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A Mirafiori la matematica diventa un gioco!

SETTIMANE DELLE SCIENZA PRESENTA: IL GIOCOLIERE DELLA SCIENZA

Perché la fisica può essere “elementare”

Con Federico Benuzzi, Giocoliere e insegnante di Fisica e Matematica

Martedì 22 giugno ore 21 – Casa nel Parco, Via Modesto Panetti, 1 Torino

A Mirafiori la matematica e la fisica si trasformano in gioco e divertimento.

La fisica è una disciplina scientifica che cerca di descrivere il mondo con la matematica. La giocoleria è un’antica arte circense fatta di fantasia, estro, tecnica. Due realtà apparentemente lontane ma che insieme riescono a trasformare le materie scientifiche in divertimento allo stato puro.

Il 22 giugno “Il giocoliere della scienza”, uno scienziato un po’ svitato, mette in evidenza i molteplici collegamenti tra i due mondi, piccoli e grandi segreti che millanta di aver scoperto, alternando divertenti monologhi teatrali di stampo divulgativo a esibizioni tecniche di altissimo livello, travolgendo il pubblico con la sua dirompente energia e la sua parlantina.

Continuamente in bilico tra lezione e spettacolo, questo buffo personaggio riesce a far capire al pubblico, tra stupore e divertimento, cosa voglia dire rappresentare, estrapolare leggi da regolarità per arrivare a predire comportamenti, lavorare assecondando le leggi della fisica per creare qualcosa di artisticamente bello.

L’evento rientra nel calendario delle Settimane della Scienza 2021 ed è realizzato nell’ambito del progetto “Talenti per la Scuola” della Fondazione CRT.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria inviando una mail a prenotazioni@fondazionemirafiori.it

Per info: Tel. 011 6825390 – 011 8394913 info@fondazionemirafiori.it – settimane@centroscienza.it

www.settimanedellascienza.it/

Robotica indossabile, Comau e Iuvo in sinergia con Heidelberg

Il progetto, condotto dall’Università di Heidelberg insieme a IUVO, punta ad ampliare il patrimonio di conoscenze e risultati scientifici che confermano l’usabilità e la praticità dell’esoscheletro MATE-XT di Comau, oltre che la sua efficacia nel ridurre i carichi biomeccanici nell’esecuzione di compiti gravosi Il supporto ergonomico di MATE-XT riduce l’affaticamento muscolare durante operazioni ripetitive e con le braccia sollevate

Con l’obiettivo di consolidare l’utilizzo della robotica indossabile per facilitare la collaborazione uomo-macchina, Comau e IUVO hanno avviato una collaborazione con l’Università di Heidelberg, uno dei principali istituti di ricerca europei.

Con particolare riferimento alla realtà industriale tedesca, l’intento è quello di quantificare ulteriormente l’efficacia dell’esoscheletro MATE-XT nel ridurre le sollecitazioni fisiche durante attività gravose che implicano la continua flessione delle spalle. Lo studio scientifico analizzerà gli effetti biomeccanici dell’utilizzo di MATE-XT in nuove applicazioni e nell’ambito di settori e ambienti esterni finora non testati, verificando al contempo la velocità di apprendimento e di adattamento motorio degli utenti. I risultati raggiunti potranno essere applicati, in condizioni simili, anche nell’ambito di altri contesti e mercati.
Questa cooperazione prende le mosse da forti sinergie nel campo della bioingegneria e della robotica avanzata, che i partner metteranno al servizio del progetto. L’incontro fra Comau e l’Università di Heidelberg è avvenuto tramite IUVO, un’azienda spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La quota di maggioranza di IUVO è detenuta da una joint venture stipulata tra Comau e Össur – azienda leader nel campo delle soluzioni avanzate nel settore dell’ortopedia non invasiva che migliorano la mobilità umana – nella quale Comau è socio di maggioranza. Insieme a IUVO, Comau ha co-sviluppato sia il primo esoscheletro MATE sia la versione più recente, MATE-XT.
La lunga esperienza e le numerose evidenze scientifiche raccolte da Comau e IUVO saranno il punto di partenza del nuovo studio. Le ricerche dell’Università di Heidelberg verteranno, tra l’altro, sulla biomeccanica e sulla produttività, con l’obiettivo finale di raccogliere ancora più dati sull’efficienza di MATE-XT per applicazioni nuove e sempre più impegnative.
“La partnership con l’Università di Heidelberg sottolinea il nostro impegno a far evolvere l’uso delle tecnologie indossabili adattive attraverso la combinazione tra una ricerca basata sul metodo empirico, robotica avanzata e know-how biomedico”, afferma Giuseppe Colombina, Comau HUMANufacturing Innovation Hub Leader e CEO di IUVO.
“La collaborazione con COMAU e IUVO è estremamente strategica per il gruppo di ricerca che coordino all’Università di Heidelberg. Ci dà la possibilità di testare un dispositivo certificato che, non solo è prodotto da una delle principali aziende nel panorama dell’automazione, ma che è anche complementare alle tecnologie robotiche che progettiamo al nostro interno”, sottolinea Lorenzo Masia, Ph.D. e professore ordinario in tecnologia medica e biorobotica presso l’Università di Heidelberg.
“La diffusione dei dispositivi robotici indossabili rappresenta una soluzione sostenibile a lungo termine per garantire il benessere sul posto di lavoro”, spiega Nicola Vitiello, Ph.D., professore associato presso la Scuola Superiore Sant’Anna e co-fondatore di IUVO. “La nostra ricerca con l’Università di Heidelberg si propone di studiare l’uso di MATE-XT nel contesto industriale tedesco per ampliare la nostra conoscenza della piattaforma e delle potenziali aree di sviluppo.”
La validazione di tecnologie innovative nel campo dei dispositivi biomedicali e della robotica indossabile è un passo fondamentale nel percorso volto a migliorare la qualità di vita dei lavoratori che si occupano di mansioni manuali gravose e ripetitive. Secondo le stime di Comau, nei prossimi cinque anni il tasso di crescita del mercato composto dai soli esoscheletri raggiungerà il 40%, trainato per metà dal settore industriale.

