libri- Pagina 19

L’isola del libro

 

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Tore Renberg “La mia Ingeborg” -Fazi Editore- euro 18,00

Tore Renberg è uno degli autori Norvegesi più acclamati e di successo, e l’editore Fazi ha il merito di avere tradotto in italiano questo strepitoso libro.

Romanzo breve, duro, durissimo, a tratti scarno, ma di una portata emotiva immensa. Capitoli brevi e frasi spesso taglienti come una lama affilata che entra laddove non vorremmo arrivasse.

Cruda la storia raccontata in prima persona dal protagonista. L’anziano Tollak, rude, scontroso e solitario, che vive isolato sulle alture del Sørfjellet e, sentendo approssimarsi la morte, decide di svelare il terribile segreto che gli rode l’anima.

Proprietario di una segheria (alla quale è rimasto tenacemente attaccato anche se insufficiente a garantire il sostentamento della famiglia) tutta la sua vita ruotava intorno alla moglie che non c’è più. Era la sua Ingeborg, il suo baricentro, l’unica persona ad averlo capito; e la sua morte l’ha scaraventato in un abisso di solitudine e rimpianto.

I figli ormai sono lontani e lui è rimasto con Oddo, il ragazzo ritardato e maltrattato da tutti, che con Ingeborg avevano accolto quando era bambino. Ora Oddo è un adulto nel fisico, ma il cervello è quello di un infante.

Ed è anche intorno a lui che si muove questo romanzo denso di tristezza, solitudine, disagio, anafettività e un terribile segreto.

 

 

Rebecca Donner “Nei giorni oscuri della nostra vita” -Feltrinelli- euro 25,00

Questo è uno dei libri più belli letti ultimamente, dedicato a Mildred Harnack, animatrice di una rete di resistenza antinazista, che finì sulla ghigliottina per ordine diretto di Hitler.

A scrivere la sua tragica storia è la pronipote, la scrittrice e giornalista canadese 53enne Rebecca Donner, dopo anni di accurate ricerche.

Mildred Fish Harnack -sorella della bisnonna della scrittrice- è nata il 16 settembre 1902 a Milwaukee nel Wisconsin, e il suo destino viene deciso quando all’università incontra l’intellettuale tedesco Arvid Harnack. Oltre all’amore e al matrimonio c’è la condivisione profonda delle idee e dell’impegno politico.

I due si stabiliscono a Berlino e insegnano all’università; mentre la storia scivola verso l’orrore con la fulminante ascesa al potere di Adolf Hitler.

Arvid e Mildred creano una rete di oppositori al nazismo composta da studenti, operai, intellettuali, diplomatici…uomini e donne indomiti, pronti a rischiare la vita per le loro idee di libertà e giustizia. Il gruppo denominato “Orchestra rossa”, organizza riunioni segrete (anche nel modesto appartamento della coppia) e diventa una delle più importanti reti di resistenza, il cui percorso interseca drammaticamente i tragici eventi storici.

I due infine vengono arrestati e torturati a lungo dai peggiori aguzzini dell’apparato di persecuzione e morte Hitleriano. Come loro, cadono nella rete delle SS, uno dopo l’altro, i membri della resistenza. “Orchestra rossa” viene smantellata, i suoi componenti torturati e condannati tutti a morte.

Arvid viene impiccato, mentre per Mildred la pena comminata è di sei anni di reclusione. Ma i verdetti devono essere vagliati ed approvati direttamente dal Führer, che va su tutte le furie davanti a quello per Mildred e lo cambia con l’inappellabile condanna a morte. E che morte!

Le pagine più intense del libro sono quelle dedicate alla prigionia, all’isolamento, alle torture dei prigionieri. Si entra nelle celle e nelle storie di uomini e donne che gli aguzzini distruggono con orribile sadismo. Mildred finisce legata e ghigliottinata il 16 febbraio 1943 nel carcere di Plötzensee; la sua testa cade sotto la lama dell’efficiente ghigliottina Mannhardt, messa a punto dai nazisti per incrementare le esecuzioni.

Ancora più atroce è scoprire il destino che attende i corpi delle giustiziate; finiscono tutti dissezionati dal professore Hermann Stieve che riceve continuamente i cadaveri delle donne della resistenza grazie ad un accordo con il direttore del carcere.

Stieve stila un preciso elenco della sua carne da macello, compreso quello decapitato di una giovane Hilde Coppi che aveva partorito da poco.

Giustifica il suo operato con la ricerca medica: preleva ovaie e uteri per studiare gli effetti dello stress sull’apparato riproduttivo femminile. Fa a pezzi quei corpi con lo stesso ardore scientifico con cui nei campi di concentramento altri medici condussero esperimenti orribili sui prigionieri. E la Donner ricostruisce anche questa nefanda pagina di storia.

Inclusa la menzogna con cui Stieve, professore di anatomia all’Università di Berlino, consegna all’allieva Margarete von Zahn-Harnack (nipote di Arvid) l’urna con le ceneri di Mildred, sostenendo che ne aveva salvato il cadavere decapitato dalla dissezione. Falso, perché nella sua lista macabra Mildred compare con il n 84 tra i corpi smembrati.

 

 

Valeria Provenzano “Le mille strade per Buenos Aires” -Garzanti- euro 16,00

Una bellissima e struggente storia scritta dalla giovane Valeria Provenzano, nata nel 1992 a Cumaná nei Caraibi Venezuelani; oggi trapiantata a Torino, dopo aver vissuto in vari luoghi e sempre in movimento.

