Roberto Mercuri, il commercialista coinvolto nella truffa dei certificati falsi per l’efficienza energetica, si è ucciso gettandosi dal balcone dell’abitazione del padre. Aveva 48 anni.
Si è tolto la vita buttandosi dal settimo piano del palazzo di c.so Grosseto, Roberto Mercuri, il commercialista finito nello scandalo dei certificati falsi per l’efficienza energetica. L’inchiesta, iniziata nel 2016 e coordinata dal pm Roberto Furlan, era giunta praticamente a termine, al punto che l’istanza di patteggiamento del commercialista era già stata consegnata in via definitiva . Mercuri era finito in manette -insieme ad una trentina di persone- quando le indagine, dopo aver inizialmente coinvolto avvocati e imprenditori, si erano allargate anche ai libri contabili. Il quarantottenne torinese non era mai figurato come ideatore della truffa ma aveva sicuramente rappresentato una pedina molto importante. Come commercialista sapeva destreggiarsi bene tra conti all’estero e paradisi fiscali e inoltre, conosceva le persone giuste a cui chiedere di prestarsi come “teste di legno” di alcune società che curava per i suoi clienti. Secondo la procura da febbraio a giugno 2016, l’uomo era stato beneficiario di un milione e 300mila euro e aveva inoltre percepito 115mila euro da un’altra società; soldi che Mercuri amava spendere per fare la “bella vita” torinese. Era stato rilasciato il 22 febbraio 2017 dopo aver fatto quattro mesi di carcere ma una volta rientrato a casa, nulla era stato più come prima; abbandonato dagli affetti e con grossi problemi economici, si era ritrovato ad andare a vivere a casa dell’ anziano padre, nell’abitazione da dove poi si è tolto la vita. Nonostante avesse patteggiato e l’intera faccenda stesse ormai giungendo a termine, Roberto Mercuri non ha retto le conseguenze del grosso scandalo che lo aveva investito e così, nella giornata di martedì 20 febbraio, ha compiuto l’ultimo ed estremo gesto della sua vita.
Simona Pili Stella