politica

Askatasuna, Lo Russo: “Rivendico percorso di dialogo, no alla violenza”

Stefano Lo Russo, sindaco di Torino

Dopo aver ripercorso gli eventi avvenuti il 18 dicembre e nei giorni successivi, con la chiusura dell’immobile, il Sindaco ha anche ricostruito le tappe attraverso le quali la Città aveva messo in atto il percorso per un patto per la gestione dell’immobile, secondo il regolamento della gestione dei beni comuni.

 

Lo Russo ha quindi espresso alcune considerazioni.

La nostra Amministrazione sul patto di collaborazione di corso Regina 47 si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista.

Un patto presuppone la volontà e la responsabilità di portarlo avanti. Noi questa volontà e questa responsabilità l’abbiamo avuta fino in fondo. Abbiamo messo in campo ogni strumento possibile di dialogo e mediazione. Se tornassimo indietro lo rifaremmo perché governare significa tentare soluzioni. La Città con un percorso coraggioso e lungimirante ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia. Penso fosse dovere di questa Amministrazione provare a risolvere una questione rimasta ferma per 29 anni. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura in bene comune della città.

Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi perché è fondato sul dialogo, sulla partecipazione, sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica”.

Il Sindaco ha ribadito come quanto avvenuto il 18 dicembre non è stata una scelta politica dell’Amministrazione comunale, ma la conseguenza di atti giudiziari e della violazione di un’ordinanza legata alla sicurezza dell’immobile.

Il fallimento, ha ripreso Lo Russo, non sta nell’aver tentato una strada difficile. Il vero fallimento sarebbe stato non provarci affatto, scegliendo l’inerzia invece della funzione di governo.

In un tempo in cui troppo spesso prevalgono la semplificazione, il calcolo o la paura, questo atteggiamento rappresenta una prova di maturità politica e di rispetto delle istituzioni.Libertà di parola, libertà di dissentire, libertà di essere scomodi, di porre domande ed esprimere il proprio pensiero sono libertà che non ci sono state regalate, ma conquistate da donne e uomini che hanno scelto la Resistenza. In nome della libertà e di quella eredità, dobbiamo essere altrettanto chiari, ha precisato il Sindaco. La libertà non è e non può mai essere libertà di praticare la violenza, di danneggiare beni pubblici e privati, di colpire persone, istituzioni o organi di informazione.Questa è una linea di confine invalicabile tracciata dalla Costituzione e dalla storia democratica di questo paese e di questa città. Quando quella linea viene superata, ha rimarcato, si passa dalla parte del torto. Sempre sento il dovere di essere chiaro nel condannare con fermezza ogni episodio di violenza e di aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, tra cui gli attacchi e le sedi di giornali e organi di formazione, presidi fondamentali di democrazia e libertà.

Desideriamo condannare con altrettanta rigorosa fermezza gli episodi di violenza verificatisi durante il corteo del 20 dicembre. Comportamenti inaccettabili che violano la legalità, arrecano gravi danni e disagi ai cittadini, ai commercianti e a tutta la città in giorni particolarmente sensibili a ridosso delle festività natalizie e compromettono, peraltro, profondamente la credibilità e il senso stesso delle rivendicazioni di chi manifesta pacificamente le proprie idee.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle forze dell’ordine chiamate ad operare in un contesto complesso e delicato. Le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui. Questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello stato di diritto che rifiuta ogni forma di abilità collettiva e ogni generalizzazione.

Allo stesso tempo non possiamo ignorare dinamiche già viste in passato in cui frange violente sfruttano contesti di tensione per infiltrarsi in manifestazioni pacifiche e alzare il livello dello scontro.

Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione e non accettiamo strumentalizzazioni. che alimentano tensioni e paure allontanando le persone invece di unirle.

La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare.

È per questo che come Amministrazione abbiamo lavorato a lungo e con fatica per provare a far uscire un’esperienza durata 29 anni dall’illegalità, cercando soluzioni che evitassero uno scontro frontale e che restituissero alla città uno spazio pubblico e condiviso.

Da Sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Non accettiamo lezioni da nessuno, soprattutto da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda.

