RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- Pagina 63

Gli eletti al congresso dell’Associazione Aglietta

Congresso Associazione Aglietta: eletti con Igor Boni la romena/eporediese Miruna Brocco Pirvu (22 anni) e il torinese Daniele Degiorgis (67 anni). Mozione con tante cose da fare ma la priorità è il massimo sostegno alla lista elettorale “+Europa” con Emma Bonino, Riccardo Magi e Benedetto della Vedova.

 

Il 23° congresso dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, tenutosi domenica scorsa a Torino, ha eletto Igor Boni, Miruna Brocco Pirvu e Daniele Degiorgis coordinatori dell’Associazione. Il congresso ha tributato un grande ringraziamento alle coordinatrici uscenti Laura Botti (che proseguirà da Udine a collaborare con l’Associazione) e Silvja Manzi (eletta tesoriere di Radicali Italiani).

 

Igor Boni – 49 anni, radicale da 32 anni, militante e dirigente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta dalla sua costituzione, ha seguito tutte le lotte radicali nazionali e transnazionali. Oggi è anche membro della direzione nazionale di Radicali Italiani. Diritti umani, diritti civili e iniziative ambientaliste sono le sue priorità insieme alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. Dal 2014 ricopre il ruolo di Amministratore Unico dell’Istituto Piante da Legno e Ambiente (IPLA), nel quale ha lavorato come tecnico dal 1994.

 

Miruna Valeria Brocco Pirvu – 22 anni, romena di nascita ed eporediese di adozione; ha frequentato il secondo anno di Scienze Internazionali, dello sviluppo e della cooperazione. Dopo il liceo classico ha vissuto per un periodo in Irlanda, dove ha fatto un tirocinio negli uffici nazionali della Croce Rossa irlandese, occupandosi di accoglienza dei migranti; ha collaborato con l’Italian Diplomatic Academy, per cui ha gestito i progetti del Model UN prima nella provincia di Torino e poi a New York; appassionata di politica, federalista ed europeista convinta.

 

Daniele Degiorgis – 67 anni, ha lavorato in pubblicità come grafico e fotografo. Negli anni ‘70 il primo incontro con il Partito Radicale e le grandi battaglie storiche sui diritti civili e sulla laicità dello Stato; sono passati quarant’anni e si è ritrovato a ripercorrere le strade della gioventù nell’Associazione radicale Adelaide Aglietta nella quale ha ricoperto un incarico nella Giunta di segreteria, dopo un lungo percorso di impegno e di vita associativa svolto nell’Uaar (Unione Atei Agnostici e Razionalisti).

 

A commento della loro elezione, i tre coordinatori hanno dichiarato:

“E’ impossibile riassumere le tante iniziative che l’Associazione Aglietta sta portando avanti; la mozione approvata le elenca tutte e chi ci conosce sa che non si tratta della solita lista delle buone intenzioni (di cui è lastricata la via dell’inferno) ma di cose solide, già incardinate l’anno scorso e sulle quali l’Associazione si battera anche quest’ano con la passione e la determinazione di sempre.

La priorità del momento è il pieno sostegno dell’Associazione Aglietta alla lista elettorale “+Europa”, promossa da Emma Bonino, Riccardo Magi e Benedetto della Vedova, che hanno manifestato oggi sotto Palazzo Chigi per denunciare la violazione dei diritti politici dei cittadini, determinata da norme elettorali irragionevoli e discrimininatorie che impongono soltanto alle formazioni politiche che non siano presenti in Parlamento la raccolta in tempi e condizioni proibitivi di un numero elevatissimo di firme per la presentazione delle candidature (almeno 50.000 firme autenticate e certificate, divise per collegio elettorale (750 per collegio) entro gli inizi di febbraio).

Bonino, Magi e Della Vedova, e noi con loro, richiedono l’intervento del governo per garantire a tutti parità di accesso alla competizione elettorale; come al solito, i radicali si battono per assicurare diritti a tutti, soprattutto ai non garantiti.