In questo romanzo di esordio narra la vita difficile della protagonista Rosario, sospesa tra abbandono, fuga e rinascita. La conosciamo quando ha 12 anni, nel 1941, e vive a San Juan, paesino dell’Argentina, in una famiglia numerosa e poverissima. Tanto in difficoltà che il padre la vende a un’anziana signora, Iris; durissima ebrea ortodossa che le cambia il nome in Judith e la porta nella sua fattoria a lavorare come schiava.

L’impatto con il duro lavoro, la solitudine, la vita di stenti e in cattività le piomba addosso come un macigno. Ad alleviare il suo dolore è la presenza del giovane Facundo che ha avuto la stessa sorte. Lui è diventato Ivri e, a differenza di Rosario, ha accettato la schiavitù quasi con gratitudine, legandosi sempre di più ai padroni. Un terremoto che spezza la schiena a Iris scombussola la vita della fattoria e i due ragazzi diventano strategici per la vita dei padroni.

Ma è appena l’inizio di una serie di vicende che inducono Rosario a scappare, incinta e sola, verso la famiglia di origine, che nel frattempo è stata falciata da lutti e abbandoni. Nulla potrà più essere come prima. E ancora una volta la protagonista deve ricominciare daccapo.

Altri lidi, un altro paese, una sorella che la ospita e poi precipita nella malattia. Rosario si mantiene come donna delle pulizie nelle case dei ricchi e riesce a farsi una famiglia tutta sua con Raúl. Avranno 5 figli, ma lui non è l’uomo che lei pensava.

Altre battaglie l’attendono, le affronta tutte, con forza e coraggio; cresce come essere umano che impara a fare i conti con quel senso di abbandono di quando aveva 12 anni e un futuro da schiava. Diventa una donna indipendente e piena di affetti profondi, che è andata oltre tutte le delusioni che la vita le ha scaraventato addosso.

 

 

Hannah Rotschild “Ritorno a Trelawney”

-Neri Pozza- euro 19,00

Hannah Rotschild è un’aristocratica dama inglese, prima donna presidente del Cda della National Gallery, autrice di romanzi in cui mette sotto la lente d’ingrandimento vizi e vezzi

dell’aristocrazia britannica e il business (non sempre limpido) del mondo dell’arte.

Ora ci riporta nella fatiscente dimora di Trelawney, in Cornovaglia, nelle spire della famiglia eccentrica, andata in malora nel corso di tre generazioni di incapaci.

La tenuta è finita nelle mani di sir Thomlinson Sleet, personaggio discutibile che ha sposato la bellissima Ayesha, figlia illegittima del conte di Trelawney, cresciuta nel palazzo indiano di un maharajah. E’ una storica dell’arte che si ritrova ad essere moglie trofeo, sottomessa al marito faccendiere senza scrupoli, accumulatore di ricchezze e conquiste femminili senza un’oncia di autentico sentimento.

Ayesha ha ereditato il castello, suscitando la rabbia dei parenti che l’avevano sempre tenuta lontana e reietta. Quando poi scopre che il marito l’ha ingannata (facendole firmare documenti che di fatto la privano di proprietà e soldi), e deve lottare per la custodia della figlia Stella, allora rialza la testa.

Il resto è la storia di come Ayesha cerca di fronteggiare il marito che si è invaghito di una losca affarista albanese legata alla mafia del suo paese.

In mezzo ci sono vari personaggi, spesso parecchio eccentrici, come la duchessa vedova 87enne Clarissa che inventa un talk show sul nulla.

Poi dissapori tra consanguinei e meschinità assortite, raccontati con grande ironia. Ma anche argomenti tosti, come l’uso illegale delle cripto valute, le zone d’ombra della politica internazionale, l’abuso informatico dell’insider trading.

Daria Collovini: “La ballerina di Degas” e “L’ora blu”, alla ricerca del senso della vita

Informazione promozionale

L’AUTRICE  Sono state alcune dolorose esperienze, unite alla sua passione innata per i viaggi, ad averla portata a dedicarsi totalmente alla scrittura

Daria Collovini coltiva il suo amore per la letteratura sin dall’infanzia, indirizzandosi nel suo percorso di studi verso la filosofia e la pedagogia per poi scegliere l’insegnamento di italiano, storia e geografia.
Scrivere è sempre stato parte integrante del suo modo espressivo, realizzando poesie e racconti, come testi critici per progetti fotografici d’arte e relative pubblicazioni. Ma sono state alcune dolorose esperienze, unite alla sua passione innata per i viaggi, ad averla portata a dedicarsi totalmente alla scrittura.
Ha pubblicato le raccolte poetiche Oltre il buio (Gea Print – 2000) e La lingua di latta (Ellerani – 2011), i racconti Un orso alla Nasa (Quando il male è ormai alle spalle – Franco Angeli editore – 2000) e Il sorriso di Anna (Racconti friulani-giuliani – Historica Edizioni – 2020).
La ballerina di Degas (Gaspari editore – 2019) è il suo romanzo d’esordio con il quale ha ricevuto il Primo premio ex aequo al Premio letterario Le parole di Lavinia, sezione narrativa, 2021 e il premio “Profumo d’autrice” al Premio Internazionale Città di Cattolica, 2021.
L’ora blu (Gaspari editore – 2022) è il suo ultimo romanzo.
.
 LA BALLERINA DI DEGAS
Il romanzo è ambientato nel mondo della danza e dell’arte degli anni ’90. Narra la storia di Diego, fotografo di talento, e Adele, una giovane ballerina dell’Opéra di Parigi. Intrighi e passioni si alternano sullo sfondo di Milano e Parigi, in un intreccio di eventi e personaggi legati ai due protagonisti: Francesca, compagna di Diego, Alex, amico di sempre di Adele, Elisa, l’amatissima zia di Adele e soprattutto Elena, la rivale pronta a tutto pur di primeggiare.
Adele e Diego dovranno lottare duramente per proteggere il loro amore e realizzare i loro sogni, ostacolati da un mondo in cui non si riconoscono, ma uniti da un legame profondo.
Sarà Adele, spinta da un’innata fiducia nell’avvenire a sostenere Diego, inguaribile pessimista, nel difficile percorso verso il riconoscimento del suo talento.
La scrittura fluida e talvolta ironica, ricca di colpi di scena, cattura il lettore e lo trasporta in un viaggio avvincente nel mondo affascinante dell’arte e della danza, attraverso le complesse relazioni che legano i protagonisti della narrazione.
.
L’ORA BLU 
E’ il seguito del romanzo “La ballerina di Degas” e si articola dagli anni Novanta ai giorni nostri. Ritroviamo i protagonisti Adele e Diego, ora genitori di Sophia, ma anche Francesca ed Elena, e li seguiamo insieme a nuovi personaggi come Tariq, Federico, Audrey e altri ancora, attraverso anni di cambiamenti e sfide globali e individuali, sullo sfondo di Milano, Parigi, Marrakech e Miami, tra un passato che riemerge in circostanze apparentemente casuali e un intrecciarsi di destini diversi, ma accomunati da una stessa dignità e costante ricerca di identità e amore, che altro non sono che il significato della vita stessa. Una lettura travolgente ed emozionante, che coinvolge il lettore in situazioni e luoghi sapientemente descritti e lo porta a riflettere su temi quanto mai attuali dell’esistenza umana.
.
..