Cirrosi epatica e cure palliative, incontro su Zoom

Lunedì 21 giugno 2021 | ore 17.30 – 19.00

Piattaforma Zoom

HO LA CIRROSI EPATICA: LE CURE PALLIATIVE MI POSSONO AIUTARE?

 Si svolgerà lunedì 21 giugno il secondo appuntamento di Ars Pallium Academy, dedicato al tema delle cure palliative nella cirrosi epatica. L’incontro si terrà su piattaforma Zoom, dalle ore 17.30 alle 19, con partecipazione gratuita previa registrazione (per info e iscrizioni: info@arspalliumacademy.it).

La cirrosi epatica è una malattia cronico-degenerativa a elevato impatto sintomatologico, psicologico, sociale, e a prognosi infausta. L’unica terapia risolutiva è il trapianto di fegato, purtroppo destinato a un numero limitato di ammalati. L’età media dei pazienti, in genere inferiore a quella della maggior parte dei pazienti affetti da altre patologie cronico-degenerative, costituisce un ulteriore problema di welfare, essendo numerosi gli ammalati ancora in età lavorativa.

Le cure palliative possono costituire una risorsa importante per questi pazienti e per i loro familiari. Nei fatti, invece, vengono attivate ancora troppo raramente.

“Ho la cirrosi epatica: le cure palliative mi possono aiutare?”. A questa domanda risponderà la tavola rotonda virtuale che sarà introdotta e moderata da Oscar Bertetto, presidente di Ars Pallium Academy. Seguiranno gli interventi di Paolo Caraceni, professore associato in Medicina Interna Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna (“I malati di cirrosi epatica: quanti e con quali problemi”); Alessandro Valle, direttore sanitario della Fondazione FARO onlus (“Le cure palliative: se sono efficaci, perché no?”); Chiara Taboga, coordinatrice infermieristica Hospice Udine (“La gestione nella quotidianità”). Dopo il dibattito con i partecipanti, le conclusioni saranno a cura di Carlo Della Pepa, ricercatore del Dipartimento Scienza e Tecnologia del Farmaco Università di Torino.

Nel corso dell’incontro verrà data la dimensione del fenomeno della cirrosi epatica e si discuterà delle principali “barriere” che ostacolano l’attivazione dei servizi di cure palliative, delle potenziali strategie di superamento e saranno esposti i dati della letteratura che sostengono l’utilità delle cure palliative anche per questi ammalati.

La partecipazione è libera e gratuita previa registrazione: per iscriversi e ricevere le credenziali di accesso è sufficiente inviare una mail a info@arsapalliumacademy.it con il proprio nome e cognome.

ARS PALLIUM ACADEMY

Ars Pallium Academy nasce per promuovere la cultura e la diffusione delle cure palliative. È una rete costituita da quattro enti fondatori: ANEMOS Curando s’impara, Fondazione F.A.R.O. onlus, IUSE, Luce per la Vita. APA ha come mission la promozione della conoscenza e della diffusione delle cure palliative in ambito scientifico e sociale, mettendo al centro del proprio progetto i curanti e la cittadinanza, perché attraverso azioni formative e informative possano tutti contribuire allo sviluppo delle cure palliative.

Di quanto aumenterà la temperatura in Europa?

