politica

Il Sindaco Lo Russo vicepresidente Anci

Si sono aperti ieri pomeriggio al Lingotto Fiere, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i lavori l’Assemblea annuale dell’ANCI, giunta alla quarantunesima edizione. Ad accogliere il capo dello Stato che al suo arrivo ha ricevuto un lungo applauso da parte dei tanti sindaci presenti in sala, tutti con la fascia tricolore, il neo presidente Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli eletto  all’unanimità alla guida dei comuni italiani e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, poi nominato Vicepresidente con delega alle Politiche comunitarie e internazionali.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, che da neo presidente del Consiglio nazionale Anci, ha aperto i lavori della 41esima Assemblea Anci al Lingotto di Torino è intervenuto Davide Gilardino, Presidente Anci Piemonte e Sindaco di Ronsecco che ha dato il suo benvenuto insieme a tutti comuni piemontesi e nazionali alle autorità presenti in sala.

E’ stata poi la volta del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo che ha sottolineato come per la sua città sia un vero onore accogliere i sindaci di tutta l’Italia: “Da Torino, prima capitale, è partita la storia del nostro Paese – ha detto il Sindaco -. Torino è stata motore fondamentale del processo di unificazione italiana, una città che ha saputo guardare oltre i propri confini per credere, con coraggio, nella dimensione nazionale come risposta alle divisioni e ai localismi del passato. Da qui uomini e donne hanno lavorato instancabilmente per costruire un’Italia unita, affrontando sfide gigantesche, ispirati dalla convinzione che l’unità fosse il presupposto per la libertà, il progresso e la dignità del nostro popolo. È con quello stesso spirito – ha proseguito – che, oggi, Torino vi accoglie, consapevole dell’importanza del dialogo e della coesione per affrontare le sfide del presente”.

Nel suo intervento Lo Russo non ha mancato di ricordare come le sindache e i sindaci siano la prima interfaccia con i cittadini, “primo punto di contatto con lo Stato che le persone hanno nella loro vita quotidiana. Un orgoglio, ma anche una grande, duplice, responsabilità – ha sottolineato – Indirizzata sia verso chi vive e lavora nei nostri territori che verso la comunità allargata, quella dell’intero sistema Italia. Una responsabilità che ci porta a dover tenere presente una visione unitaria, condivisa, comune”.

Il Sindaco non ha mancato di ricordate il ruolo riconosciuto ai Comuni nella nostra Costituzione: “La nostra Carta Costituzionale definisce la composizione della Repubblica, indicandoci che è formata dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato e non a caso essa attribuisce un ruolo cruciale a tutti questi livelli di governo, riconoscendo esplicitamente i Comuni, le Province e le Città Metropolitane accanto alle Regioni. Questo riconoscimento non è formale, ma sostanziale: parla del valore delle autonomie locali come pilastri della democrazia e come attori essenziali nel dialogo con lo Stato centrale. Quando affrontiamo il tema delle riforme costituzionali – ha osservato – non possiamo dunque limitarci a parlare solo delle Regioni ma dobbiamo tener conto dell’intero sistema delle autonomie, che si regge su un equilibrio di ruoli, funzioni e responsabilità di cui i Comuni italiani sono protagonisti”.

Lo Russo ha poi rilevato che “viviamo un momento di profonde divisioni, che porta con sé il rischio elevatissimo di cedere ai personalismi, di guardare all’interno delle proprie mura e di ignorare il fatto che soltanto insieme si possono raggiungere traguardi fondamentali, e che le sfide che il mondo ci mette davanti devono trovarci unite e uniti. L’assemblea che apriamo oggi è il luogo del dialogo, del confronto, dello scambio, dell’unità e della pluralità, in cui diversi territori mettono al centro del dibattito diverse esigenze, che possono e devono essere affrontate in maniera collegiale, condivisa, supportiva”, ha concluso Lo Russo.

