politica

Bartoli porta in Consiglio regionale il caso Konecta: “Lavorare non può diventare un lusso”

“La Regione difenda oltre 1.100 famiglie e il territorio”

Torino, 12 dicembre 2025 – «L’annunciata riorganizzazione di Konecta SpA, che prevede l’accorpamento delle sedi piemontesi con la possibile chiusura di Ivrea e Asti, non è soltanto una semplice scelta aziendale: è una decisione che rischia di avere ricadute pesantissime sul lavoro, sulla coesione sociale e sull’equilibrio territoriale del Canavese e dell’Astigiano».
Lo dichiara Sergio Bartoli, Consigliere regionale del Piemonte (Lista Civica Cirio Presidente PML), che ha presentato un’interrogazione a risposta immediata per chiedere alla Giunta regionale quali iniziative intenda assumere di fronte a una vertenza che coinvolge oltre 1.100 lavoratrici e lavoratori.
«Parliamo in larga parte di addetti con contratti part-time e retribuzioni medie intorno ai 750 euro mensili, che arrivano a circa 1.100 euro nei casi di tempo pieno. In queste condizioni – sottolinea Bartoli – il trasferimento forzato verso Torino diventa economicamente insostenibile, trasformando di fatto il diritto al lavoro in un costo che molte famiglie non possono permettersi».
Secondo Bartoli, la possibile perdita della sede di Ivrea rappresenterebbe «un colpo durissimo per uno dei principali presìdi occupazionali del Canavese, un territorio già segnato da processi di desertificazione industriale, con effetti a catena sull’indotto, sul commercio locale e sui servizi».
«C’è poi un aspetto spesso sottovalutato – aggiunge –: molti lavoratori Konecta sono attivamente impegnati nel volontariato, nello sport, nella protezione civile e nell’associazionismo. Un loro spostamento quotidiano verso il capoluogo significherebbe impoverire ulteriormente il tessuto sociale delle nostre comunità».
«Auspico che la Regione Piemonte, oltre a monitorare con attenzione la situazione, possa efficacemente attivare ogni possibile strumento a tutela dei lavoratori, delle loro famiglie e del nostro territorio. È necessario, infatti, attuare tutte le iniziative possibili per tutelare i livelli occupazionali e mantenere i presìdi territoriali, aprendo un confronto serio con l’azienda e con le parti sociali. Difendere questi posti di lavoro significa difendere il futuro del territorio», conclude Bartoli.

Forza Italia, il ritorno di Daniele Cantore

Il rientro nel partito annunciato durante l’incontro con Stefania Craxi a Torino


Giovedì 11 dicembre nella sede di Forza Italia, alla presenza del Coordinatore Regionale Ministro Paolo Zangrillo, del Vicecoordinatore Regionale Sen. Roberto Rosso e del Segretario Cittadino Marco Fontana, del presidente della Regione Alberto Cirio e con la presenza della Sen. Stefania Craxi presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato quale autorevole testimone e amica, Daniele Cantore con tutti i membri del coordinamento regionale di Alternativa Popolare Piemonte, con gli aderenti all’associazione “Italia Riformista” e all’associazione (già federata ad AP) “Comunità Territoriali d’Europa” è ritornato in Forza Italia. Con lui oltre ai dirigenti regionali e provinciali di AP e agli iscritti, sono rientrati o entrati anche alcuni amministratori locali. Erano presenti circa un centinaio di persone arrivate per arricchire la casa di FI.

Cantore ha dichiarato: “per un socialista liberale Craxiano, riformista, moderato Forza Italia è l’unico spazio per potersi esprimere e rimanere uomini liberi. Mi sono confrontato con gli amici di AP, che ho costruito io sul Piemonte, e delle due associazioni e con loro abbiamo condiviso questo convincimento. Il nostro è un nutrito gruppo di cittadini che provengono da tutte le fasce sociali, attenti ai bisogni dei più deboli ma anche a valorizzare i meriti delle persone che impegnano intelligenza e cultura per costruire il futuro della nostra società”.

