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Antisemitismo e negazionismo delle Foibe, unica matrice di ottusità

Proprio un bel modo di commemorare il giorno della Memoria, imbrattando lapidi a Casale come a Torino

Matrice antisemita o negazionismo verso le foibe. Estrema destra ed estrema sinistra si toccano la mano dopo un giro di 360 gradi nell’ideale abbraccio della loro ignoranza. Torino ed il Piemonte hanno il non invidiabile primato di questi gesti assurdi. Ma che cosa hanno in testa questi delinquentelli?

Ai più sconosciuti. La loro stupidità è coperta da mandanti sia a destra come a sinistra. Negazionismo e giustificazionismo tipico della nostra nazione dove non esiste una memoria condivisa. Da entrambe le parti un cumulo di parole inutili per coprire e (appunto) giustificare. Di tutta un’ erba un fascio per autoassolversi. Sia ben chiaro, non bisogna fare confusione. In italia se si esalta il fascismo e Mussolini, oltre a dire una stupidità si commette un reat . Se si esalta Stalin si dice una stupidita’. Ma se si giustificano le Fobie come risposta alle atrocità fasciste italiane, si legittima il massacro delle Fobie che i partigiani Titoisti hanno commesso. In Istria ci andarono di mezzo tutti gli italiani, non perché fascisti ma perché italiani. Non fu un atto di giustizia proletaria ma di pulizia etnica. Non si condanna la Storia, si condanna un genocidio. Sul negazionismo. In Italia non c è una legge che punisce il negazionismo. In Austria gli storici che hanno negato l’ esistenza dei campi di concentramento nazisti sono finiti in galera. Giustificazionismo e negazionismo sono la faccia della stessa medaglia. Impossibile negarlo. Del resto, comunque, mi sono già beccato del del qualunquista, equidistante. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Fin tanto che rimangono delle opinioni, va bene così. Rimangono delle stupidaggini, e va bene così. Per me rimane il buon senso, la logica e le constatazioni. Non va bene invece quando si intacca la scuola, l’ insegnamento, la conoscenza. Importante è che i nostri figli studino, capiscano e quindi si formino. Ma anche qui siamo, come italiani, decisamente deboli. E non ce ne facciamo una ragione, non lo  accettiamo. Nessuno pretende di pensarla come noi. Pretendiamo però che  chi la pensa in modo diverso o alternativo abbia, comunque, solide basi nel conoscere. Vietato parlare a vanvera. Sappiamo di avere un nemico nell’ottusità che alimenta ignoranza e stupidità. L’ ottusità, in particolare, è una montagna troppo alta da scalare. Ma non impossibile. Noi non ci arrendiamo. È anche una questione di buon senso.

 

Patrizio Tosetto

La Dc non torna più, e neanche i democristiani

Dunque, ormai è un fatto abbastanza condiviso. E cioè, la Dc non torna più perché la Dc, per dirla con Guido Bodrato, è stata un “fatto storico” e pertanto e’ una pratica politicamente archiviata

Ancora da studiare a lungo, da approfondire e da indagare sotto il profilo politico, culturale e  storico. Uscendo definitivamente, speriamo, da quella delegittimazione e da quella demolizione politica e storica che ha caratterizzato, e per molti anni, il comportamento della stragrande maggioranza dei commentatori, dei politologi e degli intellettuali cosiddetti “progressisti”.

Esaurita
la Dc e steso un sincero silenzio verso tutti coloro che, maldestramente e con un pizzico di
tenerezza, pensano di riproporla nell’attuale contesto politico italiano, resta aperta una domanda. E
cioè, ma chi tenta, goffamente, di scimmiottare oggi il comportamento, la prassi e la politica dei
“democristiani” che ruolo e che futuro potranno avere? Perché in questa singolare categoria non ci
sono soltanto alcuni settori nostalgici o di chi usa strumentalmente quel marchio per ritagliarsi uno
spazio di potere personale e cercare disperatamente di strappare qualche seggio parlamentare. In
effetti, e come da copione, prosperano personaggi in cerca d’autore e, soprattutto, leader politici di
primo piano che riscoprono tardivamente e misteriosamente una curiosa vocazione democristiana.
Lo leggiamo quotidianamente su molti organi di informazione e lo ascoltiamo, quasi con
incredulità, nei diversi e svariati convegni sulla presunta eredità politica e culturale della
Democrazia Cristiana.

