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Lega: “Dal Governo slogan, dalla Regione risorse vere per l’emergenza”

L’on. Riccardo Molinari (Lega) su emergenza Covid in Piemonte: “Dal Governo solo slogan, mentre la Regione stanzia risorse vere e immediate per il personale sanitario. L’assessore Icardi non si tocca”

“Siamo davvero al paradosso: il Governo Conte non ha accolto un emendamento Lega al Decreto Cura Italia che avrebbe consentito alle Regioni e alle province autonome di triplicare le risorse per la valorizzazione del personale sanitario, medico e non solo, da due mesi in prima linea a fronteggiare l’emergenza, anche a costo della vita, soprattutto nelle regioni più colpite dal Covid-19, come Lombardia e Piemonte. Al contempo da fonti governative spesso si avanzano critiche alle amministrazioni regionali, che invece sono le uniche a fare pienamente tutto quanto in loro potere”.

Così Riccardo Molinari, Presidente del Gruppo Lega alla Camera e Segretario della Lega in Piemonte, sottolinea il diverso atteggiamento del Governo Conte e dell’amministrazione piemontese guidata da Alberto Cirio.

“Da Roma solo slogan e polemiche, mentre la Regione Piemonte ha rapidamente messo in campo, con il ddl RipartiPiemonte come esplicitamente chiesto dalla Lega, risorse concrete con cui riorganizzare la ripartenza dei diversi comparti produttivi. 800 milioni di euro per sostenere imprese, lavoratori e famiglie, di cui 55 milioni di euro per il nostro personale sanitario, per integrare stanziamenti governativi assolutamente inadeguati a far fronte alla situazione”.

Netta poi la presa di posizione dell’on. Riccardo Molinari a sostegno del lavoro sin qui svolto dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi: “Sappiamo bene in che condizioni il centro sinistra a guida Chiamparino ha lasciato la sanità piemontese, sul fronte ospedaliero come territoriale.
L’Assessore Icardi ha fatto l’impossibile per far fronte all’emergenza: chi ne chiede le dimissioni si faccia prima un esame di coscienza e sappia che Icardi non sarà il capro espiatorio di un sistema sanitario indebolito da anni di tagli imposti da Roma e scelte sbagliate fatte a Torino, con protagonisti che hanno nomi e cognomi noti, e che non sono di certo Luigi Icardi”.

Ruffino (Fi): “La fase 2 si gioca sui trasporti pubblici”

Bene hanno fatto i sindaci delle aree metropolitane a esigere indicazioni chiare, possibilmente prescrittive, per organizzare la ripresa della mobilità urbana, punto cruciale per il successo della fase 2. La questione è complessa ma decisiva:

il numero dei passeggeri su una carrozza della metro o sul bus non è una variabile indipendente ma è strettamente connesso agli orari del lavoro, quindi più flessibile sarà l’orario in ufficio e in fabbrica, meglio si potranno organizzare i trasporti pubblici urbani.

Questione altrettanto rilevante riguarda il trasporto pubblico interurbano. I lavoratori e gli studenti di un Comune, penso al mio Giaveno, che devono raggiungere,la fabbrica o la scuola in un paese vicino, in che numero potranno accedere sugli autobus o sui treni locali? Chi è che certifica la sanificazione del mezzo a fine corsa e, soprattutto, a fine giornata? Sono questioni sulle quali il governo deve dire una parola chiara, come pure la Regione, titolare della concessione del servizio. Per questi motivi è indispensabile che il sindaco dell’area metropolitana convochi il Consiglio non appena il governo avrà messo a punto la disciplina di trasporto.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

FdI: “Rimodulare fondi europei per turismo e commercio”

Paolo Bongioanni chiede la rimodulazione dei  Fondi Europei per reperire risorse a sostegno  dell’economia del turismo e del commercio, in seguito alla crisi epidemiologica Covid-19.

 

Il Consigliere Regionale Paolo Bongioanni ha presentato un ordine del giorno di richiesta per la rimodulazione, presso l’Autorità di Gestione, dei fondi europei PITEM e PITER alla luce della crisi economica conseguente quella epidemiologica. L’ordine del giorno, il numero 245, andrà in discussione in aula martedì 28 aprile 2020.  

