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Giovani, Ruffino (Cambiamo!) Sì a iniziative a favore dell’occupazione giovanile

“I giovani non si sentono ascoltati e spesso ci danno un forte segnale di ribellione. Ogni governo ha avuto approcci diversi mancando di continuita’ su certe politiche, il family act e’ un segnale ma non e’ sufficiente, dobbiamo pensare a un aiuto piu’ poderoso che permetta ai nostri giovani un cammino verso l’autonomia e l’emancipazione”.

Dichiara in aula la deputata di Cambiamo! Daniela Ruffino intervenendo nella discussione sulla mozione per le iniziative a favore dell’occupazione, della formazione e dell’emancipazione giovanile. “La formazione professionale e’ una Cenerentola, chi la frequenta e’ visto come un giovane con pochi strumenti. Qui il governo deve fare un cambio di passo perche’ la formazione professionale e’ la grande occasione per inserirsi nel mondo del lavoro, deve essere sostenuta e rafforzata. La politica deve costruire un dialogo nuovo perche’ i nostri giovani chiedono coerenza ed ascolto e noi quello che diciamo lo dobbiamo fare. Bisogna stanziare piu’ fondi per i luoghi d’incontro, il servizio civile volontario va rivisto per permettere l’accesso a tutti. Il gruppo di Cambiamo! votera’ a favore con la caratteristica che ci contraddistingue sempre di essere propositivi e aspettarci reali risultati”, conclude.

Nasce Italexit Valsangone

Nella giornata di sabato 17 aprile si è ufficialmente costituita la sezione di Italexit in Valsangone: un nuovo fondamentale tassello per la crescita del partito del senatore Gianluigi Paragone in Piemonte. 

 

Alla presenza di Rinaldo Scarano, segretario provinciale torinese, la riunione degli iscritti ha votato con scrutinio segreto Roberto Varrone come proprio referente politico. Varrone, già consigliere comunale a Giaveno e con una consolidata esperienza politica nel valsangonese, commenta così la nascita della sezione: “Italexit rappresenta una boccata di aria fresca per questi territori prima illusi e poi abbandonati dai grandi partiti. L’ultimo anno è stato particolarmente duro per i cittadini, i lavoratori e le imprese dei nostri Comuni: nonostante la rassegnazione di molti, noi vogliamo restituire

 

ottimismo con una nuova proposta politica capace di opporsi fermamente allo status quo. Serve inoltre una riflessione particolare sul turismo pressoché azzerato con le restrizioni vigenti: la Sacra di San Michele deve diventare, insieme agli altri siti culturali della Valsangone, un riferimento per il sempre più apprezzato turismo ecocompatibile”. Varrone sarà supportato nella sua attività da Paolo Garello (in qualità di responsabile organizzativo) e Giorgio Marra (tesoriere).

 

Scarano esprime la sua soddisfazione dopo l’incontro con i militanti locali: “Ho avuto modo di parlare con persone competenti che, indipendentemente dal loro percorso personale e politico, oggi vogliono trovare una sintesi condivisa nelle battaglie di Italexit. La lunga tradizione industriale e agricola della Valsangone è stata via via smantellata negli ultimi  30 anni di Unione Europea: dobbiamo dire basta a tutto questo”.  ===

Il rischio calcolato non produca danni incalcolabili

Il premier Draghi ha dichiarato che il programma di aperture programmato dal governo risponde ad un rischio calcolato.