“Ben poco potremmo fare, se non potessimo fare, se non potessimo contare sulle tante fasce tricolori di tante donne, di tanti uomini, di tanti sindaci, di tante giunte, di tanti consigli comunali che ci aiutano nell’attuare le politiche regionali e nazionali in un ruolo che è evidentemente il ruolo più difficile perché il sindaco è lì. Quando non si risolve il problema rimane solo il sindaco – ha poi ricordato il Presidente della Regione Piemonte strappando grandi applausi alla platea -. Sarà un bel giorno quando per fare il parlamentare bisognerà essere stati un giorno consigliere comunale, un giorno consigliere provinciale, un giorno sindaco. Perché questo vuol dire attaccamento territoriale, rapporto con i cittadini, ma soprattutto riconoscere il valore istituzionale del ruolo”.

TORINO CLICK

Italia Lib-Pop: “La piscina hammam non è integrazione”

“È notizia di queste ore la proposta della UISP di Alba-Bra, gestore della Piscina Comunale di Ciriè (TO), che in ottica di rinnovo della convenzione vorrebbe destinare parte dell’orario di apertura alla frequentazione di sole donne, per ‘creare quel senso di complicità femminile tipico degli Hammam’, come scritto nella proposta stessa. Un progetto che ci auguriamo il Consiglio Comunale rigetterà senza remore”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la polemica scaturita dalla proposta.

“L’integrazione dei cittadini stranieri residenti nel nostro Paese deve passare da un processo di inclusione che non può piegarsi ai precetti religiosi di una fede oscurantista che vede la donna come essere umano di serie B. La nostra società civile non può da un lato proseguire sul percorso di uguaglianza, lotta al patriarcato, vero o presunto che sia, e contrasto al fenomeno della violenza sulle donne e dei femminicidi, ed al contempo genuflettersi ai dogmi di segregazione della donna tipici dell’Islam”, prosegue Desirò.

“Un impianto sportivo, a maggior ragione pubblico, come la piscina comunale di Ciriè, deve accogliere tutte le persone che vogliono fare attività sportiva, senza distinzione di sesso, etnia o religione professata: questa è inclusione e l’integrazione di coloro che sono ancora legati a retaggi di un trapassato remoto ed oscurantista, deve passare attraverso l’accettazione di questa uguaglianza trasversale” aggiunge Desirò.

“L’Unione Italiana Sport per Tutti, in uno stato di delirio ideologico che ha già portato a proposte simili in altri comuni, vorrebbe creare negli impianti pubblici da lei gestiti delle sacche in cui si possano seguire dei precetti religiosi lontani dal buon senso, distanti dal concetto di società aperta ed inclusiva e contrastanti con la stessa Costituzione del nostro Paese. Il processo di islamizzazione che la UISP vorrebbe fare nei nostri impianti sportivi deve essere fermato: l’inclusione non passa dal rendersi supini alla segregazione della donna voluto dai mussulmani”, conclude Desirò.

Italia Liberale e Popolare

Direttivo Nazionale

Tensioni sociali ed economiche: la politica dia risposte

Se non esistesse, il Pd dovrebbe inventare  la regione Emilia Romagna. Dagli Arditi del Popolo di Parma contro i fascisti che marciavano su Roma ai giorni nostri, sempre a sinistra. Indubbiamente, almeno per stavolta contava di più l’Umbria che ritorna ad essere governata dal centrosinistra.
E mi dispiace per lo stalinista Rizzo con il suo 1% ininfluente.  Per lui missione non compiuta: la sinistra in Umbria governerà. I suoi amichetti di destra non lo ringrazieranno. E poi, stavolta, i due schieramenti hanno giocato alla pari. Infatti Conte cinque stelle si è astenuto dal contendere elettorale. Portasse un po’ di sfiga?
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Ovviamente è solo chi perde che sottolinea il tutto. Ed i ventriloqui della Meloni sono spariti. Capita anche nelle migliori famiglie.
Qui in Piemonte nessuno vuole vedere manco in cartolina il sottosegretario Del Mastro che straparla. Sia ben chiaro che non è l’unico membro del governo. Anche il ministro dell’ istruzione Valditara sta messo decisamente maluccio. Dice che l’aumento della violenza sulle donne è provocato dall’immigrazione.  In Italia da oltre 5 anni oltre il 70% degli omicidi sono italiani da generazioni. Ma i miserabili non finiscono qui. Eccoli quelli che rispolverano il segno della P 38 tanto in voga nell’ estremismo anni 70 e 80.  Ieri come oggi sono speculari a fascisti e violenti di destra e di sinistra.
Mi sa che dovremmo darci una calmata tutti quanti.
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E mentre impazza la violenza anche tra minori e i morti sul lavoro ci sono tutti i giorni dal nord al sud, restano in  Albania 350 poliziotti che non fanno nulla. Complimenti Meloni, anche in questo caso mi sembra che hai sbagliato.  Veramente  tempi bui.
E Torino continua a cercare se stessa non trovandosi. Bellissimo il Tennis internazionale.  Ma non si campa di solo companatico. Se non riprendiamo a produrre continuiamo ad essere fregati. Poi se se si considerano i dazi  che verranno introdotti da Trump  c è poco da stare allegri. In ultimo: Non so  voi, ma a me l’accoppiata Trump e Musk fa veramente paura.
PATRIZIO TOSETTO

