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La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Audiatur et altera pars – Le case al mare in Liguria perdono valore e le vacanze sono care, provinciali  e mediocri – Lettere

Audiatur et altera pars
La locuzione latina ampiamente adottata nel linguaggio giuridico significa: sia ascoltata anche l’altra parte, cioè sia dato spazio nel dibattito non solo ad una parte. E’ una regola che andrebbe sempre applicata per garantire il confronto tra le diverse tesi.
Nel campo giuridico nessuno si sottrarrebbe ad esso per garantire il principio del contraddittorio. Se applichiamo la frase al campo storico il discorso diventa invece  difficile. Se essa venisse invocata da un anticomunista sotto attacco  credo che nessuno si sottrarrebbe. Se invece l’altera pars è il fascismo ci si chiude a riccio nell’antifascismo stupido ed  eterno di Scurati ed altri estremisti perché il fascismo va solo combattuto. Il discorso, diceva il focoso Pajetta ,con il fascismo lo abbiamo chiuso il 25 aprile 1945 . La sua era una battuta polemica da comizio umanamente compatibile con la sua storia personale in cui pago’ con dieci anni di carcere la sua lotta politica. Capirlo per poterlo giudicare con il necessario distacco  è un lusso che non è consentito perché c’è sempre l’evocazione macabra di piazzale Loreto e della plebe inferocita che non rispetta neanche i cadaveri. Ma questa non è storia. Lo dicevano già Delio Cantimori ed Armando Saitta storici di sinistra. Una storia schierata a senso unico non è storia, è quella che De Felice definiva come una “vulgata” fatta di generici slogan ideologici. Possibile che dopo 80 anni non si voglia comprendere la verità togliendo l’esclusiva ai faziosi che ritengono di essere gli unici a possederla? E confondono i tribunali della storia con le piazze dei cortei vivacizzate dalle sole bandiere rosse  e dalle pastasciutte antifasciste?
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Le case al mare in Liguria perdono valore e le vacanze sono care, provinciali  e mediocri
Non è solo la fine della bolla edilizia che ha fatto arricchire a dismisura impresari senza qualificazione professionale e senza scrupoli, ma anche le cattive amministrazioni comunali e anche la Regione che hanno impoverito il territorio di iniziative, a determinare la non attrattività delle cittadine liguri che in un passato molto lontano avevano un loro stile. Pensiamo ad Alassio con Mario  Berrino che fece esplodere l’estate. Oggi il modello medio è Borghetto Santo Spirito. Neppure Varigotti si è salvata dal casino provinciale. Mentre il Sud è progredito con una  clientela internazionale di qualità – pensiamo al Salento – la Liguria, se escludiamo le Cinque Terre, si è rivelata un gambero surgelato, neppure di qualità. Anche la ristorazione fa acqua da tutte le parti e non ha più locali adeguati pur mantenendo prezzi esosi e a volte senza ricevuta, l’associazionismo socioculturale  è  ridotto al mondo dei carugi  maleodoranti ed è formato da ridicoli personaggi quasi ottantenni  molto patetici e premiati dal Conune come a Carrù fanno con il bue grasso  che celebrano, a loro volta  uno dei preti più discussi, don Gallo di Genova, il prete di estrema sinistra, amico di De Andrè e di Giuliani  aggressore di un  carabiniere. Giornalistini creano incontri letterari con scrittorelli senza notorietà. Anche Toti, se escludiamo il ponte Morandi che era un  dovere minimo rifare in fretta, ha lavorato male, privando del pronto soccorso territori liguri che oggi non garantiscono più il diritto alla salute. La Liguria del presente, turisticamente, è tornata all’anno zero. Meglio andare al mare al Sud, magari a Capri (dove sono andato per anni con grande piacere) e lasciare ai liguri lo sfascio che loro stessi hanno creato. Toti va archiviato e processato almeno politicamente  non solo per eventuali illeciti , ma per il modo grigio, anzi opaco, di condurre la Regione da parte di  uno che riteneva, poverello, Novi Ligure in Liguria e non in Piemonte.
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Scurati a Venezia
A Venezia verrà celebrato il film  televisivo in 7 puntate tratto dal romanzo di Antonio Scurati “M. Il figlio del secolo” seguito da altri due tomi. Non avevano altro di meglio  da portare a Venezia? Scurati non è uno storico, ma un attivista politico. Cosa ne pensa? Vittorio Fedeli
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Lei sfonda porte aperte, Scurati è stato beneficiato da Mussolini che gli ha dato la notorietà che mai avrebbe raggiunto. A lui Mussolini è servito. Sarà un malloppone inguardabile. E’ sconcio spendere soldi pubblici per queste cose.
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In difesa di Povia
E’ un cantante che non mi entusiasma, ma il divieto del sindaco di Nichelino  al concerto di Povia  è sconcertante.   Luisa Miale
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D’accordo con lei. La censura operata dal sindaco di Nichelino è una manifestazione di faziosità intollerabile. Agli antisemiti quel sindaco non avrebbe mai vietato nulla. Povia ha cantato a Sanremo, ma a Nichelino non gli è consentito. Si vergogni questo sindaco che ruba la libertà dei suoi cittadini, decidendo lui la musica consentita  nel suo Comune espressione della peggiore area metropolitana  torinese.

