politica

Cristina Zaccanti, PdF: “Ora la Regione punti al Reddito di Maternitá”

“Non è la prima volta che in qualità di Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia esprimo apprezzamento per l’operato dell’amministrazione regionale e, in particolare, dell’assessore regionale alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone – dichiara Cristina Zaccanti – Ovviamente apprezziamo l’assegnazione di maggiori investimenti al fondo “Vita Nascente” per finanziare nuovi ambiti e nuove attività, stanziamento che l’opposizione denuncia come “regalo” ai pro life e un attacco alla 194. Magari lo fosse! Il Popolo della Famiglia, a differenza di tutte le forze politiche al governo, contesta infatti una legge che comunque legittima un omicidio.

Apprezziamo ovviamente il sostegno ai parti in anonimato come l’incentivo al lavoro di squadra delle istituzioni pubbliche di assistenza con il volontariato privato di aiuto alla vita.

Noi auspichiamo però un salto di qualità ulteriore: le risorse regionali finanzino quella che sarebbe davvero una soluzione rivoluzionaria. Mi riferisco alla versione regionale del Reddito di Maternità (RdM), proposta di legge di iniziativa popolare, lanciata nel 2018: 1000 € al mese alla mamma che decidesse di occuparsi in esclusiva della cura del proprio bambino per i primi 8 anni di vita. Rinnovabile al secondo e terzo figlio successivi, per diventare vitalizio al quarto figlio o qualora il bambino fosse disabile.

Questa misura incentiverebbe le nascite determinando un cambio di mentalità, l’apertura alla vita contro il suicidio di una civiltà, la primavera contro l’inverno demografico.

Consideriamo Vita Nascente e l’assessore Marrone apripista coraggiosi e intelligenti. Con l’attuazione di un RdM regionale davvero il Piemonte potrebbe diventare un modello di ispirazione anche per altre Regioni, e non solo quelle governate dal centrodestra.

Cristina Zaccanti        

Sant’Anna, Ravinale e Cera (AVS): “La Regione non ha piani”

Ribadiamo che la delibera sullo scorporo del Sant’Anna da Città della Salute e sul suo accorpamento al Regina Margherita è un non-sense. Nella stessa delibera Riboldi cita in premessa l’importanza della centralizzazione dei servizi, approva lo scorporo, ma rinvia ad un successivo atto “i criteri e le modalità di gestione”, cioè esattamente quello che serve per procedere effettivamente con lo scorporo stesso.
Nel corso della Commissione del 10 novembre 2025, in cui era stata per la prima volta illustrata la delibera, ci avevano detto che – tanto sul Regina Margherita quanto sul Sant’Anna – c’era un cronoprogramma e una previsione certa di costi. Ma questo piano non c’è: il documento, che abbiano richiesto a seguito della Commissione e inviato solo negli scorsi giorni, è privo di qualsiasi concreta prospettiva e programmazione.
Oltre al piano, mancano le risorse. Come abbiamo già rilevato in relazione al Regina Margherita, senza coperture finanziarie è impossibile procedere allo scorporo che, anche a fronte delle necessarie nuove assunzioni di personale amministrative (250 solo per il Regina Margherita), costerà decine di milioni di Euro alla sanità piemontese. Una spesa che, visto lo stato dei conti che emerge proprio dai bilanci di Città della Salute, la Regione non si può permettere, così come non si può permettere una gestione separata da Città della Salute del Sant’Anna e del Regina Margherita, che costerà molto di più.
Alle criticità economiche e gestionali si uniscono quelle cliniche: nella mattinata, sotto il Consiglio regionale, si è tenuto un presidio della rete +194, che ha espresso forte contrarietà allo scorporo e ha chiesto trasparenza, garanzie cliniche e tutela dei percorsi integrati.
Abbiamo ottenuto che la rete +194 Voci venisse ascoltata dall’assessore Riboldi e dalle consigliere e consiglieri. Anche da loro sono arrivate osservazioni molto puntuali sulle criticità dello scorporo, sul rischio di indebolire la medicina di genere e sulla mancanza di una visione complessiva.
Continuiamo a ripeterlo: separare Ostetricia-Ginecologia dalle specialità medico-chirurgiche dell’adulto significa indebolire la medicina di genere, frammentare i percorsi di cura e creare rischi per la sicurezza clinica. Su questo Riboldi continua a dare rassicurazioni, ma vogliamo impegni concreti: per questo chiediamo, con emendamenti e con un ordine del giorno collegato alla delibera a prima firma Cera, di garantire la multidisciplinarietà a tutela delle donne.
Alice Ravinale
Valentina Cera

