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Ruffino (FI): “Decreto rilancio? In Piemonte è ammazza-imprese”

Il presidente Conte deve sbrigarsi a cambiare narrazione, e soprattutto strategia economica. Quella attuale fa a pugni con la realtà quotidiana.

In Piemonte il 77% delle piccole imprese non ha visto il becco di un euro di quella montagna di soldi annunciata da Conte. Un annuncio, un semplice “flatus vocis” seguito dal nulla. Il Pil della mia regione è crollato del 4,7% nel primo trimestre e tutti gli operatori economici si aspettano il peggio per il prossimo trimestre. Insomma il dl rilancio si sta rivelando un dl “ammazza-imprese.
I soldi dati a pioggia si sono risolti nella nebulizzazione delle poche risorse con il risultato di dare poco a tutti, cioè niente a nessuno e le imprese, quelle che creano lavoro vero e non assistenza, rischiano di pagare il conto della demagogia del governo. Conte è il responsabile, ben oltre l’emergenza pandemica, della distruzione di migliaia di posti di lavoro a causa di scelte profondamente sbagliate: si è scelta la via grillina dell’assistenzialismo di Stato a danno di una politica vera di rilancio economico e ripresa industriale. Se solo si pensa ai sovracosti sanitari delle imprese vengono i brividi: il governo ha stanziato 50 milioni, finiti in un batter di ciglio, lasciando a bocca asciutta il 90% delle imprese, pur di non accedere ai 37 miliardi del Mes che avrebbero consentito di dare un sostegno economico vero. Tanta miopia verrà pagata dagli italiani di oggi e soprattutto da quelli di domani.
on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Macron/Merkel: un primo passo (difficile) per una nuova Europa

COMMENTARII  di Augusto Grandi / L’Europa sono i Chieftains che suonano musica galiziana dedicando un disco ai pellegrini che affrontano il Cammino di Santiago. Strade d’Europa, come cantava la Compagnia dell’Anello.

E sulla strada d’Europa si sono incamminati persino Micron e Merkel. Anzi, in questo caso il disastroso presidente francese che non ne azzecca una in politica interna, si è riconquistato il cognome ufficiale, Macron.

È riuscito a convincere Angela Merkel a rompere il fronte degli egoisti anche se l’asse carolingio ha, per ora, ipotizzato un intervento complessivo per circa 500 miliardi, pari alla metà di quello auspicato. Ed anche le condizioni, al momento, non sono ottimali. Ma è comunque un primo passo, importante…

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Macron/Merkel, un primo passo (difficile) per una nuova Europa

Il virus della politica che non decide e non risolve i problemi

Figuraccia del Ministro Bonafede. Tanto una in più o una in meno poco cambia. A ruota la Ministra all’istruzione Azzolina che straparla di imbuto e cose strane, di come far “apprendere ” ai nostri amati studenti. Entrambi ci destano domande sul come e soprattutto chi li ha laureati, in quale università. Meglio non indagare, ci faremmo solo del male. Matteo Renzi fa il pazziariello, ed il PD fa una difesa d’ufficio, tanto tutti sanno che non si andrà a votare. Meglio il niente di questo presente che un salto nel buio. Berlusca: se avessi solo 50 anni …

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Giorgia Meloni, finalmente una donna leader della destra. Precisa a Matteo Salvini: di tutta la destra. E il Capitano rischia di diventare un sergente di complemento. Giorgetti e Zaia avanzano indisturbati nell’Olimpo leghista. Indubbiamente indebolito Molinari.

