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La qualità del prossimo Parlamento non sarà migliorata dalla presenza o meno della Senatrice Casellati…

Con le logiche attuali anche un Donat-Cattin avrebbe rischiato 

Il  rinnovo del Parlamento dovrebbe essere il momento più alto nella vita del Paese a prescindere da chi vincerà le elezioni perché la qualità del Parlamento potrà dare leggi di riforma di grande rilievo  che aiutino la economia e la società italiana a tenere il passo con la economia globale e con i grandi cambiamenti climatici . Purtroppo nella scelta dei partiti non prevale più la logica della qualità e della competenza ma quella della vicinanza al commissario regionale ..o altro
Anche i giornali hanno le loro responsabilità. Invece di presentare agli elettori il bilancio del lavoro svolto dal Deputato X o dal Senatore Y a difesa del proprio territorio o del proprio Paese , ai giornali interessa conoscere il Gossip e sapere chi verrà designato e soprattutto ai giornali e alle TV interessa sapere chi vince. Mentre nel calcio tifosi e allenatori sono sempre più interessati alla qualità dei giocatori che i patron acquistano al mercato estivo,  che in Parlamento vengano eletti esperti nelle varie materie , politici che rappresentino bene i propri territori , interessa solo a una minoranza illuminata. Mentre  nell’800 i Deputati locali difendevano al meglio i propri territori ora capita  che i parlamentari eletti non si accorgono che nella ultima Legge Finanziaria non vi sono finanziamenti a favore del settore auto , per fare un esempio o che i fondi per la Intelligenza artificiale siano stati ridotti a un quinto.
Così a difendere la TAV non sono scesi in piazza i ben pagati deputati e senatori torinesi ma bensì noi della Società civile.
Torino seppe riprendersi dalla perdita della Capitale garanzie anche alla qualità dei suoi Consiglieri Comunali che contemporaneamente erano anche Ministri del Governo nazionale.(Quintino Sella).
Quando i leader di partito difendono i parlamentari uscenti dovrebbero fornire un Bilancio della attività svolta nell’ultima legislatura , una delle più modeste di sempre.
Partiti e deputati deboli che non Han saputo opporsi alla demagogia dei 5 stelle che con un taglio esagerato del numero dei parlamentari non hanno risolto alcun problema del Paese anzi renderanno più difficile la attività di Camera e Senato future.
Cosicché oggi il taglio del numero dei parlamentari rischia di tagliare ancora di più la qualità degli eletti. Perché la legge di Grishan , la moneta cattiva scaccia quella buona, non  vale solo nella economia ma anche in politica .Così la brava Porchietto rischia il posto a favore di persone che non hanno brillato per qualità ma che verranno premiati per altre qualità . Cosicché chi ha guidato la iniziativa che ha portato a Torino la Autorità dei trasporti o che ha avuto il coraggio di organizzare la Piazza che ha salvato la TAV, difendendo alla grande gli interessi dei torinesi di oggi e di domani , viene dimenticato. Non capito’ così a Luigi Arisio l’organizzatore della Marcia dei 40.000 che al contrario venne portato in Parlamenro dall’allora PRI.
E invece con candidature di qualità , esperienza e passione , Torino avrebbe potuto essere rappresentata maglio in Parlamento e contare di più a Roma.
Mino GIACHINO 
SITAV

Elezioni, Ruffino: “Solo nelle peggiori dittature no a confronto avversari politici”

“Solo sotto le peggiori dittature ci si rifiuta di fare il confronto tv con gli avversari politici. Eppure un confronto a tutto campo tra i leader dei principali schieramenti, soprattutto per queste elezioni politiche, sarebbe un gesto di rispetto verso i cittadini che devono sapere e capire a chi dare correttamente la loro preferenza il 25 settembre”. Dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Un rifiuto, o peggio fare in modo che le trasmissioni televisive non lo organizzino, altro non è che una totale e violenta mancanza di democrazia, speriamo che non sia la direzione verso la quale l’Italia si sta indirizzando”, conclude

