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Ravetti (Pd): “Il Covid-19 non ha frenato la violenza di genere”

“Un atto di indirizzo per sostenere le vittime di violenza”

 “La convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione, l’instabilità socioeconomica legati all’emergenza causata dalla pandemia rischiano di aggravare ulteriormente gli episodi di violenza domestica contro donne e minori.

Inoltre, la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner rendono, spesso, ancora più complicata l’emersione di situazioni di violenza: infatti, nelle ultime settimane si è registrata una diminuzione degli accessi delle donne ai centri antiviolenza e agli sportelli, ma anche delle denunce stesse per maltrattamenti, fatto, purtroppo, che non indica una regressione del fenomeno, ma è anzi il segnale di una situazione nella quale le donne rischiano di trovarsi più esposte alla violenza e ai maltrattamenti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Ho presentato un ordine del giorno – spiega Ravetti – che per l’importanza del tema auspico venga condiviso da tutti i colleghi del Consiglio regionale, che impegna la Giunta regionale a intervenire con una serie di ulteriori misure a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ importante che l’accesso alle case rifugio o ad altre strutture sia rapido e sicuro e, a questo proposito, devono essere eseguiti alle vittime e ai loro figli tamponi in regime di massima urgenza per evitare rischi di contagio. E’, inoltre, fondamentale potenziare la promozione dell’accesso ai numeri antiviolenza e antitratta anche attraverso comunicazioni istituzionali sugli organi di informazione, ma anche attraverso l’esposizione di cartelli informativi sui mezzi di trasporto pubblico, nei supermercati, nei negozi, nelle farmacie e in tutti i luoghi pubblici”.

“Le case rifugio – prosegue il Presidente Ravetti – dovranno essere dotate di tutti i dispositivi necessari per proteggere le persone ospitate: mascherine, guanti monouso, disinfettanti.  Propongo, inoltre, che, in questo periodo di emergenza, vengano annullati i costi delle utenze telefoniche e dei servizi internet all’interno di queste strutture e si provveda a dotare i minori ospitati degli strumenti tecnologici per continuare a seguire le attività formative, garantendo loro il diritto allo studio. Infine, in questo momento, penso debba essere valutata la possibilità di prevedere un fondo regionale apposito per erogare alle donne vittime di violenza e prive di autonomia economica un contributo aggiuntivo”.

“Il Covid-19 – conclude Ravetti – non ha frenato la violenza di genere. Dobbiamo fare in modo che le donne possano, anche in questo periodo di emergenza, trovare supporto, sicurezza e la via di uscita dall’incubo che stanno vivendo con i propri figli e che siano consapevoli che potranno ricevere l’aiuto necessario per uscire da una prigione fatta di solitudine e disperazione”.

Associazione Pannella: sciopero della fame per i senzatetto

Riceviamo e pubblichiamo / Militanti dell’Associazione Marco Pannella di Torino (che promuove le iniziative del Partito Radicale nonviolento) hanno avviato  uno sciopero della fame a staffetta di dialogo nei confronti del Comune e delle massime autorità locali affinchè vengano sensibilizzati e intervengano con la massima sollecitudine in aiuto a quelle persone che non hanno neanche diritto a servizi igienici basilari oltre che aiuti di prima necessità.

L’iniziativa nonviolenta in corso promossa contro le sistematiche violazioni costituzionali delle nostre autorità governative, non può ignorare quanto sta avvenendo davanti alla sede del Comune di Torino.

Continua infatti ininterrottamente da cinque giorni la vera e propria emergenza dei senzatetto a causa della decisione del  Comune di chiudere lo scorso 3 maggio il centro di accoglienza notturno di Piazza d’Armi. Non è stata prevista alcuna alternativa per i senzatetto e clochard in piena emergenza Covid-19 che ora si trovano in stato di necessità sotto i portici di Piazza Palazzo di Città accampati con tende e sacchi a pelo di fortuna senza servizi igienici e assistenza di alcun tipo.

L’Associazione Marco Pannella di Torino aveva scritto nei giorni scorsi una lettera aperta alla Sindaca, al Prefetto e al Presidente della Regione Piemonte senza ricevere nessuna risposta. In Parlamento il deputato Roberto Giachetti, iscritto al Partito Radicale, ha depositato  una interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Interni e al Ministro della Salute.

