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Arriva a Racconigi il “Galeone Liceo”

Presentazione del nuovo libro di Isabella Garavagno e Duccio Chiapello Giovedì 24 settembre, ore 21 Racconigi (Cn)

Pensieri e parole di travolgente attualità. “Quella scuola l’avevamo odiata come una prigione. Ma quell’anno, più che un gigante marino, ci sembrò una scialuppa di salvataggio.

Qualcosa a cui aggrapparsi forte, anche se solo per quel tratto ormai breve di un mare chiamato vita”. A farli loro, questi pensieri e parole, sono i quindici allievi sopravvissuti ai cinque anni di una classe ormai in “zona Cesarini”, con la prova della Maturità all’orizzonte e “alla resa dei conti con l’accelerazione del tempo, le fragilità dell’anima, le ragioni del cuore e gli imperativi dell’orgoglio, la repulsione e l’attaccamento verso una scuola che a volte è musa e spesso è matrigna”. E sullo sfondo delle loro vite, i docenti – alcuni insondabili, altri stregati dalla loro stessa immaginazione – un professore di filosofia che cerca di dimostrare quanto sia difficile disobbedire davvero e un bidello complottista che unisce ogni cosa che accade in un tenace disegno interpretativo. Sono questi gli ingredienti di base che s’intrecciano con strane giravolte di ragione, cuore e anima fino a comporre la coinvolgente storia raccontata in “Galeone Liceo”, scritto a quattro mani per “Araba Fenice” da Isabella Garavagno e Duccio Chiapello. Il libro sarà presentato giovedì prossimo 24 settembre, alle 21, negli spazi della Soms, ex Società Operaia di Mutuo Soccorso e oggi sede dell’Associazione Teatrale “Progetto Cantoregi”, in via Carlo Costa 23, a Racconigi. A parlarne, insieme a Luisa Perlo, saranno gli stessi autori: la prima, docente di Scienze Umane al suo quarto titolo per “Araba Fenice”, il secondo docente di Storia e Filosofia, all’attivo due monografie su argomenti di soria del Novecento e un volume su Oscar Wilde. La scuola – in cui, nel libro, si muovono le trame e le molteplici storie di umanità diverse ma tutte afferenti fra loro e bisognose di un gioco di squadra senza il quale risulterebbe impervio superare le onde alte di un mare spesso in tempesta – è come una sorta di “vascello”, un poderoso “galeone” che porta con sé “un equipaggio di adolescenti dai profili vaghi e chiari della giovinezza e che, con ansiosa curiosità, gettano lontano lo sguardo per esplorare e capire la bellezza che li attira sempre più avanti, le insidie seducenti degli scogli nascosti sotto le onde, la paura degli abissi tenebrosi”. Timonieri e capitani “sono i loro professori, che vivono nel mondo concreto come fosse una terra straniera e non si propongono di condurli verso un porto, una meta, ma indicano direzioni, additano orizzonti remoti, esplorano e cercano insieme a loro”. Un gioco di squadra, appunto. Mentre il tempo corre, “e oggi è già domani”.
La serata è realizzata da “Progetto Cantoregi”, in collaborazione con la Città di Racconigi e il Centro culturale “Le Clarisse” di Racconigi.
Info: 335.8482321 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi .
g. m.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

David  Leavitt   “Il decoro”    -SEM (Società editrice milanese)-  euro 17,00

Prendete un gruppo di amici newyorkesi dell’alta borghesia intellettuale, collocateli in una lussuosa villa nel Connecticut e datate l’incontro a una manciata di giorni dopo l’elezione di Donald Trump Presidente degli Stati Uniti d’America…poi ecco l’incipit bomba che prelude a tutta la narrazione «Vi andrebbe di chiedere a Siri come assassinare Trump?».

La domanda provocatoria è di Eva Lindquist, personaggio centrale, frigida anima progressista, presaga di sventura con il nuovo rozzo inquilino della Casa Bianca.

Il seguito del romanzo sciorina vite, viaggi, dialoghi serrati, ambizioni, snob cinquantenni eleganti e colti ma con qualche vuoto esistenziale, compravendite di case e arredatori al top della carriera. Leavitt è abilissimo nel raccontarci crucci, grandezze e miserie dei “liberal” intellettuali americani con soldi a palate e tempo per spenderli, tra località esclusive e abissi di banalità quotidiana.

Al centro c’è il capriccio di Eva che, angosciata dall’avanzare della volgarità presidenziale, si mette in testa di comprare ad ogni costo una casa nella laguna di Venezia, da ristrutturare ed eleggere a possibile via di fuga futura se le cose dovessero mettersi male in patria.

Il ricco marito Bruce, che lavora con successo nell’alta finanza, non sa dirle di no, da sempre si lascia avviluppare dalle tendenze superchic di Eva; ma a sua volta cerca di fuggire dal vuoto della vita aiutando segretamente la sua segretaria più sfortunata che mai.

Un magnifico romanzo che scava nelle contraddizioni e nelle inquietudini delle classi agiate e  progressiste che qui sembrano aver perso “il  decoro”.

 

 

 

Françoise  Sagan   “I quattro angoli del cuore”   -Solferino-   euro   17,00

Vale la pena riscoprire l’opera di Françoise Sagan, nata nel 1935 e morta nel 2044, diventata famosa giovanissima nel 1954 con lo strepitoso successo “Bonjour tristesse”. Il bestseller creò un certo scalpore e venne messo all’indice dal Vaticano; ma fu soprattutto un clamoroso caso editoriale e diventò anche un film diretto da Otto Preminger, interpretato da una seducente Jean Seberg e dai mostri sacri David Niven e Deborah Kerr.

Da quel romanzo, che la portò alla ribalta appena 18enne, la vita della Sagan cambiò di colpo. Le regalò la fama, ma aprì anche il varco ad una vita non scevra di sregolatezza: scrisse moltissimo, più di 50 libri, ma morì isolata dal resto del mondo e in ristrettezze economiche.

“I quattro angoli del cuore” risale a poco prima della morte per un’embolia polmonare a 69 anni; poi l’opera rimase a lungo in un cassetto e venne infine ritrovata dal figlio Denis Westhoff che facendola pubblicare ci regala un romanzo attualissimo.

Inquietudine, profondo male di vivere, menzogne, libertà sessuale e tanto altro sono al centro della storia, raccontata con un sotteso filo di umorismo intelligente e sottile.