Il testo verte sulla richiesta di un impegno alla Giunta di intervenire immediatamente al sostegno della impresa turistica e del terziario, con la rimodulazione dei fondi europei, da destinare  sia ad un sostegno economico diretto sia modificando i momenti formativi previsti all’interno degli stessi progetti,  indirizzandoli  alla formazione del personale che dovrà provvedere alle procedure di sanificazione e di rispetto di un non facile protocollo obbligatorio nel momento della riapertura.

“Il sistema del turismo e della sua filiera, partendo dall’albergazione e dalla ricettività nelle sue varie accezioni, per passare alla ristorazione, (che in Regione Piemonte è una delle risorse più importanti in quanto il nostro territorio può a ragione essere considerato la capitale italiana dell’enogastronomia), per arrivare all’ospitalità veloce dei bar e ancora alle professioni turistiche,  è  sicuramente  il settore più penalizzato perché, com’è già stato ribadito più di una volta, è un sistema che vive sul denaro circolante, sul cash flow, e che non è in grado di vivere con un’interruzione brusca della liquidità, non è  strutturato per farlo ed anche se può attraversare momenti di massima e di minima non può reggere una situazione come questa che rischia di portare al totale collasso la nostra piccola e media impresa turistica, componente importantissima dell’ossatura e struttura portante dell’economia dell’intero Piemonte” dichiara il Consigliere Bongioanni.

“In questo momento il Governo, oltre a roboanti proclami di interventi multimiliardari, non ha ancora erogato un solo euro a fondo perduto, ma continua ad aggiungere debito a debito,  e la “strombazzata potenza di fuoco dei 400 miliardi”  alla quale la maggior parte delle PMI non potrà accedere, non è un’iniezione di liquidità, ma vede furbescamente lo Stato non versare un solo euro, ma  mettere in sicurezza proprio il gettito fiscale annuo attraverso un’operazione di factoring con le banche. Le imprese turistiche chiedono risposte certe e hanno bisogno di denaro liquido, hanno bisogno di finanziamenti a fondo perduto, di soldi veri e facili da ottenere a dispetto della imperante burocrazia o, in alternativa chiedono non potendo tenere aperto, a fronte di zero incassi, di avere zero spese e quindi l’abbattimento delle accise, dei contratti assicurativi, degli affitti e di qualunque altra spesa assimilabile. Bisognerà intervenire per rimodulare  i protocolli, per evitare la morte della impresa turistica; è  quindi necessario studiare una riapertura intelligente nonostante gli enormi sforzi fatti dal Presidente Cirio per trovare delle risorse da immettere su questo mercato, e  ne ha trovate tante, queste ultime potrebbero essere ancora non sufficienti, anche alla luce di altre problematiche che vengono sollevate, quali il rischio civile e penale  nel quale portrebbero incorrere i titolari delle aziende, la necessità di formare il personale al nuovo “sistema” di lavoro, la necessità dopo mesi ad incasso zero di dotarsi di mezzi di sanificazione e DPI. Uno spiraglio concreto, per attingere a risorse oggi indispensabili,  sono i fondi europei: progetti PITER e PITEM in primis che bisogna immediatamente rimodulare e declinare alle attuali emergenze, sia in termini di erogazione di liquidià, sia per quanto concerne la formazione, inoltre bisogna esigere dall’Europa il pagamento immediato delle spese già sostenute dai singoli partner per i progetti ALCOTRA.  E’ questa una delle poche strade per recuperare fondi indispensabili per la sopravvivenza del nostro strordinario tessuto imprenditoriale messo in ginocchio dall’epidemia”

Il centrosinistra nomina, il centrodestra strilla

Certo, il Movimento 5 Stelle è riuscito a piazzare qualcuno dei suoi ma ha sorpreso soprattutto il successo ottenuto dal partito guidato da Travaglio, attraverso il Fatto Quotidiano, che ha imposto le sue candidature al di là delle preferenze dei pentastellati ufficiali…

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Il centrosinistra nomina, il centrodestra strilla

Il senso della Libertà

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Questo 25 aprile 2020 lo ricorderemo a lungo. La Festa nazionale della Liberazione da settantacinque anni ci ricorda da dove nasce la Repubblica Italiana e soprattutto grazie a chi il nostro paese ha riacquistato, oltre alla dignità, la libertà e la democrazia. Per troppi anni è stata relegata, oltre ad un giorno di festa da scuola e dal lavoro, a cerimonia istituzionale ristretta ai rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni della resistenza, ai partigiani ed i loro famigliari ed a quanti, una minoranza, hanno sempre avuto una forte sensibilità democratica.

