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Moderati: “Rilanciamo Torino”

Un incontro per discutere del futuro cittadino alla presenza del Sindaco Lo Russo

Elette, eletti, amici, sostenitori e riferimenti sui territori si confronteranno questa mattina (ore 10.30 in via Lombroso 26, “Sala Molinari”) sulla necessità di un nuovo impegno per la nostra città. “L’incontro, a poche settimane dal voto, – spiegano i promotori- è il primo di questo tipo organizzato da una forza politica che, in Sala Rossa, sostiene il Sindaco Lo Russo, che sarà presente e porterà il suo saluto, così come l’Onorevole Giacomo Portas. Interverranno Silvio Magliano e Carlotta Salerno; parteciperanno Simone Fissolo, Ivana Garione, Massimiliano Miano e i Consiglieri delle otto Circoscrizioni cittadine.”

“Rilanciamo Torino – Un nuovo impegno per la nostra città”: titolo e sottotitolo significativi per l’incontro dei Moderati in programma sabato 4 dicembre alle ore 10.30, in via Lombroso 26 a Torino presso la “Sala Molinari”. Saranno presenti elette ed eletti, amici, sostenitori e riferimenti sui territori: i Moderati sono la prima forza politica di Maggioranza che, in questa nuova consiliatura, organizza un simile momento di pianificazione e strategia.

Alla presenza del Sindaco Lo Russo e dell’Onorevole Giacomo Portas, Leader dei Moderati, che porteranno il loro saluto, interverranno Silvio Magliano (Capogruppo dei Moderati in Consiglio Regionale del Piemonte) e Carlotta Salerno (Coordinatrice cittadina e Assessore del Comune di Torino). Parteciperanno Simone Fissolo (Capogruppo dei Moderati in Consiglio Comunale a Torino), Ivana Garione (Vice Capogruppo dei Moderati in Consiglio Comunale a Torino), Massimiliano Miano (Presidente della Circoscrizione 8, Torino), le elette e gli eletti nelle otto Circoscrizioni cittadine.

Anche con questo momento strategico di incontro e confronto i Moderati intendono “portare un contributo in grado di fare la differenza nell’opera politica di rilancio di Torino, dopo cinque anni di Amministrazione Cinque Stelle.”

Case di comunità, Canalis (Pd): scelte trasparenti

La consigliera regionale Monica Canalis (Pd): “Su decisioni così importanti serve un confronto urgente con i Sindaci e le parti sociali per non sprecare questa grande occasione”

«Oggi, 2 dicembre, la Giunta Cirio ha dato risposta alla mia richiesta di accesso agli atti del 16 novembre sulle Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le centrali operative territoriali.

Ormai mancano pochi giorni alla scadenza del 10 dicembre, la data fissata per la ricezione delle osservazioni dei Sindaci. Chiedo, pertanto, che l’assessore Luigi Icardi e i Direttori delle Asl convochino con urgenza i Sindaci per recepire le loro osservazioni e modificare di conseguenza la proposta.

Sulle Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali previste dal PNRR si gioca il futuro della sanità di territorio e delle politiche sociali per le persone più fragili.

Per questa ragione siamo preoccupati, poiché le decisioni devono essere condivise e non discrezionali.

Le Asl e l’assessore Luigi Icardi devono mettere gli attori istituzionali e sociali in condizione di partecipare ad una valutazione così delicata, che impatterà per decenni sulle politiche sanitarie e sociosanitarie del Piemonte e che, per avere garanzie di riuscita, deve poter contare sulla coesione territoriale.

Il confronto deve avvenire a tutto campo, con tutti i Sindaci, e soprattutto dando il tempo al Consiglio Regionale, titolare dei poteri di indirizzo sulla programmazione sanitaria, di apportare modifiche nei tempi dovuti.

Il PNRR non può essere appannaggio di una sola parte politica, soprattutto in materia di sanità e sociale.

Sotto il profilo tecnico, è importante che gli Ospedali di Comunità non siano collocati in edifici troppi vetusti e che le Case di Comunità siano ben distribuite sui territori e ancorate alle preesistenti esperienze delle Case della Salute, per non disperdere il lavoro già fatto in questi anni.

