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La terapia senza farmaci che può ridare benessere ad alcune affezioni: l’ipnosi

E’  sempre più utilizzata in medicina

La Medicina moderna ha ricevuto un enorme contributo dalla accettazione dell’idea sempre
più diffusa, della importanza di una buona salute mentale per il mantenimento di una
ottimale salute corporea. Cosa si intenda con la parola “Mente” è ancora oggetto di
discussione oggi; è possibile affermare, in forma assai superficiale, innanzitutto che non è
sinonimo di cervello, ma cercando di definirla in modo approssimativo, si può affermare che
la mente, più che una entità fisica, consiste più esattamente di un insieme di stati mentali
rappresentati da emozioni, da atteggiamenti, dai pensieri e da tutto ciò che identifichiamo
con la nostra immaginazione. Il cervello è la macchina che permette di sperimentare gli stati
mentali; molte terapie sono attente al rapporto mente-corpo concentrandosi sul far diventare
i pazienti più consapevoli dei loro pensieri e sull’utilizzo di questa maggiore consapevolezza
per guidare i loro stati mentali in una direzione che porti ad immaginare un migliore di
benessere, evitando di lasciar cadere i pazienti, per quanto possibile, in visioni pessimistiche
e non distruttive della loro esistenza.
Ed è proprio attraverso l’attività mentale, che vengono utilizzate diverse procedure di
guarigione, fra queste il biofeedback, la meditazione, le visualizzazioni, la gestione delle
emozioni e, oggi largamente diffusa, l’ipnosi.
Questa metodica, nota da secoli, oggi ben conosciuta dagli specialisti e conosciuta anche
come ipnoterapia, viene utilizzata per indurre una trance o uno stato onirico di profondo
rilassamento per trattare disturbi di origine prevalentemente psicologica o emotiva. È stata
praticata in varie forme per migliaia di anni da molte culture, tra cui quella druidica, celtica
ed egizia. Nel XIX e all’inizio del XX secolo, l’ipnosi (o “mesmerismo”) era vista più come
una curiosità da baraccone che come un valido trattamento medico esaminato a fondo e, i
risultati di questi studi, contribuiscono ad aumentare le possibilità diagnostiche e
terapeutiche della medicina contemporanea.
Oggi l’ipnosi è riconosciuta dalla comunità scientifica come un efficace strumento di
guarigione, anche se il suo funzionamento rimane in gran parte ancora da svelare. Non è un
trattamento a sé stante, ma viene utilizzata come parte di trattamenti medici, psicologici e
odontoiatrici.
Per avere un’idea di come funzioni l’ipnosi nell’ambito della medicina, occorre tenere
presente che il nostro cervello dispone di più livelli di coscienza, o consapevolezza. Durante
la giornata passiamo, il più delle volte inconsapevolmente da uno stato di piena vigilanza ad
uno di sonnolenza, sia pure con variazioni intermedie e questo capita, ad esempio, quando ci
perdiamo a inseguire una nostra idea e ci troviamo in un sogno ad occhi aperti, avulsi dalla
realtà da cui siamo circondati.
Lo stesso capita quando stiamo svolgendo un compito che impegna, ma che non presenta
una vera e propria difficoltà, ad esempio mentre ci prepariamo un caffè con la moka; non
pensando a quanto siamo abituati a compiere tale azione meccanicamente, può succedere
che si perda la nozione del tempo e non ci si accorga di quanto capita intoro a noi.
Lo stesso capita, ( quante volte ci è successo?) di estraniarsi completamente ascoltando una
conferenza noiosa che, d’un tratto, non udiamo più, pur essendo presenti.
Ci si viene a trovare in quello che, a tutti gli effetti è un vero e proprio stato ipnotico
verificatosi naturalmente e spontaneamente, un diverso stato di coscienza: si è talmente
estraniati dall’ambiente in cui ci si trova al punto che non ci si ricorda di avere compiuto
determinate azioni. L’ipnologo, lo specialista in grado di padroneggiare l’ipnosi, possiede le
tecniche che gli permettono di indurre tale stato.
L’ipnosi clinica induce intenzionalmente un soggetto in uno stato di consapevolezza
rilassata. Una volta che la mente è in uno stato di rilassamento, qualsiasi suggestione
terapeutica può avere un grande effetto su atteggiamenti, percezioni e comportamenti.
È molto importante sottolineare che la persona che decide e richiede di sottoporsi ad un tale
trattamento, è perfettamente consapevole di quel che succederà nel corso della terapia ed
accetta tutto quel che farà e dirà il terapeuta ed è infine doveroso sottolineare che, non si
entra in stato d’ipnosi, se non lo si vuole.
Vi sono persone più sensibili al trattamento, altre molto più refrattarie ad abbandonarsi
passivamente alle indicazioni suggerite nel corso della seduta.
Il modo in cui una persona entra nello stato di ipnosi, non è del tutto chiaro. Alcuni
ricercatori ritengono che l’ipnosi promuova una particolare attività delle onde cerebrali in
grado di permettere alla mente di recepire e adottare nuove idee, mentre altri suggeriscono
che l’ipnosi acceda alla “mente inconscia”, che è più aperta a nuove idee rispetto alla “mente
conscia” razionale.
Per questi motivi l’ipnosi si rivela una ottima protezione dell’organismo alternativa alla
terapia farmacologica, assai efficace per curare alcune affezioni da cui è afflitto un gran
numero di persone; fra questi gli stati d’ansia, il dolore cronico, la maggior parte delle paure
e fobie in grado di limitare la vita di alcune persone.
Un ipnologo è in grado di guidare il paziente aiutandolo a risolvere problemi che, di norma
richiedono l’assunzione di farmaci specifici che, per quanto benefici ed efficaci,
interferiscono con il meccanismo di smaltimento dei composti chimici da cui sono
composti.
L’ipnosi è assai efficace anche nel trattamento dell’emicrania, della balbuzie, dei problemi
di sonno e nei problemi sessuali in genere.
Come sempre è necessario accostarsi a tale metodica con fiducia e animo sereno, ed allora è
possibile che il risultato positivo venga raggiunto con relativa facilità ed in tempi rapidi.
La ricerca scientifica multidisciplinare, libera da dogmi e idee preconcette, sulle connessioni
mente-corpo porterà alla conoscenza dei meccanismi responsabili di una metodica efficace,
in grado anche di produrre una valida anestesia ed un minimo sanguinamento durante gli
interventi chirurgici, senza utilizzo di farmaci, e di casi di guarigione di malattie che non
hanno risposto ai trattamenti convenzionali.
Rodolfo Alessandro Neri