Daniele Cantore è stato Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti; segretario della Federazione del PSI di Torino, grazie anche al suo contributo è stata eletta Sindaco di Torino la prima donna e la prima socialista, l’Avv. Maria Magnani Noja; è stato Assessore Regionale e capo delegazione in Giunta per il PSI al commercio, sport, turismo, parchi, polizia locale e altre deleghe; è entrato in Forza Italia, è stato Capogruppo di FI nel Consiglio Comunale della Città di Torino per due consigliature e Consigliere Regionale del Piemonte, sempre per due consigliature, nella prima presidente della Commissione Ambiente.

 

Daniele Cantore, il percorso politico 


Daniele
Cantore nasce a Torino il 12 gennaio 1954. Il padre, Riccardo, nato a Chiusa San Michele nel 1919 e morto nel 2002, socialista e sindaco del paese dopo la Liberazione nel 1945 e poi per tre mandati negli anni ’70, è stato un imprenditore e la madre, Nelida Ravina, nata a Torino nel 1921 e morta nel 2015, è stata una docente di pianoforte.

Daniele, figlio unico, consegue la maturità classica dai padri gesuiti dell’Istituto Sociale di Torino nel 1973 e successivamente si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino.

Dal 1970 a oggi si dedica all’attività politica e svolge l’attività di libero professionista, amministrando negli anni due società di servizi per le aziende; è inoltre giornalista pubblicista.

Nel 1984 sposa Patrizia Ferrero, nata a Torino nel 1956, casalinga. Dal matrimonio nascono tre figli, Riccardo, nato nel 1986, di professione imprenditore (e Sindaco di Chiusa di San Michele dal giugno 2024), Andrea, nato nel 1988, di professione manager pubblicitario e Carlo, nato nel 1990, imprenditore.

Cattolico e di ispirazione socialista liberale, si iscrive al PSI nel 1972 (vi rimarrà fino al 1994), in Valle di Susa, dove milita, fino al 1980, nella Sinistra socialista (facendo riferimento alla componente lombardiana guidata in Piemonte da Nerio Nesi)insieme a una nuova leva di socialisti valsusini; tra il 1974 ed il 1979 è vicesegretario di zona, durante la segreteria di Ercole Pent.

Nel 1975 fonda con Padre Gianni Baget Bozzo la scuola popolare “Centro Storico” per consentire ai figli di famiglie disagiate di conseguire la licenza di terza media. La scuola è gratuita e insieme alla moglie Patrizia insegnano italiano, storia e scienze,matematica.

Nel 1979 si candida alla Camera dei deputati, con una candidatura di servizio ottenendo quasi duemila voti.

Nel 1980 viene nominato responsabile per il Piemonte del Tribunale del malato, fondato da Giovanni Moro (figlio di Aldo Moro).

Nel 1980 aderisce alla componente craxiana di Giusi La Ganga, di cui diviene uno dei giovani ed emergenti collaboratori.

E’ segretario provinciale della Federazione Giovanile Socialista di Torino tra il 1979 ed il 1982, quando viene eletto presidente nazionale della FGS (fino al 1985), entrando anche nella direzione nazionale del PSI. Farà anche più volte parte dell’Assemblea nazionale del PSI.

Nel 1982, durante la sua segreteria provinciale, prepara e gestisce il passaggio della Gioventù Liberale (quasi tutta) nella Federazione Giovanile Socialista di Torino. Confluiranno giovani capaci e brillanti che faranno importanti carriere professionali e politiche.

Nel 1982 alle elezioni universitarie di Torino viene eletto membro del Consiglio di amministrazione dell’Università, in una lista di sinistra.