CONTATTI

daria.collovini@gmail.com

pagina facebook: 

https://www.facebook.com/profile.php?id=100062858798669

 

I romanzi sono in vendita presso le librerie, nelle piattaforme online anche in versione eBook e ordinandolo dall’editore: www.gasparieditore.it

Il Pci, una storia italiana

/

Nel gennaio del 1921, centotre anni fa, veniva fondato a Livorno il Partito Comunista Italiano. Una storia politica che terminò trentatré anni fa, il 3 febbraio 1991 quando, durante il suo XX° Congresso, la maggioranza dei delegati approvò la svolta della Bolognina voluta da Achille Occhetto e diede vita al Partito Democratico della Sinistra mentre la minoranza dissenziente scelse di costituire il partito della Rifondazione Comunista. Da tempo, ben oltre il centenario celebrato nel 2021, si sono svolte e si svolgono moltissime iniziative legate all’evento con convegni, celebrazioni, giornate di studio mentre moltissimi libri sono stati pubblicati e altri certamente arriveranno nelle librerie. L’originale vicenda dei comunisti italiani verrà analizzata, studiata e riproposta sotto varie angolature perché, in fondo, si tratta di una storia collettiva che per sette decenni nell’arco del ‘900 ha coinciso e si è sovrapposta a quella della nazione.

La lotta antifascista, la Resistenza, la Costituzione repubblicana, la costruzione della democrazia, le tante battaglie sociali e civili, una fitta rete di “buon governo cittadino” in tantissime amministrazioni comunali e regionali restano  a testimonianza di quanto i comunisti siano stati “dentro” la storia di questo Paese e l’abbiano influenzata. Tra i tanti libri e le varie testimonianze una è particolarmente originale e s’intitola Voi personaggi austeri, militanti severi.., parafrasando il testo dell’Avvelenata, una delle più note canzoni di Francesco Guccini. L’autore del libro, edito qualche tempo fa dalla torinese Impremix Visual Grafika, è Marco Travaglini, un ex dirigente della sinistra piemontese. Nei ventisei racconti che riempiono le 128 pagine del libro ( l’ex ministro Livia Turco ne ha curato la prefazione) lo scrittore-giornalista – torinese d’adozione, nato a Baveno sulle rive del lago Maggiore –  racconta le “storie di compagni che sapevano ridere anche di se stessi”. Dare conto di questa straordinaria e articolata vicenda umana, fatta di gesti generosi e impegno civile, così come di ipocrisie e di errori storici, momenti drammatici e un enorme sforzo pedagogico di massa non era un compito facile, soprattutto facendo la scelta di raccontare episodi  che si propongono di strappare un sorriso. Storie, tra l’altro, che hanno come sfondo fatti reali.

In alcuni casi vissuti in prima persona dall’autore che è stato l’ultimo segretario provinciale del PCI della Federazione di Verbania (realtà della quale è stato praticamente coetaneo avendo entrambi visto la luce nell’autunno del 1957, quando si separò dalla realtà novarese) e, come tale, ha potuto viverne da protagonista una fase importante della storia e le successive evoluzioni. Quasi tutti i racconti si svolgono in Piemonte, tra l’Ossola, le terre delle risaie e il biellese, le terre dei laghi Maggiore e d’Orta, con qualche puntata nella lomellina pavese e sulla sponda magra del Verbano, in Lombardia. Dalle lotte operaie dell’acciaieria Cobianchi alle cene elettorali a base di polenta e coniglio in Valle Strona, dalle avventure di un comunista omegnese tra le risaie vercellesi a caccia dei voti dei monarchici al tempo della “legge truffa”  alla strana bandiera che sventolò sulle Settimane musicali di Stresa, queste storie – ricche di situazioni grottesche generate perlopiù da malintesi- strappano sorrisi nel dar conto di una importante e per certi versi non comune vicenda umana. “Nei racconti cito vicende più o meno note, utilizzando solo una parte di una vasta casistica immagazzinata dalla memoria”, afferma l’autore. “Naturalmente, come insegnava Piero Chiara,  quel che mancava a raggiungere l’effetto narrativo l’ho aggiunto. Del resto, nessuna realtà è buona per sé”. Apparentemente fatti “tutti d’un pezzo”, i protagonisti di questi racconti  dimostrano – il più delle volte loro malgrado, inconsapevolmente – di non esser privi d’ironia. Sorridono, ammiccando a malintesi e disavventure di questo o quell’altro loro “compagno”.