Tutto si svolge nella sfarzosa e volgare villa padronale nella Turenna, di proprietà dell’arricchito Henri Cresson che deve la sua fortuna al commercio del crescione. Fervono i preparativi per festeggiare il ritorno alla salute e alla lucidità mentale del figlio Ludovic, vittima di un gravissimo incidente stradale provocato dalla guida spericolata della moglie Marie- Laure. Ludovic è stato a un soffio dalla morte, è finito in coma e poi ostaggio di medici e farmaci.

Il suo ritorno alla vita, però,  non sarà per niente facile; mentre intorno a lui si muovono personaggi e sentimenti che lascio a voi scoprire.

 

Gabriella  Kuruvilla  “Maneggiare con cura”   -Morellini-    euro   14,90

L’autrice, pittrice e illustratrice Gabiella Kuruvilla, nata a Milano da madre italiana e padre indiano, racconta le insicurezze soprattutto affettive di 4 personaggi che hanno dai 30 ai 40 anni e si dibattono nella vita e nei sentimenti, tra capoluogo meneghino e India.

Tutto ha inizio in un assolato 11 agosto 2001 a Milano con una ragazza che ritrae su un quaderno i partecipanti a un funerale, quello di Ashima, docente di scultura di origine indiana.

Lei è Carla e fa la disegnatrice, ad attrarre la sua attenzione sono Diana (figlia della defunta), Pietro (suo ex studente, trentenne in camicia, jeans scoloriti e scarpe sportive alla moda) e Manuel (ragazzo vestito da rapper, ex amante di Ashima).

Sono figure isolate e non si conoscono, ma 10 anni dopo il destino li unisce e la Kuruvilla racconta le loro storie in prima persona, rintracciandone il passato, le scelte fondamentali, i problemi relazionali, le loro radici e il loro vissuto. Quattro  percorsi familiari diversi tra loro, soprattutto  quelli di Diana, Manuel e Pietro che si sono barcamenati tra genitori problematici, rigidi, anafettivi o  assenti che hanno in qualche modo determinato la precarietà emotiva dei protagonisti. Dal puzzle delle loro esistenze emerge anche chi era Ashima, personaggio affascinante che infrange un bel po’ di stereotipi collegati all’idea della tipica donna indiana.

Al MAO di Torino: “Il Giappone dalla A alla Z”

Il Paese del Sol Levante raccontato nelle sue tipicità e “in ordine alfabetico” nel libro di Guido Montanari. Giovedì 24 settembre, ore 17,30

Perché in Giappone i treni arrivano puntuali? Perché i giapponesi salutano con un inchino? Perché mettevano la mascherina ancora prima della pandemia del Covid19? Come hanno fatto a diventare uno dei Paesi più sviluppati del mondo e al tempo stesso a mantenere le loro tradizioni millenarie? Come hanno potuto sviluppare le feroci arti marziali ed esprimere nelle loro opere artistiche poesia e leggerezza inarrivabili? Curiosità, domande fors’anche a volte banali che in tanti ci siamo fatti imbattendoci, per varie ragioni, nella storia di un Paese così misterioso e affascinante, per tanti versi, ancora molto lontano e “incompreso” dal nostro. E che, anche per questo, suscita sempre grande interesse e attrazione. A venirci in aiuto nel dare risposte ai succitati (e sicuramente a tant’altri ancora) dilemmi, potrebbe esserci di grande utilità il volume di Guido Montanari titolato “Il Giappone dalla A alla Z”, edito da “disegnodiverso”, curato da Paola Gribaudo (con illustrazioni e foto di Lorena Alessio, esperta di architettura e cultura giapponese) e che verrà presentato il prossimo giovedì 24 settembre, alle 17,30, negli spazi del MAO- Museo d’Arte Orientale di via San Domenico 11, a Torino. Nel libro, l’autore (docente di Storia dell’Architettura e della Città al Politecnico di Torino) racconta del Giappone, dove ha vissuto per un certo periodo, alcuni aspetti peculiari attraverso una scrittura divulgativa estremamente agevole e una serie di brevi osservazioni e riflessioni, seguendo la traccia (di qui il titolo) delle lettere dell’alfabeto. Fra il colto e lo scanzonato. Tanto che il volumetto – al pari degli altri 67 titoli della collana– si propone come una sorta di “capriccio” editoriale che intende fondere approcci diversi al testo unendovi contributi di artisti, scrittori, poeti, attori, musicisti e collezionisti. E in qust’ottica le possibili risposte di Montanari, atte a soddisfare i nostri molti punti interrogativi, “si articolano come brevi appunti di viaggio, utili a stimolare la curiosità piuttosto che a fornire spiegazioni: un tentativo di raccogliere pensieri e proporli alla discussione, per confrontarsi magari con chi conosce meglio questo complesso Paese”.
La presentazione, aperta dal Direttore del MAO, sarà condotta da Elena Dellapiana e da altri ospiti. Saranno presenti gli autori e la curatrice del volume.
Ingresso libero. Prenotazione obbligatoria alla mail mao@fondazionetorinomusei.it indicando nell’oggetto “PRESENTAZIONE LIBRO MONTANARI”.
In ottemperanza alle normative anti Covid19, gli ingressi sono contingentati e i posti disponibili limitati.

g. m.

Oggero e Gambarotta a Rosa in Giallo

Concorso internazionale di Ex Libris e Letteratura Gialla il Bosco Stregato Edizione Rosa in Giallo – Prima tappa Bossolasco 20 settembre Piazza XX Settembre ore 16.00

A Bossolasco, al Salotto letterario, ci saranno Bruno Gambarotta, Margherita Oggero, Biagio Fabrizio Carillo, Danilo Paperelli, Bruno Vallepiano, Roberta Agosti e Tommaso Lo Russo con la moderatrice Cristina Borgogno de La Stampa. Sono i personaggi che parteciperanno a Rosa in Giallo, a Bossolasco, nel paese delle rose, a partire dalle ore 16 in piazza XX Settembre, lo stesso giorno del referendum, il 20 settembre, ma con la possibilità di conciliare l’evento e l’impegno referendario.