Giaccari coordinatore regionale Orizzonti Liberali

Riceviamo e pubblichiamo

 L’Assemblea Regionale di Orizzonti Liberali si è conclusa a Torino, segnando un importante passo per il movimento nella costruzione di un’identità territoriale forte e rappresentativa. L’assemblea, presieduta da Francesco Aglieri Rinella, ha eletto Piero Giaccari come nuovo Coordinatore Regionale di Orizzonti Liberali per il Piemonte, con il compito di rappresentare e guidare le attività del movimento nel territorio.

Nato su iniziativa di Luigi Marattin, deputato e presidente di Orizzonti Liberali, il movimento si è avviato come associazione con l’obiettivo di aggregare le diverse anime liberal-democratiche, costruendo un progetto solido che miri a una politica basata su merito e competenze. Questa assemblea regionale ha rinnovato l’impegno del movimento a radicarsi in Piemonte, preparandosi a lavorare su proposte concrete e vicine ai bisogni del territorio.

Dichiarazione del Coordinatore Regionale Eletto

“Sono onorato di rappresentare Orizzonti Liberali in Piemonte. Con determinazione e competenza, costruiremo una comunità inclusiva, capace di rispondere alle esigenze locali e al contempo di contribuire alla visione nazionale del movimento.

L’incontro e il dialogo autentico possono diventare il primo passo per costruire relazioni e alleanze, superando le tradizionali appartenenze politiche. Come disse Pietro Nenni, “Le idee camminano con le gambe degli uomini.”

Oggi le categorie di “destra” e “sinistra” non sono più adeguate per comprendere la realtà. La nuova linea di divisione si manifesta tra europeisti e antieuropeisti, occidentali e antioccidentali, liberali e antiliberali, modernisti e antimodernisti. L’antifascismo resta per noi un valore fondante, ma il fascismo si presenta oggi sotto molte forme. Non è forse una nuova forma di fascismo anche impedire a una ministra di parlare al Salone del Libro o alla Brigata Ebraica di partecipare alle celebrazioni del 25 Aprile?

Esistono famiglie politiche: i Liberali, i Socialisti, i Repubblicani, i Popolari, così come li intendeva don Sturzo, che oggi mancano di un’adeguata rappresentanza. La nostra associazione mira a diventare un catalizzatore delle forze e delle persone che attualmente non hanno una voce.

A cosa servono i “quadri intermedi” di un partito? Sono lo snodo tra le istanze dei territori e le scelte di respiro nazionale. Un coordinatore regionale deve essere parte attiva di una comunicazione dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. I “quadri intermedi” sono i primi indicatori della salute dell’Organizzazione, se si diventa solo i portavoce di scelte compiute da altri è un sintomo chiaro ed innegabile di cattiva salute politica, molti di noi lo hanno visto nelle precedenti esperienze e questo non deve più accadere, è un mio preciso impegno.

Orizzonti Liberali proseguirà il percorso costituente con un evento nazionale a Milano, il 23 e 24 novembre, aperto a tutti i cittadini e alleati interessati a partecipare alla costruzione di una nuova forza politica liberal-democratica in Italia.