Vita di Barriera

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PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Nelle ultime settimane diversi articoli ed interventi, l’ultimo sul Corriere Torino di sabato 9 maggio 2020 a firma di Paolo Coccorese, si sono occupati della situazione in Barriera di Milano ed in Borgata Aurora, due dei quartieri più problematici di Torino.

L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.

Mi pregarono di fare un breve giro con loro, Via Montanaro, Via Sesia e le altre vie intorno al mercato di Piazza Foroni. Ed era chiaro agli occhi di chiunque, tranne di chi non voleva vedere, che non vedeva da anni e che ha continuato a non vedere fino ai giorni nostri. Pipì ed escrementi sulle soglie dei portoni, mini atti vandalici diffusi, una concentrazione di extracomunitari in parte dediti a traffici illeciti, spaccio ed altre cose simili. La sinistra incominciò a pagare elettoralmente quel distacco da quella che era sempre stato una parte molto forte del suo insediamento politico ed elettorale in città. Qualche anno dopo ritorno in Via Montanaro con una cara amica giornalista milanese che doveva fare un servizio per il Foglio, un sabato mattina affollato ed assolato, ci ritroviamo davanti alla sede del Partito Democratico, storica sezione di quel quartiere dal Partito Comunista Italiano fino al PD, e ricordo che ebbi da dire molto bruscamente con alcuni nigeriani che non volevano che fotografassi la “casa dello spaccio”, il retro di un palazzo di ringhiera interamente abitato da extracomunitari. Potei verificare la situazione che, se possibile, era peggiorata e cosi nel tempo quando ci ritornai su invito di alcuni ambulanti. Quando ci fu il tracollo elettorale della sinistra, a favore dei cinque stelle prima e della destra poi, non fui assolutamente sorpreso, anzi! Quei cittadini erano stati fin troppo pazienti e generosi verso la sinistra. La differenza era lampante tra gli anni della mia infanzia e prima adolescenza, fine anni ’60 e ’70, dove ci furono investimenti in case, scuole, servizi, verde pubblico ed i vari piani di recupero delle periferie della fine degli anni ’90 e primo decennio del nuovo millennio. Tra Avventure Urbane, uno dei progetti più fantasiosi, ed investimenti di soldi pubblici fatti di tante parole ed immagine e poca sostanza sui problemi veri. Come mi disse un caro amico e compagno che lì ci vive da sempre, “l’atteggiamento e l’approccio di “questi” è di chi pensa che in Barriera abbiamo l’osso al naso e ci deve spiegare come dobbiamo viverci”.

Ci siamo detti e ricordato che noi eravamo orgogliosi di abitarci. Tornando a quanto è stato scritto in questi giorni la sorpresa di leggere che c’è chi ora, a sinistra, storce il naso con l’atteggiamento classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.

Moro, il progetto, lo stile e i cattolici democratici

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / “Coscienza di sè e apertura verso gli altri”. Queste parole di Aldo Moro racchiudono più di ogni altra cosa il segreto del magistero politico, culturale, sociale e anche istituzionale del leader pugliese. E cioè, una forte consapevolezza del proprio ruolo politico legato ad una identità culturale altrettanto delineata accompagnata, però, da una altrettanto e spiccata disponibilità al dialogo e al confronto con gli altri.

Ovvero, anche con quei mondi lontani dalla propria appartenenza culturale ma curiosi e convinti che solo attraverso il metodo democratico della condivisione e della inclusione è possibile costruire un mondo migliore. Il mai tanto decantato “bene comune”. Ora, è difficile e complesso rileggere il magistero politico e culturale di Aldo Moro. Per chiunque. Anche per coloro che storicamente si riconoscono nella tradizione del cattolicesimo politico e democratico del nostro paese. Ma proprio da quella sorgente è possibile recuperare sorsi di cultura politica e di metodo democratico che conservano tuttora una bruciante attualità. A cominciare, appunto, dal metodo. Che non è una questione formale o burocratica ma, al contrario, è intrisa di profonda e ricca cultura democratica. Perchè solo attraverso la comprensione di ciò che capita realmente nella società da un lato e la chiara volontà di costruire un processo politico il più possibile inclusivo dall’altro è possibile contribuire a far camminare in avanti quella “democrazia difficile” a cui proprio Moro faceva riferimento nella sue costanti e profonde riflessioni politiche. Soprattutto quando si costruivano nuovi scenari, nelle diverse fasi storiche, e sempre nel solco della cultura e del percorso democratico. Ecco la prima grande lezione politica di Aldo Moro che non può e non deve essere archiviata. Anche in una vita politica articolata e confusa come quella che stiamo attualmente vivendo.