DIPENDERÀ DALL’INDEBOLIMENTO DELLE CORRENTI ATLANTICHE

Lo studio “Future climate change shaped by inter-model differences in Atlantic Meridional Overturning Circulation response” condotto da Politecnico di Torino e CNR ha comparato le previsioni di 30 modelli climatici differenti individuandone il punto debole nella discordanza delle previsioni.

Fondamentale affinare tali modelli con le campagne di osservazione nel Nord Atlantico

Quello delle previsioni e delle conseguenze dei cambiamenti climatici è ormai un argomento cruciale non solo per scienziati e meteorologi, ma coinvolge da vicino ed interessa direttamente anche il pubblico dei non addetti ai lavori, che ne avverte come tutti noi gli effetti quotidianamente.

Uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del ClimaConsiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino dal titolo “Future climate change shaped by inter-model differences in Atlantic Meridional Overturning Circulation response” ha messo a confronto le previsioni fornite da 30 modelli climatici di ultima generazione che includono nel loro codice numerico tutto ciò che si sa riguardo al sistema climatico.

Le previsioni fatte da questi modelli, che verranno incluse nel prossimo report IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), dimostrano che le incertezze nella previsione dei cambiamenti climatici in Europa dipendono fortemente dalla risposta all’incremento dei gas serra antropici delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.

I ricercatori hanno trovato che tra questi 30 modelli c’è grande incertezza su quanto diminuirà la velocità delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico: la stima va da un minimo di circa il 18% rispetto alla media del periodo pre-industriale, fino ad un declino molto più drastico, di circa il 74%. Inoltre i ricercatori hanno trovato che le variazioni climatiche future sull’Europa dipendono fortemente da quanto queste correnti si indeboliranno.

Nei modelli in cui la diminuzione delle correnti del Nord Atlantico è minore, il riscaldamento in Europa è maggiore. Ciò comporta anche un aumento maggiore delle piogge sul Nord Europa. Invece, nei modelli in cui le correnti del Nord Atlantico diminuiscono maggiormente, la temperatura e le piogge aumentano di meno, ma la corrente a getto si sposta verso nord modificando così il percorso tipico delle perturbazioni cicloniche durante l’inverno sull’Europa”, spiega Katinka Bellomo, responsabile dello studio presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico da questo giugno, proveniente dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC).

In passato si era già dimostrato che una riduzione della velocità delle correnti nel Nord Atlantico porta a una riduzione del riscaldamento globale e una variazione nelle piogge. Tuttavia, la novità presentata in questo studio è che l’incertezza nelle previsioni di temperatura e pioggia in questi modelli deriva in gran parte dalle correnti nel Nord Atlantico. Il motivo principale delle incertezze sulle previsioni climatiche è dovuto alla rappresentazione semplificata, che varia da modello a modello, dei complessi fenomeni fisico-chimici del sistema Terra, ma non si sa con precisione quali di questi fenomeni sia il responsabile. Il team ha dimostrato che la maggior parte delle discordanze nel predire il cambiamento climatico sull’Europa è collegato alle correnti oceaniche nel Nord Atlantico.

“Questo significa che se fossimo in grado di dire con precisione come le correnti oceaniche cambiano quando sono forzate dalle emissioni di gas serra, allora potremmo drasticamente ridurre l’incertezza nelle previsioni climatiche per l’Europa. Grazie alle campagne di osservazioni che vengono svolte attualmente nel Nord Atlantico, ora siamo in grado di capire meglio la dinamica degli oceani. Quindi è importante continuare in questa direzione visto che sembra molto plausibile che a breve saremo in grado di produrre modelli molto più precisi” aggiunge la ricercatrice.

“Questo lavoro fornisce inoltre informazioni importanti sui possibili cambiamenti nella circolazione atmosferica e su impatti climatici in Europa a seguito dell’attraversamento di un “tipping point” nella circolazione oceanica Atlantica. Si tratta di un argomento di grande attualità, che il nostro gruppo sta investigando attraverso lo sviluppo di modelli numerici”, nota Jost von Hardenberg, coautore dello studio e docente al Politecnico di Torino.

La ricerca – a cui hanno partecipato anche Susanna Corti del CNR-ISAC e Michela Angeloni del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna e CNR-ISAC – è stata finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito dei progetti Horizon 2020 TiPES e CRESCENDO al CNR-ISAC, ed è stata appena pubblicata su Nature Communications.

