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Ceci speziati con verdure, piatto unico di ispirazione indiana

Un perfetto piatto unico ispirato alla cucina indiana.

Un piatto salutare e sfizioso che unisce le proprietà delle verdure a quella dei legumi. Un piatto davvero invitante, profumato e gustoso.

Ingredienti (per 4 persone)

250gr.di ceci secchi
2 Peperoni di media grandezza (giallo e       rosso)
3 Carote
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 zucchine
Pochi spinaci
200ml di latte di cocco
1 pezzo di zenzero fresco
2 peperoncini secchi
1 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di canella in polvere
1 cucchiaino di curcuma
Brodo vegetale
Prezzemolo, sale, olio q.b.
250gr. di riso Basmati

Mettere i ceci a bagno in acqua fredda per 12 ore.
Preparare le verdure tagliate a tocchetti.
Scolare e sciacquare i ceci e cuocerli in pentola a pressione per 15 minuti con una carota, un pezzo di sedano, mezza cipolla, una foglia di alloro (brodo vegetale).
In una larga padella rosolare la cipolla affettata e l’aglio tritato con poco olio, aggiungere i ceci e le verdure, insaporire e coprire con il brodo dei ceci. Insaporire con lo zenzero grattugiato e le spezie. Cuocere per 30 minuti, aggiungere il latte di cocco e lasciar consumare un poco, regolare di sale e cospargere con prezzemolo tritato. Servire subito con riso basmati bollito.

Paperita Patty

Paté vegetariano di Zucca e olio al mandarino: zero sprechi e 100% veggie

Paola Uberti di Libricette e Vignoli Food celebrano l’autunno con il Paté vegetariano di Zucca e olio al mandarino: una ricetta zero sprechi e 100% veggie per valorizzare l’ortaggio simbolo dell’autunno

Vignoli Food, azienda italiana produttrice di Olio Evo e Aceto Balsamico, in collaborazione con la Food writer Paola Uberti (Libricette.eu) propone un’inedita ricetta autunnale, per celebrare uno degli ortaggi protagonisti di questa stagione : la zucca.

Il paté con zucca e olio al mandarino è un piccolo ma appetitoso antipasto al 100% vegetariano e vegano, che valorizza un ortaggio dalle preziose proprietà antiossidanti e ricco di Vitamine (A, C ed E). La ricetta è studiata all’insegna della filosofia “Zero waste”. Tra gli ingredienti, infatti, anche il pane raffermo e la parte verde dei cipollotti, che solitamente viene scartata. Il tutto insaporito con poche preziose gocce di olio aromatizzato al Mandarino Vignoli Food.

Paola Uberti, da anni impegnata sui temi del recupero e del riciclo in cucina, ha studiato questo insolito abbinamento per valorizzare uno dei prodotti di punta della linea di condimenti aromatizzati proposti da Vignoli Food. L’estratto al mandarino aggiunto all’olio extra vergine di oliva crea una miscela agrumata avvincente da aggiungere a condimenti per insalate, pesce alla griglia, crostacei, salmone, carpacci di carne e persino gelato o torta all’olio d’oliva fatta in casa.

La ricetta

Paté vegetariano con zucca e olio al mandarino Vignoli Food

Questo paté è un’esplosione di bontà 100% vegetariana e affascina i sensi con accenti mediterranei che culminano nel meraviglioso e intenso profumo dell’olio extravergine di oliva al mandarino. Ma non finisce qui perché le virtù di questo piccolo antipasto, ideale per aprire un pranzo o una cena tra amici, ma anche come portata per un buffet, sono molte. Ci aiuta ad evitare lo spreco del pane raffermo e della parte verde del cipollotto, propone un’idea diversa per gustare la zucca e si può preparare in anticipo (sarà ancora più buono!).

Tempo totale:70 minuti

Difficoltà: facile

Pasto: pranzo, cena

Dieta: vegetariana, vegana.

Ingredienti per 4 persone

2 grossi pomodori secchi

40 grammi di pane raffermo

100 grammi di polpa di zucca

2 frutti di cappero finemente tritati per la preparazione più 4 interi per la decorazione

10 grammi di mandorle non pelate, finemente tritate, più 4 frutti interi per la decorazione

3 grammi della parte verde di un cipollotto finemente tritata

1,5 cucchiaini di Olio Evo (Everyday Kitchen di Vignoli Food)

Sale q.b.

