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Covid, Ruffino (Fi): “Misure sanitarie severe per lo sci”

Il presidente del Veneto Luca Zaia richiama giustamente alla necessità di trovare una linea di comportamento omogenea fra i Paesi alpini sull’imminente stagione sciistica.

Avendo sollevato  questo profilo di un problema che è di importanza capitale per il turismo invernale e con un impatto notevole sul Pil, osservo che Paesi dell’Unione europea come Francia, Austria e Slovenia, e, fuori dalla Ue, la Svizzera, hanno già deciso in piena autonomia di aprire le piste da sci e dunque gli impianti e quant’altro. Il governo italiano è davanti a un bivio complicato e difficile per decidere quale strada prendere: adeguarsi alla concorrenza dei Paesi Alpini, e consentire l’apertura di tutti gli impianti? Oppure bloccare la stagione sciistica mandando gambe all’aria migliaia di imprese e lasciando sul lastrico decine di migliaia di lavoratori?

Esiste una terza via, che mi permetto di suggerire al presidente Conte e al ministro Spadafora: adottare misure molto restrittive sul piano sanitario, evitare gli assembramenti dell’ “après ski” nei pub o nelle discoteche per non ripetere i disastri ferragostani, e con questo favorire la stagione sciistica. Trovo che sarebbe un modo intelligente per evitare il collasso economico del settore ma anche per reggere la competizione con i Paesi alpini. Anzi, sono convinta che un sistema di ferree regole sanitarie potrebbe attirare turisti di altri Paesi. Agli operatori turistici un suggerimento: perché non includere nel pacchetto vacanze un test antigienico all’arrivo e uno alla partenza per ogni ospite?

on. Daniela Ruffino, deputata piemontese di Forza Italia

Recovery Fund, Grimaldi (LUV): “il Piemonte ascolti la sua Next Gen”

 “E lasci nei cassetti i sogni della gioventù paninara”

“La commissione regionale è stata l’ennesima messinscena, è persino imbarazzante discutere in poche ore un impianto progettuale che dispone di oltre un miliardo di euro, ma lo è ancora di più se, come ci hanno detto gli Assessori Marrone e Tronzano, quei progetti sono il loro libro dei desideri o un elenco di sogni nel cassetto: significa che la Giunta piemontese non fa sogni da un po’ di tempo, metà sono scopiazzati male e l’altra sono sogni di una gioventù che non esiste più. Noi quando sogniamo lo facciamo talmente forte che ci sanguina il naso” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi a margine della discussione in prima commissione regionale che ha discusso i piani della Giunta per il Recovery Fund.

“La Giunta regionale ha detto agli uffici di tirare fuori dai cassetti tutti i progetti che là giacevano ma alcune cose era meglio se ci rimanevano: il lavoro di sintesi manca totalmente di una visione del futuro della nostra regione, è un groviglio di progetti venuti per la metà fuori dagli anni ’90 con un buon numero di marchette territoriali mal distribuite, coperti da un inglese “Smart” copia e incolla. Non esiste una sola soluzione ai problemi dei nostri tempi – commenta Grimaldi – siamo uno dei territori più inquinati d’Europa e la Capitale della disoccupazione giovanile eppure di queste sfide epocali non c’è traccia nel piano della Giunta”.

“Là fuori ci sono giovani donne e giovani uomini che ci chiedono risposte vere ai loro problemi, ci sono tante cose che possiamo fare per noi e per loro: possiamo risolvere il problema delle abitazioni per il diritto allo studio e per le fasce più povere di piemontesi per i prossimi 25/30 anni; possiamo rivoluzionare completamente la mobilità del capoluogo attraverso 10 flotte per 10 linee leggere di superficie; possiamo sfruttare le linee del Governo per abbattere i costi energetici di tutto il patrimonio pubblico regionale a partire dalla sanità e dalla cultura, riconvertendo in senso ecologico l’economia piemontese; possiamo far diventare gli Atenei della nostra Regione un’attrazione internazionale senza pari. Possiamo sognare in grande – conclude Grimaldi – spero davvero che avremo il coraggio di ripensare i progetti scoraggianti che ci sono stati presentati oggi dai paninari, e spero che potremo farlo insieme alla vera Next Gen, che è già in strada a pretendere un futuro che non puzzi di questo tempo”.