Torna Orchiday, la Mostra Mercato Internazionale di Orchidee 

PERAGA GARDEN CENTER

Presenta

ORCHIDAY – SPECIAL EDITION

Mostra Mercato Internazionale di Orchidee

 

3 e 4 settembre 2022

Peraga Garden Center | Via Nazionale 9, Mercenasco (TO)

Ingresso libero e gratuito

 

Immagini scaricabili qui: http://www.maybepress.it/comunicati/322/

A poco più di sei mesi dalla sua settima edizione tenutasi a fine febbraio scorso, sabato 3 e domenica 4 settembre torna a grande richiesta, ORCHIDAY, la Mostra Mercato Internazionale di Orchidee di Peraga.

Un’edizione speciale che va ad aggiungersi al tradizionale appuntamento di inizio anno, un evento che nel 2022 raddoppia per rispondere alle richieste dei tanti appassionati e curiosi che trovano, in questo appuntamento floreale, un’occasione speciale per scoprire, ammirare e “adottare” alcune delle orchidee più belle al mondo.

Peraga, che con i suoi 12000 mq è uno dei Garden Center più grandi d’Italia, è di nuovo pronto ad ospitare, il primo weekend di settembre, un appuntamento fatto di bellezza, eleganza, armonia e ricercatezza.

Sono migliaia le piante in mostra, più di 500 esemplari di orchidee di specie e varietà diverse, provenienti da ogni parte del mondo.

5 gli espositori presenti in mostra: Orchideria di Moroscolo, Caresina Orchidee, Il Sughereto, Orchis Mundi di Morandin Massino e Le orchidee del Lago Maggiore.

A curare l’allestimento e la selezione il grande esperto e collezionista Giancarlo Pozzi, vero punto di riferimento della floricultura italiana; sono più di 50 gli ibridi da lui creati e registrati presso l’Orchid Register della Royal Horticultural Society di Londra, “l’anagrafe” mondiale delle orchidee.

 

Una grande festa floreale, un’esposizione ricca e meravigliosa, un’occasione per confrontarsi con specialisti ed esperti e scoprire curiosità, aneddoti e “trucchetti”. Ecco cos’è Orchiday, un vero e proprio elogio all’orchidea, una dichiarazione d’amore a uno dei fiori più affascinanti, sensuali ed eleganti esistenti in natura.

