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Informazione promozionale
“Questa è la storia di un gatto raccontata da lui medesimo. Chi non ama il mondo felino non si avvicini per nulla a questo libro, lo lasci stare, perché in esso troverebbe solo un micio dall’apparenza altezzosa, pieno di sé, con l’ardire di rivolgersi direttamente al lettore dandogli del tu e trattandolo a volte con palese supponenza e disprezzo.
Coloro che invece sanno inchinarsi di fronte alla regalità dell’universo felino potranno scoprire in questo testo -da una prospettiva diversa- i profondi legami che possono instaurarsi tra un essere umano e un gatto, nei quali uno appartiene all’altro vicendevolmente, pur mantenendo ciascuno le proprie peculiarità e la propria fiera indipendenza. Ne esce una storia di condivisione -non sempre facile-, di affetti che stentano a nascere ma che poi diventano intensi, di tolleranza e accettazione del diverso. Il tutto condito da una buona dose di ironia, talvolta agrodolce, talaltra scanzonata, in cui è l’essere umano ad essere preso di mira come soggetto strano, incomprensibile, pieno di inconciliabili contraddizioni “.
Francesco Maugeri è nato a Roma il 25 ottobre 1979. Consulente grafologo diplomatosi presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma (LUMSA) è laureato in lettere moderne e filologia moderna.
Vive nella provincia viterbese e lavora presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.Ha pubblicato “Una vita (stra)ordinaria” (I edizione, ilmiolibro.it, 2019; II edizione arricchita, Independently published 2020);“L’incompiuta”, (I edizione, independently published 2020; II edizione, independently published 2020“Stella Maris”, independently published 2020 “Italiano Lingua Viva – considerazioni e ipotesi sull’italiano contemporaneo”, independently published 2021
A quasi vent’anni dalla pubblicazione di “Gomorra“, il libro che ha cambiato per sempre il corso della sua vita e ha consacrato la sua figura di autore internazionale, Roberto Saviano torna in libreria con “Noi due ci apparteniamo” edito da Fuori scena. Potente e affascinante, Saviano racconta nuovamente la realtà mafiosa con un reportage narrativo innervato di storie inedite e resoconti giudiziari. L’autore mette al centro della narrazione l’amore, il sesso e la passione e l’influenza che le stesse hanno sull’andamento e sui delicati equilibri delle organizzazioni criminali. Quella condotta da Saviano è un’analisi profondissima, delicata e del tutto inedita perché arricchita da episodi privati e, talvolta spiazzanti, della vita dei personaggi che animano queste pagine. Il testo studia anche il nuovo ruolo rivestito dalle donne e di come stiano sovvertendo le regole istituzionalmente costituite. Quello che colpisce è però l’umana e profondissima domanda che si pone l’autore riprendendo una questione che già il Macchiavelli aveva indagato ne “Il principe”: è meglio essere amati piuttosto che temuti, o se è meglio esser temuti piuttosto che amati.
Ne abbiamo parlato direttamente con l’ autore Roberto Saviano.
Riprendendo questa filosofica questione, già sondata dal Machiavelli, qual è risposta?
Come diceva l’autore, nell’animo umano vi è la spinta ad essere l’una e l’altra cosa, ma è difficile mettere insieme il timore e l’amore. Machiavelli arriva alla conclusione che tra le due risulta molto “più sicuri esser temuti piuttosto che amati”. Infatti timore desta la conseguente paura di essere puniti ed è persistente nel tempo. L’amore è in continua evoluzione ed è soggetto a mutamenti, quindi, un giorno potrebbe anche venire meno. Questo concetto è ben chiaro alle organizzazioni criminali ed è per questo Raffaele Cutolo diceva che “non si può ragionare con il cuore ma solo con la testa”.
Dal suo racconto sembra che non vi sia posto per un sentimento d’amore vero nelle organizzazioni criminali. Questo perché inevitabilmente amore e tragedia vanno di pari passo?
Non solo nel mondo criminale, ma nella vita in generale sono due concetti che viaggiano in parallelo. Nelle organizzazioni l’amore viene percepito come quel qualcosa che conferisce una certa libertà che, però, i clan non possono concederti. Inevitabilmente se ti innamori “sei fuori controllo”, sei soggetto al giudizio e anche al divieto dal fare o non fare determinate cose: se ami non puoi stare alle regole dettate da loro. Per tale ragione l’amore è l’atto più pericoloso, perché è il più incontrollato. Quando in queste situazioni si ama, probabilmente, ci si sta già condannando a morte.