Non la pensano nello stesso modo i più importanti virologi del nostro Paese che paventano il pericolo che una ripresa del contagio possa imporre a breve nuove e maggiori restrizioni.  Se fosse così i danni che si produrrebbero sarebbero incalcolabili perché l’economia, le imprese e le persone difficilmente sopporterebbero un nuovo lockdown.
I dati sull’andamento della pandemia e delle vaccinazioni giustificano  la decisione del premier che si è assunto la responsabilità di decidere? Lo spero.
In altri Paesi le misure , molto più severe di quelle adottate in Italia, sono state allentate in presenza di una crescita esponenziale delle vaccinazioni che rappresentano l’unico antidoto efficace nei confronti di una ripresa del contagio. Da noi ( e non per colpa del governo ma per la difficoltà a disporre dei vaccini e per l’esistenza di situazioni molto diverse tra Regione e Regione)  le vaccinazioni non proseguono con la rapidità che sarebbe necessaria e che il governo per primo aveva auspicato.
Fino a ieri si era dichiarato che esisteva un nesso strettissimo tra vaccinazioni e allentamento delle misure.
Sia chiaro: la situazione sociale del Paese rischia di esplodere. La crisi che vivono interi settori e migliaia di famiglie è drammatica. Gli aiuti del governo, di questo e di quello precedente, hanno  solo in parte mitigato gli effetti della pandemia sull’economia e sulla stessa sopravvivenza di molte imprese e sono stati condizionati dalle inefficienze, dalle storture che da decenni caratterizzano il sistema.
Che si debbano creare le condizioni per tornare al più presto alla normalità ( dopo mesi di blocco) e fuori discussione. Solo in Italia ha potuto essere alimentata una polemica strumentale tra presunti rigoristi e presunti aperturisti come se esistesse chi si diverte a condannare il Paese al declino.
Il problema è che vanno create le condizioni di sicurezza per consentire che le aperture non diventino nel giro di poco tempo nuove chiusure con danni incalcolabili proprio per quelle imprese che si dichiara di voler difendere.
Il premier ritiene che queste condizioni esistano. Mi auguro che abbia ragione e che nei prossimi giorni le vaccinazioni procedano al ritmo di 500 mila al giorno, che partano quelle  all’interno dei luoghi di lavoro e che nessuno interpreti le aperture che si verificheranno dal 26 come una sorta di ” liberi tutti”. Perché se non sarà cosi, Draghi o non Draghi, il disastro è annunciato e a farne le spese saremo tutti.
WILMER RONZANI

“Materne Paritarie, puntualità dei contributi necessaria alla tenuta del sistema”

Magliano: “che cosa ne pensa l’Amministrazione?”

Lo chiederò alla Giunta lunedì con un’interpellanza: Istituti a rischio se i contributi dovuti non saranno erogati nei tempi previsti. Dopo un 2020 terribile, le ultime settimane di attività a singhiozzo sono state un ulteriore colpo subito. 

Lunedì in Consiglio Comunale chiederò alla Giunta Appendino, con un’interpellanza, quando l’Amministrazione abbia intenzione di versare il contributo comunale 2020 alle Materne Paritarie. La puntualità nell’erogazione dei fondi comunali a sostegno delle Scuole Paritarie FISM (Federazione delle Materne) è ancora più determinante alla luce della crisi pandemica e delle passate settimane di Zona Rossa, che hanno fatto sentire pesantemente i propri effetti negativi. Dopo un 2020 tremendo, gli ultimi mesi di attività a singhiozzo hanno inferto un nuovo, tremendo colpo alle Scuole. Chiederò inoltre se l’Amministrazione abbia individuato altre modalità per sostenere gli istituti scolastici paritari aderenti alla FISM in questa delicatissima fase, dal momento che la sola puntualità, pur necessaria, potrebbe non essere sufficiente. Il ruolo delle Materne è fondamentale inoltre per garantire alle mamme e ai papà la possibilità di conciliare famiglia e lavoro e i rispettivi tempi nel corso della giornata e della settimana. Le Materne Paritarie aderenti alla FISM ospitano oltre 5.500 bambini e danno lavoro a più di 500 persone. Molto spesso i versamenti del Comune sono erogati con forti e gravi ritardi, fatto che, come Moderati, abbiamo più volte portato all’attenzione dell’Amministrazione con atti consiliari presentati in questi anni. Non possiamo permetterci che il sistema delle Scuole Paritarie crolli: in gioco c’è la libertà di educazione, diritto costituzionalmente sancito, e il futuro di tante Scuole Paritarie (messe in gravissima difficoltà dagli ultimi mesi di emergenza); ma si tratta anche di difendere centinaia di posti di lavoro e, in ultima analisi, la tenuta dell’intero sistema pubblico, che non avrebbe la possibilità strutturale, organizzativa e didattica di assorbire un improvviso e cospicuo surplus di alunni.
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Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Ferrero (Rifondazione): “Inaccettabile ferimento militante no Tav”

