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“Mascherine per tutti ma gratis o a prezzi calmierati”

Da mercoledì 8 aprile il Presidente della Regione Piemonte renderà obbligatorio l’uso delle mascherine per tutto il personale addetto alla vendita, mentre verrà raccomandato ai singoli cittadini che entreranno in un esercizio commerciale o accederanno ad aree mercatali di utilizzare la mascherina.

“Molti Sindaci ( come ad esempio quelli dei comuni di Forte dei Marmi, Trino Vercellese, Virle….etc) hanno consegnato gratuitamente ai propri cittadini le mascherine protettive ed, emettendo successiva ordinanza, hanno reso obbligatorio indossarle nei luoghi di possibile contagio (attività commerciali, supermercati, uffici pubblici, mezzi pubblici). La nostra Sindaca continua a non avere il coraggio di prendere in autonomia un così basilare provvedimento, rientrante nelle sue competenze”.  Così  il Capogruppo del Gruppo Consiliare al Comune di Torino Lista Civica Sicurezza e Legalità Raffaele Petrarulo che in una mozione  chiede alla Sindaca e alla Giunta “di provvedere con urgenza ed in tempi brevissimi alla distribuzione gratuita delle mascherine a tutti i cittadini provvedendo come Città alla distribuzione a tutti i componenti dei nuclei familiari delle medesime; di aumentare i controlli affinché non si possa lucrare su un bene considerato di primaria importanza e di insistere sul Presidente della Regione perché reperisca i quantitativi necessari per adempiere quanto sopra”.

Quel 7 aprile 1979. La rivoluzione sbagliata fa i conti con la storia

Il 7 aprile del 1979, a Milano, venne arrestato il professore Toni Negri. Ordinario della cattedra di Filosofia Politica di Padova. L’accusa: essere il capo ideologico delle Br. Personaggio ondivago nel panorama della politica italiana fin dai primi anni 60. Cattolico e poi cattolico del dissenso, socialista e poi ideologo di Potere operaio ed in generale ideologo dell’estremismo politico di sinistra.

Diventato radicale, e diventato parlamentare  scappò in Francia. Dopo la rivoluzione, il suo secondo obbiettivo fu quello di non farsi 1 giorno di carcere. Operazione che in parte gli riuscì. Poi più che voler fare la rivoluzione , diceva agli altri che dovevano fare la rivoluzione. Fece diventare il suo istituto un covo di novelli terroristi e si difese sempre dicendo: un conto e dire fate la rivoluzione, un conto  sparate a qualcuno. Decisamente un cattivo maestro.

