libri

Paolo Mascherpa, “L’arcobaleno nel deserto. Diario di un bipolare”

Informazione promozionale

Un  percorso di consapevolezza e speranza raccontato in prima persona per farci sapere che anche dal buio nascono i colori.

L’arcobaleno nel deserto. Diario di un bipolare è una testimonianza che vuole dare speranza. In questa autobiografia l’autore si mette a nudo e racconta, in maniera profonda, coinvolgente e sofferta, la sindrome maniaco-depressiva. Nel farlo Mascherpa non si risparmia e descrive anche i momenti più difficili, regalando al lettore la possibilità di comprendere quanto sia complesso e delicato il nostro cervello.

.

IL DISTURBO BIPOLARE

Il disturbo bipolare fa parte dei disturbi dell’umore ed è caratterizzato da gravi alterazioni delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti. L’umore può essere definito come una tonalità emotiva che prevale sulle altre influenzando la vita psichica dell’individuo. Nonostante gli stati d’animo continuino ad alternarsi e a susseguirsi gli uni agli altri, nell’individuo sano l’umore tende a rimanere stabile e in equilibrio.

Nell’individuo bipolare è proprio questo equilibrio a venir meno, dando vita a svariati sintomi che influenzano le relazioni sociali e il normale svolgimento della vita. Inoltre, spesso chi soffre del disturbo, durante le crisi, non ne è consapevole in quanto le fasi maniacali e depressive sono considerate normali.

Tuttavia esistono segnali evidenti che permettono a chi gli sta vicino di riconoscerlo.

Il disturbo bipolare è infatti caratterizzato dall’alternanza di due fasi principali: depressione e mania/ipomania.

La fase depressiva è caratterizzata da umore depresso, diminuzione di interesse, aumento/perdita di peso, ansia, disturbi del sonno … e altri. Nei casi più gravi vi è il rischio di suicidio.

La fase maniacale è caratterizzata da euforia, maggiore loquacità, attività mentale accelerata, perdita di contatto con la realtà, esposizione a comportamenti rischiosi, eccessiva energia e conseguente sensazione di minor bisogno di dormire e altri.

Il suo manifestarsi invece è singolare: se il disturbo può essere latente e poco visibile, momenti di stress fisico ed emotivo o accadimenti inaspettati possono accendere la miccia, rendendo il comportamento più estremo.

.

TRAMA

Ne “L’arcobaleno nel deserto. Diario di un bipolare” Mascherpa ci narra come vive e come pensa chi soffre di bipolarismo. Lo fa in prima persona, senza sconti, libero da pudori o convenzioni: “Il mio (episodio maniacale) durò più di qualche settimana e i sintomi erano più di tre. L’autostima ipertrofica o grandiosità era presente. […] Il diminuito bisogno di sonno […], la loquacità e la spinta a parlare […], la fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente […], la distraibilità era presente. Anche il punto sei era presente: aumento dell’attività finalizzata oppure l’agitazione psicomotoria. […]

Fino a ribaltare la prospettiva. Nonostante la complessità del percorso di cure, Paolo Mascherpa nel suo libro ci mostra la via che lo ha portato a vivere una vita serena. Il messaggio che vuole dare l’autore è che la guarigione è possibile e non si tratta solo di una vaga speranza, ma di una possibilità concreta.

.

RECENSIONE

Piacevole e intenso, il libro si mostra scorrevole e appassionante. Grazie alla precisione dell’autore e al lavoro di ricerca svolto (nel libro l’autore riporta un estratto del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – DSM-5), “L’arcobaleno nel deserto. Diario di un bipolare” si rivela uno strumento utile ai professionisti e ai familiari per comprendere a fondo il punto di vista dei pazienti bipolari nelle diverse fasi del loro disagio.

L’arcobaleno nel deserto – Diario di un bipolare” è disponibile

– in formato cartaceo e Kindle: https://amzn.to/3Dbwvb8

– in versione audible su Storytel: https://www.storytel.com/it/books/l-arcobaleno-nel-deserto-diario-di-un-bipolare-9539318

 

L’AUTORE

Paolo Mascherpa nasce a Pavia il 10 aprile 1970. Lavora in banca ma scrive da sempre con passione.

Oltre a “L’arcobaleno nel deserto – Diario di un bipolare”, ha pubblicato la serie di fiabe per bambini “Le incredibili avventure del Cavalier Cotoletta”, i romanzi “Scripta” e “Utopika”, la raccolta di racconti “Riflessi” e il racconto “Il commissario Minotti”.