Sono vicende, in gran parte tramandatesi oralmente e arricchitesi con il trascorrere del tempo fino a diventare sempre più grottesche e ironiche, modificandosi e ingigantendosi un poco come i pesci nei racconti dei  pescatori. Storie romanzate  ma sempre con un fondo di verità (con le opportune modifiche a nomi e cognomi) a riprova dell’umanità di quelle donne e quegli  uomini che all’ombra della stessa bandiera hanno contribuito a fare la storia di un partito che è stato tanta parte della realtà politica e della società italiana. Livia Turco, già ministro e autorevole esponente di quello che un tempo fu il Pci di Berlinguer, oggi Presidente della fondazione Nilde Iotti, nella sua prefazione ha scritto: “il bel  libro di Marco Travaglini ci consente di fare un tuffo in una storia bellissima, di incontrare la comunità dei comunisti italiani. Per raccontarla sceglie il modo più autentico ed efficace. Racconta le persone in carne ed ossa, i loro contesti di vita, la loro quotidiana normalità. Questa umanità generosa avrebbe dovuto molto di più entrare nella narrazione e nella rappresentazione dell’Italia. Sono convinta che l’idea e la pratica della politica raccontata in queste pagine sia non solo moderna, ma necessaria. In questa nostra società,  in questo nostro tempo, ciò che alimenta le  passioni  tristi è la solitudine, la fragilità delle relazioni umane.

C’è bisogno di comunità e di compagnia”. Tutti i principali protagonisti di quelle vicende, ambientate negli anni dal primo dopoguerra agli anni ’80, hanno fatto parte di quel PCI voluto da Togliatti nel 1944 come un “partito nuovo” con l’obiettivo di trasformare l’ossatura clandestina e resistenziale dell’organizzazione comunista in  un partito di governo, progressista e democratico. Una lunga storia testimoniata da documenti, congressi, atti parlamentari, campagne elettorali, libri – a partire dagli straordinari Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci –  fino a quaderni della propaganda con i quali il partito organizzava la sua presenza nei territori e tra la gente. Travaglini sorride e ricorda la “Guida al segretario di cellula”, uno dei manuali per la propaganda capillare che riportavano, in copertina, le citazioni di Togliatti per definire la linea. Ne legge un brano: “..il Partito si sviluppa e si rafforza quando sa lavorare non soltanto per chiusi interessi di organizzazione e di gruppo, ma per gli interessi di tutto il popolo e di tutta la nazione”. I suoi anni sono stati però gli anni di Berlinguer, del colpo di stato in Cile e del  compromesso storico, del rinnovamento culturale e politico del Pci a partire dalla “questione morale” (l’eccesso di occupazione dello spazio pubblico da parte dei partiti), della capacità de gli ultimi tempi della segreteria berlingueriana di immaginare una strategia fondata su una nuova lettura della società italiana.

Si coglie, tra le righe dei racconti, una lieve nota malinconica e qualche rimpianto non solo per gli anni più belli della gioventù. “ E’ vero. Per certi versi mi manca quel partito”, dice il giornalista e scrittore, ormai lontano dalla politica attiva. “Non era per nulla esente da difetti, anche seri; era certamente imperfetto ma al tempo stesso autentico, popolare, molto più vicino alle necessità delle persone di quanto non sia la politica oggi. Continuerà a mancarmi e  sono certo che questo sentimento è comune a molti pur avendo coscienza che ciò che è stato fa parte della storia e va considerato con rispetto, senza indulgere in nostalgie”.

B.C.

La rassegna dei libri del mese

Eccoci al consueto appuntamento con i libri più letti e commentati dal gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri, il gruppo che sta dalla parte del lettore con oltre 295.000 iscritti: al primo posto tra i libri più commentati del mese troviamo Tutto Il Blu Del Cielo, di Melissa Da Costa, seguito da Beviamo Un Altro Bicchiere, antologia di racconti di scrittori giapponesi contemporanei; terzo posto per Viola Ardone e il suo recente Grande Meraviglia.

Incontri con gli autori

Questo mese abbiamo intervistato uno degli autori più amati dai nostri lettori, ovvero il saggista Fabio Piuzzi, che torna in libreria con Il Campo Dei Morti (Morganti, 2023) una nuova indagine archeologica; Stefano Butti, l’esordiente autore de Il Manoscritto del Diavolo (Bolis, 2023), un thriller storico ambientato nella Roma del XVI secolo; Adriano Morosetti, scrittore ligure nato e vissuto a Sanremo, è autore de Il Breve Mestiere Di Vivere (Mursia, 2024), un divertente e appassionante “noir mediterraneo” ambientato a Sanremo durante il festival; Giulio Giorgetti, romano,  autore di  Immortal1 – Spie Di Fiducia (Auto-pubblicazione, 2024) romanzo ambientato in una Roma del futuro nella quale una piccola ditta di tecnologie  sviluppa un potente software che promette l’immortalità.

Per i più piccoli alla biblioteca di Moncalieri

I SABATI DI NATI PER LEGGERE PIEMONTE –  6 aprile 2024

A Nati per Leggere è di scena Nonna Rufa. Sabato 6 aprile la biblioteca Arduino di Moncalieri invita tutti i bimbi fino a 6 anni e le loro famiglie a non perdersi Piccolo Blu e Piccolo Giallo. L’appuntamento è nella biblioteca di via Cavour 31 alle ore 10,30.