Nel periodo 1980/82 è responsabile cultura della Federazione provinciale PSI di Torino; nel periodo 1982/84 è responsabile organizzazione della Federazione provinciale PSI di Torino; nel periodo 1984/85 è responsabile enti locali della stessa Federazione provinciale; nel periodo 1985/90 è segretario della Federazione provinciale di Torino, a lui, in intesa con Bettino Craxi, si deve l’elezione nel 1987 di Maria Magnani Noya prima donna Sindaco di Torino e prima donna Sindaco socialista d’Italia. Nel periodo della sua segreteria organizza, dopo tanti anni, due feste Nazionali dell’Avanti al Palavela di Torino, con grande partecipazione di iscritti e cittadini; nel 1988 chiusa da Claudio Martelli e nel 1989 chiusa da Bettino Craxi.

Introduce per primo, nel territorio della federazione provinciale di Torino, il rapporto abitanti iscritti nel tesseramento che porta a emarginare i signori delle tessere.

Dal 1986 al 1990 fa parte del consiglio di amministrazione della Sitaf.

Nel mandato 1985/90 è eletto consigliere comunale per il PSI a Grugliasco; nel mandato 1990/95 è eletto consigliere comunale a Sauze d’Oulx, in una lista civica progressista e fa parte anche del Consiglio della Comunità Montana Alta Valle Susa, in rappresentanza della minoranza di Sauze d’Oulx.

Nel mandato 1990/95 è eletto consigliere regionale, con ventiseimila voti di preferenza, nella lista PSI e svolge il ruolo di capo delegazione in Giunta e il ruolo di assessore al Turismo, Sport, Commercio, Artigianato, Parchi, Cave e Acque Minerali, Caccia e Pesca, Polizia Locale (fino al 1994), nella giunta di pentapartito guidata dal democristiano Giampaolo Brizio; nel 1994/95 aderisce al neocostituito gruppo consiliare dei Laburisti e viene eletto presidente della commissione Statuto.

Nel 1995 si iscrive a Forza Italia alla quale successivamente aderiranno anche Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto e altri socialisti e costituiranno la componente socialista all’interno del partito e diventa responsabile regionale dei Clubs.

Nel mandato 1997/2001 è eletto consigliere comunale di Torino nella lista di Forza Italia e svolge il ruolo di capogruppo, in opposizione al sindaco Valentino Castellani.

Nel mandato 2000/05 viene eletto consigliere regionale, come esponente di Forza Italia nel listino maggioritario del presidente Enzo Ghigo e svolge il ruolo di presidente della commissione ambiente.

Nel periodo 2004/06 è consigliere comunale a Chiusa San Michele, eletto in una lista civica e fa parte del consiglio della Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia, in rappresentanza della minoranza di Chiusa San Michele.

Nel mandato 2006/11 viene rieletto consigliere comunale di Torino, nella lista di Forza Italia e svolge ancora il ruolo di capogruppo e di capo della minoranza, in opposizione al sindaco Sergio Chiamparino.

Nel 2007 fonda l’Associazione Culturale “Italia Riformista” della quale diviene Presidente con la Senatrice Margherita Boniver Presidente Onorario.

Nel 2010, viene eletto per la terza volta Consigliere Regionale con la lista PDL/Popolo delle Libertà (partito nato dalla fusione tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale).

Nel 2013 aderisce e si iscrive al NCD/Nuovo Centro Destra,partito fondato da Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello e altri esponenti del PDL nazionali e ne diventa capogruppo alla Regione Piemonte, fino al 2014.

Nel 2014 entra nell’assemblea nazionale di NCD.

Nel 2018 NCD si divide e nasce AP/Alternativa Popolare, della quale è attualmente membro dell’Ufficio di Presidenza e coordinatore regionale del Piemonte e Valle D’Aosta.