Le Case della Salute già operanti devono essere valorizzate, potenziate e migliorate, e le realtà che negli anni hanno profuso risorse ed impegno per promuovere con successo la medicina di gruppo o l’integrazione socio sanitaria non possono ora essere penalizzate nella distribuzione dei fondi europei. Le Asl e l’assessore Icardi tengano in buon conto le buone pratiche e l’equa distribuzione territoriale delle Case di Comunità.

Tangenziale Est (o progetti alternativi), si proceda con urgenza

Giuste le richieste al neo Sindaco metropolitano Lo Russo da parte di ventisei Comuni del territorio: l’anello della tangenziale va chiuso attorno a Torino, come da tempo sosteniamo in Comune, in Città Metropolitana e in Consiglio Regionale del Piemonte, per ragioni economiche, di sicurezza e anche ambientali.



Subito il Tavolo di Lavoro, subito la ripresa della discussione politica sul tema: la chiusura a est dell’anello tangenziale attorno a Torino è sempre più, per il nostro territorio, una necessità. Condivido dunque la richiesta di 26 Sindaci a Stefano Lo Russo di farsi promotore dell’istituzione di un Tavolo di Confronto che riporti all’ordine del giorno e in cima all’agenda politica la Tangenziale Est o le sue eventuali alternative. L’Osservatorio Territoriale Infrastrutture Nord-Ovest di Confindustria ha inserito negli scorsi mesi la Tangenziale Est nell’elenco delle opere ingiustamente finite in coda al dibattito pubblico e politico. Da sempre sosteniamo – sia in Consiglio Comunale, sia in Consiglio Metropolitano, sia in Consiglio Regionale  – l’urgenza di procedere a una progettualità concreta su questo argomento. Nel frattempo, sulle nostre strade collinari e precollinari i problemi continuano a non essere risolti, dal momento che la locale rete di strade è intasata di mezzi pesanti (e inquinanti). Insieme a noi, chiedono un intervento urgente il tessuto imprenditoriale, i residenti, le prospettive stesse di un territorio che deve affrontare tutte le criticità connesse al transito di mezzi pesanti su una rete stradale attualmente non strutturata per quel tipo di traffico, tanto che gli incidenti sono all’ordine del giorno.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Pnrr Sanità: l’assessore Icardi replica alle opposizioni

 «CON IL TERRITORIO MASSIMO CONFRONTO, L’INCERTEZZA RIGUARDA LE SCELTE DEL GOVERNO»

«Tutte le proposte delle Aziende sanitarie locali sul Pnrr sono state vagliate e condivise dagli Uffici dell’Assessorato e dall’assessore alla Sanità, dopo di che i direttori generali sono stati incaricati di confrontarsi con i sindaci del territorio e di raccogliere le loro proposte. Allo stesso modo si è agito con Torino, dove c’è già stato un primo incontro con l’assessore comunale alla Sanità, a cui ne seguirà un altro venerdì prossimo. Abbiamo lavorato all’insegna del dialogo e del confronto istituzionale con tutti. Mi riesce pertanto difficile accettare l’affermazione secondo cui la gestione dei fondi del Pnrr per le Case e gli Ospedali di comunità stia avvenendo da parte della Sanità regionale senza alcun coinvolgimento del territorio. Semmai occorre dire, invece, che ancora ieri il ministro della Salute ha prospettato un ulteriore taglio del 5 per cento delle risorse del Pnrr destinate alle Regioni del Nord per darle a quelle del Sud, mettendo di nuovo in forse la programmazione generale degli interventi, già penalizzati dal precedente taglio del 10 per cento. Sono queste le vere incertezze, non certo l’iter programmatorio della nostra Regione, che sta agendo in piena condivisione con il territorio».

Cosi l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, replicando alle dichiarazioni dei Gruppi di opposizione in Consiglio regionale sulla gestione dei fondi del Pnrr per la Sanità.