Pentenero (PD): “Sant’Anna, assurdo non coinvolgere Università”

4 dicembre 2025 – “I Consiglieri regionali del Gruppo del Partito Democratico voteranno, convintamente, contro la delibera sullo scorporo del Sant’Anna che rappresenta un “non senso” e un passo indietro. Questo testo non rappresenta una semplice riorganizzazione tecnica, né tanto meno un aggiustamento amministrativo. È un’operazione politica che smantella il progetto sanitario più importante per il Piemonte degli ultimi trent’anni, scaricando il peso di questa scelta sulle categorie più fragili: donne in gravidanza e bambini. Inoltre, l’invarianza finanziaria presente nel provvedimento non è credibile. I fatti ci daranno ragione e vedremo presto che i costi ci saranno!” afferma la Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Gianna Pentenero.

“Inoltre, la vicenda dello scorporo dell’ospedale Sant’Anna dalla Città della Salute conferma, ancora una volta, un metodo che non possiamo accettare: decisioni assunte senza il necessario coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati. La rettrice dell’Università di Torino, Cristina Prandi, ha giustamente denunciato di non essere stata interpellata su un’operazione che riguarda direttamente l’Azienda ospedaliera universitaria. È un fatto grave: l’Università è parte integrante della governance sanitaria e non può essere relegata a spettatrice di scelte che incidono sulla didattica, sulla ricerca e sulla qualità dell’assistenza. L’Assessore alla Sanità Riboldi avrebbe dovuto aprire un confronto serio e trasparente con l’Ateneo prima di tirare dritto e portare in Aula la delibera sullo scorporo. Non farlo significa indebolire il sistema e creare fratture istituzionali che rischiano di compromettere il futuro del Parco della Salute e la stessa credibilità della Regione” prosegue Gianna Pentenero.

“Invece di potenziare la sanità, si frammenta ulteriormente il sistema, moltiplicando centri di spesa e confusione amministrativa. La delibera avrebbe dovuto essere subordinata alla presentazione di un Piano attuativo completo, con analisi economico-finanziaria e organizzativa. Quella voluta dal centrodestra non è pianificazione sanitaria, ma confusione amministrativa mascherata da modernità, una decisione che pagheranno le cittadine piemontesi e che dimostra tutta la miopia di Cirio, della sua Giunta e del centrodestra” conclude Gianna Pentenero.

Ex Ilva, AVS: “Governo e Regione si assumano le proprie responsabilità”

