libri

L’aquila di Cicogna

 

Cicogna è la piccola capitale della Val Grande, l’area wilderness più grande delle alpi e d’Italia all’estremo nord del Piemonte, parco nazionale più di trent’anni. Corte maggengale delle comunità verbanesi di Cossogno, Unchio e Ungiasca già dal XIII secolo, diventò un centro permanente solo a partire dal XVI secolo.

Cicogna, posta sul declivio che scende dalla Cima Sasso e separa l’imbocco della Val Pogallo dalla Val Grande, segna il limes, il confine tra la civiltà degli esseri umani e quella della natura. E’ lì che Fabio Copiatti ha ambientato i suoi ultimi libri, compreso L’Aquila di Cicogna, edito recentemente da Youcanprint. Verbanese di nascita (con genitori originari di Cossogno) per 24 anni – dal 1996 al 2019 – ha lavorato per il Parco Nazionale Val Grande per poi trasferirsi all’ombra delle Dolomiti Bellunesi dove si occupa di politiche per la sostenibilità. Ricercatore storico, biologo e guida escursionistica ambientale, con i suoi libri ha contribuito a far conoscere la cultura e le tradizioni alpine. Nel suo L’aquila di Cicogna Copiatti ha raccolto numerosi racconti partendo da uno sguardo che spazia su due prospettive: da un lato la rievocazione di vicende realmente accadute nel secolo scorso, testimonianze di guerra, di lotta e di sopravvivenza, fatti tramandati da chi c’era, da documenti d’archivio, da giornali locali; dall’altro, il filo più intimo dei ricordi personali dell’autore, maturati in quell’area selvaggia. Tra le pagine rivivono personaggi come Don Antonio Fiora, il combattivo “prete di Cicogna”, quasi si trattasse di una sorta di Don Camillo della Val Pogallo, le vicende di abili cacciatori e di animali leggendari come la grande aquila e la vipera con le zampe, storie di lotta e di dolore al tempi della Resistenza come il tragico rastrellamento del 1944, ricordi di balme perdute, alberi straordinari e animali come il fagiano di monte e il saettone. Con uno stile sobrio e coinvolgente i racconti restituiscono l’essenza della storia valgrandina. Un mondo arcaico, retto da pratiche e valori ancestrali, per certi versi poco moderni, secondo i canoni odierni, ma quanto mai importanti, necessari, utili per l’oggi e il domani. Un mondo che ci insegna ad essere umili, a riconoscere che una parte importante della cultura accumulata da generazioni di montanari risiede in quei luoghi aspri, spesso percorsi su sentieri ripidi sotto il peso di una gerla. Posti dove le frontiere dei crinali sono stati più un punto d’incontro che una linea di demarcazione e separazione. Copiatti ha rilevato nei fatti il testimone della ricerca di Nino Chiovini e questo gli fa onore. Ecco perché quest’ultimo suo libro – come i precedenti Cicogna ultima Thule, A passo di vacca, E’ questa casa mia. Storie e racconti di Valgrande – è davvero molto importante.

Marco Travaglini

Fuchsia Dunlop. Invito a un banchetto

La celebre food writer britannica Fuchsia Dunlop presenta al MAO di Torino il suo ultimo libro

MAO Museo d’Arte Orientale

Via san Domenico 11, Torino

Mercoledì 22 ottobre 2025 ore 18

Mercoledì 22 ottobre alle ore 18 al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, Fuchsia Dunlop, cuoca e autrice di fama internazionale specializzata in cucina cinese, dialoga con Davide Quadrio, direttore del MAO, in occasione della presentazione del suo ultimo libro Invito a un banchetto (add editore).

La conversazione è introdotta da Stefania Stafutti, sinologa dell’Università di Torino e direttrice dell’Istituto Confucio di Ateneo, che illustrerà la centralità della cultura del cibo e della convivialità in Cina, attraverso un percorso storico-letterario.

Legati da un’amicizia nata durante innumerevoli viaggi alla ricerca dei sapori più sorprendenti e autentici e accomunati da una trentennale passione per la Cina, Dunlop e Quadrio intavoleranno un racconto che condurrà i partecipanti alla scoperta della millenaria cultura cinese – gastronomica ma non solo-, in una narrazione coinvolgente che passa da ricette tradizionali, chef, metodi di cottura e riti.

Quella cinese è stata la prima cucina veramente globale. Eppure resta in gran parte una terra incognita, considerato che fino a poco tempo fa il resto del mondo conosceva perlopiù una variante semplificata della tradizione cantonese.

Fuchsia Dunlop accompagna il lettore in questo universo millenario: dal fuoco e dal riso fino ai metodi di cottura più sofisticati, dal cerimoniale conviviale ai piatti simbolo come il mapo tofu, il pollo piccante alla maniera di Chongqing o le ricette vegetariane buddhiste, dai cuochi dilettanti ai gourmet, in un racconto sospeso tra storia culturale e passione per il cibo.

“Invito a un banchetto” rappresenta un’opera unica nel panorama editoriale gastronomico: non un semplice ricettario o un “libro di cucina”, ma una vera esplorazione della cucina cinese come linguaggio universale capace di restituire la complessità di una civiltà millenaria.

Ingresso gratuito. Prenotazione su Eventbrite.

L’iniziativa è stata organizzata da MAO Museo d’Arte Orientale, add Editore e Istituto Confucio dell’Università di Torino.

 

 

FUCHSIA DUNLOP è una scrittrice e cuoca inglese specializzata in cucina cinese, in particolare quella del Sichuan. È stata la prima occidentale a studiare come chef all’Istituto superiore di cucina del Sichuan. Ha dedicato alla tradizione culinaria cinese trent’anni di viaggi e ricerche, oltre a diversi libri e articoli. Nel 2017 il suo Every Grain of Rice ha vinto il prestigioso James Beard Award per la scrittura gastronomica.