De Gasperi era anticomunista

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Il prof. Pier Franco Quaglieni

C’è chi ha fatto notare che la segretaria del Pd avrebbe potuto anche riservare una qualche attenzione ai 70 anni dalla morte di Alcide De Gasperi oltre che dedicare la tessera 2024 ad Enrico Berlinguer  a  40 anni dalla morte. Se il Pd venne fondato nel 2007 come sintesi delle due culture politiche cristiano-democratica e  post comunista rimeditate attraverso i decenni della storia italiana, non dovrebbe sembrare così assurda un’attenzione anche a De Gasperi che “Avvenire” e “Famiglia Cristiana” hanno liberato  in questi giorni dal suo anticomunismo che lo portò già nel 1947 a scaricare dal Governo i comunisti, poi battuti il 18 aprile 1948 , data che i due giornali cattolici ignorano, parlando di De Gasperi, che viene esaltato solo per il suo antifascismo: una operazione storicamente ignobile come fu fatto anche per Giacomo Matteotti, considerato solo come martire antifascista e non anche come fermo oppositore del comunismo italiano e russo.

Quello di celebrare De Gasperi come antifascista e non come l’uomo che salvò l’Italia dal comunismo, difendendone la libertà appena riconquistata, è un’operazione strumentale che rivela anche come i cattolici nel Pd attuale siano considerati dei semplici portatori d’acqua. Infatti,  ciò’ apparirebbe oggi del tutto fuori luogo perché anche solo l’accostamento di De Gasperi a Berlinguer apparirebbe assurdo. Il giovane  Berlinguer ebbe con De Gasperi nel 1950 una dura polemica quando disse che i giovani italiani si sarebbero rifiutati di combattere contro l’Urss. Il presidente del Consiglio rispose  con durezza al pupillo di Togliatti, il quale accusò De Gasperi di “aver tradito lui la patria   consegnandola agli Americani”. Come si vede una polemica piuttosto arroventata. Deanticomunistizzare  De Gasperi appare un’operazione ardita  che forse solo il cardinale Zuppi puo’ pensare di poter fare. La battaglia anticomunista fu la punta di diamante dell’impegno politico e civile di De Gasperi, che solo certi cattolici diventati umili servitori del Pd possono pensare di poter sbianchettare.
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Quello di De Gasperi fu un impegno dedicato alla difesa della libertà e dell’Occidente ,senza cedimenti di sorta. Con Dossetti e i professorini non ebbe nulla da spartire: essi erano già allora considerati dei comunistelli di sagrestia. Anche sulla questione di Trieste, che Tito voleva annettersi, seppe avere la necessaria fermezza. Egli fu un grande italiano e uno dei pochissimi statisti dopo Cavour e Giolitti. È comprensibile che egli venga ignorato, ma non è accettabile che venga falsato nei suoi  aspetti più salienti di politico e di statista che suscitò l’ammirazione di Benedetto Croce. Riscrivere la storia nell’interesse del presente e’ un atto spesso inutile e in questo caso persino ridicolo. Cambiare il passato rivela solo la cattiva coscienza di chi vuol barare anche con la storia perché le argomentazioni politiche sono latitanti.