Paolo Ferrero -Rifondazione Comunista, Vicepresidente Partito della Sinistra europea, interviene sulla reazione delle forze dell’ordine e sul “ferimento grave di una attivista No Tav”
” In primo luogo voglio esprimere la mia solidarietà a Giovanna, ricoverata in ospedale per fratture al viso, colpita da un candelotto sparato ad altezza d’uomo.
Ieri ero alla pacifica manifestazione NO TAV che si é svolta a San Didero. È inaccettabile che le forze di polizia che si comportano in Val di Susa come forze di occupazione sparino candelotti lacrimogeni ad altezza d’uomo, usando nei fatti i lacrimogeni come fossero proiettili. Si tratta di una palese illegalità, che esula completamente  dai modi in cui la polizia può intervenire in uno stato democratico. Incredibile che la magistratura torinese non apra indagini su questo modo di procedere”.

Associazione Pannella: Conferenza online sui Diritti Umani violati

Domenica 18 aprile, l’Associazione Marco Pannella di Torino terrà una Conferenza online  sui Diritti Umani violati nel mondo dando la parola a molti protagonisti che si battono per chiedere democrazia e il rispetto dei Diritti Umani nei loro paesi

Interverranno rappresentanti di Hong Kong, del Tibet, del popolo Uiguro, della Cambogia, del Venezuela e dell’Iran. 
I lavori saranno aperti dal saluto del Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Alberto Cirio e da una relazione introduttiva dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Esteri, Presidente del Global Commettee for the Rule of Law Marco Pannella e Presidente d’onore del Partito Radicale, transnazionale e transpartito. A seguire, tra gli altri, interverranno il Presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale Makar Thai, dalla Presidente della Comunità tibetana in Italia, Kalsang Dechen, da uno dei più autorevoli rappresentanti del popolo Uiguro in esilio in Germania, Enver Can, A seguire interverranno rappresentanti di Società Libera, Nessuno Toccchi Caino e del Partito Radicale.
Modera i lavori Sergio Rovasio, Presidente dell’Associazione Marco Pannella di Torino.
Verrà data lettura di un testo preparato ad hoc da alcuni esponenti del movimento studentesco  di Hong Kong che, per motivi di sicurezza, dovranno mantenere l’anonimato.
Nella locandina che segue sono elencati tutti gli interventi previsti.
Per seguire l’evento online (piattaforma Zoom) invitiamo a scrivere alla seguente email:

L’equivoco del 18 aprile 1948

Le elezioni politiche del 1948 si tennero il 18 aprile. Per la seconda volta, a guerra finita e liberazione avvenuta, si votava a suffragio universale. Una campagna elettorale dura, senza esclusione di colpi , si consumò nel paese nel breve volgere di un mese e mezzo.

Il mondo diviso in blocchi dalla “guerra fredda”, il piano Marshall e il peso degli Stati Uniti d’America in Europa , l’influenza della chiesa cattolica,  determinarono prima  la frattura nel governo a tre che vedeva insieme DC,PCI e PSI , con l’esclusione delle sinistre, inasprendo le polemiche nel paese, e poi il ricorso alle urne. Il 20 marzo 1948, a un mese dal voto, il segretario di Stato Usa George Marshall,  artefice del piano di aiuti economici definito dal governo di Washington per la ricostruzione dei Paesi europei “amici”, dichiarò che gli aiuti economici all’Italia (erano già arrivati 176 milioni di dollari in tre mesi) sarebbero cessati nel caso di una vittoria elettorale delle sinistre. Parole velenose, pronunciate mentre prendeva corpo l’idea che dal responso delle urne  dipendesse la scelta tra occidente e comunismo. Si fronteggiarono così, a muso duro,  la Democrazia Cristiana, con il pieno e incondizionato appoggio del mondo ecclesiastico, e il Fronte popolare, al quale aderivano principalmente comunisti e  socialisti.  Il simbolo delle sinistre  era una stella a cinque punte con la faccia di Garibaldi. Pio XII mobilitò la Chiesa cattolica a sostegno dello Scudo crociato “per impedire che l’Italia cada nelle mani dei comunisti”.

