Le immagini del celebre fotografo sono state messe a disposizione dal Comune di Tricarico e dal Centro di documentazione “Scotellaro” in occasione del Salone del Libro di Torino
Resterà aperta fino al prossimo 2 giugno la mostra fotografica “LA LUCANIA DI HENRI CARTIER-BRESSON. 1951-1952, 1973” inaugurata a Torino lo scorso 18 maggio nell’ambito delle iniziative fuori Salone organizzate dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 per il XXX Salone Internazionale del Libro di Torino. L’esposizione, ospitata presso la Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo in Via Giolitti 44, è promossa dal Centro di documentazione “Rocco Scotellaro” e dal Comune di Tricarico (MT), con il patrocinio della Città di Torino.
Ad inaugurare la mostra – nella quale sono esposte 26 fotografie di Henri Cartier-Bresson, da lui donate al Comune di Tricarico nel 1985 tramite Rocco Mazzarone, nel ricordo del giovane poeta e intellettuale lucano Rocco Scotellaro, che il fotografo aveva conosciuto nel suo primo viaggio in Basilicata – sono stati la dott.ssa Carmela Biscaglia, direttrice del Centro “Scotellaro”, Pancrazio Tedesco, Assessore alla cultura del Comune di Tricarico, Aurelia Sole e Paolo Verri, Presidente e Direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Stefano Benedetto e Francesco De Biase della Direzione Cultura, Educazione e Gioventù del Comune di Torino.
Il corpus fotografico si completa con un testo di commento dello stesso Mazzarone, il quale aveva accompagnato il fotoreporter nei suoi due soggiorni in Lucania nel 1951-1952 e nel 1973, corrispondenti alle due fasi cruciali della storia regionale del XX secolo. Fu il geniale imprenditore piemontese Adriano Olivetti, vice presidente dell’Unrra Casas e presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, giunto a Matera nel 1950, ad invitare Cartier-Bresson a collaborare con la “Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera”, a cui aveva dato vita e che dal 1951 al 1952 elaborò analisi complete sulla città in previsione di interventi urbanistici per la popolazione sfollata dai Sassi, di cui resta esemplare il borgo rurale La Martella, progettato da Ludovico Quaroni.
Nel primo reportage fotografico, che si ascrive all’itinerario umano, professionale e artistico di Cartier-Bresson confluito nel volume del 1955 Les Européens, egli coglie, con grande rispetto degli uomini e dei luoghi, la Lucania di Carlo Levi con particolare riferimento alla città di Matera nelle due articolazioni del Piano e dei Sassi, e alle dure condizioni di vita della popolazione lucana specie in Val d’Agri. Tornando in Lucania a vent’anni di distanza, Cartier-Bresson avrebbe ritratto una realtà economica e sociale profondamente cambiata, anche per effetto dei nuovi insediamenti industriali nella valle del Basento, ove erano stati scoperti giacimenti di metano. Con la sua Leika fissò dighe e strade in costruzione, il ponte Musmeci di Potenza (oggi monumento dichiarato di interesse storico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali), le nuove colture nel Metapontino, il contrasto tra vecchi e nuovi costumi, la mescolanza di miti pagani e tradizioni cristiane, la compresenza di strumenti di lavoro arcaici e l’introduzione degli elettrodomestici. Fissò pure le nuove masse di giovani delusi nelle loro aspirazioni lavorative e pronti ad un rinnovato esodo migratorio verso le regioni industrializzate del Nord, una classe dirigente che continuava a distribuire favori, sindacati deboli e partiti politici che altro non erano che “aggregati di famiglie e di clientele migranti, – come scrive Mazzarone – dal momento che le grandi decisioni continuavano ad essere compiute altrove”.
.
FINO AL 2 GIUGNO A TORINO LA MOSTRA “LA LUCANIA DI HENRI CARTIER-BRESSON. 1951-1952, 1973”