Scopri - To- Pagina 3

Quando il Sol Levante incontra Torino

Scopri – To

Alla scoperta di Torino
In Via Monte di Pietà a Torino si trova un luogo magico dall’atmosfera orientale che ci riporta in un piccolo paese del Giappone, si chiama Kintsugiteandcakes. Il nome deriva da Kintsugi ovvero l’arte orientale di riparare gli oggetti rotti mettendo dell’oro puro nelle crepe e poi tea and cakes dai tè e le torte che preparano.
Entrando nel locale si percepisce subito di essere arrivati in un piccolo angolo giapponese, con tavoli di legno, piante e canne di bamboo che decorano la stanza. Un profumo di torta appena sfornata pervade tutto il locale e l’ampia scelta di dolci in vetrina attira anche i clienti più scettici.
Dato il ristretto numero di posti a sedere il tavolo va sempre prenotato prima, quando ci si accomoda le giovani proprietarie, Francesca e Martina molto amiche tra loro, propongono un menù molto ampio, “mochi” ovvero dei “panini” preparati con riso pestato per ottenere un’impasto bianco e morbido che viene poi modellato a sfera, cotto e farcito con ingredienti dolci o salati, vi sono anche vari tipi di tè, bevande e cappuccini rivisitati. Numerosi dolci fusion che uniscono la tradizione torinese con quella giapponese come i baci di matcha, simili ai Baci di dama ma con un impasto al tè matcha, la Moussecacke una tortina al mango, frutto della passione e crumble, poi Kumo un dolce al pistacchio e moltissimi altri per ogni gusto con anche alcune scelte salate per il pranzo.
Il loro cavallo di battaglia si chiama proprio come il locale Kintsugi cake, una torta a forma di foglia verde intensa, composta da una mousse al tè matcha con gelee al frutto della passione con sopra crumble al cacao e caramello salato.
I dolci giapponesi della tradizione erano senza zucchero solo con pochi ingredienti come l’agar agar e i fagioli, con il tempo date le influenze culturali occidentali iniziarono a unire il cacao e vari tipi di zuccheri sempre rimanendo semplici per gustare al meglio ogni ingrediente  utilizzato scelto con cura. Proprio con questa filosofia Francesca e Martina creano i loro dolci per i clienti del locale.
Kintsugi organizza anche eventi molto particolari come il “Matcha e origami breakfast” dove le sapienti mani di Kayo, una giovane donna giapponese, prepara un cerimoniale a base di tè matcha e wagashi giapponesi, dolci tradizionali preparati con zucchero di canna, fagioli e farina di riso, accompagnati poi da una torta fatta in casa e vari gusti di mochi e tutti insieme mentre fanno colazione preparano degli origami con l’aiuto di Kayo. In altre occasioni viene mostrata la preparazione del matcha o dei mochi sempre accompagnati da splendidi cerimoniali e ospiti giapponesi. Il matcha è una varietà di tè verde originario della Cina dove le foglie vengono raccolte e cotte al vapore per molto tempo, ve ne sono di due tipi quelli di foglie giovani ovvero raccolte quando la pianta ha meno di trent’anni e quelle mature quando la pianta ha più di trent’anni, alcune leggende dicono che i più esperti sanno riconoscere quando il tè viene fatto con una o l’altra pianta.
Si dice che questa varietà di tè sia un toccasana per la bellezza e la salute, contiene infatti molecole antiossidanti che proteggono la pelle dall’invecchiamento, inoltre grazie alla presenza di polifenolo aumenta il metabolismo e aiuta contro la ritenzione idrica. Il tè matcha aumenta la memoria grazie ad alcuni amminoacidi che ha al suo interno, aiuta a rilassarsi e migliora la digestione. E’ anche consigliato per i diabetici perché riduce la pressione, il colesterolo e i trigliceridi.
In Italia la cultura del tè è molto meno tipica, proprio per questo locali come Kintsugi permettono di scoprire prelibatezze diverse dal solito e arricchiscono il nostro bagaglio culturale, all’interno del locale ci raccontano infatti che tutti i tipi di tè provengono sempre dalla stessa pianta la Camellia Sinensis e in base alla lavorazione delle foglie si ottiene il tè verde, rosso, nero, fermentato.
Le contaminazioni culturali portano quindi un’enorme crescita da ogni punto di vista e come disse la prprietaria del locale in un’intervista pubblicata online: “Non avere schemi e preconcetti aiuta a sviluppare la creatività. Non ci sono cose che non si possano provare a prescindere, non esistono abbinamenti di sapori da escludere solo perché lo ha detto qualcun altro…”
NOEMI GARIANO