Le dichiarazioni di tolleranza zero o addirittura ruspe sui centri sociali non solo non contribuiscono alla sicurezza né alla coesione sociale, ma alimentano paure, tensioni e semplificazioni pericolose.

Il Governo è in evidente difficoltà su molti fronti reali. Il calo vistoso del potere d’acquisto delle famiglie, le pensioni, la sanità, le contraddizioni in politica estera, l’assenza di una vera politica industriale.

In questo contesto alcuni temi diventano funzionali a distrarre l’opinione pubblicae trarre vantaggio politico da occasioni di disordine, magari per giustificare l’arrivo di un nuovo ordine, speculando sulla paura delle persone.

Le dichiarazioni incendiarie di alcuni ministri sulla vicenda torinese vanno in questa direzione. Io non seguirò questa strada, non lo farò perché credo profondamente nell’Istituzione che rappresento, nei valori della Costituzione della Repubblica e nella storia di dialogo, democrazia e responsabilità civile che caratterizza Torino. Proprio per questo l’Amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio e lo faremo anche guardando al futuro di corso Regina 47 con l’obiettivo di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale pubblica, un luogo di inclusione, di servizi di prossimità, di attività culturali e formative aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fa fatica a trovare risposte.

Proprio per questo sento il dovere di rivolgere un appello alla città, a tutte le Istituzioni e a tutte le forze politiche”.

Quindi l’invito del Sindaco a tenere bassi i toni perché “alzare il livello dello scontro, semplificare o radicalizzare,ha evidenziato, non colpisce questa Amministrazione ma la città, rischiando di vanificare quanto di positivo, di bello e di utile Torino sta costruendo sul terreno della convivenza e della coesione sociale dello sviluppo economico, della credibilità della città e della sua capacità di attrarre opportunità, investimenti e competenze.Le parole sono importanti, ha concluso, costruiscono o distruggono e in tempi come questi la responsabilità di tutte e tutti è massima”.

F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Askatasuna, discussione in Sala Rossa

Pubblichiamo di seguito una sintesi del dibattito su Askatasuna svoltosi ieri in Consiglio comunale

Sara Diena (Sinistra ecologista) ha evidenziato la situazione grave di Vanchiglia giunta al quinto giorno di militarizzazione e attribuisce la responsabilità dell’accaduto al ministro Piantedosi. La consigliera ha rivendicato la presenza di esponenti del proprio gruppo al corteo di sabato, convinta della bontà del progetto di collaborazione in atto per un bene comune condiviso e in difesa del centro sociale.

Federica Scanderebech (Forza Italia) ha dichiarato che se ci sarà un nuovo bando di assegnazione dello stabile di corso Regina è condizione indispensabile non sia concesso agli attuali gestori che hanno fallito. La consigliera chiede un nuovo gestore credibile dell’edificio; la presa di distanza del sindaco dagli esponenti della Giunta che hanno partecipato al corteo di sabato; le sue dimissioni.

Andrea Russi (M5S) ha definito sbagliata la gestione del patto di collaborazione da parte della Città che non ha saputo seguirne l’applicazione. Ritiene il risultato un fallimento che ha messo in cattiva mostra Torino e ha consegnato una vittoria politica alla destra. Ha invitato Lo Russo a prendersi le proprie responsabilità e a dimettersi.

Domenico Garcea (Forza Italia) ha criticato il fatto che dopo lo sgombero una componente rilevante della maggioranza consiliare abbia scelto di manifestare insieme agli anarchici. Servono chiarezza, coerenza e rispetto delle Istituzioni – ha ribadito, chiedendo le scuse ufficiali al sindaco per il percorso avviato e di avviare un nuovo bando senza corse preferenziali e senza rendite di posizione.

Un intero quartiere – ha detto Valentina Sganga (M5S) – è sceso in strada per difendere Askatasuna, che è luogo di socialità, mutualismo, sport e cultura popolare. È stata – ha sostenuto – una risposta dal basso a bisogni reali, a cui il Governo ha voluto lanciare un messaggio politico: è stato un attacco all’autonomia della città. La Val Susa paura non ne ha e neanche Torino – ha concluso.

Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) si aspettava che il sindaco fosse più felice, dopo che da tempo ripeteva di aver posto fine all’occupazione abusiva di Askatasuna. Ha quindi ricordato di essere stato minacciato quando è andato in sopralluogo con la Commissione e di non essere neanche riuscito a entrare nell’edificio. Nel Patto – ha affermato – non c’è stata alcuna collaborazione e noi continueremo a batterci per la legalità.

 

Nel suo intervento, Simone Fissolo ricorda la favola della rana e dello scorpione, per dire che il patto firmato con la Città prevedeva un percorso comune, nessuna violenza e fine dell’occupazione. Dimenticando che, chi è abituato alla violenza non cambia natura solo per una richiesta della Città. Firmato il patto la violenza è aumentata: blocchi a ferrovia e aeroporto, scontri alla Leonardo, irruzione alla redazione de La Stampa. E non sono episodi isolati. Ma la violenza, per il capogruppo dei Moderati, va fermata, è eversiva. E le istituzioni devono reagire con fermezza. Perché se tollerata, la violenza cresce. Condivisibile la volontà del sindaco di una città inclusiva, anche con i centri sociali, ma questi devono rispettare le regole della legalità. Infine, Fissolo dichiara di non avere capito la presenza dell’assessore con delega ai beni comuni alla manifestazione di sabato.

 

Per Fabrizio Ricca (Lega) il sindaco scarica le colpe sul governo perché quanto accaduto è la certificazione del più grande fallimento di questa Amministrazione, basato su una scommessa persa in partenza. Scarica le colpe sul governo per nascondere sotto il tappeto la polvere di una maggioranza che da una parte non voleva quel luogo e dall’altra va a manifestarci insieme. Soprattutto scarica le colpe sul governo per nascondere come, in tre giorni, per le strade di Vanchiglia, fascisti rossi hanno messo a ferro e fuoco il quartiere. Per Ricca, infine, oggi va ringraziato il ministro Matteo Piantedosi, perché ha permesso che a vincere oggi fosse lo Stato di diritto.

 

Se fino ad oggi si è giocato troppo sull’ambiguità, Elena Maccanti (Lega) chiede adesso di scegliere da che parte stare: con la legge, la legalità e le forze dell’ordine o se stare dalla parte di chi, da mesi, continua a mettere a ferro e fuoco la città. E Maccanti cita gli assalti ai commissariati di Polizia, alle OGR, l’assalto alla Città metropolitana, le devastazioni alla Leonardo, le occupazioni dei binari delle stazioni ferroviarie, l’assalto alla redazione de La Stampa, ultimo di una vergognosa escalation di violenze che si è manifestata anche perché all’interno della Sala Rossa si è giocata una partita ambigua. Cosa si doveva ancora aspettare per stracciare il patto con Askatasuna, si chiede la consigliera. Concluso perché a seguito di perquisizioni disposte dall’autorità giudiziaria sono state trovate persone che all’interno di quello stabile non ci potevano stare, perché inagibile. Oggi ci aspettiamo che anche il sindaco esca dall’ambiguità rispetto ad una parte della sua maggioranza che continuano a giustificare violenze che Torino non può più accettare.

 

Enzo Liardo (Fd’I) ha sottolineato come dopo la stipula del patto di collaborazione si siano verificati molti episodi di violenze, affermando che il suddetto patto era nato per scongiurare lo sgombero. Il consigliere ha poi definito ridicolo sostenere che lo sgombero è stato disposto per distrarre l’opinione pubblica dalle difficoltà del governo, intorno al quale in consenso cresce, aggiungendo che non si è trattato di repressione bensì di ripristino della legalità. Infine, ha annunciato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Jacopo Rosatelli, sostenendo che questi ha manifestato con l’emblema della violenza.