Aveva rapporti con tutta l’intellighenzia cosiddetta di sinistra, e l’ altro obiettivo  dire che il PCI era peggio dei padroni. Uno dei suoi punti di forza era l’ ateneo di Torino, in particolare Palazzo nuovo e le facoltà umanistiche. Alla fine degli anni 60 ed inizio anni 70 capitava spesso nella nostra città. Le sue riunioni- lezioni finivano sempre con la richiesta di un contributo per comprare armi per la rivoluzione. Tutto alla luce del sole e probabilmente sotto i vigili occhi di polizia politica in borghese e, magari perché no, dei servizi segreti italiani e non. A fine del 1976 Lotta Continua di Adriano Sofri si dissolse come neve al sole. E molti del cosiddetto servizio d’ ordine di Lotta Continua confluirono nel terrorismo con le loro diverse ramificazioni. Br , Senza Tregua, Prima linea, Nuclei armati Proletari e chi più ne ha più ne metta. Con Autonomia Operaia che teorizzava la violenza di massa per sovvertire questo nostro Stato. Ideologia? Eccolo di nuovo il loro Professore Antonio Negri. Anni difficili. Era scoppiato il 77 , il movimento del 77 con il suo carico di odio e di violenza, trovando terreno fertile in certe parti della società torinese. Da Palazzo Nuovo alle fabbriche si respirava odio, troppo odio. Era pure difficile frequentare le lezioni. Frequentavamo l’ Università in gruppo. Non si sapeva mai. Ebbi l’onore di essere immortalato in un manifesto. Con un impermeabile e l’immancabile toscano, ironicamente: Tenente Colombo. E fin qui nulla di male . Quando però sul disegno delle mie gambe venne tracciato un tiro a segno la cosa diventò inquietante. Venni anche circondato e minacciato in Via Po, verso le 10 di sera. Spintonato ebbi molta paura. L’apice della violenza nel marzo 77 per le elezioni universitarie. Gli epigoni del Professore Negri non erano  d’accordo e semplicemente tentarono di impedire le votazioni. Con tragicomici aneddoti. Un leader di Lotta Continua ebbe l’ infelice idea di presentarsi in giacca e cravatta per votare. Era reduce da un matrimonio. Fu preso a schiaffi dai suo stessi compagni che non lo riconobbero , del resto aveva tagliato barba e capelli. Cominciavano a capire che qualcosa stava cambiando anche a casa loro. Terroristi e violenti presi da un delirio di onnipotenza sbagliavano, con il risultato di un loro sempre maggiore isolamento. Dal rapimento all’omicidio di Aldo Moro all’uccisione del compagno sindacalista Guido Rossa o all’omicidio del vicedirettore della Stampa Carlo Casalegno . E il figlio che era stato di Lotta continua non ebbe dubbi: con voi non voglio averci più niente a che fare. Per tutto ciò, arrestato Toni Negri e Oreste Scalzone, ne fui contento. Non andava di moda, almeno per quegli anni, essere dalla parte dei magistrati. Io viceversa lo ero. Mi accusarono di non essere garantista. Pazienza, non si è mai perfetti. In verità Negri e compagni furono processati e alla fine assolti. Non sempre. Il Professore si beccò dodici anni per concorso morale in omicidio. Riuscendo comunque a farsi pochi mesi di galera. Altra cosa toccò ad alcuni dei suoi epigoni che scontarono pene dai venti anni in su. Con una certezza: Tony Negri è stato un cattivo maestro senza se e senza ma. Magari l’ accusa di  essere il Grande vecchio delle Br non resse in tribunale. Visti gli atti processuali è prova incontrovertibile. Ma non davanti alla sua coscienza. Tony Negri ha molto di cui vergognarsi. E non mi risulta che ammettendo abbia lenito le sue indubbie colpe morali.

Patrizio Tosetto

Dal Pd un piano per proteggere i piemontesi e far ripartire l’economia

 “Il Gruppo del Partito Democratico ha predisposto il piano “Piemonte Protegge e Riparte” che contiene proposte e indicazioni per la ripresa e il rilancio della nostra Regione, colpita dall’emergenza covid-19 con gravi ricadute sul sistema sanitario, economico e sociale

Il documento contiene quattro proposte di semplice e immediata attuazione che potranno consentire al Piemonte di affrontare subito la ripartenza e che riguardano: la garanzia di liquidità al sistema economico, il rilancio dei settori del turismo, della cultura e dell’enogastronomia, il tema del disagio sociale e un corretto utilizzo dei fondi europei” spiegano il Presidente e il Vicepresidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti e Raffaele Gallo.

“Si deve agire tempestivamente – proseguono Ravetti Gallo – per immettere liquidità nel sistema economico. E’ passato più di un mese dall’inizio della crisi sanitaria e economica. Lo si può e lo si deve fare attraverso un fondo di garanzia a favore di microimprese e piccole imprese, per erogare finanziamenti a lungo termine a tasso zero, da iniziare a restituire tra due anni. Per finanziare questa misura sono pronti, disponibili ed esigibili subito 80 milioni di euro attraverso un’ulteriore riduzione del capitale sociale di Finpiemonte. Inoltre, avviamo un dialogo proficuo con il Governo, invece di polemizzare, per trovare ulteriori soluzioni. In particolare proponiamo di avanzare la richiesta di riaprire, per le Regioni che hanno questo problema, (sono poche e tra queste il Piemonte) nuove operazioni di anticipazione di liquidità a valere su DL 35 per pagare subito i fornitori. Rispetto alle precedenti, però, non ci siano limiti sulla natura dei debiti certi e esigibili da pagare e le anticipazioni non siano subordinate a qualsiasi richiesta di incremento di pressione fiscale. Per il Piemonte l’operazione potrebbe valere 450 milioni di liquidità immessa con pagamento immediato alle imprese e un onere trentennale inferiore ai 30 milioni di euro”.