PD: ACCORDO CON I MODERATI, INCONTRO SUL TRENO ‘DESTINAZIONE ITALIA’

TORINO, 1 DICEMBRE  – E’ stato confermato oggi il sostegno dei Moderati al Partito Democratico in vista del prossimo voto politico del 2018. “Si tratta  – dichiara il segretario Pd del Piemonte, Davide Gariglio – di una conferma dell’alleanza che ha caratterizzato l’attuale legislatura e di molte alleanze a livello locale”.  L’accordo di oggi è avvenuto sul treno “Destinazione Italia” dopo l’ultima tappa piemontese di Ivrea. L’incontro avvenuto a bordo del treno tra il segretario nazionale dem, Matteo Renzi, il fondatore e leader dei Moderati Mimmo Portas e il segretario piemontese del Pd, Davide Gariglio. 

(foto: il Torinese)

“Italia ripensaci: Firma il bando ONU contro le armi atomiche”

Martedì 28 novembre 2017, ore 16,30 sala Colonne di Palazzo civico, P.zza Palazzo di Città 1, Torino

l’incontro dal titolo Italia ripensaci: Firma il bando ONU contro le armi atomiche con Francesco Vignarca, Coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo, interlocutore in Italia dell’ICAN, Premio Nobel per la pace 2017

Dopo l’introduzione di Enzo Lavolta, Vice-presidente Vicario del consiglio Comunale di Torino, Paolo Candelari del coordinamento, porrà alcune domande a Francesco Vignarca sul Trattato ONU che mette al bando le armi nucleari, approvato il 7 luglio scorso, e sulla campagna in corso per convincere il governo italiano a ratificarlo.

Seguirà dibattito con i presenti.

La difficile situazione internazionale con intensificarsi di scontri politico/militari dalle conseguenze imprevedibili ma comunque catastrofiche, mette in evidenza la necessità di invertire la tendenza al riarmo. La presenza di più di 15000 ordigni nucleari sparsi per il mondo e posseduti da 9 stati, a cui altri potrebbero aggiungersi rende il mondo altamente insicuro. Alcuni degli stati non nucleari, delusi dalla sostanziale inerzia del trattato di non proliferazione hanno accolto la proposta di diverse associazioni della società civile di tutto il mondo che chiedevano di mettere al bando le armi nucleari così come è stato fatto con le mine anti-uomo, le bombe a grappolo e le armi chimiche e biologiche. Si è così arrivati al Trattato del 7 luglio scorso ora alla ratifica dei vari stati. L’Italia, come tutti i membri della Nato ha deciso di non ratificarlo. Noi vorremmo convincere il nostro governo del contrario tramite una campagna di pressione popolare.

Abbiamo pertanto invitato Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo e referente per l’Italia della campagna internazionale per il disarmo atomico (ICAN) a parlarci delle motivazioni che dovrebbero spingere il nostro governo e dell’attuale stato della campagna.

La consegna del Premio Nobel per la pace 2017, all’ICAN, e il simposio internazionale sul disarmo atomico, convocato dalla Santa Sede il 10-11 novembre speriamo aiutino a prendere coscienza dell’improrogabile necessità di arrivare al più presto ad un mondo senza armi nucleari.

 

Per il Coordinamento di cittadini, associazioni, enti e istituzioni locali

contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi

 