Il ragazzo è un cavallo di razza e darlo per fuori gioco sarebbe sbagliatissimo.  Cirio sta a guardare. Grandi alternative non ne ha. Con la fase due ha già le sue gatte da pelare. Tra tamponi e ripresa economica. Qui la nota dolente. Sono tutti arrabbiati. Gli infermieri che si sentono presi in giro. Medici di nuovo sul piede di guerra con la Regione Piemonte. Gli imprenditori arrabbiati come non mai. I sindacati preoccupatissimi. Riprendono tutti i banchi nei mercati, ristoranti e bar. Vedremo chi riaprirà. La politica torinese che fa? Vedo gente faccio cose, e polemizza con altri sempre responsabili dei guai passati, presenti e futuri. Capacità d’incidere e risolvere? Zero. Tanto sui giornali o alla TV ci finiscono comunque. Ed eccola, la nostra Sindachessa Chiara Appendino: quasi quasi mi ricandidato insieme al Pd. Alla faccia della corenza… Acquattati i dem. Divisi in due tronconi. I nettamente contrari che non vogliono disturbare il manovratore romano. E quelli d’accordo con l’accordo ad una sola condizione. Loro devono essere i candidati a Sindaco. Praticamente l’Appendino ha zero possibilità. Poi vorrei vedere questo film con la riconferma di Sacco o Lapietra all’ assessorato. Ma diciamocelo fino in fondo, la coerenza non è più di questi tempi. Siamo o non siamo al post ideologico? No qui siamo al Francia o Spagna pur che se se magna, nel senso di campare, perchè il fare è un’altra cosa. Conclusione? Almeno per ora il coronavirus non ha cambiato nulla, se non altro nelle stesse classi dirigenti della politica. Più precisamente le cose nei nostri quartieri periferici. Sarò diventato qualunquista, ma continuano nella parte della vecchia commedia da 40 anni in replica. Compresi appunto i grillini, leggermente più irritanti perché avevano detto mai e poi mai uguali agli altri. Credibilità! La stiamo cercando inutilmente. Tutti vogliono normalità. Bisognerebbe metterci un po’ del proprio. Nota dolente. Provate a recarvi in banca per piccole operazioni. Prima opzione prenotare. Non rispondono telefonicamente. Seconda opzione, via mail. Anche qui nessuna risposta. Terza opzione recarsi direttamente. Code inevitabili con il problema del metro di distanza. Ovviamente nessun numero che consenta di prenotare e e gimcana per chiedere informazioni ad una gentilissima funzionaria armata di termometro e mascherina. Risposte non ne dà, e dopo un ora e mezza  d’attesa senza che nessuno entri, l’amara confessione: il sistema informatico si è impallato. E da quello che si capisce c’è pure  poca voglia di erogare i fondi decisi da Conte. Il 90% di garanzia statale è giudicata insufficiente. Purtroppo chi doveva trainare la fase due, politica e banche, latitano. Moria di piccoli imprenditori commercianti e professionisti. E visto che nella vita il vuoto non esiste, gli spazi lasciati vuoti dai piccoli saranno occupati dai grandi che non sempre sono i più puliti. E come si diceva una volta chi ha l’articolo 5 dalla sua parte ha vinto. Articolo 5 e danaro. Liquidità per potere comprare o investire. Viceversa chi non ha liquidità ha già perso.

Patrizio Tosetto

Scrittori in uniforme. Sempre dalla parte del potere

Scrittori in uniforme” è un’espressione di Max Eastman, citato nel libro di Victor Serge “Memorie di un rivoluzionario” il quale aggiunge:

La messa in uniforme degli scrittori russi richiese anni interi e la libertà creativa sparì nello stesso tempo che la libertà di opinione, a cui è necessariamente congiunta.

Lo sviluppo tragico della Rivoluzione d’Ottobre finì con la repressione nel sangue del pensiero, o questo a sua volta finì nella sua totale sottomissione al totalitarismo comunista.

In un suo articolo, Augusto Grandi evoca Ferruccio De Bortoli, e più precisamente, di fronte all’appello di quest’ultimo per una nuova classe dirigente colta e formata, fa notare come lo Stesso continui a difendere la stessa oligarchia di cui fa parte.

Questo è il problema che affligge la cultura e l’informazione nel nostro Paese: un apparato di controllo in mano alla sinistra la quale, dopo aver devastato la scuola di ogni ordine e grado, aver infiltrato i suoi uomini in tutte le istituzioni artistiche ed editoriali, aver innalzato un cordone di censura nei confronti di ogni opera e voce dissenziente, ora si erge a protettrice di quella libertà e di quella cultura che ha allegramente distrutto…

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Scrittori in uniforme. Sempre dalla parte del potere

 

 

Gallo (PD): “Un nuovo strumento per la ripartenza delle PMI”

 Da Palazzo Lascaris / “Grazie all’intervento del Pd”

