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Il “tasteur de vin” da ristorante dice sempre “sì”

Ascoltare e vedere per credere

“Siamo in Liguria, perbacco, beviamo ligure!”.
“Allora consiglierei un fresco, gradevolissimo Pigato”. Troppo accattivante la proposta dell’elegante, baffetto da sparviero, direttore di sala. “E dunque sia per il Pigato!”. L’hotel é fra quelli storici e più blasonati non solo del Finalese ma credo di tutta la Riviera del Ponente Ligure. Trascorre una manciata di minuti ed ecco in arrivo, comodamente adagiato (collo in fuori) nell’apposito “seau a glace”, il prezioso “nettare” dal color giallo paglierino, arrivato in terra ligure da una colonia greca dell’Egeo nientemeno che in epoca medievale. “Tirabuscion” alla mano il quasi english direttore di sala libera dal tappo la preziosa (visto anche il prezzo) bottiglia. E, il rito é d’obbligo, ne versa due dita nel mio calice. Perché non in quello di mia moglie? Sessismo vitivinicolo? O, fra i due, sono io ad avere la faccia giusta del vero conoscitor di vini? O del buon beone? Non sono né l’uno né l’altro. Ma per fortuna conosco bene (e spesso mi ha fatto un po’ sorridere) il teatral rito dell’assaggio. Primo: annusare ben bene, a mo’ di cane da tartufo, dentro il calice. Secondo: roteare in giusta misura il mirabile dono di Cielo e Terra. Terzo: degustare con la dovuta lentezza, papillare, schioccare con saggia delicatezza lingua e palato. A piacere, socchiudere beatamente gli occhi. E poi, un secondo di suspence. Oh, cribbio! Il decantato nettare mi sa che “sa un po’ di tappo”. La sala ristorante é piena fino all’ultimo tavolo. Che fare? Certo non posso rispedirlo al mittente. Che figura sarebbe, per me e il pur notevole hotel? Quindi : “Ottimo”, sorrido con malcelato compiacimento. Eh, no! Adesso non datemi del pavido, non ditemi che avrei dovuto buttare in tavola la carta del “gran rifiuto”. Quanti di voi lo avrebbero fatto? Siate sinceri! E chi mai ha assistito a scene analoghe con finale diverso? Pochi, pochissimi… forse nessuno. Il tutto rientra nel gioco. Fatto sta che con quell’ “ottimo” mi sono sorbito tutta la bottiglia al “vago sentor di tappo” e al prezzo “modico” di oltre venti euro. A consolarmi, la scena che poco dopo mi si ripropone a fianco. L’affabile Maitre porge (che goduria!) un similare Pigato all’ingioiellata signora con tanto di consorte seduti al tavolo vicino. A lei e non a lui. Niente sessismo vitivinicolo, dunque. E il teatral copione dell’assaggio si ripete, passaggio per passaggio. Ahi! Lieve smorfia! E trepida attesa. Ma, niente da fare. E l’ “ottimo” diventa un bel ” perfetto”. Sorrido e mi guardo intorno. Avanti il prossimo. Non c’è niente da fare. Il “tasteur de vin” da ristorante dice sempre “sì”. Del resto, l’importante nel gioco dell’assaggio non é tanto il risultato, ma la perfetta esecuzione di tutto il godibilissimo rituale. Vero? Yes sir.

Gianni Milani

Ferragosto al parco del castello di Miradolo

Il Parco del Castello di Miradolo apre le porte anche a Ferragosto, come da tradizione, per una caccia al tesoro che condurrà alla scoperta delle capacità emotive delle diverse specie botaniche.

 

È possibile fare un pic-nic nel Parco con i cesti di Antica Pasticceria Castino. I cestini, confezionati artigianalmente possono essere ritirati direttamente nella Caffetteria del Castello dalle ore 12, previa prenotazione. Menù dedicati per adulti e per bambini. Costo: 10 euro cesto bimbi, 14 euro cesto adulti. Non è consentito il pic-nic libero. La prenotazione è obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it.

 

INFO
Caccia al Tesoro nel Parco: lunedì 15 agosto, dalle ore 15.30
Biglietti per l’attività: 5€, comprensivo di ingresso al Parco, adulti e bambini.
Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

 

Visite al Parco: per Ferragosto il parco apre da sabato 13 a lunedì 15 agosto, dalle 10 alle 19. Ultimo ingresso ore 17.30.
Biglietti: 5€, gratuito fino a 6 anni e possessori Abbonamento Musei.
Prenotazione consigliata : 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

 

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)
www.fondazionecosso.com

 

Tutti gli eventi per i 100 anni del parco del Gran Paradiso

12 agosto

Ceresole Reale

Una festa per l’acqua sorgente di vita

Parlando di risorse naturali è d’obbligo onorare l’acqua. Per questo il Parco ha deciso di dedicare ad essa l’evento centrale dell’estate, quello del weekend di Ferragosto. A Ceresole l’acqua è un simbolo sotto più punti di vista: qui esiste un famoso lago artificiale sorto per la produzione di energia idroelettrica, ma il territorio comprende anche numerosi laghi alpini, serbatoi di acqua naturale derivante dalla regressione dei ghiacciai, luoghi di intensa vita per piccoli animali la cui sopravvivenza è stata minacciata da specie non autoctone. La giornata prevede quindi eventi in cui verrà raccontato come il Parco sia riuscito a riportare questi laghi ad ecosistemi naturali, in stretta connessione con gli ambienti circostanti e i relativi habitat per specie emblematiche dell’alta quota.