Con il passare degli anni e con la naturale e fisiologica scomparsa dei protagonisti di quello straordinario periodo è sorto il problema di tramandare la loro esperienza e valori e di coinvolgere le giovani generazioni. Periodicamente abbiamo assistito a tentativi revisionistici da parte della destra neofascista o ex fascista e da qualche storico di sinistra o presunto tale. Anche quest’anno, perdendo l’occasione di dare un segno di maturità quanto mai necessario in una situazione emergenziale da destra è arrivata la proposta di dedicare il 25 aprile alle vittime del Corona Virus. Proposta tanto irricevibile quanto idiota. L’ipocrisia porta a non avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome.

Se si fosse mantenuto lo spirito e la composizione delle forze che hanno animato le formazioni partigiane il 25 aprile sarebbe stata vissuta con una partecipazione e condivisione se non unanime, impossibile, certamente in misura decisamente maggiore. Voglio ricordare che nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e nelle formazioni partigiane c’erano rappresentanti socialisti, comunisti, cattolici democratici, liberali, repubblicani, monarchici ed azionisti. Quindi, mi riferisco specialmente ad una parte della sinistra che ha cercato di appropriarsi della “resistenza”, la Resistenza non era e non è di una parte sola, ad essa hanno partecipato, dando sostegno e copertura, operai, impiegati, contadini, civili, preti e suore e molti rappresentanti delle forze dell’ordine. Per chi fosse interessato c’è una bella pubblicazione del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri sul ruolo dei Carabinieri durante la lotta di Liberazione. Un altro elemento da confutare è quello della territorialità, si è svolta solo al nord dell’Italia. Chi lo sostiene dimentica o fa finta di dimenticare lo sbarco alleato, la “ linea gotica” e l’Italia divisa in due. Problema risolto dalla folta e numerosa, molte migliaia, presenza di meridionali nelle formazioni partigiane. Uno su tutti il comandante del CLN che liberò Torino, Pompeo Colajanni, nome di battaglia “Barbato”, siciliano, ufficiale della cavalleria. Sul ruolo e sulla partecipazione dei meridionali alla lotta di liberazione voglio ricordare il convegno organizzato dal Consiglio Regionale del Piemonte il 16 giugno 2013 al Teatro Carignano a Torino.

Per concludere su di un altro elemento, spesso riproposto, quello degli esigui numeri dei partigiani, rammento che alla lotta di Liberazione hanno contribuito sicuramente le formazioni partigiane, i molti civili, ed, non si possono dimenticare e lo sono stati per troppo tempo, i seicentomila internati militari italiani (IMI) che rifiutarono di combattere per la repubblica di Salò e preferirono i campi di concentramento pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e privazioni. Tutto questo è la storia passata e recente ma la vera particolarità, che mi ha fatto riflettere, di questo 25 aprile è l’essere tutti “prigionieri” in casa da quasi due mesi. Festeggiare la Liberazione stando chiusi in casa, segregati quasi volontariamente, un ossimoro, per combattere un nemico invisibile e quindi più subdolo, non può che fare riflettere sul senso e sul valore della libertà. E’ proprio vero che una cosa l’apprezzi molto di più quando non ce l’hai, quasi, più o ti viene a mancare. Forse è per questo senso di privazione, di mancanza, che ci sono state un numero straordinario di manifestazioni e di iniziative con una partecipazione e condivisione che ci dà la percezione tangibile di essere liberi pur essendo “prigionieri” e segregati. La libertà e la democrazia sono, insieme alla Costituzione, i più importanti dei grandi “regali” che ci hanno portato la Resistenza e la lotta di liberazione.