La magia del Natale a Torino

SCOPRI – TO  Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino

Nel mese più magico dell’anno Torino, come da tradizione, si veste di luci colorate e vetrine addobbate oltre a  moltissimi eventi creati appositamente per festeggiare tutti insieme il Natale.
In piazza Castello ci sarà l’albero di Natale circondato da altri alberi più piccoli, con luci e suoni a tema. In piazza Solferino come negli anni precedenti ci sarà la pista di pattinaggio per adulti e bambini che ogni anno coinvolge un ampio pubblico di torinesi e turisti con numerosi banchetti culinari adiacenti alla pista. Per chi invece preferisce pattinare al chiuso è disponibile la grande struttura del Palavela.  Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, fino al 17 dicembre ci sarà “il Natale è Reale” con la casa di Babbo Natale, gli elfi con i laboratori interattivi, il mercatino, lo street food, le notti bianche e la Christmas Ballons Experience, ovvero enormi sculture di palloncini. Il 13 dicembre in via Agliè ci sarà il mercatino di Natale con sfilata.
La Cavallerizza di Torino offre un evento natalizio unico nel suo genere, il 17 dicembre in collaborazione con Paratissima saranno esposte opere di artigianato mirate alla valorizzazione del made in Italy. Anche i teatri di Torino offrono numerosi eventi e spettacoli; ad esempio, al Teatro Regio dal 22 al 31 dicembre ci sarà il Balletto Del Don Chisciotte di Miguel De Cervantes, al Teatro Alfieri troviamo invece dal 22 al 26 lo spettacolo “Lo Schiaccianoci” ed in seguito a Capodanno Vincenzo Salemme con “Natale in casa Cupiello”.
.
I LOCALI STORICI E LE LORO SPECIALITA’ NATALIZIE
Anche i locali storici di Torino durante il periodo natalizio offrono novità. La pasticceria Ghigo, aperta nel 1879 a pochi passi dalla Mole Antonelliana propone la sua Nuvola, un pandoro che è ormai una lunga tradizione, preparato con lievito naturale, ricoperto da una sottile glassa al burro e zucchero a velo, anche in monoporzione. Questo dolce soffice e molto gustoso ha origine nel 1900 ma la ricetta è ancora oggi segreta e si tramanda di generazione in generazione.
Ghigo propone anche deliziose cioccolate calde rigorosamente fatte al momento, con panna montata e per i più golosi anche i marron glacés o le tipiche  bignole torinesi.
Anche Baratti e Milano nel periodo invernale propone dolci tipici natalizi di produzione propria come il panettone classico o al cioccolato da accompagnare al “Bicerin”, che, tradotto dal piemontese, significa “bicchierino”, una spettacolare bevanda analcolica tipica torinese a base di caffè, cioccolata e crema di latte, ma ne esistono anche altre varianti alcoliche. Viene servito esclusivamente nei bicchieri di vetro per far apprezzare le sfumature date dagli ingredienti prima di una piacevole degustazione.
Un altro famoso locale torinese che propone specialità natalizie è Stratta, con tantissime varianti di panettone, quello classico, quello con i marron glacés, con l’albicocca, ricoperto di cioccolato, o di pistacchio, ripieno di zabaione, di Vermouth e molti altri.
Queste sono solo alcune delle particolari proposte dolciarie della tradizione  natalizia che Torino propone in questo periodo, capace di accontentare tutti i gusti anche e specialmente quelli più raffinati.
.
LE SCELTE DEI TORINESI
Molti torinesi durante le festività andranno sulle nostre splendide Alpi a sciare o a fare snowboard tra le mete più ambite ricordiamo Bardonecchia e il Sestriere; all’opposto altri prediligeranno il mare d’inverno, e, vista la vicinanza, Finale Ligure, Sanremo ed Alassio sono mete predilette. Tanti, come ogni anno, saranno invece i turisti che arriveranno a Torino per vedere le meraviglie che offre la città della Mole e per assaggiare i tipici piatti invernali come la polenta con il cinghiale, la bagna cauda o il vitello tonnato.
Il Natale per i cittadini sabaudi è spesso un momento di ritrovo famigliare e la magia che si vive per le strade di Torino riscalda i cuori anche quelli più freddi, perché si sa, a Natale si è tutti un po’ più buoni, anche se, a pensarci bene, potrebbe essere Natale ogni giorno dell’anno, se solo sapessimo valorizzare ciò che abbiamo e tendessimo maggiormente a migliorare le nostre relazioni quotidiane. Buone feste a Torino a tutti.
.
NOEMI GARIANO

EGIZIO, il museo più antico del mondo si trova a Torino

SCOPRI – TO

Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino

.
“Un museo che ripensa a se stesso è un’istituzione culturale viva, dinamica, e moderna, che mira a diffondere conoscenza.” queste le parole di Christian Greco attuale direttore del Museo Egizio di Torino. Torino ospita il museo più antico del mondo, il Museo Egizio secondo per importanza solo a quello del Cairo.
Il Museo si trova in centro, a pochi metri da Piazza San Carlo, in via Accademia delle Scienze 6, tantissimi sono i turisti italiani e stranieri che ogni giorno ne fanno visita.
Nel 1824 il Re Carlo Felice Di Savoia acquistò da un noto collezionista, Bernardino Drovetti, oltre 7000 reperti egizi che furono posti inizialmente nelle sale della Accademia Delle Scienze per diventarne poco per volta un museo aperto al pubblico. Nel 1894 il sovraintendente del museo Ernesto Schiapparelli, ex Senatore del Regno d’Italia e grande egittologo finanziò scavi e spedizioni in Egitto trovando nuovi reperti ed ampliando così il museo al punto che nel 1930 il Museo Egizio ebbe circa 30’000 pezzi, tra mummie, papiri, arredi funerari e animali imbalsamati.
Nel 2015 viene ulteriormente amplificato e ad oggi ha anche sale adibite al restauro, una biblioteca e il giardino botanico dedicato alla flora dell’Antico Egitto.
Nel Museo Egizio oggi si contano fino a 45’000 pezzi dall’epoca del Paleolitico in avanti, tra cui 24 mummie umane e 219 sarcofagi.
.
ADDENTRANDOCI NEL MUSEO
Tra le esposizioni più note possiamo trovare la Sfinge, la statua di Ramses II e il Sarcofago di Ibi.
Il Museo si articola su quattro piani e le scale mobili sono allestite ad immagine della risalita al fiume Nilo per opera dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti. Nel seminterrato vi è l’ingresso alla visita, al primo piano vi è un’immensa galleria di sarcofagi e di mummie dell’epoca romana, al secondo piano si trovano reperti del periodo predinastico al Nuovo Regno d’Egitto con molteplici affreschi e tombe che riportano l’immaginazione del visitatore alla realtà di quel periodo. Le mummie un tempo venivano imbalsamate in posizione fetale e solo in seguito si decise di metterle prone, proprio per questo alcune di esse hanno ancora posizioni ricurve su sé stesse. Molte di esse hanno anche un’identità scoperta grazie a reperti storici e utensili ritrovati nelle tombe. Nell’ultimo piano vi è un forte gioco di luci che rende l’ambiente ancor più magico con statue di faraoni e figure mitologiche.
La Gestione del Museo è in carico alla Fondazione Delle Antichità Egizie che finanziano spesso nuovi scavi e restauri. Per i bambini viene proposto un percorso facilitato e ricco di avventure.
.
EVENTI AL MUSEO EGIZIO
L’antico Egitto ha da sempre un fascino magnetico e nonostante i numerosissimi visitatori del Museo Egizio emerge dai dati Istat che oltre il 50% di diciottenni e diciannovenni in Italia non visitano in un anno neanche un museo perché lo trovano vetusto; per questo motivo, il Museo Egizio in collaborazione con il Club Silencio ha organizzato delle serate molto particolari e coinvolgenti per incentivare i ragazzi ad andare nei luoghi di arte e cultura. Le serate prevedono musica dal vivo con un noto dj e drink dalle 19 alle 24 all’interno del museo e nel cortile, circondati da un’atmosfera araba e mediterranea.
Il Museo Egizio offre anche visite private a porte chiuse, aperitivi, cene di gala, colazioni, eventi, talk e conferenze oltre a mostre temporanee dedicate all’Egitto come quella di “Tutankhamon” o “Il Dono di Thot” realizzare proprio quest’anno.
Il Museo è quindi in continuo rinnovamento grazie ad eventi, nuovi reperti e mostre temporanee motivo per cui ne rimangono sorpresi ed affasciati  anche coloro che lo avevano già visto in passato e ci tornano a distanza di anni.
.
IL MUSEO DEL CAIRO 
Per ordine di importanza, prima del Museo Egizio di Torino, troviamo quello del Cairo in Egitto, con oltre 137’000 reperti storici su due piani, suddivisi tra Medio, Nuovo e Antico Regno. Fu costruito per volere del governo nel 1835 per evitare continue esportazioni all’estero di manufatti storici. Tra i pezzi di maggior prestigio vi sono i reperti della tomba di Tutankhamon trovati nel 2022 nella Valle Dei Re e 27 mummie reali. Il museo ha cambiato locazione rispetto alle origini, oggi si trova in piazza Tahir all’interno di un edificio fondato dall’egittologo Auguste Mariette.
Proprio dal Cairo arriva una notizia di questi giorni che sta attirando particolarmente l’attenzione tra gli appassionati e non dell’antico Egitto; è quella data direttamente da Zahi Hawass, archeologo ed egittologo egiziano, Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, ovvero, il ritrovamento di tre nuove porte all’interno della Piramide di Cheope e che il 5 dicembre prossimo verranno quindi  probabilmente svelati nuovi segreti di questa maestosa costruzione.
La cultura e l’arte sono discipline fondamentali per un buon bagaglio culturale e se i musei ad oggi vedono un calo di presenza delle nuove generazioni si potrebbe pensare di rinnovarli rendendoli anch’essi nuovi e all’avanguardia ed è proprio questa la strada vincente che sta percorrendo il nostro “Museo Egizio” collocandosi fra i musei più importanti al mondo e sempre più … al passo con i tempi.
.
Noemi Gariano