Canalis (Pd): “Dalla Regione giunga supporto per i tamponi”

«La DGR 1-2253 dell’11 novembre 2020 traccia le linee di indirizzo per le strutture residenziali e semi residenziali per disabili, minori, anziani, area dipendenze, area contrasto alla violenza, nella fase 4 dell’emergenza da COVID-19. Vi si prevede che, prima dell’inserimento di un nuovo ospite, deve essere disponibile, nelle 48-72 ore precedenti, l’esito negativo di un tampone molecolare nasofaringeo per la ricerca di Covid-19. 

Nel caso di esito negativo del tampone, la persona può essere ammessa in struttura prevedendo 14 giorni di isolamento e al termine tampone antigenico (rapido) di controllo. La Giunta regionale ha previsto uno screening periodico ogni 15 giorni nelle RSA per anziani e ogni 30 giorni nelle altre strutture. Ha inoltre fornito gratuitamente i test rapidi a molte strutture (non tutte). Tuttavia, per i tamponi da fare in caso di nuovo inserimento o di comparsa dei sintomi in un momento diverso da quello dello screening periodico, ogni struttura deve organizzarsi in autonomia. La Giunta, infatti, non ha dato un preciso mandato alle ASL o alle USCA. Accade pertanto che le RSA riescano a fare i tamponi rapidi avendo degli infermieri in struttura, mentre le residenze per disabili, minori o per le dipendenze si trovano scoperte, pur essendo anche queste realtà molto vulnerabili al contagio. Alle richieste di aiuto delle residenze le ASL rispondono in modo eterogenero, col risultato che nei casi di urgenza le residenze pagano di tasca propria il tampone in regime privatistico. L’assenza di un mandato chiaro alle ASL in merito all’assistenza da fornire a queste strutture genera pertanto pericolosi ritardi e disomogeneità territoriale, anche all’interno della stessa ASL. Purtroppo-nel rispondere  al mio Question Time-l’assessore Icardi ha ribadito che ogni struttura deve organizzarsi in autonomia, dimenticando che si tratta di organismi accreditati, cioè concessionari di pubblico servizio, per di più ad alto rischio contagio. Chiediamo alla Regione di garantire anche a queste strutture prive di personale sanitario il necessario supporto per eseguire i tamponi senza ritardi. Icardi dice che si farà parte diligente, ma non spiega come. È un “Ponzio Pilato diligente”?».

 

Monica CANALIS – vice Segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

Ruzzola (Fi): “Stagione sciistica in sicurezza”

“La conferenza Stato-Regioni ha tracciato la rotta sugli impianti sciistici, approvando all’unanimità delle linee guida per la loro riapertura in sicurezza

Non è praticabile pensare di stoppare il secondo settore per fatturato in Piemonte non considerandolo essenziale. Non esiste una quantificazione economica per ristorare i danni che subirebbe questo comparto che rischia veramente di collassare se venisse fermato per tutti i mesi invernali, dopo aver già subito ingenti danni lo scorso inverno. Lancio un appello al Governo affinché riveda l’ipotesi di chiusura degli impianti che pare più improntata ad una visione ideologica della montagna, come luoghi di vacanza di una piccola minoranza di privilegiati e ricchi. La montagna è economia culturale, turistica, produttiva e molto altro ancora, se il Governo dovesse non prendere in considerazione il nostro appello di apertura degli impianti in sicurezza rischia di buttare al macero anni di politiche a favore del ripopolamento delle aree marginali italiane”. Ad affermarlo in una nota il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Paolo Ruzzola.

la Regione propone di tassare le piattaforme di e-commerce. L’opposizione: “ennesimo annuncio”

Aumentare l’aliquota dal 3% al 15% sui fatturati delle grandi piattaforme di e-commerce e raddoppiarla fino al 30% per quelli maturati durante l’emergenza Covid-19, ma anche prevedere un risarcimento dell’80% del fatturato del 2019 per i negozi sottoposti alle limitazioni dell’attività a causa dell’emergenza sanitaria.