Ama plasmare personaggi, renderli vivi e creare mondi e avventure. La curiosità e l’interesse per la scrittura lo hanno portato a frequentare un master in copywriting presso l’Istituto europeo di design e i corsi di I e II livello di scrittura creativa alla scuola “Alexander Dumas” di Milano.

Sogna di fermare il tempo per non smettere mai di scrivere.

Per conoscere l’autore e tutte le sue opere vi invitiamo a visitare il sito: https://paolomascherpa.it/

Per seguirne i pensieri e restare aggiornati: https://www.facebook.com/p/Paolo-Mascherpa-scrittore-100076292577402/?_rdr

“Derma”, in libreria la nuova raccolta poetica di Arianna Vartolo

Informazione promozionale 


L’Angolo della Poesia

di Gian Giacomo Della Porta

Arianna Vartolo, classe 1998, è l’autrice di “Derma”(Arcipelago Itaca Edizioni, 2025), la nuova raccolta poetica, in libreria dal 28 febbraio, che segue la sua opera prima in versi intitolata “L’aiuto a non morire”(Cultura e Dintorni Editore, 2019).

La sensibilità poetica di Arianna Vartolo si esprime nella profondità di tutte quelle sensazioni “superficiali” che creano attorno a ognuno di noi una sorta di mappa del mondo che ci circonda. Il titolo della sua nuova opera, “Derma”, è significativo proprio nell’indicare al lettore lo strato emotivo indagato dai suoi versi. Si sente il tratto universale della percezione che avviene appena sotto la pelle quando si entra in contatto, non solo empaticamente, con oggetti, persone e simboli, lo straordinario legame di parole che un letterato consapevole dona al lettore, creando una sorta di specchio che accomuna le vite di tutti.

Riflettendo sui temi della Vartolo, viene da sé la riflessione sulle potenzialità dell’epidermide e del derma di “creare mondo”, un pensiero che riporta alle “Vie dei Canti” di Bruce Chatwin, in cui si narra della magia che gli aborigeni australiani evocavano attraverso il canto, la poesia, fondamentale proprio per creare, prima ancora che per descrivere, il loro mondo. I versi di Arianna Vartolo sembrano nascere dalle sensazioni primitive di una viva pittura rupestre, e riportano al momento in cui dal ballo e dal canto nacque la poesia. Le poesie contenute in “Derma”raffigurano una sorta di inevitabile condanna che il fanciullino, presente in ogni poeta, deve alla bellezza.

Arianna Vartolo è nata nel 1998 a Roma. Compare nell’antologia “Abitare la parola: poeti nati negli anni Novanta” per Giuliano Ladolfi Editore (2019). Di lei è stato scritto, tra gli altri, su ClanDestino, Pangea, Laboratori Poesia – della cui redazione fa inoltre parte dal 2021. Alcuni suoi inediti e lavori sono apparsi su riviste cartacee e online tra cui Atelier e Inverso (per cui ha collaborato), nonché su La bottega della Poesia del quotidiano La Repubblica – Roma. Nel 2021 è rientrata tra i finalisti del Premio di Poesia Città di Borgomanero – Achille Marazza e del XXII Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano”.

 

Gian Giacomo Della Porta

Collodi e l’invenzione di Pinocchio

Collodi, all’anagrafe Carlo Lorenzini, nacque a Firenze il 24 novembre del 1826 e divenne celebre come autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Il padre Domenico era un cuoco e la madre, Angiolina Orzali, una domestica, entrambi a servizio dei marchesi Ginori. Angiolina era originaria di Collodi , frazione di Pescia, nel  pistoiese.

Fu proprio il nome del paese natale della madre ad ispirare a Carlo lo pseudonimo che lo rese famoso in tutto il mondo come autore di Pinocchio. A diciotto anni il giovane Lorenzini  entrò in contatto con il  mondo dei libri come commesso nella libreria Piatti a Firenze e un anno dopo, nel 1845, ottenne una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere l’Indice dei libri proibiti . La passione per la lettura lo indusse a cimentarsi con la scrittura e iniziò a redigere recensioni e articoli per La Rivista di Firenze.

Allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza, nel 1848, Lorenzini si arruolò volontario combattendo contro gli austriaci al fianco di altri studenti toscani a Curtatone e Montanara. Tornato a Firenze fondò una rivista satirica Il Lampione che subì ben presto la censura, cessando le pubblicazioni. La passione non venne meno, impegnandolo in un’intensa attività culturale nel campo dell’editoria e del giornalismo, dove si occupò di letteratura, musica e arte. Trentenne, nel 1856, durante la sua collaborazione con la rivista umoristica La Lente, iniziò a firmarsi con lo  pseudonimo di Collodi e a pubblicare i primi libri. Allo scoppio della Seconda guerra d’indipendenza non si tirò indietro, partecipandovi come soldato regolare piemontese nel Reggimento Cavalleggeri di Novara. Terminata la campagna militare fece ritorno a Firenze, occupandosi di critica teatrale. Invitato dal Ministero della Pubblica Istruzione a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il “Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze”, si impegnò con slancio e  passione in questa nuova impresa culturale. Il suo approccio al mondo delle favole iniziò all’alba dei cinquant’anni quando ricevette dall’editore Paggi il compito di tradurre le fiabe francesi più famose. Collodi non si limitò ad una pura e semplice opera di traduzione, effettuando anche l’adattamento dei testi integrandovi una morale. Un lavoro di grande interesse che venne poi pubblicato sotto il titolo I racconti delle fate. Nel 1877 apparve Giannettino, il primo di una lunga serie di testi per l’educazione dei più giovani che spaziavano dalla geografia alla grammatica e all’aritmetica .

Questa serie di libri faceva parte della Biblioteca Scolastica dell’editore Felice Paggi: un libro era venduto a due lire e, se era legato in tela con placca a oro, il prezzo saliva a tre. Sia questa serie che il successivo Minuzzolo anticiparono di fatto la nascita di Pinocchio. Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l’infanzia Giornale per i bambini (praticamente l’archetipo dei periodici italiani per ragazzi) uscì la prima puntata de Le avventure di Pinocchio con il titolo Storia di un burattino. Due anni dopo, raccolte in volume e arricchite dalle illustrazioni di Enrico Mozzanti, le vicende del burattino che voleva diventare un bambino in carne e ossa vennero pubblicate quasi in contemporanea con la sua nomina a direttore del periodico che ne aveva anticipato il testo. Carlo Lorenzini, ormai per tutti Collodi, morì a Firenze nel 1890 dove riposa nel cimitero delle Porte Sante. Pinocchio, nonostante abbia compiuto il suo 140° compleanno, è ben vivo e vegeto: pubblicato in 187 edizioni, tradotto in 260 lingue o dialetti, protagonista di film, cartoni animati e sceneggiati, riprodotto in mille maniere. In molti hanno provato a catalogarne significati e morali per spiegarne l’incredibile longevità e freschezza. Per Italo Calvino Pinocchio è stato l’unico vero protagonista picaresco della letteratura italiana, proposto in forma fantastica; le sue avventure rocambolesche, a volte scanzonate, a tratti drammatiche, rimandano alla letteratura di genere che ebbe origine in Spagna con  Lazarillo de Tormes e il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, l’opera che segnò la nascita del moderno romanzo europeo.

A noi che lo incontrammo da piccoli e che imparammo ad amarlo piace pensarlo all’Osteria del Gambero Rosso, seduto in compagnia del Gatto e della Volpe, mentre fugge con Lucignolo nel paese dei Balocchi e finisce per trasformarsi, dopo cinque mesi di cuccagna, in un asinello. Mastro Ciliegia, Geppetto, il Grillo Parlante, Mangiafuoco e la Fata Turchina lo accompagnano fin quando smette di essere un burattino e diventa un ragazzo in carne ed ossa. Pinocchio è ben più che un libro per bambini perché ci aiuta a non perdere il contatto con la fantasia, nutrendo la creatività. Come ricordava Gianni Rodari, non vi è nulla di più sbagliato che etichettare la fantasia come “roba da bambini”; al contrario, dovremmo accoglierla, svilupparla ed utilizzarla per conoscerci e vivere meglio.

Marco Travaglini

“All’Arme, all’arme. I priori fanno carne!”

Il professor Barbero ha pubblicato nel 2023 un testo centrato sulle rivolte medievali in Europa.

Come nel consueto stile del noto storico torinese, viene tracciato un dettagliato affresco delle condizioni del cosiddetto Uomo Medioevale, sospeso tra la definitiva scomparsa del mondo classico ma non ancora lanciato verso le luci del Rinascimento.

Durante il XIV secolo il continente fu interessato da molte rivolte. L’autore ne inquadra però quattro, probabilmente le principali: in Francia la cosiddetta Jacquerie (da Jacques Bonhomme, appellativo spregiativo che la nobiltà dava ai tanti contadini del regno, senza nome), la rivolta dei Tuchini, nel nostro canavese (il termine deriva da precedenti sommosse dei Tuchins nella Francia meridionale di Alvernia e Linguadoca), il tumulto a Firenze del 1378 dei Ciompi e tre anni dopo, la drammatica insurrezione dei Commons in Inghilterra.

Prima di entrare nei fatti narrati, importante sarà un chiarimento semantico fra Rivolta e Rivoluzione.