Paolo Candelari

GTT. PD TORINO: INCONTRATI I SINDACATI, ISTITUIREMO TAVOLO CONFRONTO PERMANENTE. IL COMUNE DICA COSA VUOLE FARE

Oggi come Partito democratico abbiamo incontrato le organizzazioni sindacali di GTT.  Intendiamo istituire un tavolo di confronto permanente che segua l’evolversi della situazione accompagnandolo con una nostra proposta politica. Stiamo facendo la nostra parte nelle istituzioni che governiamo (Regione e Governo) e non ci sottraiamo al confronto politico nelle altre sedi. Intanto chiediamo che i lavoratori siano coinvolti seriamente nel percorso di risanamento dell’azienda. Non è giusto né rispettoso che debbano rincorrere le voci nei corridoi.  Per noi risanamento dell’azienda significa rilancio. Per questo siamo contrari a una privatizzazione mascherata con esternalizzazione di linee e settori specifici. Così, infatti, si diminuisce il valore dell’azienda e la si svende davvero. La Regione, attraverso l’Agenzia della Mobilità, ha fatto una proposta di transazione delle somme contestate del passato, poco meno di 20 milioni sui 37 richiesti da Gtt.  La Città di Torino decida se accettare o no in tempi brevi. C’è un ricorso pendente e il rischio che non ci sia nessuna transazione. La sindaca ci spieghi come intende promuovere le periferie – cosa che ha ribadito nuovamente oggi – visto che nella nella medesima giornata abbiamo appreso una notizia che va in senso opposto: il taglio delle linee deboli di Gtt (presentato dall’assessora Lapietra in commissione comunale). Peraltro il piano di rilancio di GTT difficilmente sarà votato domani dall’assemblea dei soci perché non completo e condiviso. Gtt ha bisogno di un piano serio, concordato con tutti i livelli istituzionali, non si può andare avanti a slogan e condurre la battaglia politica sulle spalle dei lavoratori e dei servizi ai cittadini.

 

Mimmo Carretta, segretario PD metropolitano di Torino, Nadia Conticelli, presidente Commissione Trasporti Regione Piemonte

 

PROTEZIONE CIVILE, ASSOCIAZIONI: “UN SERVIZIO ANCHE PER GLI ANIMALI”

E’ ormai evidente la necessità di mettere a disposizione del Paese servizi di protezione civile anche per gli animali e le loro famiglie e non è più rinviabile una decisione in merito. Lo ribadiscono le associazioni animaliste (Animalisti Italiani, Enpa, Lav, LNDC, Leidaa e Oipa) che da tempo si battono per questo obiettivo e che oggi hanno promosso, nella sala Nilde Iotti della Camera dei deputati, una tavola rotonda intitolata “Gli interventi delle associazioni animaliste nelle calamità”.

Il salvataggio, il recupero, la messa in sicurezza, la gestione degli animali da compagnia in occasione di calamità naturali, dai terremoti alle alluvioni, alle nevicate che isolano intere comunità, sono esigenze sempre più sentite tanto dalle famiglie quanto dalle amministrazioni locali Il tempo della gestione spontaneistica ed episodica delle emergenze deve finire. Perciò le associazioni chiedono che: durante l’esame dello schema di decreto legislativo sulla protezione civile da parte della Conferenza Stato–Regioni, nella seduta del prossimo 6 dicembre, e nelle sedi parlamentari preposte, sia introdotta una previsione che contempli esplicitamente, tra gli obiettivi della protezione civile il soccorso, l’assistenza e la tutela degli animali. Tale iniziativa sarebbe in linea con l’impegno – assunto dal governo accogliendo, il 7 marzo scorso, nell’aula della Camera dei deputati, l’ordine del giorno n.9/2607-B/4 Duranti-Palese – “a dotare la Protezione Civile di una sezione dedicata all’intervento sugli animali”. Sarebbe inoltre opportuno istituire, in seno alla Protezione civile, un coordinamento che provveda alla formazione dei volontari e che coinvolga non solo l’associazionismo animalista, ma anche i medici veterinari che potrebbero rappresentare una grande risorsa in supporto al servizio veterinario pubblico.

Sono maturi i tempi, affermano le associazioni, per una Protezione civile animale, per un volontariato specializzato il cui ruolo sia riconosciuto e il cui lavoro sia in sinergia con le istituzioni che operano sul territorio. Il dibattito, del resto, si apre in un momento cruciale per il ruolo del no profit nella prospettiva di riforma della protezione civile.  E non solo, dopo che, nel provvedimento sul Terzo settore, la parola “animali” non è stata espressamente citata. Un errore che è fuori dal tempo.

