Si consolida il progetto “Chieri Sul Serio”
Sabato 18 marzo si è tenuto il secondo appuntamento con i cittadini chieresi per illustrare il progetto “Chieri Sul Serio”.
Nel corso del pomeriggio sono state raccolte varie iscrizioni ad Italia Viva e numerose sono state le manifestazioni di interesse verso l’iniziativa. Inoltre, l’indirizzo email “terzopolo.chieri@gmail.com” ha già raccolto suggerimenti, proposte ed apprezzamenti, che saranno la base di partenza per la costruzione del programma elettorale in vista delle prossime elezioni comunali.
In merito al comunicato rilasciato dalla deputata Daniela Ruffino, sostenuta anche dai nostri sforzi nell’ultima campagna elettorale, intendiamo affermare che la costruzione del partito unico è il nostro obiettivo primario.
Il gruppo “Chieri Sul Serio”, composto da iscritti ad Azione ed Italia Viva, non si sente rappresentato dalla consigliera Rachele Sacco; non condividendone il modo di fare politica tutt’altro che “sobrio”, che non arricchisce il dibattito pubblico, ma crea inutili divisioni, allontanando le possibili soluzioni condivise. In base alle tante osservazioni ricevute questo è un sentire comune a molti cittadini, operatori economici ed esponenti politici delle varie opposizioni.
Il gruppo “Chieri Sul Serio” ha già avviato diverse iniziative di dialogo e confronto con la cittadinanza, a partire dalla drammatica condizione in cui versa il Sistema Sanitario Regionale, rispetto alle quali non ha avuto il piacere di conoscere le idee, i progetti e le soluzioni proposte dalla consigliera Sacco.
Gruppo “Chieri Sul Serio”
Gruppo Italia Viva Chierese-Carmagnolese
AMBROGIO (FDI) – IREN: DEBITO ELEVATO. IL CONTESTO AVREBBE SUGGERITO POLITICA DIVIDENDI PIU’ PRUDENTE
“A leggere il bilancio 2022 di Iren, che registra un indebitamento pari a 3,35 miliardi di euro, in crescita di quasi mezzo miliardo in un anno, sembra improcrastinabile una riflessione: i Comuni, nel vivere la multiutility come un bancomat per dare respiro ai propri bilanci, corrono il rischio di spolpare una realtà solida e preziosa per i nostri territori. Sono convinta che il contesto operativo attuale avrebbe suggerito una politica di dividendi più prudente, magari proprio in ottica di contenimento e riduzione del debito.
Pur rendendomi perfettamente conto come 27 milioni di euro in cedole per Genova, 20 milioni per Torino e altri 13,5 milioni tra Reggio Emilia e Parma facciano gola e siano ossigeno per le casse comunali, occorre sempre tenere a fuoco l’obiettivo di assicurare l’equilibrio finanziario di lungo termine. Equilibrio che, per motivi che ritengo necessario approfondire, è evidentemente venuto meno. Chiederò al Comune di Torino di audire i vertici Iren per fare luce su numeri e dinamiche”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatrice di Fratelli d’Italia e Consigliere Comunale di Torino.
Rolando Picchioni è morto a 86 anni. L’ex presidente del Salone del Libro era stato operato al cuore nelle scorse settimane. Impegnato fin da giovane nella Dc, dal 1970 al 1975 ha ricoperto il ruolo di assessore alla Provincia di Torino, poi è stato deputato dal 1972 al 1983, sottosegretario ai beni culturali dal 1979 al 1981, consigliere regionale dal 1990, presidente dell’Assemblea regionale dal 1995.
«In questo momento di dolore, ci stringiamo attorno alla famiglia e agli amici che hanno apprezzato Rolando Picchioni, un politico ma anche un manager di altri tempi, un pilastro della comunità culturale piemontese a cui dobbiamo dire grazie per la passione con la quale ha affrontato ogni sfida, su tutte quella del Salone del Libro che ha portato al successo e di cui oggi raccogliamo i frutti». Così l’assessore alla cultura turismo e commercio Vittoria Poggio a seguito della scomparsa di Rolando Picchion
Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Voglio sperare che il sindaco di Milano Beppe Sala avrà modo di smentire il suo ostracismo nei confronti della partecipazione di Torino all’organizzazione delle Olimpiadi invernali, Non capisco perché mai dovrebbe sollevare un problema politico quando la disponibilità a Torino di impianti per il pattinaggio dovrebbe dare sollievo alle casse dell’organizzazione visto che non ci sono circuiti di pattinaggio disponibili sull’asse Milano-Cortina. Invito Sala, amministratore che ha dato molte prove di buon senso, a riconsiderare i suoi giudizi su questo punto. A me sembra ingiusto far pagare ai torinesi, ma anche alle casse dello Stato, per gli errori e la cecità amministrativa dell’ex sindaco Appendino.
Il piano del Comune di Torino per il contrasto al Razzismo, presentato ieri dall’Assessore Rosatelli è una buona notizia.