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L’italico stivale era un paese profondamente cattolico e la paura che la libertà di culto potesse essere messa in pericolo era un argomento di forte presa emotiva  sull’elettorato. La Chiesa , inoltre, rappresentava  l’istituzione più diffusa e radicata nel territorio, con 282 diocesi, 25.647 parrocchie, 4.456 istituti di assistenza e di beneficenza (con 232.571 assistiti)  e ben  249.042 ecclesiastici fra cui 71.072 preti, 27.107 religiosi professi e 150.843 professe. Per non parlare delle Case religiose maschili e femminili, delle associazioni giovanili e sportive. Insomma, un vero e proprio esercito che, buttatosi a corpo morto nella mischia,  ripeteva all’infinito lo slogan più in voga in quei giorni: “Nel segreto dell’urna Dio vi vede, Stalin no”. A due mesi dal voto Luigi Gedda, l’ex presidente dell’Azione Cattolica, fondò i Comitati civici, che svolsero un fondamentale ruolo di collegamento tra Democrazia cristiana e parrocchie. Gedda era il deus ex machina che risolveva i problemi di una Dc ancora priva di una struttura degna di un partito di massa. Lo stesso Gedda definì quelle elezioni di metà aprile come “una seconda Lepanto in quanto se Lepanto ha impedito ai turchi di invadere l’Italia, il 18 aprile impedirà a Stalin e a Tito di conquistare l’Europa”. Che dire? Tanto tuonò che piovve. E non furono gocce d’acqua ma voti, tanti voti, una tempesta di alla Dc che , raggiungendo il 48,5 per cento, si assicurò la maggioranza assoluta nei seggi, mentre il  Fronte popolare  si assestò su di un modesto 31 per cento. Il resto dei consensi andò ai missini-; ai monarchici e ai repubblicani con un paio di punti a testa, mentre i liberali raccolsero il 3,8 per cento  e i socialdemocratici di Unità socialista il 7,1.

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Gli altri dovettero accontentarsi delle briciole. «L’impero del male» (come i democristiani definivano il comunismo) non trionfò e la sintesi che fede il Bollettino Parrocchiale redatto da don Giovanni nel maggio di quell’anno non lasciava dubbi a chi attribuirne il merito: “La vergine SS. ciò non ha permesso; una volta ancora Ella ha vegliato su di noi e ha salvato l’Italia”. Per non farsi mancare niente, il 25 aprile  si cantò il «Te Deum» in Parrocchia per ringraziamento a Dio. E il 6 maggio successivo si svolse un pellegrinaggio di riconoscenza al Santuario della Madonna della Bocciola, a Vacciago. Eppure, nonostante la sua verve, ci fu un episodio in quella campagna elettorale dove Don Giovanni non riuscì a trovare le giuste parole per contraddire l’onorevole Figurelli e dovette affidarsi a ben altri argomenti. Il fatto avvenne una fredda domenica mattina sul sagrato della chiesa del paese più grande della valle. A quel tempo s’usava inscenare  il pubblico contraddittorio e il luogo prediletto dai comunisti era proprio l’area antistante i luoghi di culto, nell’ora d’uscita dei fedeli dalla messa grande. La scena era sempre la stessa.