«Dopo che il Ministero aveva deciso di sottrarre al Nord il 10 per cento delle risorse a favore del Sud – continua l’assessore Icardi -, il numero delle Case di comunità realizzabili in Piemonte era sceso da 93 a 90. Con l’ulteriore ridimensionamento proposto ieri dal ministro, si passerebbe per il Piemonte a 82 Case di Comunità, il che vorrebbe dire dover ridiscutere gran parte del Piano. Uno scenario che costringerebbe il Piemonte, come tutte le altre Regioni, ad una ulteriore corsa contro il tempo, subendo decisioni che certamente non appartengono alla nostra volontà».

Ex Embraco: 7 mila euro un tragico epilogo

EX-EMBRACO, COSTANZO (ALTERNATIVA): “LIQUIDAZIONE DOPO ANNI DI FALSE PROMESSE”

 

“Con la cassa integrazione che finirà il 22 gennaio senza possibilità di proroghe e la Naspi alle porte, la proposta “prendere o lasciare” da 7mila euro lordi a testa per liquidare 391 lavoratori ex-Embraco è l’ultimo atto di un vergognoso balletto che da 4 anni si consuma sulla pelle dei lavoratori. Il tragico epilogo di questa vicenda è la pietra tombale sull’intera classe dirigente, locale, regionale e nazionale che ha solo saputo promettere senza mantenere una sola parola”. Così in una nota la deputata Jessica Costanzo (Alternativa).

Torino e la Fiat ieri e oggi

Andrea Agnelli, presidente dell Juventus ha le sue gatte da pelare.  L’accusa è ben precisa: falso in bilancio per alterazioni sopravenienze attive o passive.  Praticamente, sostengono gli inquirenti,  “giocavano” con i valori dei cartellini dei giocatori.  Direi nulla di nuovo sotto il sole. A mio parere, modestissimo parere difficile da dimostrare.

Comunque la procura ci tenta. Il momentaccio è anche in campo.  Ma qui mi taccio visto la mia manifesta incapacità nel giudicare. Ma  non erano bravissimi nell’amministrare e produrre utili? I sapientoni hanno sempre detto di sì.  Eppure la stirpe degli Agnelli da decenni fa sempre acqua. Fosse un problema solo loro,  va be’. Ci potrebbe anche stare.  Ma sono più di 40 anni che ne paghiamo le colpe (m noi torinesi. Oltre 40 anni di totale e radicale decadenza. Vero che in passato ne abbiamo goduto.  Per l’appunto un passato oramai remoto. Migliaia e migliaia di metri cubi totalmente inutilizzati. Sicuro, non colpa solo  degli Agnelli. Il loro negativo contributo lo hanno dato.  L’ignavia della locale politica ne è  testimonianza. Ora il cerino in mano è  passato  a Stefano lo Russo.  E lui si sta organizzando.  Coadiuvato dal fido Valle e assessore segretario Mimmo Carretta decide le sorti di Torino.  Per ora si limitano alle cariche nei vari enti.  Poi si vedrà. Così tengono fuori dalla lista del PD per la Città metropolitana i sindaci di Grugliasco e di Collegno. Obbiettivo mettere uno di loro a vice presidente.  Obbiettivo successivo: indicare i vari consigli di amministrazione dei vari enti. Ma non basta. Ci sono anche le nuove nomine delle fondazioni  bancarie.  Prima fra tutte il SanPaolo. Controllate le banche! Si sa, non è uno scherzo.  Come si sa che banche e Fiat erano accomunate dalla presenza della massoneria.  Massoneria che ha dimenticato i valori risorgimentali ed anche quel connaturato antifascismo per diventare uno dei più importanti ed oscuri poteri d’Italia. Torino non è solo stata capitale dell’auto. A detta di molti a Torino la massoneria l’hafatta da padrona.  Addirittura due logge. Piazza Vittorio e piazza Castello.

