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Il “lungo viaggio” di Lido Riba

Seguire il filo del racconto di “Un lungo viaggio” (edizioni arabAFenice,2020) è come sfogliare un diario. In questo caso il diario è il racconto della vita intensa, piena dell’autore: Lido Riba, uno dei protagonisti della vita politica e sociale piemontese dell’ultimo mezzo secolo.

Quello di Riba è davvero “un lungo viaggio” nell’impegno sociale e politico, dall’infanzia nei primi anni ‘50 ai nostri giorni, attraverso vicende conosciute e vissute dall’autore dalla vita nella borgata di Caraglio (nel fondovalle cuneese della valle Grana, dove è nato il 31 maggio del 1944, durante l’ultima guerra) alla conoscenza del mondo rurale, dalla trasformazione del territorio montano allo sviluppo economico e alle tante battaglie del movimento operaio e nelle file del Pci. Buona parte del libro è dedicata alla montagna, a quelle “terre alte” che sono sempre state un mondo caro a Lido Riba, occitano per nascita e per cultura: Un mondo ricco di risorse economiche e ambientali un tempo fondamentali per la sopravvivenza di intere popolazioni e oggi una possibilità di sviluppo per il Paese tutta da scoprire. Nelle trecento pagine di questo percorso autobiografico ci sono i viaggi – in Danimarca, Sudamerica, Africa -, le tante battaglie per valorizzare le filiere agroalimentari, quelle vitivinicole e del legno. Ci sono le storie e i volti di amici e compagni che l’hanno accompagnata e spesso condivisa. Molti non ci sono più. Alcuni li ho conosciuti e frequentati come Mario Riu e Osvaldo Giordanino. Con altri ci siamo equamente divisi impegni e lotte per la dignità e il futuro delle comunità di montagna come Alberto Buzio, Enrico Borghi, Bruna Sibille, Giorgio Ferraris, Ugo Boccacci, Marco Bussone, Bruno Mandosso e tanti altri. Talvolta si legge tra le righe un poco di amarezza per quanto era necessario e giusto fare ma le condizioni avverse non l’hanno consentito, forse ritardato, a volte decisamente impedito. La montagna è le sue genti, è il paesaggio agreste e quel grumo di fatiche e lavoro per creare le condizioni minime di una economia magari frugale ma dignitosamente orgogliosa. La politica, quella con la pi maiuscola, quella che ambisce a cambiare l’ordine delle cose è stata a volte matrigna e poco attenta, lasciando il compito a una schiera di appassionati e testardi combattenti che hanno impedito che questi temi finissero dimenticati come analisi storiche e sociologiche in qualche faldone d’archivio destinato a impolverarsi.

 

Nel “lungo viaggio” di Lido Riba traspare la passione politica di una parte importante della storia della sinistra nella bianca “provincia Granda”. Nulla di celebrativo o di auto assolutorio ma un insieme di aneddoti, incontri, vicende, passi compiuti in avanti, arretramenti e sconfitte che rappresentano un quadro realistico e onesto di una esperienza importante. Una parte significativa è dedicata al percorso formativo nelle istituzioni scolastiche del secolo scorso (anche se fa un certo effetto definire così vicende e fatti di qualche decennio fa), all’esperienza professionale vissuta da Lido nel mondo della scuola, prima come segretario economo ( ruolo che oggi corrisponde alla figura del direttore amministrativo) di un importante istituto scolastico e poi come funzionario direttivo del Provveditorato agli studi. Il racconto fluisce agevolmente, mescolando piacevolmente i momenti di vita personale e famigliare e le tante vite vissute dell’autore: militante politico, sindacalista del mondo contadino, segretario della Federazione del PCI cuneese e dirigente politico del PDS e dei DS a livello piemontese. “Il partito, oggi, non è più quello rievocato in molti capitoli del libro, ma merita di essere ricordato come parte importante e viva della storia della provincia cuneese e del Piemonte”, confessa lui stesso. Ed è proprio così. La democrazia non si nutre di nostalgia, ma deve sempre trovare alimento nella capacità di offrire soluzioni all’esistenza delle persone. Ma non vi è dubbio che quella comunità politica rappresentò un’esperienza importante e non solo per Lido Riba. Nella passione politica si riversavano traguardi percepiti come realistici ed era qualcosa che contava moltissimo. C’era il fuoco del conflitto, delle idee, dell’appartenenza ad un campo. Non si indulge, giustamente, in nostalgia nelle pagine del libro di Lido. Non sarebbe il caso e non è nella personalità dell’autore.