Piero Giaccari,

PD: “Per salvaguardare ambiente e agricoltura, Cirio ascolti gli agricoltori”

19 novembre 2024 – In occasione della manifestazione della Coldiretti Piemonte con le sue delegazioni provinciali davanti al Consiglio regionale per protestare contro le norme del Piano della qualità dell’aria, la prima firmataria, la consigliera PD Nadia Conticelli, la capogruppo dem Gianna Pentenero e la consigliera Monica Canalis precisano: “Abbiamo ascoltato con molta attenzione le audizioni delle associazioni di categoria in commissione e, dal confronto, è emersa la volontà di correggere il documento. Speriamo che la maggioranza voglia adottare gli emendamenti che il PD ha depositato ieri”.
I due punti critici per l’associazione degli agricoltori, su cui i dem propongono modifiche, riguardano le abbruciature e le coperture delle vasche per gli effluenti zootecnici. “Per quanto riguarda l’eliminazione controllata dei residui vegetali, il blocco imposto dal nuovo piano è eccessivamente restrittivo. Noi chiediamo invece che siano previste ‘finestre’ temporali, di durata limitata e non consecutive, qualora le condizioni meteorologiche, climatiche e ambientali lo consentano, come indicato dal modello previsionale elaborato da ARPA Piemonte, per permettere la pulizia del terreno dalle sterpaglie – spiegano Conticelli, Pentenero e Canalis – Inoltre, riguardo alla copertura delle strutture esistenti per lo stoccaggio degli effluenti zootecnici e dei digestati, abbiamo approfondito il tema e riteniamo che l’isolamento possa avvenire anche con materiali vegetali. In questo modo, si eviterebbero costose coperture, che potrebbero essere danneggiate dalle condizioni climatiche invernali, come pioggia o neve”.
“Ci auguriamo che il centrodestra dimostri realmente la volontà di sostenere il Piemonte, le sue imprese, i consumatori e le eccellenze del territorio, intervenendo su un piano che potrebbe gravemente danneggiare il comparto agricolo”.

Agricoltori, Bartoli: “dall’audizione in Consiglio regionale spunti per un lavoro condiviso”

Siamo certamente disponibili ad ascoltare le richieste e le motivazioni di tutti, in particolar modo del mondo agricolo che rappresenta un settore nevralgico per la nostra regione: l’audizione avvenuta oggi pomeriggio a seguito della manifestazione davanti a Palazzo Lascaris è nata proprio dal desiderio di entrambe le parti di costruire non una mediazione, ma un accordo che tenga conto delle necessità di tutela dell’ambiente ma anche delle necessità oggettive del settore agricolo.

Valuteremo nel dettaglio le criticità evidenziate che riguardano, tra le altre, le norme relative alla copertura delle letamaie, alla comunicazione degli spandimenti con anticipo di sette giorni e che si uniscono alla richiesta che vengano previste, in caso di condizioni atmosferiche favorevoli, finestre invernali per gli abbruciamenti. Si tratta di norme che non vengono introdotte dal Piano Regionale per la Qualità dell’Aria, ma sono contenute nel Piano Stralcio per l’Agricoltura del 2023. Da qui al 1 gennaio 2026, data di entrata in vigore di entrambi i provvedimenti, ci sarà modo per emendare il Piano Stralcio, sia nella direzione indicata da Coldiretti, sia tenendo conto di innovazioni recenti, come la sostituzione delle coperture per le letamaie con enzimi o altri elementi naturali che riducano le emissioni.

Sergio Bartoli, Consigliere Regionale Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale – Presidente V Commissione Ambiente

 

Nelle foto:

– Il Consigliere Bartoli con Bruno Mecca Cici, Presidente Coldiretti Torino

– un momento dell’audizione con i Consiglieri regiona

Avs: “La Lega attacca diritto allo studio”

Abbiamo suggerito anche noi che l’esenzione del bollo per le ibride non venga tolta, come invece propone l’assessore al Bilancio Tronzano.