Piero Chiara e la narrazione della provincia italiana

Il 23 marzo del 1913 nasceva a Luino lo scrittore Piero Chiara. Anni fa, in occasione del centenario dell’evento sul muro esterno dello storico Caffè Clerici, l’amatissimo locale e “ufficio” dello scrittore  che guarda sul porto vecchio, venne collocata una targa con una frase del celebre romanziere tratta da l’Avvenire del Verbano del 30 novembre1934. Vi si legge: “In Luino vi è qualche cosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole; è qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo”. Un ritratto di quest’angolo di provincia chiuso tra il lago Maggiore, i monti delle valli Dumentina e Veddasca e la frontiera con la Svizzera.

 

Un’immagine che, volendo, può essere estesa a buona parte dei paesi che si affacciano sulle due sponde del Verbano. Figlio di un siciliano immigrato al nord come impiegato delle Regie Dogane e di Virginia Maffei, originaria di Comnago, minuscola frazione di Lesa sulla sponda piemontese del lago Maggiore, Piero Chiara frequentò diversi collegi come il San Luigi di Intra e il De Filippi di Arona. Dopo una breve parentesi in Francia, terminati gli studi e vinto un concorso come “aiutante volontario cancelliere” svolse l’impiego statale in Veneto e nella Venezia Giulia, tornando poi nella sua provincia per approdare infine a Varese. In quegli anni, da autodidatta, s’impegnò nello studio e nella formazione letteraria senza rinunciare a frequentare i tavoli con il gioco delle carte e il biliardo dei vari caffè. E’ lì che trarrà gli spunti letterari su ambienti e persone che diventeranno molti anni più tardi i protagonisti dei suoi racconti e romanzi. Nel gennaio 1944, per sfuggire ad un ordine di cattura emesso dal Tribunale Speciale Fascista, Chiara varcò il confine, rifugiandosi in Svizzera dove visse l’esperienza di internato nei campi di Büsserach, Tramelan e Granges–Lens. Ricoverato all’ospedale di St.Imier, frequentò la casa cattolica di Loverciano nel distretto ticinese di Mendrisio. Finita la guerra restò per qualche tempo in territorio elvetico insegnando e pubblicando la prima opera, la raccolta di poesie Incantavi. Da quella silloge che nel titolo alludeva al toponimo dei cascinali sopra Luino emergevano le passioni, le affinità e il profilo di un giovale esule riflessivo, malinconico, dotato della stoffa necessaria per intraprendere un viaggio originale in campo letterario. Il 25 aprile 1945 dalla tipografia di Poschiavo nel canton Grigioni usciva il primo libro a firma di Piero Chiara. Il suo primo editore, don Felice Menghini (scomparso prematuramente nel ‘47 in un incidente di montagna a soli 38 anni, fra i principali autori della Svizzera italiana come poeta, traduttore ed elegante prosatore) ne fece tirare fino a 500 copie intuendone il valore. Al consenso della critica corrispose anche quello del pubblico: nonostante le frontiere ancora chiuse ne furono venduti 150 esemplari in un mese. Abbandonata negli anni ’50 l’amministrazione della giustizia Chiara si dedicò alla scrittura, al giornalismo (collaborando alla terza pagina del Corriere della Sera) e alla letteratura, come curatore di opere classiche, in particolare del Settecento, tanto da essere considerato un’autorità nel campo degli studi su Giacomo Casanova. Scrisse anche una seria e documentata biografia del Vate che riposa a Gardone Riviera nel mausoleo del Vittoriale, intitolata La vita di Gabriele D’Annunzio. Conobbe poi il successo con i racconti e i romanzi la cui ambientazione era quella della provincia che resterà lo scenario di tutta la sua esperienza di scrittore. Sui luoghi della sua piccola patria (il Lago Maggiore, le valli e i suoi paesi, Luino e la Svizzera italiana) spaziò con lo sguardo innamorato di chi li sentiva parte di sé. Erano i luoghi dell’anima e frequentandoli, come scrive l’associazione degli Amici di Piero Chiara, sembra quasi che “dietro un’insenatura del lago, da un angolo di strada di paese, da una valle a specchio dell’acqua o da un battello che cuce l’uno all’altro i pontili delle opposte sponde, debba comparire uno dei suoi personaggi: una delle sorelle Tettamanzi, magari sottobraccio a Emerenziano Paronzini, oppure l’Orimbelli con la Tinca, o il pretore di Cuvio Augusto Vanghetta”. E’ la provincia profonda con i suoi caffè e i giocatori di carte, le avventure di impenitenti flâneur che vagano oziosamente per le vie dei paesi, delle acque battute dai venti di tramontana, le piccole isole, i battelli e i tanti moli degli imbarcaderi, storie amare o scabrose vicende di corna e tradimenti. Offrendo un approdo letterario a questo mondo Piero Chiara raggiunse il successo con romanzi come Il piatto piange (1962), La spartizione (1964, Premio Selezione Campiello), Il balordo (1967, Premio Bagutta), L’uovo al cianuro(1969), I giovedì della signora Giulia (1970), Il pretore di Cuvio (1973), La stanza del Vescovo (1976), Le corna del diavolo (1977), Il cappotto di astrakan  (1978),Una spina nel cuore (1979) e tanti altri fino al postumo Saluti notturni dal Passo della Cisa. Molti di questi lavori vennero ridotti e sceneggiati per il grande schermo e per la tv, in qualche caso con delle fugaci apparizioni dello stesso Chiara per dei piccoli camei come in Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada. In una intervista, parlando del suo rapporto con la scrittura, disse: “Scrivo per divertirmi e per divertire:se mi annoiassi a raccontare, starei zitto, come starei zitto se sapessi che i lettori si annoiano ad ascoltare o a leggere i miei racconti. Qualche volta faccio ridere, o meglio sorridere e qualche volta commuovo il lettore o lo faccio impietosire con le mie storie. Mi sembra giusto, anzi normale: se ride alle mie spalle o a quelle dei miei personaggi o se si impietosisce ai nostri casi, vuol dire che ho colto nel segno: mi sembra che raccontandogli la storia di un uomo, con le sue miserie, le sue fortune e la sua stoltezza, in fondo gli conto la sua storia”. Piero Chiara è stato a tutti gli effetti “il poeta delle piccole storie del grande lago”, il maestro di tutti coloro che si sono cimentati con quella che viene definita la letteratura della profonda provincia italiana.