“Una seconda mossa importante – affermano gli esponenti dem – consiste nella creazione di una massiccia campagna di comunicazione a favore del rilancio di settori duramente colpiti dalla crisi: il turismo, i beni culturali, l’enogastronomia. Occorrerà rafforzare ricerca e formazione, accelerare la transazione green del sistema economico, finanziare opere pubbliche e introdurre soprattutto nuove misure per sostenere gli imprenditori che investono nelle proprie aziende: un aiuto alla crescita economica regionale. Il Piemonte può e deve vincere la sfida della ripresa della propria economia”.

“E’, poi, fondamentale – proseguono il Presidente Ravetti e il Vicepresidente Gallo – intervenire, in tempi rapidi, per contrastare il disagio sociale. Il Piemonte non ha ancora previsto misure di sostegno per le fasce più vulnerabili della popolazione. Stanziamo per le famiglie almeno 40 milioni di euro che rappresenteranno un primo importante aiuto e che dovranno essere trasferiti subito ai Comuni, in aggiunta ai fondi nazionali. Le risorse si trovano in parte nella rimodulazione dei fondi europei e in parte si devono individuare, con la responsabilità politica di agire subito, attraverso una legge di variazione del bilancio (da approvare entro il mese di aprile) che coinvolga prelievi da una molteplicità di capitoli dell’attuale legge di bilancio.”

“Infine – concludono Ravetti e Gallo – ribadiamo che non occorrono poteri speciali per gestire la ripartenza, ma soluzioni percorribili e un’oculata gestione dei fondi europei. Deve essere attivata, tempestivamente, una parte importante dei fondi FSC 2014-2020. In Piemonte, infatti, potrebbero partire oltre 400 milioni di investimenti già finanziati. E’ passato più di un mese dall’inizio della crisi e sono necessarie risposte. Queste sono quattro proposte concrete e immediate per la nostra Regione. Chiediamo al presidente Cirio di ascoltarci. Dobbiamo accelerare perché il futuro del Piemonte è nelle nostre mani”.

“Torino, mettiti al tavolo”

Dal 6 al 9 aprile si aprono i tavoli di discussione promossi da LABORATORIO CIVICO

 Riceviamo e pubblichiamo

Laboratorio Civico, il nuovo progetto di attivazione civica, organizza tre giornate di discussione pubblica, interamente online e aperte a tutti i cittadini, per interrogarsi sulla direzione e sul percorso da intraprendere per la propria città e promuovere una discussione sul futuro per Torino.

 

Lunedì 6 aprile alle ore 17, il primo tavolo di discussione civica si apre con le proposte su come affrontare l’emergenza COVID19. Il tema dell’incontro on line ha l’obbiettivo concreto di promuove iniziative utili a superare questo periodo di isolamento forzato, soprattutto a favore delle persone che per diversi motivi sono più fragili od esposte. “Come possiamo attivarci? Cosa dobbiamo fare?” Chi gestisce l’emergenza è concentrato a facilitare il lavoro dei sanitari e a diminuire i contagi, ma dopo settimane gli operatori sul campo, medici e volontari, continuano a non essere adeguatamente attrezzati e i cittadini – specie i più deboli – restano abbandonati. Mettere insieme le forze e cercare di dare più energia alle diverse iniziative che sono nate dalla generosità di tanti cittadini, cercando di coordinare parallelamente il loro lavoro con quello delle istituzioni, è l’obiettivo concreto del primo tavolo di discussione civica attivato.

 

Martedì 7 aprile, alle ore 17, si prosegue con un’elaborazione delle proposte su come uscire dalla crisi e ripartire. Il secondo appuntamento si propone di capire come la nostra città uscirà dalla crisi che stiamo vivendo. “Quali saranno le priorità economiche e sociali? Con quali risorse? con quali obiettivi? La gestione dell’emergenza peserà sul debito pubblico, ne usciremo con una Europa rafforzata o polverizzata? Ma soprattutto quali saranno le nostre priorità? come evolveranno le comunità locali? la prevedibile contrazione dei consumi quali settori penalizzerà? La crisi darà ulteriore impulso alla diminuzione dei posti di lavoro?” Queste ed altre domande dovranno informare la nuova agenda politica con cui si confronteranno gli elettori a tutti i livelli di governo della cosa pubblica.