Questa in sintesi la proposta della Regione Piemonte che chiede di modificare la normativa nazionale in materia di Web Tax, “per garantire condizioni di parità commerciale tra i colossi delle vendite on line e i negozi penalizzati durante la pandemia”.

Il Piemonte propone anche la creazione di un fondo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel quale far confluire il gettito delle maggiori entrate da destinare interamente alle attività commerciali di prossimità attraverso le Regioni.

La ratio è semplice, ovvero far partire tutti dallo stesso punto, in uno scenario in cui l’e-commerce nei primi mesi di quest’anno ha fatto registrare +31% anche grazie al fatto che i negozi erano chiusi a causa del Covid” ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio, in una conferenza stampa con gli assessori al Commercio, Vittoria Poggio, ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone e il vicepresidente, Fabio Carosso. “Si è creata una distorsione della libertà di concorrenza e dell’equilibrio del mercato – ha aggiunto il presidente Cirio -. Mentre con la legge che propone il Piemonte entrerebbero nelle casse dello Stato 2,5 miliardi di euro, contro i circa 700 milioni previsti con l’aliquota attuale al 3%Chiediamo che i ricavi della Web Tax Covid siano destinati interamente alle piccole attività commerciali, le botteghe artigiane, i nostri negozi di vicinato, colpiti duramente dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. È una questione di giustizia economica e di rispetto della concorrenza”.

La legge proposta dal Piemonte ha come obiettivo le grandi piattaforme online con ricavi pari o superiori a 750 milioni di euro. In questo modo la Regione punta a garantire un sostegno alle attività commerciali colpite dalle chiusure, ma anche a chi è rimasto aperto danneggiato, però, dalla contrazione del mercato.

La Giunta ha annunciato anche l’avvio dal 1 dicembre fino a marzo 2021 di una campagna di comunicazione – attraverso spot tv e radio, redazionali e affissioni – per invogliare i consumatori a fare acquisti nei negozi tradizionali, in collaborazione con Ascom, Confcommercio, Uncem, Unioncamere Piemonte e Sistema Camerale, Confesercenti e Visitpiemonte.

Vogliamo tenere le luci accese di tante attività – ha detto l’assessore al Commercio, Vittoria Poggio – vogliamo tenere vivo il nostro tessuto produttivo che ha un valore attrattivo anche per il turismo. Una luce accesa è anche sinonimo di sicurezza nelle nostre città. Utilizzeremo dei testimonial per sensibilizzare i consumatori a fare acquisiti nei negozi tradizionali dove troviamo rapporti umani e di relazione che fanno bene alle persone”.

Non sappiamo quando arriveranno le ricadute del Recovery Plan – ha aggiunto l’assessore ai Rapporti col Consiglio e agli Affari Legali, Maurizio Marrone – ma siamo sicuri che il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare vivi a quel momento e con le serrande alzate. Inizieremo presto con tutti i gruppi consiliari l’approfondimento necessario per arrivare a una approvazione che ci confermi prima Regione in Italia a presentare questo stimolo al Parlamento nazionale. Basta vantaggi per i giganti del web a discapito del nostro interesse nazionale e territoriale”.

Questa proposta vuole dare un segnale forte di attenzione ai nostri negozi che più di altri stanno pagando per il lockdown – aggiunge il vicepresidente Fabio Carosso -. I centri storici e i piccoli comuni restano vivi con la presenza delle attività commerciali che sono la linfa delle nostre comunità e che spesso sono riconosciute come eccellenze della Regione”.

LO SCENARIO ECONOMICO LOCALE

Un’indagine della Camera di Commercio di Torino sui consumi delle famiglie segnala nel primo semestre 2020 una contrazione ai livelli del 2015, con cali generalizzati soprattutto nei generi non alimentari (-7,8% rispetto al I semestre 2019) accanto a una contrazione del 5,3% della frequentazione di negozi di vicinato (dal 26,8% al 21,5%).

