“Grave vedere messo a fuoco il manifesto con il volto di Giorgia Meloni da chi solo poche ore fa vedeva concesso uno spazio pubblico per celebrare la fine del Ramadan. E’ vergognoso che questa sia la risposta della comunità islamica all’Italia che li sta accogliendo, tanto più in assenza di una parola di condanna da parte delle loro rappresentanze religiose e del sindaco che tuttavia si è affrettato a partecipare alle celebrazioni. Evidentemente c’è un problema di integrazione come la manifestazione di Torino dimostra, dove le aperture vengono viste ingiustamente come occasione per compiere simili atti di prevaricazione. Con un’interrogazione al Ministro chiediamo che si faccia luce su un episodio che uniti a certi messaggi di intolleranza verso le nostre istituzioni è preoccupante” lo dichiara il vicecapogruppo di Fdi alla Camera Augusta Montaruli.
Cattolici, servono leader e non predicatori
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Se c’è una cultura che non ama la personalizzazione della politica è quella del cattolicesimo
politico italiano. Sia nella sua versione democratica o popolare o sociale. Perchè, appunto, si
tratta di una tradizione che ha sempre privilegiato il progetto, la proposta e l’iniziativa rispetto
all’adulazione servile e miracolistica di un capo. Non a caso, nella stessa Dc si è sempre parlato di
“leadership diffusa” anche se in quel partito, l’ultimo grande partito italiano, c’erano grandi leader
nonchè statisti. Ma, per non rifugiarsi nella nostalgia o nella mera decantazione del passato, è
inutile nascondere che il capitolo della leadership, accanto indubbiamente alla valenza del
progetto, assume oggi un’importanza straordinaria ai fini del consenso, della rappresentanza
politica e della bontà del progetto stesso. E l’individuazione del leader, accanto al profilo
democratico e collegiale del partito, resta comunque un tassello decisivo per qualificare il
progetto politico. Parlo, come ovvio, di una rinnovata e qualificata presenza dei cattolici italiani
nella cittadella politica contemporanea. Ma anche sul tema della leadership occorre intendersi. E
cioè, il leader non è un astratto predicatore di valori e di principi. Categoria, questa, che abbonda
e che, tuttavia, resta sostanzialmente incompatibile con la necessità, e anche l’utilità, di avere dei
leader. Leader di una comunità, beninteso. E non di un circolo autoreferenziale e circoscritto fatto
di adulatori o di tifosi. Un leader che “naturalmente” è il punto di riferimento di un mondo, di
un’area e di un segmento della società non perchè viene “benedetto” dall’alto attraverso i soliti e
ben noti meccanismi di potere ma, al contrario, perchè viene selezionato nella concreta battaglia
politica. Senza auto investiture, senza ‘benedizioni’ di casta e, soprattutto, senza essere
predestinato a ricoprire ruoli di potere in virtù di misteriosi meccanismi di selezione. Cioè il leader
è il frutto e la conseguenza di un percorso che coincide con una pratica democratica e popolare
che poco si addice per chi è abituato a ricoprire incarichi di potere e di grande prestigio o
nell’amministrazione dello Stato o perchè ‘scende in campo’ solo se assolve e ricopre incarichi di
potere. A prescindere. Ecco, di tutto ciò oggi l’area cattolica italiana, seppur nel rigoroso rispetto
del pluralismo politico che la contraddistingue, non ne ha bisogno. Semmai, e al contrario, è
necessario ed indispensabile che l’area cattolica italiana – sia sul versante della sinistra, sia su
quello del centro destra come su quello più squisitamente centrista – abbia dei punti di riferimento
politico e culturali autorevoli ma soprattutto popolari. Cioè espressione di una cultura politica che
si afferma attraverso una rigorosa prassi democratica e popolare. Questa è la lezione decisiva, di
merito ma soprattutto di metodo, che oggi deve caratterizzare l’area cattolica italiana. E
l’esempio, questa volta sì, ce lo offre il passato. Perchè se è vero che non si vive di nostalgia, è
pur vero che i criteri democratici e popolari per selezionare la classe dirigente non cambiano con
le mode del momento. Ma affondano le loro radici nella storica ed antica cultura del cattolicesimo
politico italiano. E, ieri come oggi, quelle regole conservano una straordinaria attualità e
modernità
POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
Cpr in Albania, gli irregolari nei centri italiani potranno essere trasferiti
Forza Italia e il futuro dell’auto
Oggi al MAUTO di Torino si è tenuto il convegno Il futuro dell’automotive passa da qui: per non essere solo museo, un evento promosso da Forza Italia per approfondire le sfide e le opportunità del settore automobilistico in Italia. Presenti tra gli altri Maurizio Gasparri, Alberto Cirio, Paolo Zangrillo, Roberto Rosso e Andrea Tronzano. “In un momento di profonda trasformazione, segnato dalla transizione all’elettrico, dall’innovazione tecnologica e dalle sfide per il clima, il dialogo tra istituzioni, imprese e mondo accademico è fondamentale” , dicono i promotori.