 

Al mattino

escursione guidata lungo il sentiero del Grand Ru; attività con i ricercatori del Parco in occasione della Giornata della Biodiversità al lago Pellaud

 

Al pomeriggio

a Bruil, spettacolo teatrale sul tema della montagna e suoi misteri e laboratorio creativo per i bambini; tavola rotonda sui cambiamenti climatici e la biodiversità con Enrico Camanni  e i ricercatori del Parco in frazione Pellaud

 

In serata

Proiezione e musica dal vivo in frazione Chanavey

 

 

13 agosto

RHÊMES-SAINT-GEORGES

La festa della segale

A Rhemes-Saint-Georges verrà ripreso il discorso avviato a Valprato Soana, ma affrontando la conoscenza della segale, un cereale millenario che fertilizza il suolo e resiste al freddo e alla siccità. Durante l’evento si terrà incontro sul tema dei cereali nell’alimentazione e nutrizione degli sportivi, ma si potranno anche scoprire i segreti della panificazione partecipando ai laboratori presso il forno del villaggio e naturalmente non mancheranno le degustazioni di prodotti tipici. Saranno inoltre organizzate escursioni guidate nella zona.

 

 

Al mattino

panificazione al forno del villaggio; escursioni guidate e degustazioni di prodotti tipici

 

Al pomeriggio

a Maison Pellissier, incontro sul tema dei cereali nell’alimentazione e nutrizione degli sportivi

 

 

14 agosto

VILLENEUVE

Il festival del vino doc valdostano – aspettando i “barmé”

Affrontando il tema del cibo e dei frutti della terra non si poteva tralasciare l’argomento vino. Questo elisir di ebbrezza, gioia e amicizia ha accompagnato le civiltà dalle popolazioni più antiche fino a oggi, i miti e le poesie del mondo classico. Le coltivazioni dei vigneti in montagna sono estreme e decisamente caratteristiche, così come i vini prodotti dalle aziende che per la loro qualità, sono entrate nel circuito degli operatori della rete tutelata e promossa dal Parco. Il 14 agosto, Villeneuve ospiterà il Festival del vino D.O.C. valdostano di montagna e dei prodotti gastronomici D.O.P. della Valle d’ Aosta, inserendosi così nel calendario delle celebrazioni per i 100 anni del PNGP.

 

Al pomeriggio

Festival del vino doc valdostano e mercatino dei prodotti tipici; escursioni guidate

 

Dalle 18

Spettacolo teatrale dedicato al tema del vino e degustazioni guidate nei Barmé

 

 

19 agosto

Introd

Spazi d’ascolto: concerto per paesaggio sonoro e strumento solista

Un appuntamento che richiama l’attenzione sui suoni della natura. Ad Introd si terrà infatti un concerto che integra i suoni del Parco Nazionale Gran Paradiso, registrati e mixati in un paesaggio sonoro dinamico e coinvolgente, con i suoni della musica, eseguita da Silvia Chiesa, grande interprete della musica contemporanea internazionale. Per entrare nell’atmosfera del concerto, l’evento sarà anticipato da un’escursione al crepuscolo accompagnata da una guida del Parco che affronterà il tema del silenzio come condizione per l’ascolto della natura: i canti degli uccelli, l’aria e gli insetti volatori, gli animali notturni.

 

Al pomeriggio

escursione crepuscolare con guida del Parco verso Croix de Bouque

 

Alla sera

concerto con Silvia Chiesa nell’ambito del Festival Spazi d’Ascolto

 

 

 

 

www.pngp.it/100anni

Ferragosto: per i single la vacanza è last minute


Mete top e idee di viaggi per chi parte da solo

Un sondaggio lanciato sui propri canali social da www.speedvacanze.it, il maggiore tour operator specializzato in viaggi di gruppo per single, rivela un Ferragosto last minute per i single.

Alla domanda “Come vi state organizzando per Ferragosto?” il 49% dei partecipanti ha infatti risposto che si organizzerà all’ultimo, il 33% ha ammesso che partirà in un altro periodo, mentre il 18% ha già prenotato una vacanza. Quest’estate solo in Italia si prevedono 190 milioni di pernottamenti, 23,5 milioni in più rispetto al 2021. Una buona fetta di partenze sarà concentrata nella settimana di Ferragosto, che si preannuncia da tutto esaurito nelle principali destinazioni turistiche. Per gli irriducibili del last-minute trovare posto in hotel e villaggi a cavallo della festa più calda dell’anno potrebbe diventare un miraggio, soprattutto per chi parte da solo.

Le vacanze di gruppo per single di www.speedvacanze.it possono quindi rappresentare la soluzione vincente per chi non è riuscito a organizzarsi prima con amici o familiari, ma non vuole comunque partire in solitaria.
Si sceglie il tipo di vacanza che fa al caso proprio, tra soggiorni mare in Italia o all’estero, crociere in barca a vela o in nave, tour nelle più popolari destinazioni europee, ci si aggrega a un gruppo precostituito di altre persone single, spesso appartenenti alla stessa fascia d’età e sempre con una quota ben bilanciata tra uomini e donne, e si parte in compagnia. In breve tempo il gruppo di sconosciuti diventa un’affiatata comitiva di amici con cui si scoprono posti nuovi, ma soprattutto si condividono i momenti e le emozioni della vacanza. “A staccare la spina, almeno per Ferragosto, non si rinuncia, – dichiara Giuseppe Gambardella, fondatore di www.speedvacanze.it – A causa del clima generale di incertezza, molti hanno rimandato finora ogni decisione relativa alle vacanze, ma c’è una decisa inversione di tendenza. Lo conferma l’accelerazione delle prenotazioni last minute che stiamo ricevendo per la settimana di metà agosto, con molte partenze già sold out, o quasi. Tra queste spiccano i tour della Sicilia Occidentale, della Puglia e, per chi ha preferito l’estero, mete nordiche come l’Islanda. Quasi tutte esaurite anche le crociere in barca a vela in Italia, tra i prodotti di punta dell’estate, in particolare gli itinerari tra le Isole Pontine, Capri e all’Elba.”

