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Il compagno Salvini, i travagli del Pd e il caos della politica

Noi credevamo che gli ultimi comunisti si fossero rifugiati nelle riserve indiane di Rifondazione o degli stalinisti di Marco Rizzo. Ci sbagliavamo: il vero comunista è Matteo Salvini.  Del resto non è una novità. Più di una ventina di anni fa fu lui l’ inventore dei Comunisti Padani. Umberto Bossi fece una fugace apparizione nelle sezioni del PCI di Varese e Maroni addirittura di Avanguardia Operaia. Ora con il centralismo democratico leghista   all’ unisono:  tutti con Mario Draghi.

Ma c’è anche Beppe Grillo che (ora) vuole assomigliare ad Amedeo Bordiga. Parola d’ ordine pentastellata: espulsioni,  espulsioni,  espulsioni. Appena diventato partito la commissione probiviri colpisce senza pietà. Fortuna che c’ è Antonio Di Pietro che gli presta il simbolo Italia dei Valori. Si badi bene , presta e non regala.  Ha sempre avuto simpatie per il nostrano Masaniello (Beppone detto Grillo) , ma mica è fesso. Qualche soldo dallo Stato italiano e dall’ Europa continua a prenderlo. E vuole lui continuare a spenderli. Sicuramente,  però,  la palma d’ oro della originale estemporaneità in politica va ad Matteo Orfini. Fonda un gruppo trasversale tra PD,  sinistra sbrindellata e pentastellati. Perché? Se la vuole giocare in proprio visto il, appena possibile,  congresso.

Matteo Orfini Dalemiano di ferro e leader dei Giovani Turchi. Soprattutto romano de Roma. Ed a Roma si voterà. Grandi manovre in atto per le liste,  con Calenda che non molla. Io mi presento,  io mi presento punto e basta. Come da programma tutto rinviato ad Ottobre inoltrato. Francamente non so come Torino resisterà ancora 9 mesi in mano ai pentastellati. Respira il Pd locale. Stava cominciando una campagna elettorale senza il candidato. Chi è determinata è lista Monviso,  alias Sergio Chiamparino e anche i Moderati dove Portas ha già candidato Carlotta Salerno a vice Sindaco,  anzi scusate vice Sindachessa,  Con Lo Russo senza se e senza ma. Perciò il Mimmo (Portas) è pure dispost , sia ben chiaro, al ballottaggio,  ad accordarsi con i pentastellati,  ma ad una condizione: Chiaretta,  per almeno due anni si ritiri in convento. Possibilmente convento di clausura. Ed arriviamo alla domanda delle domande : accordo strategico tra PD e cinquestelle? Sembrerebbe di sì.  Perché il PD  vuole questo accordo? Misteri della fede. Sicuramente paura, molta paura di una affermazione della destra, e presumo,  di non essere scoperto a sinistra. Sinistra sbrindellata e  direi estrema, quelli, per capirci che si dicono: siamo solo noi gli unici , veri rivoluzionari. Ora capitanati dall’ ex Vice Sindaco Montanari promuovono liste civiche.

Magari con Montanari candidato. Di male in peggio. Non paghi della figuraccia di cinque anni fa con Giorgio Airaudo ci ritentano. Aderiscono dalle 100 alle 150 sigle diverse.  Dai no vax  agli immancabili no Tav , ai pentastellati delusi da Beppe Grillo che si è venduto per un piatto di lenticchie,  fino all’ immancabile Rifondazione e , magari i 17 simboli di con la falce e martello. Tragicamente nulla di nuovo sotto il sole.  Intanto il Radicale,  nonché mezzo PD Boni lancia i suoi strali verso Damilano. Imprenditore e dunque presunto incompatibile con il ruolo di Sindaco. Forse ha ragione ma chi può e , in particolare,  deve stabilirlo? Non è dato sapere visto che , dopo trent’anni di Berlusca in politica,  non c’ è e forse non ci sarà mai una legge che stabilirà le relative regole di incompatibilità. Mi sa che finirà in una bolla di sapone. Ricapitolando: per scegliere i candidati c’ è tempo. Difficile, però, che si possano fare le primarie direttamente. Come un gioco dell’oca il Pd deve scegliere. Ad oggi,  che io sappia,  mediazioni tra i candidati non ci sono state. Magari il terzo “godrà”. Magari se il Professore Andrea Giorgis non farà più il sottosegretario,  potrà essere lui il candidato unitario. Forse, si vedrà. Decisamente zoppicante questo centro sinistra.  Almeno a Torino.