“E’ stato approvato, oggi, in Commissione, l’emendamento PD, a mia prima firma, che inserisce nel disegno di legge “Riparti Piemonte” un nuovo strumento a sostegno delle imprese per il loro rafforzamento patrimoniale. Gli imprenditori che investiranno fondi nel capitale della società otterranno dalla Regione un contributo a fondo perduto pari al 30% dell’investimento” dichiara il Vicepresidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Grazie all’intervento del Partito Democratico – prosegue Gallo – con grande fatica, siamo riusciti ottenere la creazione di uno strumento di politica industriale che sarà importante anche per le numerose start up del nostro territorio. Peccato che questa misura verrà finanziata soltanto con 1 milione di euro”.

“Fin dall’inizio della crisi il Partito Democratico, con proposte concrete e chiare – conclude il Vicepresidente Gallo – ha cercato di fornire un aiuto al mondo delle imprese. Ho sempre creduto molto in questo strumento e ritengo che, nei prossimi mesi, potrà essere decisivo per sostenere concretamente la nostra economia e metterla nelle condizioni di risollevarsi e ripartire”.

“Sistema educativo 0-6 anni: il Governo dia più attenzione”

Ieri pomeriggio si è svolto in Piazza Castello a Torino un presidio per chiedere al Governo attenzione sul tema del sistema educativo 0-6 anni

In piazza gli asili nido e le scuole dell’infanzia private e parificate aderenti al Comitato Educhiamo, oltre a genitori e all’Associazione AIEF-Infanzia e Famiglia. Ha partecipato il Governatore Cirio con l’Assessore Regionale allì’istruzione Elena Chiorino.
“Siamo profondamente angosciati – sostengono le Referenti Regionali del Comitato, SABRINA BONINI, ERIKA GIROMINI, VALENTINA BERLTRIAMI – viviamo un incubo da 3 mesi, ogni giorno affondiamo nelle sabbie mobili create da chi dovrebbe tutelare le piccole imprese dell’educazione, le migliaia di lavoratori di tutta Italia, educatrici, insegnanti, cuoche, ausiliare che non hanno prospettive. Mesi di battaglie per arrivare allo stesso risultato dell’inizio del lock down: siamo invisibili, addirittura al punto che ci viene vietato di riaprire ed insieme andranno a cessare gli aiuti degli ammortizzatori sociali. Oltre a non avere ricevuto alcun contributo per la sopravvivenza se non l’attenzione che ci ha riservato la Regione Piemonte con lo stanziamento dei 15 milioni per rimborsare le rette alle famiglie. Solo in Piemonte sono circa 700 le Strutture Educative private 0-6, con una ricettività di 15.000 posti. Capirete facilmente dai numeri la gravità della situazione.”
A loro sostegno interviene TOMMASO VARALDO, Presidente dell’Associazione AIEF e Coordinatore del movimento giovanile di Forza Italia “3 miliardi per salvare, ancora una volta, Alitalia e poco più di 1 miliardo per tutte le scuole d’Italia. Zero per il comparto delle 12mila scuole paritarie. 68 milioni per le scuole dell’infanzia, cioè 150 euro a bambino. La verità è che per questo Governo il mondo della scuola, i bambini e i ragazzi non sono una priorità. Noi siamo qui per ribadire per l’ennesima volta e con forza che non può esserci il rilancio della Nazione senza il rilancio del comparto scolastico educativo”
“Le strutture sono al collasso e i genitori che rientrano al lavoro non sanno come gestire i bambini ma nelle linee guida ministeriali per la ripartenza del sistema educativo non è stata nemmeno citata la fascia 0-3 anni – continua VARALDO – Chiediamo al Governo di accogliere le nostre proposte per salvare questo comparto ricordandosi, ad esempio, che già prima del Covid19 il 765 dei bambini non trovava posto negli asili nido per carenza di strutture. Se non lanciamo subito un salvagente alle strutture private e parificate questo dato salirà ancora con ulteriori ripercussioni sulle famiglie e sui bambini”

L’antifascismo basta a capire la crisi odierna?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / E’ uscito un libretto interessante e dal titolo provocatorio L’antifascismo non serve più a niente, scritto da Carlo Greppi, edito da Laterza 