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L’oratore del Fronte popolare che esortava i cattolici ad aprire gli occhi, a guardare la realtà senza farsi rincitrullire dai preti, insistendo sui temi sociali e sulle libertà. Viceversa gli uomini di fede rispondevano lanciando anatemi e strali contro i “senza Dio”, materialisti senz’anima e coscienza, pronti a bruciare le Chiese per costruire poi, sulle macerie delle case del Signore, delle sale da ballo ( cosa che nessuno, sinceramente, aveva in mente di fare ma che faceva presa sui credenti che ascoltavano atterriti, sgomenti ). Quel giorno, l’onorevole, rivolgendosi al parroco, guardandolo dritto negli occhi, disse: “Signor curato, moderi i termini. Lei non ha idea di cosa sia il suo Gesù Cristo per me”. Stupito, perplesso, il Don, quasi balbettando, replicò: “E che sarebbe? Lo dica, su.. lo dica, lo dica”. Vincenzo Figurelli non se lo fece ripetere due volte e rispose  con voce di tuono: “Cristo è mio cognato!”. Un urlo s’alzò dalla folla, mentre il prete – paonazzo in volto – si mise ad agitare le braccia, gridando “ Blasfemo bestemmiatore! Finirai all’inferno, in mezzo alle fiamme e alla pece bollente! “. L’onorevole, con un ghigno sornione, resosi conto di aver fatto perdere le staffe al prelato, precisò: “Calma, prete. Non farti venire un colpo che non voglio averti sulla coscienza. Posso spiegare tutto. Vedi, mia sorella si è fatta monaca e in quanto tale è diventata sposa di Gesù Cristo e quindi, io ne sono diventato il cognato, non credi? “. Fu a quel punto che, dopo alcuni istanti di assoluto silenzio, la folla dei credenti, non trovando parole adatte  per la replica, dimenticando ogni buona maniera e qualsiasi principio di tolleranza, assaltò la vecchia Balilla dei comunisti, rovesciandola e costringendo i cinque esponenti del Fronte popolare ad una repentina fuga nei boschi vicini. Di fronte all’enormità del fatto, non solo venne presa  la decisione di non porgere l’altra guancia all’offesa ma di di passare alle vie di fatto, di offendere – sul piano fisico – chi li aveva affrontati con tanta improntitudine. Se Figurelli e i suoi non avessero scelto la via della ritirata strategica, i guai sarebbero stati molto seri. L’episodio fece il giro della valle e dei dintorni. L’eco dei fatti giunse anche nella campagne della bassa novarese, ringalluzzendo ancor più gli ambienti cattolici. Tra le file comuniste ci furono invece alcuni che, negli anni a venire, continuarono ad  interrogarsi sul perché e sul per come lì , in quella valle tanto operosa, il pensiero sociale non attecchisse e i voti a sinistra si contassero sulle dita delle mani, senza l’ausilio del pallottoliere. Forse avrebbe giovato ragionar meglio sui legami di parentela? Probabilmente sì. 

Marco Travaglini

Stellantis, Montaruli (FdI): “Pantomima di Appendino”

“Meglio tardi che mai, ma quella della Sindaca è un’azione d’ufficio tardiva, e se i posti di lavoro vanno all’estero Appendino e il M5s ne sono politicamente responsabili” 

A dichiararlo è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, che prosegue: “Durante la fusione lei e i suoi Ministri “amici” non hanno mosso un dito per pretendere a favore dell’Italia. Mentre la Francia chiedeva, il Governo italiano stava zitto, lasciando che tutto avvenisse ai danni di Torino e dell’intera Nazione. Ora si chiedono soldi? Di tutti i soldi promessi e di cui si è vantata non abbiamo visto neppure l’ombra, ora almeno ci faccia la cortesia di risparmiarci un atto d’ufficio che arriva fuori tempo e che sa di ennesima pantomima”.

La politica inerte sulla Tav

Riunione tra il prof Migone  e Roberto Tricarico con i Cinquestelle per un accordo al primo turno.  Presumo accordo sui contenuti. Il che vuol dire che il Pd e i grillini hanno idee convergenti per il futuro della città di Torino.

Francamente mi tremano le gambe. Altra cosa sarebbe una convergenza al secondo turno, ma tant’e ‘, per adesso è un’ altra cosa. E poi vuoi non mettere la gioia e l’ appagamento nel  perdere al primo turno? Diamoci una mossa e parliamo di contenuti. E come non partire dalla Tav…
Effettivamente tutti i pentastellati sono d’accordissimo sulla Torino-Lione… Dai dai,  cerchiamo di essere un po’ seri. Mi è stato detto che persino l’ Europa è diventata contraria. Ho chiesto di poter leggere l’eventuale documento che lo sanciva.  Sto ancora aspettando.  Ho cercato su internet. Non ho trovato nulla. Forse hanno confuso le speranze con i fatti,  facendo diventare le speranze fatti. Viceversa io ho capito un’altra cosa. I soldi dall’Europa arrivano se si  finiscono le  infrastrutture. E la Tav è un’infrastruttura. Intanto a Chiaretta  sta bene anche Lo Russo e Boccia ammette il totale fallimento.  Dilettanti allo sbaraglio. Damilano se la ride ed è convinto che a questo giro tocca a Lui.  Del resto come dargli torto. Tra PD e cinquestelle non ci fanno una bella figura. Tutto sommato per gli epigoni di Beppe Grillo ci siamo abituati. Ma per il Pd? Anche qui,  del resto , come dicono i saggi : chi va con lo zoppo impara a zoppicare. E forse è venuto il tempo  per il governatore Cirio. Moderato per antonomasia gli stava stretto anche l’alleato Fratelli d Italia. Che ne dite se diviene leader del gruppo di Toti?  Con buona pace di Osvaldo Napoli. Tanto il Berlusca non ce la fa più. E Forza Italia ,  di fatto , è saltata. Non è saltato però il centro moderato del centrodestra,  insofferente sia di Meloni che di Salvini. Persino super Mario Draghi ne ha già le scatole piene di Conan il Barbaro. Il Salvini se non polemizza va in crisi di astinenza e persino Giorgetti può poco o nulla. Indubbiamente il nostro Presidente del Consiglio è su tutti i pezzi.  Dai vaccini alle questioni internazionali. Almeno qui i pentastellati non fanno danni. Come Giggino  ( Di Maio) che prende il suoi  stipendi,  non rompe , sta rigorosamente zitto.  Per una volta ha ragione Vittorio Sgarbi: scalda una sedia e basta . Meglio così che far danni, comunque.  Ma caro Mario Draghi,  dedica solo 15 minuti alla Tav . Proponi al presidente della Repubblica un nuovo commissario per la Tav.  Il prefetto di Torino ha troppe incombenze . Sarebbe un bel segno per l’ Europa,  per l’ Italia e per quei cialtroni delinquenti che assaltano i cantieri Tav fermando i lavori. Sono tre anni che non si sta facendo niente. Sono tre anni che sono arrivati i pentastellati. E i facinorosi si sono illusi e hanno alzato la voce. Per loro si chiama molotov. Dai caro  Draghi,  fai ancora un piccolo sforzo.