Autonomie e Ambiente: “Regioni e territori ripartano in autonomia”

Antonomie e Ambiente, la formazione alla quale appartengono alcuni movimenti regionalisti ed autonomisti (Patto per l’Autonomia- Friuli Venezia Giulia, Patrie Furlane, Patto per l’Autonomia – Veneto, Pro Lombardia Indipendenza, Alpe Valle d’Aosta, Movimento Siciliani Liberi, Comitato Libertà Toscana) e di cui fa parte anche il Comitato Autonomia Piemont, in qualità di osservatore, ha elaborato un documento che è stato diffuso nei giorni scorsi, nel quale si chiede che regioni e territori possano partire in autonomia e che si riporta integralmente:

 

“Ovunque si siano consolidate e diffuse buone pratiche di cura domiciliare del coronavirus (evitando quindi che i contagiati si aggravino irreparabilmente e finiscano ad affollare gli ospedali) e dove si è ragionevolmente certi che la circolazione del virus sia rallentata, è  arrivato il tempo di far ripartire la vita quotidiana.

Chiediamo che ogni regione, ogni territorio, ogni comunità, ogni impresa, ogni scuola, che siano riuscite a organizzarsi con pratiche di distanziamento e con dispositivi di protezione individuale, possano riaprire con i tempi e le modalità che ritengono più opportune, secondo protocolli pubblici, largamente condivisi e continuamente correggibili e perfettibili sulla base della vigilanza quotidiana delle diverse situazioni. Senza fare polemiche su come si è risposto a una situazione che ha colto tutti impreparati, è arrivato il momento di restituire alle regioni, alle comunità, alle famiglie, alle imprese, le proprie responsabilità. Si è francamente esagerato con proibizioni generalizzate (come quelle contro le passeggiate solitarie). La difesa delle libertà individuali, in questa nuova fase, deve tornare ad essere al centro della preoccupazione di tutti. Da questo punto di vista, siamo molto preoccupati dall’enfasi che si dà a strumenti di controllo centralizzati, come la “app unica nazionale”. Si deve anche porre fine all’interventismo prefettizio e le autorità locali, che rappresentano direttamente le loro popolazioni, devono vedersi restituita la giusta autonomia d’azione”.

La politica e le soluzioni per la ripresa

Saremmo alla vigilia di un golpe. Il novello Peron sarebbe il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Francamente non ce lo vedo. Se poi si sostiene che le novelle camicie nere pronte a marciare su Roma sono quelli del PD, la cosa più che inverosimile mi pare una grande buffonata.

Mandanti? Ovviamente la  Germania che dopo aver comprato la Grecia vuole comprarsi l’Italia in modo molto semplice : farla ulteriormente indebitare e comprarsi il Colosseo, la Mole Antonelliana ed il Duomo di Milano e tutta Venezia a prezzi di saldo.

Forse non è la Germania che
ha scatenato il Corona 19, ma sicuramente ha già fatto i conti. E chi più ne ha più ne metta.
Concretamente non è mai colpa di noi italiani che forse, dico forse, non abbiamo mai colpe ed
abbiamo governato il nostro paese negli ultimi 40 anni in modo irreprensibile.

Nel mentre la Giunta del Piemonte ha deciso: denuncerà per diffamazione Reporter. Contenti
loro contenti tutti.

Basta che non si produca in boomerang per i querelanti. Ho cari amici in giunta che nulla
possono della nomina di Icardi ad assessore alla Sanità. Lo stesso Cirio poco ne può. Gli ordini
arrivano direttamente da Matteo Salvini in tempi nei quali era impossibile dirgli di no. Un Matteo
Salvini sotto tono, sembra quasi che voglia passare il testimone del comando a Giorgia Meloni
con La Russa, da buon gufo, che gongola: magari faccio il numero due. Ma intanto la durezza
dei numeri è impietosa, il Piemonte è al secondo posto dopo la Lombardia e la provincia di
Torino ha superato la provincia di Bergamo. E come si sa Matteo Salvini ha mandato a casa
Maroni ancora troppo amico di Umberto Bossi mettendo un suo fedelissimo come Fontana.