 

Ma c’è la volontà di fare tesoro di tutte quelle esperienze, tenendosele strette, a partire dalle buone pratiche  e dalle sane abitudini e tradizioni. Rubando a Gianni Cuperlo la bella citazione di un suggestivo aforisma di Gustav Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri” anche se è altrettanto vero che senza cenere il fuoco non può rinnovarsi, e questo fa parte della cultura contadina di chi, come cantava Guccini, è cresciuto “a castagne ed erba spagna”. Quante storie di “vite in salita”, di esperienze dure, raspate su terreni impervi dove il concetto di montanità si declinava nel quadrinomio altitudine, fatica, distanza e clima, dove le  scarse occasioni di lavoro favorirono nel dopoguerra il grande abbandono, l’esodo verso la pianura ,le città, le fabbriche. Le molte foto che corredano i capitoli raccontano per immagini i momenti salienti della vita di Lido Riba. Basterebbe scorrere l’elenco di impegni e incarichi pubblici per comprenderne la pienezza e l’intensità. Presidente dell’Alleanza dei Contadini (la Cia di oggi), consigliere comunale a Caraglio e a Pradleves, consigliere della Comunità montana Valle Grana, consigliere provinciale di Cuneo e segretario provinciale del PCI. Eletto nel 1990 in Consiglio regionale dove, nel giugno del 1994, diventa assessore all’Agricoltura. Rieletto nel 1995, vicepresidente  e poi presidente del gruppo DS. Rieletto per la terza volta nella circoscrizione di Cuneo con 6.416 voti di preferenza, vicepresidente del Consiglio regionale con delega al Comitato Resistenza e Costituzione. Per quindici anni è il presidente e l’anima dell’Uncem piemontese ( dal 2020 presidente onorario). Insomma, una lunga carriera per un uomo che, attraverso i suoi ricordi, ha voluto raccontare con grande umanità anche la storia di un’intera generazione.

Marco Travaglini

Grimaldi interviene sullo screening tumorale al seno

Grimaldi (LUV): Quasi tremila donne si accorgeranno tardi di essere ammalate, tornino al più presto a pieno regime screening e controlli in presenza per tutte le donne.

La sospensione e il rallentamento degli screening per il tumore al seno, dovuti all’emergenza Covid, faranno sì che quasi tremila donne si accorgeranno tardi di essere ammalate, benché questa sia la prima causa di morte oncologica fra le donne. Per recuperare gli screening perduti ci vorranno quasi quattro mesi e dovremo essere in grado di riorganizzare personale, attrezzature e posti letto in ospedale. Nel frattempo, chi può ricorre al privato, ma sono in tante a non poterselo permettere” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, illustrando in Aula il suo question time sulla ripartenza degli screening oncologici e per la diagnosi precoce del tumore alla mammella.

Come si legge nel testo presentato, l’emergenza Covid ha significato un’interruzione degli screening per la diagnosi precoce del tumore alla mammella per le donne fra i 50 e i 69 anni: secondo i dati dell’Osservatorio nazionale screening, a settembre 2020 si contavano ancora 610.803 esami in meno (meno 43%) del 2019, che si stima corrispondano alla mancata diagnosi di 2.793 nuovi casi di tumore. Nella risposta al question time, l’Assessore Icardi ha confermato che l’attività di screening è ripresa solo a giugno con volumi ridotti e nuovi protocolli che tengono conto della situazione pandemica, cosicché nel 2020 la quota di popolazione femminile raggiunta dall’invito a effettuare la mammografia è del 58%, a fronte del 100% degli anni precedenti e, anche nel 2021, l’attività mammografica erogata è aumentata dal 40% al 70% del target ma non ha raggiunto il 100%.