 

www.peragashop.com

“Bagno nella foresta”. Incontro di Shinrin – Yoku nel Parco del Castello di Miradolo

Sabato 3 e domenica 4 settembre

San Secondo di Pinerolo (Torino)

“Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri”: con questa preziosa massima, lasciataci circa mille anni fa da San Bernardo di Chiaravalle (abate e teologo francese dell’ordine cistercencense, fondatore della celebre Abbazia di Clairvaux), la pinerolese “Fondazione Cosso” invita alla due giorni, sabato 3 e domenica 4 settembre, dedicata allo “Shinrin – Yoku”. Niente paura! Lo “Shinrin – Yoku” (in italiano “Bagno nella foresta”, in inglese “Forest Bathing”) è un particolare metodo della medicina giapponese (comparabile all’“aromaterapia”) diffusosi in Giappone nel corso degli anni Ottanta e che consiste in una totale immersione nei boschi, in un’avventura di profonda comunione con la natura attuata con tutti sensi. Una vera e propria terapia. In una serie di studi compiuti nel 2010 si è scoperto, infatti, che quando le persone passano alcune ore in un ambiente naturale (foreste, parchi e altri luoghi con un grande concentrazione di alberi) vi è un aumento della “funzione immunitaria”. Per questo motivo se un individuo si reca in una foresta e respira profondamente potrà godere di numerosi benefici, tra quali concentrazioni inferiori di cortisolo, diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, diminuzione dello stress e cura della depressione. Il merito di questi benefici sarebbe da attribuire ai cosiddetti  “fitoncidi” o “monoterpeni” del legno degli alberi, i quali, oltre a rilasciare speciali sostanze nell’aria per proteggersi dal marciume e dagli insetti, sembrerebbero anche portare beneficio agli esseri umani. Provare per credere. Nell’evento organizzato dalla “Fondazione Cosso”, in collaborazione con l’Accademia “TRE – Evoluzione personale Coaching e Counseling”, è proprio possibile “sperimentare – dicono gli organizzatori – il potere curativo della Natura e imparare a rigenerarsi liberandosi dalle conseguenze di uno stile di vita ansiogeno e da forme di ‘Tecno-stress’, ormai una patologia vera e propria causata da un eccessivo e prolungato contatto con la tecnologia”. La due giorni si svolgerà nella suggestiva atmosfera del settecentesco Parco del “Castello di Miradolo” (via Cardonata 2, a San Secondo di Pinerolo) fra alberi centenari “dove natura libera e intervento umano danzano in profonda sintonia” ed i partecipanti saranno accompagnati da Valentina Erika Bassi, psicologa e formatrice, FTHub Guida di “Forest Bathing Certificata” e “Forest Therapy Guide”.

Orari: sabato 3 settembre 10/21 e domenica 4 settembre 9,30/15

Costo del pacchetto (immersione guidata in natura, due light lunch nel parco e un pic nic serale): 195 Euro a persona

Prenotazione obbligatoriainfo@trecounseling.it o tel. 351/6332428 (il lun. ed il merc. dalle 18 alle 20 e il ven. dalle 16 alle 18)

  1. m.

Parte la stagione all’atelier condiviso di Vanchiglia: tutti gli eventi di Spazio Costanza

Spazio Costanza, atelier condiviso nel quartiere di Vanchiglia, popolato da fumettisti e illustratori, apre le sue porte al pubblico per un calendario ricco di eventi all’insegna dell’arte e della scoperta della città.

Da settembre partiranno ben 3 tour artistici per valorizzare il quartiere, le sue storie e i suoi personaggi.

Da ottobre il programma prevede laboratori di fumetto,  illustrazione digitale e design per chi inizia il suo percorso di disegnatore o vuole approfondire alcune tecniche.

3 tour alla scoperta dell’antico quartiere “del Moschin”

Vanchiglia City Tour – Giovedì 8 settembre – Un percorso di due ore alla scoperta delle curiosità del quartiere, attraverso le voci di Guide Bogianen e gli illustratori di Studio Costanza.

Vanchiglia Painting Cities – Sabato 10 settembre – Un tour fotografico con laboratorio, per scoprire i paesaggi e gli scorci di Vanchiglia e realizzare un progetto personale di pittura su fotografia (con Silvia Cappuccio, pittrice e illustratrice)

Vanchiglia Pareidolia – Sabato 17 settembre – Un tour fotografico con laboratorio, per scoprire nel quartiere i volti e i personaggi nascosti e liberare la fantasia (con Federica Zancato, grafica e illustratrice)

Fumetto, illustrazione, design

Manga Studio – Sabato 15 ottobre – con Andrea Tridico, fumettista e sceneggiatore

Fumetto con Procreate – Sabato 22 ottobre – con Matteo Aversano, fumettista e docente

Tecnica degli strati – Sabato 5 novembre – con Noemi Saviano, designer e artigiana

Un posto di sogni condivisi

“Ci piace l’idea di aprirci alla città, proponendo tante occasioni per valorizzare la via e tutto il quartiere” racconta Federica Zancato, una delle illustratrici di Costanza, “a volte basta una vetrina aperta, un tocco di colore, un’idea condivisa. Se le persone sono curiose del nostro mestiere è sempre bello rispondere, accogliere e raccontare e offrire spunti.”

