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La politica e il “centro”

Quando ritorna la politica – e speriamo che dopo il lento tramonto del populismo di marca grillina si inverta rapidamente la rotta – inesorabilmente ritorna anche il “centro”.

Non come categoria astratta o virtuale ma come spazio politico concreto e
tangibile. Del resto, il nostro paese dal secondo dopoguerra in poi, è quasi sempre
stato governato non “dal” centro ma al “centro”. Ovvero, con categorie, culture e una
classe dirigente che riconducevano alla “politica di centro” la loro cifra distintiva.
Elementi che hanno caratterizzato per intero la prima repubblica e che poi si sono in
parte indeboliti nella cosiddetta seconda repubblica per eclissarsi del tutto con l’arrivo
dei populisti al governo. Quando si parla di populismo ci si riferisce a quella sub
cultura che ha contribuito in modo decisivo a demolire quella qualità della democrazia
e quelle costanti del sistema politico che hanno caratterizzato per svariati decenni il
“sistema Italia”. E cioè, si tratta di tasselli fondamentali del mosaico democratico,
istituzionale e costituzionale del nostro paese. Ovvero, il ruolo dei partiti, l’importanza
delle culture politiche, l’autorevolezza e la competenza della classe dirigente, la
cultura della mediazione, il senso dello Stato, il profondo rispetto delle istituzioni
democratiche e, in ultimo ma non per ordine di importanza, la cultura di governo. Tutti
elementi che sono stati sacrificati sull’altare della novità, della demagogia,
dell’improvvisazione al potere – l’ormai famoso e celebre “uno vale uno” – del
qualunquismo e soprattutto della lunga tradizione democratica e costituzionale del
nostro paese
.
Ora, almeno così pare, questa lunga parentesi è giunta finalmente al capolinea se è
vero, com’è vero, che anche i protagonisti di questa decadente fase politica hanno
rinnegato sostanzialmente tutto quello che li aveva caratterizzati per molti anni
attraverso una misteriosa “conversione” politica tanto rapida quanto collettiva
.
Ma, al di là di questo fatto che non può, comunque sia, essere aggirato, quello che
conta rilevare è che, finalmente, il ritorno di una “politica di centro” si impone nel
nostro paese. Per il semplice motivo che ritorna una politica e una cultura che
rimuovono quella logica della radicalizzazione del conflitto politico che resta all’origine
di una prassi riconducibile agli “opposti estremismi”. Una prassi poco compatibile con
la democrazia dei partiti e con la centralità del Parlamento che, non a caso, erano e
restano i nemici principali del verbo e del dogma populista
.
Ecco perchè l’iniziativa politica intrapresa per ricostruire un “centro” plurale e
riformista nel nostro paese non può e non deve passare sotto silenzio. Non solo
perchè, come dicono i sondaggisti più accreditati, copre un vuoto politico con un
potenziale consenso elettorale che si aggira attorno al 10% ma anche, e soprattutto,
perchè contribuirebbe a far ritornare una politica credibile e una cultura di governo
che in Italia, nel bene o nel male, ha sempre caratterizzato lo stesso sistema politico.
Un “centro” plurale e riformista molto simile all’esperienza della Margherita – non a
caso si pensa ad una sorta di “Margherita 2.0” – che all’inizio degli anni duemila fu
decisiva per declinare una politica all’insegna del buon governo con un metodo
profondamente democratico e costituzionale. Appunto, l’esatto opposto di ogni sorta
di populismo e di tutto quello che si trascina dietro. Dal qualunquismo al settarismo,
dalla demolizione degli avversari/nemici politici all’incompetenza della classe
dirigente, dalla sostanziale estraneità ai principi e ai valori democratici alla
sottovalutazione del peso delle culture politiche riformiste e storiche
.
Dunque, un vero “partito di centro” capace di declinare, altrettanto credibilmente, una
vera “politica di centro”. Sarà questa la vera sorpresa e la vera novità delle prossime
elezioni politiche. Piaccia o non piaccia ai populisti di turno
.
Giorgio Merlo

Scuola: Ruffino (CI), ffp2 gratis a rientro sono costo per famiglie

Il diritto allo studio – e su questo credo siamo tutti d’accordo – va sempre e comunque tutelato. Per questo motivo credo che non dobbiamo creare allarmismi tra le famiglie che sono già preoccupate dal rientro in classe dei loro figli visti i nuovi dati di contagio causati dalla variante omicron.