De Gasperi, Togliatti e l’Italietta di oggi

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

L’Italia dovrebbe ricordare in questi giorni i 70 anni dalla morte  di De Gasperi e i 60 anni da quella  di Togliatti. Questi anniversari, insieme a tanti altri fatti, dovrebbero anche far meditare sulla crisi politica in cui siamo precipitati. Se pensiamo che la figura di De Gasperi è  oggi affidata al ricordo di Angelino Alfano, presidente della Fondazione a lui intitolata, abbiamo il senso del disfacimento dell’Italia politica odierna e la totale mancanza di una cultura politica con una qualche dignità. Il grande statista di Trento che ha guidato 8 Governi, senza ricorrere all’artificio delle  mitizzazioni antistoriche, si rivela un gigante rispetto ai pigmei  comprendendo ovviamente tra questi ultimi anche i politici  dell’opposizione. De Gasperi ebbe un’idea alta della politica intesa a riscattare il Paese dalle conseguenze di una guerra perduta. La sua fu una  visione strategica di grandi vedute che indirizzò il futuro dell’Italia democratica. Rispetto anche ai democristiani del suo tempo e di quello successivo, malgrado una opposizione molto agguerrita, seppe fare della Dc l’architrave della democrazia, sapendo individuare come il male più insidioso sarebbe derivato dalla ingovernabilità  a cui nel 1953 cercò di porre rimedio con il premio di maggioranza, che non era una legge-truffa come diceva Pajetta.
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De Gasperi aveva colto cosa dovesse essere uno Stato liberal – democratico al di la’ dei tentativi di leggere la Costituzione in chiave progressiva da parte del fronte socialcomunista.  Questi aspetti non vengono neppure percepiti da Alfano che al Governo non è andato oltre, come tanti, dall’intento  di conservare la poltrona ministeriale. Anche l’anniversario di Togliatti, che seppe guidare il PCI su una via legalitaria, malgrado gli arsenali conservati dopo la Resistenza. Togliatti era un uomo smaliziato e anche molto fazioso come tutti i comunisti, ma era anche un uomo colto che conosceva la storia. Ci sono episodi della sua vita non giustificabili ma, ad esempio, la svolta di Salerno che impedì alle mosche cocchiere del Partito d’ Azione di sabotare il Regno del Sud impegnato seriamente  nella Guerra di Liberazione, fu un grande gesto di responsabilità nazionale che non fu una mera esecuzione degli ordini di Stalin.
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All’indomani del referendum istituzionale l’amnistia di Togliatti  fu un contributo destinato  a placare gli animi esacerbati e incattiviti da una terribile guerra civile. Togliatti, con la sua autorevolezza, trattenne gli estremisti del suo partito che avrebbero voluto fare una rivoluzione dagli esiti fallimentari per gli stessi comunisti. Per un uomo vissuto a Mosca rischiando la vita sotto il terrore sanguinario di Stalin, non era cosa da poco. Nessuno dei suoi eredi nel PCI puo’ essere confrontato con lui, a partire dal successore Luigi Longo.
Togliatti ebbe grande attenzione verso i cattolici e votò l’art . 7 della Costituzione inserendo i Patti Lateranensi nel testo della Carta. Ma egli non imbrogliò il discorso politico, dicendo esplicitamente: “Vano sarà aver scritto nella nostra Carta il diritto di tutti i cittadini al lavoro , al riposo e così via se poi la vita economica continuerà ad essere retta secondo i principi del liberalismo sulla base dei quali nessuno di questi diritti mai potrà essere garantito”.  E‘ un discorso chiaro senza ambiguità. L’eurocomunismo di Berlinguer barava al giuoco, creando confusione su scelte fondamentali di libertà e democrazia a cui dette credito solo Massimo Salvadori che vide l’approdo della storia contemporanea nell’eurocomunismo pieno zeppo di ambiguità.
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Oggi il discorso di Togliatti suscita imbarazzo e studiati silenzi nei suoi lontani eredi del Pd, se si eccettuano i  personaggi come Fratoianni che ancora ripetono le litanie musicate dal Migliore. E in effetti fu davvero il  migliore rispetto ad un esagitato come Pajetta, un violento come Secchia, un dottrinario dogmatico  come Ingrao e un ex  borghese molto snob come Amendola che architettò la strage di Via Rasella, un grossolano incolto come Longo.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno – Ritorno a Bardo – Il Pap’occhio – Lettere

Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno 

La visita di ferragosto al carcere torinese ha offerto l’opportunità ad un Pd ormai di sole donne al comando di uscirsene con dichiarazioni faziose e demagogiche aprioristicamente a favore dei carcerati, anche di quelli che hanno distrutto e saccheggiato il “Ferrante Aporti”, ignorando le gravissime imputazioni formulate dalla Magistratura che prevedono pene di molti anni di carcere. Ma una donna del Pd ha superato tutti, dicendo che “il carcere va raso al suolo e rifatto”.

Fosse almeno una esperta, ma è una insegnante di Latino sempre che non sia in aspettativa per mandato regionale. Non c’è neppure il senso del ridicolo: l’importante è difendere sempre e comunque i carcerati . Con questo personale politico il Pd non vincerà mai le elezioni. Pannella era un’altra cosa, oggi rimasto senza eredi e continuatori. Solo il garante dei carcerati Mellano evidenzia con obiettività che al “Ferrante Aporti” sono stati commessi gravi reati durante la rivolta che vanno considerati. La vice direttrice invece di tacere davanti ad un’indagine in corso rilascia una dichiarazione che suona quasi  come giustificatrice  dei rivoltosi. Incredibile, ma vero. Nessun pubblico funzionario l’avrebbe fatto.

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Ritorno a Bardo

Sono tornato dopo un anno a Bardonecchia che si è risollevata da sola dai devastanti danni dell’alluvione,  senza aiuti che finora non sono arrivati.

La presentazione del saggio su Matteotti del prof Quaglieni a Bardonecchia

I valligiani hanno saputo rimboccarsi le maniche come i veri piemontesi cantati da Nino Costa. Altri piemontesi, assai poco piemontesi, si occupano solo di carceri. La vita a Bardo è tornata normale dopo l’alluvione dello scorso anno e una conferenza riempie oggi una sala di un pubblico attentissimo, un segno del ritorno alla normalità della vita.

Io avevo proposto al mio Lions di intervenire con un service, ma il periodo feriale fece naufragare tutto: un cattivo esempio di inefficienza che mi aveva molto ferito perché questi club intervengono in Africa ma snobbano il Piemonte. Una pagina nera spero conclusa con una delle presidenze peggiori. L’importante è che Bardonecchia sia viva e piena di turisti fiduciosi. La Santanché a suo tempo non si interessò del caso, dimostrando la sua inadeguatezza come altri ministri piemontesi.

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Il Pap’occhio
Rai 3, la solita, eterna Rai 3, ha riproposto il film “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore con un  acerbo Benigni in atto di  eterna venerazione  di Gramsci. Il film venne sequestrato nel 1980 per oltraggio alla religione e al Papa Wojtyla portato di brutto nel film. Rivisto oggi esso è un oltraggio alla libera intelligenza ed è un inno alla noia. Un contributo devastante alla figura di Arbore che poi per sua fortuna  fece anche qualcosa di meglio. Se fosse per quel film, difeso allora da tutto il culturame con toni concitati, il nome di Arbore sarebbe finito male. Adesso è apparso nel filmato introduttivo il diploma di cavaliere di gran croce esibito  goffamente da Arbore,  è sperabile, non concesso per quel suo filmetto da strapazzo  oggi come nel 1980 non guardabile senza suscitare noia e disprezzo per un ‘ironia forzata e fuori luogo.