La prima è un movimento spontaneo, di massa, non sempre controllato da vertici, anche perché spesso non esistono. La rivolta è violentissima, arriva all’improvviso e si spegne in breve tempo, spesso nel sangue.

La Rivoluzione assomma le caratteristiche iniziali della Rivolta, ma che poi si organizza, diventa organica e rovescia vittoriosamente gli equilibri del potere precedente. Se non si arriva a un nuovo Ordine Costituito non si potrà parlare di Rivoluzione.

Casi eclatanti che hanno addirittura cambiato il mondo sono la rivoluzione americana, la francese e, secoli dopo, quella russa. In scala ridotta, anche la vittoriosa impresa di Garibaldi, dalla Sicilia verso il nord Italia, si può incorporare come Rivoluzione.

I fatti narrati raccontano invece di improvvise sollevazioni popolari, violente, non etero-dirette e poi crudelmente, quanto velocemente, terminate.

In questo breve commento sottolineeremo il caso toscano, perché divergente rispetto agli altri. I Ciompi non sono contadini che si ribellano, ma incorporano una realtà lavorativa cittadina che lavora sotto padrone in attività produttive locali, soprattutto nell’Arte della Lana. Questi salariati non si ribellano alla nobiltà (come sempre capita dappertutto) ma a popolani come loro, poi arricchiti, che li utilizzano come forza lavoro.

Firenze nel medioevo era un faro di progresso rispetto ad altre realtà agricole europee, tutte umiliate da classi nobiliari unicamente guerriere, rapaci, latifondiste. A Firenze si respirava altra aria, arricchita da una forte componente di banchieri, mercanti, imprenditori, soprattutto dell’industria di lana, tessuti e altre merci esportate in ogni dove.

I ciompi sono quindi sostanziale parte salariata del tessuto produttivo di una realtà emergente, che però li angaria sotto il proprio potere economico. Questo potere è espresso dai Priori (dei quali fa parte il Gonfaloniere di Giustizia Alamanno de’ Medici), tutte figure che arrivano dal basso della società e che, proprio per questo, nei governi fiorentini dovrebbero difendere i diritti del popolo.

Sia i primi, che i secondi, sono in qualche maniera condizionati dai Magnati, la classe aristocratica dei cavalieri, considerati come i veri parassiti della città (seppur temuti e potentissimi).

Questi tre strati sociali indirettamente – e con doppi e tripli giochi sotterranei fra loro – creeranno tutti insieme la Rivolta dei Ciompi.

Un po’ criptico il significato del titolo: All’Arme, all’arme. I priori fanno carne!

Fanno carne vuol dire: ammazzano la gente…. Ma vuol anche dire, poveretti: armatevi poveri voi, se no, siete tutti morti”.

Non si possono riassumere decine di pagine di socio-politica trecentesca in poche righe, ma questo testo vale, vale tanto in quanto portatore di profonde riflessioni su chi siamo noi ora e da quali realtà (lontane e contemporaneamente vicinissime) tutti proveniamo.


Alessandro Barbero,
All’arme! Allarme! I priori fanno carne! Edizioni La Terza, 2023, Roma, costo 18 euro, 163 pagine

 

FERRUCCIO CAPRA QUARELLI

Gianluca Herold presenta il suo libro “Il più bel trucco del Diavolo”

La storia di Andrea Volpe e le “Bestie di Satana”

Gianluca Herold, scrittore, collaboratore di molte case editrici e riviste come “Rivista Studio”, “Linkiesta” e “Lucy”, presenterà giovedì 27 febbraio il suo libro “Il più bel trucco del Diavolo”(Rizzoli, 2024) in occasione dell’Aperilibro di febbraio organizzato dal Gruppo di Lettura Carmagnola. Il libro ci racconta, a vent’anni di distanza, la figura di Andrea Volpe e le “Bestie di Satana”.