Per chi non ha ancora prenotato, quindi, i soggiorni e i tour di gruppo per single consentono di trovare posto e poter trascorrere le meritate vacanze anche nelle località più ambite. Una full-immersion nella Sardegna più autentica è l’idea alla base dei tour del nord dell’isola per piccoli gruppi di single guidati da un tour leader. Si viaggia attraverso la Gallura, dall’esclusiva Porto Cervo alle splendide spiagge della costa orientale, fino all’isola dell’Asinara, immersi in paesaggi granitici e ricchi di tradizioni, da scoprire insieme ai nuovi compagni di viaggio. Un tour tra i colori e i sapori della Costiera Amalfitana è la soluzione ideale per chi vuole vivere una vacanza all’insegna del mare di giorno e del divertimento di notte, tra le atmosfere glamour di Capri, Amalfi e Sorrento. Gite in barca, visite dei borghi marinari della Costiera, momenti conviviali alla scoperta della cucina verace partenopea sono gli ingredienti di un viaggio di gruppo per single in una delle mete più ambite della penisola. Il caldo torrido di questa estate ha rilanciato alla grande, anche tra i single, le vacanze in montagna, nel verde e a contatto con la natura. Tra le suggestive vette delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità Unesco, la Val Gardena si distingue per i suoi caratteristici villaggi in stile tirolese come Ortisei, che pullulano di negozi per lo shopping tipico e stube dove trascorrere le serate in allegria dopo una giornata di escursioni e rilassanti passeggiate nei boschi.

La Psicometria ed una strana esperienza dello scrittore Luigi Capuana di fronte ad un’opera d’Arte

Il termine Psicometria significa, letteralmente: “misurazione dell’anima” procedimento chiaramente impossibile ad effettuarsi, ma almeno fra gli appassionati e studiosi di parapsicologia tale termine indica una prerogativa particolare di alcuni individui, in possesso di una certa qual sensibilità che consentirebbe loro di venire a conoscenza delle vicende legate all’oggetto stesso, semplicemente toccandolo.

Nulla a che vedere con il termine Psicometrista oggi utilizzato in Medicina, con cui si intende

un operatore specializzato nella valutazione di test psicologici e nel controllo del loro punteggio, sovente come assistente di uno psicologo o di uno psichiatra.

Il soggetto di cui ci si occupa in questo ambito è una persona in grado di ricevere informazioni da quel che tiene fra le mani; è in possesso dell’abilità di avvertire precise sensazioni e può succedere anche che possa percepire immagini, suoni, odori, sapori e persino emozioni.

Si tratta di una forma di indagine non convenzionale, un modo psichico di “vedere” qualcosa che, di norma, non è visibile; una vista “sottile”, straordinaria, che permetterebbe di cogliere eventi avvenuti nel passato, anche con modalità diverse: alcuni scrutano la dimensione misteriosa in cui questi eventi sarebbero relegati, altri utilizzano una sfera di cristallo, un vetro scuro o, come si racconta del grande veggente Nostradamus, persino osservando la superficie dell’acqua.

Con la psicometria, questa visione straordinaria è disponibile attraverso il tatto, meno di frequente anche solo con l’osservazione di un reperto.

Una persona con capacità psicometriche può, semplicemente tenendo in mano un capo di abbigliamento di un soggetto vissuto anche in epoche lontane, raccontare qualcosa sulla storia di quell’indumento, ma anche sulla persona che lo possedeva o sulle esperienze che quella persona ha vissuto quando ne era in possesso e lo indossava.

Il sensitivo particolarmente dotato può essere in grado di percepire com’era la persona, cosa ha fatto o come è morta. Forse l’elemento più importante è che il sensitivo può percepire come si sentiva la persona in un determinato momento.

Si vuole che le emozioni siano state, in qualche modo, registrate nell’oggetto, teoria molto cara agli Alchimisti che sostengono che tutto, nel nostro pianeta, sia animato e abbia un ciclo vitale durante il quale abbia avuto la possibilità di registrare quanto avveniva attorno a lui.

La Scienza ufficiale non riconosce la prerogativa di poter risalire ad una serie di informazioni semplicemente toccando un oggetto, eppure vi sarebbero alcune prove che potrebbero deporre a favore di questa ipotesi, tanto da poter azzardare una possibile facoltà del nostro cervello di potersi connettere ad una sorta di “serbatoio informazionale”, così da riuscire a percepire un flusso di energia proveniente dall’oggetto in esame capace di permettere alla persona sensibile, di ricostruire eventi avvenuti nel passato, tanto da poterne ricostruire la storia.

Come potrebbe funzionare allora la psicometria?

La teoria delle vibrazioni di Gustav Pagenstecher,(1855–1942) medico tedesco e ricercatore psichico sta ricevendo una particolare attenzione da parte di alcuni ricercatori. Questi scoprì capacità psicometriche in una sua paziente, Maria Reyes de Zierold. Tenendo in mano un oggetto, Maria era in grado di entrare in trance e di affermare fatti sul passato e sul presente dell’oggetto, descrivendo viste, suoni, odori e altre sensazioni sull'”esperienza” dell’oggetto nel mondo.

La teoria di Pagenstecher sostiene che un soggetto sensibile possa sintonizzarsi sulle “vibrazioni” esperienziali condensate nell’oggetto, vibrazioni che sarebbero state impresse in questo dalle emozioni e dalle azioni del passato di cui sarebbe stato testimone.