In secondo luogo la “coscienza di sè”. E cioè, essere consapevoli che nella dialettica politica democratica si è portatori di interessi, certamente, ma soprattutto di un progetto di società perchè si è espressione di una precisa cultura politica. L’attaccamento di Moro alla Democrazia Cristiana non era l’esaltazione religiosa di un partito, che resta sempre un mezzo e mai un fine dell’azione politica, ma la capacità attraverso uno strumento politico di far decollare ed evidenziare, in qualsiasi momento, i valori e la cultura di un filone ideale che non potevano mai essere sacrificati sull’altare della convenienza, del trasformismo e della mediazione al ribasso. Certo, Moro era uomo di mediazione e di un alto compromesso, ma sempre finalizzato al “bene comune” e senza rinunciare mai alle proprie convinzioni culturali. Ora, è proprio su questo versante che noi misuriamo la distanza siderale – non delle fasi storiche che scorrono e che quindi sono diverse le une delle altre – tra una politica ispirata e condizionata da una cultura politica che orienta le scelte concrete e legislative, e una politica dominata dal trasformismo e dalla radicale assenza di qualsivoglia tensione ideale. Se non imposta dalla legge dei sondaggi e dalla volontà di demolire il “nemico” a seconda delle convenienze momentanee. Ovvero, l’alternativa del metodo moroteo e della cultura morotea.

Ecco perchè il recupero attivo, e non protocollare, del magistero politico e istituzionale di Aldo Moro oggi può essere l’elemento determinante per inaugurare una nuova fase politica nel nostro paese. Senza alcuna tentazione nostalgica – oltretutto fuori luogo – ma fortemente ancorati a quella memoria storica che può ancora essere decisiva per contribuire al rinnovamento e alla rifondazione della politica contemporanea. Un messaggio particolarmente attuale e vincolante per l’area cattolico democratica e cattolico popolare. Una rete organizzativa e valoriale che nella vasta periferia italiana continua ancora ad essere un asse portante del tessuto democratico del paese, oltre ad aver contribuito, nei passaggi cruciali della storia politica italiana, alla crescita della democrazia in un contesto di libertà e di giustizia sociale costante. Ma per centrare questo obiettivo il recupero della “lezione” morotea è decisivo. E i cattolici democratici non devono nè rinnegare il proprio passato nè, tantomeno, reinventarlo. Si tratta, molto più semplicemente, di riattualizzarlo. Con coraggio, con coerenza e soprattutto con lo stile. Perchè Aldo Moro è stato sì un grande e raffinato leader politico. Ma lo è stato perchè aveva uno stile e una coerenza che lo hanno reso più credibile agli occhi del suo partito e della società nel suo complesso. Avversari compresi. E da quella sorgente occorre continuare ad attingere. Per il bene della politica italiana e la stessa qualità della nostra democrazia.

Gallo (PD): “Gli esclusi da Cirio e dalla Lega. Subito 10 milioni in più!”

 “E si lavori per comprendere tutte le categorie escluse!

“Il Presidente Cirio ci ha chiesto di stralciare il Bonus Piemonte dal ddl Riparti Piemonte che sarà approvato in un secondo momento.

