Politica: Val Susa, come eravamo 1960-2004


Ruffino (Azione): “Bardonecchia non solo fatalità”
Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Contro tutte le previsioni meteo dell’Arpa, il nubifragio che si è abbattuto su Bardonecchia ha fatto danni enormi e solo la prontezza dei soccorritori, da ringraziare tutti e uno ad uno, ha evitato la tragedia. Ritrovate le 5 persone disperse e trovata una sistemazione ai 60 sfollati, sindaco e protezione civile sono ora alle prese con la valanga di fango e detriti che ha inondato la parte bassa della località. Il letto del torrente Fréjus era stato pulito ma il probabile distacco di rocce che hanno agito da diga favorendone l’esondazione appartiene alla categoria degli eventi fatali.
Da non trascurare, però, un aspetto che riguarda la sicurezza e la tutela dell’ambiente: gli argini di quel torrente vanno assolutamente rinforzati, come gli argini di ogni corso d’acqua, con opere di contenimento. A questo servivano le risorse del Pnrr previste nel capitolo sul dissesto idrogeologico e tolte dal governo con una decisione disgraziata. Imputare le conseguenze di ogni evento estremo alla fatalità del caso andava bene fino a qualche tempo fa. Oggi non più: quanto è accaduto a Bardonecchia ricorda a tutti noi che il climate change non è una semplice emergenza, ma un cambiamento profondo che ci obbliga a ripensare l’uso e la tutela dell’ambiente.
Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Un’autentica e profonda riforma della giustizia non può non considerare lo stato delle carceri e delle condizioni dei detenuti come il capitolo decisivo perché riceva il timbro di riforma di civiltà. Il ministro Carlo Nordio ha fatto il suo dovere d’ufficio recandosi in visita nel carcere Lorusso e Cutugno a Torino. Due donne morte suicide in poche ore sono un pesante atto d’accusa contro i responsabili dello stabilimento penale. Le inchieste accerteranno, almeno si spera, se c’è stata una catena di omissioni all’origine dei due drammi. Il ministro farà bene però ad andare oltre queste vicende per affrontare la questione del sovraffollamento. Come si è visto non è stato sufficiente depenalizzare una serie di reati per migliorare le condizioni di vita quotidiana in carcere. La protesta inscenata dai detenuti a Torino non è un semplice fatto simbolico. Nordio potrà constatarlo visitando altre carceri, magari prima che si registrino altri suicidi.
“La stagione estiva induce ad un certo rilassamento, ma non per tutti.
Le persone senza fissa dimora rimangono sempre in strada e devono affrontare i problemi di sempre.
Un caso emblematico è il piccolo arco tra i Giardini Reali e piazza Castello, diventato da tempo “un albergo” dove alloggiano 4 senza tetto con un cane, che espletano i loro bisogni, con un forte olezzo di urina presente e una situazione igienico sanitaria precaria.
Una porta “dell’assurdo” che dovrebbe rappresentare un biglietto da visita per i turisti e chi transita per recarsi in piazza Castello, un luogo al contrario da evitare.
L’Amministrazione ha intenzione di prendere un provvedimento per tale accampamento, vista la situazione igienica?
L’autunno non è poi così lontano e gli “invisibili” torneranno con i loro giacigli, sacchi e zaini infilati tra cancelli e colonne a stazionare sotto portici, anfratti di fortuna facendoli diventare la loro “casa” e la situazione precipiterà nuovamente con i primi freddi.
E’ stato predisposto un piano per l’inverno 2023/2024 per i senza fissa dimora, vorrei conoscere i dettagli e sapere se sono state previste delle strutture per ospitarli e quanto sarà l’investimento economico previsto.
A settembre se ne discuterà in Sala Rossa”
Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero
Cattolici, adesso oltre la testimonianza
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
La GMG di Lisbona ha confermato, ancora una volta, anche se non è affatto una notizia, il
giacimento di valori, di impegno, di altruismo e di cultura che accompagnano le giovani
generazioni cattoliche provenienti da tutto il mondo. E quindi anche dal nostro paese, l’Italia. Un
momento di straordinaria importanza che si ripete periodicamente e che conferma, anche con il
magistero di Papa Francesco, il ruolo che possono avere nella società contemporanea, seppur
molto secolarizzata e laicizzata, i valori cristiani e cattolici.