“Non ricorda niente. Lo chalet, Mariangela, la videocassetta. La notte che sta sfumando in un’alba di neve è un buco nero in testa, una voragine su cui incombe una luna incendiaria. Andrea Volpe non dorme da giorni, e ha perso il conto delle droghe che ha in corpo, ma una consapevolezza improvvisa lo attraversa come un brivido quando la sua Honda termina la corsa, sul ponte del canale Villoresi: è tutto finito. È il 24 gennaio 2004, sembra la fine di un incubo, ma in realtà è solo l’inizio per quel ragazzo con gli occhi da folle e i lunghi capelli corvini. A Somma Lombardo si apre l’indagine sulle Bestie di Satana, uno dei casi di omicidi più sconvolgenti del Dopoguerra italiano, come lo ha definito la BBC. Andrea ha ventisette anni, una vita già spezzata prima che le sue dichiarazioni ai carabinieri lo consegnino alla cronaca come il mostro, prima che la giustizia faccia il suo corso e arrivi la condanna definitiva per quattro omicidi. A vent’anni di distanza dai fatti, Gianluca Herold ricostruisce la storia di Andrea Volpe, che si racconta per la prima volta in queste pagine con la fiducia e la sfrontatezza di chi prova finalmente a togliersi la maschera. Il risultato è un romanzo di scavo, che ci restituisce l’itinerario brutale di un uomo che ha abitato l’abisso, e lo fa attraverso la sua voce e quella di chi ne ha incrociato il destino. Un viaggio nel male assoluto che ci interroga con sguardo lucido e una scrittura tagliente sulla possibilità di voltare pagina. Un libro molto attento alla realtà dei fatti e lontano da ogni stereotipo, è anche un’articolata riflessione sul male, sulle sue origini, e le sue conseguenze su chi lo fa e chi lo subisce”.

L’incontro sarà moderato da Maurizio Liberti e si terrà nella Sala Monviso della Trattoria della Vigna di via San Francesco di Sales 188, a Carmagnola, a partire dalle ore 21.

Come prevede la formula dell’Aperilibro, alle ore 19.30 inizierà l’apericena (non obbligatoria) al costo di 15 euro, che prevede due antipasti, un primo, acqua e la possibilità di sedere nelle prime file durante la presentazione del libro.

Mara Martellotta

Fabio Chillemi, “L’ombra nascosta delle cose”: storie misteriose di vite, morte, sentimenti

Informazione promozionale

Un medico in pensione dal carattere pignolo ed estremamente razionale è tormentato dall’impulso di mettere nero su bianco una storia stupefacente che mette a dura prova il suo punto di vista della vita, concreto e senza sfumature.

IL LIBRO

Il medico Ermete Sigfrido, vedovo e ormai in pensione, un giorno qualunque esce di casa e, vagando per le strade della sua città, capita in un bazar di oggetti usati, gestito da Pedro, un peruviano dalle fattezze particolari e dall’aria misteriosa, che diventerà il suo amico e la sua guida. Lì scopre improvvisamente di possedere un potere di cui non sa nemmeno il nome: tutto comincia con un piccolo crocifisso d’oro e proseguirà con un incredibile viaggio attraverso il tempo, tra la memoria degli oggetti e i ricordi sepolti all’interno della sua mente. Come in una sorta di autoanalisi, il dottore scriverà le storie che i manufatti gli raccontano.

L’AUTORE

Fabio Chillemi è nato a Messina nel 1973. Dopo la maturità classica nella città natale, si è laureato in Lettere Classiche con una tesi sull’enigmistica greco-latina.

Appassionato enigmista, oggi si diletta in particolare con l’arte degli anagrammi. Ha pubblicato due raccolte di poesie: Pensieri e Frammenti di luce, quest’ultima con lo pseudonimo di Michael Fiboli (la cui pagina Facebook ospita i suoi versi più recenti). Dal 2002 vive in Friuli, a Pordenone, dove insegna Italiano e Storia in un istituto professionale.

***

L’ombra nascosta delle cose” di Fabio Chillemi

Ebook: 1,91 €

copertina flessibile: 15,37 €

copertina rigida: 20,00 €

***

LINK DI ACQUISTO

https://www.amazon.it/dp/B0DQJZJNKB

FABIO CHILLEMI

“Io di amore non so scrivere”. Al “Circolo dei lettori” Giulia Muscatelli

Lunedì 24 febbraio, ore 19

“Che cos’è l’amore per gli adolescenti?”. Bella domanda. Una di quelle di fronte alle quali potresti andare avanti come un fiume in piena a parlare per ore o, viceversa, stare lì (aria fra l’imbronciato e il perplesso) muto come un pesce. Già, che rispondere? La risposta potrebbe esservi suggerita da un libro. L’ultimo libro (dopo “Balena”, edizioni “nottetempo”, 2022 e il podcast “Sotto le unghie”, “Mondadori Studios”, 2023) della scrittrice torinese e docente di “Scuola Holden”, Giulia Muscatelli.

Dal titolo “Io di amore non so scrivere” (“add” editore), il libro verrà presentato, lunedì 24 febbraio (ore 19), al “Circolo dei lettori” di via Bogino 9 (tel. 011/8904401) a Torino, in collaborazione con il Festival “Contemporanea. Parole e storie di donne” di Biella. Ad accompagnare nella presentazione l’autrice, sarà Pietro Turano, attivista (consigliere nazionale “Arcigay” e vicepresidente “Arcigay Roma) ed attore, noto soprattutto per la serie “Netflix Skam Italia”.