Già oggi a pagare le carenze del sistema sanitario sono soprattutto le categorie più vulnerabili e, in particolare, le donne. Penso anche alle tante donne affette dalla mutazione del gene Brca 1 e Brca 2 che, per ragioni burocratiche e organizzative, non riescono a godere del diritto all’esenzione D99, come da tempo denuncia la onlus Mettiamoci le Tette – prosegue Grimaldi. – “Come nel mondo del lavoro, dove nel solo mese di dicembre gli occupati sono diminuiti di 101mila unità e ben 99mila sono donne (dati Istat), anche per quanto riguarda il diritto alla salute il Covid mostra un impatto differente fra i generi. Ecco perché ho chiesto alla Giunta un’analisi della situazione piemontese, con l’impegno a sostenere la sanità pubblica per far ripartire al più presto screening a pieno regime e controlli in presenza per tutte le donne”.

Ruffino (Cambiamo!) e la questione scorie nucleari

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione  dell’on. Daniela Ruffino, deputata piemontese di Cambiamo!

      In risposta a una mia interrogazione, il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut precisava, il 13 gennaio, che il governo era favorevole a prorogare il termine originario del 5 marzo per consentire ai Comuni di predisporre le osservazioni del caso riguardo alla mappa dei siti potenzialmente idonei ad accogliere il sito nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari. Che cosa né è di quell’impegno? Al presidente del Consiglio Mario Draghi, sensibile, come ha detto nel suo discorso programmatico, al coinvolgimento di Regioni ed Enti locali nella gestione del Recovery Plan, rivolgo un appello, mio e dei sindaci piemontesi, affinché lo stesso coinvolgimento riguardi una questione delicata come l’individuazione del sito per lo smaltimento delle scorie.

     Non può Sogin, una società pubblica, sostituirsi alle decisioni del governo. Sogin ha infatti deciso che il termine del 5 marzo per la presentazione delle osservazioni deve intendersi perentorio. I Comuni non possono aggirare le procedure necessarie per la nomina dei tecnici idonei a redigere le osservazioni, né, in molti casi, possono attivare risorse nei bilanci che sono oggi alo stremo. Nasce da queste difficoltà il mio appello al presidente Draghi perché mantenga la disponibilità del precedente governo a concedere una proroga dei termini. È da vicende complesse come questa che può nascere e consolidarsi un rapporto fiduciario fra governo nazionale ed Enti locali.

Jessica Costanzo: “Io, espulsa dal MoVimento”

COSTANZO: “ESPULSA DAL M5S, VICINANZA AI PRINCIPI FONDANTI E DELLA BASE LA MIA VERA VITTORIA
“Ho appena ricevuto la lettera in cui, su indicazione del Capo Politico, vengo espulsa dal Gruppo Parlamentare M5S senza ratifica degli iscritti.
Ovviamente conoscevo le conseguenze del mio voto contrario di ieri sera, ma se qualcuno si aspetta ora che io brandisca l’ascia da guerra rimarrà deluso: non l’ho mai fatto e non lo farò certo adesso, semplicemente non è nel mio stile.
Nelle ultime ore ho ricevuto tantissimi attestati di stima, da parte di centinaia di attivisti e sostenitori che si sono riconosciuti nella mia decisione e che mi hanno spinto ad andare avanti con coraggio e determinazione: con la loro vicinanza io ho già vinto. Desidero ringraziare uno per uno tutti coloro i quali mi hanno manifestato la loro stima, da nord a sud: non sarà mai abbastanza ma ci tengo a farlo”. Così in una nota la deputata Jessica Costanzo.

Le proposte di Volt per il rilancio economico di Torino

Caro Direttore, vogliamo che il prossimo consiglio comunale si occupi con coraggio della crescita di Torino. La nostra idea è che l’amministrazione debba aiutare l’imprenditoria, fornendo da un lato gli strumenti per il rilancio delle attività già presenti, dal commercio di quartiere al turismo, dall’altro favorendo la nascita di nuove attività, sempre nell’ottica della sostenibilità e dell’inclusività. 

