La visita di Salvini al cantiere Tav di Chiomonte ha scavato ulteriormente il fossato che ormai su troppe cose sembra dividere la Lega dall’alleato di governo. Se Salvini ha ribadito di voler fare il Tav, anche se ridimensionata (come ?) , Di Maio si è affrettato a dire che non si farà, e con sfrontata incompetenza ha offerto ai torinesi di indennizzarli con la linea due del metrò, e ai Piemontesi con la conclusione degli ultimi chilometri dell’incompiuta Asti Cuneo. Credo che come torinesi e piemontesi ci si debba offendere . Forse D Maio pensa al suo povero Sud (con tutto il rispetto per il Sud) anzi, non a tutto il Sud perchè ha aree di buona dinamicità economica, ma alle zone afflitte da cronico sottosviluppo: l’area napoletana ad esempio. Allora ci getta un pesce, ma noi invece vogliamo pescare. Torino e il Piemonte hanno la cultura del lavoro ,dell’intraprendere. Vogliono produrre ed esportare, essere collegati con l’Europa . La città soffre , è vero, soprattutto per la mancanza di una classe dirigente all’altezza di quello che è stato e in parte è ancora. Ma non vuole assistenzialismo stile assegno di cittadinanza. C’è ancora una vasta parte della società piemontese che si ingegna, brevetta, costruisce, prende la valigia e corre in giro per il mondo per vendere i suoi prodotti, siano industriali siano dell’agricoltura. Se la sindaca Appendino crede di recuperare consenso dicendo no al Tav e sì alla seconda linea di metro, che per altro i 5 stelle non volevano, cade ancora più in basso di quanto non sia già nella considerazione dei torinesi. Torinesi e piemontesi sanno che il Tav e le altre infrastrutture sono cose diverse e non comparabili. Il metrò e l’Asti Cuneo vanno fatti , anzi sono dati per scontati (e il solo dire che si faranno “al posto di..” significa ammettere che non si volevano fare) ma non sono un’opera che interessa l’Italia e l’Europa come il corridoio Ovest-Est per merci e passeggeri. Opera che avrà anche indubbi vantaggi ambientali limitando il trasporto su gomma , andando nella direzione nella quale vanno i più importanti Paesi europei. Il Tav dunque come esempio lampante di un governo basato su un contratto che, a parte l’assistenzialismo, non ha significativi punti di accordo: no sulla flat tax, no sulle trivelle e nemmeno sulla politica estera. L’esempio del povero Venezuela ,ridotto alla fame dalle politiche statalistiche e illiberali di Chavez e Maduro, care ai 5 stelle, ne è la tragica dimostrazione. Anche su questo i 5 stelle hanno gettato la maschera non votando nel Parlamento europeo il riconoscimento di Juan Guaidó come legittimo presidente del Venezuela. E la Lega si è allineata astenendosi anche lei. Eppure, fino a ieri, M5s e Lega avevano manifestato idee diverse sul regime di Nicolas Maduro. Con un comunicato gli eurodeputati grillini avevano ripetuto che riconoscere Guaidó avrebbe innescato in Venezuela un “effetto Libia”. La Lega, appena una settimana fa, aveva invece rilasciato un comunicato stampa in cui si chiedeva che Italia e Ue riconoscessero il nuovo presidente per “spazzare via la dittatura comunista di Maduro”. Saremmo alle comiche se non ci fosse in ballo la vita dei venezuelani stremati dalle politiche “chaviste” e duramente repressi. Ma Salvini quanto può andare avanti con gli equivoci e il gioco delle tre carte?