L’esasperazione del politicamente corretto può nuocere gravemente, anche all’economia e alla crescita di una regione. Pur partendo da premesse condivisibili, ovvero il contrasto alla ludopatia e ai danni che il gioco d’azzardo può creare, chi sostiene misure draconiane nei confronti delle aziende e dei lavoratori legali di un importante settore economico, si comporta da integralista. Cosa sta succedendo in Piemonte? Mentre la regione Liguria ha posticipato l’entrata in vigore della sua legge e l’Abruzzo ha prorogato di due anni il termine previsto nella legge n 40 del 29 ottobre 2013 che sanciva il Game over (applicazione del distanziometro) a partire dal quinto anno (20 novembre 2018), qui da noi si corre il rischio di uccidere il gioco legale, e con esso migliaia di posti di lavoro. Bisogna certamente prevenire il gioco patologico ma al tempo stesso sarebbe illiberale e dannoso per tanti lavoratori, aziende e famiglie proibire il gioco lecito. Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e la sua associata Sistema Gioco Italia hanno annunciato lo stato di crisi delle aziende nel territorio piemontese per gli effetti della legge regionale “Norme per la prevenzione e il contrasto al la diffusione del gioco d’azzardo patologico”. Pochi giorni fa ho avuto direttamente notizia di un’azienda del settore che sarà costretta a lasciare a casa 79 dipendenti dislocati sul territorio regionale. E non sarà purtroppo il solo caso. La legge così come si presenta esercita sul tessuto imprenditoriale legale un effetto estremamente negativo. E c’è anche un’aggravante: indebolendo il gioco lecito, quello illegale si diffonde e si rafforza a macchia d’olio. Lo stato di crisi, già oggetto di un’attivazione di procedura di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico, richiede una legge più equilibrata ed equa, che accolga emendamenti di buon senso, nel rispetto per il diritto alla salute e per il diritto al lavoro di chi opera correttamente nel gioco legale. E’ opportuno accogliere, ad esempio, la richiesta degli operatori del settore di sospendere anche in via temporanea l’obbligo di rimozione degli apparecchi da intrattenimento negli esercizi generalisti, già soggetti a un taglio del 35%. Occorre inoltre fare in modo che le norme regionali in materia non siano in contrasto con le nuove norme nazionali: in caso contrario è facile intuire il caos che ne deriverebbe. Anzi, personalmente vorrei che la legge regionale fosse sospesa in attesa della redazione della normativa nazionale. Sarò quindi presente con convinzione alla manifestazione degli operatori del settore il 18 settembre. Se non si cambieranno le regole nel rispetto di chi opera onestamente, qui a giocare d’azzardo, sulla pelle di imprese e lavoratori, sarà solo la Regione Piemonte.
Andrea Tronzano