Il cammino non sarà breve, ma da oggi il Parlamento non avrà alibi per dire “non sapevamo”, “non avevamo capito”.

BATZELLA: “NELLA GIORNATA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA, UN APPELLO PER MAGGIORI INVESTIMENTI”

PER PREVENZIONE, INFORMAZIONE, CURA E ASSISTENZA

Ricorre oggi, 20 novembre, la “Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, giunta alla sua ventottesima edizione. Sono oltre 190 i Paesi del mondo che hanno ratificato la Convenzione dell’Onu per garantire ai più piccoli condizioni di vita migliori. Ancora oggi, però, molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese e in Piemonte, sono vittime di violenze e abusi, sono discriminati, emarginati, o vivono in condizioni di grave trascuratezza. I numeri del disagio sono altissimi: in Italia si parla di 2.297.000 minorenni in povertà relativa e 1.292.000 in povertà assoluta. Per un bambino essere povero in un Paese come l’Italia significa carenza di cure sanitarie adeguate, condizioni abitative non idonee, alimentazione non corretta. Ma anche mancanza di accesso a luoghi di svago, a un’istruzione, a una protezione sociale e di inclusione. Per dare ai nostri giovani quella serenità di cui hanno bisogno c’è quindi ancora tanta strada da fare, e soprattutto la politica deve rimboccarsi le maniche. E’ necessario investire maggiori risorse in iniziative di prevenzione, informazione, assistenza e cura. Con un occhio di riguardo anche verso problematiche che vanno al di là della povertà. Spesso, infatti, i pericoli per i bambini si nascondono proprio in quei luoghi che si ritengono più sicuri, come la scuola, terreno fertile per gli episodi di bullismo. Bullismo che oggi non si limita all’ambiente scolastico, ma si insinua completamente nella quotidianità dei ragazzi perché arriva dalla rete e prende il nome di cyberbullismo, ovvero bullismo elettronico.  In via di miglioramento, invece, la tutela dei minori stranieri non accompagnati: con l’approvazione della Legge Zampa, nel marzo scorso, l’Italia è diventato il primo Paese in Europa a dotarsi di un sistema organico che considera i bambini migranti, prima di tutto, bambini.

Stefania Batzella

Presidente della Consulta delle Elette del Piemonte

Consigliera regionale Movimento Libero Indipendente

Il pd metropolitano al presidio Gtt

Il Partito Democratico Metropolitano di Torino  lunedì 20 novembre, sarà presente al presidio in piazza Castello, dalle ore 15, a fianco dei lavoratori GTT che chiedono di conoscere la reale situazione dell’azienda e le intenzioni future della proprietà, il Comune di Torino. Da mesi i cinquemila lavoratori della più grande partecipata pubblica piemontese, e le loro famiglie, assistono con preoccupazione al susseguirsi di notizie sullo stato dell’azienda.   Tram e bus necessitano di manutenzioni, si sono registrati nei primi sei mesi del 2017 numerosi incidenti, senza pari rispetto agli anni passati. Il servizio è sempre più precario con corse cancellate e ritardi, soprattutto nelle zone più periferiche e popolate della città. Gli amministratori del PD, non sottraendosi alle proprie responsabilità, lavorano da mesi trasversalmente a tutti i livelli per salvare e rilanciare l’azienda, tutelare un importante servizio pubblico e qualche migliaia di posti di lavoro. Il PD si aspetta che ogni soggetto faccia la sua parte e, in primo luogo, lo faccia l’amministrazione comunale, azionista unico di GTT. L’annunciata riorganizzazione, che prevede il taglio e l’esternalizzazione di alcune linee e l’aumento del prezzo dei biglietti, scaricano il problema sui soggetti più deboli, cioè gli utenti e i lavoratori, aumentando le inefficienze, con effetti incerti sul risanamento del bilancio dell’azienda e senza prospettive di investimento.