Urbani… il ristorante fatato

Scopri – TO  Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino

ECCELLENZA TORINESE E … ITALIANA
Entrare da Urbani a Torino non è come entrare in un ristorante qualsiasi, perché il  locale è “un luogo incantato”, come nelle più belle fiabe Disney; le pareti sono adornate da grandi alberi, fiori, fatine, animaletti, macchinine, un mondo dei balocchi affascinante dove sedersi per degustare un ottimo pranzo o una cena lascia esterrefatti grandi e piccini.
Paolo Urbani, nipote di Vittorio, storico titolare che aprì il ristorante nel 1930, ci racconta di quanta passione mise la sua famiglia negli anni per creare quello che oggi è uno dei locali più rinomati di Torino.Alla guida del ristorante troviamo la zia di Paolo, Emanuela Urbani che con grinta e determinazione porta avanti storiche tradizioni.
Tra i piatti principali del locale troviamo piatti tipici e selezionati delle regioni italiane. Tra gli antipasti, i celebri “Antipasti Urbani” con varie degustazioni tra cui l’insalata russa, il parmigiano, i salumi, il vitello tonnato, il tris di antipasti piemontesi, l’albese e gli affettati misti, accompagnati, in alcune occasioni, dall’offerta di una degustazione delle loro particolari pizze. Tra i primi più apprezzati del locale troviamo gli agnolotti al sugo d’arrosto, gli spaghetti alla pugliese, le tagliatelle ai funghi e molti altri che variano in base alle materie prime di stagione. Tra i secondi la loro popolare “Grissinopoli”, una bistecca alla milanese impanata con i tipici grissini piemontesi i Rubatà, poi, l’immancabile brasato al barolo e in alcuni periodi i funghi fritti, immancabile il pesce fresco cucinato al momento e i sorbetti di frutta.
Durante i diversi periodi dell’anno variano non solo i piatti proposti, ma anche l’ambiente e l’arredamento, ad esempio, durante il periodo natalizio, le varie stanze si arricchiscono di luci e particolari addobbi natalizi che rendono il locale ancora più particolare.
.
URBANI HA ACCOLTO STAR INTERNAZIONALI
Paolo Urbani ci racconta con orgoglio che  il loro locale era ed è spesso frequentato da molti personaggi pubblici e famosi come, ad esempio, Sandro Pertini, Maria Callas, Walter Chiari, Renato Zero, Paolo Bonolis, tennisti, cantanti e star internazionali come Naomi Campbell,  molti anche i calciatori, tra cui gli indimenticabili, Diego Maradona, Gianluca Vialli che portava sempre con se le sue maglie da regalare  e Zlatan Ibrahimovic che in particolare adora e finisce sempre la forma di parmigiano.
Un simpatico aneddoto che ricorda Paolo Urbani è che spesso erano queste celebrità che chiedevano la foto con il nonno Vittorio e non viceversa, questo a testimonianza di quanto Urbani fosse ed è tutt’ora un’istituzione per Torino.
Alle origini il locale essendo molto vicino alla stazione, oltre a preparare i classici pranzi e cene, preparava anche dei veri i propri “baracchini” (“portavivande” in piemontese) per i viaggiatori così da potersi portare le leccornie in viaggio. Oggi in parte è ancora possibile con l’asporto.
.
LA FELICITA’ DEL CLIENTE AL PRIMO POSTO
Ubrani fu il primo ristorante in Italia a rimanere aperto la sera fino a tardi, la loro formula è la stessa dal 1930, Emanuela Urbani ci racconta infatti che se il cliente viene al ristorante è perché ha appetito ed è quindi giusto accoglierlo nei sui tempi, con antipasti, primi e secondi abbondanti e di qualità, perché andare da Ubrani deve essere sempre una grande festa.
Il locale ha sempre portato avanti una ricetta storica, “i rigatoni al brucio” con pomodoro, aglio, basilico, peperoncino e un ingrediente segreto che conservano ormai da generazioni.
Paolo Urbani prevede per i prossimi dieci anni un ristorante ancora più all’avanguardia mantenendo sempre questo stile particolare che lo contraddistingue e tutte le tradizioni di famiglia come quella di accertarsi che il cliente sia davvero soddisfatto ogni qual volta che termina il pasto. In futuro potrebbero anche esserci serate particolari di musica dal vivo dato il talento canoro proprio di Paolo.
Nonostante Torino abbia una clientela molto raffinata Paolo ci dice di essere riuscito a superare l’impossibile, quando una sera, una cliente gli chiese espressamente una carbonara senza uovo! La cucina non si perse d’animo e con assoluta gentilezza accontentò la cliente decisamente soddisfatta.
Il locale è indubbiamente adatto sia alle  famiglie con bambini per l’ampio spazio e l’arredamento fiabesco sia alle coppie per il suo lato romantico e le sue luci calde, ma anche per incontri di lavoro proprio perché in grado di accontentare ogni tipo di palato da quello più raffinato e ricercato a quello più rapido e concreto. Non resta che “provare per credere”.
.
NOEMI GARIANO