 

Ascolta il podcast (in inglese)

Nanoparticelle per curare una rara patologia ossea

DAL POLITECNICO DI TORINO

È il progetto di ricerca “MIMIC-KeY – A key to the rational design of extracellular vesicles mimicking Nanoparticles”: una chiave per imitare la natura e guidare nanoparticelle terapeutiche per curare la picnodisostosi, patologia metabolica dell’osso

 

Una cellula tumorale può essere utilizzata per le sue caratteristiche intrinseche per curare una malattia rara? A cercare una risposta a questa domanda è il progetto MIMIC-KeY – A key to the rational design of extracellular vesicles mimicking Nanoparticles: la ricerca, coordinata da Valentina Cauda, docente del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia con il suo team di ricerca, di cui fa parte anche Silvia Appendino, assegnista di ricerca, punterà a riprodurre nanoparticelle, in laboratorio, che, “mimando” la capacità innata delle metastasi di individuare l’organo da aggredire, possano essere guidate invece verso il tessuto con scopo curativo trasportando gli enzimi terapeutici.

Ciascun tumore infatti, secondo una programmazione naturale, crea metastasi in specifici organi o tessuti, “guidato” dalle vescicole extracellulari che individuano in modo selettivo e circoscritto il bersaglio da colpire. Sfruttando questa caratteristica si potranno migliorare le terapie per altre tipologie di patologie, prevedendo il rilascio mirato di farmaci che, ad oggi, mancano appunto di precisione, andando a disperdere il medicinale anche dove non necessario, diventando così invasive se non tossiche.

Il progetto MIMIC-KeY, ispirandosi alla struttura cellulare del cancro alla prostata e al mieloma multiplo, che una volta diffusi si espandono nel tessuto osseo, proverà a proporre una terapia per una rara patologia metabolica dell’apparato scheletrico, la picnodisostosi. Il progetto si svilupperà in due fasi: la prima di studio e individuazione della chiave del meccanismo che permette alle vescicole di guidare puntualmente la metastasi su un determinato tessuto; la seconda dove si ricreeranno artificialmente nanoparticelle similari a quelle metastatiche. Nanoparticelle che potranno trasportare, al posto del tumore, una terapia dedicata e mirata a curare la picnodisostosi.

Diversi sono i risvolti della ricerca, da quelli tecnologici – come l’avanzamento nella medicina di precisione e la creazione in laboratorio di nuovo materiale artificiale in grado di mimare quello biologico – a quelli che vedono l’ampliamento della conoscenza sulla materia: il progetto si inserisce infatti in un partenariato internazionale e multidisciplinare che raccoglie competenze nell’ambito della bioingegneria, chimica, biofisica, modellistica, biologia e clinica traslazionale.

“Questo progetto è stato finanziato nell’ambito del FET-OPEN RIA, un programma di ricerca europeo di Horizon 2020* che supporta la ricerca di frontiera e la trasla verso l’applicazione clinica e industriale. Non a caso, i partner del consorzio progettuale vanno dall’Università di Utrecht, l’Università Tecnica di Eindhoven, e la SUPSI di Lugano, ad istituti di ricerca clinica quali l’Istituto di Ricerche Farmaceutiche Mario Negri di Milano e l’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona, nonché l’azienda inglese ONI, che nasce come spin off dell’università di Oxford e propone microscopi per superisoluzione in fluorescenza su vescicole extracellulari. Il Politecnico di Torino è per la prima volta coordinatore di questa tipologia di progetti e nel corso dei prossimi 4 anni di lavoro ci poniamo un’intensa attività lavorativa e di ricerca, con l’obiettivo di produrre nuove nanoparticelle artificiali che mimino la natura e aiutino la risoluzione di patologie, anche rare”, dichiara Valentina Cauda.

* oggi denominato EIC Pathfinder nel nuovo quadro Horizon Europe (NdA).

Scoperta torinese sulle relazioni tra malaria e Covid

Un team di ricerca tutto italiano evidenzia come le varianti genetiche in grado di proteggere dalla malaria potrebbero fornire protezione anche per l’infezione da SARS-CoV-2

Lo studio pubblicato su Frontiers in Medicine fornisce nuovi elementi sulla relazione genetica tra ospite e Covid-19

Torino, 26 maggio 2021 – Il team di Computational and Chemistry Biology dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino con l’Istituto Giannina Gaslini di Genova ed il Policlinico di Palermo ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista internazionale Frontiers In Medicine che mette in luce una relazione genetica tra Covid-19 e malaria. Il lavoro ipotizza una correlazione inversa di alcune varianti in geni associati all’insorgenza della malaria con la diffusione del Covid-19, suggerendo che tali varianti a livello genetico possano conferire una protezione dall’infezione del coronavirus. In sintesi è stato evidenziato come nelle zone che in passato sono state colpite dalla malaria, l’incidenza del Covid-19 è stata molto inferiore.