Anche loro però “cercano dei momenti di pace” dove far ristorare la loro anima. Dalle sue indagini, dov’è emersa più chiaramente questa ricerca?
L’ho percepito anche vedendo il modo in cui scappano e cercano delle compagne che non c’entrano nulla con l’organizzazione. Lo fanno anche solo per parlare di tematiche che si differenzino da quelli a cui sono abituati a discutere a casa loro: è un’evasione dall’ orrore che vivono.
Quindi nella vita più ritirata, come descrive nel libro, cercano la pace e forse l’amore.
In quel momento trovano un conforto e abbassano le difese. Spesso proprio allora vengono arrestati: è l’unico attimo in cui non si segue una procedura o una gestione specifica, ma si vivono dei momenti spontanei. Anche loro hanno il desiderio di vedere la persona che amano ed escono dal controllo delle regole. Se una persona ti manca o vuoi a tutti i costi vederla è difficile che si possa assecondare la prudenza. Anzi l’imprudenza che porta alla persona amata diventa la cosa più importante e decidono di esporsi.
Discostandoci dalle tematiche del libro, nel corso della conferenza ha parlato anche di libertà di espressione e ha detto che “il corpo è il più importante grimaldello che abbiamo per la nostra libertà“. Secondo Lei è così nella società odierna?
Purtroppo no, perchè viviamo ancora in una società molto bigotta.
Valeria Rombolà
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Melissa Panarello “Storia dei miei soldi” -Bompiani- euro 18,00
E’ stata una delle candidate al Premio Strega, Melissa Panariello, che aveva esordito a soli 17 anni con “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”, diventato subito un caso letterario e trasposto in un film di Luca Guadagnino nel 2005.
Ora è in lizza con questo nuovo romanzo che racconta come sia possibile definire una persona anche dal modo in cui gestisce il suo denaro.
Molto più che un semplice calcolo economico, perché a ben guardare dall’estratto conto si possono capire un’infinità di cose. Il modo in cui i soldi li guadagniamo, li gestiamo, sperperiamo o risparmiamo, cosa e come compriamo, sono tutti indicatori di come siamo fatti. Insomma: dimmi come spendi e ti dirò chi sei.
In queste pagine la Panarello racconta l’incontro di due donne i cui destini si erano in un certo senso incrociati anni prima, poi avevano preso direzioni divergenti.
Una è la scrittrice di successo Melissa, che si è costruita una carriera e una famiglia dopo l’esordio strepitoso all’epoca in cui era appena 17enne.
L’altra è l’attrice Clara, che aveva interpretato la protagonista nella trasposizione cinematografica del romanzo della prima.
Melissa (voce narrante) dopo anni incontra per caso e per la prima volta l’ex attrice Clara che, dopo l’inaspettato trionfo, la fama e il denaro, ora è precipitata nell’indigenza più nera.
Il romanzo parla di successo, autodistruzione, rapporto tra donne e denaro. E mette a confronto due personaggi che hanno toccato la vetta quando erano giovanissime e poi, laddove una ha saputo costruirsi una vita gratificante, l’altra, invece, ha finito per fidarsi di persone sbagliate, perdere tutto e precipitare nella miseria.
L’incontro del tutto casuale tra Melissa e Clara darà l’avvio a un insieme di sviluppi che animano il romanzo.
Elizabeth Day “Confessioni di un’amica” -Neri Pozza- euro 19,00
Quanto è salvifica e di cosa è fatta l’amicizia tra donne?
A sondare l’argomento ci prova la giornalista, scrittrice e guru inglese Elizabeth Day con questo libro il cui titolo originale in inglese è “Friendaholic”, che rende meglio l’idea di una vera e propria dipendenza dall’amicizia.
Tra riflessione e memoir l’autrice si chiede se la relazione tra amiche possa accostarsi a quelle romantiche, e se si, in che modo e quando. Indaga intervistando più donne diverse tra loro per età, formazione, esperienze, emozioni e modo di intendere ed affrontare la vita.
Tra le voci del libro, quella di un’artista 25enne che, alla morte della madre, quando lei aveva appena 15 anni, si è aggrappata alle amiche, diventate nucleo protettivo nei complessi anni della crescita e di fatto la sua famiglia.
Ma ci sono anche: una matura 68enne, una 35enne legata soprattutto a due migliori amiche, una studentessa di 10 anni e la sua intesa innanzitutto con il fratello e la sorella più un pool di amici e amiche.