L’evento si inserisce all’interno del programma di “lèggère trasformazioni”, la stagione della “Fondazione Circolo dei lettori”. “Contemporanea”, invece, tornerà al “Circolo” per l’anteprima del “Festival di settembre”,sabato 12 aprile: i dettagli del programma saranno presto annunciati.

Ma tornando alla domanda di prima. Ricordate?“Che cos’è l’amore per gli adolescenti?”: Giulia Muscatelli potrebbe proprio venirci in aiuto. Nel suo libro, infatti, traduce in racconti le parole che ragazzi e ragazze usano per parlare dell’amore, scoprendo che la narrazione che ne fanno gli adulti non sempre li rispecchia.

“Per cinque mesi – ricorda Giulia – sono andata in giro a chiedere a ragazzi e ragazze di raccontarmi come scrivono e parlano di amore e di sesso. Sono stata in scuole, associazioni, librerie, biblioteche, gruppi autogestiti, ho redatto ‘form online’, ho tormentato le piccole donne della mia famiglia, mi sono nascosta nei bagni di un liceo in cerca di una conversazione sussurrata, di segreti e confessioni, e ho finto di ascoltare la musica sul pullman per origliare i discorsi di adolescenti sudati in viaggio verso casa. Ho consolidato una convinzione che all’inizio di quest’avventura mi echeggiava nella testa come un’inquietudine latente: la più impreparata sull’amore sono sempre io. Poco importa. Quello che conta è ciò che ha detto Matteo alla fine di un incontro: questo non è il mio libro, questo è il nostro libro. Aveva ragione, e non avrei potuto fare altrimenti. Perché io di amore non so scrivere”.

Ahinoi! Non è che la risposta, buttata lì in due parole, sia poi così chiara, ma forse un piccolo spiraglio per non farci intrappolare dal “periglioso” quesito può anche darci una mano ad aprirlo. O, se non altro, ad approfondire il tema recandoci ad ascoltare la Muscatelli dal vivo al “Circolo” di via Bogino. Che ne pensate?

 

E, a proposito, del biellese Festival “Contemporanea”, mi pare doveroso ricordare che sabato 22 febbraio parte anche ufficialmente la nuova stagione di“Contemporanea Giovani”, iniziativa rivolta alle nuove generazioni, con un ciclo di laboratori creativi dedicati ai bambini e alle loro famiglie dal titolo “Leggimi forte! Viaggio tra le pagine e le emozioni”, in collaborazione con “Le PortaLibri”. Con i libri e gli albi illustrati a fare da guida, ogni volta verrà affrontato un tema diverso: il primo appuntamento, che si terrà alla Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella (via Italia, 38), alle 10, è dedicato all’“Inverno”. La partecipazione è consigliata ai bambini nella fascia d’età tra 3 e 7 anni (costo 15 Euroa bambino).

 

Sempre sabato 22, infine, si conclude anche il corso di “Contemporanea – Le Scomposte” a cura di Maria Laura Colmegna: l’ultima lezione si terrà sempre alla Galleria “BI-BOx Art Space” con un incontro dal titolo “Tove Jansson: tanto scrivere per parlare a tutti”, con la giornalista Laura Pezzino. Artista e scrittrice di fama mondiale, Jansson (1914-2001) è oggi considerata la scrittrice più famosa del suo Paese, la Finlandia, per la “Saga dei Mumin” e i racconti per adulti, ma non è stata solo questo. Pittrice, illustratrice, drammaturga e, soprattutto, creatrice di mondi, le cose che amava di più nella vita erano lavorare, costruire e amare. La sua vicenda artistica si è incrociata con la storia del Novecento, le guerre mondiali, le leggi contro l’omosessualità, la condizione femminile. In questa lezione, Pezzino ripercorrerà la sua biografia attraverso la lente delle stagioni, in una lettura originale della produzione di questa eccezionale artista tutta da riscoprire. La lezione si svolge dalle 16,30 alle 18 e ha il costo di 15 Euro.

 

Per info: segreteria.contemporanea@gmail.como tel. 347/1663856

 

Gianni Milani

 

Nelle foto: Giulia Muscatelli, Cover “Io di amore non so scrivere”, Le PortaLibri e Laura Pezzino

“Torino città delle donne” al Circolo dei Lettori

Un omaggio alla citta’ e alle sue protagoniste

Mercoledi’ 19 febbraio alle 19 sara’ presentato al Circolo dei lettori di Torino il libro “Torino citta’ delle donne -nelle parole di 22 protagoniste”. Insieme all’autrice, Maria La Barbera (nella foto), parteciperanno l’Assessora alla Cultura di Torino Rosanna Purchia, il vice direttore della Stampa Gianni Armand Pilon e lo storico Gianni Oliva.