Nella sua attività amministrativa nei vari enti si evidenziano in particolare: la predisposizione della nuova legge sul commercio e la realizzazione del nuovo centro commerciale Le Gru. La riorganizzazione delle APT/Aziende di Promozione Turistica e la predisposizione di un ente pubblico/privato che le sostituisse e diventasse l’interlocutore della Regione Piemonte. L’organizzazione, insieme a Luigi Chiabrera, della prima Turin Marathon nel 1991, che proseguirà poi negli anni con grandi successi nazionali e internazionali. Primo in Italia ha l’intuizione di sponsorizzare gli atleti piemontesi, in particolare quelli dello sci, con il logo del Piemonte; la fotografia di Stefania Belmondo con il logo del Piemonte sul cappellino ha fatto il giro del mondo portando una ricaduta sportiva e turistica insieme a molti altri atleti piemontesi. La revisione della legge nazionale sulla caccia. La proposta di legge insieme ai colleghi Nerviani e Montabone, diventata legge nel 1992, che istituisce la Sacra di San Michele simbolo del Piemonte, l’illuminazione insieme a partners privati della Sacra di San Michele. L’assegnazione nel 1992 a Budapestdei Mondiali di Sci del 1997 in alta Valle Susa, Via Lattea e Bardonecchia, in qualità di Assessore Regionale e di Vice Presidente del Comitato Promotore presieduto da Giovannino Agnelli e costituito anche da Alberto Zunino, Pierino Gros, Giuliano Besson e Aldo Timon (manifestazione di grande successo che ha permesso di ottenere successivamente le Olimpiadi del 2006). L’impegno nel settore sanità e assistenza (2010/2014) con un’impegnativa e forte battaglia politica, la mobilitazione di amministratori e cittadini, per mantenere il robot nel reparto di urologia (ottenuto grazie all’impegno del Primario Prof. Francesco Porpiglia, primo in Piemonte ad operare con il robot) e la divisione di emodinamica nel reparto di cardiologia nell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano e nella cardiologia di Moncalieri, ottenendo il risultato.

Piano sociosanitario: 300 emendamenti di merito dalle opposizioni

Continua il lavoro sul piano sociosanitario in Quarta commissione: come opposizioni abbiamo presentato quasi 300 emendamenti di merito, volti a integrare il testo e provare a dare riscontro alle istanze raccolte nelle audizioni.

Siamo convinti che sia necessario non perdere questa occasione di dare alla sanità pubblica Piemontese un piano sociosanitario all’altezza delle sue esigenze e ambizioni

 

Sarah DISABATO – Presidente Gruppo Movimento 5 Stelle

 

Vittoria NALLO – Presidente Gruppo Stati Uniti d’Europa per il Piemonte del Consiglio regionale

 

Gianna PENTENERO – Presidente del Gruppo Pd del Consiglio regionale

 

Alice RAVINALE – Presidente Gruppo AVS del Consiglio regionale

 

Daniele VALLE – Vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale

Pompeo (PD): “Su Italdesign troppe ombre e zero vigilanza”

“Presenterò un’interrogazione per capire come la Regione intenda intervenire per tutelare lavoratrici e lavoratori”
11 dicembre 2025 – “La notizia della vendita di Italdesign alla multinazionale indiana Ust chiude una vicenda gestita con scarsa trasparenza e con un’assenza imbarazzante delle Istituzioni regionali e nazionali, che avrebbero dovuto vigilare con ben altra attenzione su un’operazione che riguarda un’eccellenza italiana nel settore dell’automotive. *Adesso si apre un’altra partita con la nuova proprietà e dobbiamo giocarla al meglio per tutelare i lavoratori* ” dichiara la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo, annunciando la presentazione di un’interrogazione in Consiglio regionale per fare chiarezza sul futuro dei lavoratori e sulle prospettive industriali dell’azienda.
“Dalle notizie diffuse dagli organi di informazione emergono conferme e preoccupazioni: se da un lato la nuova proprietà avrebbe garantito la continuità degli stabilimenti e la salvaguardia occupazionale per i prossimi quattro anni, dall’altro restano aperte questioni decisive. Queste rassicurazioni devono, infatti, essere dettagliate e verificate. Le vere incognite riguardano il futuro industriale di Italdesign che, per decenni, ha rappresentato un punto di riferimento internazionale per innovazione, design e ingegneria. Non possiamo permettere che un patrimonio di competenze venga disperso o snaturato” prosegue la Consigliera regionale Pd.
“L’incertezza di questi ultimi mesi ha già prodotto effetti concreti: sono almeno ottanta, tra tecnici e ingegneri, le persone che si sono dimesse. Una fuga di professionalità che impoverisce l’azienda e il territorio. È indispensabile capire quali siano i piani industriali di Ust e come intendano valorizzare, o meno, il know-how che ha reso Italdesign un’eccellenza riconosciuta a livello globale. Ribadisco che trovo inaccettabile che Regione Piemonte e Governo continuino a restare a guardare. Non hanno esercitato alcun ruolo di indirizzo o vigilanza, nonostante fosse in gioco un asset strategico per l’automotive nazionale. È un’altra occasione persa e, se da questa operazione dovessero derivare conseguenze negative per il territorio, sapremo bene a chi attribuire la responsabilità” precisa Laura Pompeo.
“Auspichiamo che le incertezze vengano risolte al più presto. Da parte nostra vigileremo con la massima attenzione e faremo tutto ciò che è necessario per tutelare lavoratrici e lavoratori e per garantire un futuro solido a Italdesign” conclude Pompeo.