6 proposte per rilanciare l’economia locale #rilancioeconomico

  1. Offriamo opportunità di lavoro. 
  2. Aiutiamo le imprese 
  3. Canapa 
  4. Uso dei fondi europei 
  5. Una nuova geografia del commercio 
  6. Smart commerce 
  7. Offriamo opportunità di lavoro. Un comune può favorire le imprese virtuose del suo territorio, avvalendosi delle normative in tema di gare pubbliche. Ad esempio: o in occasione di gare e bandi pubblici, può valutare premiante un’impresa che valorizzerà il territorio comunale; 

o può affidare direttamente i lavori senza gara a imprese meritevoli del territorio, nel rispetto del principio di rotazione delle imprese, quando la legge consente l’affidamento diretto (valore economico della gara inferiore a 40.000,00 euro); 

o può avvalersi di una procedura ristretta (ex art. 63 codice appalti) per particolari tipologie di servizi – ad esempio, può invitare alcune imprese selezionate in base a criteri specifici, che potrebbero essere appunto la valorizzazione del territorio torinese. 

  1. Aiutiamo le imprese Molti negozi stanno chiudendo e la pandemia ha accelerato questa tendenza. Allo stesso tempo, l’incertezza del periodo frena l’apertura di nuove attività. Il comune deve fronteggiare questi processi, ad esempio: 

o esentando dalle imposte locali (IMU, TARI, TASI) gli artigiani e commercianti proprietari del punto vendita, per aiutarli nella ripresa dopo il Covid-19; 

o imponendo un canone zero sulle imposte locali della durata di tre anni per chi apre una nuova attività e rispetta i parametri di sostenibilità. 

  1. Canapa: un nuovo settore in cui credere – Incentivare la produzione della canapa per uso non solo ricreativo, ma anche (e soprattutto) industriale. Il Comune promuovere di campagne di informazione ed eventi promozione di eventi, per superare lo stigma e rivitalizzare un settore produttivo che potrebbe offrire molti posti di lavoro, con produzioni a basso impatto ambientale.
  2. Uso dei fondi europei – Il rilancio di Torino può essere finanziato attraverso i fondi europei. I fondi ci sono, ma fatichiamo ad accedervi: serve migliorare l’accessibilità allo sportello per le Imprese e per lo Sviluppo locale, affinché più cittadini ne usufruiscano. Come? Ad esempio migliorando: 

o il sito, in modo che sia chiaro ed accessibile; 

o il servizio di consulenza, in particolare inaugurando un servizio di europrogettazione comunale; 

o la comunicazione delle possibilità offerte dall’Unione Europea. 

  1. Una nuova geografia del commercio – Le pedonalizzazioni hanno un grande valore nel contesto urbano: quando le strade vengono pedonalizzate aumenta il valore degli immobili, aumenta il volume delle vendite negli esercizi commerciali e la diminuzione del traffico aumenta la qualità della vita. Via Garibaldi, via Lagrange, via Carlo Alberto e via Monferrato ne sono un esempio. Limitare il traffico in centro città è quindi una scelta vincente per il commercio, ma è essenziale incentivarlo garantendo una maggiore capillarità dei mezzi di trasporto pubblico e sostegni alla mobilità dolce (nell’ottica della città da 15 minuti). 
  2. Smart commerce – Il digitale è fonte di incremento del volume delle vendite. Il comune deve promuovere l’informatizzazione del punto vendita (creazione sito web, adesione ad app di delivery, creazione e-commerce, pagamenti digitali) in partnership con enti privati/fondazioni (CRT, Satispay, Politecnico) e aiutare i commercianti in difficoltà con la sua realizzazione, fornendo incentivi e servizi adeguati. Per non lasciare indietro nessuno, a questi incentivi sarà accompagnata una “Carta dei diritti del lavoratore digitale” sul modello della “Carta di Bologna”. 