I lavoratori continuano a resistere: il presidio dell’Ilva di Novi Ligure prosegue senza sosta così come quello a Racconigi, simboli di una battaglia che non riguarda solo un territorio, ma l’intero futuro industriale del Paese.
In questi trent’anni non soltanto lo Stato ha ceduto l’azienda ma anche rinunciato a un ruolo minimo di controllo. Per vent’anni Arpa e Ispettorato del Lavoro non segnalarono alcuna anomalia nella gestione del gruppo Riva, mentre gli impianti peggioravano e le condizioni dei lavoratori si deterioravano.
Nel 2012 si apre una lunga agonia: lo stato di crisi e, per gli operai, l’inizio della cassa integrazione.
Oggi sono tredici anni di incertezze lavorative che pesano sulle scelte di vita e sulla possibilità di costruire un futuro per intere famiglie.
Commissariamento e successive acquisizioni hanno finora favorito la crescita di altri gruppi, alimentando la concorrenza nel settore a discapito del ruolo di primo piano che il nostro Paese aveva sempre avuto nella siderurgia.  I diversi governi che si sono succeduti hanno rinunciato a trovare soluzioni efficaci.
È la vergognosa dimostrazione dell’incapacità di elaborare strategie utili per la salvaguardia dei settori produttivi del Paese e, di conseguenza, per la tutela dei posti di lavoro — elemento essenziale per la sostenibilità sociale, uno dei pilastri dello sviluppo sostenibile. Servono politiche industriali, nel segno della transizione ecologica e della piena occupazione.
Condividiamo le richieste avanzate dai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, per evitare un’ulteriore dismissione camuffata da riorganizzazione.
Attendiamo l’esito del tavolo convocato domattina dal Ministro Urso con la vicepresidente Chiorino e con i rappresentanti dei Comuni piemontesi coinvolti, ma riteniamo che  la convocazione immediata di un tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio non sia più rinviabile Bisogna dare una risposta ai lavoratori che stanno portando avanti la lotta, perché ad oggi sono gli unici ad aver fatto sacrifici, mentre chi dovrebbe garantire politiche industriali e occupazionali continua ad accetta compromessi funzionali solo a passare la nottata.
Per Alleanza Verdi e Sinistra, l’unica strada credibile e coerente è chiara: nazionalizzazione degli impianti, accompagnata da un grande piano di innovazione tecnologica e ambientale.
Un modello basato sulle rinnovabili, sulla riduzione dell’inquinamento, sulla tutela della salute, sul contrasto al cambiamento climatico. Un modello che difenda il lavoro e che non sacrifichi più interi territori sull’altare dei profitti privati e dei ritardi istituzionali.

Alice Ravinale
Valentina Cera

Regione: dal Cal via libera a Bilancio di previsione e Defr

Il Consiglio delle Autonomie Locali (Cal), presieduto da Mauro Barisone, ha espresso parere favorevole all’unanimità al disegno di legge 111 “Disposizioni per la formazione del Bilancio annuale di previsione 2026-2028 (Legge di Stabilità regionale 2026)”, al disegno di legge 112 “Bilancio di previsione finanziario 2026-2028”, al Documento di economia e finanza regionale (Defr) 2026-2028 e alla sua nota di aggiornamento, auspicando che vengano accolte alcune osservazioni in particolare la richiesta di una tempistica certa sui trasferimenti regionali agli enti locali.

L’assessore al bilancio Andrea Tronzano (nella foto) ha fatto presente che gli obiettivi principali del bilancio contemplano la continuità del risanamento dei conti, la preservazione dei servizi essenziali e l’attrazione di investimenti. Ha sottolineato che per quanto riguarda gli enti locali non si sono apportati tagli negli stanziamenti e che, in generale, il bilancio di previsione 2026 vede la sostanziale riconferma delle cifre stanziate nel 2025 nelle missioni e nei programmi dei diversi assessorati.

Nella stessa seduta l’Assemblea ha espresso parere favorevole all’unanimità in ordine al disegno di legge 114 “Disposizioni urgenti per il tribunale di Ivrea e per la Provincia del Verbano – Cusio – Ossola”.

Il provvedimento prevede l’erogazione di un contributo regionale, stabilito in un apposito protocollo d’intesa tra la Regione Piemonte e le parti coinvolte, finalizzato all’allestimento di una maxi-aula in uso al Tribunale di Ivrea, oltre alla rideterminazione del contributo regionale 2025 per le specifiche funzioni conferite alla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Ufficio stampa CRP

Ambrogio (FdI): “A Torino proteste ideologiche e qualunquismo”

“Difesa prioritaria, un insulto a chi tutti i giorni la garantisce”

“L’irruzione e le azioni di protesta portate avanti da Extinction Rebellion all’Aerospace and Defence Meeting di Torino rappresentano l’ennesimo capitolo di una narrazione segnata da superficialità e totale distacco dai fatti concreti. Sarebbe opportuno che questi attivisti confrontassero le proprie convinzioni con la complessità di un mondo fatto di sicurezza e industria della difesa, capisaldi irrinunciabili della sovranità e della tutela della Nazione e non bersagli simbolici da colpire per propaganda.