 

Per Elena Apollonio (Demos), per trent’anni si era ignorata un’occupazione che aveva prodotto iniziative positive come il doposcuola ma anche episodi di violenza, come in Val di Susa. Ha poi reso merito al sindaco di aver immaginato un percorso per sanare la situazione, tuttavia infrantosi contro la muscolarità dei violenti, che ha spianato la strada al centrodestra. La consigliera ha poi stigmatizzato respingendo quella che ha definito una prova muscolare che per sgombrare sei persone ha militarizzato un quartiere. Apollonio ha concluso affermando che la violenza mascherata da diritto a manifestare va fermata sul nascere, per costruire la città nel dialogo, perché la violenza è contro la democrazia e la libertà.

 

Che ci fossero tuttora occupanti nello stabile era cosa nota, secondo Silvio Viale (Radicali +Europa), che ha definito Askatasuna come sede di violenti, spiegando come episodi di intolleranza all’università e violenze nei cortei partivano dal centro sociale, che pure aveva contraddizioni interne. Viale ha poi espresso dubbi sulle attività sociali attribuite ad Askatasuna. Viale ha quindi rievocato gli anni Novanta, quando l’allora Pds scelse coraggiosamente di appoggiare Castellani e non la visione ancorata al passato rappresentata da Novelli. Per lo stabile occorre voltare pagina, ha aggiunto, auspicando un bando e chiedendosi se soggetti che si erano schierati in modo entusiasta, come Arci, Gruppo Abele, Cgil sarebbero in grado di usarlo per vere attività sociali.

 

Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha affermato che l’epilogo di Askatasuna non può essere lo sgombero, sebbene le violenza non sia mai accettabile nei confronti di chiunque. Ha commentato che la criminalizzazione del dissenso non è la strada da seguire così come la fine del patto di collaborazione che rappresenta l’unica strada amministrativa ragionevole, un atto coraggioso che va riconosciuto al sindaco. La consigliera ha chiesto l’allargamento del patto al coordinamento cittadino.

Ivana Garione (Moderati) si è detta rammaricata del periodo natalizio diventato critico a Torino dopo lo sgombero del centro. La consigliera ha chiesto la presa di distanza dai responsabili di Askatasuna e a criticato l’assessore Rosatelli per la partecipazione al corteo di sabato scorso.

Emanuele Busconi (Sinistra Ecologista) ha rivendicato il percorso seguito dalla Città; la presenza in piazza al corteo di sabato di esponenti del gruppo; la volontà di proseguire col patto di collaborazione e ha confermato la linea politica di opposizione alla chiusura di Askatasuna.

Non è facile intervenire su un tema che riguarda tutta la città – ha affermato Claudio Cerrato (PD), sottolineando la distanza sua e del suo partito dai movimenti antagonisti. È nettissima la condanna di ogni forma di violenza – ha ribadito, esprimendo solidarietà ai poliziotti feriti.  Mi fa paura – ha concluso – la voglia di radicalizzazione e la conseguente richiesta di un “nuovo ordine”.

 

(A cura dell’Ufficio stampa del Consiglio comunale)

Askatasuna, Scanderebech: “Si apra un bando serio rivolto a soggetti diversi”

L’INTERVENTO DELLA CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA A PALAZZO CIVICO

«Se si procederà con un nuovo bando per l’assegnazione dell’immobile, la richiesta minima e sensata è che non venga rivolto nuovamente ai soggetti che hanno eluso il Patto di Collaborazione. Quei soggetti hanno fallito miseramente, lasciando l’immobile ancora occupato.
Chiediamo quindi che vengano individuati soggetti diversi, perché non siamo disposti a tollerare ulteriori sprechi di risorse pubbliche. In caso contrario, la responsabilità dovrebbe ricadere direttamente sul Sindaco e sulla sua maggioranza, anche a livello economico sul bilancio della Città.
Per mesi ci è stato detto che non credevamo nella possibilità che il Patto potesse andare in porto; per una volta, il Sindaco metta davanti l’interesse collettivo della città, restituendo l’immobile a un’associazione credibile, senza soggetti che direttamente o indirettamente si rifacciano ad Askatasuna.
Chiediamo l’apertura di un bando serio, con finalità sociali, anche a livello europeo. Un sistema di punteggi potrebbe valorizzare progetti che coinvolgano la popolazione anche quella palestinese e gli studenti presenti in città, prevedendo, ad esempio, la possibilità di destinare parte dello spazio all’accoglienza di profughi palestinesi o di famiglie i cui bambini sono stati ricoverati nei nostri ospedali cittadini.
Con questo ribadiamo il nostro impegno per la causa palestinese: non si tratta di una provocazione, come sostenuto da alcuni media, ma basta con il “gioco delle tre carte”. Piena solidarietà agli agenti feriti e ferma condanna agli atti di violenza.
E ci auguriamo che il Sindaco prenda le distanze da chi all’interno della sua Giunta contraddice la sua volontà di recedere il Patto e batte cassa forse per rimanere all’interno della coalizione affinché lo stesso Patto riparta con i medesimi soggetti coinvolti.
Infine, ringraziamo il Sindaco per aver respinto, in aula lo scorso lunedì, la mozione di accompagnamento al DUP che chiedeva la revoca del Patto e per aver dato seguito, a distanza di sole 60 ore, a quanto richiesto.
Sindaco, si dimetta, ha fallito. Ma ha vinto la legalità dopo 29 anni!».