Pepe nero macinato al momento q.b.

Olio Evo aromatizzato al mandarino Vignoli Food q.b.

Procedimento

Riempire una piccola ciotola con acqua calda ma non bollente, immergere i pomodori secchi e lasciare riposare da 30 minuti a 1 ora (o fino a quando saranno morbidi). Scolarli, asciugarli con carta da cucina e tritarli finemente con un coltello.

Rompere il pane in grossi pezzi, porlo in una ciotola e bagnarlo abbondantemente con acqua fredda. Lasciare riposare per 15 minuti.

Nel frattempo, tagliare la polpa di zucca a fette sottilissime.

Arroventare una grande padella antiaderente su fiamma alta, poi ridurre il calore portandolo a media intensità.

Cuocere le fette di zucca 3 minuti per parte o fino a quando appariranno leggermente abbrustolite e saranno morbide ma ancora leggermente croccanti. Allontanare dal fuoco, lasciare raffreddare, infine tritare finemente con un coltello affilato.

Scolare il pane, strizzarlo delicatamente per eliminare l’acqua, poi tritare anch’esso.

In una ciotola media riunire i pomodori secchi, il pane, la zucca,i capperi, la parte verde del cipollotto e le mandorle. Mescolare con cura.

Condire con l’olio EVO Vignoli Food – Everyday Kitchen, sale e pepe e mescolare ancora. Il composto dovrà essere morbido ma non molle o bagnato.

Lasciare riposare per 10 minuti.

Appoggiare un anello taglia-biscotti di 5 centimetri di diametro in un piattino e riempirlo con ¼ della preparazione. Compattare bene con il dorso di un cucchiaino o con un forma-tartine e sfilare l’anello. Procedere allo stesso modo per le rimanenti tre porzioni.

Profumare i paté con poche gocce di olio EVO aromatizzato al mandarino Vignoli Food e decorare con i frutti di cappero e le mandorle restanti prima di servire.

Scopri altre ricette su IG vignoli_italianfoodanthology

Informazioni di acquisto: l’olio Evo al mandarino e l’Olio Evo Everyday Kitchen Vignoli Food sono disponibili su www.vignolifood.com/italia o numero Whatsapp dedicato +39 338 1145852.

Paola Uberti, torinese, classe 1975, una laurea all’Accademia delle Belle Arti e un passato professionale nel settore delle energie rinnovabili.

In campo enogastronomico ha iniziato come food blogger nel 2011. Nel 2016 ha fondato LIBRICETTE.eu, trasformando le esperienze maturate negli anni in un’attività imprenditoriale in crescita che ha già lavorato per prestigiosi Clienti.

Libricette ha una missione rivolta al pubblico appassionato di cibo e cucina – poiché diffonde contenuti culturali legati all’enogastronomia – e un core business dedicato alle aziende produttrici, alle Associazioni e i Consorzi di Tutela.

Paola lavora per le aziende del settore cibo e bevande come comunicatrice gastronomica, autrice di ricettari che fondono cultura e cucina, brand ambassador, social media creator e manager, creatrice di progetti di comunicazione e graphic designer.

 

 

 

Il “new” Bicerin di chef Claudio Vicina a Casa Cioccolato’

UNA CASCATA DI CIOCCOLATO CON LE STELLE 
Lo chef stellato ” di famiglia” , colui che ha realizzato la bagna caöda a ” strati “, presentata nel classico bicchiere Martini. ” Guardo al passato – la tradizione –  e, osservando il presente , strizzo l’occhio in chiave futuristica, pensando a come la mia famiglia potrà affrontare i cambiamenti che stanno avvenendo, ormai, in maniera così repentina”: così dichiarava chef Claudio Vicina illustrando questa goduriosa creazione.  Allo stesso modo, presenta questa altrettanta appassionata ricetta non salata bensì dolce e, essendo prossima alla sua presentazione in occasione dello show cooking il 30 ottobre alle ore 17 in Piazza San Carlo all’interno della struttura di Casa Cioccolatò – durante l’omonima manifestazione – non poteva non essere a base di cioccolato.
Il dolce re interpretato dallo chef, titolare del ristorante ” Casa Vicina ” , é lo storico Bicerin di Torino,  bevanda calda a base di cioccolato fondente fuso prodotto artigianalmente, caffè dai sapori decisi e  completata da una delicata e tiepida schiuma a base di fior di latte: una delizia invernale alla quale gli stessi torinesi e i turisti non fanno mai a meno.
Noi de ” Il Torinese” abbiamo avuto il piacere di intervistare lo chef per avere qualche anteprima relative all’ideazione del dessert e al progetto che ne è derivato
Casa Vicina è il ristorante stellato che possiamo annoverare fra i simboli di una Torino gastronomica che era, che é e che sarà. Come, nel tempo, attraverso le tue ricette salate e dolci, hai visto la citta modificarsi? 
 