Molinari (Lega): “Disabilità, oltre 22 milioni di euro per il Piemonte”

“Oltre 22 milioni di euro sono stati destinati al Piemonte per progetti e servizi dedicati alla disabilità. Risorse che aiutano le realtà locali a potenziare e migliorare i servizi, attuare progetti di vita per le persone con disabilità e garantire sostegno alle loro famiglie: 1,6 milioni dal Fondo inclusione 2021 per il turismo accessibile; 4,3 milioni per attività ludico sportive, strutture semiresidenziali e sport; 7,2 milioni dal Fondo inclusione 2022-23 per l’autismo; 7,6 milioni dal Fondo assistenti alla comunicazione; 1,8 milioni dal Fondo caregiver. Un passo avanti grazie all’impegno della Lega e del ministro Erika Stefani”.

Lo dice in una nota il deputato della Lega Riccardo Molinari, coordinatore della Lega in Piemonte.

Appendino candidata in tutto il Piemonte

Nel corso della notte sono stati resi noti i risultati delle “parlamentarie”, le consultazioni interne dei pentastellati. L’ex sindaca Chiara Appendino sarà capolista in Piemonte. Si candideranno anche gli ex assessori M5S Iaria e Unia. Appendino si presenterà in tutti i collegi plurinominali del Piemonte

Partiti alle grandi manovre. Ma chi pensa al territorio?

Un Pd che pericolosamente sta scivolando a sinistra. Pericoloso per ciò che avrebbero voluto essere. Con una legge del contrappasso.
Enrico Letta, democristiano doc schiacciato su Fratoianni. Che brutta fine. Fino a ieri gli ex comunisti accusavano il Pd di essere in mano agli ex democristiani.
Rotto con Calenda, mi sa che Enrico Letta ha perso un po’ il controllo della situazione.
Emblematico il caso della zona ovest. Grugliasco, Collegno e Rivoli.  Secondo i sondaggi il centrosinistra è sotto di 5 punti.
Enrico Letta si appella ai Sindaci: scendete voi in campo, vogliamo valorizzare il territorio. Pronti i sindaci, il PD locale ed il segretario provinciale: propongono Monta’ ex sindaco di Grugliasco.  Risposta: candidato Davide Gariglio retrocesso da capolista alla Camera, per fare posto a Mauro Berruto imposto da Letta. Davide Gariglio democristiano doc ed ex renziano probabilmente paga il curriculum vitae… dunque strada in salita per essere rieletto e forte arrabbiatura dei piddini locali. Un capolavoro per perdere. E Debora Serracchiani candidata capolista ad Alessandria?  Probabilmente manco la vedranno in campagna elettorale.  Che disastro.
Ma tanto Enrico Letta ha già le valigie pronte e dopo le elezioni si dimetterà. Raggianti Carlo Calenda e Matteo Renzi.  Sicuramente porteranno a casa più voti. Lubatti, Fregolent e Marino pronti nel fare il loro dovere ed il treno per Roma per loro è già prenotato.