Presenti anche i protagonisti dell’industria, come Stellantis e BYD, insieme a esperti, professori e ingegneri del Politecnico di Torino. L’obiettivo è delineare il futuro della mobilità e rafforzare il ruolo dell’Italia in un mondo in continuo cambiamento per garantire il futuro al settore automotive.
GIachino e i SITAV davanti a Askatasuna
Volantinaggio a favore della TAV e per la accelerazione dei lavori
Mala tempora… e il ricordo ci avvolge come miele
Appunti “casuali” tra una Torino spaesata ed un mondo, mi sa, che sta cercando se stesso.
Con qualche spruzzo di ricordi che sanno tanto di nostalgia. Fulvio Muttoni dopo dieci anni di calvario è stato assolto. Pazzesco e per il Pm, diciamo così responsabile della inutile persecuzione, fatta anche per l’ex senatore Esposito, solo il trasferimento alla sezione civile di Milano. Pazzesco. Ed ora pure il mio carissimo amico Fabrizio Gatti ex presidente di FinPiemonte. 7 anni di calvario. Si è sempre dichiarato innocente. Conti correnti sequestrati. In primo grado condannato a 7 anni e 9 mesi. Processo annullato e trasferito a Roma con la concreta possibillita’ di un mulla di fatto per la presscrizione. Pazzesco. Tanti articoli e commenti critici verso chi indaga lavoro approssimativo? Insomma tanta confusione.
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La confusione regna sovrana in questo mondo. Trump ha stravolto tutto. Ora alleato con Putin e l’Ucraina trova nell’Europa una traballante alleata. Alla faccia della pace. Si continua a morire in Ucraina come in Palestina. E sempre Trump con le sue minacce con i dazi ha fatto crollare tutte le borse del mondo. Si affacciano i cinesi che si autopropongono come pacieri anche militari per l’Ucraina. In altre parole tendono la mano all’Europa per una possibile alleanza contro l’asse Trump e Putin. Incredibile è pazzesco. Un incredibile che oramai ci è davanti. Inesorabile. Meloni? Mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazione simile. Altro che ponte tra Trump ed Europa.
Il ministro Lollobrigida balbetta verso gli agricoltori e produttori di vino terrorizzati per il loro futuro e dunque il futuro dell Italia. Direi il futuro dell’Europa. Come ci ha definito Trump? Parassiti. Pazzesco ed ingiurioso.
Poi vorrei comunicare ai fascitelli italiani adoranti del Presidente Usa che l’Italia è europea e dunque anche loro sono dei Parassiti. Altro che sovranisti. E diciamolo anche a cravatta rossa Salvini che Lui è un ministro della repubblica italiana. Pazzesco…Pazzesco.
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Con queste brutture il ricordo ci “avvolge come miele”. Per gentile concessione del poeta Francesco Guccini. È da un po’ che ricordo quando arrivavano i materassai. Sto parlando di oltre 60 anni fa.
Pochi soldi e tante speranze. Allora un materasso poteva durare anche trent’anni.
Imbottiti di lana, l’importante era la manutenzione. Almeno ogni tre anni bisognava ricondizionarli. Ed ecco che intervenivano i materassai. Cambio di stagione tra inverno e primavera. Eccoli lì.
Passavo il giorno prima. Chiedevano chi era interessato ed il giorno dopo posizionavano le attrezzature nel cortile.
Generalmente 3 materassi per famiglie.
Due del letto matrimoniale e il terzo del figlio o figlia. Mi sovviene che nel nostro palazzo eravamo tutti figli unici. Strano per allora.
Poi scucivano e cardavano la lana. Una parte di lana veniva buttata e sostituita da lana nuova. Poi con aghi lunghissimi ricucivano. Ed ecco il materasso quasi nuovissimo.
Noi bocia osservavamo un po’ infastiditi perché non potevamo giocare. Negli altri giorni silenzio fino alle 16. Poi giocavamo fin tanto che c’era luce.
Appunto altri tempi che visti con gli occhi d oggi sembrano di oltre cento anni fa.
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Tempi che non torneranno. Allora, ovviamente non capivo. Capisco oggi. Ieri con la Dc o Psi o Pci, Berlinguer, Fanfani o i Socialisti come Nenni. Il presidente degli Usa era Kennedy. Esisteva l’Urss e le speranze erano tante. Oggi Meloni e Salvini con i pentastellati di Conte che fino a 7 anni fa non sapeva cosa era la politica e un Pd sempre in cerca di sé stesso. Oggi il bullo americano vuole occupare la Groenlandia sostenendo che fa parte del continente delle Americhe (sic). Non ci resta altro che dire: mala tempora currunt.