Bruno Gambarotta, scrittore artigiano”, come ama definirsi, ringraziando per lo spunto il refuso di un tipografo del giornale La Stampa che, nel testo di una sua intervista, trasformò involontariamente l’originale “scrittore astigiano”.
Inizia in Rai come cameramen con una carriera in continua progressione, diventando scrittore, giornalista, conduttore televisivo e radiofonico, attore e regista.
Tra i suoi moltissimi lavori, ne citiamo alcuni, ricordando che,come attore, ha partecipato a tutte le puntate de “Il commissario Manara” nella veste dell’appuntato Quadroni.
Tra i romanzi: La nipote scomoda . Un giallo in fabbrica, Tutte le scuse sono buone per morire , Il Codice Gianduiotto, Torino, lungodora Napoli, Il colpo degli uomini d’oro. Il furto del secolo alle Poste di Torino, Ombra di giraffa, Last Food e molti altri.
Margherita Oggero è nata e vive a Torino. Ha svolto l’attività di insegnante nei più svariati tipi di scuole e in seguito si è dedicata a scrivere a tempo pieno. Nel 2002 esordisce nella narrativa con il romanzo La collega tatuata La collega tatuata, edito da Mondadori, da cui è stato tratto il film Se devo essere sincera (regia di Davide Ferrario, con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè).
Sono seguiti, con altrettanto successo di critica e di pubblico, i romanzi Una piccola bestia ferita , L’amica americana, Qualcosa da tenere per sé, e i racconti Il rosso attira lo sguardo, La vita è un cicles, tutti editi da Mondadori. Con Einaudi ha pubblicato Così parlò il nano da giardino, Il Compito di un gatto di strada , Non fa niente. Per la Rai ha scritto i soggetti della fortunata serie Provaci ancora prof, ispirata ai suoi libri, con Veronica Pivetti come attrice protagonista.
Inoltre ha scritto il suo primo giallo per bambini L’amico di Mizù, Guerrra e pane ed altro ancora.
Biagio Fabrizio Carillo, criminologo, già comandante dei Nas di Asti e Alessandria, recentemente in congedo, ha scritto romanzi gialli in tandem con Massimo Tallone proponendo la Saga di Lola: Il postino di Superga, La maschera di Lola, La curva delle cento lire, La casa della mano bianca e Le api dei cappuccini, tutti editi da Edizioni del Capricorno, ma anche libri sulle indagini investigative come Tecnica dell’investigazione. L’attività della polizia giudiziaria dalla notizia di reato all’accusa, Sulla scena del crimine. I segreti dell’investigazione .
Bruno Vallepiano è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano.È autore di romanzi ascrivibili al genere letteratura gialla, nello specifico del noir mediterraneo e di libri legati a vario titolo alla montagna
È autore di: Violazione di domicilio, Un delitto del ‘700-Storia monregalese, So dove parcheggi, Buio in sala, In ginocchio da te, La dama blu, Non Senza dolore, Oscuri percorsi, Gioco Fatale, Trappola per lupi ed altri ancora. È stato presidente dell’Agenzia formativa che ha sedi nelle città di Mondovì, Ceva e Fossano e presidente di “Cuneo Neve”, il consorzio che raggruppa le stazioni sciistiche del cuneese.
Danilo Paparelli, vignettista di molte Testate giornalistiche da La Gazzetta del Popolo a Cuore, passando per Satyricon, Repubblica, Tuttosport, L’Unità e decine di altre pubblicazioni, è autore di una quindicina di libri, tra gli altri: “Viva Verdi bianchi & rossi” sui personaggi del Risorgimento che hanno fatto grande l’Italia , “cARToon”. Una galleria sugli artisti pubblicata su Exibart, “Teatrino”. Ovvero Cuneesi alla ribalta e ultimo: “Doglianesi Docg”. È stato anche coautore di molti libri di successo.
Paparelli ha spaziato con la satira e le sue vignette umoristiche sulla società italiana, dalla burocrazia ad internet, dalla sanità alla storia, al calcio e all’attualità.
Roberta Agosti è nata a Merano e vive a Bolzano dal 1988. Sposata, una figlia, è stata anche Guida turistica. Ha frequentato l’Istituto Marcelline, dove ha conseguito il diploma linguistico, si è laureata, prima in Scienze Storiche e, successivamente, in Filologia Moderna.
Lavora nel capo turistico dal 1988, prima nell’Azienda di Soggiorno di Bolzano, in seguito nel Comune di Bolzano, dove è stata direttrice.Dirige da 10 anni l’Azienda di Soggiorno di Bolzano.
Dal 1990 ama il Piemonte, le Langhe e Roero per le intense e solide collaborazioni tra Apt Langhe e Roero e l’Azienda di Soggiorno di Bolzano, allora dirette da Tommaso Lo Russo e Roberto Seppi.
Per gli ottimi rapporti instaurati Roberta Agosti e l’Azienda di Soggiorno di Bolzano accolgono, con entusiasmo, di partecipare al Concorso Internazionale Il Bosco Stregato -Edizione Rosa in Giallo.
Roberta Agosti è anche presidente della Pastorale per il Turismo della Diocesi di Bolzano Bressanone.
Tommaso Lo Russo, pensionato regionale, ha svolto diverse mansioni, dall’Urbanistica, alle Relazioni Esterne in Consiglio Regionale dove, tra l’altro, si è occupato di Piemontesi nel Mondo. È stato direttore dell’Apt Langhe e Roero, è giornalista e, per conto dell’Ordine del Gionalisti del Piemonte, è stato referente per diversi corsi di aggiornamento che hanno coinvolto giornalisti e avvocati. Tra i corsi citiamo: La nocciola Piemonte e la denominazione Langhe, Etica e Finanza, Il sottile confine fra realtà e finzione, Alimentazione, Ambiente e risparmio, Intercettazioni. Il discrimine tra ausilio alle indagini, diritto di cronaca e violazione della privacy.
Ha coordinato diverse tavole rotonde al Salone Internazionale del Libro di Torino per conto di cui ha curato l’organizzazione della conferenza di presentazione del Salone a Palazzo comunale Tursi di Genova.
È promotore di mostre e redazione di cataloghi ed è stato ambasciatore dell’enogastronomia delle Langhe e Piemonte in Cina, Germania, Svizzera, Finlandia, Francia, Malesia, Austria,Mauritius ecc.
Rosa in Giallo, il Concorso internazionale dedicato alla letteratura gialla prevede tre sezioni:
1- racconti gialli con una sezione esordienti e riconoscimenti alla carriera.
2 – traduzione gialli
3 – ex libris
Il pomeriggio del 20 settembre prevede anche il lancio dell’edizione esordienti per la letteratura gialla così come quella per gli Ex Libris (incisioni) con scadenza 30 ottobre 2021.
Ci saranno anche due Giurie, una tecnica di cui fanno parte Margherita Oggero e Bruno Gambarotta, affiancata dai Licei di Alba Govone e il GB Gandino -G.Giolitti di Bra ed il Carducci di Bolzano.
Sarà aperta anche la mostra Poster della Pace e quella degli Ex Libris .
Rosa in Giallo non è un evento di massa.
È all’aperto e saranno rispettate tutte le norme di sicurezza, dalle mascherine alla misura della temperatura. Per partecipare occorre prenotarsi via mail a: info@boscostregato.com entro il 15 settembre per verificare la capienza della piazza e il distanziamento.