Sinistra Ecologista solidale con i giornalisti de La Stampa

 

«Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i giornalisti e le giornaliste de La Stampa e del Gruppo Gedi che non possono essere le vittime sacrificali dell’ennesima prova di disinteresse verso il nostro territorio e verso il paese da parte degli Elkann-Agnelli.

Il Governo intervenga contro questa decisione scellerata che mette in pericolo posti di lavoro e la dignità di un giornale che da 150 anni racconta la storia del nostro territorio.

L’informazione è un bene comune che va tutelato sempre, e la democrazia dipende anche dalla sua qualità»

Sara Diena, capogruppo in Consiglio Comunale SE
Emanuele Busconi consigliere comunale SE

Scanderebech (Fi): “Biblioteca via Cittadella, un vuoto per la zona”

 SI RISCHIA UN FORTE IMPATTO ECONOMICO E INCERTEZZE SUL FUTURO 

 

La Capogruppo del gruppo consiliare Forza Italia del Comune di Torino, Federica Scanderebech, ha sollevato  in Consiglio Comunale forti preoccupazioni riguardo al trasferimento della Biblioteca Civica Centrale dai locali di via della Cittadella ai padiglioni di Torino Esposizioni, nell’ambito del progetto di riqualificazione urbana “Torino, il suo parco e il suo fiume”, finanziato dal PNRR.

SCANDEREBECH (FI) dichiara: “Se da un lato comprendiamo l’ambizione di creare un polo culturale moderno, dall’altro non possiamo ignorare le conseguenze concrete per la città. La Biblioteca di via della Cittadella non è solo un luogo di cultura: è un presidio identitario che sostiene l’economia locale. Bar, librerie, caffè e piccole attività della zona beneficiano quotidianamente della presenza di studenti, famiglie e cittadini. Trasferirla senza un piano chiaro sull’abbandono che lascia, rischia di indebolire l’indotto economico e sociale della zona, creando un vuoto che si farà sentire per anni.”

SCANDEREBECH (FI) continua: “Ad oggi, non esiste alcuna certezza sulla destinazione futura dell’edificio storico. Prima che venga ridestinato, passeranno anni e, nel frattempo, la zona potrebbe subire un progressivo calo di attività e vivacità commerciale. È urgente predisporre un piano operativo che garantisca sicurezze e certezze per la zona, per evitare di penalizzare cittadini e imprese locali, accolgo con piacere la possibilità di portare l’argomento in discussione in commissione consiliare”

Conclude SCANDEREBECH (FI): Forse sarebbe necessario fin da subito cercare delle manifestazioni d’interesse per accorciare la situazione di stallo che, per come ci è stato descritto, purtroppo ci sarà sicuramente”.