LO SCENARIO ECONOMICO DELL’E-COMMERCE

Nel periodo pandemico (considerando i primi 9 mesi del 2020) il comparto dell’e-commerce ha registrato a livello mondiale +31,3% di fatturato. Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il commercio elettronico in Italia vale circa 31 miliardi. Nel 2019, infine, circa la metà dell’utile ante imposte delle multinazionali di settore è tassato in Paesi a fiscalità agevolata: ciò ha permesso un risparmio fiscale cumulato, nel periodo 2015/2019, di oltre 46 miliardi a livello planetario.

 

A stretto giro di posta la  replica dei Presidenti dei Gruppi di Opposizione: Raffaele Gallo (Pd), Sean Sacco (M5S), Marco Grimaldi (Luv), Mario Giaccone (Lista Monviso), Silvio Magliano (Moderati)“Ennesimo annuncio a cui non seguirà un fatto concreto. Cirio si occupi del Piemonte”

“Ma quale tassa piemontese per Amazon. Ecco in scena ennesimo bluff. Cirio si occupi del Piemonte, e con i suoi poteri ordinari eviti nuovi lockdown. Evitiamo di prendere in giro i commercianti” dichiarano i Presidenti dei Gruppi di Opposizione in Consiglio regionale Gallo, Giaccone, Grimaldi, Magliano e Sacco

“Il Presidente Cirio lasci al livello nazionale gli interventi fiscali, anche perché la sua proposta di modifica alla web tax arriva davvero fuori tempo massimo, difficilmente applicabile retroattivamente a questo lockdown. Per fortuna il Governo sta già intervenendo nell’ambito di norme nazionali e europee, con la legge di Bilancio di quest’anno” precisano i Presidenti dei Gruppi di opposizione.

“La conferenza stampa della Giunta di centrodestra è l’ennesimo annuncio al quale non seguirà alcun risultato concreto e che, purtroppo genererà solo aspettativa. E’ un modo per spostare l’attenzione dai problemi del territorio piemontese, problemi che Cirio, invece, dovrebbe impegnarsi a risolvere” concludono i Presidenti.

 

A Giaveno nasce la Buona Destra

Riceviamo e pubblichiamo / Buona Destra Piemonte, nell’ottica di una sempre maggiore radicazione nel territorio, annuncia la nascita di un nuovo Comitato Locale: Buona Destra Giaveno.

Con la nascita di questo comitato, la Buona Destra punta ad instaurare un maggior contatto e confronto con i cittadini di una zona fondamentale sia dal punto di vista economico che culturale, per rappresentarne al meglio le problematiche e le istanze in sede istituzionale.

In un momento di grossa crisi economica e sociale, come quello che stiamo attraversando ora, e che influirà sul futuro prossimo del nostro paese, Buona Destra si prefigge l’obiettivo di progettare proposte politiche concrete, lontane dalla politica degli slogan urlati e dall’imperversante populismo attuale.

Anche sul territorio di Giaveno, Buona Destra punterà a rappresentare i valori liberali, laici ed europeisti che ne contraddistinguono il manifesto politico, dando voce a tutti coloro che si riconoscono in questi principi.

Il grandissimo interesse suscitato verso il nostro ambizioso progetto politico, e le tante adesioni di questi giorni, ci fanno capire quanto si senta la necessità di un ritorno ad una politica progettuale, programmatica, moderata e che fondi, la propria comunicazione, sulla condivisione e non sulla ricerca continua dello scontro.

Senza elenchi di problemi, senza puntare il dito contro il nemico del momento, Buona Destra attuerà una politica propositiva volta ad immaginare e concretizzare soluzioni per il futuro del paese, sia a livello nazionale che locale.

Attraverso una classe dirigente nuova, competente e preparata, Buona Destra riporterà concretezza e responsabilità all’interno della dialettica politica contemporanea.

Il paese, i comuni, ed i cittadini tutti, necessitano di un riferimento politico serio ed affidabile nel quale riconoscersi ed al quale affidarsi e la Buona Destra, attraverso la nascita di questo nuovo Comitato, si prefigge di raggiungere questo obiettivo.