Mercoledì 8 aprile alle ore 17, saranno valutate le proposte sull’impatto che la crisi sanitaria avrà sui settori turistici e culturali. In questa occasione ci si propone invece di capire in che misura i consumi culturali saranno modificati dalla paura del contatto sociale. “Eviteremo i grandi concerti, gli stadi, i cinema? Basterà la diminuzione dei contagi o la scoperta di un vaccino a rianimare le notti torinesi? Ha ancora senso pensare la riapertura dei Murazzi o la costruzione del centro congressi?” Proviamo a parlarne con gli operatori del settore e disegnare assieme una road map per il ritorno a una diversa normalità.

Per iscriversi ai tavoli è necessario iscriversi, mandando una mail con il proprio nominativo all’indirizzo laboratoriocivicotorino@gmail.com.

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/222664875486101/

Per informazioni www.laboratoriocivicotorino.it

Conte, la Dc e i cattolici

Tra le cose laterali che caratterizzano la situazione drammatica ed inedita con cui ormai dobbiamo fare i conti, a volte emergono aspetti curiosi e simpatici che non meriterebbero neanche un commento, se non per evitare che, a volte, la confusione e il pressappochismo prendano il sopravvento

Certo, sappiamo tutti molto bene che viviamo in un momento drammatico dove la politica è semplicemente sospesa. Come è sospesa l’attività dei partiti, di tutti i partiti. Ed è, questa, una considerazione che ci porta anche a ritenere del tutto inattendibile qualunque sondaggio inerente il peso degli attuali partiti e anche la popolarità dei rispettivi capi. Diciamo così, non è proprio il
momento per misurare la credibilità della politica e dei suoi principali esponenti… Ora, tra le considerazioni curiose, si fa per dire, che emergono da questa situazione anomala c’è
la simpatica iscrizione d’ufficio, da parte di alcuni commentatori ed opinionisti, del premier Conte alla tradizione della Dc.

E, addirittura, allarga l’iscrizione ai 5 stelle. Insomma, nel vuoto che caratterizza il panorama pubblico nel nostro paese in questo momento e in attesa che, dopo la tempesta, riparta la dialettica politica – che sarà, comunque sia, profondamente diversa da quella che l’ha preceduta – con nuovi equilibri politici e forse anche con nuovi partiti e una rinnovata classe dirigente, prendiamo atto che la tanto detestata Democrazia Cristiana continua ad essere scimmiottata e miracolosamente rimpianta senza sapere bene di che cosa si parla.

Adesso la nuova vulgata pare essere questa: chi si presenta ben vestito, ben pettinato, non bestemmia, non alza la voce e dice poco o nulla in pubblico è iscritto, de facto, alla Dc del ventunesimo secolo. Nulla, come ovvio, di argomenti che riguardano la Dc, la sua storia, il suo progetto, la sua classe dirigente fatta di leader e statisti – soprattutto di leader e statisti – a livello locale e nazionale e, soprattutto, la sua cultura di riferimento. E quindi, ogni confronto e paragone con quella esperienza avviene a prescindere dalla esperienza politica, culturale ed organizzativa della Democrazia Cristiana.

È sufficiente questa semplice e quasi scontata osservazione per arrivare ad una altrettanto semplice e scontata conclusione. E cioè, il confronto con il passato avviene lungo le strade
dell’estetica e dell’abbigliamento. Ma, come ben sappiamo, sono due caratteristiche radicalmente estranee alla politica. Almeno a quella politica che ha come ingredienti costitutivi il pensiero, la
cultura, il progetto e il programma. Oltre ad una classe dirigente. Che non è, com’è ormai evidente a quasi tutti, la politica che purtroppo oggi continua a spadroneggiare in lungo e in largo. Ma il domani è ancora tutto da costruire e da scrivere.

Giorgio Merlo

Ruffino (Fi): “Scudo legale Asl? la politica si autoassolve”

Preoccupa i medici impegnati in trincea e costretti spesso a combattere a mani nude contro un nemico impietoso come il Covid-19 sapere che lo scudo legale che li tutela contro danni, civili e penali, si vuole estenderlo con un emendamento anche alle aziende sanitarie, cioè a direttori e manager che hanno la responsabilità di organizzare il lavoro, di provvedere all’efficienza dei reparti e all’incolumità del personale sanitario