Marco Travaglini

“Territori d’autore 2025”, Simona Vogliano: “Il canto del torrente”

 

Proseguirà il 26 ottobre, alle 17.30, presso i locali del Ricetto di piazza della Fontana, in frazione Muriaglio di Castellamonte, “Territori d’autore”, la rassegna organizzata dalla Società di Mutuo Soccorso Agricola e Operaia. Proprio il 26 ottobre Simona Vogliano presenterà il suo romanzo “Il canto del torrente”, pluripremiata pubblicazione che, negli ultimi mesi, sta regalando molte soddisfazioni all’autrice. Nella cornice selvaggia e affascinante della Valchiusella, Giorgio Invaro, scultore e chimico, lotta per difendere la sua terra da chi vuole sfruttarla senza scrupoli. Dopo anni trascorsi a Londra, è tornato tra le montagne per scolpire la pietra della sua valle e riscoprire se stesso. Il passato lo raggiunge quando Elisabeth, l’amore che ha lasciato dietro di sé, riappare con un progetto rivoluzionario: trasformare la vecchia cartiera in una scuola di mestieri artigiani. Tra battaglie legali, sabotaggi e segreti mai sopiti, l’esistenza della valle si scontra con l’avidità di Cosimo Valli, deciso ad impadronirsi della cava.

Un piccolo momento conviviale concluderà l’incontro. Chiuderà la rassegna “Territori d’autore” Oliviero Cima, con “Due soldi di benessere” (Baima Ronchetti & C. Edizioni), inserito nella biblioteca degli scrittori piemontesi.

Mara Martellotta

Sebastiano Vassalli e le sue terre d’acque

Il 26 luglio di nove anni fa si spegneva dopo una malattia fulminante e incurabile, avvolta nel più stretto riserbo, lo scrittore Sebastiano Vassalli.

Genovese di nascita (con madre toscana e padre lombardo) e novarese d’adozione, nella “terra d’acque” (come s’intitola anche uno dei suoi romanzi) ambientò alcune delle sue opere più significative, come Cuore di pietra, romanzo storico pubblicato nel 1996 da Einaudi nella collana Supercoralli, dove la maestosa casa del conte Basilio Pignatelli s’intuisce essere la novarese Villa Bossi, splendida dimora sul baluardo Quintino Sella, all’angolo con via Pier Lombardo. Laureatosi in Lettere con una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi con Cesare Musatti ( il controrelatore fu Gillo Dorfles),Vassalli è stato uno dei più grandi scrittori italiani. Tra le sue opere, tradotte in molti paesi, una in particolare gli consentì di conoscere un importante successo nel 1990 quando gli venne assegnato il Premio Strega per La chimera, romanzo storico ambientato nella campagna novarese del Seicento. Il libro narra la storia di un processo (un episodio realmente accaduto) a una strega nella Milano dei Promessi Sposi, risalente al 1628. E la “chimera” altro non era che il monte Rosa per come appariva allo sguardo dei contadini che, tormentati dall’afa e chini sulle risaie del novarese, alzavano gli occhi verso l’orizzonte e vedevano stagliarsi lontano il massiccio della montagna innevata. Nelle opere di Vassalli la componente territoriale ha sempre avuto una rilevanza particolare, con la cornice del Piemonte e in particolare delle “terre del riso” nelle pianure a nordest. Nel 2011, Franco Esposito (poeta, direttore della rivista Microprovincia di Stresa) curò la monografia “La parola e le storie in Sebastiano Vassalli”. Un modo intelligente per festeggiare l’autore di tanti libri importanti da Abitare il vento a La notte della cometa ( romanzo sulla vita del poeta Dino Campana) , ai già citati Cuore di pietra e La chimera fino agli ultimi, molto belli, Le due chiese, Terre selvagge , Il confine e Io, Partenope. In quel numero della rivista, unendo gli sforzi editoriali delle Edizioni Rosminiane a quelli della novarese Interlinea, vennero proposti testi dello stesso Vassalli, belle foto e disegni oltre agli scritti di una lunga serie di intellettuali e letterati come Giorgio Bárberi Squarotti, Roberto Cicala, Franco Cordelli, Fulvio Papi e altri. Dalla prima stagione di Vassalli e dall’esperienza con la neoavanguardia del “Gruppo 63” all’originalissima cifra della sua opera letteraria, dal suo grande amore per la poesia alla fedeltà rara alla Einaudi (la casa editrice dello Struzzo) scorrendo le pagine di Microprovincia si intravvedeva tutta la complessità di questo scrittore straordinario. Una figura importante per la letteratura ma anche per il giornalismo al quale dedicò molte collaborazioni con le principali testate, da La Stampa, il Corriere della Sera e La Repubblica. Vassalli, uomo estremamente riservato, nel tempo aveva stretto un rapporto molto personale con la seconda città del Piemonte, il suo dialetto appartenente al ramo occidentale della lingua lombarda, il carattere degli abitanti e i luoghi novaresi. La cascina Marangana di Biandrate era il suo rifugio letterario,un buen retiro immerso tra le risaie a una dozzina di chilometri da Novara. Sulla porta d’ingresso di questa ex canonica trasformata in abitazione campeggia una scritta lapidaria, che vale più di tanti discorsi: i soli stanno soli e fanno luce. Vassalli sosteneva che “il mestiere dello scrittore consiste nel raccontare storie“. E aggiungeva: “Così era ai tempi di Omero e così è ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde a una necessità degli esseri umani, a un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi. Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci sarà chi la ascolta“. La casa è ora un museo grazie al progetto dell’archivio Sebastiano Vassalli. Una felice intuizione tesa a costituire un centro di consultazione pubblica, a beneficio di studiosi e di quanti vorranno consultare il patrimonio culturale di questo grande scrittore.