LE ASSOCIAZIONI: “LA REGIONE PIEMONTE HA RIAPERTO LA CACCIA”

La Giunta Regionale ha riaperto anzitempo la caccia negli ambiti percorsi dagli incendi. Non corrisponde al vero la notizia circolata che la Regione avrebbe semplicemente prolungato il divieto di caccia. Con delibera approvata venerdì 17 novembre 2017, la Giunta Regionale del Piemonte ha riaperto anzitempo, con due settimane di anticipo, l’attività venatoria nei comprensori alpini percorsi dagli incendi annullando il divieto che prevedeva lo stop fino al 30 novembre 2017. Le associazioni di protezione ambientale e animaliste condannano fermamente questa decisione che tiene in considerazione solamente l’interesse di una minoranza armata e in nessun conto le esigenze di sopravvivenza delle specie selvatiche. In Provincia di Torino la caccia è stata sospesa fino al termine della stagione venatoria solamente in 19 comuni dove si sono sviluppati gli incendi e in provincia di Cuneo solamente in 5 aree in gran parte costituite da zone percorse dal fuoco dove la caccia sarebbe già vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della legge 353/2000. Nelle aree ove la caccia rimane vietata per effetto del provvedimento della Giunta fino al termine della stagione venatoria gli animali sopravvissuti agli incendi si sono probabilmente già da tempo allontanati. Nessuno interpreti i provvedimenti regionali come interventi in favore della fauna selvatica. Trattasi dell’ennesimo regalo ai cacciatori dell’Assessore Ferrero di cui sono vittime gli animali. La strampalata ipotesi poi ventilata agli organi di informazione dall’assessore regionale Giorgio Ferrero di istituire zone di protezione nelle aree percorse dal fuoco rappresenterebbe un inganno ai danni del nostro martoriato patrimonio faunistico. Poiché la legge 157/1992 prevede percentuali fisse per la realizzazione delle oasi di protezione, voler realizzare oasi di protezione nelle aree percorse dal fuoco, dove già la caccia è vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della Legge 353/2000, significa solamente vietare la caccia in zone dove la caccia è già vietata e la fauna selvatica non esiste più e riaprirla di conseguenza in altre zone dove la fauna invece è presente o potrebbe avere trovato rifugio. Le Associazioni ambientaliste ed animaliste chiedono quindi all’Assessore Ferrero un atto di coerenza e indipendenza politica dal mondo venatorio, confermando il divieto di caccia in tutti i comprensori percorsi dal fuoco fino al termine della stagione venatoria o quantomeno fino al termine previsto in origine.

 

Per ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia Roberto Piana Vice Presidente LAC

CERUTTI: “congedi parentali, una brutta figura per GTT”

 

«GTT trasformi una brutta figura in una buona occasione. La sentenza di appello del Tribunale di Torino che si esprime in favore delle lavoratrici e dei lavoratori che avevano denunciato come discriminatorio il comportamento dell’azienda nei confronti loro in relazione al trattamento economico nei congedi parentali, sia per GTT il punto di partenza per avviare nuove pratiche non discriminatorie e paritarie nei confronti dei propri dipendenti» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. A un anno di distanza dalla sentenza di primo grado arriva anche il pronunciamento del Tribunale di Torino in appello che respinge integralmente le richieste di GTT e la condanna a pagare quasi 20.000 euro complessivi di spese processuali. Viene dunque confermato il principio secondo il quale l’azienda non può decurtare il premio di risultato aziendale in caso di maternità, congedo parentale o permesso per malattia dei figli. «Già l’anno scorso la Giunta regionale si era mossa per invitare GTT ad avviare una riforma interna per inserire pratiche innovative e sperimentare modelli inediti e avanzati di coinvolgimento del personale. Dispiace constatare a un anno di distanza che la scelta dell’azienda di proseguire in tribunale la propria battaglia porterà un carico sulle casse aziendali di 20.000 euro, le spese processuali. L’auspicio è che, seppur nelle difficoltà che l’azienda attualmente soffre, finalmente si possa mettere in campo maggiore attenzione per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Politiche che pagano dal punto di vista del benessere del dipendente e che portano un ritorno economico» – ha concluso Monica Cerutti.