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Il Regio di Torino

Vorrei capire come mai la Fenice di Venezia e il Petruzzelli di Bari sono stati ricostruiti come erano mentre il Regio di Torino è stato rifatto secondo l’estro di Carlo Mollino, un genio un po’ pazzo che ignorò con superbia il vecchio e storico teatro. Come mai?    Cinzia Turati

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Mollino non era adatto a ricostruire, lui voleva lasciare il segno. Non fece un brutto teatro, ma tradì la storia di Torino. I veri responsabili del tradimento furono i politici che scelsero quella strada. Quando la politica invade campi non suoi, fa errori.

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L’eroe di Giaveno

Ho appreso da un’ intervista del figlio 81 enne di Cordero di Pamparato che non fu Lei, professore, insieme al Rettore Bertolino ad ottenere una targa ricordo su palazzo Campana che svelasse il mistero di quel nome. Eppure io ricordo i suoi molti articoli in merito al Pamparato. Dovette subire la opposizione della Facoltà di Matematica. Zanone scrisse che se Pamparato veniva ricordato a Torino era merito del Prof. Quaglieni, cosa che adesso il figlio del tenente giavenese dimentica. Lei come l’ha presa?      Giovanni Ramello

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Non avevo letto l’intervista e l’amnesia del figlio non mi stupisce. È persona che evito di definire. E quasi quasi mi pento di aver perorato una causa che nessuno voleva sostenere. Poi ho capito il perché e a Giaveno lo sanno bene. Non confondiamo Pamparato con Montezemolo che fu un vero eroe. Anche chi riceve la stessa onorificenza non è uguale ad altri caduti come Montezemolo, il cui nome è sui libri di storia e non è circondato dall’oblio.

Il Ferragosto profano

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Scrivendo un augurio per i suoi 80 anni al vescovo Alfonso Badini Confalonieri, gli ho anche augurato buon Ferragosto,  ma il presule che risiede a Bardonecchia, mi ha ricambiato parlando di Festa dell’Assunta. Ferragosto è festa pagana anche se in effetti è difficile pensare alla festa della Vergine Assunta il 15 d’agosto. Questa che viviamo non è una società laica, ma profana, involgarita da tutte le aberrazioni sessuali che hanno intaccato anche le basi minime della civiltà occidentale. Questa è la civiltà edonistica ed iper permissiva fondata sul nichilismo relativistico. Una società ludica che ha perso ogni valore morale. È il modello di Vattimo e di Murgia iperesaltato da una stampa sempre più illeggibile. Oggi parlare di Festa dell’Assunta appare persino un qualcosa di irreale. Meglio stare ai carnai nudisti delle spiagge e alle mangiate di cibi sempre più lontani dal buon gusto italiano e alle bevute smodate, accompagnate dalla droga che si vorrebbe naturalmente libera. Questo è il punto di arrivo di una scuola dell’eterna vacanza che lascia i giovani senza guida e senza buoni esempi. In questo contesto anche solo una festa famigliare diventa sempre più rara perché  le coppie aperte hanno distrutto l’idea stessa del matrimonio che viene scelto da una minoranza, malgrado esista oggi un divorzio lampo che scioglie rapidamente ogni legame a prescindere dai figli. Gli esempi da beatificare sono Da Andre’ e Vasco Rossi, i miti nefasti dei nostri giovani indotti da ex giovani che non hanno avuto orizzonti culturali più alti da trasmettere alle nuove generazioni e che dedicano piazze a De Andre’ teorico e praticante della trasgressione e della illegalità. Questo è il Ferragosto 2024, dominato da una società in caduta libera,  destinata a sfaldarsi. Con i miti retro’ del fascismo e dell’antifascismo di 80 anni fa si fomentano le polemiche e si rinverdiscono gli odi,  non si costruisce nulla di serio e duraturo perché si guarda solo al passato e non al futuro.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Quando la rozzezza non si ferma neppure di fronte alla morte – Mario Cervi – Il “Ferrante Aporti” devastato – Pinot Gallizio – Lettere

Quando la rozzezza non si ferma neppure di fronte alla morte
Pubblico questa mail inviata da un noto sodalizio torinese attraverso la segreteria avente per oggetto:
Comunicazione decesso

Buonasera a tutti,

d’ordine del Delegato, comunico con tristezza la dipartita del dott.
( omissis )
Per coloro che fossero interessati ad un ultimo saluto Rosario e funerale (omissis )

Buona serata a tutti.

 Il Segretario

Il burocraticismo, la mancanza di un minimo di delicatezza, l’augurio finale di buona serata, l’assenza di una parola di cordoglio da parte del delegato rivelano una rozzezza assoluta. Una barbarie ragionieristica che rivela i tempi schifosi a cui siamo condannati e che dimostra un associazionismo in crisi totale di identità. Il Fondatore, un grande giornalista di Milano, si rigirerebbe nella tomba, vedendo in che mani è caduto il suo club.