Greppi, che è storico stimabile, intende confutare la tesi secondo la quale il fascismo sia morto e si propone di dimostrare la permanente attualità dell’ antifascismo. Addirittura Greppi cita l’affermazione storicamente infondata di Ferruccio Parri – confutata da Benedetto Croce – secondo la quale la democrazia in Italia fosse nata solo nel 1945 . Una “vulgata” alla Franco Antonicelli che riteneva che la storia d’ Italia iniziasse il 25 aprile 1945.
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Chi voglia accostarsi a questi temi storicamente deve distinguere l’antifascismo dei resistenti rispetto all’antifascismo di chi vive oggi ad oltre 75 anni da quei fatti. Il mito dell’antifascismo si è naturalmente logorato e attutito perché dopo molti decenni è insostenibile una tesi non storicizzata, ma affermata come un dogma laico di fede. La storia usura tutto, ma in ogni caso essa impone delle distanze critiche che sole consentono una valutazione più equa e complessiva dei fatti. Chi, ad esempio, ha demonizzato Giampaolo Pansa per i sui libri su verità scomode tenute nascoste per tanti anni, ha esercitato la sua presunzione e la sua arroganza, ma non ha dimostrato di sapere fare lo storico serio perché ha sempre taciuto sul “sangue dei vinti”. Renzo De Felice rappresenta l’elemento di frattura nella storiografia: prima di lui la storia del fascismo era dichiaratamente antifascista, dopo di lui la storiografia deve trattare del fascismo con il distacco imposto agli storici,quindi senza apriorismi ideologici. Augusto Del Noce già tanti anni fa sostenne con grande lucidità come una cultura politica non potesse reggere a lungo fondandosi sull’anti senza proporre qualcosa in positivo. Del Noce, in linea di principio, aveva ragione, ma va detto che l’antifascismo è riuscito ad esprimersi anche  in positivo, scrivendo a molte mani la Costituzione della Repubblica che, bene o male, più bene che male, ha saputo reggere e ha garantito libertà e democrazia. Andrebbe ancora detto che l’antifascismo italiano si è quasi identificato con i comunisti che hanno esercitato la loro egemonia sulla Resistenza quasi fosse stata un loro monopolio. L’antifascismo in  Francia, ad esempio, si è identificato invece nel generale De Gaulle e quindi ha tutt’altra matrice ed è diventato da subito una scelta ampiamente condivisa. E’ chiaro che chi ha avversato il comunismo abbia avuto anche delle riserve su una Resistenza monopolizzata, malgrado ad essa abbiano partecipato uomini e donne di diversissimo orientamento. Ma è fuor di dubbio che i comunisti attraverso l’ ANPI abbiano etichettato la Resistenza in una sola direzione. Un ultimo punto va messo in evidenza: il fascismo è nato anche come reazione ai tentativi rivoluzionari di cent’anni fa volti a ripetere la rivoluzione bolscevica in Italia, malgrado non ce ne fossero le condizioni storiche. Bobbio diceva che tentarono una rivoluzione e provocarono una reazione. La sinistra italiana negli anni dell’ immediato dopo guerra, dal 1919 in poi, (il famoso diciannovismo su cui scrisse Pietro Nenni pagine illuminant ) dimostrò di non aver capito la lezione di Lenin secondo il quale l’estremismo era una malattia infantile del comunismo. A generare il fascismo, che non è una tara ereditaria della storia italiana come diceva Gobetti, ma semmai una malattia come sostenne Croce, è sempre l’estremismo di sinistra, come dimostrarono anche il ‘68 e gli anni successivi alla contestazione che portarono agli anni di piombo e al terrorismo rosso e nero.
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Il limite del libro di Greppi è che egli non coglie che  per capire un ‘eventuale tentazione autoritaria non basta più la chiave interpretativa del fascismo o dell’antifascismo. Il fascismo di Mussolini è morto nel 1945 e sarebbe impossibile resuscitarlo. I regimi populisti e sovranisti del nuovo secolo si ispirano ad un ossimoro impossibile: la democrazia illiberale che è altra cosa dalla dittatura fascista. Formalmente certe libertà che il fascismo aveva calpestato restano, persino i Parlamenti restano ,sia pure con poteri più deboli e formali. Ma la tentazione dell’ uomo forte non nasce da nostalgie fasciste, ma da cause molto più complesse legate ad un’economia in crisi e alla caduta di valori civici ed anche etici  di riferimento.  Il nichilismo scettico ed egoistico ha finito di corrompere la democrazia e a vanificare la partecipazione alla vita della Polis. Dopo la pandemia poi il discorso si complica ulteriormente e in ogni caso non riguarda per nulla l’antifascismo. Se i modelli di riferimento della sinistra sono in crisi essi non rinasceranno guardando al passato dell’antifascismo , ma semmai al futuro che è tutto da immaginare. Già anni fa Piero Fassino parlava della crisi del tipo di rappresentanza democratica di matrice novecentesca. Ma quasi nessuno ha ancora pensato in positivo a come si possa uscire da questa crisi che indebolisce i cardini della democrazia. Questo è il terreno su cui confrontarsi nell’oggi, hic et nunc. Ma forse latitano le energie intellettuali per procedere ad un’analisi e a una sintesi o forse i tempi non sono ancora maturi per tentare un lavoro del quel tipo. Dire ,come fa Luciano Canfora, recensendo sul “Corriere della Sera” il libro di Greppi e citando Mieli, che dopo la pandemia “la prossima può essere un’epoca di fascismi”, appare un’affermazione lecita, ma non attendibile. Oggi le minacce alle democrazie liberali sono molte e guardare solo al fascismo appare un grave errore. Come fu un errore storico  di Canfora guardare al mito comunista come alla soluzione di tutti i problemi, almeno fino a quando il Muro di Berlino non cadde e non implose il socialismo reale. Anche allora bisognava stare vigili e bisognava  denunciare con pari fermezza  le minacce alla democrazia che venivano dal comunismo sovietico.