 

 

 

 

Ecco la video intervista ↘️

Galleria di torinesi celebri tra passato, presente e futuro

Scopri – To

ITINERARI E SORPRESE ALLA SCOPERTA DI TORINO
.
Torino ha dato i natali a tantissimi artisti e personaggi celebri, che ne hanno influenzato la sua cultura e la sua storia.
Nel 1810 nacque, nel capoluogo piemontese Camillo Benso Conte di Cavour, primo presidente del Consiglio dei ministri e protagonista del Risorgimento.
Rita Levi Montalcini nacque nella città Sabauda nel 1909, nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica e unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la medicina per aver scoperto una proteina del sistema nervoso.
Anche Primo Levi nacque  nel 1919 e visse a Torino tutta la sua vita, fu scrittore, chimico e partigiano antifascista che sopravvisse miracolosamente all’olocausto. La sua opera più celebre è “Se questo è un uomo” in cui racconta le esperienze vissute nel campo di concentramento.  A Torino al Polo 900′ si trova l’esposizione di racconti, oggetti e ricordi appartenuti a Primo Levi. Nasce a Torino nel 1971 il fondatore del Futurismo. Giacomo Balla che fu anche pittore, scultore e scenografo.
Potremmo inserire tra gli artisti anche personalità imprenditoriali come Giovanni Agnelli che grazie alla Fiat rivoluzionò l’industria torinese, luoghi simbolo della sua vita furono la sua casa a Villar Perosa e la villa Frescot a Torino dove oggi vivono Jhon Ellkan e la famiglia.  Tra gli artisti torinesi più recenti troviamo Arturo Brachetti noto come regista, illusionista e trasformista che porta la sua comicità in televisione e nei principali teatri italiani.
.
Gli artisti emergenti
Numerosi gli artisti torinesi attuali, molti giovani emergenti che si esibiscono nelle piazze principali della città, percorrendo la via principale del centro, via Roma, troviamo artisti con il violino, altri con il pianoforte che intonano perfettamente Perfect di Ed Sheeran, la gente stupita si ferma e li fotografa come fossero artisti già conosciuti, chissà chi di loro riuscirà a vivere solo di arte e chi invece dovrà dedicarsi ad altro perché la fortuna non è stata dalla sua parte. Potremmo riconoscere in ognuno di loro la propria singolare arte, proprio per questo non sempre compresa da tutti, ma pur sempre unica. In ognuno di noi c’è arte, c’è creatività, quando siamo bambini giochiamo con persone immaginarie, creiamo vere e proprie storie e ci arrabbiamo se mostrando la tazzina vuota qualcuno non fa il gesto di bere, con il tempo perdiamo parte di questa fantasia. Il lavoro, il rigore, una vita frenetica, ci portano a perdere la nostra vera identità, a perdere la fanciullezza che ci contraddistingue e rimane bloccata dentro di noi, ma se veramente la vogliamo recuperare basterà guardarci dentro, ridere un po’ più spesso di noi stessi, comprendere che la vita è una e non sappiamo per quanto tempo la potremmo godere, forse così inizieremo tutti ad essere un po’ più artisti, un po’ più liberi da tutto. Alessandro D’Avenia, noto scrittore dice una frase fondamentale: “Se sapreste di dover morire fra sette giorni, cosa fareste? La distanza tra ciò che già fate e ciò che fareste è la distanza fra voi e la vita vera”. Ecco che allora capiamo quando possa essere soddisfacente esibire la propria arte e ciò che si prova anche solo davanti a poche persone che passeggiano per le vie torinesi. Numerose sono anche le mostre itineranti di pittori emergenti che troviamo spesso in numerose stanze di via Po’ o nel Museo di Arti Decorative anch’esso sede di mostre temporanee.
Sempre a Torino dedicata agli artisti emergenti troviamo Spazio 100, una Galleria nata nel 2011 per i nuovi talenti che utilizzano come mezzo la scultura, la fotografia e la pittura.
.
Il successo dei veri talenti
Alcuni artisti con determinazione passione e un pizzico di fortuna riescono poi ad arrivare al successo, questo il caso di Emanuel Victor, un ragazzo di Chivasso dalle origini argentine che ha iniziato suonando la chitarra per le strade, facendosi poi conoscere dal grande pubblico grazie al programma Rai “Dalla strada al palco”, ne vinse l’edizione ed oggi è conosciuto in tutta Italia.
Emanuel è sicuramente un esempio di artista talentuoso che non fermandosi mai è riuscito a raggiungere il suo sogno, si sente spesso dire erroneamente che “dipende tutto da noi”, in realtà dipende da noi come reagiamo a ciò che ci accade e l’impegno che ci mettiamo, ma non possiamo davvero pensare che tutto dipenda da noi, perché esistono casi di persone che nonostante si impegnassero molto e dessero il massimo comunque non sono arrivate al risultato perché la decisione spettava a qualcuno di esterno. Pensando che tutto dipenda da noi rischiamo di vivere una vita incolpandoci per ogni cosa che va in modo diverso da come l’abbiamo immaginata. Il talento è in ognuno di noi dobbiamo solo saperlo coltivare ed è un grande successo anche solo poterlo usare senza per forza avere l’approvazione di tutti.
.
NOEMI GARIANO