Pompeo (PD): “Sul nuovo ospedale di Cambiano servono garanzie immediate”

“La bocciatura del mio odg è un grave errore, la Giunta si assume una responsabilità pesante verso i territori di Moncalieri, Chieri e Carmagnola”

22 dicembre 2025 – “Il nuovo ospedale unico di Cambiano rappresenta un investimento importante, ma non può diventare un salto nel buio per tre territori che, oggi, possono contare su presidi fondamentali per l’emergenza e l’urgenza. Per questo avevo presentato un ordine del giorno collegato al PSSR, che purtroppo la maggioranza ha scelto di bocciare senza fornire alcuna garanzia concreta” dichiara la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo, esprimendo forte preoccupazione per la decisione assunta dal Consiglio regionale.

“Il mio atto di indirizzo chiedeva alla Giunta di impegnarsi a garantire i livelli di tempestività nell’erogazione dei servizi di emergenza e urgenza sanitaria previsti dal decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, nei territori di Chieri, Carmagnola e Moncalieri quando saranno sostituiti dall’Ospedale Unico di Cambiano. Parliamo di due DEA e un Pronto Soccorso che oggi assicurano interventi tempestivi a oltre 310 mila abitanti. Il trasferimento di tutte le attività nel nuovo ospedale rischia di allungare i tempi di risposta, in contrasto con gli standard nazionali che prevedono interventi entro 8 minuti in area urbana e 20 minuti in area extraurbana. La Giunta ha scelto di ignorare questo rischio” prosegue Pompeo.

“La maggioranza ha respinto anche la richiesta di chiarire il destino degli edifici che oggi ospitano i tre ospedali, e di valutarne la trasformazione in Ospedali di Comunità, Case di Comunità, Unità di Continuità Assistenziale o altre strutture territoriali, come previsto dal DM 77/2022. È inaccettabile che interi territori possano essere privati di punti di riferimento essenziali senza un piano chiaro, trasparente e condiviso. La Regione non ha saputo dire se intenda mantenere attivi i DEA e il Pronto Soccorso fino alla piena operatività del nuovo ospedale, né quali servizi resteranno radicati nelle comunità locali. Sono in gioco la salute e la sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini” incalza la Consigliera dem.

“Serve una programmazione seria, non slogan. I sindaci, gli operatori sanitari e i cittadini meritano risposte precise e soluzioni strutturali, non l’ennesimo rinvio. La bocciatura del mio odg è un segnale preoccupante: continueremo a vigilare perché la riorganizzazione dell’ASL TO5 non si traduca in un depauperamento dei servizi. La Giunta oggi ha perso un’occasione per dare certezze ai territori” conclude Pompeo.