Teoria singolare, senza dubbio, non più solo un concetto New Age, che oggi sembrerebbe sempre più presa in considerazione, almeno in parte, secondo alcune considerazioni derivate da studi moderni

Nel suo libro “L’universo olografico”, Michael Coleman Talbot (1953 – 1992) afferma che le capacità psicometriche “suggeriscono che il passato non è andato perduto, ma esiste ancora in qualche forma accessibile alla percezione umana”.

Con la consapevolezza scientifica che tutta la materia a livello subatomico esiste essenzialmente come vibrazioni, Talbot afferma che la coscienza e la realtà esistono in una sorta di ologramma che contiene una registrazione del passato, del presente e del futuro; la psicometria potrebbe essere in grado di attingere a tale registrazione. Tutte le azioni, secondo Talbot, “invece di svanire nell’oblio, rimangono registrate nell’ologramma cosmico e possono sempre essere nuovamente accessibili”.

Altri ricercatori psichici ritengono che le informazioni sul passato di un oggetto possano essere registrate nella sua aura, il campo di energia che circonda ogni oggetto.

Secondo alcuni studiosi dell’argomento, la connessione tra psicometria e aura si basa sulla teoria secondo cui l’aura avvolge l’intero corpo, estendendosi anche alcuni metri da questo e che impressiona tutto ciò che si trova nell’area della sua estensione.

Fra le numerose esperienze psicometriche riportate dalla letteratura specifica, ve ne è una assai singolare, riportata dal celebre scrittore Luigi Capuana, uno dei maggiori esponenti del verismo, per nulla indifferente alla Scienza Medica, ma anche interessato ad una dimensione metafisica della nostra esistenza, studiata con profondo impegno nell’epoca in cui visse (1815-1939). Lo scrittore amava frequentare in compagnia di amici salotti in cui si effettuavano sedute spiritiche, per esplorare la dimensione invisibile da cui siamo circondati e interrogare le entità che in essa vivono, una parte neanche troppo segreta della sua vita, ben presente in molti suoi lavori

Lo scrittore racconta che un giorno, durante una visita alla Galleria dell’Accademia di san Luca ebbe l’impressione che, alle sue spalle, qualcuno lo stesse osservando. Infastidito da questa sensazione, si voltò incrociando lo sguardo di una donna molto bella, ma non in carne ed ossa, bensì rappresentata in un quadro.

Stava osservando il “Ritratto di ignota” realizzato dal maestro fiammingo Van Dick, conservato alla Galleria dell’Accademia di San Luca a Roma, immortalato anche nelle foto presenti nell’archivio Alinari; rimase immobile ad osservare gli occhi della bella sconosciuta poi, realizzato che si trattava solo di un quadro, fece tranquillamente ritorno a casa.

Qui giunto si spaventò non poco perché avvertì una presenza accanto a lui fino ad essere terrorizzato da un soffio tiepido che gli sfiorò il viso e realizzò subito che la misteriosa presenza avvertita durante la visita, l’aveva seguito ed ora si trovava accanto a lui, tanto da poterla avvertire chiaramente. Provò a sfuggire a quella presenza rinchiudendosi in un’altra camera, ma fu inutile e, per molti giorni, la strana sensazione di avere quella donna vicino, lo tormentò. Ne fu talmente turbato da scriverne a Pirandello, suo caro amico, con cui intrattenne una fitta corrispondenza, avendo modo di discutere con lui dello strano fenomeno di cui era certo di essere stato testimone.

È possibile che lo scrittore sia stato influenzato dai propri studi e dalle esperienze effettuate nella penombra di qualche salotto elegante in compagnia di amici intenti a cercare di comunicare con qualche spirito?

Forse, ma alla luce di quanto esaminato rispetto alla psicometria, è possibile che la sua sensibilità abbia colto l’energia di una persona catturata da un abile pittore e corporificata in un dipinto capace di racchiuderne l’essenza vitale, una essenza avvertita da una persona particolarmente predisposta a riconoscere la sottile energia da questo emanata che, per un breve periodo, ha permesso ad un sensitivo di rivivere alcuni frammenti di quella che fu la vita di una donna affascinante.

Ipotesi vagamente onirica, ma assai intrigante, che ci porta a riflettere sul fatto che il passato probabilmente non va perduto, ma rimane impresso nella materia, come insegnavano gli antichi saggi e proprio per questo è sempre presente attorno a noi potendo diventare recuperabile nel momento in cui, liberati da ogni pregiudizio imposto dalla Scienza ufficiale, saremo liberi di far vagare la nostra mente verso dimensioni da sempre intuite, ma che ancora temiamo e non osiamo affrontare.

Rodolfo Alessandro Neri

Miss mamma Italiana è di Orbassano

Lo scorso fine settimana, a Parma, si è svolta la 29° Finale Nazionale di “Miss Mamma Italiana GOLD 2022”.

Miss Mamma Italiana” è il primo concorso nazionale di bellezza e simpatia, con marchio registrato, dedicato alla figura della mamma, una produzione di esclusiva nazionale della Società Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti.

Il concorso è riservato a tutte le mamme italiane ed è suddiviso in tre categorie: fascia di età 25/45 anni (le cui Fasi Finali si è svolgeranno dal 5 al 10 settembre a Bellaria – Riviera Romagnola), la fascia “Gold”, per le mamme aventi un’età tra i 46 ed i 55 anni e la fascia “Evergreen”, per le mamme con più di 56 anni.

Il concorso, giunto quest’anno alla sua 29° edizione non vuole premiare solo la bellezza ma intende valorizzare il ruolo della mamma come donna impegnata in famiglia, nel lavoro e nella società.

“Miss Mamma Italiana” sostiene Arianne, Associazione Onlus per la lotta all’Endometriosi, una malattia progressiva ed invalidante, ancora poco conosciuta, che colpisce 4 milioni di donne italiane in età fertile.