In un’ora tanto grave, non serve lo spettacolo di una politica che si autoassolve da ogni responsabilità perché, in fondo, è sempre la politica che in qualche misura nomina, i vertici delle aziende sanitarie. E se la direzione di un ospedale non provvede a sanificare il Pronto soccorso dove è transitato un paziente Covid, può ritenersi esente da ogni responsabilità civile e penale? E se la distribuzione dei Dip ritarda per l’imperizia  di un dirigente sanitario e i medici o gli infermieri vengono contagiati,  ci sono responsabilità? Se le cose vanno così allora tanto valeva seguire la linea, abbandonata poi dallo stesso Trump, sull’immunizzazione di gregge. Lo legale esteso alle aziende non deve mortificare e umiliare la battaglia dei medici e degli infermieri. Occorre  rendere onore alla memoria dei caduti fra di essi.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

“Garantiamo la sicurezza e la salute di chi lavora in prima linea”

Covid-19; Grimaldi (LUV): “Presidente Cirio, altrimenti non serve prendersela con chi corre 100 metri in più o in meno e alzare le sanzioni”

“Sono già passati venti giorni da quando abbiamo sollevato il tema di chi non ha casa (condizione che riguarda anche tante famiglie) e del duro lavoro degli operatori e delle operatrici di bassa soglia e altri livelli, i cui servizi sono essenziali ora più che mai e che perciò si espongono ed espongono i propri cari ogni giorno al rischio di entrare in contatto con il Covid-19”. Inizia così la lettera che Marco Grimaldi (LUV) ha inviato  al presidente della Regione, Alberto Cirio e all’Assessore Luigi Icardi.

“Da settimane – prosegue Grimaldi – questi lavoratori chiedono alle istituzioni di non essere lasciati soli e di avere a disposizione luoghi dedicati alla quarantena per gli utenti che si ammalano, e in generale ripari diurni per coloro che di giorno sono costretti a vagare per la città. Chiedevano mascherine, tute, occhiali e calzari necessari in caso di persone con sintomi, per poter continuare ad assistere i tantissimi senza dimora delle nostre città. Ora c’è altro”.

“Proprio ieri – continua a Grimaldi – mi è stato segnalato un gravissimo problema di contagio, che riguarderebbe gli operatori sociali, in un dormitorio in via Reiss Romoli dove, tra l’altro, l’equipe è in larga parte in malattia e alcuni ospiti sono già ricoverati in ospedale. Benché i casi siano stati segnalati e siano stati richiesti i dispositivi di protezione, la cooperativa non ha ricevuto alcuna risposta. Vanno inoltre tenute in osservazione le situazioni degli altri dormitori della città, in quanto il rischio potenziale è molto alto”.

“Chiedo nuovamente – prosegue la lettera – che la Regione si faccia carico di questa situazione gravissima. Secondo Grimaldi “serve innanzi tutto personale aggiuntivo per fronteggiare una situazione estremamente allarmante, servono alberghi, housing, condomini sociali, foresterie militari, scuole in disuso o altre strutture per consentire l’auto isolamento per i casi sospetti o accertati che non necessitano di ricovero, poiché se rimangono nelle strutture di accoglienza non è possibile garantire loro un efficace isolamento. Non solo: serve che quelle strutture vengano sanificate prima che possano ospitare nuovamente persone in difficoltà e l’Unità di Crisi dovrebbe garantire di venire a prendere le persone a fronte di febbre e tosse persistente; per i compagni di stanza o per chi è entrato in contatto con un positivo 2 o 3 giorni prima dei sintomi occorre trovare una sistemazione idonea (che non può essere il dormitorio) per la quarantena. E, naturalmente, bisogna sottoporre al tampone tutti gli operatori e gli ospiti immediatamente”.

“Presidente Cirio – conclude Grimaldi –, a che serve prendersela con chi corre 100 metri in più o in meno ealzare le sanzioni, se non garantiamo la sicurezza e la salute di chi lavora in prima linea per tutti noi? Domando a lei e all’Assessore Icardi che la situazione venga affrontata già dalle prossime ore e chiedo che venga relazionato quanto fatto nella prima seduta di commissione utile”.