Gli emendamenti di Bartoli: “Un Pssr più equo e concreto”

“SANITÀ PIÙ VICINA AI CITTADINI E AI TERRITORI”

Piano Socio-Sanitario 2025–2030

«Una sanità che non chiede ai cittadini di adattarsi ai servizi, ma servizi che si adattano alle persone e ai territori».
Con questo obiettivo il Consigliere regionale Sergio Bartoli ha presentato un pacchetto di emendamenti al Piano Socio-Sanitario Regionale 2025–2030, approvati in Aula, per rafforzare la sanità territoriale e ridurre le disuguaglianze, in particolare nei Comuni periferici, montani e a bassa densità abitativa.

Gli emendamenti intervengono su più fronti, con un filo conduttore chiaro: equità territoriale, prossimità delle cure, innovazione sostenibile e coinvolgimento delle comunità locali.

Tra i principali contenuti:
• modelli di sanità che va incontro ai cittadini, con unità mobili, ambulatori itineranti, telemedicina e diagnostica di prossimità;
• rafforzamento del ruolo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità;
• potenziamento dei servizi di salute mentale nei territori periferici;
• introduzione di percorsi riabilitativi innovativi basati sulla neuroplasticità, come il Metodo Feldenkrais;
• maggiore coinvolgimento dei Comuni e dei Consorzi socio-assistenziali nella programmazione dei servizi;
• definizione di una governance chiara per Case della Comunità, COT e Ospedali di Comunità;
• prenotazioni più semplici, con il supporto diretto del medico per anziani e persone fragili;
• introduzione sperimentale dell’Autopsia Virtuale (Virtopsy), tecnologia già utilizzata in Europa, più rapida, più precisa e rispettosa, riconosciuta anche a supporto delle attività della magistratura.

«Si tratta di emendamenti che non comportano nuovi oneri finanziari – sottolinea Bartoli – ma che rendono il Piano più concreto, moderno e vicino ai bisogni reali dei cittadini».

Un ringraziamento all’Assessore alla Sanità Federico Riboldi e a tutto il suo ufficio per la disponibilità e il confronto costante, al gruppo della Lista Civica Cirio Presidente e a tutti i Consiglieri regionali che hanno condiviso e approvato gli emendamenti, dimostrando che sulla sanità si può e si deve lavorare insieme.

Askatasuna, Blengino (Radicali): violenze inaccettabili

“Gli scontri messi in atto da settori dei centri sociali torinesi dopo lo sgombero di Askatasuna sono inaccettabili. Nell’esprimere piena solidarietà agli agenti rimasti feriti, non possiamo che registrare con preoccupazione la reazione di una parte della sinistra, incapace di distinguere tra conflitto politico e violenza organizzata.
Askatasuna è stata coinvolta più volte in azioni squadriste, dall’assalto alla sede de La Stampa fino a episodi di sabotaggio di infrastrutture. Non si tratta di dissenso, ma della messa in scena di un immaginario violento, che nulla ha a che vedere con la libertà di espressione o con la critica democratica. Sarebbe un errore gravissimo confondere la battaglia contro un Governo illiberale, come quello guidato da Giorgia Meloni, con la legittima e doverosa azione di sgombero nei confronti di chi gioca a fare il terrorista, utilizzando la violenza come linguaggio politico”. Così Filippo Blengino, segretario di Radicali Italiani.

Giachino (UDC): Ieri una bruttissima giornata per Torino”

“Pesante sconfitta della Amministrazione Comunale. Torino non è scesa in piazza contro chi aveva assaltato La Stampa e in piazza sono scesi coloro che l’hanno assaltata”