E se quelli del Piemonte possono dire siamo appena arrivati, in Lombardia non c’è santo che
tenga, istituite le regioni quelli di Sinistra non hanno mai toccato boccino. Fortuna che c è Zaia.
Fortuna sicuramente per i veneti, ma anche per noi piemontesi decisamente  oggi in difficoltà.

Ci dimostra che, almeno in questo caso il problema non è politico ma di competenza e di
conseguente scelta dei collaboratori. Se n’è accorto anche Cirio, forse in ritardo, ma come si
dice, meglio tardi che mai. Altro fattore: ci sono due livelli di informazione. L’ufficiale e quella
sotterranea. Su questo siamo in continuità con il passato. La prima: quasi tutto sottoscritto. La
seconda: pensando solo a potenziare le terapie intensive si è tralasciata una politica di tamponi
a tappeto. Ed è qui che casca l’ asino. Il Piemonte ha fatto come la Lombardia ed ha sbagliato, il
Veneto, l’Emilia Romagna e la Toscana hanno fatto l’ opposto ed hanno fatto bene. Un cambio di
passo sembra averlo fatto Cirio. Dopo la scelta dell’ex Ministro Fazio ha addirittura arruolato il
prof Paolo Vineis, epidemiologo di fama internazionale. E Icardi mastica amaro.

Cambio di passo e soprattutto cambio di metodo, finalmente Cirio, assumendosi le sue
responsabilità sceglie lui. Il 4 di maggio è dietro l’angolo e come si dice, quando ci si è bruciati
con l’acqua calda si ha paura anche dell’acqua fredda. Sia ben chiaro, sono assolutamente d’ accordo sulla riapertura senza e senza ma .

Ma sono d’accordo su una apertura controllata,
monitorata e gestita. La Regione, magari attraverso l’ assessore al Lavoro  dovrà coordinare le forze preposte al controllo e verifica delle condizioni
di sicurezza.

Gli strumenti ci sono come ad esempio l’Arpa. Compito tutt’altro che semplice.
Un conto controllare le attività produttive dai 200 dipendenti in su. Un conto controllare attività sotto i
15 dipendenti, che sono la stragrande maggioranza. Intanto la magistratura non molla ed indaga
sulla gestione delle case di riposo per anziani. Anche qui molto dovrà cambiare.
In particolare il problema dei costi. Generalmente sono Coop sociali e di servizi che gestiscono
il servizio dalle pulizie all’assistenza sanitaria. Comprimere i costi vuol dire anche, se non
soprattutto, sottopagare i lavoratori in alcuni casi non qualificati per i servizi che debbono fare.

Impossibile aumentare le rette mensili per gli ospiti. Unica soluzione  è prevedere un
contributo pubblico. Sperabile che in questi 37 miliardi che dovrebbero arrivare dall’Europa siano
contemplati anche  contributi necessariamente a fondo perduto. Dunque controlli da una
parte e contributi dall’altra.

In qualche modo reinventarsi, sperando nella nostra intelligenza per far sì che anche il
coronavirus sia un’ occasione e non solo una disgrazia.

Patrizio Tosetto

Il 25 aprile di fronte alla storia

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Sono passati 75 anni anni dalla fine della II Guerra mondiale e dalla Liberazione dal giogo nazifascista. E’ una ricorrenza della storia  che va ricordata e anche festeggiata  perché segna la fine della più terribile guerra in cui fu coinvolta l’Italia per cinque anni e fu   l’inizio di una rinascita nazionale che porterà alla Costituzione, mettendo le basi della ricostruzione. 

