Sotto la Mole 8 milioni di ratti straordinariamente prolifici. La diffusione dei roditori è stata favorita dai grandi cantieri: nessun quartiere è immune. Quando decidono di colonizzare un nuovo territorio mandano in avanscoperta esemplari più anziani o più deboli per accertare l’assenza di pericoli
La notizia riportata dalle pagine torinesi di Repubblica, secondo la quale alle Molinette più di un simpatico roditore, di tanto in tanto, farebbe capolino tra una sala operatoria e l’altra, rende attuale il tema della presenza dei topi nelle metropoli. Tema mai passato di moda.
Scava, scava e qualcosa salterà fuori. A Torino, la trasformazione è sotto gli occhi di tutti. L’ambiziosa rivoluzione urbanistica avviata negli ultimi anni ha restituito ai torinesi una città più bella e più vivibile. Anche per la popolazione dei roditori – o ratti che dir si voglia – che, sotto la Mole, si aggirerebbe addirittura attorno agli otto milioni di esemplari. Una media di sette-otto topi per ogni abitante. Gli avvistamenti sono molteplici e quotidiani. Sotto l’obelisco di piazza Savoia, attorno al monumento a Cavour di piazza Carlina, intorno al muro di cinta del cimitero monumentale. Per non parlare delle pantegane lungo i Murazzi e alla Pellerina. I ratti non disdegnano alcun quartiere. Infatti una delle tante conseguenze delle trasformazioni della città negli ultimi anni, passando attraverso piccoli o grandi cantieri è che i topi sono tornati allo scoperto non essendoci più appunto, un assetto definitivo nel sottosuolo.
Le torbide acque della metropoli sotterranea sono state smosse in grande stile e le colonie di Topolinia si sono risvegliate. Inoltre, come Roma e Parigi, si sa, la nostra città è attraversata da un grande fiume che le mette senz’altro a loro agio. Basta googlare “derattizzazione Torino” e si scopre che esistono decine di azienda specializzate nella disinfestazione contro i fastidiosi roditori. Ma perché – così almeno sembra – questi animali non possono essere sterminati del tutto? Per la loro formidabile prolificità. E’ accertato infatti, che quando una femmina di topo fa l’amore mette da parte un po’ di seme e può perciò, nel resto della vita , ingravidarsi da sola quando vuole. Complimenti. Ma non è tutto: da gravida, incontrando un maschio di maggior gradimento, riassorbe i feti fino ad annullarli, si fa quindi mettere incinta dal nuovo amico e riparte da zero.
Inoltre, le femmine sono naturalmente predisposte a rapporti multipli, pertanto, in calore, accontentano tutti i maschi che le circondano. Durante l’estro che dura in genere sei ore, si consumano fra in trecento e i cinquecento rapporti. Dar loro la caccia pare non essere un giochetto da ragazzi. Quando decidono di colonizzare un nuovo territorio, mandano in avanscoperta esemplari più anziani o più deboli per accertare l’assenza di pericoli. Oltre al ribrezzo quasi unanime che essi suscitano è lecito chiedersi: ma questi animali sono o no malati ? E se avessero la peste, si chiedono i più timorosi? La risposta degli esperti è: sì lo sono. Ma come mai la peste non li stermina definitivamente? Proprio per la loro velocità nel riprodursi e riproducendo esemplari sempre più resistenti.
E perché a Torino, come in altre città (grazie al cielo) non c’è la peste? Perché tra uomo, topo e pulce non c’è promiscuità. Gli uomini stanno sopra e topi stanno sotto, seppur con qualche sporadica “missione” in superficie. E solo se si pensasse di pianificare un’offensiva finale per cacciarli definitivamente dai loro sotterranei i topi, gli ultimi topi, venendo alla luce, in via teorica, diffonderebbero il morbo. Meglio lasciarli in pace.
(Nell’immagine, il celebre dipinto di Andy Warhol)
Clelia Ventimiglia
La parola tedesca tagesmutter significa “mamma di giorno”, che in termini più tecnici si può definire operatrice di nido familiare o collaboratrice educativa. E’ questo il nuovo trend europeo che sta prendendo piede anche nella nostra città. Ora i bimbi si portano dalla tagesmutter. Complice la crisi, che rende gli asili nido sempre più inaccessibili per costi e pochi posti disponibili – e le babysitter che a fine mese hanno un peso consistente sul bilancio familiare – le mamme lavoratrici si affidano a questa nuova forma di assistenza familiare a domicilio. Le tagesmutter sono donne che accolgono nella loro abitazione altri bambini molto spesso di età compresa tra i tre mesi e i tre anni, e li educano, li seguono , come fossero figli loro, anche perché nella maggior parte dei casi sono loro stesse ad avere dei bimbi compresi tra quell’età.
La lettera di Dario Fracchia, Sindaco di Sant’Ambrogio e la risposta del presidente della Regione Piemonte
Il recente caso di cronaca della protesta per le slot machine collocate a pochi passi dalla chiesa di corso Racconigi riporta all’onore delle cronache il tema delle macchinette mangia-soldi. Basta digitare “slot machines” su Google per essere subito invitati a provare il brivido del gioco in totale serenità e sicurezza, con tanto di belle signorine che accompagnano la grafica allegra e colorata dei siti che offrono ai loro utenti bonus ricchissimi. E addirittura divertimento senza soldi. Questa è la prospettiva che offre internet nel cercare le paroline magiche. Ma al di fuori della rete la realtà delle slot machines (la cui traduzione letterale in italiano è “macchina mangiasoldi”) è talmente radicata e capillare anche nella nostra città da poter addirittura trasformarla in una mappa. La via dell’azzardo per eccellenza pare essere corso Vercelli e in generale il quartiere Barriera di Milano è una mini Las Vegas con vetrine scintillanti di luci colorate e fruit case che ruotano incessantemente abbagliando coloro che ,purtroppo rientrano in quel vortice del gioco d’azzardo, alla stregua di un miraggio fatto di luci suoni e colori che magicamente , nei loro desideri, alla fine della sigletta introduttiva alla vincita, spruzzano fuori monetine per riempire le tasche.