Caro Direttore,
Scrivo a Te per dirlo anche alla politica democratica e all’associazionismo torinese.
Ieri è stata una bruttissima giornata per Torino , sconfitta la Amministrazione comunale che tentava un accordo con quelli di ASKATASUNA , spinta da un ex magistrato molto vicino alla lotta dei No Tav e da alcuni esponenti del sindacato e della sinistra .
Torino non è scesa in piazza dopo l’assalto a La Stampa e dopo il blocco delle stazioni ferroviarie  e invece sono scesi in piazza coloro che hanno assaltato La Stampa e che hanno bloccato le stazioni ferroviarie.  Nessuno può tirarsi fuori perché abbiamo visto tutto e ascoltato tutto sui video in diretta del Corriere della Sera o di Torino Cronaca .
Ai microfoni degli organizzatori si sono alternati i portavoce di Askatasuna che hanno urlato chiaramente il loro programma a partire dal “non abbiamo delegato a quattro politici di strapazzo le decisioni sul nostro futuro” a “non abbiamo paura di far paura”.
Far aprire il corteo da un gruppo di genitori con bambini era chiaramente una messa in scena perché la ideologia di chi ha per vent’anni occupato Askatasuna e’ una ideologia alternativa e antisistema che si è rafforzata in tanti anni di battaglie dove era possibile farle in particolare contro il cantiere della TAV. La lentezza dei lavori ha aiutato di fatto la lotta di Askatasuna e l’ha fatta assurgere a simbolo nazionale. Ieri la guida la avevano ragazzi che quando ci fu la prima opposizione alla TAV erano appena nati o andavano alle elementari. Il tentativo di legalizzare Askatasuna li ha aiutati tantissimo a crescere . Così come avere in tutta Italia 125 occupazioni di stabili rischia di diventare una miscela esplosiva .  Governare una Città o un Paese è un compito difficile e la sinistra ha fallito . La regola è che se si tratta si sospende la lotta . Qui trattavano e nel frattempo i ragazzi di Askatasuna continuavano ad assaltare il cantiere italiano della TAV e partecipando ai cortei dei pro PAL li usavano per bloccare stazioni ferroviarie  fino all’assalto a La Stampa. Il fallimento della Amministrazione ieri è stato sublimato dalla partecipazione di un assessore comunale , di una consigliera regionale e di altri esponenti politici e sindacali al corteo conclusosi con l’assalto alle forze dell’ordine a fianco a fianco con ragazzi che denti gli zaini avevano pietre, bombe carta etc.
Dopo 32 anni di amministrazioni di sinistra Torino non solo e’ impoverita e ancora in cerca di un futuro ma ha lasciato crescere un movimento antagonista che ormai è una guida a livello nazionale. Un movimento antagonista che se ne frega dei nuovi poveri, dei quartieri periferici dove sono cresciuti  il degrado e la insicurezza. Un Movimento  che ora alla lotta alla Tav aggiunge la lotta contro il settore dell’aerospazio e della difesa. In altri tempi la sinistra democratica avrebbe chiesto le dimissioni alla Giunta comunale. E’ evidente che Torino deve voltare pagina con una nuova Amministrazione che rilanci la economia e il lavoro , la risposta migliore ai problemi sociali.
Ora si capirà quanto fu importante la mia iniziativa che portò il  10 Novembre 2018 alla grande Piazza Castello SITAV con la quale senza insultare o spaventare nessuno salvammo l’opera più importante per il futuro di Torino e del Paese.  Non è il momento delle auto candidature a guidare alla Città, e’ il momento di chiamare a raccolta la stragrande maggioranza dei torinesi che non vuole fare paura a nessuno , che vuole fare uscire la Città dal declino e vuole costruire un futuro migliore per tutti i torinesi a partire dai ragazzini che ieri erano in testa al corteo , per gli abitanti di Vanchiglia , di Barriera, Aurora, Mirafiori.
Mino Giachino
UDC Torino

Askatasuna, AVS-SE: “Siamo con la Costituzione antifascista”

 

In difesa di uno spazio della cittadinanza e di un percorso di solidarietà.

“Oggi migliaia di cittadini e cittadine si sono mobilitati per difendere uno spazio comune dalla repressione che questo Governo vuol far passare per tutela della sicurezza pubblica.

Tra di loro c’eravamo anche noi, non solo come rappresentanti delle istituzioni, ma anche come cittadini antifascisti che credono in un futuro diverso rispetto alla deriva autoritaria in cui ci sta trascinando il Governo.

Siamo fradici per gli idranti che ci hanno lavati mentre percorrevamo via Vanchiglia pacificamente, amareggiati per l’esito della giornata, frutto dello sgombero e di un clima di tensione e paura alimentato dalla militarizzazione del quartiere di Vanchiglia, voluta dal Governo.

Ogni violenza e provocazione per noi è sbagliata.