Buona Destra Piemonte ed i suoi comitati territoriali locali, rimangono a disposizione di tutti coloro che sentono l’esigenza di avvicinarsi e ritrovare una casa politica che li possa rappresentare, contribuendo alla ripresa del paese sia dal punto di vista economico che culturale.

 Popolo della Famiglia: “La vita e la professionalità degli infermieri valgono una brioche al giorno?”

Riceviamo e pubblichiamo / “Quando l’ho ascoltata pensavo fosse uno scherzo”: queste le parole di Mario Campanella, Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, medico ed ex infermiere, alla notizia dell’inserimento nella nuova manovra di bilancio dell’indennità giornaliera per gli infermieri.

“So per esperienza personale cosa vuol dire fare l’infermiere: un mestiere bellissimo ed impegnativo, sempre a contatto con i pazienti in ascolto dei loro bisogni. Proprio per questa vicinanza in molti hanno pagato addirittura con la vita il loro impegno contro il virus. Ora forse l’esecutivo li “premia” con un’indennità di specificità infermieristica, quale parte del trattamento economico fondamentale, stanziando “ben” 335 milioni, da suddividere per 278000 infermieri e infermieri pediatrici che operano in Italia nel settore pubblico. Un aumento lordo annuo in busta paga di 1205 euro, che spalmati su 13 mensilità equivalgono a circa 90 euro mensili lordi (62 euro di incremento netto al mese): un netto giornaliero in più di appena 2 euro. Una cifra ridicola, davanti alla fatica e all’esposizione di questi lavoratori, in prima linea nei reparti Covid e sul territorio”.

“Una notizia mortificante per tutta la categoria, soprattutto per l’enorme squilibrio esistente con gli aumenti previsti per la dirigenza, che avrebbe dovuto creare migliori condizioni di lavoro per una categoria ormai allo stremo delle forze: perché non sono stati previsti per esempio turni più brevi, perché non sono stati concessi più giorni di ferie o recupero, perché non sono stati assunti tutti gli infermieri necessari (ne mancano in Italia oltre 50.000), perché non viene controllato frequentemente il loro stato immunitario?”

“Come Popolo della Famiglia – conclude Campanella – siamo vicini a tutta la categoria e chiediamo più attenzione alle loro esigenze professionali ed un aumento salariale consono al grande servizio che offrono alla nazione. Non è possibile che la professionalità e la vita di un infermiere valgano come una brioche al giorno”

Covid, Pd: “Ancora ritardi e dati incompleti”

Molta distanza tra le comunicazioni della Giunta regionale e i problemi presenti nella realtà piemontese.

Anche oggi, nel corso della quarta commissione e della commissione di indagine è stato necessario richiedere alcuni correttivi che ci auguriamo possano essere messi in atto al più presto.

L’assessore Icardi ha fatto il punto sulle assunzioni destinate all’emergenza Covid-19, ma non ha fornito i dati delle dimissioni, dei pensionamenti e dei contratti inferiori a un anno che pure diverse ASL hanno emanato. Inoltre, non è stato possibile avere i dati relativi alle assunzioni a tempo indeterminato, al turn over ordinario e alle graduatorie ancora aperte a tempo indeterminato. Eppure in un momento di tensione sul mercato del lavoro medico – sanitario, si tratterebbe di uno strumento fortemente attrattivo, sia verso le altre regioni, sia verso il privato. Solo la settimana scorsa i sindacati hanno denunciato che quest’anno non verranno coperti neanche i pensionamenti, perchè ci si sta appoggiando ai contratti a tempo determinato legati all’emergenza covid (i cui costi verranno ripagati dai ristori statali). Si sta forse approfittando dell’emergenza per scaricare costi regionali sullo stato? In ogni caso, una ricostruzione parziale che non risponde al grido di sofferenza che arriva dalle nostre strutture ospedaliere e dai territori.