Malaria e COVID-19 sono malattie diverse, entrambe dovute a infezioni: la prima causata da un plasmodio, la seconda da un virus, SARS-CoV-2, ormai molto conosciuto, sebbene si sia affacciato sulla scena mondiale solo da poco più di un anno. La convivenza, invece, tra plasmodio e l’uomo dura da molto più tempo, almeno da 50.000 anni, nei territori del mondo dov’è presente la zanzara che trasmette all’uomo il plasmodio. In Italia la malaria è ormai scomparsa, ma fino agli anni ’50 del secolo scorso era endemica in molte zone costiere del sud Italia e delle Isole, come pure in zone paludose, come quelle alla foce del Po.

La teoria del team di ricerca è che i geni che sono in grado di proteggere la popolazione dall’infezione malarica possano fornire una forma di protezione anche per l’infezione da SARS-CoV-2. La ricerca ha inoltre cercato di spiegare l’effetto biologico che queste variazioni genetiche possono esercitare sull’infezione da SARS-CoV-2 e sulla progressione della malattia, suggerendo possibilità terapeutiche potenzialmente utili. Lo studio ha quindi aperto nuove conoscenze teoriche sulla relazione tra genetica dell’ospite e COVID-19.

L’idea di approfondire il legame tra COVID e malaria – spiega uno degli autori dello studio, Antonio Amoroso, genetista dell’ospedale Molinette e dell’Università di Torino – è venuta osservando la frequenza di COVID-19 nelle regioni italiane, con ampie oscillazioni tra regioni del nord (in Lombardia ad esempio l’8,1% della popolazione ha contratto la malattia) e quelle meridionali, dove il COVID-19 ha avuto una frequenza quasi dimezzata (il 4,4% dei siciliani si è ammalato, il 3,4% dei sardi o il 3.3% dei calabresi). Poiché erano disponibili i dati di mortalità nelle province italiane all’inizio del ‘900, è stato possibile confrontare la mortalità per malaria di allora con la frequenza attuale di COVID-19. Si è ottenuta una connessione molto chiara: nei territori dov’erano più frequenti i morti di malaria all’inizio del secolo scorso, meno frequentemente si sono registrati oggi i malati di COVID, e viceversa. All’inizio del secolo scorso ogni centomila soggetti, ne morivano per malaria 73 in Sardegna, 24 in Sicilia e 32 in Calabria, mentre non ce n’erano in Lombardia o in Piemonte. Le Province del delta del Po erano anch’esse flagellate dalla malaria, con mortalità all’inizio del secolo scorso analoghe alle regioni del Sud. Ma anche la diffusione del COVID più di 100 anni dopo ha risparmiato maggiormente le province di Ferrara (dove i casi di COVID-19 rappresentano il 6,5% della popolazione) e di Rovigo (con il 5,9% della popolazione è risultata COVID positiva).”

Sappiamo molto bene come la convivenza con la malaria abbia selezionato alcune caratteristiche genetiche che consentivano di resistere meglio all’infezione malarica e che avvantaggiavano di conseguenza gli individui che le possedevano. – chiarisce Manlio Tolomeo – coautore dello studio e medico al Policlinico di Palermo – L’ipotesi che abbiamo avanzato è stata dunque che alcune delle caratteristiche genetiche che erano state selezionate per essere vantaggiose per l’infezione malarica potessero anche aiutare nel combattere meglio il coronavirus”.

Per dimostrare questa ipotesi – illustra Andrea Cavalli, responsabile del team Computational and Chemistry Biology dell’Istituto Italiano di Tecnologia e coordinatore del team di ricerca – ci siamo avvalsi dei dati già disponibili dalla comunità scientifica, sia in relazione alle varianti genetiche di protezione alla malaria (ne abbiamo selezionate una cinquantina), sia relative alle caratteristiche del genoma di un migliaio di individui sani appartenenti ad una cinquantina di diverse popolazioni,  per le quali erano anche disponibili le frequenze del COVID-19”.

Partendo da questi dati e dall’esperienza nello studio delle malattie genetiche, siamo quindi andati alla ricerca delle varianti più frequenti nelle popolazioni meno colpite dal COVID-19 e che fossero in grado di avere un impatto sul comportamento dei geni – precisano Marta Rusmini e Paolo Uva, coautori del lavoro e ricercatori presso l’Unità di Bioinformatica Clinica dell’Istituto G. Gaslini – e quindi potenzialmente vantaggiose contro il coronavirus. Questo studio contribuisce ad approfondire la relazione tra genetica e suscettibilità al COVID-19” e fornisce un solido approccio metodologico che potrà essere applicato per studi futuri direttamente sul DNA di pazienti COVID.”