Patrizio Tosetto

“Il Villaggio Olimpico di Bardonecchia rischia di non farcela”

“… ma la Giunta se ne lava le mani”

Concedere o meno una sostanziale riduzione del canone che la Società D.O.C. scs (che gestisce la struttura) deve alla concessionaria Parcolimpico Srl non è “una questione tra soggetti privati,” come ha sostenuto l’Assessore Marrone rispondendo al mio Question Time in Consiglio regionale. È invece una questione politica: senza un intervento politico da parte della Regione Piemonte questo esempio di come le strutture olimpiche possano essere valorizzate rischia di non sopravvivere al secondo anno di pandemia e a quel punto il danno, in termini occupazionali e turistici, sarebbe gravissimo.

 

Per salvare il Villaggio Olimpico di Bardonecchia ho chiesto un impegno alla Giunta per arrivare a una riduzione sul canone che grava sulla Società D.O.C. scs: la Giunta ha dato una risposta formale, che in questo caso corrisponde a una dichiarazione di sostanziale disinteresse sul tema. Non si tratta, come abbiamo sentito a verbale, di una “questione tra soggetti privati”: è invece vero e proprio problema politico, con posti di lavoro che rischiano di saltare e un potenziale turistico che rischia di essere drasticamente ridimensionato. La Regione Piemonte è membro della Fondazione 20 Marzo 2006, che ha concesso gratuitamente con convezione trentennale a Parcolimpico srl la gestione delle strutture olimpiche, tra cui il Villaggio Olimpico di Bardonecchia.

Gli introiti del Villaggio Olimpico sono crollati in quattordici mesi di pandemia, ma le spese fisse sono rimaste le stesse. Il canone pesa per una cifra pari a 1 milione di euro ogni anno. Una riduzione di questo canone era già stata richiesta e non concessa lo scorso anno. Continuare a chiedere, da parte di Parcolimpico a D.O.C., la piena cifra, al secondo anno di crisi e in queste condizioni, è semplicemente assurdo. Oltre tutto, il Villaggio Olimpico non ha mai ricevuto bonus né dal Governo né dalla Regione.

La Società D.O.C. scs, che gestisce il Villaggio dal 2011, è riuscita nonostante tutto, a prezzo di grandi sacrifici, a pagare alla concessionaria Parcolimpico Srl il dovuto per il 2020. Negli anni precedenti, una gestione saggia e oculata aveva rilanciato la struttura, risanando i precedenti debiti e addirittura contribuendo a superare i tradizionali limiti stagionali invernali del locale turismo. Il Villaggio Olimpico ospita ogni anno tra estate e inverno circa 30.000 turisti e offre lavoro a oltre 100 persone. Questi posti di lavoro, questo capitale di competenze e questo potenziale turistico non devono andare sprecati. La Regione Piemonte deve fare la propria parte per preservarli.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
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