Case salute ASL To3, Canalis (Pd): “Bene retromarcia della Regione”

Le case della salute di Beinasco-Borgaretto, Pianezza, Cumiana e Vigone sono un patrimonio di tutta la Regione e in questi 20 anni sono state antesignane delle Case della Comunità. Nella riunione di ieri in sede Asl To3, il direttore La Valle ha prorogato la loro scadenza al 28 febbraio e ha aperto alla conversione in case della comunità spoke, come suggerito dai Sindaci e da me.

10.12.2025 – Retromarcia dell’Asl To3 e della Giunta Cirio dopo la letteraccia del 25 novembre scorso del direttore La Valle, che, senza un confronto con i Sindaci e con il Consiglio regionale, decretava la cancellazione della più virtuosa esperienza di medicina territoriale del Piemonte, vale a dire le case della salute di Cumiana, Beinasco-Borgaretto, Vigone e Pianezza. Sorte vent’anni fa, queste strutture rappresentano un fiore all’occhiello delle cure di prossimità, perché consentono ai medici di lavorare in sinergia e di dedicarsi all’attività clinico-diagnostica, delegando a segreterie ed infermieri le altre attività.

Un vero antesignano delle case della comunità, hub e spoke, introdotte dal decreto ministeriale 77/2022 e realizzate in Piemonte con vent’anni di anticipo, grazie alla lungimiranza dei medici, alla disponibilità dei comuni, alla collaborazione dell’Asl e al finanziamento della Regione.

Le case della salute erano case della comunità ante litteram e siamo felici che ieri il direttore La Valle lo abbia riconosciuto, posticipando il termine di questa esperienza e aprendo alla nostra proposta di farne un prototipo delle nuove case della comunità spoke.

Ora dovremo monitorare questa transizione, affinché avvenga in tempi brevi e nella tutela del personale delle case della salute.

Auspichiamo che arrivi presto un atto formale dell’assessorato regionale alla sanità, che proroghi l’attuale scadenza del 31 dicembre e ponga le basi della riconversione in case della comunità spoke.

Sarebbero le prime del Piemonte, un bel risultato preparato retroterra delle case della salute! Un modello che ha fatto e che può continuare a fare da apripista in Piemonte!

Monica CANALIS – consigliera regionale PD

Piano socio-sanitario regionale in commissione

Il nuovo Piano socio-sanitario regionale 2025-2030 arriva all’esame in quarta Commissione, presieduta da Luigi Icardi. Continua così l’iter del provvedimento, che ha già sommato quindici sedute dedicate e sette tappe di consultazione sui territori, da cui sono arrivate 155 memorie di enti, associazioni e operatori. Il Piano ha ottenuto anche parere favorevole a maggioranza da parte del Consiglio delle Autonomie locali (Cal).

L’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha spiegato che il testo, inizialmente concepito come documento illustrativo, è stato trasformato in un vero articolato legislativo, conservando i contenuti ma rivedendo completamente la forma. Si tratta di un Piano programmatico che sostituisce quello datato 1995 e orienterà la sanità piemontese dei prossimi vent’anni; saranno poi decreti attuativi e provvedimenti successivi a definire nel dettaglio gli interventi, con il contributo della Commissione.

Da parte della Giunta sono stati presentati poco più di centottanta emendamenti, firmati da Riboldi e dall’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone, molti dei quali accolgono le richieste arrivate dagli stakeholders.

Il consigliere Daniele Valle ha sollecitato un confronto più approfondito sui contenuti, non solo sugli aspetti formali.

Nel merito, Riboldi ha spiegato di puntare a spostare l’asse della sanità dall’ospedale al territorio, rafforzando prevenzione, assistenza domiciliare e servizi di prossimità. Il Piano introduce anche nuove figure professionali per rispondere ai bisogni di una popolazione più anziana e colpita da malattie croniche. L’obiettivo, come spiegato, è rendere l’accesso alle cure più semplice, ridurre le liste d’attesa e limitare le rinunce dovute ai costi o ai tempi troppo lunghi. Una riforma che, nelle intenzioni dell’assessore, vuole avvicinare la sanità piemontese ai cittadini e costruire un sistema più moderno, capillare e sostenibile.