Piccolo Blu e Piccolo Giallo sono due colori diversi, ma molto amici fra loro – introduce la trama Nonna Rufa – Un giorno i due colori si abbracciano e diventano verdi. Quando tornano a casa i loro genitori non li riconoscono e un tale rifiuto provoca in loro un grande sgomento. Presi dallo sconforto i due amici scoppiano in lacrime e miracolosamente il verde torna a scindersi nei due colori primari del giallo e del blu. Le mamme decidono allora di fare una grande festa in cui invitare tutti i colori del mondo per mescolarsi insieme e far nascere mille nuovi colori e sfumature diverse“. Partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti.

IL MARTEDì DEI RAGAZZI – 9 aprile 2024

Per il ciclo «Il martedì dei ragazzi», organizzato dalla biblioteca Arduino di Moncalieri (via Cavour 31), martedì 9 aprile alle 17,30 il Piccolo Anfiteatro Millecolori ospita In punta di piedi… con i calzini spaiati! Letture che fanno apprezzare la bellezza della diversità, a cura dei ragazzi del Servizio Civile. Per bimbi fino a 6 anni. E’ il Piccolo Anfiteatro Millecolori ad ospitare questo ciclo di eventi dedicati ai più piccoli: uno spazio magico, decorato con i disegni vivaci di Ludovica Paschetta, per leggere insieme circondati da “un bosco di libri”. Info: tel. 011.6401600 (un solo accompagnatore per ogni bambino).

“Ciau Masino”. Capolavori ritrovati della Letteratura

Prende avvio, con la “prima opera compiuta” di Cesare Pavese, la Collana del “Capricorno” tesa a riscoprire i “Classici della letteratura”

“Opera sperimentale”, nasce come ciclo di racconti e poesie che Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo – Cuneo, 1908 – Torino, 1950) scrisse fra il settembre del 1931 ed il febbraio del 1932. Storia non facile, quella di “Ciau Masino” rimasto per lungo tempo inedito e pubblicato, per la prima volta, solo nel 1968 (diciotto anni dopo la tragica scomparsa del grande “cantore di Langa”) da “Einaudi” nel volume dei “Racconti”. Dopo di allora, il silenzio. “Ciau Masino”, come libro autonomo, non venne mai più riproposto. Solo oggi, dopo più di cinquant’anni di assenza dalle librerie, “Capricorno” (nel suo nuovo brand – non più “Edizioni del Capricorno” – più essenziale, moderno ed immediatamente riconoscibile) ripropone la prima affascinante prova narrativa del “giovane” Pavese” nella sua originaria integrità.

Il libro pavesiano, come molti sapranno, si  articola in brevi racconti divisi, due alla volta, da una poesia che “serve ad intercalare e a dare la scansione del racconto”. I protagonisti della narrazione sono Masino, giovane giornalista, e Masin, operaio che arriva a Torino dalle colline della “Granda”. Testo “sperimentale” – si è detto – non solo per quell’insolito alternarsi di racconto e poesia, ma anche per l’utilizzo del dialetto, di un dialetto che non va mai ad intaccare, tuttavia, lo scorrere narrativo e che, invece, fa la sua comparsa solo nelle parti dialogate.

In “Ciau Masino” Pavese traccia “racconti paralleli” in cui già si individuano tematiche che saranno, anni dopo, al centro dei capolavori della maturità: il contrasto fra campagna e città, il desiderio di appartenere a un ambiente sociale cui si è incapaci di aderire e quello di evadere in un altrove mitico. E ancora, la  straordinaria, sobria Torino degli anni Trenta e quelle sue colline di Langa, radicate per tutta la vita nel cuore, nei pensieri e nell’anima dello scrittore. Insomma, con “Ciau Masino” si entra in presa diretta nel “laboratorio fondativo” delle tematiche pavesiane, trovandosi di fronte a un suggestivo “ritratto dell’artista da giovane”.

L’opera “ è la più sfaccettata e sfacciata mai scritta da Pavese – scrive Massimo Tallone nella prefazione – ardita nella struttura che allude al caleidoscopio di racconti, tutti autoconclusi e pur concatenati; libera nel palleggio fra prosa e stacchi in versi; sfrontata nell’uso dei dialetti.

“Ciau Masino” è il primo titolo della nuova collana “Capolavori ritrovati della letteratura”, pensata da “Capricorno” per rendere nuovamente disponibili ai lettori scrittori fondamentali e outsider di genio, romanzi imperdibili ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie oppure ingiustamente dimenticati dalla vulgata letteraria. Temi e autori storici della letteratura fra Ottocento e Novecento. In una “Collana” che mette insieme grandi classici, riproposti con lo sguardo degli scrittori di oggi, e gustose (ri)scoperte capaci di stupire il lettore. Libri che da troppo tempo non vengono letti, riportati nel posto che loro compete: il “Gotha” della grande letteratura senza tempo.

Dopo Pavese, seguiranno Guido Gozzano (“L’altare del passato”), Edmondo De Amicis (“Amore e ginnastica”) e Carolina Invernizio (“Nina la poliziotta dilettante”).

Per info: “Capricorno”, via Borgone 57, Torino; tel. 011/3853656 o www.edizionidelcapricorno.com

g.m.

Nelle foto:

–       Cover “Ciau Masino”, “Capricorno – Capolavori ritrovati”

–       Nuovo logo “Capricorno”

–       Massimo Tallone

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria


Michael
Cunninghan Day”  –La nave di Teseo-   euro 22,00

 

Cunningham, vincitore del Premio Pulitzer nel 1999 con “Le ore”, torna alla metafora temporale con questa storia scandita in tre date precise in cui troviamo un nucleo familiare che attraversa la pandemia del Covid.