Inquietante perché non se ne debbono conoscere gli iscritti. Tra i cosiddetti poteri forti. E in questa campagna elettorale che cosa hanno fatto? I bene informati sostengono che avrebbero prima appoggiato Damilano, poi fiutata l’aria si sono  defilati. Sempre pronti a ritornare in pista. Come al solito basta aspettare per vedere dove tira il vento.  Nel mentre Super Mario Draghi avrebbe sbloccato la Tav. Tanto rumore per nulla. Solo persi altri 2 anni. Ed ora la Tav si incontrerà o si scontrerà con la politica green . Anche qui vedremo. Vedremo soprattutto si che cosa sarà capace una città come Torino con circa un milione di cittadini. Una cosa è certa.  Stavolta vietato sperare negli Agnelli. Hanno da decenni altro in testa.  Sono sicuramente contenti gli azionisti Fiat.  Le azioni che valevano 15000 euro ora ne valgono almeno 60000. Con le banche sempre pronte a monetizzare. Concretamente prendere le azioni come garanzia di prestito.  Piove sul bagnato, direi. Solo che è cambiato l’interesse economico.

Viva la finanza.  Ed in questo gli operai poco ci stanno. Ma come si dice , ognuno dei suoi soldi ne fa quello che vuole. Purtroppo non tutti.  Lo Stato ad esempio.  Solo un anno fa Fca prendeva 6 miliardi come contributo Covid.  Con l’obbiettivo di aumentare la produzione in Italia e Torino.  Nulla di tutto questo è avvenuto. Con la successiva fusione con Citroen si è fatto il resto. Sempre secondo i bene informati chi conta sono solo i francesi, con la famiglia Agnelli ben contenta di dividersi i dividendi. Ma qua non vogliamo ne’ possiamo fare moralismi e dunque demagogie. Una città non campa con i soldi dei dividendi di altri. Campa con il lavoro.  Lavoro retribuito che produce spendendo, risparmiando ed investendo.

Sarò alla vecchia maniera, ma non vedo altre soluzioni. Sia ben chiaro il decadimento della nostra città non è dipeso solo dagli Agnelli.

Anzi,  loro hanno giocato fino in fondo il loro ruolo.  Come alla Juventus.  Perseguendo solo il loro tornaconto. E’ mancata totalmente la politica ma rimane una speranza: che Stefano lo Russo sia diverso imboccando una strada diversa.

Patrizio Tosetto

Pnrr, sanità. Gallo (Pd): “Cirio balla da solo”

“Da tempo è nota la scadenza del 20 dicembre entro la quale dovrà essere presentato uno schema di utilizzo dei 535 milioni destinati dal PNRR – missione 6 per gli investimenti nella sanità piemontese. Il Piano decisamente complesso, perché deve rispondere alle esigenze dei singoli territori, avrebbe dovuto essere scritto con il contributo di tutti gli attori interessati: amministrazioni locali, organizzazioni sindacali, rappresentanti del mondo sanitario e quel Consiglio regionale che Cirio e la sua Giunta continuano a ignorare e a non informare, limitandosi a chiederne un voto di ratifica” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Raffaele Gallo.

“A venti giorni dall’invio dello schema, i Sindaci lamentano il mancato coinvolgimento, i sindacati evidenziano che una convocazione per il 2 dicembre, come quella ricevuta dalla Regione, è ormai tardiva e i Consiglieri regionali continuano a essere all’oscuro di tutto, Inoltre i direttori generali hanno ricevuto un inspiegabile mandato di riservatezza” accusa il rappresentante del PD.

“Diciamo basta a questo modo di agire e diciamo basta alle decisioni calate dall’alto dalla Giunta Cirio che poco o nulla hanno a che vedere con le esigenze di territori e cittadini. Gli enti locali andavano coinvolti in una vera attività di co-progettazione dal basso insieme al Consiglio regionale che ha la competenza sulla programmazione sanitaria. E allora perché non siamo stati coinvolti?” incalza Gallo.

“La Giunta regionale – aggiunge il Presidente Gallo – non pensi di portare in Aula uno schema di programmazione delle risorse e di ottenerne l’approvazione come se nulla fosse. Siamo stanchi di questi metodi. I territori e il Consiglio vanno riconosciuti e rispettati. Poteva essere un’occasione per ripensare la sanità regionale e il rapporto tra ospedale e territorio, ma rischia di diventare un’operazione cosmetica con la quale mettere delle targhe su edifici ristrutturati”.