Alla scoperta del ristorante torinese Plin e Tajarin

Scopri – To    Itinerari e sorprese in città

Si sa noi torinesi in quanto a gusti siamo molto difficili, si dice infatti che se un prodotto fa successo in Piemonte può farlo nel resto del mondo.
Oggi andiamo quindi alla scoperta di un ristorante che propone le tipiche specialità piemontesi realizzate seguendo esattamente le ricette originali.
“Plin e Tajarin” è il nome di uno dei più particolari ristoranti del centro di Torino.
Per avervi accesso bisogna prenotare circa un mese prima soprattutto nel periodo estivo perchè ha solo 18 coperti, per entrare bisogna suonare proprio come se andassimo a casa di amici, ad aprire arriva infatti il titolare, un signore distinto sulla settantina con un sorriso enorme e lunghi capelli bianchi che gli accarezzano il volto.
Entrando il locale è davvero curioso, non c’è uno spazio nelle pareti che sia vuoto, ci sono molteplici quadri astratti, disegni, cornici, i tavoli stessi sono incorniciati con una superficie in vetro da dove si possono intravvedere numerosi oggetti appartenuti al passato come orologi, vecchi telefoni, lettere e altri ninnoli. Ogni tavolo è diverso dall’altro e ognuno ha qualcosa di particolare, i pavimenti sono di legno in parte ricoperti da una pulitissima mouquettes.
L’effetto di questo locale è sicuramente quello di sentirsi a casa di qualcuno in un ambiente caldo e accogliente sicuramente molto adatto a delle cene fra amici.
I piatti anch’essi decorati con disegni astratti presentano una grande varietà di antipasti offerti dalla casa e serviti con all’interno dei bicchierini in vetro. Tra gli antipasti più famosi, tipici del nostro territorio, troviamo la Panada, ovvero una particolare zuppa di pane, a seguire patate fagiolini e basilico, cavolfiore arachidi e grana, nocciole e cipolle e molte altre proposte realizzate con prodotti che variano a  seconda della stagionilità.
Tra i primi emergono chiaramente i loro “plin” fatti ancora come in passato con della pasta fresca ripiena di carne brasata, in varie versioni; tra le particolarità ci sono i “plin nel tovagliolo” ovvero portati freschi appena cotti senza alcun condimento e posati dentro un panno. Il titolare spiega che era un’usanza tipica della sua infanzia nelle Langhe quando la domenica si andava a messa le donne preparavano al mattino presto i plin e ne portavano qualcuno a messa mettendoli nel tovagliolo, quelli che rimanevano a volte venivano consumati dai mariti dentro un bicchiere di vino, troviamo infatti nel menù anche questa variante, sicuramente molto scenografica ma altrettanto apprezzata.
Ci sono poi i classici plin al sugo d’arrosto anch’essi preparati dalle mani esperte della cucina che utilizza la ricetta segreta  tramandata negli anni.
Si arriva poi ad un altro classico della cucina piemontese ovvero “i tajarin”, una pasta lunga sottilissima, ai 40 tuorli, morbidissimi e decisamente gustosi abbinati al castelmagno o ai funghi porcini.
Numerosi altri piatti primi e secondi completano il menù, tutti molto raffinati e abbondanti per conquistare ogni tipo di pubblico specie quello dal palato più raffinato.
Da Plin e Tajarin sono poi immancabili i dolci spesso rivisitati, come “il bunet” unito alla crema di zabaione o alla colata di cioccolata calda fondente, le numerose torte e tante altre leccornie, mentre per finire, splendido è il digestivo alle erbe servito come una crema e preparato al momento.
Il ristorante  “Plin e Tajarin” è sicuramente uno dei locali più intriganti del centro di Torino, la cura per il cliente e la scelta delle materie prime permette a turisti e abitanti della città di concedersi veri attimi di puro piacere e di relax in compagnia…..”a casa di amici”.
Le ricette originali svelano che il nome “Plin” derivi dal pizzicotto che si da per chiudere i ravioli mentre Il nome “tajarin” invece deriva dai tagliolini ed entrambi i piatti sono nati nelle case piemontesi di umili origini, ne esistono quindi numerose varianti tutte molto accattivanti e gustose, tant’è che lo scrittore Carlo Petrini scrisse un libro sulla storia dei Tajarin, nel quale racconta la passione che ogni cuoco o cuoca ci mette per farli perchè renderli così fini e gustosi è sicuramente un’arte. E come dice Petrini “Non esiste alcuna forma di innovazione ben riuscita che non ponga le sue basi sul solido concetto di tradizione. Così come ogni buona tradizione necessita di un continuo, gentile e rispettoso rinnovamento per potersi mantenere in vita.”
Noemi Gariano