Per fortuna oggi il vaccino nella fascia 5-11 aiuterà tanto i nostri studenti a evitare la dad, che ricordiamolo, è stata davvero dura e penalizzante per i nostri ragazzi.

Finalmente i trasporti sono più sicuri grazie all’introduzione di obbligo di utilizzo di  mascherina ffp2 e del super greenpass e questo è già un punto a loro favore.

Per evitare la dad in classe cerchiamo di far trovare sui banchi di scuola dei nostri studenti, per l’appunto, proprio questi presidi sanitari oramai obbligatori. Le ffp2 sono un costo reale per le famiglie, ma sono anche l’unico mezzo che abbiamo – assieme al vaccino – per fermare la circolazione del virus.

Il Paese sta rispondendo bene alla vaccinazione dei minori. Non mettiamo il carro davanti ai buoi paventando un obbligo vaccinale per i minori di cui non si è mai parlato.

La scuola fino ad oggi ha retto bene. Continuiamo a rispettare le regole che ci indica il cts, addirittura con quarantene azzerate per i vaccinati, e i nostri ragazzi continueranno a studiare in presenza com è giusto che sia.

Tutto il resto è sterile polemica.

Altra rapina in farmacia, Fdi: “Barriera fuori controllo”

“Non è accettabile che in un paese civile i dottori di una farmacia di periferia subiscano tre furti in appena un anno, nell’indifferenza dello Stato – a dichiararlo sono la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e la capogruppo di Fdi in Circoscrizione 6 Verangela Marino, intervenendo sull’ultimo caso di cronaca a Barriera di Milano. “Presenterò un’interrogazione al Ministro dell’Interno – prosegue Montaruli – per chiedere conto della situazione in cui versa la periferia nord di Torino, divenuta ormai un far west tra rapine e spaccio, senza che da Prefettura, Comune e Ministero arrivino le adeguate risposte. Il caso del carabiniere ferito durante un tentativo di rapina qualche tempo fa avrebbe dovuto destare qualcuno dal torpore, ma evidentemente così non è stato”. “Basterebbe che chi di dovere andasse a riprendere in mano le decine di appelli, denunce, chiamate d’emergenza e petizioni dei residenti per rendersi conto della situazione in cui versa il nostro quartiere – dichiara Marino -. Come Fratelli d’Italia in circoscrizione 6 saremo al fianco dei tanti cittadini e commercianti onesti di Barriera che ogni giorno subiscono degrado e illegalità, ma serve un intervento risoluto. Comune, Prefettura e Ministero ascoltino il grido di protesta che arriva dalla nostra periferia”.

Raddi, Grimaldi (LUV): Nessuno dovrebbe rischiare la salute e la vita nei nostri istituti detentivi

“Spero che la Procura rivaluti questa vicenda”

 