Patrizio Tosetto

Bilancio, Grimaldi (LUV): “La Giunta mette il cappello sugli aiuti statali”

 “casa, ambiente, diritto allo studio, cultura, niente si salva dai tagli della Giunta, capace solo di mettere il cappello sugli aiuti statali al comparto neve”.

“Il dibattito vero e proprio sul bilancio regionale è ancora rinviato a mercoledì prossimo, quando finalmente la Giunta ci presenterà il dettaglio del suo maxi emendamento, ma possiamo già dire che ci sono troppi segni ‘meno’ davanti a settori che crediamo invece vadano maggiormente aiutati. Sono diminuiti i tagli alla cultura rispetto alla prima ipotesi di un mese fa, noi crediamo ci siano ancora dieci milioni in meno per quel settore anche se la Giunta assicura siano ‘solo’ tre: in ogni caso sono troppi, specie per un settore che ha conosciuto la crisi economica più grande di sempre, che ha chiuso i battenti un anno fa senza riaprire neppure per un giorno” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Piemonte, alla prima lettura delle proposte di bilancio della maggioranza.

“Lo stesso discorso vale per il diritto allo studio – prosegue Grimaldi – a fronte di timide rassicurazioni noi crediamo che all’orizzonte ci saranno nuovi tagli: ricordiamo ad esempio che ci sono decine di migliaia di famiglie ancora senza aiuto, ma la verità è che niente appare salvo. Casa, ambiente, investimenti, il maxi emendamento non risolve nessuno dei molti problemi che soffocano il Piemonte. L’unica timida apertura c’è stata sul tema del finanziamento ai cd. ‘snodi’ per gli aiuti alle persone indigenti – commenta Grimaldi: è un tema a cui siamo molto sensibili e su cui avevamo chiesto, già dall’aprile scorso, un interessamento del Presidente Cirio in persona. Per il resto, l’assessore Tronzano ci chiede di evitare una discussione in Aula, di limitare i nostri emendamenti alla Commissione e chiudere lì la partita del bilancio 2021 ma questo certamente non sarà possibile, almeno finché rimarranno dei segni meno in capitoli che riteniamo strategici per la nostra Regione”

“Anche perché – attacca Grimaldi – mentre da un lato la Lega ci chiede collaborazione, dall’altro inquina i social network propagandando l’idea che gli aiuti al comparto sci provengano dalla regione Piemonte: niente di più sbagliato, quelli sono soldi statali, arrivano da Roma e, se vogliamo dire tutta la verità, arrivano proprio del Governo Conte. Questa Giunta non ci ha messo un euro; quando tocca a loro, i fondi li tolgono”.

La Lega con il “popolo della montagna”

DAL PIEMONTE / “Il Popolo della Montagna” è sceso in piazza  ieri di fronte alla sede di Cuneo Neve. Una grande manifestazione senza loghi, senza colori politici, senza un antagonista: solo con le voci e i volti di chi grazie alla montagna vive e che si è visto negare il proprio diritto al lavoro e al futuro.

“Ci hanno creduto e hanno investito, gli operatori turistici, i commercianti, i ristoratori, gli albergatori, gli sciatori e i maestri – commentano durante la manifestazione i consiglieri regionali Paolo Demarchi e Matteo Gagliasso, entrambi eletti nella Granda con la Lega -. Lo hanno fatto a inizio stagione quando le consuete aperture sono slittate al 26 dicembre. La data è stata posticipata al 7 gennaio, poi al 18 gennaio e infine al 15 febbraio. Aspettative, certo, ma anche costi, sostenuti a fronte dei ristori promessi da Conte e spesso rimasti al livello di semplici slogan sui social o poco più. Oggi è ora di ridare dignità al settore, cambiando radicalmente approccio, come giustamente ha detto il nuovo ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia: non ristori ma indennizzi. Perché la neve è vita per molti, non un “divertificio” senza anima che si può accendere e spegnere a piacimento di un politico e dei suoi “consiglieri” scientifici”.