Negli ultimi anni, molti giovani si sono avvicinati ai ristoranti gourmet con un approccio più esperienziale rispetto alla clientela torinese che ci segue da 20 anni. Invece che scegliere piatti alla carta,  prediligono la scelta dei menú degustazione che li possa guidare alla scoperta dell’idea creativa. Il percorso gastronomico consente loro di assaggiare e  conoscere più proposte per le quali spesso chiedono dettagli sulla filosofia alla base della cucina dello chef. In base a questo trend, focalizzato sulla richiesta di maggior varietá nelle pietanze, ho preferito strutturare il mio menù gastronomico ottimizzando le porzioni,  per permettere di gustare appieno tutte le portate; allo stesso tempo, ho cercato di enfatizzare il gusto di ciascuna, così da raccontare,  in pochi bocconi, le mie modalitá di cucina e le idee che sviluppo.
 
Nella tua dichiarazione,  affermi che sono gli stessi turisti a richiederti un dolce rappresentativo di Torino.  Hai scelto giustamente il Bicerin.Come lo hai pensato,  nella sua realizzazione,  in un viaggio immaginario dal passato verso il presente? 
Collegandomi a quanto spiegato nella domanda precedente , anche per il New Bicerin di Torino, sussiste il concetto di massimizzazione del gusto in risposta alla richiesta di maggior varietà. La sua essenza è stata quindi concentrata in tre ingredienti: una pallina di cioccolato, una di caffè liquido e un cucchiaino di panna montata a finire. Un ulteriore esempio di come da sempre,  nella mia cucina,  mi piace rivisitare le storiche ricette piemontesi avvalendomi delle moderne tecniche dell’alta pasticceria,  affinate dalla famiglia Vicina in oltre 120 anni di attivitá nella ristorazione.
 
Come, secondo te, l’ingrediente cioccolato,  si è evoluto nelle modalità di utilizzo nelle cucine dei ristoranti? Ne dà un valore aggiunto ai piatti? 
Negli ultimi anni il cacao é stato il protagonista di molte preparazioni: nel mio preciso caso,  non lo è stato esattamente, nel senso che per me il cioccolato é legato al momento del fine pasto. Ne dedico, infatti, 4/5 delle preprazioni sia a cucchiaio sia nelle preparazioni salate in quanto lo ritengo un sovrautilizzo all’interno della nostra tipologia di offerta. Naturalmente questo è il mio personale approccio alla questione, ma con molto piacere ho notato come nelle precedenti edizioni di Cioccolatò, la sperimentazione declinata alla scoperta di nuovi abbinamenti, ha creato due filoni che viaggiano parallelamente: quello del ” vecchio ” che vuole con curiosità aprirsi al nuovo e a ciò che verrà dopo.
CHIARA VANNINI

Morbido dolce di zucca

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Tipica del periodo autunnale, la zucca e’ l’ingrediente principe di questo morbido e delizioso dolce.

Una preparazione facile e veloce adatta alla prossima festa di Halloween.

Ingredienti

400gr. di zucca cotta a vapore
2 uova intere
120gr. di zucchero
100gr. di mandorle tritate a farina
50ml. di olio di semi di girasole
50gr. di maizena
Scorza di un limone
Cannella in polvere

Frullare nel mixer la polpa della zucca. In una terrina mescolare la polpa con le uova, lo zucchero e l’olio. Aggiungere poi le mandorle ridotte a farina, la maizena, la scorza grattugiata del limone ed una spolverata di cannella. Versare l’impasto in uno stampo (22cm.di diametro) foderato con carta forno e cuocere in forno a 170 gradi per circa un’ora.
Decorare a piacere con zucchero a velo.

