce le competenze cardiologiche necessarie per questo tipo di studio, che verrà supportato anche dall’Università di Tel Aviv, dove tre scienziati collaboreranno con il professor Pasero per cercare di ottimizzare le tecniche di previsione.

“I sistemi di Intelligenza Artificiale sono sempre più utilizzati per fare previsioni – spiega il professor Pasero – I dati di cui disponiamo per analizzare gli eventi fatali dovuti alla sindrome di Brugada sono purtroppo molto scarsi. Ma i risultati finora ottenuti con i nostri algoritmi sui primi 1000 pazienti sono molto incoraggianti portando a prevedere l’evento fatale in oltre il 90% dei casi. L’uso di nuovi algoritmi che stiamo sperimentando offrono inoltre la possibilità di vedere all’interno degli elettrocardiogrammi patologie non diagnosticate proponendo in futuro nuove prospettive diagnostiche”.

 

L’Umanesimo digitale fa rotta per Itaca. Il 15 giugno a Torino

Intelligenza Artificiale, metaverso, ologrammi, realtà aumentata incontrano arte e creatività con il sostegno del Museo del Cinema ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.

Professori universitari ed esperti si incontreranno  Mercoledì 15 giugno alle ore 16.00 presso la sala tre del Cinema Massimo di Torino, per fare il punto sul viaggio verso Itaca.

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L’Umanesimo digitale fa rotta per Itaca. Il 15 giugno a Torino

Ritrovare bisogni e priorità dopo il Covid

Viviamo in tempi bui, sembra di essere nel Medioevo 4.0 in attesa che arrivi il Rinascimento. Il Covid ci avrebbe dovuto cambiare, dicevano. Eppure stiamo vivendo un forte momento di degenerazione sociale, abbiamo perso valori fondanti nella speranza di acquisirne di nuovi ma ancora con scarso risultato. Non esistono più regole da seguire e figure educative da rispettare. Galleggiamo in un mondo asettico e impersonale mediato dagli smartphone, spinti dalla forza motrice di una vita che è diventata sempre più stressante e faticosa. E in tutto questo perdiamo il nostro centro: personale e morale. Perdiamo noi stessi e ci dimentichiamo di chi siamo realmente, amalgamati e incelofanati in una società che, in fin dei conti, più che darci libertà ci reprime. Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra centratura, di riprogrammare i nostri bisogni e le nostre priorità, di svincolarci dall’oppressione di una società che sta degenerando, di pensare soltanto a cosa ci rende felici e realizzarlo. E per riuscirvi serve discernimento. Serve chiedersi se quella situazione che stiamo vivendo stia apportando un contributo costruttivo alla nostra vita: se la risposta è no allora meglio distaccarsi, restare leggeri, non invischiarsi. C’è solo una priorità che davvero conta al giorno d’oggi: ritrovare se stessi ed essere felici.

Irene Cane

Psicologa

Con il ghosting l’amore sparisce

A tutti noi è successo di terminare una relazione, talvolta su nostra decisione, altre volte subendo la decisione altrui.

Fino a qualche anno fa, quando i social non si erano ancora impossessati in modo così violento della nostra esistenza, erano due le possibili modalità per porre termine ad una storia: in alcuni casi, soprattutto se i due partner sono abituati al dialogo e dotati di una intelligenza almeno media, chi decide di porre fine alla relazione lo comunica all’altra persona che può, quanto meno,trarne le conclusioni e comunicare, a sua volta, ciò che pensa.

In altri casi, invece, la decisione unilaterale viene comunicata senza addurre giustificazioni o con motivazioni palesemente fasulle.

Da qualche anno è comparsa una terza specie di partner che termina una relazione: quello che, semplicemente, sparisce.

Come spesso avviene, anche per definire questo tipo di relazione è stato coniato un neologismo: ghosting, cioè diventare fantasmi, sparire senza lasciare traccia, negandosi al telefono e cominciando a non rispondere più né ai messaggi né alle mail.

Quel che è ancora più grave è che tale atteggiamento spessocomincia quando la relazione sembra funzionare bene, quando nulla farebbe ipotizzare che uno dei due stia cercando di troncarla.

Questo atteggiamento, che in realtà risulta essere una tattica studiata a tavolino, non riguarda soltanto le relazioni affettive, ma anche i rapporti di amicizia o le collaborazioni lavorative.

Sparire di punto in bianco non è una novità, ma la comunicazione attraverso i social, attraverso la rete ha reso il fenomeno molto più diffuso.