Per approfondimenti: How Genetics Might Explain the Unusual Link Between Malaria and COVID-19

Ufficio Stampa Italia Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)

Giuliano Greco – giuliano.greco@iit.it+39 366 910 7863

Ufficio Stampa Città della Salute di Torino

Pierpaolo Berra – pberra@cittadellasalute.to.it+39 335 122 2559

Ufficio Stampa Istituto Giannina Gaslini

Maura Macciò – mauramaccio@gaslini.org+39 335 741 1393

Giornata Internazionale dei Planetari – online. L’Universo in un clic

Domenica 14 Marzo 2021, dalle ore 15.00 alle ore 22.00 l’evento digitale organizzato da Infini.to

Domenica 14 marzo Infini.to – Planetario di Torino, Museo dell’Astronomia e dello Spazio vi aspetta online. Pianeti, stelle, buchi neri e altri oggetti celesti entreranno nelle case dei partecipanti attraverso gli schermi dei computer, dalle ore 15.00, grazie alla tecnologia del Planetario digitale che si trova all’interno del Museo.

Un appuntamento da non perdere, ricco di incontri per tutti e interamente live, pensato per passare un pomeriggio e una serata insieme e con l’obiettivo di raccogliere fondi per la realtà museale attualmente costretta alla chiusura a causa della difficile situazione sanitaria.

L’evento è organizzato in occasione della Giornata Internazionale dei Planetari, promossa dall’Associazione dei Planetari Italiani (PLANIt).

Il pomeriggio è rivolto alle famiglie, ma anche a tutti gli appassionati del cielo: si parte alle ore 15.00 con “Un viaggio fantastico tra stelle e animali del cielo” uno spettacolo del Planetario realizzato dallo Staff di Infini.to per bambini 3-7 anni, seguito da attività di laboratorio.

Alle ore 17.00 vi aspettiamo per accompagnarvi “Tra lune e pianeti del nostro Sistema Solare”, mentre prima di cena, alle ore 19.00, appuntamento per un “Aperitivo sotto le stelle”, una pausa stellare, con la musica giusta e il racconto del cielo di queste serate.

La giornata non finisce qui: dopo cena doppio appuntamento con “Il viaggio lo decidi tu”, alle ore 20.30 e, a seguire, saremo ospiti della pagina Passione Astronomia, insieme al presidente di PLANit Gianluca Ranzini.

COME PARTECIPARE

Sarà possibile pre-iscriversi agli eventi attraverso l’apposito FORM (non obbligatorio) inserito nella pagina dell’evento.

La partecipazione sarà totalmente gratuita, ma per chi vorrà donare è attiva l’apposita pagina del sito. Il nostro sogno è raccontare a tutti le meraviglie del cielo. Ci impegniamo ogni giorno per progettare e creare nuovi contenuti da vivere in Museo, in Planetario e con le attività del nostro canale digitale Infini.to@home. Se condividi la nostra passione per l’Astronomia puoi aiutarci con una donazione libera: clicca sul tasto e dona con PayPal o con carta di credito!

DOVE TROVARCI

Sarà possibile seguire gli interventi live e fare domande tramite chat sul profilo Youtube e Facebook del Planetario.

CREDITI IMMAGINE: Infini.to-Planetario di Torino e Evans&Sutherland

Un sabato pomeriggio in compagnia della scienza

WINS SCIENCE&TECH DAY

UN POMERIGGIO GRATUITO PER TUTTE LE FAMIGLIE 

III EDIZIONE ON LINE – SABATO 6 MARZO, dalle 14 alle 18

su worldinternationalschool.com/wins-online-science-tech-day/

con la partecipazione speciale del tiktoker Marco Martinelli alias @marcoilgiallino

 

Sabato 6 marzo torna Wins Science&Tech Day. La III edizione, gratuita e online, è organizzata dalla WINS (World International School of Torino) ed è dedicata a tutti i bambini e i ragazzi, dai 5 ai 13 anni, che vogliono divertirsi con la scienza, la matematica, la medicina, la tecnologia…

Un pomeriggio intero, dalle 14 alle 18, tra attività ludo-creative ed esperimenti, guidati da docenti e tutor esperti, a partire dai teacher WINS, che terranno i laboratori in inglese, per unire lingua e scienza in un pomeriggio di divertimento e apprendimento.

 

Avete mai sognato di diventare un ingegnere Lego®? Sapete che è possibile costruire la Tour Eiffel nel proprio salotto con semplici cartoncini? Cosa succede se avviciniamo una calamita ad uno slime magnetico? Come si costruisce un piccolo orto domestico? Quanti germi abbiamo sulle mani e come bisogna lavarle per eliminarli (quasi) tutti?…

 

Wins Science&Tech Day darà le risposte a queste e ad altre domande perchè, anche in tempo di Covid, si può ancora fare cultura, si può ancora fare divulgazione scientifica, si può ancora giocare con i propri bambini. Il 6 marzo è la data da segnare in agenda per tutte le famiglie che vogliano trascorre un pomeriggio divertente ed istruttivo grazie ad un evento gratuito e online che permette davvero a tutti di non perdere nemmeno un esperimento!