Per info: Instagram |Facebook | Linktree | workshop.costanza@gmail.com | Studio Costanza, via Buniva 9 bis C, Torino

Cinque le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta

Miss Reginetta d’Italia 2022 la finale nazionale   domenica 28 agosto a Riccione, conduce Sofia Bruscoli Al via il primo reality girato in un concorso di bellezza: Queen Mood

 

Cinque le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta: Cecilia Moscarello, Giulia Molè, Giulia Daniela Soponariu di Torino, Sara Zone di Novara e Sarah Vivone  di Rivoli

 

Le più belle ragazze d’Italia sbarcano sulla costa romagnola per la finale nazionale del celebre concorso Miss Reginetta d’Italia 2022 che si terrà  domenica  28 agosto nel piazzale Roma lungomare di  Riccione.

Sessantaquattro splendide Miss, tra i 14 e i 27 anni, selezionate su oltre duemila aspiranti nelle  varie regioni della penisola durante i mesi estivi, si sfidano in passerella  a colpi di sorrisi per conquistare un posto al sole nella finale e l’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia 2022 griffata Puntocuore.

Cinque sono le Miss piemontesi in gara per la corona di Miss Reginetta: Cecilia Moscarello 20 anni di Torino, Sara Zone 20 anni di Novara, Giulia Molè 20 anni di Torino, Sarah Vivone 22 anni di Rivoli e Giulia Daniela Soponariu 16 anni di Torino.

 

 

Con le finali nazionali ha preso il via anche il primo reality italiano girato in un concorso di bellezza “Queen Mood” questo il nome del format televisivo diretto dal regista Alessandro Di Filippo che seguirà passo passo con le numerose telecamere predisposte a Villa Leri, all’Opera di Riccione e nelle varie location della città, le  storie di vita e le emozioni delle giovanissime 64 Miss in gara per la conquista dell’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia e del sogno di una carriera nel mondo dello spettacolo come modelle, attrici, conduttrici e showgirl.

A narrare la storia del reality sarà Simone Ripa, il coreografo dei vip di “Ballando con le stelle”, performer televisivo e vero show man, insieme all’amata conduttrice televisiva  Barbara Ovieni e al giornalista Francesco Anania.

“Con il reality “Queen Mood” per la prima volta mostreremo al grande pubblico cosa succede dietro le quinte del mondo dei concorsi di bellezza – Ha spiegato Alessio Forgetta patron di Miss Reginetta d’Italia e ideatore del format – Seguiremo ogni momento della giornata delle giovani aspiranti di Miss Reginetta, le vedremo confrontarsi con i personaggi ospiti delle finali e con le dure prove che i giorni precedenti all’incoronazione ufficiale  devono superare. Una bella occasione per le ragazze per immergersi totalmente nel mondo dello spettacolo dove possono capire meglio cosa significa realmente intraprendere una carriera artistica.”

Le Miss in gara, impegnate in lezioni di portamento, make-up, hair stylist,  servizi fotografici, interviste e sfilate vengono costantemente seguite dalla famosa  psicografologa della televisione  Mirka Cesari, volto noto di Canale 5  Maurizio Costanzo Show e Rai 1  Mattina in Famiglia  e dalla psicologa Alessandra Mosca per  aiutarle a capire meglio personalità e predisposizione artistica.

Gli stessi ospiti delle serate finali parteciperanno al reality e alla vita delle ragazze, dispensando consigli utili per avvicinarsi ad una vera e propria  professione nel mondo dello spettacolo.

Madrina del concorso e presentatrice delle serate finali la showgirl e brillante conduttrice televisiva Sofia Bruscoli.

Tra i personaggi già presenti e attesi a Riccione alla finalissima: l’attrice e modella Rosalinda Cannavò, il “bonus” della trasmissione di Paolo Bonolis  “Avanti un Altro”: l’ attore, modello e serfista Daniel Nilsson,  la splendida Giulia Salemi accompagnata da Pierpaolo Pretelli,  il comico di Zelig Paolo Migone, il rapper  Moreno la modella Sara Croce  e la conduttrice televisiva Barbara Ovieni

L’appuntamento con la finalissima del Concorso è per domani sera domenica 28 agosto  nel piazzale Roma del lungomare di Riccione dove verrà incoronata  la nuova Miss Reginetta d’Italia 2022 da Giada Stabile di Catania, attuale Miss Reginetta d’Italia in carica che lo scorso anno ha sbaragliato tutte le avversarie conquistando l’ambita corona in una memorabile serata finale.

A Monteu Da Po una “giornata sui binari della storia con il ferrociclo”

Con visite al sito archeologico di Industria

“La stazione ferroviaria di Monteu Da Po, e così questa tratta della linea Chivasso-Asti, sabato 3 settembre riprenderà vita con l’esperienza del ferrociclo per grandi e piccini, sulle rotaie rimesse a nuovo da RFI e su iniziativa della Fondazione FS Italiane – commenta Gianluca Gavazza, consigliere regionale del Piemonte -. La stessa iniziativa era stata organizzata nel settembre dello scorso anno a Cavagnolo con un successo in termini di partecipazione davvero straordinario, che aveva dato un segnale forte a tutte le Istituzioni”.