Meno buona è la proposta di cambiare il nome a via Tripoli e Piazza Massaua, cancellando così la storia come accadeva con la Commissione ideologica dell’Unione Sovietica. È un dato oggettivo che l’Italia non racconti abbastanza, nelle scuole, la storia del colonialismo italiano in Africa; lo racconta il Presidente della Commissione antirazzismo Abdullahi Ahmed nel suo libro: “Lo sguardo avanti”. Ma la risposta del nostro assessore risulta una boutade poco praticabile, per questioni organizzative e di coscienza del paese. Non cancellare, ma raccontare.
Sarebbe più opportuno mappare i nomi degli attivisti fascisti e intervenire su quelli, ricordando comunque che solo pochi mesi fa la proposta di cambiare il nome di Corso Unione Sovietica in Corso Unione Europea era stata bloccata anche dalla forza politica di Rosatelli. Auspichiamo che la Commissione toponomastica non si trasformi in una Commissione ideologica.
Simone Fissolo
Capogruppo dei Moderati
Ho letto le esternazioni di Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, sulle “minoranze che frenano la modernizzazione dello Statuto” che l’hanno portato a denunciare “l’ennesima degenerazione di un regolamento d’Aula assurdo e anacronistico, senza equivalenti nelle altre Regioni: un’altra stortura che questa maggioranza, di cui la Lega è la prima forza, provvederà a sanare entro la fine della legislatura“.
L’intento della maggioranza di centrodestra è di cambiare Statuto e regole nell’ultimo anno di legislatura a colpi di maggioranza, moltiplicando posti e costi della politica con l’introduzione delle figure di quattro sottosegretari ( in analogia con la Lombardia che ha più del doppio della popolazione piemontese, mentre l’Emilia Romagna ne ha uno solo) e con un automatismo mutuato dal calcio: l’introduzione di una sorta di “panchina” che consentirebbe la sostituzione di ogni consigliere che diventi assessore con il primo escluso. Una proposta sbagliata nel merito, ma ancor più nel metodo perché, nonostante la cosa piaccia poco al decisionismo di Preioni, le regole si discutono e si cambiano insieme. Conosco bene il tema del regolamento del Consiglio regionale del Piemonte, essendomene occupato da vicepresidente dell’apposito organismo a Palazzo Lascaris tra il 2005 e il 2010. Quindici anni fa, dopo un lungo dibattito e una maratona in Consiglio riformammo il testo che era in vigore dal 1990. La questione del regolamento non è un fatto marginale perché incide sulla qualità del lavoro della assemblea legislativa. Già dal 2003, quando gli allora DS erano all’opposizione venne avanzata una proposta articolata senza pensare ai vincoli o agli interessi di collocazione, perché in democrazia e in una logica di alternanza le regole vanno definite, scritte e condivise con la più larga intesa possibile. La stessa logica avvenne con l’approvazione del nuovo Statuto nel 2005, negli ultimi mesi della giunta Ghigo. Se si intende affrontare il tema della programmazione dei lavori consiliari per definire con maggior precisione dei tempi certi per l’esame dei provvedimenti (garantendo anche una riserva per i provvedimenti dell’opposizione), organizzando in modo funzionale i lavori delle Commissioni e dell’Aula, normando con precisione i casi e le modalità circa il ricorso alle questioni preliminari, pregiudiziali e sospensive, i tempi e le modalità di presentazione di emendamenti e subemendamenti, una maggiore efficacia agli atti di sindacato ispettivo e rendere più spedito e funzionale l’iter delle leggi va avviata una discussione seria. Il regolamento non si cambia minacciando prove di forza muscolari e modifiche a randellate. La maggioranza deve poter perseguire il suo programma di governo (“e ci mancherebbe!”, parafrasando il linguaggio preioniano), ma è evidente che chi è in minoranza deve, altresì, poter svolgere pienamente la sua funzione di controllo. Le regole, quando si sceglie di riscriverle, necessitano di un ampio consenso e non di atti d’imperio tanto roboanti quanto, spesso, inconcludenti. La democrazia non è una perdita di tempo se si ha a cuore il buon funzionamento delle istituzioni e non solo l’interesse personale o di bottega.
Marco Travaglini
(già vicepresidente della Giunta del Regolamento in Consiglio regionale nell’VIII° legislatura)
Ravetti vice presidente Pd in Regione
“Abbiamo deciso di nominare il collega Domenico Ravetti Vicepresidente del Gruppo Pd per rafforzare e potenziare l’azione del Partito Democratico sui diversi fronti sui quali saremo impegnati nei prossimi mesi: dalla modifica dello Statuto e della legge elettorale fino al Bilancio di previsione e agli ultimi provvedimenti che dovremo discutere nella parte finale di questa legislatura” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.
“L’esperienza e la preparazione di Ravetti – prosegue l’esponente dem – saranno importanti per affrontare le sfide che ci aspettano e, a nome di tutti i Consiglieri regionali del Partito Democratico, voglio ringraziarlo per la disponibilità che, ancora una volta, ha dimostrato”.