Marco Travaglini

Sabato 18 ottobre a Borgomanero con Il seggio del peccato 

Sabato 18 ottobre, alle ore 17, la Fondazione Marazza a Borgomanero ospiterà la presentazione del libro Il seggio del peccato di Marco Travaglini. Con l’autore dialogherà con Gianni Cerutti, direttore della Fondazione Marazza. La narrativa dell’autore, nato sulla sponda piemontese del lago Maggiore e torinese d’adozione, è intesa a dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale ha sempre amato convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori. Una scrittura la sua che nasce dal cuore e arriva al cuore, che sa cogliere con passione e slancio poetico la vita delle strade, dei piccoli paesi tra i laghi e le montagne così come delle vie di Torino o della campagna canavesana, con attenzione particolare – è il caso de Il seggio del peccato come di gran parte dei suoi libri di racconti – al passato, a tempi meno facili, ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di rapporto umano. Erano gli anni delle case di ringhiera e dei circoli operai, dei grandi prati non ancora invasi dal cemento; delle quattro stagioni; degli inverni dalle abbondanti nevicate e delle primavere verdi punteggiate di rondini e maggiolini. Ne Il seggio del peccato, attraverso ventisette racconti, ci guida in un itinerario emozionante che abbraccia città, campagne, laghi e montagne.

Le sue narrazioni, che spaziano da Torino al Canavese, dal Verbano Cusio Ossola al Novarese, fino ai paesi del riso attorno a Vercelli, si distinguono per la loro capacità di trasportare il lettore in un viaggio nel tempo e nello spazio. Le ambientazioni e i personaggi, siano essi frutto di fantasia o realistici, ci introducono nella peculiarità delle città o delle piccole comunità piemontesi. Come scrive nell’introduzione Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, “sono racconti ricchi di riferimenti storici, di notizie su luoghi, edifici storici, di curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari, molte cose che si ignorano o almeno io ignoravo”. Così, mescolando realismo con un tocco di immaginazione, Travaglini disegna un mosaico di storie di vita quotidiana, dove vizi e virtù della gente comune si intrecciano con le astuzie e le ingenuità tipiche delle persone semplici. La scrittura è piacevole e attraversata da una vena ironica che permea tutte le storie, rendendo la lettura al contempo leggera e profonda. Spiccano episodi come quello di Elvio e Aida, definiti i “Fred e Ginger della periferia, o le vicende del signor Brusa e del suo sigaro tra le cave del marmo di Candoglia e il Duomo di Milano. Tra i personaggi si alternano tipi sorprendenti come Anacleto, “esperto nel fare affari”; Laura, “sveglia, simpatica e piena d’entusiasmo… con la passione per la meccanica”; o il sodalizio Alvaro e Giovannino che riescono “in ogni caso, a mettere insieme il pranzo con la cena e persino a ricavare qualche soldo da mettere in cascina”. Poi c’è Oreste, detto il Tempesta “che raccontava le sue avventure, partendo sempre da quella volta che aveva portato sull’Isolino una contessa”. E così via, molti altri personaggi animano questo vivace affresco di esistenze periferiche. È decritta la Luino di Piero Chiara e del signor Brovelli; si narrano le fatiche degli scalpellini del già citato granito rosa, le avventure truffaldine e briose di Toni Fuoribordo, gli spalloni con il loro “andar di frodo con la bricolla a spalla”. Sono, tuttavia, solo alcune delle diverse storie che compongono questo affresco di vita piemontese. La raccolta s’avvia alla fine con un nostalgico Ritorno in Formazza e lo spassoso equivoco sulle misteriose origini del Re di Superga , che chiudono il cerchio di un viaggio emozionante attraverso la memoria e la tradizione. In definitiva, Il seggio del peccato, come già accennato, è un omaggio affettuoso e suggestivo al Piemonte, alle sue genti e alle sue terre.

B.C.

Paolo Lanzotti, “Il circolo dei congiurati”: patriottismo e intrighi nella Venezia del 1850

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Un intreccio di situazioni ambigue e pericolose, in equilibrio precario tra il giuramento fatto a suo tempo alla bandiera asburgica e i fermenti patriottici

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IL LIBRO

Venezia, 1850. Dopo la sanguinosa rivoluzione del ’48, la città, sempre più insofferente all’occupazione, è di nuovo sotto il controllo degli austriaci. Teodoro Valier, ex funzionario della polizia asburgica, è compromesso agli occhi delle autorità per aver collaborato con i repubblicani e sopravvive lavorando come scrivano di strada. Un giorno viene avvicinato dalla vedova dell’uomo sulla cui morte aveva indagato un anno prima. La giovane donna gli chiede di aiutare un amico accusato di omicidio, della cui innocenza lei si dichiara certa. Non troppo convinto, Valier accetta l’incarico e inizia la sua indagine partendo dal circolo ricreativo Euterpe, frequentato sia dalla vittima che dall’accusato. Il suo è un incarico privato, ma anche gli austriaci sono interessati al circolo. L’Ufficio di Sicurezza è infatti convinto che si tratti della copertura di un gruppo di cospiratori mazziniani in possesso di un carico misterioso, forse di armi. La presenza di armi nascoste in città rappresenta un potenziale pericolo per le truppe d’occupazione. Dunque, saputo ciò che Valier si accinge a fare, gli affidano l’incarico di indagare per loro conto, sotto copertura, proponendogli come eventuale ricompensa la possibilità di essere riammesso in servizio.