Torino citta’ delle donne e’ una interessante e vivace collezione di interviste fatte a 22 torinesi, di origine e di adozione, attraverso cui l’autrice, giornalista e sociologa, racconta  l’affezione per Torino, le sue potenzialita’ e la gratitudine nei confronti di una citta’ che non ha bisogno di assomigliare ad altre.  Le  straordinarie torinesi  che hanno partecipato a questo progetto editoriale posseggono una visione complessa e articolata della citta’ e hanno un comune denominatore: l’amore per Torino . Un tema importante trattato nel libro e’ quello del lavoro che andrebbe intrapreso per  fare di Torino  un luogo ancora piu’ attraente, sviluppare ulteriormente le sue potenzialita’ e risolvere quei problemi che la tengono ancora  troppo salda al suo  passato nonostante sia indiscutibilmente una laboratorio di idee e rappresenti un modello ispirazionale.

Le 22 protagoniste del libro sono:

Maria Caramelli, Evelina Christillin,  Maria Luisa Cosso, Sara D’Amario, Elena D’Ambrogio Navone, Elsa Fornero, Alessandra Giani, Paola Gribaudo, Piera Levi-Montalcini, Marina Marchisio, Licia Mattioli, Camilla Nata, Margherita Oggero, Enrica Pagella, Antonella Pannocchia, Laura Pompeo, Paola Prunastola Filippi di Baldissero, Fulvia Quagliotti, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Giulietta Revel, Carola  Vallarino Gancia Bianco di San Secondo Biondi, Tiziana Viora.

 

 

Furio Colombo che insegnò a raccontare New York

Se oggi si racconta New York, come Federico Rampini o Antonio Monda, lo si deve soprattutto a lui: Furio Colombo.
È giusto precisare New York, perché le corrispondenze dalla Grande Mela, prevalevano su quelle dal resto degli Stati Uniti. Si che ormai da decenni, ogni rete Rai o Mediaset ha il suo inviato dal Nuovo Mondo. Lo ricordo da universitario aggirarsi a Torino, ‘visiting professor’ per le aule di Palazzo Nuovo, col suo andare dinoccolato e un po’ snob. Classe 1931, nativo di Chatillon in Val d’Aosta, da una famiglia ebraica laica e assimilata, laurea in giurisprudenza. Iniziai a leggere le sue corrispondenze americane sulla “Terza Pagina” della Stampa. Nel suo “Mille Americhe” sempre per i tipi della casa editrice del quotidiano di Torino, uscito nel lontano 1988, racconta l’America da curioso indagatore, raccogliendo proprio gli elzeviri, scritti negli anni per quella rubrica. Sapeva porre domande al lettore, suggerendo che non tutte aspettano una risposta. Allargava lo sguardo alla società italiana, con la lente di ingrandimento americana, si che sovente intercettava un fenomeno a ‘stelle e strisce’, che poi poco tempo dopo si sarebbe riverberato in Italia e in Europa, con maggiore o uguale pervasività. Conosceva come pochi il macrocosmo giovanile, lui che rimase sempre con spirito giovane nell’ interpretarlo. Indicando strade da percorrere, idee, ma anche pericoli e insidie che questo universo di riferimento poteva nascondere ai suoi fruitori, nel mondo professionale, nel costume, nella cultura e nella morale corrente.

Sodale di Umberto Eco e Gianni Vattimo, con loro militando nell’Azione Cattolica del conservatore Luigi Gedda, fu con Angelo Guglielmi fondatore dell’avanguardia letteraria che prese il nome di Gruppo 63. Scrisse anche sotto lo pseudonimo di Marc Saudade, alcuni romanzi di spionaggio, anticipando di qualche decennio la moda del ghost writer. Diresse le Edizioni di Comunità con il sociologo Franco Ferrarotti alla Olivetti di Ivrea. Ma tutte queste cariche di rappresentanza industriale alla Olivetti e successivamente alla Fiat, non obnubilarono mai la sua vera passione, il giornalismo. Lo insegnò alla Columbia University di New York. Ricordo un bell’ articolo per la Stampa, che narrava la storia di una vecchietta, tale Olive Freud, che nei lontani anni ottanta, non si fece espropriare da Donald Trump della sua piccola casa in Amsterdam Avenue a Manhattan. Subendo pressioni legali e minacce fisiche dai suoi sgherri, impedì al tycoon di edificare nel suo quartiere, il grattacielo dei grattacieli. Vincendo la causa. Negli anni successivi fondò un associazione, contro l’abusivismo edilizio che stava facendo della Big Apple sempre più, un unica giungla di asfalto e cemento. Facendo ridurre di molti piani, edifici che violavano palesemente i piani regolatori, la intrepida nonnina, divenne un eroina americana a cavallo dei due secoli. Anticipatrice del movimento Occupy Wall Street. Furio Colombo prese anche posizioni in difesa di Israele durante la Guerra del Golfo in Iraq. Fu primo firmatario e promotore in Parlamento da Onorevole , della legge sulla Giornata della Memoria. Riposa a Roma accanto a Antonio Gramsci. Giornalista di cui oggi si è persa la stoffa, capace come pochi a dare una lettura a volte forse faziosa, ma comunque sempre puntuale per qualunque punto di vista ideologico, alla crisi di valori e alle tensioni del nostro tempo.