“Siamo qui per portare la nostra vicinanza – proseguono Demarchi e Gagliasso – al Popolo della Montagna, che oggi si rivolge al premier Draghi con un appello accorato. La Regione è pronta a fare la propria parte garantendo fin da subito la prima tranche dei 20,5 milioni del “Bonus Montagna” destinato a tutti gli operatori del comparto danneggiati dalle chiusure. Il nostro assessore al Turismo, la leghista Vittoria Poggio, ha infatti stanziato 5,3 milioni per i gestori degli impianti di risalita e 1.500 euro per ogni agenzia di viaggio. Otterranno un sostegno anche gli sci club nella misura di 300mila euro garantiti grazie alla Federazione italiana Sport invernali, mentre agli oltre 1.800 maestri di sci verrà assegnato un contributo fino a un massimo di 2mila euro. La Regione ha voluto inserire nell’elenco degli aventi diritto anche i nuovi maestri, cui verrà riconosciuta la somma di 600 euro. Siamo certi che le voci della montagna verranno finalmente ascoltate anche a Roma, per segnare un cambio di passo necessario alla ripartenza, zavorrata non solo dal virus ma anche dalle insicurezze e dalle visioni di brevissimo periodo”.

Sulla manifestazione di Cuneo è intervenuto anche il presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte, Alberto Preioni: “Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: la montagna merita rispetto. Quel rispetto che è stato negato dall’improvvido decreto del ministro Speranza che ha prorogato la chiusura degli impianti a 12 ore dalla loro annunciata riapertura. Una decisione che ha generato danni incalcolabili che la Regione vuole indennizzare fin da subito, facendo la propria parte e mettendo sul piatto il proprio “Bonus Montagna” da 20,5 milioni di euro. E siamo certi che quella dignità calpestata verrà restituita a migliaia di operatori dall’azione politica della Lega che, da forza di governo, saprà imporre un vero cambio di passo, passando dalle mancette dei ristori di Conte a indennizzi veri e proporzionati ai reali danni subiti”.

Il centro e il “federatore”

Diciamoci la verità. Con il decollo del Governo Draghi e dopo l’irruzione del trasformismo come prassi politica e parlamentare prevalente nel nostro paese dopo il voto del marzo 2018, è del tutto evidente che la geografia politica italiana è destinata a cambiare.

E in profondità. Già in vista delle prossime elezioni politiche. Certo, non tramonteranno del tutto i capi politici attuali ma è di tutta evidenza che nasceranno altri partiti, altri contenitori e altre liste. In questa cornice, un progetto di centro è nelle cose, ovvero una forza politica di centro che sia in grado di declinare soprattutto “una politica di centro” non può non decollare. A tre condizioni, però.
Innanzitutto che sia realmente in grado di declinare una “politica di centro”, senza perdersi solo nei posizionamenti tattici e nella pura ricerca del potere. E quindi, capacità di fare sintesi, battere alla radice ogni sorta di radicalizzazione del conflitto politico, cultura della mediazione, rispetto delle istituzioni democratiche e senso dello Stato, impianto riformista, cultura di governo e, non ultimo, una classe dirigente di qualità e non frutto della improvvisazione, del pressapochismo e della casualità che sono stati il classico prodotto di un approccio populista e demagogico. Come l’esperienza dei 5 stelle ha platealmente e pubblicamente confermato in questi anni.
In secondo luogo non può che essere un partito/movimento/luogo politico plurale. Con tutto il rispetto per i movimenti e i partiti identitari, frutto di un’altra stagione storica e politica, il futuro partito di centro non potrà che essere sintesi di sensibilità, pulsioni e culture diverse che si riconoscono in un progetto politico e di governo. E quindi stop ai tentativi, peraltro condotti pur sempre in buonafede dai singoli protagonisti, che fanno della sola identità una ragione esclusiva della propria presenza politica. Tentativi che, purtroppo, si sono sempre, e puntualmente, rivelati politicamente irrilevanti ed elettoralmente fallimentari.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, una realtà politica federativa e plurale non può che avere un “federatore” come punto di riferimento pubblico e politico. Un “federatore” che sia in grado di rappresentare tutte le varie sensibilità politiche, sociali, culturali e anche territoriali che si riconoscono nel progetto politico del nuovo centro.
Ed è proprio in quest’ottica che la tradizione politica e culturale del cattolicesimo popolare e del cattolicesimo sociale può e deve continuare ad avere un ruolo protagonistico e decisivo per la costruzione di un orizzonte democratico e riformista nel nostro paese.
Contro la deriva populista e trasformistica che ormai ha contagiato larghi settori della politica italiana, tanto a destra quanto a sinistra.