Lo stesso Valle ha ribadito che il Piano deve diventare un progetto vero, solido e trasparente. A suo giudizio il Piemonte merita una strategia sanitaria all’altezza delle sfide che lo attendono. Ha inoltre segnalato che il testo attuale lascia poco spazio di intervento al Consiglio e, sul piano politico, presenta ancora vuoti significativi. Per questo ha auspicato il massimo livello di condivisione prima dell’approvazione.

Ufficio Stampa CRP

Giuseppe Botta, protagonista della buona politica

Il ricordo dell’onorevole Giuseppe Botta, uno dei grandi protagonisti della vita politica torinese, nelle parole del figlio Franco Maria, a diciassette anni dalla scomparsa

Nel 2008  veniva a mancare uno dei grandi protagonisti della politica piemontese e non solo, l’onorevole Giuseppe Botta. Fu rappresentante della Democrazia Cristiana a partire dagli anni Sessanta. Ebbe come maestro l’onorevole Giuseppe Bovetti, che fu anche uno dei Padri Costituenti.

Quali erano i valori incarnati dalla Democrazia Cristiana di quei tempi, trasmessi dagli stessi Padri Costituenti?

“Il primo e più importante dei valori era incarnato dalla libertà  e “Libertas” era proprio la scritta che compariva nel simbolo dello Scudo crociato della DC. Fondamentali erano gli ideali della democrazia e dell’ispirazione cristiana da cui derivarono e discesero le azioni concrete nei provvedimenti legislativi economici”.

 

La politica, allora, non era improvvisazione, ma richiedeva una preparazione anche teorica, affiancata da una autentica fedepolitica. Secondo Lei che cosa si è incrinato, dopo la fine della Prima Repubblica, tale da aver provocato una graduale perdita dei veri valori ideologici della politica e della sua pratica?

“Secondo me si era già incrinato il rapporto di fiducia tra cittadini e politica alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Nel momento in cui è crollato il muro di Berlino è venuta meno anche in Italia la contrapposizione storica tra la DC con gli alleati laici e socialisti e il vecchio partito Comunista italiano. In estrema sintesi entrò in crisi il sistema politico italiano, così come si era configurato dal dopoguerra fino ad allora. Era presente una ricerca di aria nuova. Ricordiamo, a questo proposito, i referendum di Mario Segni. Furono anni di profonda crisi che si conclusero con l’inchiesta di Tangentopoli, che provocò l’azzeramento di un’intera classe politica ad eccezione di quella comunista. Diventerebbe impossibile ricordarne tutti i passaggi, ma furono commesse vere e proprie ingiustizie da clima di caccia alle streghe, che si instaurò dal 1992 e per diversi anni seguire. Era forse inevitabile che si giungesse ad un punto di svolta, ad un passaggio alla Seconda Repubblica che, però, non è stato adeguatamente accompagnato da vere riforme costituzionali. Mi sento di dire che oggi viviamo una decadenza di valori senza precedenti. La politica nazionale è guidata da personaggi improvvisati, spesso senza cultura e competenza”.

L’onorevole Giuseppe Botta seguì un ‘cursus honorum’, per utilizzare il termine latino, che lo portò da incarichi cittadini a importanti ruoli governativi. In che modo rappresentò l’espressione del rigore e dei valori sabaudi e democristiani in una Roma ben diversa da quella di oggi?