Sabato 3 settembre alla stazione di Monteu Da Po si ritorna a un primo utilizzo della ferrovia con le corse sui ferrocicli, mezzi su rotaia utilizzati sulle ferrovie turistiche di tutta Europa, attrazione per bambini e famiglie proposta dal Museo Ferroviario Piemontese, con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte e del Comune di Monteu Da Po, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Piemonte, l’Associazione Culturale Athena, Co.M.I.S. – Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile, Pro Loco Monteu Da Po, Circolo La Nostra Collina, grazie alla disponibilità di RFI – Rete Ferroviaria Italiana.

“Sarà un’occasione per provare sui binari della linea Chivasso – Asti, attualmente sospesa, il ferrociclo, mezzo di locomozione realizzato dai volontari del Museo Ferroviario Piemontese utilizzato per fini turistici e ambientali – spiega nel dettaglio il consigliere regionale del territorio Gianluca Gavazza -. Si tratta di un carrello con ruote ferroviarie, struttura in tubi metallici e propulsione a pedali o a pedalata assistita, in grado di trasportare due o più persone, che prende spunto dalle vecchie “draisine a pedali”, un tempo utilizzate per la manutenzione lungo le linee ferroviarie e soprannominate dai ferrovieri “biciclette”.

L’appuntamento con i ferrocicli è dalle ore 10 alle 12.30, e nel pomeriggio dalle ore 15 alle 18 presso la stazione ferroviaria di Monteu Da Po e l’iniziativa è a titolo gratuito.

Nel contempo dalle ore 10 alle 16 sarà possibile effettuare visite guidate al sito archeologico di Industria, adiacente alla stazione. Si tratta di una città romana sorta in posizione strategica sulla riva destra del Po, quasi alla confluenza con la Dora Baltea, tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C., in seguito alla romanizzazione dell’area che in precedenza era abitata da popolazioni celto – liguri.

Industria deve la sua importanza alla funzione di polo commerciale sulle rive del Po e, a partire dalla seconda metà del I secolo d.C., al santuario dedicato alle divinità orientali di Iside e Serapide, motivo di ricchezza e di fama.

Per info e prenotazioni visite a Industria tel. 379/1592724 mail: athena.as.culturale@gmail.com.

Mai trascurare lo stato infiammatorio

Lo stato infiammatorio, in qualunque parte dell’organismo si verifichi, non deve mai essere trascurato perché, diventando cronico, aumenta di molto il rischio di cancro

