LA NOTA DI COTA

La paralisi della politica torinese

La politica torinese è paralizzata dalle discussioni sulle reciproche responsabilità con il corollario   delle   inchieste   che   entrano   nelle   vicende   anche   più   strettamente amministrative. Questo non è un bene. Non lo è perché è il male della città è diventato il continuo parlarsi addosso con molta ideologia e poca sostanza. Sarebbe ora di mettersi intorno ad un tavolo e studiare una strategia per il futuro. Dire è colpa mia, è colpa tua, hai l’avviso di garanzia tu, ce l’ho anch’io, ma il mio è diverso, non porta da nessuna parte. Potrebbero esserci delle grandi opportunità , in fondo Torino è rimasta indietro ma non è ancora ultima e poi potrebbe essere davvero al centro della più grande area produttiva del paese. Un po’ più di respiro e meno beghe.
Roberto Cota
***

COMUNICAZIONE AI LETTORI

In vista delle prossime elezioni politiche il quotidiano “il Torinese” pubblicherà gratuitamente in questo spazio interventi, comunicati e notizie inviatici da candidati o esponenti politici di movimenti e partiti. Scrivere a: edizionibest@libero.it

Borsalino addio. E la Regione?

Nei giorni scorsi  è fallita la Borsalino. Una azienda simbolo del Piemonte. Dalla Regione non si segnala nessuna iniziativa e men che meno da parte del suo Presidente. Come è possibile? Non siamo in Piemonte? L’ incarico di Presidente
della Regione non ha natura onorifica , eppure è così che viene interpretato. Non voglio fare polemiche , ma mi dispiace molto vedere il sistema produttivo completamente abbandonato a se stesso. Certo, non è colpa di Chiamparino se la Borsalino è stata amministrata   male,   ma   le   iniziative   che   la   Regione   può   mettere   in   campo   per sostenere   il   mondo   produttivo   sono   molteplici,   sia   sul   piano   politico, che istituzionale. Io penso che sia ora di cominciare a  discutere di queste cose perché da un po’ di tempo non lo si fa più.
Roberto Cota

Un futuro da MiTo

Sabato scorso al circolo della Stampa di Torino si è svolto un interessante convegno dal   titolo  MITO   (Milano-Torino)   la  metropoli   del   Nord.   Milano   e  Torino   sono   già   oggi un’unica grande area urbana che ricomprende anche le città di Novara e Vercelli. Con l’alta velocità i tempi di percorrenza per andare dal centro di Milano a quello di Torino e viceversa sono, infatti, inferiori a quelli normalmente necessari per attraversare una metropoli   di   medie   dimensioni.   Di   questo   argomento,   però,   nessuno   parla   ,almeno nella  politica   piemontese.   Si   affronta   la  polemica   del   giorno,   ma   di   strategie   per   il futuro nemmeno l’ombra. Ecco, allora, qualche spunto di riflessione: A)Torino non deve pensare di fare la guerra a Milano e di dover avere sistematicamente la sindrome da prestazione. Questa strategia è perdente. Occorre lavorare insieme e pensare ad una integrazione tra le due realtà. B)il referendum che si è svolto in Lombardia ha portato ad aprire una trattativa tra Milano e Roma per portare sul territorio nuove competenze. Torino   non   può   rimanere   indietro. C)   Occorre   pensare   da   subito   ad   un   sistema   di trasporti   integrato   perché   l’alta   velocità   ed   i   treni   regionali   già   oggi   sono   una metropolitana che collega le  due città. Questi, a mio avviso, sono spunti che devono trovare posto nella prossima agenda politica.

Roberto Cota

Sanità, il nodo delle liste d’attesa

In Piemonte le liste di attesa in sanità sono un nodo irrisolto che si è ulteriormente ingarbugliato in questi quattro anni di amministrazione Chiamparino. La legislatura regionale è quasi agli sgoccioli ed il traguardo del 2019 si avvicina ,nonostante la questione collegata all’autentica delle firme ( problema che c’è sempre stato , ma cheha portato all’annullamento delle elezioni soltanto nel 2014) ,ed il peggioramento di tutti  i  servizi che  dipendono  dalla  Regione è  stato  una  costante   di  questi ultimi anni. Allora, ecco l’annuncio, faranno, faranno, etc, etc. Peccato che i programmi sino ad oggi presentati dalla Giunta Chiamparino non siano altro che una scopiazzatura in peggio dei programmi che noi stavamo efficacemente realizzando e che avrebbero cambiato veramente la   marcia se la legislatura non fosse stata bruscamente ed
ingiustamente   interrotta. Venendo   all’annuncio   di   voler   far   prenotare   direttamente visite ed esami dai medici di famiglia , la decisione era stata nostra, anche se ,per noi, si collocava all’interno di  una strategia complessiva che prevedeva anche l’esercizio
della medicina di base all’interno di  strutture  aperte almeno dodici ore al giorno.
Roberto Cota