Ormai Valier nutre sentimenti contrastanti, nei confronti del governo austriaco. Ma non può rifiutare. Inizia così un’indagine che lo porterà ad affrontare situazioni ambigue e pericolose, in equilibrio precario tra il giuramento fatto a suo tempo alla bandiera asburgica e i fermenti patriottici che sente fiorire, con sempre maggior forza, intorno a lui.

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L’AUTORE

Paolo Lanzotti è nato a Venezia e si è laureato in filosofia all’università di Padova. Lettore onnivoro, con predilezione per la divulgazione storica e quella scientifica, ama la musica classica e il teatro di prosa. È autore di diversi romanzi gialli e libri per ragazzi.

Il “Circolo dei congiurati”  è il suo nuovo romanzo. Ha pubblicato inoltre “L’enigma della maschera”, quinto romanzo della serie «Le indagini di Marco Leon», dopo “I guardiani della laguna”, “Le ragioni dell’ombra”, “Le carte segrete della Serenissima” e “L’alchimista della laguna”, già apparsi in queste edizioni.

 

Il romanzo si trova nelle librerie fisiche e on line.

Velleda Capello: “Non tutto sarà tuo”. Una storia di scoperte inattese e di radici ritrovate

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Un viaggio che conduce la protagonista in un luogo dove il tempo si misura in maree e le risposte risiedono nei silenzi. Questo racconto è un’immersione profonda nella memoria e nei legami che definiscono chi siamo

L’AUTRICE

Velleda Capello , scrittrice per passione  nasce a Torino il 03/06/1976 , trova nella scrittura un modo per raccontare emozioni autentiche e per allontanarsi, almeno per un momento, dalla frenesia della quotidianità. Ama le storie che intrecciano sentimenti e mistero, capaci di toccare corde profonde e di lasciare nel lettore un’emozione sospesa. Diplomata al Liceo Scientifico Padano di Torino , vive a Sanfrè , un piccolo paese in provincia di Cuneo , tra le colline del Piemonte. Non tutto sarà tuo è il suo primo libro, nato dal desiderio di trasformare pensieri e sensazioni in parole che restano, scritto nel silenzio delle sere quando le parole chiedevano spazio e voce.

IL LIBRO

Alma parte per Zanzibar con il peso di un segreto non ancora svelato, trasportando una busta sigillata. La sua fuga dal caos della vita torinese si trasforma in un’intensa ricerca di sé, guidata da messaggi misteriosi e incontri inaspettati.  Attraverso le strade polverose di Kiwengwa e i vicoli labirintici di Stone Town, si trova ad affrontare un passato che la chiama, un’origine che credeva perduta.  Mami Bibi, una donna saggia e silenziosa, e i suoi segni nascosti tra pietre, conchiglie e lettere, diventano una mappa per Alma. Ogni indizio la avvicina alla verità su Leila, una figura velata dal tempo che custodisce la chiave della sua stessa identità.  Questo viaggio la conduce in un luogo dove il tempo si misura in maree e le risposte risiedono nei silenzi.
Questo racconto è un’immersione profonda nella memoria e nei legami che definiscono chi siamo.  È una storia che parla di scoperte inattese, di radici ritrovate e della forza delle donne che, in modi diversi, tessono la trama della vita.  Alma impara a dare voce a ciò che è sempre stato dentro di lei, a costruire un futuro che finalmente le appartiene.

Disponibile presso tutte le librerie on line, Amazon, Youcanprint

sia in formato cartaceo che eBook.

Instagram: velleda_capello

Sandro Veronesi vince il Lattes Grinzane con “Settembre nero”

 XV EDIZIONE DEL PREMIO

Si è tenuta questo pomeriggio la cerimonia di premiazione al Teatro G. Busca di Alba
con la lectio magistralis del Premio Speciale 2025 Maaza Mengiste.

Domani il finalista Mathieu Belezi ospite a Cervo in Blu d’Inchiostro.

È Sandro Veronesi con Settembre nero, edito da La nave di Teseo, il vincitore della XV edizione del Premio Lattes Grinzane, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes e organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, dedicato ai migliori libri di narrativa italiani e stranieri pubblicati nell’ultimo anno. Gli altri finalisti di questa edizione sono stati Mathieu Belezi con Attaccare la terra e il sole (Gramma Feltrinelli, traduzione di Maria Baiocchi), Jenny Erpenbeck con Kairos (Sellerio, traduzione di Ada Vigliani), Paul Lynch con Il canto del profeta (66thand2nd, traduzione di Riccardo Duranti), Alia Trabucco Zerán con Pulita (Sur, traduzione di Gina Maneri).