 

Ne ha parlato curiosamente anche il Presidente Conte quando, ad un
convegno ad Avellino e di fronte a molti leader e statisti Dc del passato, ha trasmesso la
sensazione di un forte attaccamento allo stile, al progetto e all’esperienza della Democrazia
Cristiana. Cito il Presidente Conte ma gli esempi si potrebbero moltiplicare perché non passa
settimana che germoglino, qua e là, vocazioni a riproporre e a rideclinare – seppur in forma
aggiornata e rivista – l’esperienza cinquantennale della Dc nella cittadella politica italiana. Una
tentazione trasversale che spazia dal centro destra al centro sinistra. Per non parlare delle
fantomatiche espressioni di “centro” che da circa 25 anni, cioè dalla fine dalla Dc, cercano
disperatamente di riproporsi all’attenzione del circo mediatico/politico.
Ora, di fronte a questo rifiorire periodico delle più diverse e svariate Dc bonsai, forse è giunto
anche il momento per arrivare a due conclusioni, semplici ma dirette.

Innanzitutto chi è stato democristiano, chi ha votato la Dc e chi ha condiviso lo stile e il
comportamento politico dei democratici cristiani, difficilmente può rinnegare o respingere quella
straordinaria esperienza politica culturale, programmatica e di governo. E anche quella irripetibile
comunita’ di uomini e di donne. E questo al di là delle mode, dello scorrere del tempo e del
profondo cambiamento storico e politico della società italiana.

In secondo luogo, però, e con altrettanta chiarezza, forse va detto che tutti gli innumerevoli e
neofiti aspiranti democristiani hanno poco senso e poco spazio politico senza quel contenitore
politico, culturale, programmatico ed organizzativo che si chiamava semplicemente Democrazia
Cristiana. E questo perche’ quella straordinaria esperienza politica si intrecciava con i suoi dirigenti
e con i suoi elettori. In una parola, con il “suo popolo”. Dividere l’uno dall’altro, oltreche ‘
impossibile, rischia anche di essere una operazione maldestra per il dovuto rispetto della storia
della Dc da un lato e per evitare di confondere la cultura e il progetto politico di un grande partito
con la comprensibile e legittima ambizione di potere di qualche gruppo o di qualche singolo
dall’altro.

In sintesi, non esiste la Dc senza i democristiani ma, soprattutto e semplicemente, non esistono i
democristiani senza la Dc.

Giorgio Merlo

Giorno del Ricordo, Salizzoni: “No a rancore e ignoranza”

Il vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte: “Minano la memoria condivisa”

Il Giorno del Ricordo, come quello della Memoria ed il 25 aprile, sono i capisaldi del nostro calendario civile.

Non solo preziosi momenti celebrativi ma commemorativi, ovvero occasioni per ritrovarsi intorno ad una memoria comune e condivisa. I fatti di questi ultimi giorni, dalle scritte nazifasciste sulle porte dei familiari di deportati (da Aldo Rolfi a Marcello Segre) all’atto vandalico contro la lapide in ricordo delle foibe a Casale Monferrato, dimostrano che i valori fondanti la nostra comunità oggi sono messi a rischio non solo da quelle che il Presidente Mattarella ha definito ‘sacche di deprecabile negazionismo militante’, che esistono e sono attive all’estrema destra come all’estrema sinistra, ma da un diffuso clima di rancore e ostilità nonché da una inquietante ignoranza della nostra Storia. Un contesto che rende ancora più rilevante il peso della responsabilità delle istituzioni, chiamate non tanto e non solo a presenziare nelle occasioni celebrative, ma a farsi promotori dei valori dell’antifascismo, della solidarietà, della pace”