Aldo Colonna

Melania Mazzucco a Biella per presentare il suo ultimo romanzo

La scrittrice “Premio Strega 2003” sarà alla biellese “Biblioteca Civica”, ospite di “Contemporanea365” p

Lunedì 17 febbraio, ore 18

Lunedì 24 febbraio, “Contemporanea” sarà al “Circolo dei Lettori” di Torino

Biella

Romana di nascita, scrittrice (tradotta in 29 Paesi), drammaturga e giornalista, Melania (Gaia) Mazzucco sarà ospite, lunedì 17 febbraioalle 18, presso la “Biblioteca Civica” di Biella, in piazza Eugenio Curiel 13, della Rassegna “Contemporanea365”, Progetto di “BI-BOx APS” (Associazione che si occupa di arte contemporanea e, in particolare, della promozione di giovani artisti) realizzato in collaborazione con la Libreria “Vittorio Giovannacci” e a cura del Festival biellese “Contemporanea. Parole e storie di donne”.

In dialogo con Irene Finiguerra, la Mazzucco (già “Premio Strega 2003” con il romanzo “Vita”, in cui racconta e reinventa la storia di emigrazione in America del nonno paterno Diamante e dei suoi amici) presenterà il suo ultimo romanzo “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024). Il libro racconta la figura di una donna straordinaria, una delle dive più affascinanti del “cinema muto” italiano del primo Novecento, Diana Karenne, che fu anche cantante e imprenditrice, tra le prime donne a diventare regista. Attrice caduta, piano piano, dopo la crisi del cinema italiano nel primo dopoguerra e il successivo passaggio dal “muto” al “sonoro”, Diana sembrava ormai destinata al più totale oblio, ma in questo romanzo, nato come i suoi precedenti successi da un’indagine durata lunghi anni, la Mazzucco riesce perfettamente a restituircela in tutta la “sua vitale contemporaneità”. Le letture scelte e tratte dal testo sono a cura dell’Associazione “Vocididonne”, con cui “Contemporanea”, in questa occasione, avvia una nuova collaborazione, “a conferma della volontà del Festival di creare una rete sempre più fitta tra realtà del territorio, e non solo”.

Lunedì 24 febbraio “Contemporanea” sarà poi a Torino, al “Circolo dei lettori” di via Bogino, in occasione della presentazione del nuovo libro di Giulia Muscatelli, già ospite del festival biellese. In dialogo con Pietro Turano, consigliere nazionale “Arcigay” e membro del cast “Skam Italia”, Muscatelli presenterà “Io di amore non so scrivere. I sentimenti secondo la Generazione Z”, edito da “add”. Il libro è il risultato di un viaggio, reale, alla ricerca delle parole che gli adolescenti usano per raccontare l’amore oggi e per dire “ti amo”“Quanto pesano? Vengono digitate o pronunciate a voce? E poi?

 

Sempre a febbraio, a Biella, si terranno ancora due incontri de “Le Scomposte”, il corso dedicato alle scrittrici del passato e curato da Maria Laura Colmegna, in cui la letteratura del Novecento viene raccontata attraverso le parole e le vite di scrittrici che con il loro talento hanno saputo intrecciare il loro tempo al nostro in maniera indissolubile.

Sabato 15 febbraio la lezione dal titolo “Susan Sontag: uno sguardo potente che arriva ai nostri giorni”, è a cura di Anna Trocchi, editor e traduttrice per “Nottetempo”.

Sabato 22 febbraio è il momento di “Tove Jansson: tanto scrivere per parlare a tutti”, con la giornalista Laura Pezzino.

Gli appuntamenti si svolgono alla Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella (via Italia, 38) dalle 16,30 alle 18. Ogni lezione ha il costo di 15 Euro. Per info e prenotazioni, scrivere a segreteria.contemporanea@gmail.com

g.m.

Nelle foto: Melania Mazzucco e Cover “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024)