In condizioni normali, l’infiammazione risulta essere una potente arma del nostro sistema immunitario ed è la risposta rapida e non specifica rivolta ad eliminare tutto ciò che di estraneo penetra nel nostro organismo.
I tessuti interessati dal processo infiammatorio sono dolenti e risultano assai ispessiti, presentando un gonfiore localizzato nell’area interessata dall’infiammazione il cui scopo è quello di isolare l’agente estraneo e distruggerlo rapidamente, cercando di evitare danni ai tessuti sani e iniziare nel tempo più rapido possibile, il processo riparativo-cicatriziale.
Se l’infiammazione resiste alle cure, o è trascurata, si ha la condizione della infiammazione cronica, che può durare per settimane o mesi, o addirittura anni e, sua prerogativa caratteristica è rappresentata dalla contemporanea riparazione e distruzione dei tessuti e, uno stato simile, L’infiammazione persistente è alla base di molte malattie croniche, come la psoriasi o l’artrite reumatoide e, in seguito al perdurare di tale stato, possono verificarsi le premesse per il verificarsi di gravi danni, sia localmente, che a distanza dalla zona interessata dal processo infiammatorio.
Rudolf Virchow (1821-1902), fu il primo a intuire un possibile legame tra infiammazione e cancro e spese buona parte della sua vita a indagare il comportamento dei globuli bianchi nei tessuti infiammati, descrivendo come fosse molto facile lo sviluppo di neoplasie nelle flogosi croniche.
La sua intuizione è stata successivamente suffragata dalle sperimentazioni degli studiosi di comunità scientifiche di tutto il mondo ed oggi è universalmente accettata. È stato infatti osservato come in pazienti in cui sono state diagnosticate malattie infiammatorie oggi ben conosciute, come le epatiti, le pancreatiti croniche o il morbo di Crohn, presentano un rischio notevolmente elevato di sviluppare una neoplasia.
Solo nel 2008 che la relazione diretta tra infiammazione e cancro è stata confermata per la prima volta; gli studiosi sono giunti a tale conclusione valutando il comportamento delle citochine, proteine fondamentali per controllare la crescita e l’attività di altre cellule del sistema immunitario e delle cellule del sangue.
Quando vengono rilasciate, la loro presenza in circolo, fa si che si attivi il sistema immunitario per evitare che l’infiammazione cronica causi danni al DNA una condizione patologica che, se viene trascurata senza applicare le cure opportune, si sviluppa il cancro.
È nota, dunque, la correlazione fra citochine e cancro, anche se sfugge ancora l’esatto meccanismo con cui avvengano le varie reazioni che terminano con la comparsa della neoplasia.
L’ipotesi più accreditata e che le cellule tumorali riescano ad utilizzare la risposta infiammatoria per crescere indiscriminatamente, una condizione che termina con la comparsa del tumore
Se si verificano lesioni o danni di qualsiasi natura ai filamenti del delicato meccanismo del DNA, il nostro organismo ha le risorse per poterli riparare, ma solo entro certi limiti. Se il danno è di una certa entità può succedere che, le cellule danneggiate, non possano essere più riparate. Il fallimento del tentativo di riparazione cellulare può far si che possa iniziare a svilupparsi un tumore composto da un aggregato di poche cellule che però, si accrescono e si dividono, aumentano velocemente di numero e richiedono quantità via via maggiori di ossigeno e di sostanze nutritive, necessarie al loro sostentamento
Queste cellule crescendo e separandosi, richiedono quantità sempre maggiori di ossigeno e sostanze nutritive e il processo continua fino a che le cellule tumorali cominciano a rilasciare composti chimici , veri e propri segnali in grado di richiamare macrofagi e granulociti , cellule del sistema immunitario coinvolte nella risposta infiammatoria, facendo si che il processo infiammatorio, si cronicizzi, promuovendo in tale modo la risposta anomala ed eccessive delle cellule che conduce allo sviluppo del tumore.
L’attività infiammatoria cronica facilita inoltre la formazione di metastasi e questo avviene perché nei tessuti infiammati, le cellule tumorali possono staccarsi più facilmente dall’aggregato cellulare, potendo così raggiungere altri tessuti attraverso il flusso sanguigno e stabilirvisi, potendo venire trasportate in altri organi.
Durante l’infiammazione cronica, le cellule infiammatorie potrebbero dunque agire come promotori del tumore influenzando la sopravvivenza cellulare, la proliferazione, l’invasione dei tessuti adiacenti ed è questa la ragione per cui, alla luce delle attuali conoscenze, è doveroso evitare di trascurare qualsivoglia infiammazione nell’organismo, ma attuare tutto quel che suggerirà lo specialista, per evitare la degenerazione di una patologia che può essere risolta facilmente, evitando così di incorrere in guai ben più seri e pericolosi per la salute.

Rodolfo Alessandro Neri

I 100 anni del “Principe di Piemonte” di Viareggio

Di Pier Franco Quaglieni

Quest’anno compie cent’anni il mitico “Principe di Piemonte” di Viareggio ed è anche uscito un libro per ricordarlo e si tengono manifestazioni speciali di tipo mondano – culturale di un certo spessore, anche se è difficile competere con la “Versiliana”.