Oggi inizieranno i lavori per approvare il provvedimento lunedì. Diciamo sì all’approvazione del bonus Piemonte lunedì, ma chiediamo che venga ampliata la platea degli aventi diritto! Il bonus Piemonte deve essere esteso a tutte le categorie merceologiche rimaste chiuse a causa del Covid 19! Devono essere corrette almeno le principali storture dell’impianto disegnato dalla Giunta Cirio, stanziando almeno ulteriori dieci milioni di euro!” afferma il Vice Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Il disegno di legge della Giunta Cirio – spiega Gallo – esclude, infatti, dal” bonus Piemonte” molte categorie tra le più colpite collegare a settori quale turismo e commercio! Per tutte queste siano stanziate subito le risorse. Il Pd pensa alle attività collegate al turismo e escluse dalla Giunta Cirio:

– le agenzie di viaggio che avranno difficoltà a gestire un turismo, limitato dalle disposizioni legate all’emergenza,

– gli hotel, i bed and breakfast e le guide turistiche.

– inoltre le librerie e cartolibrerie alle quali Cirio ha impedito di aprire, nonostante le chiare disposizioni del Governo,

– i cinema che non si sa quando apriranno,

– i benzinai

– i tatuatori che non sono inseriti insieme agli estetisti e parrucchieri

– il terzo settore che ha bisogno di un forte sostegno e che lo ha manifestato pubblicamente.

Ad oggi in tutto il Riparti Piemonte non esistono sostegni per il terzo settore!

Questi sono gli esclusi da Cirio e dalla Lega che da noi, come Partito Democratico, saranno tutelati con emendamenti dedicati. Già lunedì tutti gli esclusi devono essere inseriti immediatamente nella platea di coloro ai quali andrà il bonus e devono essere stanziate le risorse necessarie”.

Quando in politica si era avversari, non nemici

Aldo Moro fu assassinato dalle Br il 9 maggio del 1978. Il suo corpo abbandonato in via Caetani nel quartiere ebraico di Roma. Via equidistante tra via Botteghe Oscure e piazza del Gesù.

Tra la sede storica del PCI e quella della DC. I due partiti non andavano sempre d’accordo. Anzi, erano palesemente alternativi. Al loro interno convivevano diverse anime o lontanissime dalla possibilità di un accordo governativo o favorevoli. Enrico Berlinguer da anni aveva proposto il compromesso storico.

Aldo Moro cautamente possibilista. Voleva sbloccare la situazione politica. Berlinguer ha dedicato gli ultimi suoi anni a due obiettivi. PrimO andare al governo per realizzare delle riforme, come diceva, strutturali. Secondo liberare il PCI dal giogo mortale dei comunisti russi. Alberto Franceschini fondatore delle Br , ex giovane comunista di Reggio Emilia ha sostenuto che le Br erano indecise tra, appunto, Berlinguer e Moro. Optarono per il secondo perché Berlinguer era troppo protetto dal servizio d’ordine del PCI. Indicativo, no? L’ obiettivo terroristico era ben chiaro: impedire l’alleanza tra i due partiti. Ed è altresì vero che i servizi segreti di mezzo mondo erano entusiasti che il lavoro sporco lo facessero loro. Dai russi agli statunitensi, dagli inglesi ai australiani  qualcuno ha brindato quando fu ucciso Moro ed i nostri servizi segreti fecero di tutto per far sì che Moro venisse liberato incolume. Consumato il dramma l’ Italia protestò. Il rispetto che dovevamo ai democratici si concretizzò nel chieder loro di sfilare per primi. E cambiava anche la mia percezione della DC come partito. I nemici erano i terroristi rossi, gli avversari i dc. C’e’ una radicale differenza, prima di tutto il rispetto per l’avversario.  Anni in cui conobbi i giovani democratici. Donatella Genisio, figlia  d’arte con il padre sindacalista della CISL. Sposata con Paolo Girola allora giornalista del Tg 3, in anni successivi impegnato nel sindacato subalpino dei giornalisti. Piero Damosso, che partito dal giornalismo piemontese è approdato alla testata nazionale. Tra i più ” interessanti” era  Giampiero Leo.