Alla Casa della Resistenza di Verbania il libro su “Genni” Wiegmann

Domenica 20 settembre, alle 17,30, verrà presentato nella sede della Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce ( in via Turati,9) il volume “Genni-Jenny Wiegmann Mucchi”,pubblicato da Unicopli nella collana Novecentodonne. Dopo i saluti istituzionali, insieme all’autrice Lisa Steiner interverrà il critico d’arte Giorgio Seveso. L’iniziativa è promossa congiuntamente dalla Casa della Resistenza con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte.

Jenni Wiegmann,scultrice tedesca naturalizzata italiana nata a Berlino nel 1895 studiò tra il 1917 e il 1923 presso l’istituto berlinese Levin-Funke in quegli anni di grande fermento. Nel 1918 prese parte,finita la Prima guerra mondiale, ai moti rivoluzionari di Monaco che portarono alla Repubblica di Weimar e due anni dopo sposò Berthold Müller-Oerlinghausen, uno scultore suo compagno di studi, da cui divorzierà nel 1931. Verso la fine degli anni venti partecipò ad una mostra a New Yorkprima tappa importante della sua carriera artistica. Il matrimonio con Gabriele Mucchi, architetto e pittore nato a Torino, avvenne nel 1933. Conosciutisi nel 1925  svilupparono un intenso rapporto intellettuale e sentimentale che li portò a condividere molte esperienze sia artistiche che politiche, in Italia e a Parigi. Nel 1933 con il marito espose alla V Triennale di Milano, avvicinandosi agli ambienti di “Corrente”, il movimento artistico vicino alla omonima rivista fondata da Ernesto Treccani.  Nel 1937 venne premiata al Salone Mondiale di Parigi con una medaglia d’oro. Gli anni della guerra la videro impegnata nella resistenza come staffetta e attiva nella difesa degli ebrei mentre il marito, salito in montagna, si unì ai partigiani garibaldini in Val d’Ossola. Jenny Wiegman, conosciuta negli ambienti italiani semplicemente come “Genni”, collaborò in vita  anche con molti  architetti come Piero Bottoni, lasciando tracce del sodalizio artistico  in numerosi edifici.

Il libro affronta la vita affascinante di questa donna dalla cultura mitteleuropea, apparentemente fragile e delicata ma con una volontà ferrea e convinzioni maturate con scelte autonome e innovative sia sul piano politico-sociale che di lavoro come scultrice e moglie di un pittore come Gabriele Mucchi. Una donna che, come racconta Lisa Steiner “si è sempre battuta contro quel perbenismo becero e conformista che ha prodotto e produce ancora razzismo e odio nei confronti di chi vuole innovare o ragionare senza uniformarsi facendo solo il passo dell’oca”.

Nell’occasione della presentazione sarà esposta l’opera di Genni Wiegmann Mucchi “Partigiano impiccato”, gentilmente concessa dal Museo del Paesaggio di Verbania che sarà rappresentato dall’aiuto conservatore del museo, Stefano Martinella.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Woody Allen  “A proposito di niente”    -La Nave di Teseo –  euro  22,00

E’ un’autobiografia ricca di ironia, amori, figli, amarezza, malinconia e tanto cinema quella dell’84enne Woody Allen, regista e artista poliedrico di incommensurabile talento.

E se vi state chiedendo se narra anche la bruttissima storia con Mia Farrow, sappiate che alla vicenda riserva pagine al vetriolo in cui chiarisce una volta per tutte come sono andate le cose.

Allan Stewart Konigsberg (questo il suo vero nome) muove i primi passi in una famiglia yddish a Brooklyn, col padre che la sera gli sciorinava storie di gangster, mentre la madre gli ricordava Groucho Marx.

Poi gli inizi della sua strepitosa carriera a soli 16 anni con l’inventiva che lo contraddistingue e lo porta a scrivere battute al fulmicotone per radio, cinema, tv, “New Yorker”, e ad esibirsi nei locali notturni. Il resto è storia nota: 60 anni di carriera in cui ha scritto e diretto una cinquantina di film, che spesso ha reso memorabili con la sua recitazione in ruoli da protagonista (uno per tutti, l’esilarante “Provaci ancora Sam”).

Nel libro racconta gli incontri con personaggi del calibro del commediografo Arthur Miller -col quale concordò che “la vita non ha senso”- con registi europei che ammirava, con attori e attrici –“la bellezza di Scarlett Johanson è radioattiva”- e tanti aneddoti. Emergono le sue fobie, come quella di entrare a un party, e la sua visione esistenziale: già a 5 anni vedeva non il bicchiere, ma la bara mezza piena.

Ci sono succosi capitoli dedicati ai suoi matrimoni e convivenze. Il primo con Harlene, il secondo e tormentato con Louise Lasser che gliene fece di tutti colori, la scoperta di Diane Keaton come attrice e compagna di vita per qualche anno e amica per sempre.

Poi la sventura di incappare in Mia Farrow: nata in una famiglia borderline che ha prodotto casi di alcolismo, tossicodipendenza, suicidi, problemi con la legge, forse è stata anche molestata dai fratelli. Allen scrive: “Ero sorpreso di come fosse cresciuta in quel campo minato di follie assortite e ne fosse uscita non solo illesa ma anche affascinante…” Errore di valutazione madornale che gli rovinerà la vita.

13 anni insieme -anche se ognuno a casa sua- la Farrow che recita nei suoi film, ma soprattutto colleziona figli adottivi, meglio se hanno degli handicap, da esibire in pubblico per glorificare la sua persona. Però dietro le quinte, tra le mura domestiche è tutt’altra faccenda. Due pesi e due misure. La Farrow ha disinteresse, scatti d’ira e picchia regolarmente gli orfanelli che ha raccolto; mentre sviluppa un innaturale e morboso attaccamento al figlio Fletcher e dà il peggio di sé quando scopre che Woody Allen si è innamorato di Soon-Yi, figlia adottiva che lei maltrattava con indicibile cattiveria.