Forza Italia Giovani: “Ministro Azzolina nel caos”

Esame maturità: “Modalità svolgimento esami siano chiare e da sub

 “Ci saremmo aspettati, a due mesi dall’esame di maturità, risposte certe per consentire agli studenti di prepararsi e non il grave annuncio del Ministro Azzolina, poi mezzo smentito, del tutti promossi. È come dire oggi agli studenti che non serve né impegnarsi né studiare, oltre che mortificare i docenti che con fatica si stanno impegnando nella didattica a distanza. Per noi conterà sempre il merito e non il 6 politico, anche in un periodo di emergenza. Ministro, gli studenti non possono aspettare oltre, è necessario comunicare quanto prima le modalità di svolgimento dell’esame di maturità tenendo necessariamente presente che ci sono migliaia di studenti che non hanno i dispositivi nemmeno per seguire le lezioni online e i computer di molti sono obsoleti e devono funzionare con connessioni ad Internet lente e difficoltose. Nessuno deve essere lasciato indietro. Ministro, chiediamo meno dichiarazioni e risposte concrete, subito”

A lanciare questo appello al Ministro Azzolina e al Governo è il il movimento giovanile di Forza Italia a Torino per voce del Coordinatore provinciale Tommaso Varaldo

Coronavirus, Macario e Locatelli (Prc-Se): “No al colpo di spugna”

“Ritirate gli emendamenti vergogna che cancellano colpe e responsabilità politiche”

“L’avevamo detto che avremmo assistito  al tentativo di attuare un colpo di spugna. Questo è ciò che sta avvenendo una volta emersi i numeri reali dei decessi da coronavirus e le molte responsabilità omissive nella gestione dell’emergenza sanitaria. Migliaia di morti nella sola provincia di Bergamo, una vera e propria strage, per la mancata adozione di misure precauzionali” dichiarano Franco Macario, segretario provinciale Prc-Se di Bergamo ed Ezio Locatelli, già consigliere regionale e deputato, attualmente della direzione nazionale Prc-Se. Ed ancora: “I partiti di maggioranza e opposizione hanno pensato bene di depositare una serie di emendamenti al decreto “Cura Italia” con cui puntano a cancellare responsabilità di ordine penale, civile, amministrativo ed erariale di quanti rivestivano ruoli politici e gestionali. Nel momento cruciale questi ruoli più che a tutela della salute, dei pazienti, degli operatori sanitari  sono stati agiti a tutela dell’economia, della produzione degli affari. Partiti di maggioranza e opposizione uniti nel tentare di sottrarsi da ogni azione legale, nel dotarsi di una sorta di scudo penale. Una cosa inaudita che grida vendetta. Ritirate subito gli emendamenti vergogna! Adesso siamo tutti chiamati a far fronte all’emergenza ma non per questo vanno affossate colpe gravissime che andranno accertate e perseguite a tutti i livelli, non ultimo a livello giudiziario”.

Ravetti (Pd): “riconoscere il lavoro svolto dal personale sanitario”

 “Si valuti l’erogazione di un compenso aggiuntivo dal 50% delle donazioni.”

“Dobbiamo riconoscere in tutti i modi possibili l’importante lavoro svolto in questo periodo di gravissima emergenza sanitaria da tutti gli operatori sanitari che, quotidianamente, affrontano turni massacranti, esponendosi anche a rischi, per garantire il funzionamento delle nostre strutture ospedaliere.

Ecco perché voglio proporre alla Giunta regionale di valutare insieme alle organizzazioni sindacali di categoria di destinare almeno il 50% delle donazioni che vengono versate alla Regione e agli ospedali piemontesi per prevedere un compenso giornaliero aggiuntivo per tutto il personale sanitario e gli OOSS operanti presso le strutture sanitarie o, comunque, per coloro che sono impegnati in servizi sanitari e amministrativi funzionali dove ci sia un rapporto con l’utenza” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“I cittadini – prosegue Ravetti – continuano a manifestare affetto e vicinanza a chi, in prima linea, sta combattendo la battaglia più dura al fianco di tanti pazienti e si sta impegnando, spesso oltre le proprie forze, per debellare il virus. Anche le Istituzioni devono trovare un modo per rendere concreta e tangibile questa gratitudine”.

“Alcune Regioni sono pronte ad attivare, d’intesa con i sindacati, procedure per erogare compensi per ogni turno di effettivo servizio suddiviso in tre fasce: un compenso giornaliero più alto per chi lavora in area Covid, un compenso giornaliero medio per chi lavora nei pressi dell’area Covid, un compenso giornaliero più basso per chi non lavora in area Covid. Chiedo che anche il Piemonte sia tra queste. Oltre, naturalmente, a garantire, in tutti i modi possibili, i fondamentali Dispositivi di Protezione individuale è arrivato il momento di riconoscere anche concretamente l’impegno straordinario del nostro personale sanitario” conclude il Presidente Ravetti.