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Ruffino (Fi): “La Valsusa non riparte con gli annunci di Conte”

Non basta aver riconosciuto, come ha fatto il presidente del Consiglio nel suo intervento alla Camera, che ci sono stati e tuttora ci sono ritardi nell’erogazione della liquidità a imprese e famiglie.

Quest’ammissione, sia pure tardiva, fa cadere ogni accusa nei confronti delle opposizioni di voler strumentalizzare la vicenda. Il governo ha sulle spalle ben altre inadempienze.
Il presidente Conte ha annunciato, non conosciamo esattamente il numero delle repliche, che il governo si impegna a velocizzare l’iter per sbloccare i cantieri fermi, delle grandi come delle piccole opere pubbliche. Mi permetto un suggerimento: cominci con la nomina del presidente dell’Osservatorio sulla Tav, opera cruciale per il Piemonte e per l’Italia, e provi a velocizzare i 30 milioni delle compensazioni attese dai Comuni della Valsusa.  L’agenda dei buoni propositi elencati nelle aule parlamentari da non so più quanti mesi non ha prodotto un solo cantiere. Il ministro della Infrastrutture Paola De Micheli ha annunciato a più riprese la nomina di commissari per le grandi opere, ma ha omesso, presumo per non urtare l’alleato grillino, ogni riferimento alla Tav. Gli annunci non creano posti di lavoro e neppure fanno ripartire il Paese. Quei 30 milioni attesi dalla Valsusa invece possono rimettere in moto l’economia di un’intera valle e restituire speranza a migliaia di famiglie.

Verdi: “Fca, prestiti solo con garanzie”

“Il 16 Maggio la multinazionale Fca ha annunciato di voler usufruire delle garanzie statali offerte dall’Italia con il Decreto Liquidità: si tratta di 6,6 miliardi, pari al 25% del fatturato consolidato della Fca Italy”