Manipolatrice all’ennesima potenza, la Farrow lo accusa di aver molestato un’altra figlia adottiva, Dylan: gli scatena addosso false testimonianze e plagia la prole fino a convincere Dylan di essere stata davvero violata.

Lo scandalo è enorme e, anche se il regista è stato scagionato, la portata del danno è sintetizzata dall’ostracismo che soprattutto in America vede Allen come un reietto. Il fattaccio risalirebbe al 1992 eppure ancora oggi il cinema e parte del mondo intellettuale credono alla campagna denigratoria del figlio Ronan (col quale non ha più contatti fin da quando aveva 4 anni, e nemmeno con Dylan da quando ne aveva 7).

A consolare il genio c’è il matrimonio con Soon-Yi che dura da 25 anni, alimentato da un amore costante e due figlie da crescere. Questo e molto altro in poco meno di 400 pagine che scorrono alla velocità della luce….

 

 

Joanne Ramos  “La fabbrica”  -Ponte alle Grazie –   euro  18,00

La fabbrica è Golden Oaks, una vera e propria azienda in cui giovani donne di etnie diverse e classi sociali disagiate vengono reclutate come “madri surrogate” per ricconi di tutto il mondo. E’ semplicemente magnifico questo romanzo di esordio di Joanne Ramos, nata nel 1973 a Manila, nelle Filippine, e dall’età di 6 anni cresciuta in America (nel Wisconsin), laureata a Princeton, un’esperienza di lavoro nel settore finanziario e poi questo libro-bomba che tocca temi attuali e dolenti.

Protagonista è Jane, di origine filippina, con una figlia piccola da sfamare e crescere; vive in un dormitorio e lavora in famiglie benestanti newyorkesi. Poi sua cugina le prospetta una strada diversa e lei si ritrova a Golden Oaks, struttura hi-tech a due ore da Manhattan, incinta e madre surrogata per una “cliente”.

La fabbrica funziona così: diretta da Mae Yu -ambiziosa donna d’affari- ospita ragazze per lo più di etnie sfortunate (filippine, latinoamericane, afroamericane) o del ceto medio americano impoverito. Ma c’è anche Reagan, giovane americana bianca laureata con lode che cerca di smarcarsi dal controllo paterno. Sono tutte madri surrogate alle quali sono stati impiantati ovuli che devono portare in grembo, proteggere e far sviluppare al meglio, seguendo il rigido protocollo dell’azienda: nutrirsi in modo salutare, tenersi in forma con attività fisica mirata, riposare e prendersi cura di sé e dei figli delle committenti. Per tutto questo vengono ampiamente remunerate.

Ma per chi si accollano la gestione dei feti per 9 mesi? Le clienti a volte anonime, altre no, sono spinte da più fattori: troppo in là con gli anni per portare a termine una gravidanza, troppo impegnate, sterili o anche solo vanitose e viziate che non vogliono sformare i loro corpi.

Comuni denominatori delle ospiti della fabbrica sono dubbi, sensi di colpa, terrore di abortire e perdere tutto. Alcune vedono la gestazione come un mero lavoro; altre sono convinte che aiutare altre donne a diventare madri sia un’azione nobile… e ben venga se remunerata.

Il romanzo è ispirato a storie vere che la Ramos ha raccolto; non vuole dare risposte, ma pone grandi domande come: “cosa c’è di giusto o sbagliato nell’esistenza?”, “che valore ha la vita?”.

 

Carlo H. De Medici   “I topi del cimitero”   – Cliquot Edizioni –  euro 18,00

Ecco una curiosa riscoperta, quella del giornalista, scrittore, illustratore e studioso di scienze occulte Carlo H. De’ Medici, della cui vita si sa poco: a partire dalla data di nascita, probabilmente il 29 agosto del 1887, mentre quella della morte non è pervenuta. Era figlio di un banchiere ebreo parigino e per anni visse a Gradisca d’Isonzo, fu vicino agli ambiente delle scienze esoteriche e alchemiche, e dai suoi scritti si evince che s’interrogava sul senso della vita.

I racconti de “I topi del cimitero” fanno parte dei suoi  “Racconti crudeli” del 1924 e colpiscono il lettore a pugno duro come solo la letteratura gotica sa fare, anche se in realtà è difficile classificarli.

I suoi personaggi, raccontati rigorosamente  in prima persona sono “anime nate –morte” che parlano da un imperscrutabile al di là e mettono a nudo l’anima tormentata dell’autore che scandaglia cosa sia la morte, cosa venga dopo o cosa ci sia nell’universo infinito.

I racconti narrano di topi che profanano una chiesa, della bellissima Marta la “taciturna” priva di senno e di materia grigia che fende la folla chiassosa al braccio di un’anziana signora. O ancora di due enigmatiche sorelle incontrate su un piroscafo che lo turbano profondamente «..baciavo Lodovica, e sognavo Luisa…Stringevo al mio petto la mia nuova amante, e chiamavo l’assente. Fuggii per non impazzire».

Nelle pagine fa capolino anche madama La Morte, alla taverna delle “Tre bare”, che si rivela essere una vecchia megera amante delle gozzoviglie e del vino (che non regge e la spinge a scatti d’ira).

E tra le figure femminili «…belle come sono belle le donne che amiamo in sogno» c’è anche Isabella che muore tra le braccia dell’amato.

Questo ed altro nella raccolta che testimonia quanto l’autore fosse affascinato dal decadentismo, influenzato da Poe e Huysmans, e si destreggiasse abilmente in racconti particolarmente esoterici.

Insomma un piccolo prezioso volume che l’editore Cliquot ha strappato dall’oblio arricchendolo anche con le illustrazioni goticheggianti disegnate da De Medici stesso, per meglio raccontare patti col diavolo, profezie, visioni e allucinazioni, fantasticherie varie e godibilissime.

 

Zadie Smith  “Questa strana e incontenibile stagione”  -BigSur –  euro 8,00

Sono 6 saggi sul periodo della pandemia e del lockdown da Covid 19 in cui la scrittrice (nata a Londra nel 1975 da padre inglese e madre Giamaicana)– tra marzo e maggio 2020- ha messo a nudo il tema più che mai attuale .