Nel corso della cosiddetta seconda ondata, si sono moltiplicate le segnalazioni, in particolare da parte dei Sindaci, riguardo alle campagne di screening volontario e alle procedure di accesso ai tamponi. Sulla base delle disposizioni regionali, infatti, in caso un tampone rapido, eseguito in ambito privato, dia esito positivo, sarebbe necessaria una conferma con un tampone molecolare anch’esso a pagamento a carico del cittadino. Riteniamo che questa indicazione vada modificata. Qualora ci sia un esito positivo del tampone rapido, il successivo tampone deve essere in carico all’ASL e non esser pagato dal cittadino, altrimenti rischiamo di disincentivare singoli e amministrazioni locali a procedere con queste campagne di screening.

L’assessore Marnati ha confermato che questa è effettivamente una criticità e ci auguriamo che la Giunta intervenga al più presto.

Altro aspetto su cui urge un intervento dell’esecutivo è quello relativo ai rimborsi per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per le RSA. Non sono, infatti, comprese nei ristori previsti dalla Regione le residenze per anziani rientranti tra le Onlus, per esempio gestite da IPAB o Fondazioni, a differenza di quanto accade per le imprese. Si tratta di una discriminazione che va sanata: una condizione penalizzante, sul piano economico e gestionale, che rischia di dare il colpo di grazia a un settore già messo duramente alla prova da questa pandemia.

Diverse criticità, infine, ci sono state segnalate nell’accesso delle strutture all’applicativo per registrare gli esiti dei tamponi e nella distribuzione dei tamponi rapidi alle strutture: ci auguriamo che progressivamente queste difficoltà vengano superate.

Domenico Rossi, Vicepresidente Commissione Sanità

Daniele Valle, Coordinatore Gruppo di indagine sul Covid19

Quando il covid mette in risalto il disastro della politica

Giggino ne ha detta una delle sue e come Gesù Cristo ha moltlicato i pani e pesci lui ha moltiplicato i contratti a tempo determinato.

Ridicolo,  è oramai lo zimbello di tutti. Sono pronto a offrire la cena (passato il coronavirus) a chi mi segnala un problema che in due anni e mezzo ha risolto. Di Battista dimostra che i pentastellati sono roba sua. Anche lui cerca occupazione stabile in Parlamento. E Beppe Grillo tace. Il moderno Savonarola sconta la sua condanna a morte. E Zingaretti? Dato per disperso, ovviamente come segretario del PD.

Ci pensa Anna Rossomando, oramai segretaria in pectore. Non è facile avere a che fare con i pentastellati e con Conte Presidente del Consiglio e grande levantino. Oramai irraggiungibile nelle sue gaffes. Siamo al terzo commissario per la sanità calabrese che salta. Poi Gino Strada continua ad essere perplesso. Contrarissimi Meloni e Salvini.
Ovvio, no? Strada è per l’accoglienza:  vade retro satana. Se in Italia la confusione è somma il Piemonte non vuole essere da meno. Cirio è deciso nel sostenere che siamo in realtà zona arancione e non rossa. Sui numeri del contagio il primo che si alza dice la sua, un impazzimento totale in sanità e in politica. Damilano  possibile candidato sindaco  del centro destra si pente di aver parlano troppo presto. Nel Pd c’è chi dice che la candidatura di Saracco il rettore è tramontata. Rilanciata quella di Salizzoni e se proprio non ci sta, utilizziamo l’usato garantito: Sergio Chiamparino, per gli amici il Chiampa Nazionale. Lui puntualizza: ma non esiste proprio. Troppo stanco. Largo ai Giovani.

 

E l’ex assessore Pentenero addirittura convoca una conferenza stampa per dire che l’unico candidato possibile è Saracco. Al netto delle primarie, che al di là del corona virus, è inutile farle. Anche la vicepresidente del senato Anna Rossomando, di fatto si schiera. Con il suo stile garbato: probabilmente è meglio si candidi Saracco. Invece di parlare di primarie bisogna parlare di programmi supportati da progetti. Appunto, primarie e Saracco per tutta la vita. Poi rincara la dose. Alla domanda decide Torino o Roma? Torino, sentita Roma. Esplicita al 100 x 100.%

 