Il comparto aerospaziale e della difesa costituisce un settore strategico per l’Italia, in quanto genera occupazione qualificata, alimenta innovazione tecnologica e garantisce protezione in un contesto geopolitico sempre più instabile. Opporsi a tutto questo con slogan qualunquisti e posizioni ideologiche non cambia la sostanza delle sfide globali. Il futuro non si costruisce con le loro proteste scomposte, ma con scelte responsabili, competenza e visione”.

Così in una nota Paola Ambrogio, Senatore piemontese di Fratelli d’Italia.

Pompeo (PD): “Teksid Aluminium, la Regione intervenga subito”

Presentata un’interrogazione in Consiglio regionale per fare chiarezza

 

“La situazione dello stabilimento Teksid Aluminium di Carmagnola è ormai insostenibile. Le denunce dei sindacati parlano chiaro: turni saltati, reparti fermi, condizioni di lavoro critiche e non conformi alle norme di sicurezza, temperature inadeguate e impianti di ventilazione che si spengono dopo pochi minuti. A tutto questo si aggiunge il grave incendio dei giorni scorsi con la conseguente sospensione delle produzioni e la cassa integrazione per centinaia di lavoratori. È necessario che la Regione intervenga immediatamente” dichiara la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo che ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per fare chiarezza sulla vicenda.

“Le criticità riguardano non solo la salute e la sicurezza dei dipendenti, ma anche la conformità degli impianti e la gestione delle ditte appaltatrici. Non possiamo accettare che in un polo produttivo strategico per il Piemonte si lavori in condizioni ambientali giudicate inaccettabili. La tutela dei lavoratori e delle famiglie deve essere la priorità, insieme alla salvaguardia occupazionale” sottolinea Pompeo.

“La Regione dispone di strumenti e competenze, attraverso ASL, ARPA, Ispettorato del Lavoro e le politiche del lavoro, per promuovere verifiche, per coordinare interventi di tutela sanitaria e ambientale, aprire tavoli di crisi e sostenere azioni di continuità occupazionale. È indispensabile un monitoraggio costante e un coordinamento interistituzionale per affrontare una crisi che rischia di avere ricadute pesanti sull’intero tessuto socio-economico del territorio» aggiunge Pompeo.

“La vicenda di Teksid Aluminium si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà che interessa altri stabilimenti del comparto automotive piemontese, in particolare quelli legati alla filiera delle fusioni e dei motori endotermici, oggi attraversati dalla transizione verso l’elettrico. Proprio per questo serve una regia politica forte e lungimirante. La Regione non può limitarsi a osservare: deve garantire la sicurezza dei lavoratori, la conformità” conclude Laura Pompeo.

“La libertà di stampa non si tocca”: Azione in visita alla redazione de “La Stampa”

“Oggi una risposta forte e unitaria”

Oggi pomeriggio il Consigliere Regionale del Piemonte Sergio Bartoli ha preso parte alla visita istituzionale presso la sede torinese del quotidiano La Stampa, organizzata per esprimere solidarietà alla redazione dopo i gravi fatti avvenuti nei giorni scorsi.

Alla delegazione hanno preso parte il leader di Azione Carlo Calenda, l’on. Daniela Ruffino, il deputato e vicesegretario del partito Ettore Rosato, il Presidente regionale di Azione Giovanni Barosini, i segretari provinciali, i coordinamenti territoriali e diversi esponenti di Azione Giovani.