Restiamo fermamente convinti che non ci sia alternativa alla prosecuzione di un percorso collettivo e partecipato sullo spazio di corso Regina 47.

L’Assessore Jacopo Rosatelli non deve difendersi da niente: lui, come tutti noi, sta dalla parte della Costituzione, agisce alla luce del sole, con trasparenza e coerenza, mentre chi chiede le sue dimissioni partecipa a missioni oscure in Donbass a sostegno di regimi autoritari, ed è fra coloro che vogliono una Torino militarizzata e cercano sempre, scientemente, di alimentare e accrescere la tensione” – lo dichiarano il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, la Capogruppo di AVS alla Regione Piemonte, Alice Ravinale, e la Capogruppo di SE al Comune di Torino, Sara Diena.

Askatasuna, perchè la sinistra tollera la violenza?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

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C’è un aspetto che, francamente, rischia di diventare sempre di più un mistero fonte di
contraddizione e ambiguità. E cioè, ma com’è possibile che di fronte alla decisione di smantellare
– scelta purtroppo tardiva – del centro sociale torinese Askatasuna la sinistra torinese, o meglio la
stragrande maggioranza della sinistra torinese e anche nazionale, contesta la scelta degli
organismi istituzionali preposti di fronte ad un centro sociale che in questi anni si è contraddistinto
per una feroce ed inaudita violenza che ha messo in campo? A livello torinese, piemontese e
soprattutto sul versante nazionale?

Ora, il tema della discordia è molto semplice. Da un lato abbiamo un centro sociale che è tutt’altro
che un centro di socializzazione, di elaborazione culturale, di promozione politica, di convivialità
democratica o di approfondimento tematico. Si tratta, come tutti sanno – ma proprio tutti a Torino
e in Piemonte – di un luogo che soprattutto esercita e pratica la violenza. Una violenza brutale che
viene scagliata a viso aperto contro tutto ciò che si ritiene che possa anche solo minimamente
ostacolare l’azione di questo sedicente centro sociale.

E qui veniamo al punto politico di fondo. E cioè, se è comprensibile che il partito del trio
Fratoianni/Bonelli/Salis difenda a spada tratta tutti i centri sociali disseminati in Italia – essendo il
partito, appunto, che è il prolungamento di quelle esperienze cosiddette sociali – stupisce che
altre forze di sinistra, a cominciare dai 5 stelle e da alcuni settori del Pd, contestino una scelta del
genere o, peggio ancora, continuino tutto sommato a difendere una esperienza come quella di
Askatasuna. Certo, si tratta di un atteggiamento politico ben noto e che non si ferma alla vicenda,
peraltro complessa e drammatica, del centro sociale torinese. Perchè, purtroppo, c’è un nodo
irrisolto nel rapporto tra la sinistra, soprattutto l’attuale sinistra italiana, e il tema della sicurezza,
della tutela della legalità, della difesa del ruolo e della mission delle forze dell’ordine e, in ultimo,
della garanzia per i cittadini di poter vivere in un clima di pace e di sicurezza pur nel rispetto di
tutto ciò che è sinonimo di dissenso, di manifestazioni di piazza e di contestazione politica. Ed è
un nodo, questo, che continua ad attraversare l’universo della sinistra italiana nelle sue multiformi
sfaccettature e che non trova soluzione. E la drammatica situazione del centro sociale torinese,
uno i tra i più violenti e spietati a livello nazionale di quella galassia, non fa altro che riproporre
questa eterna contrapposizione. E cioè, da un lato una difesa sperticata di chi garantisce in tutte
le forme possibili l’ordine pubblico e, dall’altro, coloro che mettono sistematicamente in
discussione ogni scelta che punta deliberatamente a garantire e a ricercare la sicurezza dei
cittadini. Su questo versante, non ci possono essere visioni ideologicamente contrastanti. Perche
il nostro paese ha già conosciuto in un triste passato le contraddizioni di una parte politica che ha
sostanzialmente minimizzato tutto ciò che era riconducibile alla violenza. Speriamo sia una lezione
che nessuno possa o debba dimenticare. Soprattutto nel campo della sinistra estremista,
ideologica e massimalista.