L'intervista / Ester Viola

L’amore, il matrimonio e i tradimenti ai tempi dei social

Il 2034 sarà l’anno zero dei matrimoni. Lo dice l’Istat e c’è da credere alla previsione se consideriamo la tendenza ultima, dimostrata da dati inconfutabili: dal 1995 ad oggi i divorzi sono aumentati del 105%. E tra 17 anni (come dire dietro l’angolo) praticamente nessuno più convolerà a giuste nozze e l’amore eterno si firmerà davanti a un avvocato.

Parte così la presentazione al Circolo dei lettori di Torino del divertente, ma tutto sommato amaro, libro “L’amore è eterno finché non risponde” (Einaudi) scritto da Ester Viola, brillante giovane avvocato che mette sul ridere tragedie sentimentali ai tempi dei social.

Protagonista è la trentaduenne Olivia, avvocato divorzista alle prese, da un lato, con le sue personali peripezie amorose e, dall’altro, con clienti che divide in due categorie -lascianti e lasciati- con relativa aneddotica di corna, liaisons dangereuses ed infedeltà varie.

Nel libro si sorride parecchio perché l’ironia la fa da padrona, ma di fatto nelle coppie accadono cose tristissime. Oggi, tra Facebook, Sms, WhatsApp e siti di appuntamenti, le scappatelle possono rotolare in valanghe di tragedie, maneggiate dagli avvocati, con esiti decisi dai giudici. Morale della fiaba non si tradisce più come prima…«non mi sento di affermare che i social network abbiano cambiato le relazioni» ci tiene a precisare l’autrice «però tradire è diventato più facile ed essere scoperti è diventato davvero facilissimo. Basta una distrazione ed anche qualche messaggino senza grande coinvolgimento sentimentale può trasformarsi in materiale per un avvocato   matrimonialista».

Ma la situazione è davvero così tragica?

«Si tende a sposarsi sempre meno e a divorziare sempre più. L’unico motivo rimasto per non separarsi è quello economico: non ci si lascia perché le spese sono diventate troppo alte».

Cos’è oggi il tradimento e come lo si dimostra?

«C’è stata un’importante riforma del diritto di famiglia. Prima dell’avvento dei social network la corrispondenza personale era protetta dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Invece una sentenza del 2013 del Tribunale di Torino ammette che, per il diritto di difesa del coniuge tradito, il codice della privacy possa essere superato e messaggi e simili diventino materiale probatorio. Direi una decisione d’importanza epocale».

Ma i messaggini e quello che si posta sui social possono essere considerati tradimento?

«Ne discute la Cassazione. E’il punto sull’amore platonico. Se c’è un grosso coinvolgimento sentimentale, ma non c’è congresso carnale –questa la terminologia usata dalla Cassazione- è tradimento oppure no? Sembrerebbe di no, perché la legge si deve appoggiare sui fatti, sulle prove. Tuttavia è possibile, virtualmente, che la parte tradita riesca a dimostrare di sentirsi violata in uno degli obblighi di fedeltà, secondo l’articolo 142 del   Codice Civile. Ottenere il divorzio sulla base di una relazione platonica non è escluso».

Cos’ha scoperto sui siti di incontri?

«Intanto che fanno soldi a palate. Tinder è il primo social network di appuntamenti e circa un anno fa ha dovuto addirittura fare un comunicato ufficiale per assicurare gli iscritti che solo una piccola parte di loro era sposata ed in cerca di scappatelle. Ora, se c’è bisogno di una smentita vuol dire che è un ricettacolo di tradimento».

La tipologia di chi li frequenta?

«Normalmente, sposati annoiati, di qualunque fascia di età e sia uomini che donne».

Le caratteristiche dei lascianti?

«Ci sono delle costanti. Il lasciante, che in genere ha già una nuova relazione ed ha già pagato prima la sua parte di dolore, normalmente è il più ragionevole. E’ il cliente ideale che arriva preoccupato per i figli e vorrebbe chiudere subito il fascicolo, gli preme la velocità dell’operazione».

E i lasciati?

«Loro hanno un istinto di vendetta e di durata. Vogliono che la causa di separazione diventi una guerra.   Nel libro dico che è il loro modo per non sentirsi sconfitti, pensano “una guerra sarà meglio di come mi sento adesso”».

In genere cosa succede a chi lascia e si rifà una vita con altri?

«Deve stare molto attento, perché per il discorso dell’addebito, dopo la fine di un matrimonio è prevista una sorta di punizione economica per chi ha tradito. Il punto è che, o dimostra che la relazione di prima era caratterizzata da un brutto clima familiare, altrimenti cade la scure di un assegno di mantenimento molto importante, come punizione economica ed espiazione giuridica».

Chi dà il peggio di sé, l’uomo o la donna?

«Sono alla pari, dipende da cosa è successo; ma in genere è il tradito, uomo o donna che sia, a diventare un animale velenoso».

Le cose più brutte che ha visto in un divorzio?

«Si può arrivare molto in basso. Perverso è usare i figli come arma, cosa che ho visto spesso e lì sta l’abilità dell’avvocato nel gestirla».

Nel libro ha scritto: “…a tenere insieme le persone c’è un po’ di chimica prima del matrimonio, e un po’ di economia dopo” e   più avanti “ la fine della guerra in amore non è altro che un assegno”. Ma che tristezza ridurre tutto ai   soldi!

«D’altra parte che espiazione diversa sarebbe possibile? Come la misuri? Con la buona volontà? Che alternativa c’è? O la parte tradita concede una seconda possibilità, che statisticamente fa la fine della prima, oppure conviene misurare in denaro».

Quanto si è divertita e quanto invece amareggiata scrivendo questo libro?

«In egual misura. Mi sono divertita per un brutto meccanismo di transfer al contrario. Quando si è avvocato matrimonialista acquisisci una specie di antipoetica dell’amore: hai davanti sempre lo spettacolo più cruento e dici a te stessa….”ne faccio volentieri a meno”».

Nel suo futuro più avvocato o scrittrice?

«Se possibile tutte e due le cose».