Verso una difesa europea: il precedente dell’unione monetaria

Intervento a cura del Centro Studi sul Federalismo 

 

 

di Domenico Moro*

Il 13 novembre scorso, 23 paesi dell’UE hanno inviato, al Consiglio europeo e all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, la notifica della loro volontà di partecipare a una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nel settore della difesa. Si tratta di: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Restano fuori dall’intesa Regno Unito, come esito della Brexit, Danimarca, Malta, Portogallo e Irlanda, anche se gli ultimi due si sono riservati di aderire nelle prossime settimane. La decisione definitiva dovrà essere presa nel Consiglio europeo di dicembre, in vista del quale i paesi aderenti dovranno presentare il “National implementation plan“, la cui congruità e il cui rispetto vale ai fini della partecipazione e permanenza nella PESCO.

La notifica rappresenta una risposta concreta che l’Europa dà ai suoi cittadini, preoccupati per la propria sicurezza interna ed esterna, messe in discussione dagli attentati terroristici, dai conflitti militari nell’est del continente, in Africa settentrionale, in Medio Oriente e dalla svolta americana in politica estera. Essa mette fine a sessant’anni di esitazioni su una politica autonoma europea nel settore della difesa, anni durante i quali si è affidato ad altri la propria sicurezza. In base alle indagini dell’Eurobarometro, il 68% dei cittadini europei auspica un maggior intervento europeo nella politica di sicurezza e di difesa e il 70% un intervento più significativo nella protezione delle frontiere esterne. Se l’UE, a 18 mesi dalle elezioni europee del 2019, non avesse cominciato a dare segnali reali in questa direzione, l’attenzione dell’opinione pubblica europea sarebbe rimasta concentrata sulle misure di risanamento finanziario, bollandole come politiche di sacrificio “imposte dall’Europa”, senza alcuna contropartita. Le spinte nazionalistiche ed euroscettiche si sarebbero rafforzate, mettendo in discussione i passi avanti anche in altri settori.

Per cogliere la rilevanza della decisione del 13 novembre, il paragone migliore è quello con la decisione, adottata nel 1979, di istituire il Sistema Monetario Europeo (SME). Con quella misura, i paesi europei presero atto del fatto che stabilità e unità del mercato comune europeo non potevano essere affidati alla valuta di un paese terzo, il dollaro americano. Occorreva dotare l’Europa di una sua moneta, aprendo così la strada all’introduzione dell’euro. Con la notifica sulla PESCO, i paesi europei hanno preso atto del fatto che la loro difesa non può più essere affidata all’esercito americano, ma vi devono provvedere in maniera autonoma.

L’iniziativa ha sollevato dei dubbi, che vanno valutati. Essi riguardano il numero dei partecipanti, la cui estensione coincide quasi con l’intera UE e quindi non sarebbe chiara la differenza con l’ambito PESCO; il voto all’unanimità che regge la governance della PESCO; il meccanismo di finanziamento; l’interoperabilità tra le forze militari dei paesi PESCO e quelle della NATO. A questi dubbi si può rispondere ricordando il precedente dell’avvio dell’unione monetaria che ci ha dato l’euro. Inizialmente allo SME aderirono tutti i paesi che componevano la Comunità Europea (tranne il Regno Unito, che aderirà nel 1990). A mano a mano che prendeva corpo la volontà di procedere all’istituzione di un’unica moneta europea, alcuni paesi si sono dissociati dal progetto. Anche nel caso dell’avvio della PESCO, non si può escludere che tutti i paesi che oggi vi aderiscono, in una fase più avanzata dell’integrazione militare ne faranno ancora parte. La volontà reale di andare avanti si comincerà a vedere quando l’avvio della Coordinated Annual Review on Defence (CARD) promuoverà progetti industriali sovranazionali e il raggiungimento di standard sempre più elevati di capacità operativa congiunta.