Di testimonianza in testimonianza, le pagine ci riconfermano che l’amicizia, se costruita in un certo modo, spesso è un potente antidoto alla solitudine.
Carmen Mola “La sposa gitana” -Salani- euro 18,00
Carmen Mola è lo pseudonimo adottato dai tre scrittori e sceneggiatori che hanno scritto a 6 mani il precedente thriller di successo “La bestia” (ambientato a Madrid, oltre un milione di copie vendute e 600 mila euro vinti con il Premio Pianeta).
Sono il 54enne Antonio Mercero, il 61enne Jorge Díaz Cortéz e il 48enne Augustín Martínez. Sceneggiatori di serie tv di successo che un bel giorno hanno deciso di cimentarsi applicando lo stesso metodo di lavoro a un romanzo. Il nome di donna è stato scelto per focalizzare l’attenzione dei lettori sulla trama e non sul pool di autori.
Ora il collettivo mette in scena il ritrovamento del cadavere di una ragazza in abito da sposa, abbandonato come un manichino disarticolato in un parco periferico di Madrid. Il punto è che questo brutale omicidio è la fotocopia di uno analogo avvenuto 7 anni prima.
C’è di più, le due vittime erano sorelle, e sono state uccise allo stesso modo, alla vigilia del loro matrimonio.
Ora il colpevole del primo assassinio è in carcere da anni, allora chi lo sta emulando?
A indagare è l’ispettrice Elena Blanco, detective trasgressiva che fa parte della Bac, ovvero la Brigada de Analisis de Casos, squadra madrilena sguinzagliata per risolvere i casi più difficili ed intricati.
Jordan Harper “Tutti sanno” -Neri Pozza- euro 20,00
E’ un romanzo del tipo vecchia scuola “Hard boiled” con l’aggiunta di una lingua spedita e incisiva, derivante dall’esperienza di Harper come sceneggiatore e produttore televisivo che vive a Los Angeles.
Protagonista è Mae Pruett che di mestiere fa la protettrice dei vip losangelini carichi di soldi, perversioni e capacità sovrana di infilarsi dritti dentro ai guai. Scenario del libro è il famoso hotel Chateau Marmont, strettamente legato alla storia dei divi di Hollywood.
Val la pena ricordare che in quelle stanze hanno trovato la morte John Belushi stroncato da un overdose e Jim Morrison precipitato da un balcone. E sempre nel mitico hotel avevano soggiornato Polanski e la moglie Sharon Tate prima che la furia del satanico Charles Manson la straziasse, lei e il bimbo che portava in grembo.
Il lavoro di Mae non è di quelli facilissimi; deve tenere i vip al riparo dai media, ripulirne la reputazione, farli uscire indenni da situazioni off limits. A complicare la vita della ragazza c’è anche l’omicidio del suo capo, Dan Henningan, trovato morto nel famoso Sunset Boulevard.
Sullo sfondo campeggia una Los Angeles spietata, intrisa di corruzione, strapotere di personaggi potentissimi e dall’anima nera che fanno parte di una rete occulta. Come si destreggerà la protagonista tra bene e male?
Ecco una piccola rassegna dei titoli più commentati dalla community de Un libro tira l’altro ovvero iL Passaparola Dei Libri nel mese di maggio:
I Giorni Di Vetro di Nicoletta Verna, molto dibattuto e apprezzato nel nostro gruppo, Redenta e Iris, due protagoniste che subito entrano nel cuore del lettore, le vediamo, si seggono a fianco a noi e non ci lasciano fino all’ultima frase; One Day, di David Nichols è tornato presente nelle discussioni grazie a una fortunata trasposizione televisiva e il suo autore è stato “riscoperto” e discusso anche nel nostro gruppo; Roberta Recchia è uno dei nomi più citati nelle nostre discussioni e Tutta La vita Che Resta un romanzo molto amato.
Incontri con gli autori
Questo mese abbiamo intervistato:
Marta Fanello è l’autrice di Modi Finiti (Affiori, 2024) è il suo primo romanzo e racconta una storia di crescita, dagli inaspettati risvolti noir; Mirko Francesconi che torna con un romanzo autobiografico dal titolo Quando Le Rondini Sfioravano La Strada (Tempo Al Libro, 2023)che racconta una storia di crescita e rievoca l’Italia degli anni ’80 e ’90, tra ricordi e nostalgia; Vitaliano Fulciniti saggista che di recente si è cimentato con la narrativa, pubblicando Il Viaggio E La Mente (2024) una spy story dall’inconsueto taglio nostalgico.
Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Dal 30/31 maggio al 2 giugno
Ivrea (Torino)
Una gran bell’accoppiata! Da giovedì 30 maggio a domenica 2 giugno si svolgeranno in parallelo la “dodicesima edizione” della “Grande Invasione”, il tradizionale “Festival della Lettura” di Ivrea, e la “prima edizione” della “Grande Invasione” di Aosta. Il programma è curato da Marco Cassini e Gianmario Pilo (Associazione Culturale “Liberi di scegliere”), con Marianna Doria e Ludovica Giovine per la “Piccola invasione”, dedicata ai lettori più giovani.
Sarà una grande “festa della lettura” che raddoppia, preparandosi, come al solito, a invadere le strade delle due città, recentemente unite da un “protocollo di intesa” volto alla valorizzazione culturale e allo sviluppo turistico dei comuni di Aosta e di Ivrea.
Cominciamo dalla “nuova” arrivata. Ad Aosta, venerdì 31 maggio, la serata inaugurale si terrà al “Teatro Giacosa” (piazza Teatro, 1), ospite la Casa Editrice “Accento”, fondata a Milano, di recente, dal noto conduttore televisivo e radiofonico Alessandro Cattelan, che, dopo le presentazioni dei nuovi libri di Stefano Nazzi e Francesco Costa, racconterà della sua nuova esperienza come editore, seguito da Valentina Lodovini e dal “reading” tratto da “Manuale di caccia e pesca per ragazze” (primo romanzo del cosiddetto genere “chick lit”) della scrittrice americana Melissa Bank, scomparsa a New York nel 2022.
Il pubblico avrà varie occasioni per incontrare scrittori e scrittrici a go-go. Impossibile citarli tutti.
Per info sul programma e le varie location: www.lagrandeinvasione.it
Sempre ad Aosta (come ad Ivrea) sono decine le iniziative adatte a lettori di ogni età e interesse, “favorendo il dialogo tra pubblico e autori, celebrando il valore intrinseco della parola, che sia scritta, letta o ascoltata”. Da segnalare l’incontro con lo statunitense Jim Lewis, edito in Italia da “SUR” con i suoi “Fantasmi di New York”, mentre la campana Valeria Parrella presenterà la raccolta di racconti “Piccoli miracoli e altri tradimenti” (Feltrinelli) e il torinese Fabio Geda parlerà del suo ultimo libro “Song of myself. Un viaggio nella varianza di genere” (Feltrinelli), nato dall’esperienza che l’autore ha vissuto con il gruppo di adolescenti che si sono rivolti all’ospedale “Regina Margherita” di Torino per affrontare la questione della propria identità di genere. Di indubbio interesse anche l’incontro con Francesca Pellas, che ad Aosta presenterà il suo “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” (Blackie Edizioni), in cui si esplora la vita dell’attrice, una delle più famose pornostar di tutti i tempi, ma anche una delle poche a diventare un personaggio pubblico ben al di fuori dei “confini” del porno.
Ad Ivrea, si parte giovedì 30 maggio, nel “Cortile del Museo Garda”, in piazza Ottinetti. L’editore ospite di quest’anno è “People” con Giuseppe Civati (politico e saggista, oltreché editore) che dedicherà due lezioni alla politica. A seguire alcuni ritorni molto attesi, da quello di Marco Leona, direttore del Dipartimento di Ricerca Scientifica al “Metropolitan Museum of Art” di New York a quello con Matteo Saudino (BarbaSophia sui “social”) fino ad arrivare agli scrittori Bruno Arpaia e Iaia Caputo. Diversi saranno anche gli incontri dedicati alla Saggistica, con Paola Caridi, una delle più importanti studiose della storia politica contemporanea del mondo arabo, con Simone Pieranni, fra i massimi esperti italiani di Cina e Enzo Bianchi, fondatore e priore della “Comunità monastica di Bose”. Per il teatro, è in programma “HEROTHICO”, un “reading” dai libri di Philip Roth di Marco Rossari e Valeria Parrella, con “Antigone”, attraverso cui indagare il rapporto fra “contemporaneità” e “classico”.