“Antonio Raddi cominciò ad affermare di avere problemi ad alimentarsi ad agosto. Dalle numerose testimonianze emerge che all’interno della casa circondariale molti operatori erano convinti che non fosse vero e oggi si difendono dicendo che non era collaborativo. Anche l’incuria può essere una forma di violenza ed è compito della Giustizia constatare se esistano delle responsabilità precise: spero che decida innanzitutto di riaprire uno spiraglio di luce su questa vicenda. So però che non vorrei più leggere di storie simili, che le pene alternative sono di certo più rieducative di ogni detenzione e mi piacerebbe che il carcere fosse ridotto a un’estrema ratio” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, al termine della conferenza stampa svoltasi presso il Centro studi Sereno Regis di Torino, in cui la famiglia Raddi ha raccontato alla stampa il calvario di Antonio, morto nel carcere delle Vallette il 30 dicembre 2019 a 28 anni. Un caso di cui la Procura di Torino ha chiesto l’archiviazione, ma che la famiglia e gli avvocati chiedono di riaprire. Come emerso nel corso della conferenza stampa, la Garante delle persone detenute aveva segnalato il caso alla direzione delle Vallette nove volte, dall’agosto del 2019, senza mai ricevere una risposta. Il giovane è entrato in carcere il 28 aprile 2019 con il peso di 80 chili; a novembre la bilancia ne segnava 50. Durante gli ultimi colloqui con la famiglia era sulla sedia a rotelle. Il 13 dicembre 2019 Antonio ha iniziato a vomitare sangue, defecare e svenire, fino a quando in serata non è stato portato al pronto soccorso del Maria Vittoria, dove la notte stessa è entrato in coma e pochi giorni dopo è morto.

“Le domande poste oggi dalla Garante Gallo e dal papà di Antonio risuonano terribili” – prosegue Grimaldi: – “perché dopo il primo breve ricovero nessun medico del pronto soccorso ha saputo dichiarare che gli organi vitali di Antonio erano tutti compromessi e la sua situazione gravissima, come poi constatato il 13 dicembre? Quali delle autorità più e più volte sollecitate dalla Garante, dalla polizia penitenziaria, dal cappellano del carcere, dalla famiglia, si sono recate a vedere il ragazzo per verificare le sue condizioni? Come si poteva immaginare e sostenere che una situazione così compromessa fosse l’effetto di una simulazione per uscire dal carcere?”

“Sul Lorusso e Cutugno pesano al momento tre inchieste” – conclude Grimaldi – “e problemi strutturali gravissimi, che abbiamo denunciato nuovamente nel corso del nostro ultimo sopralluogo venti giorni fa e che ieri sono stati ribaditi dai Garanti per i detenuti Mellano e Gallo. Le condizioni di questi luoghi e la sofferenza aggiuntiva cui sono costrette le persone già private della libertà è davvero una sconfitta dello Stato. Fanno bene i Garanti a chiedere l’utilizzo dei fondi PNRR, ma serve anche una nuova mentalità e un’altra attenzione da parte di tutte e tutti. Certamente non potremo mai accettare che chi è sottoposto a misure restrittive sotto la tutela dello Stato possa essere privato della dignità, della salute e addirittura della vita”.

Auto, FI Piemonte: Tavolo nazionale e operativo

 

Serve new deal del settore no istanze locali

“Nelle ultime ore si stanno moltiplicando le istanze provenienti, in particolare, dal nostro Piemonte, che chiedono la convocazione di tavoli per discutere sul futuro dell’industria automobilistica italiana. La risposta bipartisan lascia intendere quanto la politica sia consapevole del pericolo concreto di perdere la filiera ed i posti di lavoro ad essa collegati. Tuttavia non basta la buona volontà e, magari, qualche presa di posizione da pur autorevoli esponenti locali: serve piuttosto una presa di posizione forte del Governo ed una strategia nazionale, condivisa da Nord a Sud. Serve un interlocutore istituzionale nazionale, serve il Governo, motivo per cui le nostre rappresentanze per prime hanno chiesto di coinvolgere l’intergruppo parlamentare sull’auto. Ciò perché in esso convivono diverse sensibilità politiche e tutte le espressioni territoriali del nostro Paese, e perché ha come obiettivo proprio quello di immaginare e mettere in campo nuove strategie future sul settore, attraverso un lavoro comune di Governo e Parlamento. Abbiamo bisogno che il Governo attui un progetto industriale che guardi ai prossimi trent’anni, da definire in fretta e senza farsi distrarre da istanze locali. Non è più il tempo di “guardarsi l’ombelico”, oggi abbiamo bisogno di un new deal del settore e chiediamo ai Ministri competenti, a partire dal Ministro Giorgetti per arrivare al Ministro Cingolani, di giocare a carte scoperte con il Parlamento. Sono finiti i tempi delle indagini conoscitive, delle audizioni in Commissione: adesso costruiamo velocemente il futuro. Forza Italia, come ha sempre fatto, metterà in campo le migliori competenza e sicuramente molte proverranno dal Piemonte, ma il tavolo dovrà necessariamente essere nazionale e operativo.”