Giorgio Merlo

Pd Regione: “oltre ai ristori politiche per la montagna”

“Il Gruppo del Partito Democratico ha espresso parere favorevole alla Delibera che prevede l’assegnazione di risorse al mondo dello sci (gestori di impianti, club sportivi, maestri) e alle agenzie di viaggio duramente colpiti dalla crisi economica causata dalla pandemia che ha imposto chiusure e il blocco di molte attività e che ha causato il rinvio dell’apertura della stagione sciistica.

Tuttavia, abbiamo sottolineato che i 20 milioni utilizzati per il sostegno a questi settori provengono totalmente da erogazioni del Governo Conte e la Regione si è limitata a deciderne la ripartizione” affermano laVicepresidente della III Commissione Monica Canalis e il Consigliere regionale del Partito Democratico Maurizio Marello.

“Ci saremmo aspettati che la Giunta regionale non si limitasse a erogare i ristori statali – proseguono i Consiglieri regionali dem – ma che prevedesse misure mirate a far ripartire un mondo economico in grande difficoltà”.

“Vogliamo, inoltre, precisare – concludono Canalis e Marello – che al comparto dello sci non basteranno bonus a pioggia, ma che occorrerà un piano di rilancio perché il sistema neve, come più in generale gli altri settori maggiormente colpiti dalla pandemia, ha bisogno di una politica che ne ridisegni il futuro e di investimenti che consentano la ripresa delle attività appena sarà possibile”.

Un patto per la Cultura tra le grandi Città

CULTURA. GLI ASSESSORI DELLE GRANDI CITTÀ PROPONGONO UN’ALLEANZA CON IL GOVERNO E AZIONI CONCRETE A SOSTEGNO DI TUTTI I COMPARTI

A un anno dall’inizio della pandemia, i 12 assessori alla Cultura delle grandi Città italiane hanno presentato alla stampa le loro proposte a sostegno degli ecosistemi culturali urbani, resi fragili da un anno di emergenza sanitaria e dall’incertezza che ancora governa la loro attività.

Consapevoli da subito dei danni che la situazione pandemica avrebbe provocato nel sistema socio-culturale del Paese, gli assessori Luca Bergamo (Roma), Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), riuniti in un coordinamento, hanno interloquito nei mesi scorsi sia con il Ministero che con ANCI, ottenendo risultati concreti, soprattutto per quel che concerne le garanzie riservate ai lavoratori della cultura.

Frutto del lavoro di coordinamento costante e della volontà condivisa di dare piena realizzazione al diritto alla cultura, le proposte presentate oggi dai 12 assessori si iscrivono all’interno di un’auspicata alleanza tra il Governo e i territori in cui la cultura esiste, produce e si sviluppa.

Musei, teatri, luoghi di spettacolo, sedi espositive, luoghi d’arte e cultura: le Città intendono mettere a disposizione del Governo la propria conoscenza capillare del mondo culturale e delle sue problematiche, ponendo le basi e stabilendo insieme i protocolli per una ripresa il più possibile certa, rapida e omogenea in tutto il territorio nazionale.

 

Le proposte presentate riguardano:

  1. a) la garanzia dell’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico: questo eviterebbe la reversibilità delle aperture, a meno di situazioni particolarmente gravi, garantirebbe la continuità del presidio culturale sul territorio, assicurerebbe il lavoro e fiducia, darebbe sostanza al diritto inalienabile alla cultura e fornirebbe ai cittadini alternative controllate e sicure, invece di obbligarli a una socialità compressa in pochi, e poco controllati, luoghi pubblici o privati.

L’esperienza delle Città, la serietà con cui teatri, musei e luoghi di cultura hanno mostrato di saper gestire i periodi di apertura, l’elasticità del servizio, la disponibilità ad adattarsi ai vincoli che di volta in volta si rendono necessari, rendono questo obiettivo realisticamente possibile.

 

  1. b) la garanzia dell’apertura degli istituti museali e dei luoghi di cultura anche nei weekend, nel rispetto di ogni norma prevista ad oggi per il contenimento del rischio sanitario e in attesa dell’auspicato protocollo unico. Un intervento necessario per la sostenibilità del lavoro culturale, per garantire la continuità nella conservazione del patrimonio, per consentire l’accesso ai luoghi di cultura a tutti i lavoratori del Paese, e quindi il pieno rispetto del diritto alla cultura.