Paperita Patty

Vintage, ristorante stellato torinese scelto per la qualità e non per la stella

Di Augusto Grandi

Forse, la stella della ristorazione, servirà ai turisti ricchi che arrivano per la prima volta in una città e pensano di mangiar bene laddove la compagnia di giro dei critici enogastronomici ha decretato che la cucina sia di alto livello e di alto costo.

Ma la clientela abituale del Vintage, a Torino in piazza Solferino, se ne frega ampiamente del riconoscimento assegnato dalla guida rossa. Si sceglie il Vintage per Umberto Chiodi Latini. O meglio, per la cucina del suo ristorante perché lui, Umberto, ha il carettere non proprio facile della montagna lombarda. Però ci si può convivere decentemente, a patto che anche il cliente abbia il medesimo carattere…

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Obicà Mozzarella Bar ora anche a Torino

Il concept di stile e condivisione delle eccellenze gastronomiche,  nel nord apre qui dopo Milano

 

Obicà Mozzarella Bar è il gruppo portavoce dell’autenticità e della genuinità dei migliori prodotti italiani nel mondo e conta, ad oggi, 23 ristoranti tra Italia ed estero, dall’atmosfera cosmopolita e conviviale. Da Milano a Palermo, da New York a Tokyo, l’emblema del Brand è la Mozzarella di Bufala Campana DOP. In dialetto napoletano Obicà significa “Eccolo qua!” ed è un’espressione usata per indicare qualcosa di sorprendente, proprio come una Mozzarella, morbida, saporita, da gustare nelle sue infinite declinazioni. con l’obiettivo di offrire ai clienti un’esperienza di lusso accessibile a tutti.  L’insegna di ristorazione portavoce dell’autenticità e della genuinità dei prodotti italiani con un approccio conviviale e cosmopolita, sbarca a Torino con il suo primo locale in un luogo esclusivo al piano terra dello store di Rinascente Torino, in Via Lagrange, punto di riferimento del buon gusto, dello stile e dei nuovi trend.

L’eleganza e l’apertura mentale ad accogliere nuovi progetti sotto la mole, dunque, soprattutto nelle espressioni gastronomiche e della ristorazione in genere, sta diventando un elemento di attrazione per gli imprenditori italiani del settore.

“Siamo lieti di dar seguito al nostro consolidato rapporto con Rinascente – afferma Davide Di Lorenzo, CEO di Obicà Mozzarella Bar – che unisce da ormai quindici anni due realtà accomunate da valori quali l’italianità, l’amore per la tradizione e la costante ricerca di tendenze che possano soddisfare i desiderata del pubblico. La scelta di una città come Torino è poi dettata dalla nostra volontà di proiettare Obicà verso il futuro pur mantenendoci saldi alla tradizione. Infatti, nonostante il capoluogo piemontese sia una città storica caratterizzata da importanti echi artistici, è comunque una piazza viva e cosmopolita che ben si presta a sposare la nostra visione.”

Dalla colazione alla cena, in un ambiente delicato, riservato ma anche famigliare, dove mangiare bene e con piacevolezza ne potrà gioire anche il portafoglio. La pizza, leggera e croccante, lievitata 48 ore e impastata con farine non raffinate e provenienti da selezionati molini italiani, è condita e presentata in maniera colorata e ragionata con le eccellenze del nostro territorio, edulcorate ed esaltate dalla regina dei piatti proposti che è la mozzarella; il piatto degustazione con tutte le mozzarelle – e le varie declinazioni – senza alcun tipo di aggiunta, proprio per gustarne appieno le caratteristiche ( la mozzarella di bufala affumicata la consiglio vivamente). Spazio anche alle zuppe e a piatti vegetariani, curati nella lavorazioni e attenti alle varie esigenze della clientela.

La curiosa unione fra le novità del life style di moda e beauty, delineata da sempre dal gruppo Rinascente, e la modernità negli ambient dove si esprime la tradizione italiana nei piatti preparati da Obicà, fa sì che la città – almeno nel settore della ristorazione e della gastronomia – possa proseguire e rafforzare il trait union fra Torino e il resto d’Italia in uno scambio di riflessioni e progetti da  condividere.

Obicà Torino è aperto tutti i giorni dalle 8:30 alle 00:00. Da gennaio a marzo, il lunedì, il martedì e il mercoledì la chiusura sarà anticipata alle 22:30.