Per ora , almeno per ora, mi sa che chi si avvantaggerà di queste liste , decisamente bislacche del PD sarà Azione – Italia Viva con l’intramontabile Matteo Renzi.
Altro discorso sono i pentastellati. Le cosiddette primarie online sono fumo negli occhi . Chi sarà candidato ed eletto ha una sola caratteristica: essere amico di Conte.
Il Movimento cinquestelle oramai è diventato un giocattolino, appunto, di Conte.
Sulla galassia di sinistra o dir si voglia di estrema sinistra, francamente mi sono perso.
Forse dovrei dedicarci un po’ più di tempo.
Ma francamente penso d’avere altro di molto più interessante che seguire i nostalgici di ciò che è stato il Pci. Cose da cent’anni fa, giusti  giusti. Unica cosa che ho inteso la proposta di Ingroia di candidare Gina Lollobrigida, la loro nuova pasionaria. Decisamente azzardato,per non dire altro di più ilare.
Un certo rilassamento nel centrodestra.  E sicuramente in Fotza Italia qualcuno vuole forzare e togliere candidati a Fratelli d’Italia.
Sono piccole scaramucce poco rilevanti. Tutti sanno che i Fratellini della Meloni faranno la parte del leone. Gilberto Pichetto saldamente ancorato nel suo biellese con solidi rapporti con Berlusca che ha delegato Tajani nel fare con Salvini e Meloni. In Piemonte tutti confermati gli uscenti. Sembra che vogliano castigare la Porchietto per le sue pericolose amicizie con Carfagna uscita da Forza Italia.  Ma non penso . Sarebbero stupidi. Poi è arrivato il momento di Fabrizio Comba.  Anzi è ritornato il momento di Comba.
Segretario regionale  di Fratelli d Italia e grande amico e sodale di Giudo Crosetto.
Damilano corteggiato sia da Calenda che dal centro destra. Vedremo.
Ed il territorio, precisamente gli interessi del nostro territorio chi li farà?  Buio totale. Del resto non è una novità. Chiosa finale.
Chi vincerà tra Stefano Lepri e Roberto Rosso in Barriera di Milano?  Tutti e due ricandidati.
Stefano Lepri arriva dalla Margherita con un passato di giovane democristiano.  Roberto Rosso giornalista e canavesano . Tutti e due fino a 15 giorni fa poco c’entravano con Barriera di Milano.  Barriera che ora ha un presidente di quartiere di Fratelli d Italia.
Vero che Roberto Rosso è stato eletto 5 anni fa in Barriera.  Ma in questi ultimi 5 anni non si è visto molto. Vedremo, ricordando che fino a trent’anni fa Barriera era una roccaforte inespugnabile dei comunisti. Come diceva il mio Vate Toto’: come passa il tempo.
Dimenticavo. Mimmo Portas fatto fuori dal Pd.
Dunque i Moderati fuori dai giochi con Carlotta Salerno che rimarrà assessore.
Ma questa è un altra storia.
Patrizio Tosetto