Un governo per la politica europea. Il paradosso italiano

Di Gian Giacomo Migone  /     Se i partiti politici – senza eccezioni, da Leu alla Lega – non fossero così impegnati a rilasciare cambiali in bianco al presidente del consiglio incaricato, ignorando le regole più elementari di una costituzione parlamentare, formulerebbero richieste pubbliche corrispondenti ai propri orientamenti, per poi subordinare il proprio voto di fiducia a riscontri verificabili nel programma e nella composizione del governo.

Giustamente Mario Pianta (cfr. “Il Manifesto”, 9 febbraio) ha individuato nel profilo europeista di Mario Draghi un’opportunità, rafforzata da alcuni risultati ereditati dal governo Conte (le risorse del “Next Generation EU”, la sospensione del Patto di stabilita’ e del divieto di aiuti di stato alle imprese) che, però, dovranno essere consolidati e specificati in un futuro prossimo. Tuttavia, forte di queste pur precarie acquisizioni, l’eventuale nuovo governo giocherà la propria nobilitade sulla sua capacità di trasformare l’Italia da paese richiedente, perchè maggiore colpito dalla pandemia, in elemento propulsore di un processo di unificazione politica dell’Europa. Ne’ vale l’alibi tradizionale dell’esiguità della forza a nostra disposizione. A ben vedere, sono proprio i paesi meno condizionati da una fin troppo robusta e gloriosa storia nazionale, o addirittura segnati da pagine ingloriose della propria storia – in primo luogo Germania, Italia, Spagna – ad essere portati a emanciparsi dal proprio passato e a guardare con speranza ad un futuro di segno diverso. Inoltre, la contingenza segnata dalla conclusione del decennio dominato dal cancellierato di Angela Merkel offre all’Italia l’occasione di assumere le proprie responsabilità di paese fondatore, resistendo alla tentazione di inserirsi nell’asse Parigi-Berlino, a scapito di altri esclusi.

In una fase storica segnata da una  transizione travagliata e pericolosa dal bipolarismo militarizzato e connivente, ereditato dalla  guerra fredda, ad una multipolarità non governata, l’Europa, ancora imprigionata da antichi nazionalismi ed inediti sovranismi,  rischia di restare terreno di conquista e di possibili conflitti tra soggetti più forti perchè unificati al proprio interno. Incombono gli Stati Uniti, la Cina, residualmente la Russia, e persino la Turchia, in un area non soltanto geograficamente vicina alla nostra. In tal modo mezzo miliardo di persone sono deprivate di una rappresentanza e una voce a livello globale.

In primo luogo, il governo italiano è chiamato a trasformare adempimenti che vengono richiesti da Bruxelles in elementi cogenti per l’Europa nel suo insieme. Facciamo alcuni esempi. Ad una riforma fiscale fortemente progressiva (in palese contraddizione con la trumpiana flat tax invocata dal senatore Salvini), in lotta contro l’elusione dei grandi capitali, dovrebbe corrispondere l’abolizione dei paradisi fiscali intra moenia, nella prospettiva di una politica finanziaria unificata europea.  Una riforma semplificatrice della pubblica amministrazione e della giustizia civile non può escludere una riforma di quella penale, senza la quale il contrasto alla corruzione pubblica e privata, il riciclo di denaro sporco, l’illegalita’ transnazionale delle grandi imprese resterebbero parole vuote, anche a livello europeo. Ad una nostra politica immigratoria, rispettosa delle convenzioni sui diritti d’asilo e, in ogni caso, a salvaguardia delle vite umane, che non abbiano più nulla a che fare con le pratiche messe in atto dai Minniti e dai Salvini, deve corrispondere una politica europea che ponderi equamente oneri e risorse in tutto il territorio continentale, di fronte ad una sfida destinata a restare epocale. L’immediata adozione del ius soli in Italia fornirebbe l’occasione per estenderlo all’Europa intera.