Salì dalla Calabria per studiare nella nostra Università. Ciellino e leader incontrastato degli studenti cattolici. Consigliere comunale e poi consigliere regionale ed assessore. Assessore alla cultura. Una volta gli chiesi perché non era voluto diventare parlamentare o senatore. Mi risposte che voleva stare in mezzo alla gente. Chiaramente leader, un leader a modo suo, anzi, a modo loro. Insomma, scoprivo un mondo nuovo, non semplice da capire fino in fondo. Erano la nuova nidiata politica di Bodrato che aveva rotto con Carlo Donat-Cattin. Era la sinistra democristiana, la vera sinistra democristiana. Strano partito la DC, dalla famiglia Gava che controllava la Campania a Salvo Lima in odore di mafia, a  Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia. Su Giulio Andreotti, da sempre al potere e il suo sodale romano Sbardella detto lo Squalo, magari solo cattive dicerie. Formidabile la definizione d di Gian Paolo Pansa: la  Balena Bianca, significandone  l’originalità. Con Leo tanti i ricordi e le comuni sorti. In primis la difesa fisica dalla violenza degli estremisti violenti. Per lui il triste primato anche in questo. Patrizio Peci nell’autobiografia  Io l’infame, raccontò che Leo sfuggì ad un agguato Br per pura fortuna. Una volta ci sedemmo sulla scalinata  d’accesso di Palazzo Nuovo. Probabilmente nel 1979, elezioni per i decreti delegati. Un momento di pausa della campagna elettorale o forse per la raccolta delle firme per la presentazione delle liste di Ateneo e  facoltà.

Una volta anche la democrazia era più seria. Si parlava del più e del meno, comunque di politica. Scherzando gli dissi: ma se sei un compagno che ci stai a fare nella DC? Mi rispose con un’espolosione di parole, fermarlo non è mai stato semplice. Abbina concetti e valori politici con esempi concreti avvaloranti le sue tesi. Sintesi: più che un compagno sono un popolare che ha trovato in Comunione e Liberazione la propria casa. Nella casa ho trovato una comunità. Desidero un incontro tra i popoli comunista e popolare. Era per il compromesso storico? Francamente non penso proprio. Era e forse è ancora per l’alternanza come stimolo per la democrazia. Il passaggio tra la prima repubblica e la seconda determinò anche in casa DC la diaspora. Molti con i popolari che diventarono Margherita e poi Ds. Giampiero Leo ripetutamente eletto nelle file di Forza Italia. Non c’è da stupirsi visto che Formigoni , governatore della Lombardia, fu il loro Mosè che gli fece attraversare il mare verso il centrodestra. Insomma, praticamente, lui ed io sempre su sponde politiche opposte. Lui scherzando diceva: i comunisti non mangiano più i bambini. Io, sempre scherzando: non è vero che tutti i democristiani sono golpisti e di destra. Idealmente ancora su quella scalinata di Palazzo Nuovo. Avversari politici e non nemici politici. Avversari che avevano un nemico comune che erano i violenti e i terroristi. Oggi Leo è impegnato per i diritti delle minoranze politiche e religiose. Ed oggi siamo solo alleati e non più avversari. Il tempo è stato con noi galantuomo, anche perché in quel lontano 1978 eravamo sulla stessa barricata.

Patrizio Tosetto

Le opposizioni: “Commissione di Inchiesta sulla gestione Covid-19″

“Tutti i Gruppi di opposizione in Consiglio regionale firmeranno la richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta sulla gestione della crisi Covid-19” – dichiarano i Presidenti dei Gruppi di PD, M5S, Liberi Uguali Verdi, Lista Monviso e Moderati.

“Bisogna fare chiarezza” – proseguono gli esponenti dell’opposizione – “sui provvedimenti e sulle procedure adottati in questi mesi di pandemia. E ci piacerebbe che la maggioranza condividesse questo obiettivo, esattamente come è accaduto in altre Regioni. La trasparenza e la volontà di dimostrare che è stato fatto tutto il possibile per affrontare una situazione così complessa dovrebbero essere interesse di tutti i Gruppi del Consiglio regionale. Sicuramente è un interesse di tutti i cittadini”.