Buona Destra Piemonte: si dimette il Coordinamento Regionale

Con la nascita dell’alternativa centrista si dà il potenziale inizio ad una nuova stagione politica che, a seconda degli scenari politici successivi al 25 Settembre, potrebbe portare al superamento di quel bipolarismo mai realmente esistito e che si è trasformato, negli anni, in un bipopulismo dannoso per il Paese.

Crediamo però che in politica debbano esistere dei limiti, crediamo che la dignità e la coerenza debbano essere sempre perseguiti, crediamo che quando un leader di partito inizia ad apparire come appartenente ad altro partito,  per dignità e coerenza, prima dovrebbe lasciare il partito di cui indossava il simbolo. Sopratutto se quel partito non è nato dal singolo e non è nato, almeno nell’apparenza, come comitato elettorale di quel singolo. Crediamo che esistendo uno Statuto lo si dovrebbe seguire e, da Statuto, i tesserati di altri partiti dovrebbero essere espulsi. Sempre che partito, Statuto e valori non siano stati unicamente un bluff per ritagliarsi un po’ di visibilità.
Crediamo che seguire il vento in balìa delle onde, innamorandosi del “forte”di turno, non sia politica. Crediamo che essere passati dalla politica “alta ed altra” alla fase Contiana, poi Draghiana, poi Calendiana, passando dalla retorica antifascista del fronte antisovranista fino all’indignazione verso la stessa retorica utilizzata dai compagni di viaggio di 24 ore prima, sia indice di un progetto che può essere identificato con tutto, tranne che con una buona politica. Crediamo che i limiti ed i desiderata del singolo siano venuti alla luce, sostenuti dai pochi senza costrutto che si allineerebbero con chiunque. Crediamo che da sognatori di una rivoluzione culturale e politica, ricca di valori, di visione a lungo termine, di progetti e proposte concrete si sia arrivati a farsi andare bene tutto, adattandosi anche alle ripetute contraddizioni ed al populismo dell’antipopulismo.
La dignità e l’agibilità politica del nostro progetto sono state sconfessate e sacrificate in nome di non si sa bene cosa, con una totale perdita di quell’identità valoriale e coerenza con noi stessi che nel tempo ci aveva contraddistinto, pur con tutte le sfumature del nostro percorso.
Non volendo pensare alla malafede, sicuramente si evidenzia un’incapacità politica che è esplosa nel momento in cui si è dovuto passare dalla teoria alla pratica, quando la barra del timone sarebbe dovuta essere tenuta da mani salde ci si è ritrovati allo sbando più totale e la rotta è stata persa. Ora che la strada intrapresa coincide con quella che noi non avevamo mai lasciato, vedere festeggiare chi ha diametralmente cambiato la propria posizione ci strappa più di un sorriso.
Se per alcuni la politica si riduce ad un mero esercizio di politologia da social o in una tifoseria contro il nemico di turno, beninteso che il contrasto alla “politica contro” fosse una base fondante della nascita della Buona Destra, per altri la serietà, la coerenza e la dignità sono capisaldi non in vendita per uno scranno parlamentare o per un posto nella direzione di un altro partito.
Se per alcuni, casualmente coloro che meno hanno dato, meno hanno fatto, meno si sono esposti pubblicamente per questo percorso, l’identità ed i valori si possono quotidianamente cambiare più volte al giorno, altri, fortunatamente i più, non sono disposti a tanto.
Di fronte ad un’evidente suicidio politico del singolo e del gruppo, non si può chiudere gli occhi o voltare la testa, ma si può decidere con dignità di non partecipare allo spettacolo in scena. Quella casa della quale abbiamo contribuito a gettare le fondamenta, ad arredarla, a renderla accogliente, abitabile e sempre più abitata, è stato deciso più o meno razionalmente di renderla un rudere cadente e decadente, una scatola vuota.
La politica è decisione. La politica è coraggio. Il coraggio che ci ha contraddistinto da sempre e che ci ha spinto a sostenere la nascita di un’alternativa che fosse seme per il futuro.
Purtroppo, davanti ad una serie di prese di posizione contrastanti tra loro e che si sono rivelate sbagliate non si è avuto il coraggio di ammettere l’errore, il coraggio di correggerlo.
Questa casa, a cui rimarremo sempre affezionati come ad un bel sogno svanito, non è più la nostra casa. Non la riteniamo nemmeno più una casa, ma un salotto di 4 amici del si a tutto, del si anche a sconfessare se stessi senza contenuti, senza valori. Che se la suonano e se la cantano, in solitudine, compiacendosi.
In ragione di questo, Il Segretario Regionale, il Direttivo Regionale, il Coordinamento Regionale e tutti i Referenti Locali della Buona Destra del Piemonte, rassegnano le proprie dimissioni da tutte le cariche ricoperte fin qui nel partito. Proseguiremo con coerenza il nostro percorso che mira a costruire un’alternativa concreta, forte e competitiva, che dia una nuova via e visione al futuro del
Paese. Una strada che abbiamo intrapreso e, a differenza d’altri, mai lasciato e sulla quale continueremo la nostra attività ritenendola l’unica via per ridare dignità alla politica attraverso la concretezza delle idee e la fattibilità di proposte serie e lontane dalla fascinazione del momento. La politica non può ridursi al mero esercizio della denigrazione “dell’avversario” o limitarsi al lancio di slogan di facile consumo, ma deve farsi guida attraverso cultura e competenza tramite le quali elaborare proposte, idee ed una visione concreta del futuro del Paese. Questo era un nostro caposaldo, questo noi in Piemonte abbiamo sempre fatto e su questa strada continueremo.