«Siamo qui per ribadire un principio che non può essere messo in discussione — dichiara Sergio Bartoli —: la libertà di stampa non si tocca. Un attacco a una redazione non è mai solo un atto contro un giornale, ma contro il diritto dei cittadini a essere informati, e quindi contro la democrazia stessa.»

Bartoli ha sottolineato l’importanza della presenza unitaria della delegazione di Azione: «Oggi abbiamo voluto dare un segnale forte. La politica ha il dovere di difendere chi informa con coraggio e professionalità. La Stampa, come tutti gli organi di informazione, svolge da sempre un ruolo fondamentale nel tessuto democratico del nostro Paese, e non può essere oggetto di intimidazioni.»

La visita ha permesso di rinnovare il sostegno alla redazione e a tutto il personale del quotidiano, ribadendo la necessità di mantenere alta l’attenzione sulla tutela della libertà di informazione e del pluralismo.

«Restiamo al fianco di chi racconta i fatti con rigore e indipendenza. La libertà di stampa è un valore non negoziabile», conclude Bartoli.

Viglione, il socialista che amava il Piemonte

Il primo dicembre del 1988 perdeva la vita Aldo Viglione, vittima di un incidente stradale nei pressi di Moncalieri  Tra i tanti protagonisti del primo mezzo secolo della Regione un posto di rilievo spetta senz’altro a lui. Cuneese di Morozzo, socialista d’antico stampo, è stato come si usava dire un tempo un “politico di razza” dotato di realismo, grande concretezza e spiccata personalità. Un piemontese a tutto tondo, fiero della sua origine, capace di far emergere nella sua “piemontesità” non il sentimento campanilistico, ma la ferrea convinzione della capacità della regione e della sua gente di poter ancora “fare” la sua storia con dignità e coraggio. E tutto ciò riassumeva lo spirito che l’accompagnò nel far conoscere l’istituzione regionale, il suo ruolo, le competenze. Un impegno che fu tragicamente interrotto a sessantacinque in quella tragica notte di 37 anni fa.  Il Piemonte che auspicava Aldo Viglione era un territorio “forte della sua storia e del suo carattere; presente, attivo, partecipe e propositivo nell’ambito nazionale proprio attraverso la Regione”. Una personalità forte, attiva, profondamente antifascista. Teneva molto alla sua esperienza da partigiano sui monti del Cuneese, in valle Grana con Duccio Galimberti e Ignazio Vian. Era ancora studente in Giurisprudenza quando, tre giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, raggiunse la Val Pesio e, col nome di battaglia di “Aldino”, divenne partigiano della Brigata Val Grana. “Aldino” si distinse subito tra i suoi compagni di lotta, tanto che il 15 dicembre 1944 ricevette il delicato incarico di commissario della Brigata Val Pesio della III Divisione Alpi. Mantenne la sua funzione sino alla Liberazione, anche se il 17 dicembre fu catturato durante un rastrellamento dai nazifascisti. Imprigionato nei Forti di Nava il giovane Viglione riuscì ad evadere dopo dieci giorni di carcerazione e a tornare alla testa della sua formazione. Nel 1945 alla Liberazione, si iscrisse al Partito Socialista che rimase per sempre il “suo” partito. Nel 1946 conseguì la laurea in Giurisprudenza, iniziando la professione forense. Quasi in contemporanea si dedicò all’impegno politico e amministrativo. Dopo l’elezione nel consiglio comunale di Boves, città simbolo della Resistenza piemontese e italiana, Aldo Viglione fece parte dell’amministrazione della “provincia Granda” che lo vide tra i protagonisti, appassionato e presente. Dal 1969 al 1972 venne eletto segretario della Federazione provinciale socialista di Cuneo. In quel periodo avvenne quello che potremmo definire il “grande incontro” con la neonata Regione. Eletto fin dalla prima legislatura, per diciotto anni – dal 1970 al 1988 – ricoprì varie cariche, identificando la sua stessa vita con l’Istituzione regionale. Nominato assessore della prima giunta regionale, divenne nel 1973 presidente del consiglio regionale. Nel quinquennio 1975-1980 fu chiamato a presiedere la Giunta di Palazzo Castello proprio nella fase di decollo dell’Ente, negli anni in cui si portava a compimento il trasferimento delle funzioni dallo Stato previste dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del luglio 1977. Per la Regione Piemonte furono gli anni della Legge di Riforma urbanistica, del primo Piano di sviluppo regionale, del Piano sanitario, dell’istituzione dei Parchi regionali, intesi come reale patrimonio della collettività, di una mirata politica del patrimonio che portò all’acquisizione di ville e dimore storiche come Palazzo Lascaris e i Castelli di Rivoli e Ivrea. In quel tempo, insieme a Dino Sanlorenzo e tanti altri, Aldo Viglione si impegnò a fondo sul versante della difesa della nostra democrazia negli anni bui del terrorismo. Se il nostro Paese è riuscito a sconfiggere il terrorismo molto deve a quegli uomini, tra i primi ad intuire che per isolare i violenti bisognava discuterne con la gente, mobilitare le forze sane, fare appello ai cittadini. Lo storico Giuseppe Tamburrano lo ricordò così, a dieci anni dalla morte: “Aldo Viglione è morto sul campo: in un incidente d’auto, reduce da una delle sue innumerevoli visite nei paesi, nei villaggi, nelle comunità del suo amato Piemonte, ove si recava, non solo per adempiere i suoi doveri di rappresentante delle popolazioni locali, ma vorrei dire soprattutto per rispondere ad un suo fortissimo bisogno di essere tra la sua gente, parlare con loro, sentire dalla loro viva voce le riflessioni, i suggerimenti, le attese, le critiche e trovare per tutti, non solo una parola buona, ma una parola giusta”. Un ritratto fedele di quello che fu un “autentico uomo del popolo di stampo antico” che con una punta di orgoglio ricordava di aver visitato tutti i 1206 comuni del Piemonte. Un uomo che seppe salire al più alto livello del potere locale e regionale dimostrando le sue qualità di amministratore senza mai dimenticare “le sue terre”. Come disse ancora Tamburrano è probabile che Viglione si sarebbe riconosciuto volentieri in questa frase di Pietro Nenni: “Vorrei che alla mia morte i lavoratori dicessero: è morto uno come noi, uno di noi”.