Domenico Ravetti (Pd)

Sean Sacco (M5S)

Marco Grimaldi (Luv)

Mario Giaccone (Lista Monviso)

Silvio Magliano (Moderati)

Torino Sud: “esplode il fenomeno delle occupazioni abusive”

Interpellanza in Comune  /Situazione fuori controllo da Santa Rita a Mirafiori: quartieri presso i quali si stanno inoltre formando accampamenti diffusi di furgoni e camper: ne discuterò in Consiglio Comunale. L’impegno dei Moderati in Comune e in Circoscrizione 2 è a tutela dei cittadini che rispettano le regole e del loro diritto alla casa”

Altro che “fenomeno trascurabile”, come più volte la Giunta cittadina ha provato a definirlo: i casi di occupazioni abusive si moltiplicano in città, concentrandosi soprattutto in Torino Sud, da Santa Rita a Mirafiori. Occupazioni (andate “a buon fine” o sventate) si segnalano in corso Salvemini 25, in via Roveda 45 e in via Scarsellini 12. Proprio in corso Salvemini 25 si va formando un insediamento con camper e furgoni a fungere da abitazioni. Ho presentato un’interpellanza sul tema in Consiglio Comunale. L’Amministrazione cittadina, con il suo lassismo e con l’inefficacia dei suoi interventi, è la prima responsabile della situazione in corso. I Moderati, sia in Circoscrizione 2 sia in Consiglio Comunale, seguono da tempo la situazione. Ci aspettiamo risposte immediate a difesa di chi rispetta le regole e non si impossessa di appartamenti a scapito di altri cittadini che, invece, ne avrebbero titolo e diritto.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Preioni (lega): “Le mascherine della Regione conformi al Dpcm”

“Le mascherine distribuite dalla Regione Piemonte sono sociali, lavabili ben dieci volte. Non sono certificate perché se avessimo dovuto aspettare l’ok da Roma avremmo rischiato di perdere mesi e mesi”.

A scriverlo in una nota, dopo la polemica sollevata dal sindaco di Ornavasso Cigala Fulgosi, è il Presidente del Gruppo Lega Salvini Piemonte, Alberto Preioni.

“Il sindaco del piccolo centro ossolano, che non perde occasione di sollevare inutili polveroni, non è nuovo a queste sparate – commenta Preioni – forse perché alla ricerca di un po’ di visibilità perduta. Vale chiarire a Cigala Fulgosi – sottolinea il Presidente del Gruppo Lega Salvini Piemonte – che sarebbe stato sufficiente che si fosse il letto il Dpcm dello scorso 26 aprile (“possono essere utilizzate mascherine lavabili, anche auto prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera”) per evitarsi questa brutta figura. Quanto alla certificazione: bussi alla porta del Governo, dove imperano le lungaggini burocratiche.

Nella lettera giunta ieri anche negli uffici torinesi, il sindaco di Ornavasso annuncia dunque di non voler procedere alla distribuzione delle mascherine della Regione. Gli consigliamo di aggiornarsi – conclude Preioni – e poi di rimboccarsi le maniche per il bene dei suoi concittadini. Noi stiamo lavorando per superare l’emergenza socio-sanitaria del Piemonte, Cigala Fulgosi che fa?”.

Costanzo (M5S) sui ritardi della cassa in deroga

“In Commissione Lavoro ho interrogato il Governo sui ritardi e sulle tempistiche differenti tra le varie Regioni nell’erogazione della cassa in deroga, date le segnalazioni emerse negli ultimi giorni.

Per quanto riguarda la nostra regione – spiega Costanzo -ricordo come il 24 marzo scorso un decreto interministeriale avesse garantito al Piemonte un incremento di risorse da 5 milioni a 82,5 milioni di euro proprio per soddisfare tutte le domande di cassa in deroga. Peccato che ad oggi quasi nessuna famiglia abbia ancora ricevuto liquidità. E abbiamo poi scoperto – aggiunge Costanzo – che la Regione Piemonte ha sottoscritto,  insieme a Finpiemonte e alle parti sociali, un accordo con Intesa Sanpaolo per dare supporto “immediato” ai lavoratori interessati, che partirà l’11 maggio. A questo punto sorge spontanea una domanda: anziché  accusare il Governo e la burocrazia, quante richieste di cassa in deroga sarebbero già state pagate  con l’anticipo di cassa alle famiglie dei lavoratori piemontesi da marzo ad oggi se si fosse avuto a cuore il bene dei piemontesi?”.