La Mole e il Museo del Cinema di Torino

Scopri – To  Itinerari e sorprese alla scoperta di Torino 

Uno dei percorsi suggeriti ai turisti in visita a Torino sono senz’altro i portici di Via Po, da P.zza Castello a P.zza Vittorio, a metà del tragitto a sinistra troviamo Via Montebello e dopo qualche passo eccola lì, a destra, affascinante ed austera, la Mole Antonelliana. “L’opera architettonica più geniale mai realizzata” questo era per il filosofo Nietzsche la Mole simbolo della città barocca. Il nome deriva dal suo architetto Alessandro Antonelli. Fino al 1908 fu l’edificio in muratura più alto del mondo. La storia della mole è molto travagliata, è stata infatti spesso in parte distrutta da intemperie e ricostruita con materiali più solidi, il simbolo di Torino è quindi anche un grande insegnamento per noi perché rappresenta la forza di ognuno nel persistere nonostante le avversità e a forza di reagire e rialzarsi si diventa più forti e non si cade più.
.
LA STORIA DELLA MOLE
La Mole fu inizialmente concepita nel 1863 come un tempio israelitico, una sinagoga, senza l’attuale punta, solo con il basamento inferiore di circa 113 metri, anni dopo la costruzione, la comunità ebraica era insoddisfatta del risultato e l’architetto Antonelli decise così di renderla più alta di 47 metri. Questo richiese molti costi aggiuntivi e continue interruzioni dei lavori, con molte problematiche strutturali da superare. La comunità ebraica decise poi di cedere la Mole al Re Vittorio Emanuele II e di costruirsi una sinagoga in zona San Salvario. Nel 1880 i lavori furono quasi terminati e il noto regista Gian Luc Godart, passandoci vicino con un pallone aerostatico, faceva già ammirare ai turisti questa nuova e maestosa struttura anche se non ultimata. Nove anni dopo i lavori terminarono concludendo la parte finale della Mole con una guglia appuntita e una statua raffigurante il Genio Alato, simbolo dei Savoia. L’edificio ha quindi ora un’altezza complessiva di 167 metri.
La Mole Antonelliana venne inaugurata nello stesso anno della Tour Eiffel e vennero quindi per molto tempo paragonate. Nel 1904 un fulmine la colpì, ma per fortuna non causò gravi danni. Negli anni 50 una tromba d’aria spezzò la punta della Mole, finendo nella struttura della Rai adiacente e rischiando di ferire il noto conduttore Alberto Angela, in dieci anni la punta venne poi ricostruita ponendovi una stella a dodici punte, di tre metri e di 140 kg con sostegni molto più resistenti. La stella divenne poi il simbolo del Torino Film Festival. Dagli anni 2000 sulle fiancate della Mole troviamo un’illuminazione a led che prevede varie colorazioni spesso alternate alla sequenza numerica di Fibonacci o ai colori della bandiera italiana. All’interno della Mole vi è l’ascensore panoramico con una vista interna a 360° agibile di giorno durante la settimana  e che consente poi di poter vedere tutta la città dall’alto, mentre in alcuni periodi dell’anno nei fine settimana si può accedervi anche alla sera. La Mole inoltre la troviamo anche su numerosi libri di esoterismo perché viene considerata uno dei punti della magia bianca di Torino e secondo alcune leggende all’interno si trova nascosto il Sacro Graal. Un’importante particolarità della Mole Antonelliana è il suo stile misto fra neoclassico e neogotico e poi la forma ottagonale, molto insolita per l’epoca in cui fu costruita.
.
TORINO LA PRIMA CITTA’ ITALIANA DEL CINEMA
Sotto la Mole troviamo il Museo Del Cinema attivo dal 1946 che illustra dalle origini fino ad oggi la grande crescita cinematografica avvenuta negli anni.
Il museo è diventato tale grazie anche al sostegno di molti artisti, tra cui il noto regista Giovanni Pastrone che girò a Torino il film “Cabiria”, la studiosa di cinema Maria Adriana Prolo e il giornalista Francesco Pasinetti che diedero importanti contenuti per la nascita del museo. Addentrandoci all’interno, infatti, troviamo per esempio La Statua Del Dio Moloch usata proprio nel film Cabiria, un’imponente struttura dorata utilizzata in varie scene del kolossal.
Il museo si sviluppa a spirale e segue l’ordine cronologico della nascita del cinema mostrandoci gli avvenimenti più importanti come la nascita del cinema muto in bianconero, la storia dei fratelli Lumière con i loro primi spettacoli nel 1896 e il primo film, proiettato proprio a Torino, fu gratuito per il pubblico solo per il suo primo spettacolo ma il grande successo fece si che dal 1900 Torino avesse già ben 60 sale cinematografiche. Attraversando le sale del museo troviamo poi i grandi classici del cinema muto come il già menzionato “Cabiria” diretto da Giovanni Pastone e scritto da Gabriele D’Annunzio, “Nosferatu il vampiro”, “La passione di Giovanna D’Arco”, “La corazzata Potëmkin”con Fantozzi e molti altri. Durante gli anni ’20 del fascismo le produzioni si spostarono maggiormente a Roma, ma Torino restò un grande punto di riferimento per molti registi. Proseguendo la visita troviamo i film degli anni ’50 che fecero la storia del cinema come “Gli uomini preferiscono le bionde” con Marylin Monroe, fino ad arrivare agli anni ’70 con “Guerre Stellari”, “Il Padrino” e a seguire nel  tempo fino ai giorni nostri.

Vi sono inoltre sale interattive dove potersi cimentare in nuove esperienze, giochi di luci, illusioni, sale dedicate ai Musical e altre ai numerosi film western. Troviamo poi una sala dedicata ai cartoni animati che racconta dalla loro nascita fino al giorno d’oggi, l’evoluzione avvenuta grazie alla tecnologia.
Una parte è dedicata alle mostre temporanee, nel 2023 troviamo la mostra di Tim Burton incentrata su un archivio di film del regista dalle sue origini fino agli ultimi film.
Ci sono in totale circa 6.000 film e circa 140.000 documenti fotografici oltre che manifesti e locandine.
Il Museo Del Cinema e La Mole Antonelliana sono così diventati il simbolo di Torino in Italia e nel mondo, ma la bellezza di questa città non si ferma qui, numerosi sono infatti i luoghi celebri che rendono Torino un diamante raro forse a volte ancora poco conosciuto, ma d’altronde le pietre preziose sono solo per gli intenditori.
.
Noemi Gariano