Peccato che, per far fare marcia indietro alla sua stessa Giunta sull’introduzione del bollo sulle auto ibride, la Lega vuole sottrarre risorse al diritto allo studio, limitando le borse EDISU per oltre 9 milioni. Dimostrano come sempre il loro vero volto: si vantano delle Universiadi e attaccano gli studenti e le studentesse.

Non solo: la Lega propone anche una nuova tassazione sulle auto elettriche, una proposta inaccoglibile e frutto del negazionismo climatico che sta lasciando l’Italia e il suo sistema produttivo indietro sulla transizione ecologica.

Siamo pronte a rimanere in Consiglio per resistere a queste proposte indecente, tutelando il diritto allo studio come abbiamo sempre fatto.

Alice Ravinale capogruppo AVS Regione Piemonte

Valentina Cera consigliera AVS Regione Piemonte

Giulia Marro consigliera AVS Regione Piemonte

Il Consiglio comunale dice “no” al ddl Sicurezza del Governo

Il Consiglio comunale respinge l’impianto del disegno di legge 1660 – più noto come “ddl Sicurezza” – già passato alla Camera dei Deputati e ora all’esame del Senato. L’assemblea di Palazzo Civico ha infatti approvato a maggioranza la mozione “La Città di Torino unita contro il ddl Sicurezza”, prima firmataria la capogruppo Sara Diena (Sinistra Ecologista).

Il documento analizza in modo critico l’impianto del disegno di legge, strutturato su 38 articoli, dandone un giudizio complessivamente negativo, alla luce dei principi costituzionali sul diritto di manifestare il dissenso in forma pacifica e con pratiche di disobbedienza civile nonviolenta. Principi che, secondo i firmatari del documento, verrebbero apertamente messi in discussione dal ddl, in una logica securitaria basata sull’inasprimento delle pene e sulla criminalizzazione del dissenso. Questo, senza che d’altra parte siano affrontati, ad esempio, i nodi strutturali della difficile situazione in cui versano il sistema carcerario e quello giudiziario.

La mozione, infine, chiede che la presidenza del Consiglio comunale invii il documento a tutti i parlamentari eletti nei collegi afferenti la Città di Torino e alle presidenze di Camera e Senato. Al tempo stesso, il sindaco viene invitato a intervenire presso il Governo affinché sia chiara l’assoluta contrarietà dell’Amministrazione della Città di Torino rispetto alle disposizioni contenute nel Disegno di Legge ordinario 1660, cosiddetto “ddl Sicurezza”, e a richiederne lo stralcio.

Sul tema, il dibattito in aula è stato intenso. Gli interventi dei gruppi consiliari di centrodestra hanno fatto quadrato intorno al disegno di legge in discussione, sostenendo che il Paese, con il voto alle ultime elezioni politiche, ha espresso l’esigenza di maggiore sicurezza e legalità che il ddl 1660 ha incarnato dal punto di vista normativo. Inoltre, gli intervenuti hanno negato che il provvedimento ora in discussione al Senato limiti la libertà di espressione e manifestazione, accusando piuttosto i sostenitori della mozione di eccessiva tolleranza verso l’illegalità e di sottovalutare il bisogno di sicurezza da parte della popolazione. Su queste posizioni sono intervenuti i consiglieri e consigliere De Benedictis, Catizone, Liardo, Iannò, Firrao, Abbruzzese, Scanderebech.

A sostegno del documento presentato da Diena, con toni fortemente critici verso le politiche del Governo e della sua maggioranza parlamentare in tema di ordine pubblico e sicurezza, politiche definite tanto inefficaci quanto autoritarie e repressive, sono invece intervenuti i consiglieri e consigliere Cerrato, Pidello, Tuttolomondo, Apollonio, Cioria, Crema, Viale, Patriarca, Ciampolini, Busconi, Sganga.

Fissolo e Garione hanno annunciato l’astensione del proprio gruppo, sostenendo che il ddl ha molti punti criticabili ma non tutti e l’ordine del giorno non va nel dettaglio.