Se si declinano gli obiettivi nazionali sul Piemonte emerge che le risorse serviranno per rendere operativi circa 90 case della comunità e 27 ospedali di comunità, realizzare 40 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, ultimare centinaia di interventi antisismici e formare circa 20mila persone: una svolta epocale.

“Abbiamo anche bisogno di discutere del tema principale, di cui nessuno parla: il personale. Il sistema è già in una crisi grave attualmente. Per potenziare i servizi non è sufficiente costruire nuove strutture. Serve qualcuno che lì dentro ci lavori: servono medici, infermieri, OSS, impiegati amministrativi. Ma di questo nessuno parla” conclude Raffaele Gallo.

 

Piste ciclabili, Fdi chiede al Comune di intervenire

 LIARDO-MAGGIA (FDI): “INTERVENIRE SUBITO” 

“Occorre ripensare le piste ciclabili “grilline”, intervenendo sugli interscambi pericolosi. Torino ha già visto troppi incidenti gravi – a dichiararlo solo il consigliere comunale di Fdi Enzo Liardo e il consigliere della Circoscrizione 4 Luca Maggia, intervenendo sul terribile incidente di ieri sera tra un’auto e una bicicletta, nei pressi di Piazza Rivoli. “Qualora la dinamica fosse accertata – proseguono Liardo e Maggia – ci troveremmo davanti all’ennesima opera di viabilità che mette a rischio la sicurezza dei cittadini. Già più volte i residenti della zona avevano segnalato le problematiche delle ciclabili intorno a piazza Rivoli e non solo, ora serve intervenire. Chiederemo risposte all’amministrazione comunale e di circoscrizione, ma soprattutto chiederemo interventi rapidi per modificare i percorsi e renderli sicuri per automobilisti, pedoni e ciclisti”.

Vaccini, Grimaldi (LUV): Icardi ci dà ragione e incolpa Figliuolo, ma gli hub non erano superflui

“Perché non facciamo mai valere la nostra autonomia?”

L’Assessore Icardi ha detto testualmente: ‘Grimaldi ha ragione’, ha ammesso che la Regione rincorre sempre emergenze e disposizioni contraddittorie, che non ha senso chiudere delle strutture per poi riaprirle. Dovremmo aprire a tutte le possibilità di vaccinazione, di sicuro non ridurre, né tantomeno chiudere, l’attività dei centri vaccinali. Ma subito dopo Icardi ha aggiunto che sarebbe stata indicazione del Commissario Figliuolo quella di dismettere gli hub ‘in eccesso’, ‘superflui’. Lo è stata davvero? E potevamo considerare quelle strutture superflue? Come è possibile che degli hub presso Lavazza, Basic Net, Reale Mutua e Valentino nemmeno uno sia stato salvato?” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, che  ha presentato un question time per ottenere dalla Giunta un chiarimento sulla strategia di gestione degli HUB Covid19 per l’inoculazione della terza dose di vaccino.

C’era davvero bisogno di smantellare tutto ciò che avevamo per poi fare marcia indietro?” – prosegue Grimaldi. – “Nessun Commissario Figliuolo aveva il potere di mettere i lucchetti ai nostri hub, né di paventare sanzioni penali per mancata chiusura. Perché non facciamo mai valere la nostra autonomia?”

Politica e ispirazione cristiana. La lezione di Carlo Donat-Cattin

Di Giorgio Merlo

Il libro scritto da Giorgio Aimetti pubblicato recentemente da Rubbettino, “Carlo Donat-Cattin, la vita e le idee di un democristiano scomodo”,