La Resistenza iniziata dopo l’8 settembre 1943, ma già anticipata idealmente  dagli antifascisti esiliati, incarcerati e confinati dal regime,  rappresentò un elemento importante della Guerra di Liberazione, anche se, senza il determinante apporto degli Alleati angloamericani ,il riscatto sarebbe stato  molto problematico. Fu guerra  di popolo, di volontari armati che ricorda il Risorgimento, ma anche  una guerra regolare del Regio Esercito ricostituito al Sud  che diede un contributo non solo simbolico, come per troppo tempo sostenuto.
Tra i volontari ci furono donne e uomini di tutti gli orientamenti  politici o anche di nessun schieramento come molti militari che dopo l’8 settembre non fuggirono, ma andarono in montagna a resistere al nemico tedesco.  Ci fu una Resistenza tricolore di tanti che furono, più che partigiani, dei veri patrioti. Ma quei mesi dal ‘43 al’45 rappresentarono anche, come riconobbe  lo storico antifascista Claudio Pavone ,un momento di atroce guerra civile tra Italiani che coinvolse anche dei civili inermi. Ci furono atrocità  terribili, esagerazioni, come riconobbe il presidente Giorgio a Napolitano, che non fanno onore alla Resistenza e che proseguirono anche dopo il 25 aprile. Esse non oscurano i meriti dei combattenti che si immolarono per difendere il suolo nazionale e ripristinare la libertà, ma una ricostruzione storica non può prescindere anche dagli aspetti negativi che sono insiti di per sè in una guerra civile che, di norma, da’ spazio anche a vendette personali  e crudeltà’ che non vanno sottaciute. I fascisti e i tedeschi  si macchiarono di stragi e rappresaglie  orrende che determinarono delle reazioni più che comprensibili. Certo i fascisti combatterono dalla parte sbagliata, mentre i partigiani seppero schierarsi dalla parte giusta e questo rappresenta uno spartiacque importante ma che non può giustificare tutto di per se’. Anche gli Alleati liberatori nel corso della loro campagna d’Italia si macchiarono di azioni gravi verso donne e popolazioni civili che non mettono in discussione la loro fondamentale partecipazione a liberare l’ Italia. La storia segue criteri valutativi che vanno oltre quelli etico – politici, pure importanti.
.
 Poi ci fu una parte di resistenti ,abbastanza consistente ,che vide nella Resistenza l’occasione di una guerra rivoluzionaria di classe per portare anche in Italia un regime comunista. Questa parte tentò di far deviare il corso della storia ,ma non riuscì nell’intento,anzi diede qualche lezione di patriottismo ,contribuendo in modo costruttivo e decisivo  alla redazione della Carta Costituzionale.  C’è chi ha scritto  che tra le finalità della Resistenza ci sia stata anche la fondazione della Repubblica ,ma questa affermazione non è del tutto vera perché una parte significativa dei volontari della Libertà erano soldati legati al giuramento al Re come tutti i militari italiani  che combatterono come truppe regolari a fianco degli alleati. Va inoltre messa in evidenza la Resistenza nei lager tedeschi dei militari  italiani  fatti prigionieri, i cosiddetti Internati militari italiani , oltre mezzo milione di uomini con le stellette che patirono fame, freddo, angherie per rimanere anch’essi fedeli al  loro giuramento di soldati. Essi non furono meno resistenti dei partigiani, anche se il loro ruolo venne misconosciuto  per decine di anni. Infine non va enfatizzata la partecipazione popolare alla Resistenza perché ci fu un’ ampia “zona grigia“ di Italiani che fece il doppio gioco o cercò di tenersi fuori dalla vicende drammatiche che stavano vivendo. Solo alla vigilia del 25 aprile tutti, all’improvviso, diventarono antifascisti, mentre la realtà era stata ben diversa. Con questi indispensabili distinguo storici tutti gli Italiani si possono oggi ritrovare a festeggiare una data importante della storia italiana che la guerra civile ha reso divisiva  e che invece va vista in una dimensione più alta come guerra nazionale e patriottica. Anche il 14 luglio in Francia fu una data  inizialmente molto divisiva, poi via via divenne un riferimento  in cui tutti i francesi si identificano con orgoglio. Esporre il Tricolore ha il significato di vedere nel 25 aprile un elemento patriottico da cui si autoescludono i nostalgici del fascismo e i faziosi che vogliono colorare politicamente questa data in senso ideologico. Essa invece appartiene a tutti gli Italiani che amano l’Italia,  la libertà, la pace, la democrazia.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Fca, Prc: “Basta continuare a subordinare la salute ai profitti!”