Lei abituata a viaggiare e dividere la sua vita tra Londra e New York (dove insegna scrittura creativa alla New York University) ha dovuto far fronte a una brusca frenata e sciorinato nero su bianco le sue riflessioni, tra idee politiche, esperienze personali, ragionamenti e spunti vari.

Analizza a fondo come «..l’unico modo per  uscire da qualcosa è attraversarlo. Cercare di conservare un po’ di spazio per sé stessi nell’affollata sfera domestica…».

Ed ecco pagine in cui possiamo riconoscerci e rivivere come abbiamo reinventato i nostri spazi, i rapporti di convivenza, le attività lavorative.

Zadie Smith riassume un caleidoscopio di esperienze nuove: dalla donna sola chiusa in un appartamento in cui la solitudine si fa ancora più opprimente, alle persone catapultate 24 ore su 24 in una famiglia in cui privacy e tempo vanno ridefiniti.

Niente è stato facile perché il virus si è diffuso velocemente, infettando non solo le persone ma anche famiglie, comunità e Stati, senza guardare in faccia nessuno, perché come scrive Zadie Smith «Al virus non importa chi sei».

“Conosci l’estate?”

IL PRIMO ROMANZO DI SIMONA TANZINI AMBIENTATO A PALERMO  Prima di partire per le vacanze cercavo un libro ambientato a Palermo, la mia città. Non ci vado più molto e ne ho nostalgia. Mi manca il suo  mare, mi mancano i miei cugini, l’arte, l’architettura, il cibo, le emozioni “forti” a cui non sono più abituata. Alla ricerca dunque di una lettura che mi riportasse, almeno con la fantasia, nel mio amato luogo, a fine luglio entro in una libreria di Torino e un commesso entusiasta, e decisamente innamorato del suo lavoro, mi consiglia “Conosci l’estate?” di Simona Tanzini, edito da Sellerio. Lo acquisto fidandomi incondizionatamente del suo giudizio. 

Dalle prime pagine capisco subito che era quello che cercavo, una descrizione della “città-ossimoro”, dei suoi quartieri, delle abitudini e delle esternazioni colorite dei suoi abitanti, dei segni che lascia lo scirocco, della straordinaria bellezza e delle contraddizioni di questa città-continente.

La storia, il linguaggio lucido e ironico della scrittrice mi hanno conquistato. Ho compreso empaticamente i disagi del disturbo percettivo della protagonista, la sinestesia, mi sono immedesimata e specchiata nel suo percorso formativo, è sociologa e giornalista come me. La differenza nel vissuto è che lei è una romana trapiantata a Palermo, mentre io, prima di abitare a Torino, tra l’altro una delle città predilette di Viola, ero una palermitana trapiantata a Roma.

E’ un “giallo mediterraneo” che racconta di un volto del giornalismo televisivo, Viola appunto, che possiede “una particolarità”, un disturbo della percezione, che le fa accostare luoghi e persone a colori e musica. La protagonista purtroppo ha anche i “neuroni bucati”, come lei dice, che la condizionano nei movimenti e nell’approccio alla realtà.

Nel pieno di una ondata di scirocco viene uccisa Romina e il maggiore indiziato per questo omicidio è Zefir, un cantante molto conosciuto. Viola vaga per tutti i luoghi coinvolti dal crimine, conducendo la sua vita movimentata, curiosando nelle case e nelle giornate di ogni tipo di gente. Santo, l’ex caporedattore, trincerato dietro tenaci silenzi la mette in contatto con un suo amico, un poliziotto che lei chiama Zelig perché “cambia spesso colore”, il quale sembra sfruttare le sue intuizioni, le sue visioni, l’abilità di capire le persone attraverso le cromie. L’inchiesta diventa una storia, un girovagare nella eloquente Palermo, un susseguirsi di eventi e coincidenze lontani, mischiati a pensieri contemporanei su se stessa, sulla città, su fatti e persone, con spirito, ironia, a volte cinismo e amore, sentimenti tutti orientati all’obiettivo di rubare la verità ad una realtà complessa e articolata. Dietro la “vicenda gialla” traspare il vero cuore del romanzo: il ritratto commovente, quasi un diario, di una donna che avverte che in lei “si sta allargando il buio”, che è lei “quella diversa” e perciò attraversa la vita in modo totale con tristezza e divertimento, malinconia ed entusiasmo, dolore e godimento.

Un libro nuovo, senza luoghi comuni su un luogo, Palermo, che troppo spesso li riceve e li patisce, una scoperta piacevole.

In attesa di una prossima avventura palermitana di Viola, un invito appassionato a leggere “Conosci l’estate?”.

Maria La Barbera

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Vigdis Hjorth  “Eredità”  -Fazi –   euro  18,50

In Norvegia Vigdis Hjorth è un’autrice famosa ed ha conquistato fama internazionale proprio con questo romanzo, pubblicato nel 2016 nel suo paese ed ora tradotto da Fazi. “Eredità” ha vinto premi prestigiosi, è nella Longlist dell’americano National Book Award 2019, e si discute su quanto sia auto fiction, ovvero realtà o finzione letteraria? Lasciate perdere questa querelle, piuttosto fate caso alla bellezza del romanzo e all’abilità dell’autrice nel raccontare con estrema finezza psicologica.

La famiglia norvegese del romanzo è gelida quanto basta, a suo modo spietata. Voce narrante è quella di Bergljot che narra traumi del passato e un presente difficile.

La sua è una famiglia complicata dalla quale ha preso le distanze da oltre 20 anni; nasconde un segreto indicibile che ha segnato tutta la sua vita e spalancato il baratro nei confronti dei familiari.

I suoi genitori in là con gli anni, decidono di fare testamento per i loro 4 figli. Il primogenito Bard, Bergljot e le sorelle Asa  e Astrid; le più vicine in tutti i sensi ai genitori, alle quali destinano le due case al mare. Un lascito sperequato, un’ingiustizia e un tradimento perché il loro valore affettivo travalica quello economico e apre crepe abissali tra gli eredi.

Quando il padre muore la questione diventa improrogabile e porta a galla antiche rivalità, abusi in famiglia, gelosie e sudditanze affettive.

Scoprirete cosa ha determinato il distacco della protagonista dalla sua famiglia altamente disfunzionale e che la ferita è ancora aperta.