E Calenda che farà? Lui dice che farà la sua strada sia a Roma che a Torino. Non è detta l’ultima parola. Nelle sue file è arrivato Alberto Nigra. Magari non è quello di 20 anni fa. Non ha però perso lo smalto . È unbuon tessitore con solidi e buoni rapporti sia a Torino che nella Capitale. Ed ecco che Ritorna il rapporto stretto tra Roma e Torino. Il pd romano è in crisi. Non che quello torinese stia meglio. Ma almeno non ha la colpa d’aver pugnalato alla schiena Fassino. A Roma viceversa la Raggi non sarebbe arrivata se il pd non avesse pugnalato alle spalle Ignazio Marino. Torino e Roma su una cosa sono accomunate: il totale fallimento politico dei pentastellati. Direi di più. Anche il totale fallimento esistenziale dei pentastellati. A Roma come Torino la Raggi e l’Appendino sono decisamente cadute nel ridicolo. Con il processo per i fatti di Piazza San Carlo almeno Chiara ha avuto il buon gusto di non presentarsi. Mi sa che Calenda e Nigra qualche carta l’hanno da giocarsi.

 

Nel mentre i vaccini antinfluenzali in Piemonte sono ampiamente insufficienti. Ora Cirio denuncerà chi li ha forniti. Anche qui copiando il modello Lombardi, anche qui distratto su tutta la linea. Il Piemonte rimane zona rossa fino al 3 Dicembre. Purtroppo è anche ovvio. Abbiamo una sanità che fa acqua da tutte le parti. Sia quella di base sia quella ospedaliera. Trasporti pubblici inesistenti e scuole rigorosamente serrate. Per la prima volta ( penso) gli studenti si recano davanti alle loro scuole con propri banchi e propri computer. Vogliono rientrare. Il Coronavirus non ha prodotto questo disastro. Lo ha solo evidenziato. Tragicamente evidenziato. Ha esaltato  la parte buona che c’è in noi, come la parte cattiva.

Patrizio Tosetto

“DC 2020. XX Congresso”. Il libro di Carmagnola democristiano doc

 “E’ solo una nutrita platea di accidiosi quella che non crede alla possibile rinascita dei Democratici Cristiani”

In copertina, l’immagine presa da una litografia che racconta , con toni umbratili, di un centro medievale del Nord Europa, piuttosto attivo con le sue piccole figure in primo piano, sorvegliate dall’imponenza “gentile” delle architetture urbane che s’impongono al paesaggio.

“L’immagine – spiega l’autore del libro – mi sembrava utile a ricordare una dimensione comunitaria ed europea”. E già si entra nel merito del nostro incontro con Mauro Carmagnola, giornalista, democristiano da sempre (è iscritto allo Scudo Crociato dal 1976) e oggi membro della Direzione Nazionale del partito, con l’incarico di segretario amministrativo. Suo il libro “DC 2020. XX Congresso”, di recente pubblicato da “Il Laboratorio Edizioni”. Un pamphlet storico-politico-giornalistico di un’ottantina di pagine che si leggono d’un fiato. Chiare, coraggiose, ben documentate, argute, oneste. E l’incipit già la dice lunga sul perché e sul dove Carmagnola vuole arrivare, denunciare e proporre. Queste infatti le prime quattro righe: “Nei confronti di chi intende rilanciare il progetto ideale e politico della Democrazia Cristiana, una nutrita platea di accidiosi replica che non esistono oggi le condizioni storiche per la sua riproposizione”. Bella stoccata, già in partenza. “E per accidiosi – prosegue – intendo tutti quelli che, pur proclamandosi democristiani o riconoscendo la necessità, anche oggi, di un partito che abbia affinità con la Dc storica non fanno nulla per organizzarsi in tal senso. Gente che recrimina senza agire”. Categoria del genere umano assai poco amata dai tempi dei tempi e relegata nella IV Cornice del Purgatorio perfino dallo stesso Dante, anche a questi “accidiosi”, Mauro intende rivolgersi. Forte e chiaro. “La Dc ha celebrato il suo XIX Congresso nell’autunno del 2018 in piena continuità giuridica con il partito sciolto in modo non corretto da Martinazzoli nel gennaio 1994. Dopo la ripartenza giuridica e dopo l’assestamento post-congressuale, mi sembrava giusto divulgare il nuovo corso della Dc. La chiusura causata da Covid nella primavera 2020 mi ha dato il tempo di trasformare documentazioni ed idee sparse in qualcosa di maggiormente organico.