Il “Principe“ e’ un luogo caro a me e alla mia famiglia. Conservo delle fotografie di mio padre vestito di un abito estivo elegantissimo scattate davanti all’hotel. Ci sono stato io stesso molte volte e sempre mi provoca una certa emozione soggiornare al “Principe” che in effetti assunse questo nome nel 1938 anche se nacque nel 1922.
Viareggio oggi è in piena decadenza e quell’ hotel tiene alto il nome di una grande tradizione turistica di una élite che non c’è più.  Stare in una delle sue suite e’ quasi come immergersi proustianamente nel tempo perduto, malgrado la massiccia ristrutturazione fatta dopo gli anni della crisi. A Viareggio sono riusciti a mantenere quel clima elegante che mi descriveva mio padre, mentre la riapertura recente del Grand Hotel di Alassio,
che sorse alla fine dell’Ottocento, ha coinciso con una trasformazione così forte che per me, che ci andavo bambino, appare totalmente cambiato, adatto ad un turismo di massa come è accaduto fino a poco tempo fa con gli oligarchi russi che non hanno proprio nulla da spartire con l’aristocrazia russa raffinata che frequentava l’albergo agli albori del secolo, prima della Rivoluzione d’ottobre.  Il “Principe di Piemonte” sembra celebrare il suo centenario quasi un po’ vergognandosi della sua intitolazione. Viene ricordato il soggiorno del radical chic al caviale Fabrizio De Andre’ che sapeva trattarsi bene, malgrado il suo detestabile estremismo settario, ma non si ricorda in modo adeguato il nome del Principe Umberto di Savoia a cui è intitolato l’hotel. Nella Viareggio di forte tradizione repubblicana e’ già tanto che nessuno- almeno che sappia io -abbia proposto di censurare il nome dell’ultimo Re d’Italia, ma forse è ancora difficile rievocare un’intitolazione storica che è stata motivo di orgoglio per noi piemontesi, che in Versilia abbiamo sempre privilegiato quell’Hotel. Mio padre mi ricordava che nel salone di ingresso c’era un grande ritratto del Principe ereditario Umberto che non era certo amato dal regime fascista e che per il centenario dovrebbe ricomparire. Sono personalmente pronto ad offrire un ritratto del giovane Principe di Piemonte. Vittorio Sgarbi che come me in gioventù e’ stato di sentimenti monarchici, dovrebbe intervenire con la sua autorevolezza ( ha scritto un bel saggio nel libro rievocativo del centenario ) per far sì che il ricordo del Principe di Piemonte sia adeguatamente rinverdito. L’altro ieri agli incontri promossi dall’hotel è stato ospite Calenda con la sua campagna politica, una scelta del tutto inopportuna in periodo elettorale perché c’erano decine di ospiti più autorevoli di lui da invitare. Ma c’è sempre tempo per rimediare e fare meglio. Ritornerò presto all’Hotel dove risiedo abitualmente quando presento i miei libri in Versilia. Non credo sia un assurdo che chi ha pubblicato quest’anno “I doveri“ di Mazzini si faccia promotore di un ricordo sabaudo. La storia è quella e va rispettata. Senza quel nome quell’hotel sarebbe un elegante hotel della Versilia,  ma nulla di più.  Non va dimenticato che i vecchi piemontesi, ad esempio la famiglia di Mario Soldati, preferivano la Versilia alla più vicina Liguria in un rapporto che forse nessuno ha ancora adeguatamente studiato.

Il “Cammino di Don Bosco” Tredici camminate tra i colori e i sapori della collina torinese

Dal 28 agosto al 12 novembre

Chieri (Torino)

I sabati e le domeniche del villaggio. Il “Cammino di Don Bosco”: con questo slogan prende avvio l’itinerario escursionistico ideato e programmato dal “Tavolo tecnico” del progetto “Strade di Colori e Sapori” e realizzato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica “Nordic Walking Andrate”, che propone, a partire da domenica 28 agosto fino a sabato 13 novembre, tredici “camminate gratuite”, organizzate in concomitanza di una fiera, di una sagra o di un evento culturale o enogastronomico, che veda protagonisti i 13 Comuni della collina torinese aderenti alle “Strade di Colori e Sapori”.

 

Si inizia domenica 28 agosto, con “Cammina Pralormo” (in occasione di “Pralormo Experience & Food – Beicà che bun”), con partenza alle ore 9 da Via Lunga, al bivio con la strada provinciale 133, e si termina sabato 12 novembre, a Chieri, in occasione della “Fiera di San Martino”, dove verranno premiati i dieci partecipanti con il maggior numero di presenze. “Questa iniziativa – spiega l’assessora allo “Sviluppo e Promozione del Territorio e al Turismo” del Comune di Chieri Elena Comollo fa parte di un progetto più ampio di rilancio del ‘Cammino di Don Bosco’ e di promozione del Chierese. Attraverso l’organizzazione di camminate che vedono protagonisti i Comuni aderenti, uniamo l’attività fisica alla possibilità di approfondire la conoscenza del territorio a partire dalle eccellenze agroalimentari locali e alle fiere e sagre costruite attorno ad esse; il tutto all’insegna di un turismo ‘lento’, che attraversa i nostri paesaggi e si ferma per apprezzarne i prodotti (dalle ciliegie di Pecetto al miele di Marentino, dalla Freisa di Chieri al pomodoro Costoluto di Cambiano) e l’offerta culturale”.

Questi gli altri appuntamenti in programma:

–       sabato 3 settembre: Riva presso Chieri (“Fiera Zootecnica”)

–       sabato 10 settembre: Andezeno (“AgriCultura – Festa dell’agricoltura e del paesaggio”)

–       sabato 17 settembre: Montaldo Torinese (“Montaldo Green Fest”)

–       sabato 24 settembre: Marentino (“Fiera del Miele”)

–       domenica 25 settembre: Pecetto Torinese (“Non solo ciliegie: dal Paleopo a Monspheratus, da Covacium a San Sebastiano”)

–       sabato 1 ottobre: Sciolze (“Sagra della zucca”)

–       domenica 2 ottobre: Baldissero Torinese (“Sagra dell’uva e del vino Cari”)

–       domenica 9 ottobre: Pavarolo (“De Rerum Natura – opere di A. Raphael Mafai, Kim Smith e Cindy Sherman”)

–       sabato 15 ottobre: Pino Torinese (“Pino cielo&terra: dal Planetario all’agricoltura”)

–       domenica 23 ottobre: Cambiano (“Tra il Pianalto e le colline”)

–       domenica 30 ottobre: Cinzano (“Fiera dei vini della Collina Torinese”)

–       sabato 12 novembre: Chieri (“Fiera di San Martino”)

Info e iscrizioni: tel.334/6604498scuolanordicwalkig@viviandrate.itinfo@camminodonbosco.eu

g.m.