Tutto ciò, è evidente, comporta una politica estera e di sicurezza sempre più unificata che può e deve essere rivendicata e promossa dall’Italia. In che cosa consiste? L’Europa  non è minacciata da un’invasione del claudicante erede dell’Unione Sovietica. La minaccia cinese, vera e presunta, non ha certo una configurazione militare. La presenza armata degli Stati Uniti, con una dimensione nucleare, corrisponde ad un’esigenza di sicurezza europea? Le guerre indette dagli Stati Uniti sotto copertura Nato, per lo più perdenti nei loro esiti, non corrispondono ad interessi europei. Le politiche, più subite che volute dai suoi membri europei, in Medio Oriente e in Africa, non sono compatibili con la professione di diritti umani, che per avere qualche efficacia, devono essere universalmente sostenuti, a Hong Kong come in America Latina, sia in Ucraina che nei territori dominati da Israele. E che dire del rispetto di regole democratiche all’interno della stessa Unione Europea? Ursula von der Leyen, ancora ministra della difesa a Berlino, è stata tra gli iniziatori di un troppo prudente processo di unificazione militare dell’Europa, tradizionalmente favorito da Parigi. Esso può essere portato avanti a scapito della freddezza (per usare un eufemismo) dell’amministrazione Biden per le sue anche immediate ripercussioni sulla Nato. A suo tempo fu introdotto, in sede di Unione, il principio di sicurezza umana, sostitutivo di quello puramente militarizzato. Cosa ne pensa Mario Draghi? A quale politica estera, italiana ed europea, vuole impegnare il suo governo e la maggioranza parlamentarle chiamata a sostenerlo?

(Da “Il Manifesto”)

 

Al sottosistema Torino piace il civico distante e salottiero

E tutto sarà possibile grazie ai suoi esperti che ricordiamo per la vincente strategia che 10 anni fa pianificò la strada per il successo di Milano.
Mi piace questo candidato che va per ristoranti, che si sa i ristoratori poi comprano al mercato ed è un po’ come incontrasse anche i mercatari …… continua a leggere: https://electomagazine.it/al-sottosistema-torino-piace-il-civico-distante-e-salottiero/

Ravetti (Pd): “Collaborazione medica per disturbi psicologici”

 Nel suo intervento al Senato il Premier Mario Draghi, esponendo il proprio programma, ha insistito sull’importanza di “rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria), proposta che ha avuto il consenso pieno e totale della Società Italiana di Psichiatria che ha sottolineato l’importanza di rendere possibile la risposta alle gravi minacce del Covid-19 alla salute mentale degli italiani.

“Proprio in questa direzione va l’ordine del giorno da me presentato e che auspico venga approvato nella seduta di domani, che impegna la Giunta regionale, nell’ambito dello sviluppo delle forme di medicina di gruppo e di medicina in rete, a promuovere progetti di collaborazione fra i medici di medicina generale e gli psicologi della salute. Soprattutto in un periodo in cui la pandemia ha inciso, profondamente, sulla vita delle persone, causando e intensificando patologie psicologiche e psicosomatiche, la figura dello psicologo deve essere opportunamente rivalutata, inserendola in una progettualità di prevenzione e intervento nell’ambito della tutela della salute” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“I medici di medicina generale – prosegue Ravetti – sono, infatti, chiamati a intervenire sui sintomi più diversi e il 35% delle richieste di visita nasce proprio da problemi di natura psicologica. Secondo l’Ocse sarebbero oltre 84 milioni i cittadini europei che soffrono di disturbi della salute mentale, attacchi d’ansia, stati di depressione e disturbi bipolari o che sono dipendenti da droghe e alcol. La crisi, inoltre, ha aumentato l’ingiustizia sociale e l’ineguaglianza che sono spesso sfociate in atti di violenza e in episodi di emarginazione sociale”.

“In un contesto tanto allarmante è urgente che la figura dello psicologo venga rivalutata – conclude Domenico Ravetti – e si deve fare in modo che interagisca con i medici di medicina generale per supportare i pazienti, dando loro un’adeguata assistenza psicologica. Sono molti infatti i campi nei quali risultano importanti un aiuto e un sostegno e da numerosi studi è emerso che la cooperazione tra medici e psicologi, nell’ambito delle cure primarie, comporterebbe per i servizi sanitari una significativa riduzione della spesa pubblica”.