IL documento ha infine ricevuto 22 voti a favore (PD, Sinistra Ecologista, Demos-AD, TO Domani, Radicali /+Europa, M5S) e 6 contrari (TO Bellissima, Lega, Fd’I e FI), con un astenuto (Moderati)

Respinto invece con 20 voti contrari, 8 favorevoli e un astenuto, un documento presentato da Silvio Viale che chiedeva obbligo di indossare bodycam per tutte le forze dell’ordine, compresa la Polizia Locale, a garanzia di tutti, agenti compresi

Ma i ‘cattivi maestri’ non tramontano mai?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Quando parliamo di ‘cattivi maestri’ non si vuole solo ripercorrere una pagina del passato o di
pura rievocazione nostalgica. E questo perchè i cosiddetti ‘cattivi maestri’ – termine che nel nostro
paese è coinciso con l’irruzione della triste e drammatica stagione terroristica – hanno sempre
accompagnato il cammino dal democrazia italiana. Uomini e donne che, in virtù di una
rivendicazione – del tutto presunta nonché opinabile – di superiorità intellettuale, e a volte anche
morale, hanno contribuito a formare pezzi di generazioni plasmati sulla loro concezione della vita
e della politica. Una categoria, comunque, pericolosa ed inquietante perchè, di norma, non
partecipa direttamente agli avvenimenti politici o pubblici ma si limita a dare consigli, a suggerire
soluzioni e a convincere altri a scendere in campo. Che, ovviamente, si rifanno ai loro
insegnamenti, suggerimenti, congetture e consigli.

Ora, è tremendamente difficile individuarli e classificarli perchè, puntualmente, si nascondono
dietro alle loro riflessioni e ai loro contorcimenti intellettuali ma che poi hanno delle precise e
puntuali ricadute sui comportamenti concreti di chi affronta la questione di petto e senza filtri.

Facciamo un esempio concreto al riguardo, a proposito della difficile e drammatica questione
israelo/palestinese. Di fronte alla violenza conclamata e manifesta dei vari cortei organizzati in
tutta Italia in questi ultimi mesi, i ‘cattivi maestri’ non condannano mai la violenza direttamente ma
si limitano a sostenere che quella violenza è anche e soprattutto il frutto del comportamento delle
forze dell’ordine o del Governo di turno. Nello specifico dello Stato repressore. Inoltre i ‘cattivi
maestri’ spostano sempre l’obiettivo più avanti. La questione del Medio Oriente, ad esempio,
diventa lo strumento per mettere in discussone la stessa politica estera delle nostro paese e
quindi lo stesso modello di democrazia che si è determinata in Italia. In ultima analisi, ma non per
ordine di importanza, i ‘cattivi maestri’ di norma attaccano frontalmente le persone. Individuano
cioè l’obiettivo da colpire – sotto il profilo politico, come ovvio – spiegandone le cosiddette ragioni.
Sempre stando attenti a non scadere nella diffamazione o nella calunnia che sono, seppur ormai
debolmente, penalmente perseguibili. Creando, però, di fatto, il terreno affinché qualcun altro
esegua concretamente il gentile invito partito dalle loro cattedre politiche, culturali, sociologiche e
giornalistiche. E, se vogliamo ancora aggiungere una postilla, i ‘cattivi maestri’ si ritengono
moralmente e strutturalmente superiori rispetto al resto dell’umanità. Da qui arriva la ragione per
cui le loro riflessioni sono quasi sentenze inappellabili ed indiscutibili. E, ancor più, che superano
la stessa dialettica politica quotidiana ritenuta, di norma, insufficiente e scadente.

Ecco perchè, ieri come oggi, i ‘cattivi maestri’ rappresentano un pericolo per la qualità della
nostra democrazia e per la solidità delle nostre istruzioni democratiche. E il compito della politica
e dei partiti – o ciò che resta dei partiti -, se ne hanno ancora il coraggio, non è altro che saper
dimostrare concretamente che i ‘cattivi maestri’ rappresentano un elemento strutturalmente
diseducativo ed inquietante per la costruzione di quello che un tempo si chiamava “bene
comune”. Se non si ha il coraggio di farlo si corre il serio rischio che vincano proprio i ‘cattivi
maestri’ e, con i ‘cattivi maestri’, tutto ciò che ha contribuito negli anni a sfaldare e a inquinare il
nostro assetto democratico e costituzionale