Il voto all’unanimità, che va certo criticato, non deve essere un alibi, per i governi più volenterosi, rispetto al promuovere progressi nel processo di integrazione. Soprattutto, devono essere gli europeisti più lucidi che, come per lo SME, e in altri casi in cui si prevedeva l’unanimità, devono saper intuire che si è di fronte ad un’occasione unica per un altro passo avanti verso un’unione federale. Lo SME fu istituito con il voto unanime e la governance del tasso di cambio delle valute dei paesi partecipanti prevedeva l’unanimità (o, meglio, la decisione di svalutare o rivalutare era adottata “in base a un mutuo consenso“). Più in generale, nei casi dell’Atto Unico, approvato all’unanimità (ma le misure di attuazione del mercato interno venivano votate a maggioranza), dell’unione monetaria, approvata all’unanimità (ma con la fissazione del voto a maggioranza nella BCE) e della politica estera, le cui decisioni sono approvate all’unanimità (ma la sua attuazione avviene a maggioranza, tranne che per gli aspetti militari e la difesa), si è di fronte a situazioni in cui, di fatto, è già stata attuata o è prevista la cosiddetta “clausola passerella”, evocata dal Presidente della Commissione Juncker nel Discorso sullo stato dell’Unione 2017.

Il finanziamento della PESCO è un aspetto rilevante dell’iniziativa, che la notifica sembra sottovalutare. Ma in questo caso si possono ricordare: la possibilità di avvalersi di quanto prevedono i trattati per i costi amministrativi, che possono essere sostenuti dal bilancio UE; l’attivazione del meccanismo Athena – in corso di revisione – per il finanziamento dei costi militari; il Fondo Europeo per la Difesa, che è composto di due volani, uno per il finanziamento della R&S e l’altro per l’incentivazione di progetti industriali sovranazionali. Inoltre, occorre accennare al “fondo iniziale”, previsto dall’art. 41.3 TUE, che può essere istituito dal Consiglio a maggioranza qualificata per operazioni militari che non possono essere finanziate dal bilancio UE. A questo proposito, si può ricordare un Rapporto del Senato francese, il quale prefigurava la possibilità di fare del meccanismo Athena il “fondo iniziale” di cui sopra.

Infine, per quanto riguarda l’interoperabilità delle forze militari PESCO con quelle della NATO, effettivamente non è del tutto chiaro se devono essere i paesi PESCO ad adeguarsi agli standard della NATO – cioè a quelli degli Stati Uniti –, piuttosto che la NATO a quelli dei paesi PESCO. Quello che occorrerà stabilire è il fatto che i paesi PESCO dovranno preventivamente condividere degli standard comuni tra di loro, sulla base dei quali procedere ad un successivo confronto con quelli della NATO, prevedendo regole che non penalizzino l’industria militare europea.

Con l’avvio della PESCO, che ha l’ambizione di fornire un bene pubblico essenziale, quale è la sicurezza interna ed esterna europea, i paesi partecipanti si sono messi su di un asse di equilibrio: a un certo punto, come con lo SME, o decideranno di andare avanti, verso una maggiore integrazione militare, oppure precipiteranno all’indietro, mettendo in discussione l’intero progetto europeo. La nascita dell’euro ci incoraggia a ritenere che l’asse d’equilibrio, al momento opportuno, penderà dal lato dell’avanzamento, soprattutto se nel frattempo ci si adopererà per consolidare e far avanzare la nuova fase che si sta aprendo per la difesa europea.

 

*Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi sul Federalismo (coordinatore dell’Area Sicurezza e Difesa)