Facciamo un po’ di chiarezza: sebbene la richiesta di prestito è della Fca Italy, dove ha 55mila dipendenti e 16 fabbriche, essa paga in Italia solo le tasse sulla produzione e sulle vendite italiane; mentre i profitti di queste attività vanno all’estero (in particolare in Regno Unito dove ha la sede fiscale) e da lì tornano sotto forma di dividendi agli azionisti. Gli azionisti sfruttano così una tassazione dei dividendi più conveniente rispetto a quella italiana.
Noi Verdi-Europa Verde Torino condanniamo l’elusione fiscale della Fca attuata attraverso la pratica del “profit shifting” (trasferimenti di fondi infragruppo)e chiediamo così condizioni più stringenti:
?piena partecipazione dei lavoratori nelle scelte strategiche dell’azienda
?la condizionalità per Fca di redarre un piano occupazionale di lungo periodo per fornire garanzie ai lavoratori, già provati da anni di cassa integrazione
?impegni concreti nell’aumentare gli investimenti sulla mobilità elettrica e sostenibile, stabilendo un piano di riconversione graduale del settore da inquinante a zero/bassa emissione
?disincentivare la delocalizzazione,  cspostando le sedi legali (ora in Olanda) e fiscali (ora in Regno Unito) a Torino
Non vogliamo un ritorno alle solite dinamiche del passato (toccate con mano durante la crisi del 2008): lo stato come ammortizzatore e salvatore non è più applicabile nell’attuale contesto globalizzato, dove le multinazionali non sono più confinate in un singolo paese.
È per questo che pensiamo vada applicato un nuovo sistema economico per favorire una minore disuguaglianza socioeconomica e una maggiore sostenibilità ambientale.
I commissari dei Verdi / Europa Verde Torino, Antonio Fiore e Angela Plaku

Patriottismo cercasi

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Non sono certo un sostenitore di questo governo che giudico inadeguato e politicamente orientato verso impostazioni ideologiche che mi sono  estranee e  lontane. E rivendico anche  il diritto  a manifestare perché senza libertà di manifestare la democrazia muore e il passo tra assembramento e adunata sediziosa può sembrare ad  alcuni forcaioli  non così distante 

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Certo è importante manifestare nel rispetto delle regole fissate per la pandemia. Ma il diritto costituzionale va difeso con le unghie e con i denti, comunque è sempre. Premesso questo, ho dei forti dubbi sulle manifestazioni promosse da partiti il 2 giugno, quasi in alternativa alla parata militare che era un momento unitario per tutti gli Italiani.
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Il Tricolore non va mai usato per scopi di parte e Zingaretti  che all’ improvviso si sente patriota ed invita ad esporre il  Tricolore  fa un’operazione politica per spiazzare il centro- destra che porterà, per la festa della Repubblica,  in piazza il Tricolore. Zingaretti e’ così  lontano dalla conoscenza della  storia  patria da definire il 2 giugno festa dell’Unita’ nazionale. Il 2 giugno è  invece storicamente già di per sè una data divisiva perché la Repubblica nacque  da  un referendum carico di ombre e con uno scarto di voti inadeguato rispetto agli oltre dieci milioni di Italiani che votarono per la Monarchia. Non facciamo  del 2 giugno occasione e pretesto  di altre divisioni e riserviamo il tricolore a manifestazioni che non siano di parte. Inno nazionale e Tricolore vanno rispettati perché sono ciò che resta di un’ Italia a pezzi  e di una storia dimenticata che i giovani non conoscono affatto e che quindi non rispettano. Molti sono figli di una scuola che non insegna neppure il civismo, figurarsi il patriottismo che molti insegnanti giudicano  una fastidiosa retorica. Leggiamo o rileggiamo il “Cuore” di De Amicis, patriota e socialista umanitario, per capire cosa debba essere il  vero patriottismo di cui avremmo tanto bisogno e che nessuno oggi in Italia e’ in grado di generare. Ci riuscì o almeno tentò di suscitarlo il presidente Ciampi, ma anche il suo esempio è oggi molto lontano. Amare la Patria significa identificarsi nella sua storia, guardando a ciò che ci unisce e non a ciò che ci divide. E’ il grande esempio che ci viene dal nostro Risorgimento: da Cavour a Vittorio Emanuele, da Garibaldi a Mazzini. Discorsi vecchi che però andrebbero ricoperti proprio in questi drammatici frangenti. Gli Italiani dopo Caporetto seppero comportarsi in altra maniera, anche quelli contrari alla guerra.  Un altro esempio di come si debba essere italiani. Sventolando quel Tricolore sono morti nelle guerre di indipendenza e nelle due guerre mondiali tanti italiani che meritano rispetto e  nel silenzio solenne e misterioso della morte ci giudicano. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com