Ospite per “La Piccola Invasione” (prevista anche per l’edizione 2024 e rivolta in entrambe le città al pubblico più giovane), sarà la Casa Editrice “Orecchio Acerbo”. Appuntamento clou (fra i numerosi) quello con la nota fumettista Cinzia Ghigliano che, con Daniela Almansi (traduttrice di libri per ragazzi) guiderà una passeggiata letteraria ispirata al poemetto d’avventura di Lewis Carroll “La caccia allo Squarlo”, in una divertente attività per famiglie. Tra gli altri ospiti in programma, Alessio Torino, finalista con “Passare il fiume” del “Premio Andersen 2024” nella sezione “Albi Illustrati”, Mara Cerri, illustratrice di “Gianni Barba” di Alice Rohrwacher e co-autrice con Nadia Terranova di “Zia Nina” e de “Il Segreto”, quest’ultimo vincitore nel 2022 del “Premio Andersen” e del “Premio Strega Ragazzi”, per la Categoria 8+.
g. m.
Nelle foto: A Ivrea il pubblico de “La Grande Invasione”, 2023 (ph.Alessandro Franzetti); Alessandro Cattelan; Valentina Lodovini (ph. Luisa Ramussi); Valeria Parrella
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Olivia Manning “La grande fortuna” -Fazi Editore- euro 18,50
Già solo la vita di Olivia Manning è stata un romanzo e aiuta a inquadrare la sua sorprendente modernità.
E’ nata in Inghilterra agli inizi del Novecento (1908 – 1980) ed è cresciuta tra Londra e l’Irlanda sviluppando il senso di non appartenenza a nessun luogo. Poi con il marito tra – 1938 e 1946- ha condotto una vita da giramondo vivendo in Romania, Grecia, Egitto e Palestina.
In quegli anni la Manning ha scritto le due trilogie dei Balcani e del Levante, pubblicate tra anni Sessanta e Settanta. Protagonisti sono i novelli sposi Guy e Harriet Pringle, oggi li chiameremmo due expat che viaggiano a lungo e provano a ricostruirsi una comunità fuori dal loro paese.
Guardano l’Est con gli occhi del cittadino britannico che tende a vivere all’interno della sua enclave e guarda al resto del mondo con cauto sospetto.
L’autrice mette a fuoco le dinamiche dell’enclave britannica di Bucarest alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Più che raccontare il mondo dei Balcani, ritrae quello degli espatriati, spie, diplomatici britannici che patiscono sentirsi sradicati.
Tra i vari personaggi che la coppia incrocia ci sono il principe Yakimov, russo bianco, nobile decaduto sempre in bolletta che campa di espedienti, a metà tra parassita e marionetta. E Sophi, studentessa romena che ha evidenti mire su Guy e scombussola Harriet. Sullo sfondo serpeggia subdolo lo spettro della guerra.
Elspeth Barker “O Caledonia” -Bompiani- euro 18,00
L’autrice è nata come Elspeth Langlands a Edimburgo nel 1940, (morta nel 2022), cresciuta in un castello neogotico a Drumtochty in Scozia dove i genitori avevano aperto una scuola per maschi, aperta poi anche alle femmine.
A 20 anni si innamora del poeta George Baker, molto più grande di lei e con 10 figli nati da legami precedenti. Si sposano e ne mettono al mondo altri 5. “O Caledonia” è il suo unico romanzo e fu subito un caso letterario; salvo poi essere dimenticato, mentre Elspeth si dedicò al giornalismo e alle collaborazioni con prestigiose testate, e per aiutare la famiglia dava anche lezioni di latino e greco.
La protagonista di “O Caledonia” è Janet, una fanciulla fuori dagli schemi, ribelle, solitaria, amante degli animali e poco dell’umanità. Il prologo del romanzo è di quelli ad alto impatto.
La 16enne Janet viene trovata morta con indosso un abito da sera nero della madre. I genitori, che poco la tolleravano da viva, la seppelliscono in un angolo, lontano dalla tomba di famiglia, nel cimitero, poi il suo nome non verrà mai più pronunciato. Janet andava dimenticata e leggendo capirete anche perché…
Mirina Lee “Le otto vite di una centenaria senza nome” -NORD- euro 19,00
E’ affascinante la vita della protagonista del romanzo di esordio di Mirina Lee, nata e cresciuta nella Corea del Sud, oggi residente a Hong Kong. Racconta la rocambolesca vita di una quasi centenaria che ha attraversato i drammi di due guerre – del Pacifico (1941-1945) e quella di Corea (1950-53)- per sopravvivere è ricorsa a tutti gli espedienti possibili, cambiando spesso identità.