‘Mio padre aveva il passo dell’alpino e la costanza del maratoneta che si allena ogni giorno. Aveva anche una straordinaria capacità lavorativa e un impegno eccezionale. Certo la sua fu una vera e propria “gavetta” sia all’interno della Democrazia  Cristiana sianelle Istituzioni. A Roma sapeva, forte dell’esperienza maturata, quali fossero i “tasti” da toccare e quali no. Gli obiettivi che si prefiggeva erano soprattutto inerenti le infrastrutture torinesi e piemontesi. Come assessore provinciale alla Viabilità con il presidente avvocato Gianni Oberto, realizzò moltissime strade nella provincia di Torino e promosse opere strategiche quali la Tangenziale di Torino a tre corsie oltre opere altrettanto importantiquali il Traforo Internazionale del Frejus.  A livello nazionale promosse leggi ancora oggi rimaste in vigore. Aveva a cuore l’Arma dei Carabinieri  e nel 1985 fu approvata, per sua iniziativa,la legge per la costruzione di nuove caserme dei Carabinieri sull’intero territorio nazionale con uno stanziamento finanziario straordinario di 1500 miliardi di vecchie lire. Per questa ragione fu insignito dai Carabinieri dell’onorificenza di “Carabiniere d’Onore” e questa legge è ricordata come la legge Botta. Nel settore della casa un’altra legge fu approvata nel ’92, nota come la legge Botta -Ferrarini. Ma a Torino, e in generale in Piemonte,curava con la massima attenzione le esigenze  dei cittadini e delle amministrazioni locali. Sembrava non stancarsi mai”.

 

A Torino fu assessore alla Viabilità, oggi incarico spesso ricoperto senza una preparazione adeguata; a Roma fu parlamentare per sette legislature consecutive e per undici anni Presidente della Commissione Lavori Pubblici alla Camera, occupandosi anche di un’opera fondamentale quale fu la costruzione dell’autostrada delTraforo del Frejus e in seguito dell’autostrada Torino Bardonecchia.

“La politica ai tempi di mio papà era spesso fatta di ascolto. E questo costituiva il suo credo, la sua pratica quotidiana. Era una politica che non passava attraverso Internet o il web, ma attraverso l’ascolto continuo dei bisogni delle persone e dei cittadini. Una politica fatta sul campo, attenta soprattutto alle necessità dei più deboli. E nemmeno – come ricordava spesso lui stesso –  avvertiva la necessità di andare in televisione. La sua era una politica di attenzione al prossimo, e le sue elezioni in Parlamento erano la conseguenza del suo agire quotidiano”.

 

Quale insegnamento potrebbe trarre la politica attuale dal Suo esempio?

“Per rispondere alla sua domanda dico soltanto che il suo esempio di lavoro, come quello tantissimi  altri parlamentari, può  insegnare qualcosa a chi avesse l’umiltà di studiare e prepararsi. Oggi può capitare di trovare seduto sui banchi di Montecitorio chi, fino al giorno prima, non conosceva neppure l’indirizzo e cosa fosse il Parlamento”.

 

Era anche molto legato al Collegio degli Artigianelli, che si richiamava ai valori di Don Murialdo?

“Era legatissimo al Collegio Artigianelli che formava tanti giovani ai mestieri. Amava ricordare un detto del Santo Leonardo Murialdo: ”Fate lo straordinario nell’ordinario”. Mio padre aveva modificato questo detto in “Facciamo l’ordinario. È già un fatto straordinario!”.

Per un giovane che volesse fare politica seriamente (e oggi è  fatto raro constatare che la politica faccia l’ordinario) quale potrebbe essere l’attualità del prezioso esempio dell’onorevole Botta?

“In generale credo sia importante, al di là della figura di mio padre,avere appunto l’umiltà di ascoltare e di lavorare sodo”.

 

Il suo essere democristiano non prescindeva, però, dal rispetto per la laicità e per gli orientamenti politici avversi. Questo potrebbe essere di monito, nella società contemporanea, dove i singoli individui sono spesso sempre più intransigenti nei confronti delle ideologie e opinioni contrarie alle proprie?

“Affermava spesso che i comunisti non erano i nemici, ma avversari politici e che, una volta terminata una discussione, ci si stringeva la mano. Mi piacerebbe che potesse venir recuperato quello spirito”.

Mara Martellotta