Mauro SALIZZONI

Commercio, Ruffino (Fi): “Nuove linee di credito contro la crisi nera”

“Il Comune di Torino e Regione Piemonte faranno bene a raccogliere il grido d’allarme lanciato da Maria Luisa Coppa, presidente di Asco Confcommercio a Torino”

Per le imprese commerciali il 2019 è stato un “annus horribilis” come testimoniano i dati: 9000 imprese ed esercizi commerciali hanno chiuso per sempre le saracinesche e il saldo fra imprese “morte” e “nate” è positivo per poco più di 3000 unità.

Servono subito nuove linee di credito, visto che i rubinetti bancari si vanno prosciugando, per far fronte a due emergenze: lo scontrino elettronico, ritenuto un evento negativo da oltre metà dei commercianti; la concorrenza del web, per tutto il commercio “no food”, che comprime i prezzi e mette fuori mercato migliaia di piccoli esercenti.

Se è vero che soltanto un quarto delle piccole imprese ha adeguato il vecchio registratore di cassa per passare allo scontrino telematico, è altrettanto vero che per la maggior parte degli esercenti il costo di questa operazione è pesante, sul piano procedurale ma soprattutto dell’acquisto del nuovo macchinario. Comune e Regione Piemonte faranno bene ad attivarsi per evitare che tutto il settore del commercio entri in una spirale negativa che rischia di trascinare nel baratro tutte le attività collegate.

 

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

 

Il coraggio di Mattarella nel Giorno del Ricordo

Il Presidente Sergio Mattarella, seguendo i suoi predecessori Ciampi e Napolitano, ha inviato un messaggio per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio, data della firma del trattato di pace del 1947 che privò l’Italia dei suoi storici territori dell’ Adriatico Orientale, resi  ulteriormente italiani anche dal sangue versato dai  Caduti della Grande Guerra che sancirono in modo definitivo l’italianità della Venezia Giulia, dell’Istria e di Fiume

di Pier Franco Quaglieni
La guerra perduta e un trattato di pace punitivo, malgrado la cobelligeranza  italiana a fianco  degli alleati e la stessa Resistenza al Nord, mutilarono il territorio nazionale.
Trecentocinquantamila italiani dovettero fuggire dalle loro case e rifugiarsi in Italia anche perché, fin dal 1943, in quelle terre martoriate era iniziata la caccia all’italiano con quindicimila infoibati. I partigiani comunisti di Tito crearono il terrore in nome del nazionalismo slavo e del comunismo, una miscela esplosiva  e devastante. Mattarella  non ha esitato a parlare di “pulizia etnica”. Il Presidente ha avuto il coraggio di denunciare “la persecuzione contro gli italiani  mascherata talvolta da rappresaglia  per le angherie fasciste” subite dagli slavi nel periodo del Ventennio. C’e’gente in Italia che non ha ancora digerito il Giorno del ricordo e ritiene di poter, se non proprio  negare le foibe, di giustificarle come una legittima ritorsione rispetto alle “angherie fasciste”, come scrive Mattarella, Lo stesso Presidente  ha denunciato “sacche di  negazionismo” che continuano ad esserci, anzi io direi che esse   si sono incrementate  Come scrivevo giorni fa, oggi si attenta alla libera ricerca storica in nome delle vulgate . La prima vulgata, la più intollerabile, riguarda le foibe e l’esodo. Occorre una ristampa dei libri di Gianni Oliva che riportino alla verità storica. L’articolo di oggi di Giovanni De Luna su “ La Stampa” è un tentativo chiarissimo di delegittimare il 10 febbraio Giorno del Ricordo, dimenticando volutamente  che fu un voto di quasi tutto il Parlamento, se si esclude Rifondazione comunista, non fu una proposta neo-fascista, come tenta di accreditare, riducendo tra l’altro il numero di infoibati da 15mila e poche migliaia. Io sono certo che anche la senatrice Liliana  Segre vorrà essere  oggi a fianco del Presidente, come testimone di verità  contro l’odio antitaliano che portò alle foibe. Mattarella ha avuto il coraggio di  prendere una chiara posizione che gli fa molto onore. E’ vergognoso che certi giornali abbiano ignorato o minimizzato  il discorso del Presidente.