Torna (aggiornato) il simbolo del Psdi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Alla conclusione delle operazioni di deposito dei contrassegni presso il ministero dell’Interno, i Socialdemocratici esprimono la loro soddisfazione per aver completato le operazioni idonee a riportare il simbolo del Sole nascente nell’agone politico. Il partito, che ha per segretario nazionale Umberto Costi, schiera infatti il solo emblema, tra i tanti presentati, che riporta con coerenza la scritta “Socialdemocrazia” e rappresenta esplicitamente la continuità del partito fondato nel 1947 da Giuseppe Saragat. I Socialdemocratici, saldamente collocati in una posizione di sinistra riformista, parteciperanno alle prossime elezioni, politiche e regionali, con l’ambizione di essere parte attiva di un’alleanza che faccia da argine ad ogni forma di populismo, sovranismo ed antieuropeismo. Di certo, a dispetto di notizie di stampa riguardanti «una non meglio precisata associazione», non sono e non saranno alleati con la formazione politica di Luigi Di Maio. Come sottolineano in una nota il segretario organizzativo Claudio Maria Ricozzi ed il responsabile per la comunicazione del partito Antonio Matasso, «probabilmente, allo stesso modo in cui il ministro degli Esteri ha scambiato tempo fa un paese per un altro, oggi ha confuso per la vera Socialdemocrazia un’associazione costituita all’ultimo momento da un esiguo numero di persone, giocando peraltro sugli acronimi e senza aver depositato alcun simbolo elettorale, semplicemente perché i soci di quel sodalizio non possono farlo». Ricozzi e Matasso sottolineano infine che nel partito milita la maggioranza di coloro i quali sono rimasti socialdemocratici negli ultimi venticinque anni, unitamente ad alcuni che hanno militato anche nel Psi, ricevendo lettere accorate da persone molto vicine al presidente Saragat, con apprezzamenti per «chi ha presentato il simbolo del Sole nascente al Viminale, mantenendolo nel tradizionale alveo della sinistra». Nello scorso. mese di maggio, in concomitanza con la riorganizzazione dei Socialdemocratici, altre due iniziative di frangia si erano mosse nello stesso campo: quella dell’associazione culturale “Proposta Socialista Democratica Innovativa” alleata con Di Maio e presieduta da Mario Calí, nonché un’altra legata alla pretesa dell’ex segretario Carlo Vizzini di recuperare il vecchio simbolo, da un soggetto che i Socialdemocratici ritengono non titolato a detenerlo. La scelta dei socialisti democratici saragattiani è stata dunque quella di aggiornare lo storico simbolo e lo statuto per arrivare al 13 agosto a depositare il contrassegno, con l’approvazione della maggioranza della comunità umana e politica legata a Giuseppe Saragat. Un gruppo che «in questi anni, al contrario di qualche ex socialdemocratico, non è andato in giro a destra e a manca in cerca di lidi più comodi».

Elezioni: Ruffino “programma Terzo Polo per futuro dell’Italia”

“No pillole o programmi roboanti ma impossibili da realizzare, ma soprattutto no ad accozzaglie di propositi elettorali che sono divieti allo sviluppo e annunci di nuove tasse come quelli del cartello elettorale di centrosinistra.” Dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Noi siamo per una reale diminuzione della pressione fiscale, contro le patrimoniali, per la tutela del lavoro e dell’ambiente, la crescita e lo sviluppo economico. Questo il programma concreto, semplice e realizzabile del Terzo Polo per il futuro dell’Italia” conclude.

Moderati-PD: dopo 18 anni finisce l’alleanza

Prendiamo atto, non senza rammarico, che l’alleanza tra i Moderati e il PD, in cui la nostra forza ha saputo essere determinante sui territori e nelle amministrazioni, con oggi giunge al termine.