Moltissime coppie mantengono i rapporti solamente via web e, oggi molto più di un tempo, si intrattengono rapporti a notevole distanza perché impegnati nel progetto Erasmus, o in missione di pace o momentaneamente trasferiti per lavoro a centinata di chilometri.

La comunicazione virtuale, fatta anche di mezzi che danno spesso luogo a fraintendimenti (emoticons, immagini), può essere interrotta in un istante semplicemente richiudendo il telefono, chiudendo la finestra della chat o spegnendo il PC. Si passa in un attimo dal contatto al vuoto. In un’epoca in cui l’autostima è ai minimi storici e la capacità di comunicare sembra riservata a pochi eletti, la soluzione a ogni problema di comunicazione non soltanto individuale ma anche all’interno di un gruppo è presto trovata: sparire. Ecco un esempio recente capitato a Motta: incontro una ex collega che non vedevo da oltre 30 anni e le chiedo scherzosamente perché non venga mai ai ritrovi di ex colleghi. Mi risponde che nessuna l’ha invitata, al che le chiedo il numero di telefono per inserirla nel gruppo whatsapp. Me lo detta mentre lo salvo nel mio telefono. Mentre si allontana provo ad aggiungerla al gruppo ma deve accettare l’invito, non è aggiungibile in automatico. Trascorsi 3 giorni l’invito scade, per cui le scrivo segnalandole il problema: “Non vuoi iscriverti?”. Risposta “No”. Le chiedo ancora “Non vuoi venire ai pranzi che organizziamo?”. Stessa risposta.

Non poteva dirlo subito? “Non mi interessa” oppure addurre qualsiasi altra motivazione? Scopro poi da altri che si è eclissata già da anni con loro.

Secondo alcuni studiosi, il ghosting sarebbe il risultato di stili di attaccamento disfunzionali esperiti nelle fasi precoci dello sviluppo. Solitamente sono persone che hanno subito abbandoni o comunque carenze affettive e tendono a replicare gli stessi schemi di dolore emotivo.

Chi adotta questa pratica, che è percepita dalla vittima come unvero e proprio abuso emotivo, nasconde una grande immaturità psicologica: interrompe una relazione rifiutando il confrontopoiché non si sente in grado di farsi carico delle proprie responsabilità, non vuole sperimentare il peso delle proprie azioni, il giudizio negativo o la sofferenza delle persone che si sono fidate di lui e da cui ha deciso di allontanarsi. A livello psicologico, il ghoster mette in atto un comportamento di evitamento sia del proprio dolore emozionale derivante dall’incapacità di stabilire relazioni mature sia dell’idea di causare sofferenza all’altro. I ghoster sono propensi ad autogiustificarsi, convincendosi di non voler ferire l’altro con la comunicazione della propria decisione trascurando il fatto che, così facendo, ottengono proprio l’esito opposto, con la vittima che si trova a dover gestire una profonda frustrazione.

Come abbiamo detto, il ghosting viene messo in atto nel bel mezzo di una relazione positiva, soddisfacente e carica di aspettative, interrompendo il fluire di sensazioni e sentimenti piacevoli. La vittima si ritrova impotente, come paralizzata,impossibilitata a comunicare il proprio dolore e bloccata nell’elaborazione del lutto. Questo genera frustrazione e senso di aggressività repressa che può esitare successivamente in forme depressive. Esperienze ripetute di ghosting subito possono condurre ad una generale mancanza di fiducia negli altri e a difficoltà ad intraprendere nuove relazioni.

Anche il ghoster non è esente da effetti negativi nel lungo terminepoiché il comportamento di evitamento, ripetuto relazione dopo relazione, dà una sensazione solo momentanea di benessere ma in realtà non fa altro che rinforzare l’ansia e la paura di un sanoconfronto e dell’inevitabile conflitto che accompagna le relazioni mature che durano nel tempo.

Sia i ghoster sia le loro vittime possono beneficiare di percorsi psicologici mirati al riconoscimento delle proprie emozioni, dei conflitti interni e esterni e alla loro gestione.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Margherita Hack, una vita tra le stelle

Il 12 giugno 1922 nasceva nel quartiere Campo di Marte a Firenze, Margherita Hack. Grande scienziata universalmente riconosciuta come una delle più brillanti personalità della comunità scientifica del ‘900 fu tra i protagonisti della scienza astrofisica mondiale.

Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia ( a Trieste, per 23 anni) svolse un’importante attività di divulgazione e diede un grande impulso alla ricerca per lo studio e la classificazione di molte categorie di stelle. In una intervista, ricordando le sue origini, raccontò come il caso avesse quasi voluto segnare la sua esistenza partendo proprio dal luogo dove vide la luce: via delle Cento Stelle. Educata ai valori della libertà e della giustizia, atea convinta e amante degli animali, in particolare dei gatti, appassionata sportiva tanto da vantare in gioventù record e prestazioni memorabili, scoperta la passione per l’astrofisica all’Università si laureò nel 1945 e iniziò a lavorare all’Osservatorio astronomico di Arcetri, sulle colline a sud di Firenze, occupandosi subito di spettroscopia stellare, il suo principale campo di ricerca. Professoressa all’Università di Trieste dal 1964 al 1992 ( città dove è morta il 29 giugno del 2013) ci ha lasciato una preziosa eredità di libri, studi, ricerche, conoscenze. In una intervista, a chi le chiedeva quale fosse l’origine dell’uomo e dell’universo, rispose: “Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’Universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli”. E aggiunse: “Noi siamo fatti di materia che è stata costruita nell’interno delle stelle, tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove, cioè queste stelle molto più grosse del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Per cui noi siamo veramente figli delle stelle”.

Marco Travaglini

Cena in bianco al Caat

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CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER, quest’anno avrà una location particolare, il CAAT (Centro Agroalimentare di Torino), con particolare soddisfazione espressa dal Presidente Marco Lazzarino

 

L’evento flashmob “CENA IN BIANCO UNCONVENTIONAL DINNER 2022” prenderà vita e si svolgerà sabato 18 giugno p.v; in occasione della sua settima edizione torinese, avrà luogo in un nuovo sito urbano, svelato a sorpresa, lunedì scorso, ai 12 mila partecipanti: si tratta del grande mercato del CAAT (Centro Agroalimentare di Torino).

Cena in Bianco rappresenta un progetto ideato e voluto nel 2012 da Antonella d’Afflitto, torinese di origine napoletana, che ha creato un format ormai divenuto piuttosto celebre. Si tratta di un progetto gratuito per tutti i partecipanti, un flashmob spontaneo di persone invitate a radunarsi attraverso il web e a ritrovarsi convivialmente a tavola, tutti insieme, in una data precisa, in un luogo che ogni anno muta, portandosi tutto da casa per imbandire la tavola con amici e familiari, dal tavolo alle sedie, dagli accessori alle stoviglie,  bevande e vivande. I valori fondamentali sono la convivialità e la condivisione.

“Sono felicissimo – dichiara il presidente del CAAT Marco Lazzarino – che quest’anno la Cena in Bianco si svolga proprio presso il Centro Agroalimentare di Torino e ho da subito manifestato la disponibilità a ospitare le migliaia di persone che prenderanno parte a questa magica serata.

Questo evento dimostra il grande desiderio da parte dei torinesi di ripartire, con entusiasmo e energia, dopo il periodo di chiusura che ha contraddistinto gli ultimi due anni.

La Cena in Bianco rappresenta un evento in cui si manifesta tutta la forza e l’energia delle persone, vere protagoniste della serata, capaci di creare un clima di convivialità e eleganza, allegria e condivisione, che parte proprio dal desinare in compagnia”.

“Il CAAT – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – rappresenta un luogo da sempre capace di esprimere valori forti, quali l’impegno e la fatica che consentono di valorizzare al massimo i prodotti agroalimentari del nostro territorio. Il CAAT è,  inoltre,un luogo capace di esprimere una bellezza diversa rispetto alle piazze auliche in cui la Cena in Bianco è stata organizzata in passato, una bellezza legata al territorio e a ciò che, di buono, ogni giorno approda sulle nostre tavole, una bellezza legata al duro lavoro notturno di migliaia di persone, fatta di mille colori capaci di vivacizzare questo sito”.

“Un ringraziamento particolare va, inoltre – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – a Antonella d’Afflitto,l’organizzatrice, che rappresenta il cuore pulsante della Cena in Bianco e che ha saputo cogliere la magia capace di sprigionarsi da questo evento.

Le persone che festeggeranno al CAAT la ripartenza, dopo un lungo periodo di chiusure e restrizioni,  saranno migliaia. Da parte nostra ci stiamo preparando con il nostro massimo impegno e le nostre energie ad accogliere in sicurezza oltre diecimila persone. Si tratta di un risultato sicuramente considerevole e apprezzabile. Il mio augurio è che possa essere una serata di spensieratezza e di ritorno alla normalità,  facendo conoscere ai partecipanti la magia del Centro Agroalimentare, dei suoi prodotti e dell’attività svolta da migliaia di persone ogni giorno, e mai interrotta neanche in tempo di pandemia”.

MARA MARTELLOTTA