Al centro sempre il 5 aprile, ma di tre anni che si succedono, 2019, 2020, 2021. E tre diversi momenti della giornata; mattina, pomeriggio e sera. In questo arco di tempo si muovono tre personaggi principali.

La coppia formata da Isabel e Dangenitori di Nathan e Violetche conosciamo all’inizio del libro, il 5 aprile  2019, nella loro casa a  Brooklyn. Una famiglia come tante altre, che si barcamena nel quotidiano e non è propriamente felice.

Al piano superiore vive il fratello di lei, Robbie, migliore amico di Nathan e omosessuale dichiarato, che ha appena visto naufragare la sua relazione con il fidanzato Oliver. Inoltre è in fase di trasloco per lasciare la mansarda che la sorella intende destinare a futura camera per il figlio.

Un distacco che non sarà indolore per nessuno dei protagonisti. Quando li ritroviamo l’anno dopo, Robbie è partito alla volta dell’Islanda dove resta bloccato dal lock down, lontano da tutti.

La forzata convivenza dettata dal virus incide anche sulla famiglia di Isabel, il cui fragile equilibrio è stato incrinato dalla partenza di Robbie che era il collante della famiglia. Ora in casa i rapporti affettivi si sfilacciano. La coppia si sfascia mentre i figli assistono al disastro, reagendo ognuno a modo suo per far fronte al malessere che serpeggia tra quelle mura.

Il terzo sipario si apre sempre il 5 aprile, la pandemia è superata e per molti la vita dovrebbe lentamente tornare alla normalità. Ma non sarà così per tutti…

 

 

Julius Taranto “Come ho vinto il Nobel”   -Blu Atlantide-   euro 19,00

E’ il libro di esordio di Taranto, giovane ex avvocato di Brooklyn che orchestra un romanzo intorno al dilemma morale e al “politicamente scorrettissimo” in cui ci si chiede se contino di più i risultati o come li si raggiunge.

La storia è decisamente provocatoria ed ha al centro il RIP, l’Istituto che accoglie tutti i cancellati vittime del  #Metoo in testa ai quali offre rifugio un eccentrico miliardario che ricorda tanto Elon Musk. EBw Rubin, ed ospita personaggi messi all’indice dalla società in una torre di 40 piani a forma fallica, dal cui attico si vede il tempio accademico di Yale.

Protagonista è Helen, brillante scienziata che conduce studi sperimentali di fisica sui superconduttori, a un passo da una scoperta rivoluzionaria e risolutiva per scongiurare la catastrofe climatica.

Suo mentore è il Premio Nobel Perry Smoot finito al centro di uno scandalo sessuale che lo ha spedito nella lista dei “cancellati”. A questo reietto della società l’ancora di salvezza viene offerta da Rubin che lo accoglie al RIP.

Helen decide di seguirlo e si trascina dietro pure il marito Hew.

Il seguito della trama irriverente è quello che accadrà nell’istituto dove ogni divieto è abolito, ci sono libertà di ricerca e di condotta individuale. Al RIP quasi nulla è vietato o considerato inappropriato; gli ospiti se la spassano alla grande, i professori possono imbastire relazioni con gli studenti e fare quello che vogliono.

Grazie alla sua immensa ricchezza il miliardario finanzia le ricerche dei reietti e scopriremo se è mosso da alti ideali e filantropia, oppure è solo un astuto affarista che dell’umanità se ne infischia altamente.

 

 

Liza Ginzburg    “Una piuma nascosta”   -Rizzoli-  euro 18,00

Ha più piani di lettura questo romanzo: storia di due solitudini che si intendono, la difficoltà di crescere, gli spigoli dell’adozione, le incomprensioni all’interno della famiglia, il ritrovarsi dopo anni e scoprire l’indissolubilità di legami antichi e sopravvissuti al tempo. Tutto narrato con la sensibilità e la scrittura profonda della nipote di Natalia Ginzburg.

Due i personaggi principali che per un periodo camminano un po’ insieme, poi si perdono e finiranno per ritrovarsi.

Lui è Tan, lo conosciamo quando ha 11anni, arriva da unorfanotrofio della Moldavia e viene adottato dai ricchi Manera che vivono nella splendida tenuta la Quercetana. Tan ha un passatodifficile, tanta rabbia in corpo, è ribelle, dolorosamente estraneo alla nuova agiata realtà che lo circonda e alla vita che lo attende.  Il suo rifugio è un’ostinata solitudine.

Chi riesce a capirlo meglio di tutti è Rosa, la figlia dei custodi della villa, che poco a poco fa breccia nei suoi silenzi. Con lui condivide spazi verdi ed entrambi conoscono i turbamenti dell’anima che comporta la fatica di crescere. Il loro è un legame affettivo profondo, fatto di giochi, amore per un linguaggio e un gergo che è solo loro. Poi c’è la buca profonda che Tan ha scavato in giardino ed elegge a luogo privatissimo, nel quale l’unica a poter entrare è Rosa per dividere tempo e pensieri con lui.

Tra le righe ci sono anche i rapporti dei due ragazzi con le loro famiglie, di estrazione diversa, ma molto legate. Rosa adora la colta e sensibile madre di lui, Tan invece apprezza la semplicità dei custodi. Poi la vita traccerà le distanze.