Partecipare è semplicissimo: basta collegarsi al sito worldinternationalschool.com per registrarsi all’evento ed entrare nella stanza virtuale dove i tutor guideranno passo passo i bambini alla scoperta delle meraviglie della scienza e della tecnologia durante brevi e divertentissimi workshop.

Wins Science&Tech Day è organizzato in collaborazione con BRICKS 4 KIDZ®, Ospedalino Koelliker, YGA, Respiraire e Peraga Garden Center.

 

Per ogni attività sono indicati l’orario, l’età consigliata e tutto l’occorrente necessario per iniziare a sperimentare.

Programma:

Ore 14 – AIRxperiment: scopri i principi della fisica giocando con l’aria insieme agli insegnanti WINS.

Ore 14:30 – Orto domestico: PERAGA GARDEN CENTER condurrà i bimbi nella costruzione di un piccolo orto in una cassetta di legno.

Ore 15 – Germi canterini: OSPEDALINO KOELLIKER di Torino, insegnerà ai bimbi come proliferano i germi sulle mani, perché è importate lavarle bene e, attraverso una canzone mimata, come si fa.

Ore 15 – Virtual LEGO: BRICKS 4 KIDZ® azienda americana specializzata nell’insegnamento delle materie scientifiche con i Lego® guiderà i ragazzi nella realizzazione virtuale un progetto Lego®, utilizzando il software Mecabricks.

Ore 15:30 – Esperimenti magici: due semplici magie con latte e cacao in polvere insieme agli insegnanti WINS

Ore 16 -Giochiamo con la scienza: YGA ITALY proporrà UnoDueTre SCIENZA – giocare con la scienza, realizzando due esperimenti con materiale reperibile in casa.

Ore 16:30 – Estrazione del DNA dalle fragole: il tiktoker Marco Martinelli, alias @marcoilgiallino, divulgatore scientifico e influencer da oltre 170 mila follower, che ogni giorno avvicina i ragazzi alla scienza attraverso i suoi profili social e che sorprenderà il pubblico con l’estrazione del DNA dalle fragole.

Ore 17 – Una gabbia toracica in bottiglia: insieme a Respiraire scopriamo come funziona la respirazione polmonare costruendo una gabbia toracica all’interno di una bottiglia di plastica

Ore 17:30 – Sfide all’insegna della tecnologia: sfidiamoci nella costruzione della torre di carta più alta di tutte, di un hovercraft e di una macchinina azionata da un palloncino. A cura degli insegnanti WINS.

 

Ogni epoca ha le sue streghe. Anche la nostra. Alessandro Barbero a GiovedìScienza

Ragione e pensiero magico Giovedì 4 marzo 2021 | ore 17.45 Su www.giovediscienza.it

Con Alessandro Barbero, storico e scrittore e Marco Ciardi, Università di Bologna

Complottismo e stregoneria. Concetti appartenenti ad epoche diverse ma che in qualche modo ripercorrono la storia, dal Medioevo ai giorni nostri.

Conosciamo le storie di stregoneria come uno degli aspetti che caratterizzano il Medioevo, un’epoca in cui la scienza faceva i suoi primi passi e gran parte dei fenomeni naturali apparivano magici. Un periodo di incertezza e paura alimentato anche dalle convinzioni religiose con la contrapposizione di diavoli e angeli, inferno e paradiso, premi e punizioni divine. È un clima culturale che si può riconoscere anche in quel capolavoro della letteratura italiana e mondiale che è la Divina Commedia di Dante Alighieri, da cui deriveranno, qualche secolo più tardi, i processi alle streghe, i roghi, le storture dell’Inquisizione.

Oggi è tutto cambiato, eppure il pensiero magico e “stregonesco” sopravvivono in forme diverse. Il “complottismo” può essere analizzato sotto questa luce? Il 4 marzo, in diretta streaming su www.giovediscienza.it Alessandro Barbero e Marco Ciardi, ci introdurranno in un mondo di credenze e teorie stravaganti che continuano a essere ben presenti e diffuse anche nella nostra epoca, per capire che la scelta tra ragione e pensiero magico, che fu compiuta nel Seicento al momento della nascita della scienza moderna, è una scelta che non è mai conclusa e va sempre ribadita e ripetuta a ogni generazione.