Nelle foto:

–       Veduta di Pralormo

–       Don Bosco

Spirito geniale. Scrittori, ispirazione e alcol

Penne e drink, capolavori e banconi dei bar, centinaia di righe scritte in compagnia di cocktail che hanno ispirato la creatività e donato leggerezza a molti scrittori, indiscussi talenti della letteratura

 

Alcuni ne hanno abusato, ne hanno fatto uno stile di vita non sempre benefico, altri sorseggiando meravigliosi cocktail e istaurando con l’alcol un rapporto affettivo più equilibrato, di equa e sobria distanza, hanno dato vita a opere letterarie altresì straordinarie.

Il bevitore per eccellenza fu Hernest Hemingway, “bevo da 15 anni e nessuna cosa mi ha dato più piacere” affermava. Genio della forma scritta, coraggioso nei reportage di guerra, Premio Nobel per la Letteratura con Il vecchio e il mare, non si vergognò mai della sua debolezza terrena, del suo amore per il vino anzi “un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti” diceva. Tra i sui cocktail preferiti il Mojito, foglie di menta, lime, zucchero bianco di canna, ghiaccio spezzato, rum e soda e il Daiquiri, da egli stesso reso celebre, fatto con una miscela di rum, limone, zucchero, ghiaccio tritato e maraschino. Tra le sue preferenze pare ci fosse anche il whisky, assolutamente senza ghiaccio. Oscar Wilde, eccezionale scrittore e drammaturgo irlandese, era un tradizionalista e amava moltissimo lo Champagne. In seguito, dopo il suo trasferimento a Parigi in seguito a vicende giudiziarie che biasimarono la sua moralità, si dedicò all’Assenzio che considerava poetico, incline all’amore e per cui “è necessario il silenzio, la meditazione, la dolce pazzia”.

L’autore del mistero e del terrore Edgar Allan Poe amava invece il Brandy. L’alcol è spesso protagonista delle sue opere come ne Il gatto nero dove colui che narra la storia è proprio un bevitore ostinato. A causa del suo vizio ebbe problemi già ai tempi dell’università, la sua vita fu difficile, ma il suo animo tormentato diede vita a opere incredibili, poetiche e passionali. “Ciò che non cura il brandy è incurabile” dichiarava, riferendosi molto probabilmente al dolore per la morte della moglie, un evento che lo fece sbandare ma che non gli impedì di scrivere magnifiche e indimenticabili capolavori del brivido.

La birra, signora alcolica morbida ma decisa, “scoperta più grande del fuoco” come affermava Wallace è stata magnificata da molti scrittori. Charles Bukowsky la mischiava con qualsiasi altra bevanda, Goethe affermava che sapere dove si “spilla” la birra aiuta a conoscere la geografia, Poe le dedicava poesie, Rimbaud scriveva che “giugno sa di vigne e birra” e Milan Kundera: “Non è la birra una santa libagione di sincerità? La pozione che dissipa ogni ipocrisia, ogni sciarada di belle maniere?”. Il nostro Gabriele D’annunzio, poeta esuberante e trasgressivo, fu testimonial dell’Amaro Montenegro e Amaretto di Saronno, ma il suo rapporto con il vino rimane ancora un mistero, “non bevo vino dall’infanzia” diceva, “Iersera bevvi una certa “malvasìa” a me donata dai Càlabri! E tu sai che io son quasi astemio”.

Forse, come scriveva Euripide, ”bevendo gli uomini migliorano” e sicuramente l’alcol avrà favorito momenti di pura creatività e attutito periodi bui di dolore esistenziale, ma bere non può essere una condotta abituale, una consuetudine giornaliera che diventa indispensabile, una terapia o una automedicazione. Un bicchiere con gli amici, un drink dopo il lavoro, una concessione saltuaria per rilassarsi un po’ e distendere le tensioni che la quotidianità ci procura, solo questo può essere, un piacere effimero. Bere responsabilmente invece può anche aiutare l’organismo infatti l’alcol può funzionare come antiossidante, grazie al polifenolo contenuto nella buccia dell’uva, e come antinfiammatorio, maggiormente attivo nel vino rosso.
Insomma, come dice un anonimo è molto probabile che l’alcol sia un propellente che fa andare lo spirito in orbita, ma rimanere ben ancorati e sobriamente a terra è molto più salutare.

 

Maria La Barbera