Torino al passo con i tempi: una cena in tram alla scoperta della città sabauda

SCOPRI-TO: ITINERARI E SORPRESE TORINESI
“Se dovessi disegnare la società, mi piacerebbe che sul tram, sul metro, su una panchina ci fosse un posto riservato ai lettori di un libro.” Frase celebre rivisitata di Fabrizio Caramagna che ci porta a pensare quanti chilometri hanno percorso i tram torinesi e quanti personaggi importanti hanno usufruito di quei sedili scricchiolanti, ognuno con la sua storia…
Alla fine del 1800 i tram erano vagoni trainati dai cavalli e proprio Torino è stata la prima città italiana ad averli; dal primo dopo guerra diventarono più simili a come li conosciamo oggi, avevano due carrozze una dietro l’altra e si muovevano su rotaie. Con il passare degli anni si sono evoluti per stare al passo con i tempi, fino ad oggi, ormai quasi tutti elettrici. Il 30 gennaio 1988 Torino creò il primo tram Europeo con ristorazione a bordo.
L’inventore fu Franco Rosso che organizzò all’interno di un tram un vero e proprio ristornate con tavole imbandite e menù tipici torinesi avvalendosi dell’aiuto del noto architetto Giorgetto Giugiaro. Agli albori il tram poteva ospitare fino a 40 commensali e faceva due tour uno a pranzo e uno al desio. Il fascino di un tempo è ancora attuale, i tram che effettuano questo servizio per GTT sono Ristocolor e Gustotram che, oltre ai pasti principali, propongono succulenti ed apprezzati aperitivi per circa 32 persone, i tavoli sono da quattro commensali, quindi per coloro che prediligono essere solo in due vi è un supplemento da pagare.

Il tram Ristocolor è un mezzo molto caratteristico con colori esterni che ricordano i quadri in stile Pop-art e con colori accesi che vanno dal giallo al bianco al rosso, l’artista che ha progettato la grafica è Ugo Nespolo, un pittore piemontese molto noto soprattutto negli anni ’60.
Gustotram invece ricorda i primi tram del ‘900 con il suo gusto retrò color panna e rosso.
Per entrambi i tram la ristorazione è affidata al personale del locale Slurp, che propone una cucina realizzata con materie prime d’eccellenza e tipiche del territorio piemontese, adatte a tutte le esigenze anche per vegani e vegetariani.
“LE TRE VARIANTI DEL RISTORANTE IN MOVIMENTO”
Esistono tre differenti tour, l’aperitivo di circa un’ora, la cena classica di giovedì e venerdì che dura un’ora e mezza e la cena gourmet solo il venerdì e il sabato di circa due ore. I prezzi vanno dai 25 ai 50 Euro a persona. Tra le prelibatezze piemontesi spesso si trova il tomino, la millefoglie di asparagi e grana padano, i risotti, i tipici plin, il cremino allo zabaione il tutto accompagnato da ottimi vini e bevande analcoliche.
Durante il tragitto si percorrono le vie principali del centro ad andatura molto lenta e costante non solo per evitare eventuali problemi ma in particolare per apprezzare il cibo e riempirsi gli occhi con le meraviglie di Torino. Il percorso infatti prevede tra gli altri il passaggio al parco del Valentino, la Mole Antonelliana, i grattacieli e la piazza Castello.
Molti sono gli eventi che vengono creati sul tram, ad esempio quello dedicato al salone del libro dal titolo “Attraverso lo specchio” dove vi erano piatti tipici delle storie più famose di tutti i tempi, oppure quello per il club sandwich di Orgoglio e Pregiudizio con il timballo di maccheroni del Gattopardo.
I RISTO-TRAM IN GIRO PER L’ITALIA E NON SOLO
Anche Milano da qualche anno offre questo servizio girando per il centro città e offerendo quattro portate più un aperitivo al costo di 70 Euro a persona.
A Roma troviamo il Risto-tram che offre due tipi di biglietti in base all’evento e che promette serate indimenticabili di grande festa percorrendo le vie principali della capitale.
In giro per il mondo troviamo questo servizio ad esempio a Copenhagen dove offrono un tour con cena sui loro tram, molto differenti da quelli torinesi, più ristretti all’interno dove vengono proposti cibi tipici ed in particolare gli hamburger proposti nei menù nelle diverse varianti in uso e apprezzate nel territorio. Per il prezzo si paga il piatto ordinato e non c’è un prezzo unico a menù come per i tram torinesi.
LE EMOZIONI DELLE CENE SUI TRAM
Sicuramente mangiare su un tram ha un fascino particolare specialmente quando gli anziani ci ricordano che un tempo, in tram, si correva da una parte all’altra della città e a volte bisognava portarsi dietro il famoso baracchino per i torinesi o la schiscetta per i milanesi e magari in quegli istanti ci si sentiva strani a mangiare cibo ormai quasi freddo da un contenitore che lasciava comunque odori che permeavano tutto il tram e facevano voltare i passeggeri ad osservare incuriositi.
Ecco che Ristotram di Torino vuole abbattere questa visione creando in primis un design interno che assomigli ad un vero e proprio ristorante, pareti dipinte, tovaglie, tovaglioli eleganti e calici vetrati.

L’atmosfera risulta così molto accogliente, distante dalla visione di un cibo consumato di fretta, la musica in sottofondo aiuta ad immergersi ancora di più nella Torino barocca che si scorge guardando dai finestrini, una Torino illuminata e maestosa che sorprende i turisti e ne meraviglia ancora anche il pubblico torinese. La cena sul tram risulta così un’esperienza unica, diversa nel suo genere, a tratti romantica, come le coppie che amano festeggiare i propri anniversari in giro per la città. Vi è inoltre la possibilità di noleggiarli interamente per una serata in caso di eventi personali come gite di gruppo o eventi aziendali. Per questi ultimi risulta molto utile cenare sul tram per meravigliare i propri dipendenti o clienti, mostrandogli Torino e consolidando i rapporti pur senza parlar molto di lavoro, emerge infatti da numerosi studi che essere in un ambiente rilassato e con del buon cibo possa aiutare a trovare dei punti comuni e nuove strategie, conviene però non farlo dopo la cena perché si rischia di addormentarsi in quanto numerose sono le portate a base di carboidrati che possono portare al rilassamento e alla sonnolenza! Sicuramente l’esperienza è rilassante anche grazie alla natura che Torino ha nei suoi parchi come quello del Valentino presente nel percorso del tram, ricerche scientifiche confermano che osservare le piante e tutto ciò che ha a che fare con la natura stimoli gli ormoni del benessere, Torino è quindi ricca di questi spunti e vederli su un tram mentre si mangiano prelibatezze è sicuramente la strategia migliore.
(foto di copertina Michele D’Ottavio)

.
NOEMI GARIANO

Il cubo gastronomico torinese e le sue facce

Scopri To 

ITINERARI E SORPRESE TORINESI

.