 

  1. c) la costituzione di un Tavolo permanente Enti Locali in costante dialogo con il Ministero alla Cultura e, nell’ambito del nuovo assetto dei sottosegretariati ministeriali, la creazione di un sottosegretariato con delega ai rapporti con ANCI ed Enti Locali, come già avvenuto in passato per il Turismo. Questo nuovo riferimento aprirebbe un dialogo costante con il Ministero e garantirebbe la concertazione di politiche culturali – necessarie per la rinascita del Paese – tra Governo centrale e le Città, che si metterebbero a disposizione con spirito di servizio come interlocutori per la costruzione di politiche condivise e come portavoce delle istanze derivanti dai territori.

 

Infine, gli assessori hanno auspicato la creazione di un fondo speciale destinato alla ripartenza delle Città sul piano culturale.

Queste proposte nascono dall’esperienza di governo locale e dall’impegno continuo e costante nella tutela della produzione, della programmazione e del lavoro culturale. Con il senso pratico che distingue il mondo delle Città, a un anno dall’inizio della nostra collaborazione, vogliamo allinearci a quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nella replica al Senato: ‘Il rischio è di perdere un patrimonio che definisce la nostra identità […] Molto è stato fatto, serve fare ancora di più’”, hanno dichiarato gli assessori.

Crisi Covid, Grimaldi: “erano investimenti non ristori, altro che bonus”

 “La Giunta ha messo nei guai chi era già con l’acqua alla gola”

“Erano investimenti non ristori, altro che bonus la Giunta ha messo nei guai chi era già con l’acqua alla gola: la Lega e il Presidente Cirio hanno giocato con le parole fin dall’inizio e, a distanza di un anno, se le aziende dovessero essere colpite da provvedimenti giudiziari la colpa sarà solo della maggioranza che governa il Piemonte” – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“Abbiamo quasi perso la voce nel ricordare in Commissione e in Aula che la Lega stava giocando col fuoco quando chiamava Bonus quei soldi che non erano certo ristori a pioggia ma fondi per investimenti a tutti gli effetti, con paletti molto chiari per il loro utilizzo e finalizzati a mettere a norma i locali per fronteggiare il virus in attesa di una nuova riapertura”.

“Un anno fa – ricorda Grimaldi – chiedemmo un bonus Piemonte molto diverso: sia riguardo alla platea interessata, sia per le modalità di erogazione. Avevamo avvertito la Giunta dei rischi a cui avrebbero esposto le aziende ma Cirio e Co. hanno agito come se volessero giocare una partita di calcio senza contare il fuorigioco. Ma il fuorigioco esiste, speriamo che le aziende non debbano pagare le conseguenze di questa Giunta bidonista”.

I Verdi in piazza Castello illustrano il programma

Ieri pomeriggio, noi Verdi – Europa Verde Torino, siamo scesi in piazza Castello, per far conoscere ai cittadini torinesi i nostri principali  punti del nostro programma di lista per una Torino più verde, in vista delle elezioni comunali di Torino.

Crediamo in una città più sostenibile dal punto di vista ambientale, più inclusiva, più verde, attenta ai giovani e alle future generazioni.

Io prossimo/a sindaco/a dovrà avere al centro dell’agenda politica cittadina i temi dell’ambiente.

Il nostro programma per la città sarà, nei prossimi giorni, online sul nostro sito web: www.unsindacoverdepertorino.it .

 
Così in una nota dichiarano la Co-portavoce Regionale dei Verdi-Europa Verde Piemonte Tiziana Mossa e i Commissari della provincia di Torino Antonio Fiore e Angela Plaku. 

Governo Draghi, la duplice sfida dei partiti

L’avvio della esperienza del governo Draghi segna un punto di non ritorno e pone i partiti ( tutti nessuno escluso) di fronte a una duplice sfida.