 

La Giuria Tecnica del Premio, che lo scorso aprile aveva indicato l’opera di Veronesi tra quelle finaliste, aveva motivato così la sua decisione: “Settembre nero è un romanzo che si muove nella insidiosa rena dorata dell’adolescenza, come le sabbie mobili sulla spiaggia dove si consuma una delle scene madri del romanzo. Il protagonista è il giovane Gigio, nell’estate in cui scopre l’amore per Astel, tra tenerezza e psicotica esaltazione di sé, nel disperato desiderio di essere come lei lo vede. Prima esperienza di quell’errore di valutazione che fa oscillare tra gioia e disperazione. E assieme all’amore, volubile, Gigio, scopre l’inganno degli adulti, con i suoi genitori incapaci di evitare che il mondo gli possa crollare addosso (il colpo di scena è un salto di vento narrativo, una strambata, che dà una vorticosa accelerazione sul finale). Gigio è figlio di una irlandese, la rossa, Astel di una etiope, la nera: colori di un esotismo in bilico tra erotismo e razzismo, in un’Italia che non sa ancora essere multiculturale, prova a uscire dal clima di un’epoca pesante come il piombo, ingannevole come la plastica. L’estate è quella del 1972, quando il gruppo di terroristi di Settembre nero fece strage di atleti israeliani alle Olimpiadi. E se l’amore è un tema eterno, coniugato nell’infanzia tutta novecentesca vissuta al mare, nel romanzo ci sono piccoli segni di un tempo irripetibile, che Veronesi coglie come un collezionista di conchiglie che sono sotto gli occhi di tutti ma in pochi sanno abbinare: dalla noia ipnotica delle estati prima dell’era digitale a “l’odore di sole” che è un misto di plastiche, creme e pelli sudate, surriscaldate. Odore di ciò che è ovunque e non puoi guardare dritto in faccia, come la felicità”.

 

Contestualmente alla cerimonia di premiazione, all’autrice etiope Maaza Mengiste è stato conferito il Premio Speciale Lattes Grinzane, attribuito in ogni edizione a un’autrice o a un autore internazionale di fama riconosciuta a livello mondiale e che nel corso del tempo abbia ricevuto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico. Nella sua lectio magistralis, Mengiste ha proposto una lucida ma appassionata analisi dei tempi di oggi in forma di lettera, con una riflessione che si è sviluppata a partire dalla domanda: “Anche tu, come me, senti che siamo un passo più in là rispetto alla giusta sequenza delle cose?”.

 

La cerimonia di premiazione, condotta da Alessandro Mari, si è svolta sabato 11 ottobre 2025 al Teatro Sociale Busca di Alba (CN). A determinare la vittoria di Veronesi, sono stati i voti di 400 studentesse e studenti di 24 giurie scolastiche delle scuole superiori in tutta Italia, più una di Lima (Perù). Nei suoi quindici anni di storia, il Premio ha visto il coinvolgimento di quasi 5000 studenti e studentesse appartenenti a 330 diversi istituti scolastici in Italia e non solo, grazie all’adesione delle scuole italiane a Buenos Aires, Parigi, Barcellona, Istanbul, Praga, Bruxelles, Atene, Madrid e Lima. Sono state finora più di 70 le case editrici che hanno concorso con le opere dei loro autori e autrici. Anche quest’anno la cerimonia è stata inserita all’interno del programma culturale della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

 

Domani, domenica 12 ottobre, si rinnova per il secondo anno la collaborazione tra la Fondazione e la rassegna Cervo in Blu d’inchiostro, appuntamento che dal 2012 porta i grandi protagonisti della letteratura contemporanea nello splendido borgo di Cervo: all’Oratorio di Santa Caterina il finalista Mathieu Belezi sarà in dialogo con Walter Scavello, docente di Inglese del Liceo Cassini di Sanremo, e con Francesca Rotta Gentile, curatrice della rassegna. Gli intermezzi musicali saranno a cura della cantante e pianista Ines Aliprandi.

 

Bio premiati

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (1988), Gli sfiorati (1990), Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (1992), Venite venite B–52 (1995, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Live (1996, nuova edizione La nave di Teseo 2016), La forza del passato (2000, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Campiello e premio Viareggio- Rèpaci), Ring City (2001), Superalbo (2002), No Man’s Land (2003, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Caos calmo (2005, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Strega, Prix Fémina e Prix Méditerranée), Brucia Troia (2007, nuova edizione La nave di Teseo 2016), XY (2010, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Superflaiano), Baci scagliati altrove (2012), Viaggi e viaggetti (2013), Terre rare (2014, nuova edizione La nave di Teseo 2022, premio Bagutta ed Europese Literatuurprijs), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015), Un dio ti guarda (2016), Cani d’estate (2018). Con Il colibrì, uscito nel 2019 e tradotto in 27 lingue, ha vinto per la seconda volta il premio Strega. Da questo romanzo, Francesca Archibugi ha tratto l’omonimo film con Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera”. Dall’ottobre 2020 è membro del Comitato per il Diritto al Soccorso. Ha cinque figli e vive a Roma.

 

Nata a Addis Abeba e residente a New York, Maaza Mengiste è Fulbright Scholar e docente di scrittura al Queens College. Nel 2007 è stata nominata New Literary Idol dal «New York Magazine» e nel 2020 ha ricevuto un Award in Literature dall’American Academy of Arts and Letters. È l’autrice di Il re ombra, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2021, selezionato fra i migliori libri dell’anno da «The New York Times», Npr, «Elle» e «Time», vincitore del Premio The Bridge per la Narrativa e del Premio Gregor von Rezzori, finalista al LA Times Book Prize Fiction e al Booker Prize. Sotto lo sguardo del leone (Einaudi 2025), suo esordio nella narrativa, è stato selezionato da «The Guardian» tra i «10 best contemporary African books» e annoverato tra i libri dell’anno da numerose testate.

 

Le giurie

I cinque romanzi finalisti e il vincitore del Premio Speciale sono stati scelti dalla Giuria Tecnica: presidente Loredana Lipperini (scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica), Marco Balzano (scrittore, poeta, italianista), Valter Boggione (docente di Letteratura italiana all’Università di Torino), Anna Dolfi (docente di Letteratura italiana nelle Università degli Studi di Trento e Firenze), Giuseppe Langella (docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università Cattolica e direttore del Centro di ricerca Letteratura e cultura dell’Italia unita), Alessandro Mari (scrittore, editor), Luca Mastrantonio (giornalista, critico letterario), Francesca Sforza (giornalista).