Un libro che vale la pena di leggere perché affronta tematiche profonde, sonda i meandri affettivi dei protagonisti ed è scritto divinamente…

 

 

Banana Yoshimoto  “Il dolce domani”   -Feltrinelli –  euro  12

Libro snello per un argomento mastodontico: come sopravvivere alla morte di chi amiamo?

La scrittrice giapponese ce lo dice in appena 104 pagine, spaziando dal dolore sconvolgente alla stentata sopravvivenza di chi resta con ricordi che fanno male. Ma racconta anche come si può tornare alla vita.

Protagonista e voce narrante è la 28enne Sayoko, rimasta vittima di un incidente d’auto insieme al suo compagno e grande amore, lo scultore Yȏichi. Lui muore sul colpo, lei si ritrova semiagonizzante con un bastone di ferro conficcato nella pancia… e se prima credeva che la vita potesse essere eterna, ora lo schianto è contro la dura realtà: «La morte è sempre a un passo da noi».

Quella di Sayoko e Yȏichi era una bellissima storia di amore, intimità e profonda comprensione in una relazione a distanza che riusciva a stare in equilibrio, con lui che viveva a Kyoto e lei a Tokyo. Il destino sferra il suo colpo mortale a fine estate mentre tornano da un soggiorno alle terme…e  per lei nulla sarà mai più come prima.

Il romanzo è la cronistoria di come  Sayoko affronta il dolore al risveglio in ospedale, tra traumi fisici e soprattutto lo strazio soverchiante per la morte di Yȏichi.

Anche se i due non erano sposati il loro era un legame talmente saldo che i genitori di lui la trattano in tutto e per tutto come la vedova del figlio.

Ma lei sente di aver ormai perso la sua “Mabui”, ovvero l’anima. E a Okinawa si dice che se ti cade il “Mabui” devi tornare a raccoglierlo nel punto in cui è caduto. Ecco quello che si appresta a fare, tra mille difficoltà  interiori e tanta nostalgia, Sayoko.

Un libro che parla di morte, ma anche di tanta speranza, scritto dopo il terremoto e lo tsunami di Fukushima e dedicato dall’autrice alle popolazioni colpite.

 

 

Kathleen  Rooney  “Lillian Boxfish si fa un giro”  -8tto Edizioni-  euro 19,00

Non si può non amare la protagonista e voce narrante di questo gioiello, pubblicato da una nuova e coraggiosa casa editrice fondata da 4 donne intraprendenti, esperte di editoria e con un palato letterario finissimo e di alto livello.

Lillian è un’arzilla e divertentissima vecchietta di 85 anni che festeggia sola soletta l’ultimo giorno dell’anno 1984 a New York  -che non è solo lo sfondo del romanzo, ma la grandiosa e affascinante coprotagonista- e lo fa camminando avvolta nella sua pelliccia, agghindata a festa.

Una lunga passeggiata anche nei ricordi della sua vita che sciorina in pagine magnifiche, piene di ironia, intelligenza e sensibilità; leggere e profonde allo stesso tempo.

Negli anni 20 Lillian era arrivata nella Grande Mela e aveva trovato lavoro come copywriter per il grande magazzino di lusso Macy’s.  Brillante, arguta, divertente e determinata era diventata in poco tempo una leggenda del mondo pubblicitario, la prima donna in questo campo e pagata profumatamente.

Poi il colpo di fulmine per Max, l’attesa del figlio e la fine del lavoro, perché negli anni 30 le donne con figli non sapevano neanche cosa fossero le tutele della maternità.

Lillian camminando farà incontri che aprono spiragli nei suoi ricordi e riportano a galla successi e gioie, ma anche fallimenti e rinunce.

Un romanzo che vi trascinerà senza sosta, terapeutico perché pieno di ironia e saggezza, ispirato alla vera storia di Margaret Fishback, il primo pubblicitario donna più pagato al mondo. Un gioiello da non perdere, che vi lascerà dolcezza e buonumore a iosa.

 

 

Glenn Cooper  “Il sigillo del cielo”  – Editrice Nord-  euro   20,00

Al centro di questo thriller c’è una misteriosa pietra nera, fulcro dei destini di vari personaggi che viaggiano su tre piani temporali diversi – tra umano e divino- con svolte inaspettate e continue.

La storia inizia con il famoso archeologo 62enne Hiram Donovan che, durante uno scavo in Iraq nel 1989, trova sepolta nella sabbia una pietra levigata a specchio. Un disco di ossidiana, perfettamente piatto e rotondo, 10 cm di diametro, uno di spessore… e quando un raggio di sole ne colpisce la superficie, qualcosa di inspiegabile accade allo scienziato. Contravvenendo alla sua etica, non dichiara la scoperta, la nasconde e la invia alla moglie, in America, per studiarla con calma in un secondo tempo. Peccato che il destino abbia in serbo per lui una morte violenta, mascherata da incidente.

Massachusetts, ai tempi nostri, il figlio di Hiram, Carl, che ha seguito le orme paterne ed è University Professor ad Harvard, deve fare i conti con la morte dell’anziana madre Bes. E’ stata assassinata nel suo lussuoso appartamento di Park Avenue a New York, messo a soqquadro ma dal quale sembra non sia stato rubato nulla.

Carl affronta il dolore e, insieme alla fidanzata Jessica, smonta la casa materna, trovando la busta spedita oltre 30 anni prima dal padre, ancora sigillata. Da quel momento in poi anche le loro vite saranno in pericolo.

Terzo piano temporale all’indietro, nel 1095 a Mosul dove tutto ha inizio, con il monaco Daniel Basidi che parla con gli angeli….

A mozzarvi il fiato sarà l’ossessione per questo oggetto che ha travolto imperatori, religiosi e avventurieri, una minaccia per  il mondo che tocca a Carl affrontare.

Non smentisce la sua bravura Glen Cooper, uomo dai mille talenti e selfmade-man, in questo romanzo in cui innesta anche la sua laurea in archeologia ad Harvard. Nel suo curriculum c’è anche un dottorato in medicina ed è stato a capo di un importante industria di biotecnologie. Non basta, oltreché autore del best seller “La biblioteca dei morti” al quale sono seguiti altri romanzi di successo è anche sceneggiatore e  produttore cinematografico.