Così in una nota il coordinamento regionale di Forza Italia Piemonte

Il potere delle parole

A pochi giorni da un evento drammatico come la morte di Angelo Burzi, con un gesto plateale e accecante, una tragedia che è riuscita a dare voce ad un uomo a cui la voce è stata tolta da un susseguirsi di eventi giudiziari definibili atroci, più simili ad una tortura che ad altro, quantomeno nei tempi infiniti dei processi, oggi ci possiamo rendere conto di come le parole possano avere una forza che spesso dimentichiamo.

Le parole inviate via mail ad amici e colleghi, unite ad un gesto che ha stravolto chi lo conosceva e incuriosito chi di lui mai aveva sentito nemmeno il nome, oggi rimbombano a Torino e nel resto d’Italia, ma non per la drammaticità, anzi, per la forza e la determinazione di un uomo.

10 anni di processi continui, sentenze che cambiano da una all’altra e la totale distruzione di un essere umano, seppur privilegiato agli occhi di tanti in quanto facente parte di un’élite politica, hanno ucciso una persona… e allora il pensiero va a tutti i martiri della società civile che si sono tolti la vita, o gli è stata tolta in altri casi, ma sempre con un precedente assurdo: la privazione della vita legata a vicende giudiziarie.  Non sempre chi dovrebbe giudicare lo fa  in maniera equa, senza badare a colori, bandiere, o semplicemente classe sociale.

Angelo Burzi ha ritenuto di essere stato ucciso dal paradosso, dal mancato rispetto di quel principio affisso in tutte le aule di tribunale, alle spalle di chi, in alcuni casi,  invece dovrebbe leggerlo più spesso: “LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI “.

La domanda sorge allora spontanea: chi sono quei tutti?

Nella sua lettera di addio, o meglio di spiegazione del suo addio, si notano alcuni principi che dovrebbero essere parte della vita di tutti: a partire dall’amore per la famiglia, che lascia distrutta, ma che in una visione più ampia, lascia senza ulteriori dolori, se non uno, secco e atroce, ma che il tempo potrà alleviare, come ci insegnano da sempre.

Ma non solo amore in senso romantico, ma anche amore inteso come passione, passione per la vita, passione per il proprio impiego, attaccamento alla politica e ancor di più senso di dovere per la nazione.

Il gesto estremo lascia attoniti. Senza entrare nel merito specifico del processo a Burzi – ma è da qui che nascono alcune riflessioni – viene naturale pensare a tanti scandali giudiziari in senso generale, dove la “giustizia” si è attaccata a qualsiasi appiglio per portare avanti le proprie ideologie, senza risultare imparziale.

Angelo Burzi può essere ognuno di noi, un innocente, una persona convinta di essere accusata ingiustamente.

Angelo Burzi può essere ognuno di noi, un uomo messo alle strette a cui la vita viene privata.

Ma quello che ognuno di noi deve ad Angelo Burzi è la gratitudine, e la visione di un uomo che si è sacrificato, pur di denunciare i possibili soprusi giudiziari (e dieci anni di processo lo sono)  in cui ognuno di noi rischia di essere vittima nel corso della vita.