 

Le 25 scuole che costituiscono le Giurie Scolastiche 2025 sono: Liceo Classico Statale “G. Govone”, Alba (Cn); Licei “Giolitti-Gandino”, Bra (Cn); Istituto di Istruzione Superiore “Baruffi”, Ceva (Cn); Liceo Classico e Linguistico “Vincenzo Gioberti”, Torino; Liceo Scientifico, Linguistico, Scienze Umane “Charles Darwin”, Rivoli (To); Liceo Artistico Statale “Caravaggio”, Milano; Liceo Statale “Gian Domenico Cassini”, Sanremo; Istituzione Scolastica di Istruzione Liceale, Tecnica e Professionale, Verrès (Ao); Liceo Ginnasio Statale “A. Canova”, Treviso; Liceo delle Scienze Umane e Artistico “Giovanni Pascoli”, Bolzano; Liceo Scientifico “Michelangelo Grigoletti”, Pordenone; Liceo Scientifico “Righi”, Bologna; Istituto Tecnico Statale Commerciale e per Geometri “F. Niccolini”, Volterra (Pi); Liceo Classico Linguistico “Leopardi”, Macerata; Istituto di Istruzione Superiore “Mazzatinti”, Gubbio (Pg); Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, Montefiascone (Vt); Liceo Scientifico annesso al Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico”, Teramo; Liceo Artistico “Sabatini-Menna”, Salerno; Liceo Statale “G.M. Galanti”, Campobasso; Istituto di Istruzione Superiore “Duni-Levi”, Matera; Liceo delle Scienze Umane “Carolina Poerio”, Foggia; Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, Reggio Calabria; Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, Catania; Liceo Scientifico “Pacinotti”, Cagliari; Colegio Italiano “Antonio Raimondi”, Lima (Perù).

 

I partner del Premio

Il Premio Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno del Ministero della Cultura e Regione Piemonte; con il patrocinio di Rai Piemonte, Confindustria Cuneo, Unione dei Comuni Colline di Langa e del Barolo e Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe – Roero e Monferrato; con il contributo di Fondazione CRC, Fondazione CRT, Banca D’Alba, Az. Vitivinicola Conterno Giacomo e Banor SIM; con il patrocinio e sostegno di Comune di Monforte d’Alba, Città di Alba, Comune di Grinzane Cavour; in collaborazione con Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Teatro Sociale G. Busca di Alba e Enoteca Regionale Piemontese Cavour; partner: Az. Agricola Conterno Fantino, Cantina Terre del Barolo, Arnaldo Rivera, Antica Torroneria Piemontese, Albergo Ristorante Felicin e Comune di Cervo; partner tecnico: Audiosystem.

 

La Fondazione Bottari Lattes

La Fondazione Bottari Lattes è nata nel 2009 a Monforte d’Alba (Cn), dalla volontà di Caterina Bottari Lattes. Ha come finalità la promozione della cultura e dell’arte e l’ampliamento della conoscenza del nome di Mario Lattes (1923-2001) nella sua multiforme attività di pittore, scrittore, editore e animatore di proposte culturali. Mario Lattes è stato un testimone lucido e anticonformista, artista

di respiro internazionale, cui va il merito della diffusione in Italia di pittori e autori stranieri di grande valore. Fu direttore dell’omonima casa editrice, fondata dal nonno nel 1893, per lungo tempo punto di riferimento della scuola italiana. Tra le pubblicazioni scolastiche realizzate si ricorda l’antologia La biblioteca illustrata con i disegni di Mario Lattes per gli studenti delle scuole medie. La Fondazione Bottari Lattes non ha scopo di lucro. Porta avanti iniziative di studio e di ricerca culturale, curandole direttamente o in collaborazione con altri enti o istituzioni, e organizza progetti e appuntamenti culturali. Tra le principali attività: il Premio letterario internazionale Lattes Grinzane, il Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione, mostre di arte e fotografia, i progetti per le scuole come Vivolibro, i convegni. La sede della Fondazione Bottari Lattes (via Marconi 16, Monforte d’Alba) conserva la Biblioteca Mario Lattes, l’Archivio delle carte di Mario Lattes e di altri fondi documentali in possesso della Fondazione e la pinacoteca Mario e Caterina Lattes, che fa parte nella rete degli

Istituti Culturali piemontesi. Nel 2017 la Città di Torino-Presidenza del Consiglio Comunale ha intitolato a Mario Lattes i giardini pubblici di Piazza Maria Teresa, come riconoscimento all’impulso culturale profuso da Lattes nei suoi tanti impegni e iniziative portati avanti nel capoluogo piemontese. Nel 2023, a cento anni dalla nascita di Mario Lattes, la Fondazione ha celebrato la ricorrenza con una pubblicazione, due mostre e vari incontri a lui dedicati, mettendo in luce quali e quante fossero le diverse anime dell’artista torinese.

Parole e storie di donne torna al Circolo dei lettori


L’INCONTRO CON VICTOIRE TUAILLON

L’autrice francese di Il cuore scoperto in conversazione con Natalia Ceravolo.

VictoireTuaillon. Foto di Alice Murillo

Mercoledì 8 ottobre 2025 alle 19 il festival Contemporanea. Parole e storie di donne torna al Circolo dei lettori e delle lettrici a Torino, con la presentazione de Il cuore scoperto (add editore, 2025) di Victoire Tuaillon.

 

La conversazione tra la giornalista e autrice francese e Natalia Ceravolo, esperta di comunicazione ed eventi culturali, si svilupperà a partire da questo presupposto: le nostre relazioni sono organismi viventi. Bisogna imparare a prendercene cura.

 

All’inizio di Il cuore scoperto ci si domanda: l’amore è qualcosa che si impara? Se sì, come? Quali pratiche concrete si possono mettere in campo, individualmente e collettivamente, per creare, nutrire, vivere, nonostante tutto, relazioni profonde ed egualitarie?