Soffia il vento dell’autonomia

Alle elezioni territoriali che si sono svolte domenica in Corsica ha trionfato la coalizione autonomista con oltre il 45% dei consensi.Il partito del Presidente Macron si è fermato all11%.

Si tratta della conferma di un vento che, ormai, soffia forte dovunque in Europa, seppure con sfumature diverse. In Scozia, in Catalogna , in Lombardia, in Veneto ed anche in Corsica: il centralismo non raccoglie più consensi. Neppure sembra funzionare il tentativo di distogliere lattenzione da questo tema attraverso un dibattito politico /mediatico stucchevole,basato esclusivamente sulla notizia del momento. Lattaccamento verso i poteri statali così come strutturati ed organizzati va giorno dopo giorno affievolendosi. Detto questo, spero davvero che le istanze dellautonomia e del federalismo possano essere al centro del programma politico del centrodestra che ha le carte in regola per rappresentarle. La debacle  elettorale del PD , infatti, é anche figlia delle posizioni che sono state assunte con lapprovazione della riforma centralista bocciata dagli elettori con il referendum del dicembre 2016. In fondo,lo schema sbagliato è proprio quello di una Europa dei grandi interessi che si fonda sul centralismo statale.LEuropa è lontana dalla gente anche perché gli stati nazionali sono lontani dai territori. I segnali che arrivano sono questi e sempre di più il federalismo può essere la via del futuro. Pensando al nostro Piemonte,Torino più lontana da Roma e più vicina a Milano può essere uno dei pilastri della grande metropoli del Nord.

Roberto Cota

Meglio lasciar perdere Mussolini a Natale

A Torino una società si è aggiudicata i mercatini di Natale della kermesse “Natale con i fiocchi edizione 2017”dopo una gara. Secondo il Pd il problema è che nel proprio logo la società aggiudicataria riproduce il Monumento alla Vittoria di Bolzano. Il Pd di Torino lo considera uno dei simboli dell’ideologia di destra in Alto Adige. Inoltre, nel logo in questione ci sarebbe una M che richiama la M di Mussolini.Ecco che in Consiglio Comunale si scatena la bagarre.Con tutti i problemi che ci sono a Torino , questa questione è veramente centrale? Non sarebbe meglio concentrare il dibattito, per esempio, sul fatto che la città vive una stagione senza prospettive e ,dopo i fatti di piazza San Carlo, siamo alla totale incapacità di gestire eventi e manifestazioni? Evocare lo spettro di Mussolini è assolutamente anacronistico e non giova proprio a nessuno.Forse più appropriate sono le critiche relative al flop della edizione dell’anno scorso e la legittima preoccupazione che i disagi non si ripetano anche quest’anno.

 

Roberto Cota

Stritolati dalla quotidianità

Linchiesta per i fatti di piazza San Carlo, il pasticcio sulle slot machines, lo sgombero della palazzina ex Moi (che viene presentato come una notizia anche se la notizia  è il continuo ritardo rispetto ad una vicenda che si trascina da anni. Queste  sono le notizie che campeggiano di questi tempi sulle pagine dei giornali a Torino e che riguardano i vari livelli di governo locale. Torino, oggi, è una città completamente ferma, ripiegata, da un lato sullesigenza di  accertare responsabilità, dallaltro sullincapacità di affrontare non solo  le questioni di  routine , ma anche e soprattutto le questioni di largo respiro . La mancanza di visione riduce la politica a  mera  ricerca o difesa dellimmagine personale di chi ricopre o aspira a ricoprire determinate cariche. Oggi l’ intervista del Presidente ella Camera di Commercio Ilotte sullesigenza di fare squadra” con Milano riesce a stento a farsi largo tra i piccoli interessi di bottega. Ma a Torino in Comune ed in Regione manca , appunto, la capacità di astrarsi dal quotidiano. A mio avviso occorre far decollare lidea della grande metropoli del nord e promuovere in tutte le sedi quella integrazione necessaria , ormai, tra  Milano e Torino. Lo scandalo del sorteggio relativo allAgenzia del Farmaco dovrebbe servire da stimolo per portare avanti una battaglia comune in vista delle prossime opportunità.
Roberto Cota