 

Le mamme finaliste, provenienti da diverse regioni italiane, hanno sfilato prima in abito elegante, poi in costume da bagno, tutte hanno sostenuto una prova di abilità come cantare, ballare, cimentarsi in esercizi ginnici e in varie prove creative o sportive.

La giuria ha proclamato vincitrice, con la fascia, la corona ed il trofeo di “Miss Mamma Italiana GOLD 2022” ELENA CERCHIARO, 51 anni, casalinga, di Noventa Padovana (Padova), sposata con Stefano e mamma di Tommaso e Sebastiano, di 20 e 17 anni.

“Miss Mamma Italiana GOLD 2022” è una bellissima donna con i capelli castani e gli occhi verdi, dolce, solare e simpatica, con la passione per il ballo.

 

Altre fasce sono state assegnate dalla giuria:

“Miss Mamma Italiana GOLD DAMIGELLA D’ONORE” ELENA TASSINARI, 53 anni, cuoca, di Castrocaro Terme (Forlì), mamma di Francesco e Michelangelo, di 30 e 20 anni;

 “Miss Mamma Italiana GOLD SPORTIVA” ILARIA DANIELI, 48 anni, titolare di una palestra, di Montecchio Precalcino (Vicenza), mamma di Nicolò di 18 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD FASHION” EMANUELA LOCATELLI, 46 anni, agente di viaggio, di Corbetta (Milano), mamma di Riccardo di 5 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD GLAMOUR” VALERIA FONTANA, 50 anni, titolare di un centro danza e fitness, di Caldogno (Vicenza), mamma di Leonardo e Beatrice, di 18 e 15 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD IN GAMBE” ROSA FUNARO, 47 anni, avvocato, di Napoli, mamma di Angelo di 10 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD DOLCEZZA” SOLIDEA BRAMANTE, 50 anni, assistente di cura, di Maccagno (Varese), mamma di Melissa, Bruno ed Angelica, di 23, 16 e 12 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SPRINT” SANDRA CAPELLO, 50 anni, imprenditrice, di Ferrere d’Asti (Asti), mamma di Alessio e Francesca, di 13 e 9 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SORRISO” ENRICA BONAMICI, 55 anni, estetista, di Porto Viro (Rovigo), mamma di Sebastian di 29 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD RADIOSA” LORETTA LICCIARDI, 50 anni, impiegata, di Orbassano (Torino), mamma di Martina di 20 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD ROMANTICA” SILVIA TULIANI, 54 anni, impiegata amministrativa, di Siena, mamma di Sofia di 21 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SOLARE” VALENTINA NIOI, 47 anni, barista, di Assemini (Cagliari), mamma di Martina di 13 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SPONSOR TOP” a pari merito, MARINA DI LUZIO, 55 anni, cuoca, di Ravenna, mamma di Alex e Manuel, di 36 e 27 anni e CHIARA DI DONATO, 49 anni, casalinga, di Firenze, mamma di Alessio ed Alberto, di 15 e 10 anni.

 

Elena Cerchiaro e le altre mamme vincitrici di questa edizione saranno protagoniste del Calendario “Miss Mamma Italiana GOLD 2023”, giunto quest’anno alla sua 20° edizione.

L’evento è stato presentato da Barbara Semeraro e da Barbara Petrella. Nel corso della serata, la Società Te.Ma Spettacoli, ha assegnato il Premio alla Bellezza legato alla figura della Mamma e della Donna ad Angelika Schmid, con questa motivazione: “Ad Angelika Schmid, il riconoscimento Premio alla Bellezza, per le sue doti umane e imprenditoriali profuse da oltre 30 anni nella gestione di quell’angolo di paradiso terrestre che è Villa Eden The Leading Park Retreat di Merano (Bolzano). Caratteristica che è valsa a Villa Eden numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali e l’apprezzamento incondizionato della stampa italiana ed estera”.

 

Già da sabato 06 agosto, la Te.Ma Spettacoli, tornerà “in pista” con le nuove selezioni per l’edizione 2023. Le iscrizioni al Concorso sono gratuite, maggiori informazioni si possono ottenere contattando la segreteria di “Miss Mamma Italiana” al numero 0541 344300 o consultando il sito www.missmammaitaliana.it

 

Chi ti ha fatto la diagnosi? Un cane

Il naso di un cane è sempre al lavoro, che si tratti di annusare qualcosa all’interno della casa, rintracciare un odore nel parco, rallegrandosi quando nelle nostre cucine, avverte il profumo di tutto ciò che di buono ci stiamo preparando.

È proprio grazie alla sua incredibile capacità di riconoscere gli odori che un cane può, per certi versi, vedere e di conseguenza capire il mondo che lo circonda.

Il suo senso più sviluppato, l’olfatto gli consente di compiere un’analisi dell’ambiente dei suoi aromi percepiti con il naso, organo che può essere mille volte migliore di quello umano, e, mentre il cervello dell’uomo è dominato dalla parte visiva, il cervello dei cani è dominato dalla parte relativa all’aspetto olfattivo.

Non tutti i cani, pur disponendo di un olfatto portentoso, presentano le stesse caratteristiche in quanto ad abilità nel riconoscere i vari tipi di odori dell’ambiente in cui siamo immersi.

La razza con il maggior numero di recettori olfattivi è il Bloodhound con 300 milioni di recettori, ma anche il Beagle, il Labrador, il Golden Retriever e il Pastore Tedesco non scherzano; tutte queste razze possono percepire e riconoscere oggetti a noi invisibili. Tipico è il caso del Lagotto e della sua straordinaria abilità a indicare il luogo esatto dove si trova, ben nascosto sotto un più o meno profondo strato terroso, un prelibato tartufo.