La vignetta di Mellana

Continuo a chiedermi se abbia senso ancora senso fare dell’umorismo attraverso il WEB vista la moltitudine di cose umoristiche che vi vengono postate 

Ma poi mi capita di leggere una citazione di quel tristanzuolo del Leopardi ( Togliere dagli studii, togliere dal mondo civile la letteratura amena, è come togliere dall’anno la primavera, dalla vita la gioventù) e allora mi dico chi sono io per farvi un dispetto? E poi avrei una citazione di Rabelais ma me l’avanzo per un’altra volta…
Claudio Mellana

Il Pannunzio ricorda Giampaolo Pansa

MARTEDÌ 11 FEBBRAIO alle ore 17,30 nella Sala di Palazzo Cisterna (Via Maria Vittoria, 12) verrà ricordato Giampaolo PANSA, recentemente scomparso

 

Interverranno il giornalista Marco CASTELNUOVO e gli storici Gianni OLIVA e Pier Franco QUAGLIENI. A Pansa fu conferito il Premio “Pannunzio” nel 2006.

Nato a Casale Monferrato nel 1935, si laureò all’Università di Torino con Alessandro Galante Garrone e iniziò subito la carriera giornalistica a “La Stampa”. Ha poi lavorato a “Il Giorno”, “Corriere della Sera”, “Panorama”, “la Repubblica” ed è stato condirettore de “L’Espresso”. La sua attività di scrittore ha avuto come principale interesse la Resistenza italiana con numerosi saggi, tra i quali “Il sangue dei vinti”, “Sconosciuto 1945”, “La Grande Bugia”. Dopo la pubblicazione de “Il sangue dei vinti”, Pansa è stato accusato di aver gettato fango sulla Resistenza.

Negli anni recenti si è dedicato ad argomenti, per certi aspetti più legati all’attualità, pubblicando diversi saggi: “Vecchi, folli e ribelli. Il piacere della vita nella terza età”, “L’Italia non c’è più. Come eravamo, come siamo”.

Leo: “Contro lo sfregio della memoria più momenti di confronto”

“L’odioso episodio della scritta antisemita fatta fuori dell’abitazione di Marcello Segre – figura esemplare del volontariato, del dialogo  e dell’impegno democratico e civile – è l’ennesimo di una serie che si allunga ogni giorno di più

 

Che si tratti  di atti simili di anti semitismo o di sfregio a luoghi in memoria delle vittime dell Foibe, la cosa è egualmente vergognosa e preoccupante. Noi, in qualità di rappresentanti di un coordinamento che unisce – qui in Piemonte – pressochè tutte le sensibilità e le tradizioni religiose, ribadiamo che l’ineludibile punto di riferimento per una società democratica e civile, non possano che essere la Carta dei Diritti Umani dell Nazioni Unite e la nostra bella Costituzione, nata dalla lotta di liberazione. 