Parco della Salute e trasporti, esempi di immobilismo

Siamo quasi alla fine di questa legislatura regionale ed ancora si discute su che cosa mettere allinterno del Parco della Salute di Torino. In 5 anni rispetto ai due grandi complessi ospedalieri di Novara e Torino messi in campo dal mio governo regionale non si è mossa foglia. Siamo allannuncio degli stanziamenti che sarebbero stati decisi da Roma. Praticamente siamo al punto di prima e di tempo ne è passato, tanto. Il fatto è che nessuno dice niente. Limmobilismo più totale viene vissuto con rassegnazione ed anzi ciascuno si adegua come può, adottando comportamenti conformi. Qualche giorno fa, ad esempio, è arrivato lannuncio dello scioglimento del comitato dei pendolari sulle linee ferroviarie Domodossola- Milano e Arona- Novara. Il Comitato non si scioglie perché sono stati risolti i problemi dei trasporti ,ma perché ,ormai, le proteste non vengono rilanciate da nessuno. Anche in questo caso il clima è quello di una rassegnazione generale. Sono tutti affaccendati ad interpretare la politica come un gigantesco tabloid dove si insegue la polemica del giorno. Allora, difendersi dalle tempeste mediatiche diventa unarte. In questo Chiamparino è maestro: il risultato è un immobilismo assoluto.

Roberto Cota

“Poveri” Comuni piemontesi

Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere una statistica relativa ai contributi che i vari apparati dello Stato trasferiscono ai Comuni. Orbene, i comuni piemontesi sono in fondo alla classifica nel senso che, fatto il totale delle somme trasferite diviso per il numero degli abitanti, il contributo pro capite per il Piemonte ammonta a 68 euro mentre, per esempio, per il  Lazio è pari a  237 euro e per la Valle DAosta a 913 euro. Tralascio il confronto con le regioni a statuto speciale perché , da un lato i privilegi di cui godono sono noti, dallaltro occorre comparare le competenze che sono attribuite ai  comuni, che possono essere diverse. Resto al Lazio, regione a statuto ordinario. Il dato mi fa arrabbiare, non poco . E larrabbiatura aumenta se si considera il fatto che il Piemonte ha 1202 comuni (i dati si sono leggermente modificati in ragione degli ultimi accorpamenti), mentre il Lazio ne ha soltanto 378. Un Comune ha una struttura che per solo fatto di esistere costa ed in Piemonte i piccoli comuni non sono un inutile spreco, ma rispondono ad esigenze legate alla specificità ed alla particolarità del nostro territorio. Dunque, doppio danno. Perché commento questi dati? Il tema dellautonomia e della sperequazione tra le diverse risorse assegnate ai territori non può essere relegato ad argomento marginale nel dibattito politico. Tutti si affaccendano a parlare di legge elettorale , di questa o quella riforma di facciata , ma la questione settentrionale è per noi centrale, ha multiformi sfaccettature e riguarda dei territori, come il Piemonte, che sono sistematicamente bistrattati.

Roberto Cota

Piemonte flagellato. E la Regione?

Il Piemonte è flagellato dagli incendi. Non voglio fare  polemica strumentale. Questo è un gioco che non mi è mai piaciuto. Però  la gestione del fenomeno non può essere fatta prevalentemente in termini di comunicazione come stiamo assistendo per lennesima volta da parte di Chiamparino. Non serve a molto la foto con la camicia a scacchi e la pacca sulla spalla. Come mai si è aspettato  prima di  chiedere lo stato di calamità e comprendere la gravità della situazione? Non si poteva intervenire in modo più massiccio per evitare questo inferno? Qual è la strategia da seguire per  salvare il nostro patrimonio boschivo  ed agire, se possibile, in prevenzione? Per esempio, farsi carico di un sistema di monitoraggio capillare attraverso la  protezione civile. Ancora, approvare un programma per incentivare unazione di pulizia che da anni  non viene fatta.Cento anni fa i nostri boschi erano più puliti di oggi perché i proprietari li curavano. Sono degli esempi , però, la sola  visita nelle zone colpite non basta.

Roberto Cota