Il suo vero nome non è dato sapere, però ora, agli sgoccioli di una vita lunga e parecchio perigliosa, nella casa di riposo dove vive e si fa chiamare signora Mook (ennesimo nome falso) rivela il suo passato a un’impiegata che raccoglie i ricordi degli anziani per scrivere i loro necrologi.
Un’autentica vita da romanzo, dalla nascita nella Corea occupata dai Giapponesi, fino ai giorni nostri. Un’esistenza che per il suo necrologio riassume in 8 parole: schiava, artista della fuga, assassina, terrorista, spia, amante, madre….ne manca una sola e verrà svelata solo all’ultimo.
Il corposo romanzo narra una vita camaleontica, sfuggente, che ha affrontato prove durissime con coraggio e, quando proprio necessario, anche ferocia…
Valentina Cresta, Simonetta Mazzi, Luciano Rosselli “Urbex. La seduzione
dell’abbandono” -Erga edizioni- euro 12,00
E’ la raccolta di foto di tre esploratori urbani che per passione, mestiere, curiosità e molto altro cercano luoghi abbandonati e ne ritraggono segreti, meraviglie, tracce del passato.
Urbex è l’abbreviazione di “Urban exploration” ovvero la riscoperta di case, ville, fortificazioni, cimiteri, fabbriche, edifici religiosi e altri luoghi che l’uomo non ha più abitato da tempo, consegnandoli a un oblio polveroso che racconta vite passate. Fascino a tonnellate.
Anche luoghi da tutelare e nei quali si entra con rispetto profondo, perché ormai sono invasi dalla natura che rischia di distruggere il poco che ancora resta.
La passione che muove gli urbex è anche denuncia e grido di aiuto per tutelare e recuperare un prezioso patrimonio che l’incuria dell’uomo ha lasciato indietro.
Siciliana di nascita e romana di adozione, Nadia Terranova, si è affermata negli ultimi anni come una delle voci più interessanti del panorama della letteratura italiana contemporanea sia nel romanzo che nella letteratura per ragazzi. La Terranova esordisce, nel 2015, con “Gli anni al contrario” (Einaudi) e si aggiudica uno dei posti tra i finalisti del Premio Strega con il romanzo “Addio Fantasmi” (Einaudi) nel 2019. Nadia è divenuta un’importante voce anche di numerose testate giornaliste come Vanity Fair, la Repubblica, il Foglio, TuttoLibri e dal 2020 dirige la rivista letteraria de Linkiesta “K”. Abbiamo parlato con lei al Salone del Libro di Torino dove la scrittrice è stata ospite di svariati appuntamenti letterari.
Lei ha curato la prefazione del libro “Prima e dopo” (Cliquot) di Alba de Cèspedes una scrittrice, poetessa e partigiana italiana che ha segnato un’epoca, ma che è ancora attualmente poco conosciuta. Cosa l’aveva colpita di questo personaggio?
È stata una grandissima penna del 900 e alla sua fama è seguito un oblio ingiustificato. Questo destino è spettato a molte scrittrici che non hanno avuto un riconoscimento canonico o un grande premio letterario. Quello che mi ha portato fino a lei è forse stata la rabbia, ovvero la volontà di farla uscire da questo oblio a cui era destinata. Grazie ai numerosi progetti che stiamo seguendo per valorizzarla sta nuovamente vivendo un momento di fioritura.
Lei è una scrittrice donna molto affermata che spesso ha valorizzato il lavoro di diverse sue colleghe. Dal suo punto di vista la condizione della scrittrice attualmente è correttamente valorizzato?
No, ma quando lo diciamo sembra che si assista ad una sorta di “partigianeria”. In realtà la nostra è una rabbia di proiezione : tutte noi che valorizziamo il lavoro di altre scrittrici non lo facciamo per metterci al centro, ma piuttosto per una sensazione che ci accomuna. Infatti sappiamo bene che questa condizione è qualcosa che può accadere a tutte e per questo tale ragione abbiamo un senso di giustizia verso queste situazioni. Nonostante le cose vadano migliorando, ci scontriamo giornalmente con una misoginia che si fa sempre più insidiosa perchè più subdola. Ma abbiamo ancora qualche secolo di storia di grandi scrittrici da valorizzare.
Il Salone del Libro è sempre una grande occasione di incontro per gli scrittori. Quale sensazione prova adesso a viverlo alla luce del successo che ha raggiunto?
Prima venivo a sentire gli altri scrittori e le altri scrittrici sognando di far parte di loro e adesso che ho la possibilità di stare “dall’altra parte” non perdo ugualmente occasione di andare ad ascoltare i grandi nomi del panorama internazionale, ma anche gli scrittori che stanno emergendo. Rimane sempre un bel momento di scambio.