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Mario Cervi

Negli ozi marini trovo nella Biblioteca della casa al mare un libro di Mario Cervi sul Duca d’Aosta, invitto comandante della III Armata nella Grande Guerra, un libro che rivela imprecisioni e cadute storiche da parte dell’autore. Ho deciso di far spazio e di buttarlo. Su Cervi avevo tratto un pessimo giudizio quando lo conobbi a Torino: commisi infatti l’errore grave di invitarlo a ricordare Montanelli e lui si attribuì da vero maramaldo il merito quasi esclusivo della storia d’Italia scritta con Indro.

Adesso capisco i limiti di un’opera storica, notissima ma dimenticata, che si devono attribuire a Cervi. Dopo la penosa ed egocentrica conferenza che tenne, lo invitai a cena al “Cambio”, dopo essere andato ad attenderlo al binario per portarlo in taxi. Anche la conversazione privata fu grigia e mediocre perché si rivelò per dirla con Musil, un uomo senza qualità. Riportandolo in stazione, mi chiese 50 euro come rimborso spese per il taxi notturno che lo avrebbe riportato dalla stazione di Milano a casa. Il biglietto gli era già stato anticipato. Un ottantenne avido di soldi e senza stile. Anche al “Giornale” ci sono direttori cosi’. Per un anno non lessi più il giornale diretto da un rancino peggiore di Govi che lo faceva solo in teatro e non nella vita.

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Il “Ferrante Aporti” devastato
Il “Ferrante Aporti” devastato: milioni di danni scrivono i giornali .Cosa fa lo Stato per recuperare il danno inferto al carcere minorile torinese dai suoi “ospiti”? Guai se non fossero minori! Avrebbero distrutto tutto. E i reati commessi da questi manigoldi chi li persegue? Buonismo  fuori posto e luogo, davvero intollerabile.

Occorre l’autorità della legge ! Lo direbbe anche Beccaria. Un carcere non è un albergo a tre stelle. Chi sta dalla parte dei piccoli energumeni sta dalla parte sbagliata e oggi l’Italia deve recuperare autorità nelle carcere. Il sovraffollamento non è un argomento che possa giustificare la violenza e la rivolta. Su questo tema il dissenso con Marco Pannella che ho molto amato, è stato sempre abbastanza evidente. Mi spiace, io la penso così alla maniera di Carlo Casalegno.

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Pinot Gallizio

Il pittore e farmacista di Alba Pinot Gallizio manco’ nel 1964. Mio padre era un suo estimatore, mentre mia madre lo detestava. Qualche sua opera è  rimasta in casa. La sua presenza artistica è stata considerata provocatoriamente rivoluzionaria. Oggi la sua opera è dimenticata e tale deve restare. Non ho trovato il modo di vendere i quadri che tengo nel solaio. Più che un artista europeo fu un provinciale langarolo, malgrado l’impegno incredibile per farsi conoscere.

Fece anche per tre mandati il consigliere comunale di Alba per il Pci anche dopo l’invasione dell’Ungheria. Un altro segno dei limiti dell’uomo che oggi non merita nessuna attenzione. Spero  di liberarmi presto dei suoi quadri non gratis perché mio padre li pagò  profumatamente dall’artista che non disdegnava affatto l’agiatezza come anche l’eccentricità del vestire, così comune negli artisti senza talento.

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La ruota panoramica
Ogni tanto qualche gianduiesco personaggio che ritiene che il turismo abbia sostituito l’industria dell’auto, propone la ruota panoramica che la Sovrintendenza consente appena per 6 mesi, impedendo di ammortizzare le spese di impianto. E’ una ruota formato tascabile che qualcuno fa paragonata a quella londinese alta più del doppio  e che sarebbe alta un terzo del grattacielo Salza del San Paolo e un quarto di quello della Regione e più bassa di trenta metri della Mole. Cosa ne pensa?      Ing. Gigliola Franchi
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Penso che sia una ruota per un Luna Park. Il sindaco annuncia il bando ad agosto, dicendo che è una scommessa. Non commento. Tutta l’opera della mini ruota poco panoramica appare proprio una scommessa. Quanto costerà non è dato a sapere.
La strage del Martinetto
Ho letto del docufilm prodotto da alcuni dei più faziosi esponenti dell’ Istoreto  sulla “strage” dei partigiani del Martinetto e la testimonianza antifascista degli eredi dei martiri che in realtà è una sola persona; il Martinetto seguì  ad un regolare processo sia pure troppo breve, ma  non fu una strage perché in quel processo ci furono degli assolti o condannati al carcere a vita. Fusi, che venne assolto per insufficienza di prove, scrisse per fortuna nostra  la più alta e veritiera delle ricostruzioni senza astio che sono l’esatto opposto  del docufilm di questi  giovani dell’Istoreto. Non macchiò con il fanatismo ideologico il sacrificio del Martinetto. Io che sono stato un partigiano cattolico non posso tollerarlo. Lei che fu un grande amico di Fusi cosa ne pensa?  
G. R.
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Sono indignato come lei  con questi propagandisti fanatici senza credibilità che strumentalizzano una ottantenne figlia di un partigiano caduto. Il nome di Fusi, del nostro Fusi, deve restare fuori. L’aria creata è irrespirabile.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Spadolini – Giovanni Quaglia alla CRT non avrebbe fatto gli sfracelli del camionista di Tortona – L’assessore Chiarelli – Lettere