Lunghe code ogni mattina in piazza Carignano, una delle piazze più maestose di Torino, cinquanta sessanta persone in attesa, non solo per il ben noto museo del risorgimento, ma anche dal lato opposto, davanti al bar “Farmacia del Cambio” per il Cube Croissant. Una specialità nata all’estero, ma reinventata divinamente dallo chef del Cambio Matteo Baronetto.
Del Cubo chiamato anche  Kubik, ne vengono sfornati giornalmente 150-200 pezzi, ciò nonostante anche i torinesi più fedeli dicono di averlo sempre dovuto prenotare almeno un mese prima perché se no è quasi impossibile riuscire ad accaparrarsene uno. Questo ed il fatto che sia diventato virale su social come Tik Tok o Instagram lo rende ancora più desiderabile.
Il Cubo torinese nasce nel 2019 quando Matteo Baronetto nonostante la varietà delle sue paste,  non soddisfatto, decise di creare qualcosa di nuovo. Prese degli stampi quadrati per tortini salati e ci mise all’interno l’impasto per le brioches, una volta cotto si rese conto della croccantezza fuori e morbidezza all’esterno, caratteristiche uniche per un croissant. Decise così di farcirlo con una crema molto particolare, con bacche di vaniglia pure. Il cube croissant è davvero qualcosa di molto particolare, l’impasto esterno più dolce e croccante ricorda le brioches francesi di alta pasticceria, all’interno la fragranza dell’impasto diventa la nota di punta, a completare un cuore di fresca crema pasticciera che profuma di vaniglia e lo rende unico.
Il Cubo diventa uno dei simboli di Torino ricordando infatti i san pietrini presenti sulla pavimentazione del centro Città.
.
L’ORIGINE DEL CUBE CROISSANT
L’origine del Cubo è incerta, si dice che potrebbe essere nato in Svezia dallo chef Bedros Kabranian, quest’ultimo lo chiamò Crube (ovvero cubo) croissant e riferì di numerosi tentativi prima di riuscire a fare un poligono perfetto la sfoglia infatti nel forno raddoppia le sue dimensioni e spesso non è uniforme da tutti i lati. Tutto ciò finché non ebbe l’intuizione di prendere degli stampi completamente sigillati e riempirli solo all’85% così che potessero lievitare e non perdere la forma.
Altra possibilità è che potrebbe averlo creato il pasticcere francese Cedric Grolet che iniziò a creare torte a somiglianza del cubo di Rubik, vere opere d’arte molto in voga anche nei matrimoni, si dice però che per due piccole paste si arrivi oggi fino a 40 Euro.
Esistono in giro per l’Italia anche altre versioni molto simili al cubo torinese, come ad esempio il Cubo Maritozzo ripieno di panna di Fabrizio Fiorani, noto pasticcere romano. A Milano il Kubo della pasticceria Clea ripieno con una fragorosa crema pasticciera e caramello salato. Ne esistono di vari gusti e sono di dimensione ridotta rispetto al Cubo torinese.
Anche in molte pasticcerie dell’estero troviamo questa specialità, come a Londra, dove vi è il “Cube Croissant” di Le Deli Robouchon al cioccolato e di varie misure.
.
PERCHÉ  SIAMO ATTRATTI DALLE NOVITA’
I social hanno reso queste nuove brioches famose in tutto il mondo, il gusto è molto simile a quelle classiche di alta pasticceria, eppure siamo tutti attratti dalle novità soprattutto quando in tanti ne parlano. Questo perché quando vediamo e sentiamo continuamente parlare di qualcosa tendiamo a uniformarci con il pensiero comune e a pensare “se l’hanno provato loro devo assolutamente provarlo anche io”. Moltissimi giovani confermano che volevano fortemente provare il Cubo perché va di moda e per poter postare anche loro la foto e diventare così di tendenza. Quando qualcosa è di moda tendiamo a volerlo anche noi, sicuramente il trend del Cubo è molto valorizzante per la città di Torino e data la location, la qualità degli ingredienti e l’indiscussa bontà, lascia a chi lo assaggia un ricordo indelebile e la pubblicità lo ha sicuramente reso ancor più noto.
.
I TORINESI FANNO COLAZIONE CON IL CUBO?
Da numerose interviste ai cittadini torinesi emerge che il Cubo spesso viene preso anche come merenda accompagnato da un tè caldo, perché molte persone con la frenesia del mattino tendono a non fare colazione, il nutrizionista torinese Davide Garetto ci conferma questa mancanza. Secondo il Dott. Garetto “fare colazione è fondamentale non solo per attivarci metaforicamente e per fornirci la giusta energia per affrontare la giorntata, ma ci permette di arrivare ai pasti principali non troppo afffamati, evitando quindi di cadere nell’errore di consumare pranzi abbondanti e nutrizionalmente sbilanciati”. Secondo il nutrizionista il Cubo e brioches similari possono essere adatti alla colazione una volta alla settimana.
Emerge inoltre che i torinesi, ma non solo, difficilmente vanno al bar a far colazione da soli, questo perché inconsciamente o per abitudine noi vediamo luoghi quali il ristorante o il bar come luoghi di convivialità, di svago con amici, ci andiamo in compagnia per una pausa o un pranzo di lavoro o come riferimento per un incontro e se proprio siamo soli ci andiamo per un fugace caffè al banco, raramente per puro piacere di concedersi un momento riservato e speciale.
Sicuramente sedersi in una magnifica location qual’è piazza Carignano,  gustandosi il Cubo e bevendo un buon cappuccino potrebbe essere una speciale coccola personale da non sottovalutare, perché tutti abbiamo bisogno di amarci un po’ di più.
.
Noemi Gariano