Pietro Ruspa

Manovra, Ruffino (CI): Desolanti scelte su commercianti in aree disagiate

“Molti Comuni italiani non hanno ancora la copertura della rete mobile necessaria per l’utilizzo di telefoni e per la navigazione internet. Per questo ho presentato un Odg che impegnava il Governo a prevedere una proroga sulla applicazione delle sanzioni per gli esercizi commerciali che operano in aree disagiate e che non riescono ad utilizzare il pos per i pagamenti telematici ”. Lo afferma la deputata di Coraggio Italia Daniela Ruffino.

“Ricordo- aggiunge- che il piano 5G prevede che entro il 2026 ci sia una velocità internet di almeno 150 mb sul territorio italiano eppure ad oggi tutto questo è fantascienza. Io ho chiesto al Governo una proroga ragionevole per gli esercizi commerciali che operano in aree disagiate, dove non c’è connessione, non c’è stata neanche quando i ragazzi erano in dad. Aree insomma dove si perpetra un’ingiustizia da tempo”.

Per Ruffino “Quella dell’esecutivo è una scelta desolante: bisogna evitare di sanzionare chi vive in territori che hanno già mille difficoltà. Se i commercianti verranno sanzionati, si perpetrerà un’ingiustizia”.

Gagliasso (Lega Salvini Piemonte): “Quasi 3 milioni per oltre 100 fiumi“

Manutenzione in Piemonte, si ritorna a investire nella pulizia e sicurezza degli alvei”

Arrivano dalla Regione Piemonte stanziamenti per quasi 3 milioni di euro per realizzare oltre 100 interventi di manutenzione e pulizia dei corsi d’acqua minori che attraversano il Piemonte.
“Per troppi anni abbiamo dovuto rincorrere gli eventi – sottolinea soddisfatto il vicepresidente della commissione Ambiente del Consiglio regionale Matteo Gagliasso – per difendere il suolo e la sicurezza territoriale della Regione a fronte di eventi meteo avversi, finalmente questa Giunta gioca d’anticipo approvando un programma annualità 2022-2023 dell’importo di 2.993.240 euro per 104 intervento di messa in sicurezza dei corsi d’acqua”.
“Nel dettaglio interverremo su 15 progetti di manutenzione fluviale nel Cuneese per 276.000 euro – specifica il giovane ingegnere eletto nelle fila della Lega Salvini Piemonte – 22 situazioni nell’Alessandrino con un finanziamento regionale di 445.000 euro, 20 nell’Astigiano per 345.000 euro, 10 nel Biellese per 317.240 euro, 3 nel Novarese per 90.000 euro, 20 nel Torinese per 965.000 euro, 6 nel Verbano Cusio Ossola per 210.000 euro e 8 nel Vercellese per 335.000 euro”.
“Un intervento – termina il consigliere cuneese Gagliasso – che mira a garantire i territori di una manutenzione idraulica dei corsi d’acqua di competenza regionale che anni fa era gestita da coltivatori, allevatori, proprietari dei terreni su cui gli alvei insistevano, ma che con l’abbandono delle attività silvo-pastorali nelle zone meno agevoli si sono andate perse. Ne guadagneremo in sicurezza e in fruibilità di tanti bei fiumi che il nostro Piemonte ci offre”.

Rossi – Valle (Pd): “Liste di attesa già troppo lunghe”

“Non si chieda agli ospedalieri di supplire alle carenze della campagna vaccinale. La campagna vaccinale piemontese? Risultati al di sotto della media nazionale”

L’allarme del sindacato ANAAO Assomed è serio e non va assolutamente sottovalutato.