 

 

 

 

 

Ci vediamo al Gigi Bar

La storia del Gigi Bar, locale-simbolo di Stresa che ha visto innumerevoli personalità sostare ai suoi tavolini gustando originalissimi cocktail e le delicatissime “margheritine”, è diventata un libro

Una vicenda leggendaria che Andrea Dallapina, giornalista e scrittore, ha voluto omaggiare con un romanzo dal titolo “Ci vediamo al Gigi bar – Una storia della Stresa da bere” (Alberti Libraio editore), mettendo in rilievo la passione e l’estro dei gestori.È un piccolo romanzo tributo alla lunga attività di Bruno Strola e della moglie Anna –afferma l’autore – per oltre quarant’anni e sino all’anno scorso hanno condotto il locale. È anche il racconto di una società quasi del tutto scomparsa, nella quale ai tavolini del caffè passavano il turista, l’intellettuale, l’imprenditore, il politico mescolati ai tanti clienti di Stresa”. L’aria bohémienne, lo spirito dei tempi,la bella e suggestiva passeggiata del lungolago stresiano, le facciate dei grandi alberghi e i dehors dei locali che guardano verso le isole dell’arcipelago Borromeo fanno da cornice a queste vicende, dove il protagonista del romanzo è proprio quel luogo frequentato dal bel mondo che, con un velo di malinconica tristezza, ha chiuso definitivamente i battenti nel gennaio scorso, dopo sessant’anni di onorata carriera. Le tante foto che accompagnano e arricchiscono il testo raccontano per immagini questa storia, soffermandosi sull’arte pasticciera di Bruno Strola, affinatasi in gioventù tra Milano, la Roma della “dolce vita” e il Lido di Venezia. Andrea Dallapina ha dato vita ad un narratore, lo scrittore americano Nick Wright (detto anche “mister Negroni” per la preferenza generosamente accordata al cocktail nato a Firenze cent’anni fa) che, ritornato dopo tre decenni in visita alla “perla del lago Maggiore”, ricostruisce la storia del Gigi Bar, teatro di incontri importanti e di deliziose colazioni e aperitivi.Donne e uomini di spettacolo, grandi musicisti ospiti a Stresa per le “settimane musicali”, campioni dello sport, imprenditori di successo, personalità della cultura e della politica come Mario Soldati, Ugo La Malfa, Oscar Luigi Scalfaro: una carrellata lunghissima di ospiti illustri, di passaggio o habitué, riempie le pagine con aneddoti e curiosità. Un percorso a ritroso nel tempo nel quale il narratore riavvolge come una pellicola l’intera storia del locale, accompagnato da Bruno e dal poeta stresiano Franco Esposito, moderno “Virgilio” e memoria storica di incontri e chiacchierate a quel tavolino del “Gigi” che per tantissimo tempo è stato il suo ufficio, seguendo le stesse abitudini di un altro famoso “scrittore di lago”, Piero Chiara.

Tra le tante notizie che si apprendono scorrendo le pagine del libro è particolarmente interessante l’atto di nascita, tra i tavolini del “Gigi bar”, del premio letterario che porta il nome della cittadina lacuale, fondato da un gruppo di intellettuali, tra i quali Franco Esposito, Mario Bonfantini, Mario Soldati, Gianfranco Lazzaro e Piero Chiara. Esposito, spronato dal grande Leonida Repaci, si lanciò nell’impresa già nel 1975, coinvolgendo l’amico Lazzaro. Ma le difficoltà a reperire le risorse necessarie resero impraticabile l’impresa. Determinati a raggiungere il risultato decisero di scrivere una lettera al pittore Mario Tozzi ,cresciuto a Suna, dall’altra parte del golfo Borromeo. Gli chiesero in dono una sua opera da mettere in palio quale premio per il concorso letterario. Il maestro rispose con sollecitudine inviando una sua litografia e così, nel 1976, iniziò anche quest’avventura che, già dai primi anni, vide protagonisti della giuria personaggi del calibro di Carlo Bo, Giovanni Spadolini, Giorgio Barberi Squarotti, Primo Levi. Quella del Gigi Bar è una storia di passione familiare per il lavoro che è terminata per ragioni anagrafiche, quando la coppia ha chiuso la propria attività e spento l’inconfondibile insegna rossa al neon che invitava i clienti nelle notti dell’epoca d’oro dei ruggenti anni ’60 e ’70. Un’intera comunità e tanti “vip” sono rimasti orfani delle celebri brioche e margheritine create nel 1857 dal pasticcere Pietro Antonio Bolongaro in onore della principessa futura regina Margherita. Resta il libro e un po’ di amarcord, con tutti i significati che questa parola porta con se, dalla profondità all’ironia, fino alla nostalgia dei ricordi.

 

Marco Travaglini

La rassegna dei libri più letti del mese

Ecco una piccola rassegna dedicata ai titoli che maggiormente hanno interessato i lettori iscritti al gruppo di Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri nel mese di agosto.

Primo posto per l’intenso Fiore di roccia, di Ilaria Tuti (Longanesi), racconto “al femminile” ambientato durante la Grande Guerra; segue l’interessante dibattito sulla saga scritta da Natasha Salomons, I Goldbaum (Neri Pozza); terza posizione per Cinque donne e un arancino, leggero racconto di Catena Fiorello (Giunti).

 

Il sondaggio del mese ha incoronato l’investigatore più amato dai lettori ma la sfida è stata davvero appassionante, così come il dibattito che ne è seguito: se volete saperne di più, potete leggere l’articolo QUI 

Nel mese di agosto ricorreva l’anniversario della nascita di Ray Bradbury, geniale e profondo cantore di un’America ormai scomparsa e autore del celeberrimo Fahrenheit 451, pietra miliare della fantascienza e fulgido esempio di quella che oggi chiamiamo narrativa distopica.

Per conoscere meglio questo grande scrittore, oltre al succitato Fahrenheit 451, noi proponiamo la lettura del classico L’estate incantata e del meno noto, ma inquietante, Il popolo dell’autunno, più volte citato da King come fonte d’ispirazione per il suo It.

 

Per il mese di agosto, la libreria LA CONFRATERNITA DELL’UVA di  Bologna ha scelto per i nostri lettori: L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniels (Atlantide Edizioni), un libro di una giovane autrice statunitense che ha già il respiro di un nuovo classico americano; Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj (Racconti Edizioni). Il nuovo corso della produzione letteraria italiana è lasciare che anche gli italiani di seconda generazione possano raccontarsi: in questo romanzo troverete una linfa, una rabbia e una vitalità inedita; La confraternita dell’uva di John Fante (Einaudi), un titolo che è anche un omaggio e una strizzatina d’occhio al nome della libreria!

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A presto e buone letture!

 

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