Spadolini
Il 4 agosto 1994 moriva Giovanni Spadolini, tanto celebrato quanto dimenticato dopo trent’anni dalla dipartita. Il suo ricordo è stato affidato all’allievo Cosimo  Ceccuti, un modesto e servizievole professore che  era una sorta di segretario e che ha ereditato da Spadolini la casa di Pian dei Giullari a Firenze.
Credo che l’opera storica di  Spadolini non sarebbe stata ricordata, salvo due o tre libri su “Stato e Chiesa” e “Giolitti e i cattolici”, perché molti suoi scritti sono sovente autocelebrativi. La politica e il giornalismo  lo distolsero dagli studi. Penso tuttavia  che  un grande contributo al suo oblio  sia opera dell’inerzia del suo erede. Sono stato amico di Spadolini per tanti anni. Fu il primo ad essere insignito del Premio “Pannunzio” nel 1982 quando egli era Presidente del Consiglio. Alla sua morte organizzai un convegno al Senato della Repubblica. Poi Ceccuti seguì una sua strada per compiacere il vecchio Antonio  Maccanico ed essere vicepresidente del Comitato “Pannunzio” nel centenario del 2010. Un vero e proprio  tradimento anche di Spadolini che era molto legato al Centro torinese.  Ma queste sono piccole miserie. Sotto il profilo politico Spadolini resta uno dei pezzi migliori della Prima Repubblica, neppure confrontabile con la  classe dirigente mediocre della Seconda Repubblica. Era un oratore appassionato e guardingo. Io lo conobbi nel 1965 quando ero al liceo, presentato da Carlo Casalegno. Era davvero  un altro mondo quello in cui sono cresciuto. Spadolini indossava ancora  una lobbia ministeriale che quando divenne ministro abolì dal suo vestiario abituale. Portò il Pri al suo massino storico che rapidamente il suo successore Giorgino La Malfa distrusse.
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Giovanni Quaglia alla CRT non avrebbe fatto gli sfracelli del camionista di Tortona
Il gigantesco e forse pantagruelico Palenzona che tanto ha fatto per diventare Presidente della CRT, cacciando Quaglia, ha dovuto quasi subito dimettersi. C’è da domandarsi perché sia stato sacrificato Quaglia, un uomo esperto, collaudato, onesto, amatissimo  non solo a Cuneo  e nella Provincia Granda. Quaglia resta una grande risorsa della Repubblica, un Dc  competente che non ha nascosto la sua appartenenza storica, ma sa anche essere super partes nel gestire la cosa pubblica in un’ epoca in cui la politica vuole occupare anche gli strapuntini.
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L’assessore Chiarelli
L’assessore regionale alla cultura Marina Chiarelli inciampa  nelle buche non riparate del centro di Torino, ma centra le interviste con intelligenza. Infatti ha dichiarato di non voler parteggiare per nessuno, ma di valutare i progetti e la capacità di realizzarli. Finalmente una voce dissonante dal coro dei faziosi.  L’assessore Purchia  dichiara che non ha spazi adeguati a grandi mostre. Purchia non conosce la storia di Torino perché fino alla sindacatura di Piero Fassino c’era Patrizia Asproni che ha portato il meglio dell’arte a Torino. Anche gli assessori Leo e Oliva hanno fatto molto bene all’assessorato alla Cultura regionale oggi affidato all’avvocato novarese Chiarelli che ha esordito nel modo migliore con una bella intervista. Parole nuove e diverse rispetto ai politicanti.
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“La scuola dei talenti”
Il ministro dell’Istruzione, il  leghista Valditara  insieme ad alcuni collaboratori  ha pubblicato il libro “La scuola dei talenti” che vorrebbe essere il manifesto della nuova scuola riformata dal centro – destra salviniano. Una immensa delusione  nel leggere rancide banalità. Cosa ne pensa?
 Prof. Umberto de Giulio
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Ho dato una scorsa al libro che non mi è apparso deludente solo  perché l’attuale ministro non ha idee originali e quindi non può né illudere né’ deludere. Ha fatto bene a precisare che lui non ha  nulla a che fare con Gentile,il massimo riformatore della scuola insieme a Casati. Era intuibile venisse da altre… scuole di pensiero. Dopo una cinquantina  di pagine ho desistito dalla lettura. Con un ministro così la scuola italiana purtroppo non si riprenderà mai.

Rivolta carceraria minorile e danni milionari

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La rivolta al carcere minorile “Ferrante Aporti” ha provocato milioni di danni. Una guardia carceraria ha detto:  sembrava fossero passati gli Unni e c’è stato chi ha ipotizzato che il caos,  gli incendi e i danni fossero in funzione di un’evasione generale.  C’è chi ha aggiunto che le violenze fossero superiori a quelle dei terroristi.

Un dato allarmante perché questo danno non potremo addebitarlo agli ospiti del carcere minorile, protagonisti di esempi di vera e propria delinquenza adulta. A queste condizioni non sono più d’accordo a concedere nulla a questi finti minori che al tentativo di recupero rispondono con il teppismo e la cieca violenza che praticano anche in carcere. Bisogna riportare ordine e stringere i freni di chi prende a priori le difese di questi giovani scellerati, frutto di un permissivismo demagogico intollerabile.