La scelta del Partito Democratico di non riconoscere il ruolo dei Moderati sulla Città di Torino, in cui Carlotta Salerno e Silvio Magliano sono rappresentativi, ci impone una riflessione sulla nostra alleanza politica storica.
Il nostro movimento è stato decisivo in svariati frangenti per far vincere il centrosinistra. Prendiamo comunque atto di questa scelta, dunque, e auguriamo al Partito Democratico una buona campagna elettorale.on. Giacomo Portas
Carlotta Salerno
Silvio Magliano 

Candidature e liste: siamo alle solite

Dunque, ci risiamo con il suk arabo. La vicenda delle candidature, degli incroci nella quota
proporzionale e nella scelta dei collegi uninominali vincenti, ripropone il capitolo della fatidica
designazione centralistica dei candidati da parte di ogni partito. Soprattutto quando questa
designazione coincide con le giornate di Ferragosto. Del resto, lo diciamo da ormai molto tempo e
da molto tempo è un tema del tutto irrisolto. E cioè, l’impossibilità – o meglio la non volontà – di
ridare la voce ai cittadini/elettori attraverso il varo di una riforma elettorale degna di questo nome.
Per l’ennesima volta, infatti, ci troviamo di fronte ad uno scenario dove due soli criteri la fanno da
padrone: quello della fedeltà al capo partito da un lato e quello della brutale rappresentanza
correntizia dall’altro. Due criteri che nulla centrano con la competenza, il radicamento territoriale,
l’espressività sociale e, non ultimo, la “professionalità” della politica. Insomma, da anni
denunciamo – tutti, partiti, organi di informazione, intellettuali, opinionisti e commentatori – la
debolezza strutturale della nostra classe dirigente e la sua sostanziale incapacità di ergersi a
guida autorevole e qualificata del paese e poi si fa di tutto per bloccare una riforma che almeno
cerca, seppur con scarsa possibilità di successo,di invertire quella rotta. E, pertanto, la selezione
e la promozione della classe dirigente politica continua ad avvenire all’insegna dei criteri che
quotidianamente denunciamo e combattiamo.
Ora, ci si trova di fronte all’ennesima competizione elettorale del tutto impotenti e anche un po’
rassegnati. Ovvero, il giorno dopo la compilazione centralistica delle liste già sapremo – senza
sbagliarsi granchè – chi saranno i futuri eletti e chi saranno i sicuri sconfitti o trombati. E questo
perchè, anche attraverso gli ormai quotidiani sondaggi, conosciamo in forte anticipo il peso dei
vari partiti e, di conseguenza, i potenziali eletti di quella lista proporzionale nelle varie
circoscrizioni e i vincenti dei collegi uninominali. Tutto è già certificato. Anzi, per essere ancora più
precisi e dettagliati, il giorno dopo la compilazione delle liste i candidati possono anche fare a
meno di cimentarsi con la campagna nazionale elettorale perchè già si sa la potenziale e futura
composizione delle Camere. Salvo miracoli – sempre possibili, per carità – addebitabili ad eventi
straordinari ed imprevedibili. Ma, appunto, proprio perchè imprevedibili sono del tutto fuori della
norma.
Insomma, anche questa volta pagheremo le conseguenze della debolezza della politica. O meglio,
della esplicita volontà dei capi partito di continuare a designarsi i propri eletti. C’è una sola
speranza, al riguardo. Ed è quella che i capi partito scelgano al meglio la futura rappresentanza
democratica. Perchè altrimenti sarebbe difficile, estremamente difficile, denunciare giustamente le
malefatte e lo squallore del populismo grillino e poi continuare tranquillamente a praticare quella
degenerazione. Ovvero, continuare ad avere una rappresentanza parlamentare disciplinata
unicamente ed esclusivamente dalla fedeltà, dalla logica tribale della spartizione delle varie tribù
correntizie e dalla sostanziale debolezza delle singole personalità politiche. Sarebbe, ancora una
volta,il trionfo dell’anti politica, del qualunquismo, della demagogia e del pressappochismo.
Ovvero, per dirla in altri termini, della vulgata populista che tutti diciamo, almeno a parole, di
combattere e di voler definitivamente sradicare dal tessuto democratico del nostro paese.

Giorgio Merlo