Essi infatti dovranno innanzitutto dimostrare di voler garantire al nuovo governo un sostegno leale.
Che questo avvenga non è  affatto scontato stante l’eteregeonita’ delle forze che compongono la maggioranza. Per questo la sua navigazione non sarà facile.Nel suo discorso programmatico il premier ha indicato alcune discriminanti di fondo: la scelta europeista, l’irreversibilità dell’euro, il rifiuto del sovranismo, un riforme del fisco che si fondi sul principio di progressività ( chi ha di più deve pagare pagare di più ) e  la centralita’ che nel suo programma assumono  l’ ambiente, la scuola e la sanità. Infine, la pandemia come nemico di tutti e, quindi, da affrontare insieme, evitando di trasformarlo in un argomento di lotta politica come è avvenuto finora. Mentre scrivo le tv e giornali danno notizia dell’ennesimo attacco di Salvini all’infettologo prof. Galli accusato di voler fare dell’allarmismo per aver dichiarato sulla base dei dati a sua disposizione che nei prossimi 15 giorni le  varianti del virus mieteranno nuove vittime e determineranno un aggravamento della situazione. E’ l’ennesima conferma di come Salvini voglia continuare a recitare le due parti in commedia.
Nei prossimi giorni  le priorità indicate dal premier ( lotta alla pandemia- vaccinazioni, proroga del blocco dei licenziamenti,riscrittura o integrazione del Recovery plan, riforma del fisco, della PA e della giustizia civile) si dovranno tradurre  in decisioni operative e provvedimenti di legge. Nessuno piu di Draghi è in grado di affrontare la partita dei Recovery Fund, trattandosi di argomenti su cui la sua competenza e la sua credibilità sono fuori discussione, cosi come finora nessuno più dell’attuale premier aveva posto con questa chiarezza la questione del futuro delle giovani generazioni.
Ma è su questo che si misurera’ la capacità di tenuta della maggioranza e si capirà se l’unità tra forze tanto diverse continuerà ad essere percepita come un dovere.
La seconda sfida che i partiti dovranno affrontare riguarda loro stessi. Nonostante il premier abbia tenuto a sottolineare come  il suo governo non sia espressione di un fallimento della politica è del tutto evidente come sia fuorviante e illusorio ritenere che la situazione possa tornare quella di prima.
La sua formazione ha aperto discussione e divisioni all”interno dei vari partiti, sia destra che a sinistra. E di queste ore la notizia di una spaccatura non ricomponibile all’interno del M5S che sta pagando un prezzo altissimo alla decisione di non  sottrarsi alla responsabilità di sostenere il governo Draghi. Ma discussioni e divisioni esistono anche all’interno del centro- destra, che si è diviso sul sostegno a Draghi, del Pd e di Leu. Renzi e Italia Viva, che hanno riportato la Lega al governo dopo aver voluto la formazione del Conte bis per la ragione esattamente opposta, avranno invece un ruolo del tutto marginale, essendo venuto meno il loro potere di ricatto.
A sinistra la priorità è rappresentata dell’urgenza di costruire, a partire  dalla alleanza tra pd/5 Stelle e Leu, un ampio fronte progressista  che sappia ri- motivare e ri- coinvolgere attorno ad una nuova ” idea di Paese” tutti coloro ( e sono tanti)  che sentono la responsabilità di dover costruire una alternativa alla destra e ritengono non più rinviabile una riforma del modo di essere dei Partiti e della politica.
Wilmer Ronzani 

La Buona Destra e la crisi balcanica

Rimaniamo sconcertati nell’apprendere che nell’ultima seduta del Consiglio Regionale, la maggioranza di centro destra, abbia votato all’unanimità contro una proposta a tema Diritti Umanitari, concernente la grave crisi che si sta vivendo nel corridoio balcanico.

La proposta chiedeva la creazione di un corridoio umanitario per le persone in grave difficoltà e per i nuclei famigliari con figli minori, chiedendo al contempo un supporto per le tante Associazioni Umanitarie della nostra Regione, operative da tempo nell’area.

A seguito delle dichiarazioni dell’Assessore Marrone, tutte le forze politiche di centrodestra hanno votato contro la proposta, nonostante le posizioni recentemente assunte a livello nazionale. Nè da Forza Italia nè, tantomeno, dalla Lega si è levata alcuna obiezione, anche se una votazione simile risulti in piena contraddizione con quanto espresso a livello Parlamentare.

Evidentemente, nella nostra Regione, non sono arrivate le recenti posizioni europeiste e liberali che gli stessi partiti hanno assunto in Parlamento, e nemmeno sono state recepite le parole del Presidente Draghi in tema di rispetto dei diritti umani, nonostante gli scroscianti applausi elargiti dalle loro posizioni.

Come Buona Destra Piemonte rimaniamo basiti che da parte della Giunta Regionale ci sia così poca attenzione al tema e crediamo che per essere coerenti con quanto espresso a Roma, anche a livello territoriale le posizioni europeiste, liberali ed umanitarie di questi partiti dovrebbero essere seguite.

La nostra Regione ha una grande tradizione in tema di liberalismo, accoglienza e rispetto dei diritti di tutti e come Buona Destra auspichiamo che tali tradizioni vengano portate avanti anche dalle attuali forze politiche alla guida dell’Istituzione.

Claudio Desirò

Buona Destra Piemonte