Il disegno del naso di un cane è come l’impronta digitale di una persona, è unico e irripetibile, lo utilizza per respirare, ma anche per ottenere una serie di dati per lui molto importanti; lo fa annusando l’ambiente attraverso le narici che può usare separatamente, mantenendo un flusso d’aria costante: in pratica la sua esplorazione olfattiva, avviene in 3D.

Le submicroscopiche particelle aromatiche vengono captate dai recettori olfattivi che, attraverso un complesso intreccio di reti neuronali, inviano il risultato all’area cerebrale deputata al loro riconoscimento, un’area che in ogni cane è la più sviluppata.

È interessante notare che i cani sono in grado di percepire lo scorrere del tempo, cioè sono coscienti dell’ora grazie alla differente composizione e concentrazione degli odori percepiti nel luogo in cui si trovano.

Una tale caratteristica, un vero e proprio talento naturale, non poteva lasciare indifferenti gli studiosi che ci hanno abituato a vedere le simpatiche bestiole impegnate nei compiti più disparati, dal salvataggio, alla ricerca di droghe di qualunque tipo e al ritrovamento di denaro ben occultato, ma una delle scoperte più interessanti è stata quella riguarda l’applicazione della loro abilità al controllo della salute degli esseri umani.

Studi specifici hanno infatti dimostrato che un cane può rilevare i cambiamenti dello stato di benessere nelle persone che gli stanno accanto con una precisione che ha dell’incredibile ed è un’idea non più nuova, ma che viene presa, sempre più spesso in considerazione nello studio clinico di numerose patologie, in particolare le neoplasie.

Era infatti il 1989 quando una donna raccontò al medico che il suo cane annusava con insistenza un animale domestico a cui era stata accertato un tumore. In seguito, vennero riportati molti aneddoti simili che hanno indotto i ricercatori a iniziare gli studi seguendo l’intuizione della possibilità di individuare la patologia con l’aiuto dell’olfatto canino.

Sulla base di questa conoscenza, i ricercatori stanno tutt’ora dedicando le loro energie al perfezionamento di un innovativo metodo di screening precoce e non invasivo per i tumori, per individuare quali siano i composti specifici che i cani sono in grado di riconoscere per formulare quella che, a tutti gli effetti, può essere definita “la loro diagnosi”.

Studi specifici hanno dimostrato che i cani sono in grado di differenziare le cellule tumorali dalle cellule sane in laboratorio, semplicemente annusandole. Altri studi riguardanti questa tematica, sono inoltre effettuati in diversi laboratori in tutto il mondo. In Germania, ad esempio, i cani sono stati in grado di identificare l’anomalia aromatica nel respiro di persone affette da cancro ai polmoni. Un altro risultato è stato raggiunto in Francia da Olivier Cussenot, urologo e oncologo del Tenon Hospital di Parigi, il quale ha evidenziato la capacità dei cani di rilevare il cancro alla prostata nelle urine. Ancora altre sperimentazioni hanno dimostrato che i cani possono rilevare il cancro intestinale, semplicemente annusando le feci del paziente.

Recenti sperimentazioni hanno dimostrato che i cani addestrati alla ricerca di patologie utilizzando l’olfatto, sono in grado di identificare un paziente positivo al Covid-19 in meno di un secondo e con un tasso di accuratezza fino al 94%, secondo uno studio preliminare del Medical Detection Dogs, con sede nel Regno Unito.

I cani potrebbero diventare così il nuovo alleato per individuare il Coronavirus negli spazi pubblici, dato che un singolo cane può esaminare fino a 250 persone in un’ora; un tale risultato è più veloce delle attuali metodiche con PCR, la reazione a catena della polimerasi con trascrittasi inversa, quello che, al momento, è il test molecolare maggiormente utilizzato in laboratorio,

La diagnosi viene dunque fatta semplicemente facendo annusare ai cani i campioni (maschere, calze e magliette) di pazienti positivi al Covid; questi vengono premiati se indicano correttamente un campione positivo o se ignorano uno negativo.

È stata anche superata l’insidiosa prova in “doppio cieco”, in cui il cane, il tecnico e l’istruttore non sanno quali campioni sono positivi o negativi. In questo modo si elimina qualsiasi segnale che il cane potrebbe percepire per indicare la risposta corretta.

I cani con le prestazioni più elevate hanno rilevato l’odore del virus con una sensibilità fino al 94,3% (ovvero un basso rischio di falsi negativi) e una specificità fino al 92% (ovvero un basso rischio di falsi positivi).

In entrambi i casi, si tratta di un valore superiore all’accuratezza raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la diagnosi di Covid-19.

I problemi da affrontare, volendo coltivare e approfondire questa metodica, sono rappresentati essenzialmente dal poter disporre della grande quantità di tempo da dedicare all’addestramento dei cani, che dovrà essere effettuato da operatori qualificati per lunghi periodi, e dal conseguente impegno economico richiesto.

Un altro problema, che forse varrebbe la pena prendere in seria considerazione, è quello di poter programmare la realizzazione di test olfattivi per cani all’interno di strutture ospedaliere.

È necessario proseguire in questa direzione, anche se la strada è ancora lunga da percorrere; sarà dirimente individuare le proteine che i cani riconoscono come patologiche e specifiche sia per il Covid, che per le patologie tumorali.

La convivenza cane-uomo, non padrone, ma protettore di un essere vivente che riteniamo a torto inferiore acquista, alla luce di queste sperimentazioni, un ulteriore valore enorme, da aggiungere all’amore incondizionato che il cane può donare a chi ha la fortuna di incontrarlo e di accoglierlo nella propria famiglia perché sarà sempre attento che tutto sia in armonia, rallegrando le nostre esistenze con la loro gioia di vivere, nel momento in cui avvertono attorno a loro tristezza e depressione senza dimenticare che, nel caso ci si accorga che indugia a fiutarci più di quanto non faccia abitualmente, forse potrebbe essere una decisione saggia quella di prenotare un controllo medico.