 

Alessandro Barbero

Storico e scrittore, nato a Torino nel 1959, è professore ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale. Ha vinto il Premio Strega nel 1996, col romanzo storico Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori, 1995), tradotto in sette lingue. Fra le sue opere più recenti, la biografia dell’imperatore Costantino Costantino il Vincitore (Salerno Editrice, 2016) e Dante (Laterza, 2020). Nel 2005 il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”. Da molti anni collabora con il quotidiano “La Stampa” e con il programma televisivo Superquark. Dal 2013 appare nei programmi di RaiStoria, A.C.D.C. e Passato e presente.

Marco Ciardi

Insegna Storia della Scienza all’Università di Bologna. Ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni, sia in Italia che all’estero, fra cui circa trenta volumi, tra monografie, curatele ed edizioni di opere. Il suo settore di indagine concerne principalmente la storia del pensiero scientifico moderno e contemporaneo. Si interessa anche allo studio dei rapporti tra scienza e letteratura, tra scienza e pseudoscienza, e all’analisi delle relazioni tra cultura scientifica, educazione e democrazia. All’attività di ricerca affianca una notevole produzione nel campo della divulgazione storica e scientifica, per la quale ha conseguito anche premi e riconoscimenti.

La 35a edizione di GiovedìScienza è ideata e organizzata da Associazione CentroScienza Onlus, con il patrocinio di Città di Torino e Città metropolitana di Torino, il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e il contributo di: Fondazione CRT, Banca d’Alba, Camera di commercio di Torino, UniCredit Spa. Partner Istituzionali: Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Accademia delle Scienze di Torino, Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN. Supporto alla comunicazione scientifica e regia streaming TAXI1729. L’iniziativa si svolge nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte. Social Media Partner: Torinoscienza. Sponsor tecnici: Teatro Colosseo, TopiXi. Ufficio stampa MAYBE

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A Giovedì Scienza Di Perri spiega il Covid e non solo

Giovedì 28 gennaio 2021 ore 17.45

Su www.giovediscienza.it

Con Giovanni Di Perri Direttore dipartimento Clinico di Malattie Infettive Università di Torino,

Valeria Cagno Ricercatrice Università di Ginevra,

Roberta Villa Medico e giornalista scientifica

 

L’informazione sul Covid-19 è stata così pervasiva che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha coniato la parola “infodemia”.

Ma, travolti dai dati quotidiani, è stata carente l’informazione scientifica di fondo fornita al grande pubblico. In questo mondo globalizzato le infezioni viaggiano rapidamente, ma altrettanto fa la conoscenza. Che cosa distingue il Covid-19 dalle altre infezioni virali? Come cambiano infezioni, vaccini e terapie in un mondo globalizzato? Il dopo – Covid sarà una convivenza senza fine? È attorno a queste e molte altre domande che si dialogherà con i virologi Giovanni Di Perri e Valeria Cagno e con la giornalista scientifica Roberta Villa nel prossimo incontro di GiovedìScienza in programma il 28 gennaio live streaming su www.giovediscienza.it

 

I RELATORI:

Giovanni Di Perri

52 anni, laurea all’Università di Siena, ricercatore alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, specializzato in micobatteriologia all’Istituto Pasteur di Parigi e in malattie infettive all’Università di Pavia, consulente dell’OMS per la malaria in Thailandia, è professore ordinario all’Università di Torino e virologo dell’Ospedale Amedeo di Savoia. Autore di 200 pubblicazioni scientifiche, ha fatto ricerca anche sulla tubercolosi e sull’HIV. Durante la prima e la seconda fase del Covid-19 si è distinto in numerosi interventi televisivi per le sue capacità di comunicazione chiara e sintetica.

Roberta Villa

Giornalista sui temi di salute e medicina, Roberta Villa ha scritto per oltre vent’anni per le pagine di Salute del Corriere della Sera e per molte altre testate cartacee e online. Attualmente collabora per l’Università Ca’ Foscari al progetto europeo QUEST per la comunicazione della scienza in Europa. Tiene un corso sulla Comunicazione delle epidemie al Master di comunicazione della scienza della SISSA a Trieste, oltre a lezioni, talk e interventi in molti altri contesti. È molto attiva sui social network, dove sperimenta un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione scientifica.

Valeria Cagno

Virologa e ricercatrice all’Università di Ginevra, ha ottenuto il dottorato all’Università di Torino. La sua attività di ricerca è dedicata ai virus e all’identificazione di strategie antivirali. È autrice di 35 pubblicazioni su riviste internazionali e 5 brevetti. Si è sempre occupata di divulgazione, e negli ultimi anni soprattutto di podcasting. Dal 2015 fa parte del team di Scientificast, il podcast scientifico più longevo e ascoltato d’Italia, e da febbraio 2020 conduce con Lorenzo Paletti, Paziente Zero, un podcast interamente dedicato a SARS-CoV2 e al COVID-19.