Uno dei rischi maggiori che corriamo in pandemia è quello di tralasciare tutte le altre patologie diverse dal Covid. Ma, nonostante gli allarmi che periodicamente arrivano dal mondo medico, a distanza di due anni, continuiamo a sacrificare liste di attesa, sempre più lunghe, e attività ordinarie. Spostare parte del personale ospedaliero per aumentare la capacità vaccinale metterà ulteriormente in ginocchio il servizio sanitario. Chi ha le risorse andrà dal privato, mentre gli altri aspetteranno, pagando un prezzo altissimo in termini di salute.

Ma davvero, dopo due anni, non ci sono soluzioni alternative? La giunta regionale renda nota la percentuale dei medici di base e dei farmacisti che stanno vaccinando. Perché, prima di bloccare gli ospedali, non si chiede uno sforzo maggiore a queste categorie? Perché non si pretende un contributo, sostanziale, dai privati, invece di chiedere loro di fare le visite al posto del pubblico? Perché non si è chiesto nuovamente una mano al personale medico dell’esercito o ai medici in pensione? Bloccare le attività ospedaliere deve essere l’ultimissima ratio. E invece è il modo più facile per coprire gli errori di sottovalutazione e di mancata programmazione di questi mesi.

Nella giornata di ieri, chi ha chiamato il sovracup al numero 800.000.500 e selezionato l’opzione uno si è trovato un’attesa dai 19 ai 30 minuti, a seconda dei diversi momenti della giornata. E quando è riuscito a interloquire con una voce, ha trovato agende bloccate, senza una sufficiente proiezione nel futuro, o con spazi disponibili a mesi e mesi di distanza o dall’altra parte del Piemonte. Davvero dopo mesi di segnalazioni non si riesce nemmeno a confinare all’interno del quadrante la possibilità di vista?

I risultati piemontesi nella campagna vaccinale sono mediocri e non giustificano la riduzione drastica dei servizi sanitari ai cittadini, da quelli legati al tracciamento, alle visite specialistiche nuovamente interrotte e ai presidi territoriali chiusi. In calce riportiamo alcuni dati, con le relative fonti, che ci dicono come sta andando la campagna vaccinale piemontese e dimostrano che privilegiare la campagna vaccinale su tutto il resto non solo è sbagliato, ma non ha prodotto grandi risultati.

Domenico Rossi – Vicepresidente Commissione sanità

Daniele Valle – Consigliere Regionale

Alcuni dati da fonti autonome sulle performance della campagna vaccinale

Secondo Gimbe:

– Siamo la dodicesima regione per popolazione vaccinata con almeno una dose (81,1%), sotto la media italiana (81,3%);

– Con il 77,2% di popolazione che ha ricevuto la seconda dose, siamo nuovamente la dodicesima regione in Italia (media italiana 78,1%).

– Siamo ottavi in Italia per percentuale di popolazione over 50 che non ha ricevuto neanche una dose (8,2%), contro una media nazionale del 7%. Non è il caso di far notare che, in questo caso, sarebbe molto meglio stare sotto la media nazionale, ovviamente.

Secondo il Governo:

– Il Piemonte è decimo per percentuale di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate col 97,1%.

Secondo i dati de Il Sole 24 ore:

–  Siamo decimi per % di platea vaccinata che ha ricevuto la terza dose, col 34,51%.

– Col 17% della popolazione non vaccinata, il Piemonte è sopra la media nazionale del 16,4%. Anche in questo caso, sarebbe auspicabile stare sotto la media nazionale.

 

Pochi politici di sinistra ai funerali di Burzi

Pino Chiezzi, Paolo Peveraro, Cristina Bargero e Silvio Viale  erano tra i pochi esponenti del centrosinistra ai funerali di Angelo Burzi, l’ex assessore regionale di Centrodestra suicidatosi la notte di Natale

Lo ha sottolineato Silvio Viale, radicale eletto nelle lista del Pd. “Mi dispiace molto essere qui oggi il solo esponente della maggioranza di centrosinistra al governo della città – ha osservato Viale – perché Burzi è stato un esponente politico torinese importante e di prestigio. Al di là del credo politico di ognuno”.