Rodolfo Alessandro Neri

Storie di giardini, orti e amore per il verde

A raccontarle, l’architetto-paesaggista Monica Botta nei giardini di Casa Lajolo a Piossasco

Domenica 31 luglio, ore 18

Piossasco (Torino)

“Tutti hanno bisogno di bellezza come di pane, luoghi in cui giocare o pregare, ove la natura possa curare e rallegrare e dare forza all’animo e al corpo insieme”: quanto suonano vere e, oggi più che mai, di stretta attualità le parole di John Muir, ingegnere, naturalista e scrittore scozzese (1838 – 1914), con cui Monica Botta apre il suo libro “Caro giardino, prenditi cura di me” (Ed. LDN-Milano), che sarà presentato domenica prossima 31 luglioalle ore 18, a Piossasco in un giardino di rara bellezza, come quello di “Casa Lajolo”, dimora storica di metà Settecento appartenente dal 1850 ai conti Lajolo di Cossano! Incontro letterario, ma non solo. Pagine in cui, al piacere della lettura, s’accompagnano argomentazioni scientifiche volte a sottolineare l’importanza del “verde”, di un parco, di un giardino per il “ben-essere” dell’uomo. Di anima, corpo e mente. L’autrice, novarese, è un architetto paesaggista, esperta nella progettazione di “giardini terapeutici” e il libro mette insieme ciò che ha raccolto negli ultimi dieci anni del suo lavoro: storie di chi ama l’orto, di chi cerca raccoglimento spirituale nel parco di un monastero, di chi vive un giardino privato come un vero regno. All’interno, anche il racconto delle esperienze di quattro “giardini terapeutici”, progettati dalla professionista e realizzati in diversi contesti socio-sanitari italiani. “Di questi giardini, che hanno come obiettivo il benessere dei fruitori, viene raccontata – si spiega – l’esperienza di un utilizzo diverso, che attiva i sensi e stimola le persone a godere dello spazio verde: dall’esperienza di un ragazzo autistico alla golosità di una nonnina per i fichi al piacere della lettura in giardino alle prime luci dell’alba”. Il tutto osservato direttamente dall’autrice che ha voluto sottolineare l’importanza che la natura può avere sulla vita delle persone, soprattutto di quelle che hanno necessità, tornando al giardino e alla natura, di trarre il massimo beneficio in un momento delicato del loro stato di salute. Quello di Monica Botta è un libro che guarda alle “fragilità umane” e a come si possano lenire i disagi ricorrendo ad attimi di gioia, restituendo bellezza alla vita attraverso le cure di un giardino. La prefazione è stata affidata a  Marco Martella, storico dei giardini che vive e lavora a Parigi, dove ha fondato la rivista “Jardins”. Martella, appassionato e pratico di giardinaggio, sostiene nel suo scritto che “il giardino ripara quel margine di umanità che resiste in noi”. In chiusura, la postfazione di Giuseppe Barbiero (biologo, ricercatore di Ecologia e direttore del LEAF – Laboratorio di Ecologia Affettiva dell’Università della Valle d’Aosta), mette in evidenza “come tutti abbiamo un sentimento di affiliazione alla natura e che è proprio l’ipotesi all’origine della biofilia”.

Per chi lo desideri, dopo l’incontro, che fa parte della rassegna “Bellezza tra le righe”, organizzata da “Fondazione Casa Lajolo” e “Fondazione Cosso” con il contributo della Regione Piemontealle 19aperitivo su prenotazione e omaggio dall’orto.

Incontro con l’autore compreso nel biglietto di ingresso alla Casa e al giardino: 8 euro. Aperitivo su prenotazione 10 euroPrenotazione obbligatoria: “Casa Lajolo”, via San Vito 3, Piossasco (Torino); tel. 333 327 0586 o info@casalajolo.it

g.m.

Nelle foto:

–       I giardini di “Casa Lajolo”

–       Cover “Caro giardino, prenditi cura di me” (Ed. LDN-Milano)

Il “torinese” comandante Mark e i Lupi dell’Ontario

Le avventure, narrate nell’omonimo fumetto, sono nate più di cinquant’anni fa – nel 1966 – ad opera di un trio di autori torinesi che si facevano chiamare “EsseGesse”, già autori di personaggi famosi nel mondo dei fumetti come Il grande BlekCapitan MikiKinowa Alan Mistero