Un libro appunto, in cui raccontare la Dc della diaspora, quella che è sopravvissuta o nel cuore dei suoi potenziali elettori o nelle esperienze di partiti e partitini che, comunque, mantengono viva una certa idea di politica”. In concreto, ciò che Carmagnola intende proporre è “un’attualizzazione di idee e valori che, se incanalati nella contemporaneità, mantengono tuttora la loro ragion d’essere”. “Penso all’economia a servizio dell’uomo, all’interclassismo, all’europeismo, alla propensione al confronto con chi la pensa diversamente, alla cooperazione internazionale: direi a quello che ci caratterizzava ieri e che manca alla politica di oggi, molto meno moderna di quanto vorrebbe far credere”. Una Dc dunque molto più che una formazione politica, un “partito – stato, un continente” come la definiva Leonardo Sciascia. “Direi più semplicemente un partito capace di continuare gli insegnamenti dei fondatori e di offrire buoni esempi, meno assillata dal conseguimento del potere e più impegnata a sferzare un sistema complessivamente inadeguato, dando rappresentanza a chi si riconosce nei valori propri di quelle prime generazioni”. Eppure per alcuni democristiani doc, da Guido Bodrato a Marco Follini (suo il libro “Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito”) l’era Dc è finita. Per Bodrato è stato un “fatto storico e oggi una pratica politicamente archiviata”, mentre Follini parla di voi nuovi democratici cristiani come “fantasmi della Dc”. Cosa rispondi? “Bodrato e Follini sono due autorevoli esponenti di un certo periodo della storia democristiana. Intelligentissimi, ma protagonisti di scelte non condivisibili. Il primo da eurodeputato lasciò il gruppo popolare che è oggettivamente la continuazione e l’attualizzazione delle Dc europee, alcune delle quali godono ottima salute. Follini attraversò quella fase del pendolarismo centrista e delle alleanze mutevoli che non è stata

Carmagnola e Baruffi, già Direzione nazionale Dc

compresa dagli elettori. Entrambi sono approdati al Partito Democratico, salvo, in vario modo ed a vario titolo, pentirsene. Sono la prova più evidente che ci sia bisogno di Dc”.

Quali i tuoi principali riferimenti all’interno dello storico Scudo Crociato? “Giovane doroteo, sono approdato trentenne al gruppo andreottiano restandovi fino a quando c’è stata la Balena Bianca. La lunga vicinanza a Vito Bonsignore mi ha certamente portato a condividere con lui tanti scambi di opinioni e di vedute sul partito, sulla società, sul succedersi dei tempi e delle situazioni. Alla Dc manca un’idra a quattro teste: Andreotti, Moro, Rumor e Donat Cattin. Al fotofinish, direi il Donat Cattin del preambolo ed il Donat Cattin prematuramente scomparso. Se non fosse mancato, avrebbe supportato e non lasciato solo Craxi a difendere la repubblica dei partiti, che necessitavano e necessitano tuttora di risorse, anche economiche.

Avrebbe, forse, salvato l’esperienza dei movimenti politici storici, rintuzzando Mani Pulite per quello che si è rivelata: un’operazione pericolosa per il Paese che ha dato inizio alla decadenza dell’Italia senza neppure risolvere alcun problema di moralitàpubblica. Anzi”. Se, come ironico sfottò (come non di rado capita), qualcuno ti dicesse “sei proprio un democristiano”, cosa risponderesti? “Da andreottiano accetterei gli sfottò, che direi danno una certa autorevolezza a chi li incassa con stile. ‘Certo, son proprio un democristiano’ gli risponderei. ‘E non ho di che vergognarmene’ puntualizzerei”.

Gianni Milani