E chiamerei anche in causa le guardie carcerarie che hanno consentito il disastro. La tesi del naturalismo francese dell’Ottocento in base al quale la responsabilità è tutta della società ingiusta ha fatto il suo tempo. Basta con il perdonismo giustificazionista.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO:  Leo, una voce autorevole ed equilibrata, una grande risorsa per il Piemonte e non solo –  L’estrema sinistra farà naufragare il centro – sinistra – L’Assessore regionale alla cultura Marina Chiarelli e le buche torinesi – ZTL a Moncalieri – Lettere

Leo, una voce autorevole ed equilibrata, una grande risorsa per il Piemonte e non solo

Gian Piero Leo ancora una volta ha levato la sua voce libera ed autorevole, condannando l’aggressione dichiaratamente fascista al giornalista che da sconosciuto è diventato quasi famoso, ma

anche parlando in generale della violenza che va sempre condannata, compresa quella degli antisemiti verso cui vi è una certa accondiscendenza in chi, filopalestinese, parla di Olocausto da parte di Israele. Leo ha infine proposto un grande convegno internazionale a molte voci sulla libertà di stampa. Conosco ed apprezzo Leo da quando all’Università veniva aggredito dai facinorosi. Io non venni mai attaccato fisicamente per la mia stazza con cui non osarono mai misurarsi. Tra di noi si creò allora un legame di solidarietà e di amicizia cresciuta nel tempo , una delle amicizie più importanti della mia vita. In lui si vede lo stile e l’intelligenza lucida, mai perduta, della rimpianta prima Repubblica e della migliore Dc.

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L’estrema sinistra farà naufragare il centro – sinistra

Dopo una discreta affermazione alle europee dell’Alleanza Verdi – Sinistra, facendo eleggere Salis , Lucano ed il vecchio sindaco di Palermo Orlando, l’Alleanza si è ringalluzzita e con prepotenza cerca di spostare l’asse del centro – sinistra dalla sua parte insieme ai grillini. Il Pd sembra aver ceduto alla demagogia degli eredi dei gruppettari sessantottini, arricchiti di una presenza verde estremista, anzi fondamentalista, che non è certo una seria tutela per l’ambiente. La galassia di sinistra che si sta formando non è un’ alternativa credibile al centro – destra, ma un fronte popolare “in nuce” sul modello francese che i moderati non potranno mai votare, anche con Renzi – ennesima giravolta che lo ha screditato in modo definitivo – come ruota di scorta di una nuova “gioiosa macchina da guerra”, sconfitta da Berlusconi nel 1994 . Un uomo come Romano Prodi non c’è più. Fu l’unico a battere due volte Berlusconi anche se quella stessa sinistra velleitaria di oggi fece naufragare il suo Governo. Eppure Bertinotti era molto meglio di Fratoianni.

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L’Assessore regionale alla cultura Marina Chiarelli e le buche torinesi

Il nuovo assessore regionale alla cultura Marina Chiarelli, passeggiando per il centro di Torino, è finita in una delle tante buche stradali non colmate . Giustamente l’ex vice sindaca di Novara ,città meglio governata, si è riservata di fare causa al Comune . Anch’ io nel novembre 2023 mi ruppi una spalla a causa di una buca piena d’acqua in via Maria Vittoria . Mi limitai ad andare al CTO e poi da un fisioterapista per due mesi . Avrei dovuto seguire anch’io l’esempio dell’assessore Chiarelli che ha potuto sperimentare subito cosa sia diventata Torino , capitale dell’insicurezza e dell’ incuria , anche se è previsto che spenda 12 milioni di euro per l’inutile pedonalizzazione di via Roma, imposta dalla galassia verde – rossa che sostiene la Giunta .Al riempimento delle buche non si provvede. Solo la Giunta Fassino lo faceva con diligenza.

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ZTL a Moncalieri

Spiace che il centro storico di Moncalieri con via San Martino, unico asse che porti in piazza Vittorio Emanuele e al Castello, sia diventato zona ZTL sia pure a livello sperimentale fino a settembre Già l’idea di sperimentarla durante le ferie appare balzana.

D’accordo inoltre che esiste un bellissimo e funzionale parcheggio multi piano nelle vicinanze, ma questa presenza non giustifica un’operazione demagogica  inaugurata il 26 luglio dal “sindaco – podestà” di Moncalieri, quello noto per i toni bruschi ed autoritari, per non ricordare altri suoi precedenti non proprio esemplari.

Ma a Moncalieri esistono anche dei cittadini con la schiena diritta che si ribellano ad un progetto che neppure la grillina Appendino riuscì a realizzare nel centro di Torino.

Potete firmare una petizione presso la Farmacia Maldini  e l’ Ottica Autelli nonché nella tabaccheria di via San Martino. In pochi giorni in periodo di ferie le firme hanno già raggiunto il numero di 400.Firmare diventa un atto di civismo attivo.

In ogni caso non bastano quattro fioriere per cambiare il volto del centro storico. Creare un deserto al posto della storica piazza appare insensato perché essa è e deve restare il cuore pulsante e attivo della città e non zona archeologica o metafisica alla maniera di De Chirico.