L’amore è un tema fondamentale. Non è futile, infantile, banale, sdolcinato, è un argomento politico, una forza plasmata da norme e immaginari profondamente ancorati al nostro retaggio culturale. E se quindi si rimettesse tutto in discussione? In un mondo libero dalle oppressioni sistemiche, le relazioni fiorirebbero. Ma nel frattempo bisogna fare i conti con quello che c’è, trasformandolo. Provando ad aprire nuovi orizzonti desiderabili, a ri-fare l’amore.

 

L’edizione italiana è arricchita da interventi di autrici curati da Associazione Vanvera: Leo Acquistapace, Valentina Amenta, Antonia Caruso, Carlotta Cossutta, Marie Moïse, Giusi Palomba, Giorgia Serughetti, Sessfem, Giulia Siviero; associazioni e librerie specializzate in tematiche di genere, femminismi e cultura queer.

 

Victoire Tuaillon (1989) è una giornalista e autrice francese. Ha curato i podcast «Les Couilles sur la table» e «Le Cœur sur la table». Con add editore ha pubblicato Fuori le palle. Privilegi e trappole della mascolinità.

 

I prossimi appuntamenti di Contemporanea a Biella.

Sabato 11 ottobre alle 21, a Palazzo Gromo Losa con Concita De Gregorio in conversazione con Ilaria Sala, avvocata. La conversazione si svilupperà a partire dal romanzo Di madre in figlia (Feltrinelli, 2025), in cui De Gregorio intreccia la storia di tre generazioni. La partecipazione è libera su prenotazione tramite Eventbrite.

Doppio appuntamento sabato 25 ottobre alla galleria BI-BOx Art Space, per una serata dedicata alla salute mentale, alla ricerca scientifica al femminile e al potere trasformativo della cura. Alle 18 si terrà la premiazione del concorso “Ricercatrici di talento per la salute: i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nelle nuove generazioni”, a cura dell’Associazione Emanuele Lomonaco Far Pensare. Più tardi Marina Balbo, in conversazione con la psicologa Patrizia Tempia, presenterà La cura dei ricordi. Voltare pagina con il metodo EMDR (Mondadori, 2025), alla scoperta di un metodo scientifico riconosciuto a livello internazionale nella cura dei piccoli e grandi traumi.

Sabato 8 novembre appuntamento con Contemporanea Giovani per un incontro dedicato all’autunno, appuntamento finale del ciclo di laboratori per bambini e famiglie realizzato in collaborazione con Le PortaLibri. La quota per partecipare è di 10 € a bambino. Per info e prenotazioni, scrivere a segreteria.contemporanea@gmail.com o chiamare il numero 3471663856.

La giornalista Cecilia Sala, con il suo ultimo libro I figli dell’odio, in cui tratta temi quali la radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina e l’umiliazione dell’Iran, sarà ospite di Contemporanea venerdì 21 novembre all’Auditorium Città Studi di Biella.

Sempre a novembre si terrà la lezione inaugurale del ciclo di lezioni a cura di Laura Colmegna Le scomposte, dedicata a Pia Pera.

COS’È CONTEMPORANEA. PAROLE E STORIE DI DONNE

Contemporanea. Parole e storie di donne è un progetto di BI-BOx – APS a cura di Irene Finiguerra e Barbara Masoni insieme a Patrizia Bellardone, Stefania Biamonti, Maria Laura Colmegna, Mariangela Rossetto.

 

IL FESTIVAL

Tra le ospiti delle passate edizioni, Annalena Benini, Teresa Ciabatti, Chiara Tagliaferri, Valeria Parrella, Vera Gheno, Mapi Danna, Tosca, Valentina Lodovini, Simonetta Fiori, Melissa Panarello, Stefania Auci, Claire Gibault, Florencia Di Stefano-Abichain, Mariangela Pira, Elena Varvello, Tiziana Ferrario, Francesca Giannone e Marina Spadafora.

 

CONTEMPORANEA365

Contemporanea365 è il progetto che durante tutto l’anno porta a Biella presentazioni, incontri e talk, durante i quali scrittrici, autori, curatori, illustratrici e non solo condividono con il pubblico le loro storie personali e professionali. Sono stati ospiti di Contemporanea365, fra gli altri, Alicia Giménez-Bartlett, Melania Mazzucco, Maura Gancitano, Matteo B. Bianchi, Linda Laura Sabbadini, Silvia Grasso, Giulia Muscatelli, Elisa Seitzinger, Andrea Batilla, Olga Campofreda, Silvia Avallone e Ester Viola.

 

CONTEMPORANEA GIOVANI

L’iniziativa nata nell’autunno 2023, pensata per coinvolgere le nuove generazioni di lettrici e lettori in appuntamenti interattivi in cui, attraverso libri e laboratori, condividere tematiche attuali e importanti per il futuro e stimolare creatività e momenti di riflessione. Alcune delle sue ospiti sono state Beatrice Masini, Maddalena Vaglio Tanet e Chiara Gregori. La rassegna è curata da Stefania Biamonti.

 

LE SCOMPOSTE

Il corso di Contemporanea curato da Maria Laura Colmegna. Ogni lezione costituisce un’occasione per conoscere da vicino la vita e le opere di scrittrici del passato che con il loro talento hanno saputo intrecciare il loro tempo al nostro, in maniera indissolubile. Hanno partecipato in veste di insegnanti Elena Varvello, Giusi Marchetta, Andrea Pomella, Liliana Rampello, Paola Mazzarelli, Johnny L. Bertolio, Anna Trocchi, Laura Pezzino, Eugenio Murrali, Patrizia Bellardone e Le Missconosciute. Tra gennaio e marzo 2025 si è tenuta la sua terza edizione.