Tan e Rosa si ritroveranno molti anni dopo, ormai 30enni;  lui ha solcato il mondo alla ricerca di sé, lei è una dottoressa concentrata sul suo lavoro. E sarà un nuovo incontro carico di significato……-

 

Sally Bayley   “The Green lady”   -Edizioni Clichy–   euro 19,50

E’ l’ultimo capitolo della trilogia che l’autrice inglese dedica ai «libri che salvano la vita». Imbastisce una sorta di memoir che ripercorre il percorso da infanzia a età adulta, nel quale è importante il rimando alle sue antenate. Come la sua lontana parente Edna May Turner, spirito che insegna ad amare la natura ed ha uno sguardo poetico sul creato. Poi altre figure femminili che appartengono alla storia. Tutte le hanno insegnato l’amore per le parole e la natura.

La Bayley, con uno stile che travalica i generi letterari, racconta di sé tornando anche sulle orme dei suoi avi, insegnanti e spiriti guida, in una carrellata di personaggi. E ci svela come ha imparato ad amare natura, pioggia, sole, mare e spiaggia.

Compaiono, una dopo l’altra, donne che hanno attraversato la storia; come la suffragetta Mary Neal, l’attrice Margaret Rutherford e la poetessa Stevie Smith. E ci sono pagine bellissime anche sul pittore della luce Joseph  Mallord William Turner. Storia di un’educazione  artistica che non lascia indifferenti.

 

Le torinesi ribelli. Diciannove storie per ricordarle

A cura di Loredana CELLA

Prefazione di Silvia GARBARINO

Diciannove racconti che danno voce ad una galleria di torinesi “ribelli”: protagoniste più o meno conosciute che hanno superato convenzioni, luoghi comuni e discriminazioni per affermare la loro autonomia di pensiero e di azione.

Un libro che è al tempo stesso antologia e romanzo, reale e immaginifico. Ritratti di donne capaci e caparbie, che apparentemente nulla hanno da condividere se non il fatto di essere libere nel bene e nel male, nel giusto e nell’errore.

Troviamo le storie delle Tabacchine della Manifattura Tabacchi, che con le loro battaglie hanno segnato una nuova cultura del lavoro, e delle Caterinette, le giovani sartine o modiste, molto numerose quando Torino era la capitale della moda italiana e chiamate così perché in Francia le apprendiste sarte avevano scelto come patrona santa Caterina di Alessandria (il racconto trae spunto dalla triste vicenda di Mariuccia Ferrero, morta a 16 anni dopo essere rimasta ustionata nell’incendio dell’atelier in cui lavorava: possedeva un canarino di nome Ciribiribin, che divenne una canzone che fece il giro del mondo)

Nobildonne come la regina senza corona Adelaide di Susa, che ebbe un ruolo fondamentale in una delle vicende della Lotta per le Investiture, accompagnando Enrico IV dal Moncenisio a Canossa(era il gennaio del 1077), e la madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, denigrata come donna ambiziosa e amante del potere, madre senza amore, spendacciona e scialacquatrice amante lasciva, ma che in realtà seppe preservare il regno da guerre sanguinose.

Donne che sono state pioniere nei loro campi, come Maria Velleda Farnè, la prima donna a laurearsi in medicina all’Università di Torino e la seconda in Italia (era il 1878), unica donna presente con un suo ritratto marmoreo nel palazzo del rettorato dell’Università di Torino; Alessandra Re Boarelli, detta Nina, nobildonna borghese che nella seconda metà dell’Ottocento sfidò convenzioni e pregiudizi e scalò il Monviso nell’agosto del 1864, prima alpinista italiana; la la “signora al volante” Ernestina Prola Macchia, prima donna a prendere la “licenza per guidare” nel 1907; Ada “Sayonara” Pace, unica donna a correre in macchina negli anni Cinquanta, vincendo e infischiandosene delle invidie (vinse, tra le altre corse, la Torino-Sanremo nel 1951, il Rally di Sestriere nel ’59, la Targa Florio nel ’60. Nello stesso anno vinse la Coppa d’Oro Aci Modena e il secondo e terzo classificato disertarono la premiazione per non salire sul podio dietro a una donna); Lidia Poët, che si laureò nel 1881 in Giurisprudenza a pieni voti e che nel 1883 divenne la prima donna italiana “ammessa all’avvocatura; Camilla Ravera, prima donna a diventare segretaria di un partito politico (il PCdI nel 1927) edonna nominata senatrice a vita nel 1982.

Artiste come la pittrice Evangelina Gemma Alciati, prima donna ammessa all’Accademia Albertina, una vita passata a rompere catene; la scandalosa Carol Rama, Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 2003; la traduttrice e talent scout Fernanda Pivano, che ebbe un ruolo fondamentale nel far conoscere la letteratura d’oltreoceano (nel libro si raccontano i suoi difficili esordi durante il fascismo a causa delle traduzioni di autori considerati scomodi); il Trio Lescano (le tre sorelle Alexandrina, Judith e Katharina Leschan), i cui scanzonati motivetti segnarono un’epoca della canzone italiana rimanendo nell’immaginario collettivononostante una carriera molto breve; la soubrette Isa Bluette, al secolo Teresa Ferrero, star dell’operetta e della rivista negli anni Venti e Trenta.

E poi il Premio Nobel Rita Levi Montalcini; Ada Prospero, staffetta partigiana, medaglia d’argento al Valor Militare, vicesindaco di Torino, cofondatrice dell’Anpi e moglie di Piero Gobetti; Helen Konig Scavini, soprannominata Lencina, fondatrice nel 1919 della prestigiosa fabbrica Lenci.

Il volume si chiude con una ribelle dei nostri giorni, la “ragazza del fiume” Elisabetta Brugo, campionessa di canottaggio, insegnante e allenatrice.