Marco Travaglini

Tra la Destra e la Schlein c’è un grande spazio per la presenza in politica dei cattolici 

Importante la Conferenza tenuta ieri sera  dal Cardinal Mariano Crociata nella Basilica  molto amata dai torinesi, la Consolata. Il Cardinale ha illustrato il ruolo dei cristiani nella Grande Europa continentale, Ucraina e Russia comprese, suddivisi tra cattolici, ortodossi e protestanti. La posizione più coerente e più giusta è quella del Santo Padre Leone XIV. Il Cardinale è stato schietto nell’ illustrare limiti e contraddizioni. Importanti i riferimenti alla Dottrina sociale della Chiesa su cui si sono formati molti cattolici impegnati in politica e che dal 45 ad oggi hanno dato i governi che hanno dato di più al nostro Paese in termini di sviluppo, lavoro e benessere. Mentre negli ultimi trent’anni la bassa crescita della economia , in particolare a Torino, ha aumentato molto le diseguaglianze. Pace e sviluppo economico rimangono a i cardini, a mio parere, dell’impegno sociale e politico dei cattolici. Tra la Destra e la Schlein – dico io – c’è un ampio spazio per ridare un’anima alla politica anche locale che rilanci una Città che anche nell’ultima classifica sulla qualità della vita si trova al 57° posto  sui 107 capoluoghi di provincia con la metà della Città che sta male ed è ai margini della politica amministrativa. Ieri sera queste cose mi venivano in mente mentre mi trovavo a venti metri dalla tomba di un grande Vescovo Cesare Nosiglia che sul disagio sociale disse parole forti e di verità.

Mino GIACHINO
Commissario torinese dell’UDC