Valeria Rombola’
Premiati al Castello di Perno
Monforte d’Alba (Cuneo)
Cinque i finalisti. I loro nomi sono stati annunciati nei giorni scorsi. Ma per sapere chi, della magnifica cinquina, sarà “il più alto sul podio” occorre aspettare ancora un mesetto. Sarà infatti annunciato sabato 29 giugnoprossimo il nome del vincitore della terza edizione del biennale “Premio Mario Lattes per la Traduzione” (dedicato quest’anno alla lingua ispano-americana) promosso dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba, in collaborazione con l’“Associazione Castello di Perno” e l’“Università degli Studi di Torino”. La cerimonia si terrà nell’antico “Castello di Perno”, costruito in epoca medievale dalla famiglia Falletti e alla fine degli anni Settanta del secolo scorso acquistato dalla Casa Editrice “Giulio Einaudi” che ne fece la propria sede secondaria, gemella a quella di via Biancamano a Torino e residenza di lavoro per i propri scrittori, fra cui Primo Levi, al quale è stata anche dedicata la piazzetta sotto le mura a Perno.
Dal 2012, il Castello è proprietà dell’avvocato bresciano Gregorio Gitti, ordinario di “Diritto Civile” all’“Università di Milano” e ben intenzionato a recuperarlo alla sua storia, a quella più recente di “Casa per la Cultura” e a quella più antica della vinificazione delle uve di proprietà.
Ecco, per intanto, i nomi dei cinque finalisti: Alberto Bile Spadaccini con “Il Gran Burundún-Burundá è morto” di Jorge Zalamea (Colombia, edito da Arcoiris), Ilide Carmignani con “Lutto” di Eduardo Halfon (Guatemala, edito da il Saggiatore), Maria Nicola con “Le pianure” di Federico Falco (Argentina, edito da Sur), Raul Schenardicon “Fra le tue dita gelate” di Francisco Tario (Messico, edito da Sarafà) e Giulia Zavagnacon “Chiamatemi Cassandra” di Marcial Gala (Cuba, edito da Sellerio).
Traduttrici e traduttori, nel corso della cerimonia di premiazione, saranno coinvolti in una “tavola rotonda” coordinata da Stefania Soma, in arte Petunia Ollister, creatrice dei #bookbreakfast: foto di libri sul tavolo della colazione pubblicate sul suo profilo “Instagram” @petuniaollister. Saranno presenti inoltre alcuni dei traduttori di domani, studenti di “Lingue e Letterature Straniere” dell’“Ateneo” torinese, per interagire e confrontarsi con gli esperti.
La cerimonia verrà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook della “Fondazione”.
Come nelle due precedenti edizioni, dedicate rispettivamente alla “lingua araba” e alla “lingua cinese”, la selezione delle opere si articola in due fasi: in un primo momento la “Giuria stabile”, tenendo conto della capacità del traduttore di rendere in italiano la qualità letteraria del testo, ha individuato i cinque romanzi finalisti. Ora toccherà ad una “Giuria specialistica”, esperta della lingua in questione, a valutare a sua volta la cinquina, decretando il nome del vincitore o della vincitrice.
A proposito della “cinquina finalista” di questa edizione, la “Giuria stabile” ha commentato: “Tutti i giurati sono d’accordo nel constatare che la maggior parte delle traduzioni pervenuteci è di buon livello. Nel selezionare le migliori per includerle nella cinquina vincente, abbiamo ovviamente tenuto conto, innanzi tutto, della qualità letteraria della traduzione, a prescindere dal nostro giudizio personale sull’opera stessa. A parità di valore, tuttavia, abbiamo anche seguito altri due criteri: non selezionare più di un’opera dello stesso paese, per dare voce a scrittori provenienti da realtà diverse, e non tenere conto dell’importanza e del prestigio della casa editrice che ha pubblicato la traduzione italiana, per dare visibilità, eventualmente, anche a piccoli editori che faticano a farsi conoscere”.
Il “Premio” ha potuto contare, anche quest’anno, sul contributo e sostegno del “Comune di Monforte d’Alba”, unitamente al sostegno di “Banca d’Alba” e al patrocinio di “Confindustria Cuneo” e dell’ “Unione dei Comuni Colline di Langa e del Barolo”.
Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via G. Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it
Gianni Milani
Nelle foto: I cinque finalisti e Castello di Perno
Da Edizioni del “Capricorno”
Quanti di voi l’hanno letto? Quanti di voi sono in grado di associarlo al nome del suo autore? Quanti di voi se ne ricordano o conoscono la trama? E fermiamoci qui. Non andiamo oltre. L’indagine potrebbe riservarci tristi sorprese. Eppure “Amore e ginnastica” scritto da Edmondo (Mario Alberto) De Amicis(Oneglia 1846 – Bordighera 1908) – scrittore, giornalista, militare (combatté nella battaglia di Custoza, 1848 prima guerra d’indipendenza) nonché, e soprattutto, iconico “papà” di “Cuore”, uno dei libri più popolari della letteratura mondiale per ragazzi – è un piccolo capolavoro di stile che ci presenta un inedito De Amicis: un De Amicis più leggero e scanzonato, lontano sia dai patetismi (assai lodati) di “Cuore” sia dai grandi temi patriottici o sociali che ne fecero la gloria, un De Amicis dalla cui penna esce il tratteggio malizioso e delicatamente ironico della società italiana e torinese fin de siècle, protese mente e cuore nell’inutile sforzo di “darsi un’identità tutta moderna e tuttavia ancora legate a costumi e rigidità prettamente ottocentesche”. Un romanzo, dunque, assolutamente nuovo per i tempi, inaspettato, di cui appare oggi doveroso serbare memoria per comprendere, appieno, il valore narrativo del suo autore. Cosa che ha ben capito la torinese Editrice indipendente “Capricorno” riproponendolo, quale terzo titolo (dopo “L’altare del passato” di Guido Gozzano e “Ciau Masino” di Cesare Pavese) della nuova Collana “Capolavori ritrovati nella letteratura”. Collana lodevolmente nata per riportare alla luce e al piacere della lettura scrittori fondamentali e outsider di genio, romanzi imperdibili ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie oppure ingiustamente dimenticati dalla “vulgata letteraria”, opere da troppo tempo non lette, prese in considerazione e riportate nel posto che loro compete: il “Gotha” della grande letteratura senza tempo. Dove, ancora oggi, può trovare il suo giusto posto quell’“Amore e ginnastica” che Italo Calvino ebbe a definire “il romanzo più ricco di humour, malizia, sensualità, acutezza psicologica che mai scrisse Edmondo De Amicis”.
Il libro fu inizialmente pubblicato sulla rivista “Nuova Antologia” in quattro puntate, tra il marzo e il maggio del 1891 (cinque anni dopo il successo di “Cuore”). In volume singolo apparve un anno più tardi, nel 1892, edito dai “Fratelli Treves”. Ma la sua fortuna editoriale fu postuma.
La storia è ambientata nella Torino di fine Ottocento e ruota intorno a due figure principali, “Don” Celzani, un timido e giovane segretario, ex seminarista, che, sventurato, s’innamora della signorina Pedani, moderna insegnante di ginnastica fanatica dell’attività fisica, quasi una “suffragetta della ginnastica” che sconvolge l’equilibrio emotivo e il decoro borghese del tradizionalissimo corpo docente della sua scuola. In tal senso “fra le molte, possibili definizioni – sottolinea Pier Luigi Bassignana – che il racconto di De Amicis potrebbe suggerire, forse la più azzeccata, perché in grado di coglierne tutti gli aspetti, è proprio quella secondo la quale saremmo in presenza di un romanzo della modernità”, dove la protagonista femminile, la maestra Pedani, appare come donna del futuro, donna libera e ben consapevole della sua libertà, che “trova la sua ragione di essere nell’attività ginnica e soprattutto nella diffusione delle pratiche intese a rafforzare e migliorare le condizioni fisiche della popolazione”. Principi allora anacronistici, ma oggi di piena attualità, ancora freschi di tutta la loro originaria brillantezza, “della loro capacità di tratteggiare tipi psicologici, personaggi e ambienti storici nei quali tutti si possono in qualche modo identificare”. Tant’è che, nel 1973, di “Amore e ginnastica” fu fatta anche una celebre riduzione cinematograficarealizzata da Luigi Filippo D’Amico e interpretata da Lino Capolicchio, Senta Berger e Adriana Asti.
Di prossima pubblicazione, per la Collana “Capolavori ritrovati della letteratura” di “Capricorno”, “Nina la poliziotta dilettante”di Carolina Invernizio, fra le più popolari autrici di “romanzi d’appendice” di fine Ottocento – inizi Novecento.
Gianni Milani