Detto questo, che non è nient’altro che una fotografia oggettiva e persin scontata, è altrettanto
indubbio che oltre alla testimonianza straordinaria di questi giovani, resta ancora inevasa una
domanda che, almeno per il nostro paese, merita di avere prima o poi una risposta adeguata e
pertinente. Ovvero, quando sarà possibile che questo giacimento di valori, di impegno, di
generosità e di cultura oltrepassano la dimensione testimoniale – peraltro importante e sempre
significativa – e accettano la scommessa e la durezza anche dell’impegno politico diretto? Detto
in altri termini, quando sarà possibile immettere queste “forze nuove” nella concreta dialettica
politica italiana? Certo, forse la domanda è troppo cruda e magari anche mal posta. Ma sarebbe
semplicemente da irresponsabili che una forza del genere, prorompente e carica di valori e di
impegno concreto, si arrestasse di fronte alla politica e alle sue dinamiche perchè ancora vissute
come distinte e distanti dal proprio percorso formativo ed ideale. Certo, non mi nascondo dietro
ad un dito. Partiti personali, partiti senza una cultura politica precisa e definita, partiti fatti da
classi dirigenti improvvisate e rigorosamente ubbidienti e servili non rappresentano un viatico così
entusiasta ed allettante per intraprendere un cammino di impegno politico diretto e militante.
Qualcuno dirà, e anche giustamente, che non è affatto necessario legare l’impegno politico alla
presenza sistematica ed organica all’interno dei partiti. Anche perchè, com’è evidente, si tratta di
partiti che tutto hanno tranne che un profilo politico e culturale accattivante o che siano
particolarmente ospitanti. Perchè o si tratta, il più dei casi, di partiti personali o del capo dove il
filtro è l’adesione totale ed incondizionata ai diktat e ai tic del padre/padrone del partito, oppure
sono articolati in rigide ed impenetrabili correnti organizzate dove l’unico esercizio possibile è
quello di applaudire il verbo o il dogma recitato dal capo corrente di turno.
Però, e proprio di fronte ad un quadro così desolante ed ossificato, forse è giunto anche il
momento per alzare il tiro. O meglio, per fare uno scatto in avanti e un vero salto di qualità. Ben
sapendo che, prima o poi, occorre pur affrontare il nodo della partecipazione e della presenza
nella politica organizzata e nei partiti che restano, bene o male, gli strumenti decisivi ed essenziali
della stessa politica. Anche perchè, ed è appena sufficiente scorrere le diverse fasi storiche del
nostro paese per rendersene conto, il ruolo dei cattolici è decisivo e determinante nella sfera
pubblica quando si accettano sino in fondo, e si fanno i conti, con le dinamiche concrete che
caratterizzano e disciplinano la politica. Sapendo di uscire da una dimensione puramente
testimoniale ma con la consapevolezza e la convinzione di intraprendere un nuovo cammino, o
una nuova missione, per cambiare e migliorare la società con cui occorre pur convivere. E l’intero
magistero dei grandi leader, statisti e testimoni cattolici democratici, cattolici popolari e cattolici
sociali del passato ci spinge a porci questa domanda cercando, al contempo, di dare una risposta
concreta e convincente per oggi. Certo, una risposta adeguata ai tempi e che non sia meramente
nostalgica o passatista. Ma, comunque sia, una risposta che accetti sino in fondo le sfide e le
domande, a volte scomode e a volte complicate e difficili, che la politica pone di fronte a noi di
volta in volta.
Perchè, come diceva un grande leader cattolico popolare a noi giovani negli anni ‘80 durante
lunghi e qualificati corsi di formazione alla politica, “solo quando si passa dalla presunzione della
testimonianza alla crudezza della politica si misura la nostra capacità di saper dare risposte
generali e convincenti ai bisogni e alle domande dei cittadini di una comunità e di un paese”. Quel
leader si chiamava Carlo Donat-Cattin. Ma, ieri come oggi, la sfida è sempre quella. E oggi tocca
ai giovani cattolici saper dimostrare, concretamente, che a quella sfida e a quella domanda, prima
o poi, occorre pur dare una risposta concreta, credibile e convincente.
Ne prendiamo atto dopo l’ennesimo episodio, verificatosi sulla linea 4 a Torino: il conducente interviene in difesa del controllore ed è aggredito. Un problema ormai cronico, del quale le Istituzioni devono farsi carico.
Dobbiamo prendere atto che, ormai, autisti e controllori dei mezzi GTT svolgono un mestiere pericoloso. Ci troviamo a commentare l’ennesima aggressione ai danni del personale sui mezzi del servizio di trasporto pubblico: vittime, questa volta, autista e controllore sulla linea 4 a Torino, aggrediti in zona piazza d’Armi, subendo danni fisici (tumefazioni al volto) e alle cose (rottura dei cellulari). Giuste le richieste alla Prefettura e alle Istituzioni di farsi carico di un problema ormai cronico, episodi simili si registrano con una frequenza sconcertante.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.