PATRIZIO TOSETTO
POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
“Storie di un ragazzo di provincia”, Guido Crosetto e la politica come servizio alla nazione
Avs allo sciopero dei metalmeccanici
Tre mesi senza contratto per 1 milione e mezzo di metalmeccanici e metalmeccaniche e una trattativa ferma perché Federmeccanica e Assistal tutelano i profitti lasciando al palo i salari di lavoratrici e lavoratori, e rimangono sordi alle loro richieste: stabilità dei rapporti di lavoro, diritti garantiti per lavoratrici e lavoratori degli appalti, riduzione di orario a pari di retribuzione e più sicurezza sul lavoro. A loro sembra tanto, a noi il minimo – dichiarano gli esponenti di AVS Grimaldi, Ravinale, Cera e Diena, presenti questa mattina allo sciopero a Torino – L’assenza del contratto nazionale rischia di creare una giungla di contratti: a farne le spese sono sempre i lavoratori.
Una città dinamica ha bisogno di un trasporto pubblico all’altezza. Con la mozione della Lega, emendata e approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale, Rivoli si prepara a rivoluzionare la propria mobilità urbana, puntando su soluzioni concrete per migliorare collegamenti, accessibilità e sostenibilità.
Basta disservizi, basta ostacoli! La nostra proposta prevede il potenziamento delle linee tra i quartieri, nuove soluzioni di mobilità ecologica e una maggiore attenzione alle persone con disabilità e alle fasce più fragili. Meno traffico, meno inquinamento, più efficienza: un trasporto pubblico che funzioni davvero e semplifichi la vita quotidiana dei cittadini.
“Abbiamo portato in Consiglio una proposta chiara e ambiziosa, e il sostegno unanime dimostra che questo tema è una priorità per tutti. Ma non ci fermiamo qui: ora vogliamo i fatti! La Lega sarà in prima linea per trasformare le parole in azioni concrete e assicurare a Rivoli un futuro all’altezza delle sue esigenze” – ha dichiarato Laura Adduce, consigliere comunale e segretario della Lega di Rivoli.
La mobilità è il motore di una città che guarda avanti. Con questa mozione, Rivoli compie un passo decisivo verso un futuro più connesso, moderno e accessibile a tutti. La Lega c’è e continuerà a battersi affinché il cambiamento sia tangibile, concreto e veloce!
27 marzo 2025 – “La sanità piemontese è a un passo dal baratro finanziario e il silenzio della Giunta regionale è inaccettabile”. È questo l’allarme lanciato da Gianna Pentenero, Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Partito Democratico, che insieme ai Consiglieri dem ha presentato un’interrogazione urgente per fare chiarezza sugli obiettivi di efficientamento economico-finanziario imposti alle ASL e ASO piemontesi con la Deliberazione della Giunta Regionale 17 febbraio 2025, n. 26-801, e sulla loro coerenza con le recenti richieste di ulteriori tagli avanzate dalla Direzione Sanità.
“La Delibera della Giunta – spiega Pentenero – ha fissato pesanti obiettivi di risparmio a carico di ASL e ASO piemontesi, con tagli significativi per tutte le altre aziende sanitarie. Tuttavia, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, questi tagli non sarebbero sufficienti: il sistema sanitario piemontese rischia un disavanzo di 700 milioni di euro per il 2025, una cifra che potrebbe far scattare il piano di rientro forzato del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS)”.
Il Gruppo PD chiede, quindi, all’Assessore alla Sanità di chiarire se gli obiettivi di risparmio stabiliti a febbraio siano ancora validi o se, a seguito delle pressioni della Direzione Sanità, siano stati ulteriormente incrementati. “Se davvero – prosegue Pentenero – il Piemonte deve tagliare altri 300 milioni di euro, siamo di fronte a uno scenario drammatico che rischia di compromettere gravemente i servizi ai cittadini e di portare la nostra sanità sotto il controllo diretto del Governo centrale”.
“Non possiamo accettare che decisioni così cruciali vengano prese nel silenzio e nell’assenza di confronto con il Consiglio regionale” denuncia Pentenero, che sottolinea come “l’Assessore alla Sanità continui a mancare non solo in Aula ma anche nelle Commissioni consiliari, eludendo il confronto istituzionale su un tema di assoluta rilevanza per la vita dei piemontesi”.
“In sede di approvazione del bilancio regionale – conclude Pentenero – avevamo denunciato con forza la fragilità dei conti pubblici, ma le nostre preoccupazioni sono state ignorate. Oggi, di fronte a questi numeri allarmanti, è chiaro che avevamo ragione. La Giunta ha il dovere di riferire immediatamente in Consiglio e di spiegare come intende scongiurare il commissariamento della sanità piemontese senza compromettere il diritto alla salute dei cittadini”.
Gruppo Consiliare del Partito Democratico