.quaglieni penna scrittura

Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com

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Taxi e malati

L’altro giorno ho preso due taxi per recarmi ad una visita medica. Ho il volto emaciato di chi è stato per mesi  malato e ancora oggi stenta a riprendersi, inoltre utilizzo un bastone per camminare. Solo un distratto non coglie che sono ancora malata. Ebbene , i due taxisti non si sono mossi e non hanno neppure chiesto se avevo bisogno di aiuto per salire e scendere dal loro taxi. In passato non accadeva così, almeno a Torino. I taxisti in genere erano premurosi e non rimanevano incollati al volante. Anche questo è un segno del degrado della civiltà torinese del nostro tempo. Fiorenza De Carli

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Non sarei così pessimista, anche se Lei dice la verità. Anche a me è capitato di incontrare taxisti distratti e indifferenti agli anziani e perfino agli ammalati. Forse sono perfino infastiditi nell’accoglierli sul loro mezzo che spesso è troppo piccolo o troppo alto. Le regole sull’ abbattimento delle barriere non vengono rispettate dai taxisti che usano utilitarie giapponesi anguste o furgoni più adatti a trasportare merci che persone. Chissà cosa risponderebbe la cooperativa dei taxi di fronte alla Sua esperienza?

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Le dimissioni di Toti

Le dimissioni di Toti chieste in piazza dal campo largo ma con poca gente, in compenso molto faziosa, dimostra che il rapporto tra magistratura e politica è stato stravolto con una involuzione giustizialista che si impone anche sul voto popolare, stravolgendolo. I giudici prima di ogni processo decidono chi deve andarsene, malgrado l’investitura popolare. Una minaccia alla democrazia molto pericolosa. Gianni Induno

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Non ho mai avuto simpatia per Toti che ha avuto anche la presunzione, lui berlusconiandipendente, di creare un suo movimento personale. Ma in questo caso sono dalla sua parte. Sarà la Magistratura in un libero processo a decidere su di lui, ma non può essere la piazza insieme ai pm a decidere circa le sue dimissioni. Qui si torna al 1992 con Di Pietro e Borrelli. Una pagina nefasta che portò al golpe giudiziario con cui vennero liquidati i partiti, salvo il Pci.

Meglio la storia che un piatto di spaghetti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Più che mai quest’anno  il 25 luglio 1943 viene commemorato in tutta Italia con le pastasciutte antifasciste sull’ esempio dei fratelli Cervi che così festeggiarono la caduta di Mussolini. Ma i fratelli non si limitarono alla pastasciutta, ma sacrificarono la loro vita in modo eroico. Chi oggi mangia la pastasciutta non rischia nulla se non la propria dieta. Se è vero che oggi c’è un pericolo fascista in Italia, la pastasciutta appare un ricordo po’ fragile. Io non penso che tale pericolo esista e quindi ritengo più che giusta una abbuffata di pasta alla Fabrizi. In effetti la data del 25 luglio andrebbe ricordata in termini storici come un, sia pure tardivo, capolavoro politico per rimuovere Mussolini nel modo meno traumatico in un momento tragico quando il nemico,  poi diventato liberatore, era sbarcato in Sicilia.  Con il voto del Gran Consiglio dell’odg  Grandi iniziò un’ operazione che portò all’immediata rimozione di Mussolini da parte del Re.  Sembrò allora una liberazione che preludeva alla fine della guerra ormai perduta. Il popolo che aveva osannato il fascismo e la stessa guerra, scese in piazza a festeggiare la fine della dittatura inneggiando al Re che commise un grave errore nell’affidare a Badoglio il governo. Badoglio si rivelò subito inadeguato non solo nell’affrontare un armistizio che venne firmato tardivamente nelle condizioni peggiori.  Dal 25 luglio si passò all’8 settembre che rappresentò la liquefazione dell’Italia e pose le basi per l’occupazione tedesca e per la guerra civile. Detto questo, non si può dire che il trasferimento del Re e del Governo al Sud sia stata una semplice fuga, ma una necessità assoluta sia per la situazione eccezionale di Roma sia perché quella fuga consentì di salvare la continuità dello Stato. Un Re fatto prigioniero dei tedeschi come sua figlia Mafalda non sarebbe servito se non a salvare la monarchia. La politica di Badoglio nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre si rivelò esiziale per l’incapacità del vecchio maresciallo che fu complice del fascismo come forse nessun altro capo militare. Al Sud comunque fu possibile ricostituire un esercito che partecipò alla guerra di liberazione in modo significativo, secondo alcuni, perfino superiore ai partigiani al Nord.  Poi la storia imboccò  la sua strada e il contributo degli alleati fu determinante per liberare l’ Italia, a partire da Roma, senza voler assolutamente sminuire il ruolo dei partigiani al Nord. Molte di queste riflessioni i commensali della pastasciutta dovrebbero considerarle. Così capirebbero che certa faziosità stucchevole andrebbe evitata. Identificare l’antifascismo con una parte politica resta un grave errore politico, come dimostrano anche alcune reazioni all’aggressione del giornalista torinese di sabato.  La Resistenza fu di esponenti di diversa fede politica o anche di nessuna fede politica come i militari. Monopolizzarla resta anche oggi un errore che porta chi non è comunista a far parte per se’ stesso e a non aderire a certe manifestazioni. Questa elementare verità alcuni non riescono a capirla. I tempi sono cambiati e tutti devono farsene una ragione. Le logiche di piazzale Loreto appartengono ad un nefasto passato ormai archiviato nella storia: una pagina che non fa onore a nessuno.