“Fi, come previsto dai giovani l’emorragia continua”

“Gli amici Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino lasciano Forza Italia. Io ho lasciato alcuni mesi fa insieme a molti giovani il partito a cui ho dedicato anni del mio impegno politico denunciando mancanza di meritocrazia e valorizzazione delle competenze.

Oggi, con l’uscita di Napoli e Ruffino, non posso che notare, anche da spettatore esterno, come la triste parabola di Forza Italia in Piemonte continui, esattamente come avevamo previsto come gruppo giovanile. Un partito che dopo la perdita di un movimento giovanile, consiglieri comunali, assessori, sindaci e iscritti, nulla ha fatto se non accusare chi chiede un radicale e forte cambiamento di essere un traditore o alla ricerca di posti, è un partito che si commenta da solo. Si è scelto allora – ed evidentemente si continua a farlo – di ignorare la deriva del partito sul territorio, provocata proprio da chi si riempie solo la bocca di meritocrazia e competenza. Non si tratta tanto di una critica quanto di un dato di fatto. Oggi più che mai abbiamo bisogno di serietà, di visione e soprattutto di coraggio. Comprendo, quindi, molto bene le posizioni di Napoli e Ruffino. A Daniela e Osvaldo: Ad maiora!”.
Lo dichiara in una nota stampa Tommaso Varaldo, ex Coordinatore del movimento giovanile di Forza Italia a Torino e Provincia e Consigliere Comunale a Chieri
Tommaso VARALDO
Consigliere Comunale e Capogruppo – Comune di Chieri

Napoli e Ruffino aderiscono a Cambiamo

   Una militanza politica lunga un quarto di secolo, trascorsa sotto le insegne di Forza Italia e dell’uomo che ha rivoluzionato la politica italiana, è un arco temporale importante: è stato ricco di soddisfazioni, di speranze, di entusiasmi e qualche volta di amarezze, come è giusto che sia perché la politica, in fondo, è una copia imperfetta della vita.

Al presidente Silvio Berlusconi desidero esprimere, nel momento in cui lascio il gruppo di Forza Italia, la mia gratitudine per quello che egli ha rappresentato nel Paese, nella politica, nel destino di ciascuno di noi.
     La politica in Italia è entrata in una fase complessa ma carica anche di attese perché le persone stanno recuperando il diritto alla speranza. La nascita del governo Draghi ha accelerato il processo di cambiamento e messo in discussione equilibri che sembravano fino a ieri inossidabili. A tutti noi è richiesto oggi un impegno nuovo, senza più le liturgie e i riti visti in questi anni. Le logiche e le convenienze personali hanno purtroppo avuto la meglio sul confronto politico libero, all’occorrenza aspro ma sempre schietto e senza retropensieri. Accetto la sfida lanciata con coraggio dall’amico Giovanni Toti per la nascita di un partito che non si fonda sulla forza degli apparati ma si presenta sulla scena politica con ricchezza e freschezza di idee per affrontare i tornanti impegnativi della nuova stagione politica. Una forza che non si sposta di un millimetro dal perimetro politico in cui abbiamo condotto le nostre battaglie. Con “Cambiamo” la politica torna a radicarsi nel territorio, a incontrare le persone e a sfidare i luoghi comuni. Con Toti voglio impegnarmi per dire che un’altra politica è possibile; che la deriva non è ineluttabile perché non è scritta nelle stelle; che il merito di ogni persona non è una concessione divina ma il risultato dell’impegno e dell’abnegazione di cui sapremo dare prova. In “Cambiamo” sono sicuro di rinnovare l’entusiasmo e lo spirito senza i quali la lotta politica si riduce a grigia sopravvivenza”.
Così il deputato Osvaldo Napoli che con la collega Daniela Ruffino ha lasciato Forza Italia per aderire al movimento di Giovanni Toti