non ripercorre soltanto il magistero politico, culturale, sociale ed istituzionale – e privato – del leader democristiano piemontese e di un importante e qualificato statista della prima repubblica, ma ha il merito di rileggere anche le costanti che hanno caratterizzato la politica italiana per quasi 50 anni.
Certo, sono molti gli aspetti che si potrebbero trarre da una vasta ed interessante pubblicazione come questa. Ma c’è un aspetto che a volte viene dimenticato, o volutamente sottovalutato, e che invece merita di essere ripreso e approfondito perchè non ha una scadenza temporale nè può essere banalmente storicizzato. Parlo del rapporto tra i cattolici e l’impegno politico, o meglio il ruolo dei cattolici democratici, popolari e sociali nella cittadella politica italiana nelle diverse fasi storiche e che resta un tema di grande attualità. Moderno e contemporaneo. E nell’epoca storica che ha visto protagonista Carlo Donat-Cattin – cioè dall’inizio degli anni ‘50 sino all’inizio degli anni ‘90 – il rapporto dei cattolici con la politica e soprattutto con la gerarchia ecclesiastica e i suoi insegnamenti è stato un elemento costitutivo per lo stesso impegno nella società e nelle istituzioni democratiche.
Un rapporto che è stato comune e simile per molti leader democratici cristiani ma non per tutti. In sintesi, per uomini come Donat-Cattin essere un cattolico impegnato nel pubblico – nell’Azione cattolica come nel sindacato, nella politica come nelle istituzioni – è sempre stato ispirato a 3 criteri di fondo che rispondono anche alla sua concreta esperienza nelle varie fasi della sua vita.
Innanzitutto un rigoroso rispetto della laicità dell’azione politica e sindacale. Differenza dei ruoli e dei “piani”, come si diceva un tempo, ma sempre ispirati ad una concezione che affondava le sue radici nell’umanesimo cristiano e, per quanto lo riguardava, nel filone del cattolicesimo sociale. Per questi motivi la dottrina sociale della Chiesa, nella sua diversa e continua evoluzione, ha sempre avuto un’importanza centrale per tutto il suo magistero pubblico. E coniugare la laicità dell’azione temporale con una coerente aderenza all’insegnamento della Chiesa è sempre stato il faro che ha illuminato la sua militanza concreta.
In secondo luogo nessun cedimento al clericalismo e al confessionalismo. Atteggiamenti, invece, che hanno contraddistinto, nella lunga stagione politica democristiana, il comportamento politico di molti altri esponenti che a volte confondevano l’aderenza all’insegnamento della Chiesa e, nello specifico, di alcuni settori della gerarchia, con il condizionamento della concreta azione politica. Una sorta di clericalismo strisciante che era apprezzato nelle segrete stanze delle varie Curie disseminate in tutto il paese ma che non incrociava gli interrogativi e le domande che una società, sempre più laica e secolarizzata, poneva ai politici. Anche e soprattutto cattolici. E Donat-Cattin, su questo versante, ha sempre privilegiato i contenuti e il progetto politico di cui si faceva portatore rispetto a indicazioni che provenivano da altri settori. Qualsiasi essi fossero.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, la rettitudine morale e personale di Donat-Cattin senza mai scivolare nel moralismo sciatto e avaloriale. Di qui la celebre distinzione tra i “moralisti” che indicano un problema e individuano se stessi e il proprio clan come gli unici titolari ad affrontarlo e risolverlo, e i “moralizzatori” che, al contrario, si battono per la soluzione del problema senza anteporre mai la propria persona e il proprio cerchio di amici coma la via miracolistica e salvifica da perseguire. Sotto questo aspetto, la lunga, complessa e difficile militanza politica di Donat-Cattin ha sempre concentrato la sua attenzione sui contenuti dell’azione politica e sindacale senza mai farsi affascinare o condizionare dai richiami moralistici frutto di una sub cultura che ha caratterizzato, al contrario, alcune esperienze riconducibili al mondo cattolico tradizionale.
Mi sono soffermato solo su tre aspetti, tra i tanti, che si potevano ricordare attorno a questo tema. Ma, comunque sia, anche per intraprendere oggi una nuova e rinnovata azione politica da parte dei cattolici italiani non possiamo – e non dobbiamo, a mio parere – dimenticare lo straordinario magistero politico e culturale di uomini come Carlo Donat-Cattin. Che hanno anche pagato personalmente un duro prezzo per aver sempre conservato nella loro vita una coerenza esemplare e cristallina nell’ azione sindacale, politica e istituzionale.