 

Sono molte le donne che hanno contribuito a costruire la Storia di Torino. Alcune si sono trovate eccezionalmente in posizioni di potere e hanno saputo determinando il futuro della loro città. Ma tante battaglie sono state condotte in famiglia o in società, per difendere le proprie scelte personali contro il pregiudizio o un ordine costituito, per uscire dai ruoli attribuiti dalla tradizione, per essere libere di seguire la propria vocazione, per affermare se stesse, aprendo la strada che altre donne hanno percorso dopo di loro. È così che hanno dato una svolta non solo alla loro vita, ma alla storia. Gli autori e le autrici di queste pagine ne restituiscono, ciascuno con il proprio stile, la vitalità, il coraggio, la determinazione che ha permesso loro di affermare diritti e desideri oltre ogni difficoltà, e di diventare oggi un esempio da non dimenticare

A cura di Loredana Cella

Racconti di:

Athena Barbera, Bruna Bertolo, Graziella Bonansea, Loredana Cella, Monica Cerutti, Graziella Costanzo, Silvia De Francia, Aurora Frola, Dario Lessa, Antonella Manduca, Ezio Marinoni, Eva Monti, Patrizia Monzeglio, Eros Pessina, Laura Pompeo, Franca Rizzi Martini, Elena Rossi, Caterina Schiavon, Alessandra Zanettini.

Schede biografiche delle protagoniste a cura di Cinzia Ballesio.

Prefazioni di Silvia Garbarino, giornalista e Segretaria dell’Associazione Stampa Subalpina, e di Ornella Toselli,Presidente della Consulta Femminile della Regione Piemonte.

Copertina di Giovanna Binello

I diritti d’autore saranno devoluti a International Help onlus a sostegno delle sue attività.

160 pagine – € 16,00

www.neosedizioni.it

Coltivare fiori di parole. I trent’anni di Interlinea

 

L’ultimo numero di Microprovincia, il 56° della fortunata rivista di cultura e poesia diretta da Franco Esposito, è interamente dedicato ai trent’anni della casa editrice novarese Interlinea con il suggestivo titolo “Coltivare fiori di parole”. Proponendo una ricca e interessante raccolta di testimonianze su tre decenni di attività editoriale di Interlinea, coinvolgendo gli autori e coloro che l’hanno fatta vivere dietro alle quinte con il lavoro redazionale, la cura dei testi e la promozione di collane che si sono affermate tra i lettori (da “Nativitas” e “Lyra” a “Le rane”) la rivista che si è sempre battuta contro i conformismi della cultura ufficiale rende omaggio ad una impresa culturale di assoluta grandezza fondata da Roberto Cicala e Mario Robiglio. Giuliano Vigini, nella presentazione della rivista subito dopo l’appassionato editoriale di Esposito, ricorda che “alle origini di una casa editrice c’è innanzitutto una speciale passione per quello che gli autori, le collane, i singoli libri che si vorrebbero privilegiare come emblema e portabandiera dell’attività che si sta per avviare possono lasciare come idea di un modo di fare letteratura e insieme di interpretare, dal vivo di tante espressioni e testimonianze diverse, le realtà del mondo e le esperienze di vita degli scrittori”. Ovviamente, non bastando la bontà e l’entusiasmo delle idee, ci sono volute “anche le risorse personali o la capacità di procurarsele, la condivisione ideale e pratica di chi è coinvolto in un determinato progetto” come è stato tra Cicala e Robiglio, lavorando con la perseveranza di chi non si accontenta di ciò che di volta in volta si è raggiunto “perché, essendo il traguardo sempre più in là, bisogna continuare a cercare, a scoprire, a lasciare segni nuovi”. Ed è così che nasce e prende corpo quella che oggi può essere definita, a buon titolo, una grande voce della cultura italiana contemporanea. L’originale storia della casa editrice che ha sede in via Mattei a Novara viene narrata in 250 pagine con molti interventi tra i quali si segnalano, pur senza far torto a nessuno degli altri, Pino Boero, Eugenio Borgna, Carlo Carena, Barbara Caristia, Graziella Cerutti, Gian Luca Favetto, Gian Carlo Ferretti, Walter Fochesato, Anna Lavatelli, Dacia Maraini, Gianni Mussini, Alessandra Alva Perez, Roberto Piumini, Giovanni Tesio, Sebastiano Vassalli e Giuliano Vigini. La stessa scelta del nome della casa editrice è originale e racconta molto: l’interlinea è lo spazio bianco tra due righe scritte o stampate, apparentemente inutile ma in verità necessario alla lettura. Infatti le parole si confonderebbero sulla pagina senza questa distanza, il cui bianco fa risaltare il nero del testo illuminando così il significato di un romanzo, di uno studio, di una poesia. Dall’inizio degli anni Novanta ad oggi  sono stati riscoperti autori italiani dell’800 e ‘900, anche con inediti (da Rebora a Montale, fino a Soldati e Vassalli), aprendo la prima collana letteraria italiana legata al Natale e intitolata Nativitas con Dickens, Consolo, Rigoni Stern, Testori, Wojtyla, offrendo uno spazio importante alla critica letteraria, alla poesia, ai libri per bambini e ragazzi con la collana Le Rane. Scorrendo l’impressionante cronologia delle collane e dei libri pubblicati non si fatica a comprendere il valore del viaggio intrapreso trent’anni fa da quel “piccolo vascello di carta” che salpò da Novara e che, in tutti stesi anni, non ha chiesto altro “se non di avere lettori che sappiano leggere la verità di quelle parole vecchie e nuove nell’interlinea dell’editoria e della cultura italiana”.

Marco Travaglini