L’incubo dei soldati inglesi è un fortino su un isolotto, difeso dalle acque del lago Ontario. Lì vivono i Lupi dell’Ontario e il loro leggendario capo, il Comandante Mark. Le sue avventure, narrate nell’omonimo fumetto, sono nate più di cinquant’anni fa – nel 1966 – ad opera di un trio di autori torinesi. I tre ,che si facevano chiamare “EsseGesse”, erano Pietro Sartoris, Dario Guzzon e Giovanni Sinchetto, già autori di personaggi famosi nel mondo dei fumetti come Il grande BlekCapitan MikiKinowa Alan Mistero. Le avventure del Comandante Mark si svolgono in meno di un decennio, tra il 1773 e il 1781, nella zona del lago Ontario, al confine tra il Canada e quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti d’America, durante la Guerra di indipendenza americana. Mark è un comandante dei Lupi dell’Ontario, un gruppo di patrioti volontari che combatte contro le Giubbe rosse di Re Giorgio III d’Inghilterra. Rimasto orfano da bambino, Mark  –  cresciuto col padre adottivo in un villaggio di pellerossa –  abbraccia la causa dei patrioti americani quando scopre che suo padre, un capo dei “Figli della Liberta”, è stato impiccato dalle Giubbe Rosse. Quì irrompe la storia vera, poiché  Sons of Liberty ( i Figli della Libertà) erano i membri di una società segreta che si poneva l’obiettivo di combattere la madrepatria, dato che questa imponeva pesanti dazi sulla colonia d’oltremare, dallo zucchero alla stampa. Tra le loro azioni più clamorose ci fu quella al porto di Boston, quando alcuni di questi patrioti, travestiti da pellerossa, attaccarono una nave carica di tè , gettarono a mare l’intero prezioso carico. A dividere le peripezie con il Comandante ci sono diversi personaggi come il calvo e coraggioso Mister Bluff, con il volto incorniciato da una folta barba ispida, ex corsaro ed ex compagno di lotta del padre di Mark o El Gancho (un rude marinaio con un uncino alla mano destra). Discorso a parte merita Gufo Triste, capo indiano con l’indole del menagramo, sempre pronto a dispensare le massime del suo trisnonno stregone,  improntate al pessimismo e profetizzanti sciagure e guai. Da Gufo Triste e da Flok, il cane pelle, ossa e peli di Mister Bluff, nascono le migliori scenette della serie, essendo l’obiettivo preferito di questo cane ossuto  il sedere da addentare del capo delle tribù dei Grandi Laghi che, a sua volta, non perde occasione per rendere pan per focaccia al povero cane, tendendogli i più strampalati trabocchetti. Ciò non toglie che i due, al momento  opportuno, quando si tratta di combattere contro le odiate Giubbe Rosse inglesi, sfoderano un grandissimo coraggio. Infine, Betty: biondina dal viso acqua e sapone che incarna l’eterna fidanzata dei personaggi dei fumetti e, in questo caso, del Comandante Mark del quale è gelosissima. Fra i “cattivi” inglesi, il più delle volte sbaragliati dai Lupi dell’Ontario, un cenno va dedicato al crudele e spietato colonnello Sparrow e al maggiore Stoddard.  Nelle tavole che narrano le avventure dei nostri eroi non mancano i pirati, i contrabbandieri della peggior specie e gli indiani corrotti dall’acqua di fuoco,orribile intruglio dove al pessimo whisky si mescolavano gli ingredienti più disparati e nocivi. Le avventure del Comandante Mark sono state pubblicate nei 281 numeri della Nuova Collana Araldo, caratterizzandosi rispetto alle altre ( come ad esempio quelle di Tex o di Zagor) , per gli episodi sempre autoconclusivi e raramente a puntate. Storie a fumetti che, oltre tutto, si racchiudevano in 64 pagine rispetto alle 98 dello standard bonelliano, dedicando le restanti pagine ad altri personaggi della Essegesse come i già citati Alan Mistero e Il Grande Blek, oppure Kerry il Trapper. La ragione del successo di questa serie a fumetti è racchiusa  nella caratterizzazione dei personaggi. Il comandante Mark è il prototipo dell’eroe senza macchia e senza paura che lotta per gli ideali di libertà. E’ bello, giovane, aitante ed elegante, con la sua giubba e il berretto di castoro, oltre ad essere abilissimo nella scherma e dotato di una mira infallibile.La serie iniziata nel settembre del 1966 terminò nel gennaio del 1990 con il numero 281 ( “L’ultima vittoria” ) nel quale Mark e Betty si sposano e gli americani – guidati da  George Washington –  vincono sugli inglesi, ottenendo l’indipendenza dalla corona. Le avventure del Comandante Mark e dei suoi “lupi”,  per quanto agli occhi dei più critici possano apparire scontate, sono riuscite a mantenere il loro fascino proprio per essere fuori dal tempo e immutate negli anni. Ed è per questo che, leggendole ancora oggi, riescono a suscitare ancora delle piacevoli emozioni.

Marco Travaglini

 

Torino Magazine Estate 2022 è in edicola Presentato in Casa Martini 

A Pessione di Chieri

Serata di grande fascino quella di martedì 26 Luglio per la presentazione agli ospiti intervenuti in Casa Martini a Pessione di Chieri del nuovo numero estivo di Torino Magazine, il periodico che da trentaquattro anni narra la città con una visione a 360°su vicende, tendenze ed eventi e che collabora attivamente con il territorio valorizzando le eccellenze locali.

Considerato uno tra i magazine metropolitani europei più conosciuti ed apprezzati, vanta una storia che le sue cover raccontano con i molti volti dei protagonisti che di volta in volta ospita nelle sue pagine. In questo numero tra i vari servizi anche un’intervista esclusiva al gruppo degli “ Eugenio in Via Di Gioia ” che hanno ispirato la copertina e che raccontano del loro amore per Torino.

Tema della serata è stato il talento dei luoghi, da affrontare con una logica contemporanea ma che prende le mosse dal concetto del “ genius loci “ dell’antico mondo romano, così come i luoghi di talento da celebrare e di cui siamo estremamente ricchi.

A fare da cornice alla presentazione del nuovo numero un prestigioso spazio che è ricco di storia e di tradizione piemontese: Casa Martini, certamente un luogo di talento, che si affaccia sul mondo con alle spalle, presente dal 1864, l’ultracentenaria fabbrica Martini & Rossi, storica icona protagonista dell’aperitivo italiano ed importante brand del Made in Italy nel mondo.

“ Ogni metropoli ha le sue immagini, persone, canzoni, pensieri che in un istante ti dicono dove sei – dice Guido Barosio, Direttore responsabile di Torino Magazine e de Il Piemonte – Sto parlando dell’identità e della fierezza, ciò che rende indimenticabili quegli spazi urbani vissuti, viventi e vitali che sono le città. Fierezza e identità è la capacità di risvegliare, di raccontare, di portare l’antico ed il nuovo a braccetto, di creare un  mood  efficace che sia “ Torino“.

Patrizia Foresto