Nel contempo vorremmo segnalare che, mentre sugli organi di informazione  trovano  giustamente rilievo le denunce e proteste per gli atti insensati sopra citati, raramente si concede spazio a iniziative – anche se molto partecipate e incisive – dedicate al confronto, all’educazione al rispetto degli altri, al dialogo pro-attivo e inclusivo ecc. Prova ne sia il quasi assoluto silenzio dei mass media nei confronti dell’iniziativa di sabato 8 febbraio mattina che ha visto numerosissime persone, intellettuali, autorità politiche confrontarsi sul bellissimo progetto della “Fraternità in politica” generato da Chiara Lubich. Partecipazione ed entusiasmo non sono stati certo inferiori ad altre apprezzabilissime e condivisibili iniziative svoltesi nella stessa giornata in Città, che hanno avuto la giusta e meritata attenzione. Invece nel caso dell’intenso incontro sul tema della “Crisi della democrazia e fraternità” non si è registrata – forse perchè non si è urlato slogan contro nessuno – alcuna attenzione dal mondo dell’informazione. Per questo, considerando l’esistenza di una informazione libera e pluralista, il primo presidio della democrazia, ci permettiamo di rivolgersi alla vostra sensibilità”.
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Giampiero Leo 
a nome del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”

Craxi imputato a Torino

di Pier Franco Quaglieni

Non sempre le idee dell’ultra ottuagenaria Laura Salvetti, vedova del Prof. Luigi Firpo, sono azzeccate

Lei ama processare i grandi personaggi in teatro, non potendo, per il clima invernale, farlo in piazza, come forse le piacerebbe molto da vecchia “giacobina non pentita” come in effetti  è la signora, che si autodefiniva  appassionatamente comunista  negli anni 70 quando la conobbi e la frequentai  per qualche tempo insieme al marito.
Il processo organizzato al teatro Carignano stasera ha per imputato Bettino Craxi. In passato aveva processato Galilei e Machiavelli ed altri grandi personaggi, un implicito riconoscimento a Craxi, considerato inconsciamente personaggio storico di rango od occasione per ribadire l’anticraxismo di sempre.  Vedremo dagli esiti del processo a quali conclusioni giungeranno . Presidente della Corte sarà l’ex procuratore  generale di Torino Giancarlo Caselli, mentre sosterrà la pubblica accusa, in coppia con un attore, Marco Travaglio, che la Firpo definisce un “PM eccelso”. Alla difesa si esibirà insieme ad un attrice il giornalista ”comico” Bruno Gambarotta che non credo abbia una laurea giuridica alle spalle. Caselli condurrà con scrupolo ed imparzialità il dibattimento, ma certo lo scontro tra Travaglio e Gambarotta appare già in partenza impari. Il vecchio   Gambarotta non fu mai vicino a Craxi ma ne fu un critico astioso. Come farà a difenderlo?
C’è anche, per non farsi mancare niente, l’ex assessore Fiorenzo Alfieri come testimone, non si bene a quale titolo. Manca solo Chiamparino e poi saremmo al completo. Dice la Firpo  che “saranno equilibrati, anche se i giudici l’avevano già condannato”. Un ottimo motivo per non replicare processi seguendo l’antica norma del diritto,  secondo la quale non si può essere processati due volte per gli stessi reati. Sarà una giuria popolare, il pubblico, ad esprimere la sentenza. C’e’ da augurarsi che in platea non ci siano troppe  “trichetteuses ” amiche della signora Firpo. Ha sicuramente ragione Stefania Craxi a sollevare qualche dubbio sul processo  torinese a suo padre .

“La memoria contro gli orrori del passato”

Il presidente del Consiglio regionale condanna la scritta antisemita sulla porta di casa di Marcello Segre 

“Condanno con fermezza l’ennesimo atto indecente e aberrante compiuto sulla porta dell’abitazione di Marcello Segre – commenta il presidente Stefano Allasia – a cui va la mia totale solidarietà. Le continue scritte antisemite stanno diventando un fenomeno preoccupante, mi auguro che gli autori vengano al più presto individuati e puniti. Questo ignobile gesto dimostra ancora una volta che la mancanza di conoscenza della storia e l’ignoranza che ne consegue sono un problema che è ancora lontano dall’essere estirpato.Ritengo come presidente del Comitato Resistenza e Costituzione che la memoria, custodita e tramandata, sia un antidoto indispensabile contro gli orrori del passato, per scongiurare il riemergere dalle tenebre di fantasmi, sentimenti, rigurgiti razzisti, predicazione dell’odio.