“La FCA ha comunicato a governo e sindacati che riaprirà parzialmente diversi stabilimenti senza nemmeno aspettare il 4 maggio, data in cui terminerebbe il lockdown, con la semplice autorizzazione dei prefetti. O peggio con il silenzio assenso vero vulnus del decreto che ha per larga parte vanificato il lockdown”.

Parliamo di grandi stabilimenti come Sevel di Atessa (Ch), Melfi, Mirafiori, Pomigliano e Termoli che si aggiungeranno alle tantissime aziende che nella fase 1 hanno continuato a lavorare con e senza deroghe, con gravi effetti sulla salute dei lavoratori e vanificando gravemente gli sforzi contro la diffusione del contagio.
FCA non fa produzioni essenziali. Non si capisce perché debba riaprire prima degli altri. E i suoi stabilimenti sono realtà talmente importanti che non si può far finta di non accorgersi che hanno inviato la comunicazione. Riteniamo quindi doveroso che i Prefetti neghino l’assenso alla riapertura e che dal governo arrivino parole chiare in proposito. Sappiamo che FCA è un colosso e che la famiglia Agnelli-Elkann controlla una corazzata giornalistica che la politica teme ma la Repubblica è nata grazie ai sacrifici di coloro che seppero dire no al fascismo e al padronato che lo sosteneva. L’articolo 32 della Costituzione viene prima della prepotenza di una multinazionale.
In questo caso è spudoratamente chiaro che si apre per ragioni di mercato e in totale spregio del fatto che siamo ancora in piena emergenza e della mancanza delle condizioni base per evitare una ripresa della pandemia da cui si fa fatica ad uscire.
Si mettono in moto centinaia di migliaia di persone quando manca ancora un piano trasporti senza il quale l’affollamento dei mezzi pubblici li trasformerebbe in formidabili diffusori del contagio.
Non c’è un piano del governo per uno screening necessario per individuare gli asintomatici e le persone che restano contagiose, lasciando che le regioni procedano con misure diverse e che persino le aziende effettuino test a propria discrezione.
Mancano ancora linee guida nazionali certe ed esigibili che evitino il “liberi tutti” della prima fase, rimane gravissima la carenza di test e tamponi e soprattutto non c’è chiarezza sul sistema dei controlli che richiederebbe un piano di assunzioni per renderlo attuabile realmente.
Può il governo esercitare un rigore poliziesco verso il cittadino che esce per fare la spesa o per far pisciare il cane e tollerare che una grande multinazionale con sede legale all’estero ignori le norme a proprio piacimento?
Basta continuare a subordinare la salute ai profitti!
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc
Antonello Patta, responsabile lavoro Prc
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Valle (Pd): “La Regione utilizzi i laboratori di Rivoli, Pinerolo e Susa”

“Si impieghino per i tamponi, non come centri di spedizione”

Torino 23 aprile 2020 – “Il Presidente Cirio ha più volte ribadito in questi mesi che sui tamponi la principale difficoltà riscontrata ha riguardato i pochi laboratori di analisi disponibili. Apprendiamo, tuttavia, che rispetto alla questione analisi dei tamponi, su cui il Piemonte continua ad andare al rallentatore, ci sono 3 laboratori di analisi, nello specifico quelli di Rivoli, Susa e Pinerolo, che, attualmente, vengono utilizzati come semplici centri di spedizione, nonostante sarebbero perfettamente in grado di analizzare i tamponi come hanno dimostrato nella prima fase dell’epidemia (fino al 3 aprile). Questo accade, come segnala FP Cgil, per la mancanza dei reagenti che invece nei laboratori di analisi privata non mancano. Perché non utilizzare a pieno regime questi laboratori e i relativi oltre 70 tecnici, invece di delegare il servizio a strutture private? Chi e come sta distribuendo i reagenti? E pensare che, in tempi non sospetti, Forza Italia, il partito dello stesso presidente Cirio, si è fortemente opposta alla razionalizzazione dei laboratori di analisi salvo poi, una volta al governo, non utilizzarli, preferendo invece appoggiarsi al privato”.

Daniele Valle  Consigliere regionale del Gruppo del Partito Democratico