 

Chiara Vannini

La nuova edizione della Guida per l’Enoturista di Go Wine

830 cantine selezionate, 8 Premi Speciali, 251Impronte Go Wine

CANTINE D’ITALIA 2023

per coloro che ritengono che il vino valga un viaggio

Un invito a camminare l’Italia del vino

 

È uscita la nuova edizione 2023 di Cantine d’Italia, la Guida per l’Enoturista a cura di Go Wine.

L’evento di presentazione e premiazione si è tenuto giovedì 1 dicembre a Milano presso l’Hotel Melià, alla presenza di un folto pubblico di giornalisti, rappresentanti di cantine selezionate nel volume, enoappassionati.

Cantine d’Italia 2023 si presenta con 830 cantine selezionate, 251“Impronte d’eccellenza” per l’Enoturismo, oltre 4.550 vini segnalati, circa 1.600 indirizzi utili per mangiare e dormire.

Si tratta di una Guida alle Cantine, con una sua identità specifica, non è una Guida tradizionale ai vini.

Una Guida pensata per i turisti del vino, invita a camminare l’Italia del vino,racconta e scrive di vino partendo dalla “Cantina”. Ovvero la Cantina come luogo dove uomini e donne del vino operano e progettano il loro lavoro, dove sono portatori di storie e tradizioni familiari, oppure di più recenti investimenti.

La Cantina che, nel corso degli anni, è diventata a pieno titolo un luogo di promozione del territorio, perché invita al viaggio e comunica con la sua realtà un’identità territoriale fatta di tutto quanto ruota attorno: il paesaggio, i vigneti, la tradizione del luogo, i borghi.

Una Guida che cresce in ogni edizione in sintonia con il crescente interesse verso il tema della narrazione che affascina sempre di più il variegato mondo degli appassionati.

Raccontando la cantina, si raccontano le vicende che stanno attorno al vino e aiutano meglio a comprendere il profilo di ogni realtà e ovviamente i vini che ciascuna cantina esprime.

Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che intende essere un’occasione per generare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori.

Una Guida edita da Go Wine e che mantiene inalterata la sua mission: promuovere la grande accoglienza italiana in cantina e comunicare anche attraverso un volume l’identità dell’associazione.

«Vi è un obbiettivo di fondo che anima questa Guida dichiara Massimo Corrado, presidente di Go Wine e direttore editoriale – raccontare attraverso l’Italia del vino una bella idea d’Italia, uno dei volti più belli del nostro Paese. Vigneto e vino ci conducono in ogni regione, in tantissimi siti ed angoli del Paese. La cantina è la meta, il luogo animato dove storie di vini e persone si intrecciano, dove il vino è la chiave per ascoltare il racconto di un luogo, di una terra, respirandone le atmosfere».

Il volume si apre con tre “Finestre sul vino”, interventi introduttivi a cura deigiornalisti Armando Castagno, Andrea Grignaffini e Luca Ferrua (Direttore de Il Gusto); Castagno e Ferrua hanno partecipato all’evento di presentazione della Guida a Milano conversando con Massimo Corrado, presidente di Go Wine e curatore del volume, nel dibattito moderato da Antonio Paolini.

Sempre all’insegna del tema del racconto, e rinnovando un’impostazione già praticata nelle precedenti edizioni, il volume si apre con dieci interviste a uomini e donne del vino, esponenti di cantine selezionate in Guida. Si tratta di: Romano Dogliotti, Caudrina (Piemonte), Vio Giobatta, Bio Vio (Liguria), Willi Stuerz, Cantina Tramin (Alto Adige), Sandro Tasoniero, Sandro De Bruno (Veneto), Giuseppe Rigoli, Fattoria Ambra (Toscana), Carla Fiorini, Fiorini (Marche), Fabrizio Santarelli, Castel de Paolis (Lazio), Elena Fucci, Elena Fucci (Basilicata), Pasquale Iuzzolini, Iuzzolini (Calabria), Lidia e Pietro Colosi, Colosi (Sicilia).

Nelle sue linee generali il volume si presenta come un articolato repertorio di cantine, presentate in ordine alfabetico per regione, ricco di dati e riferimenti. Un repertorio che si aggiorna in ogni edizione, con nuovi inserimenti ed alcune esclusioni. E con 11 cantine che ottengono per la prima volta il riconoscimento de L’Impronta.

Da nord a sud si tratta di: Cascina Alberta (Piemonte), L’Astemia Pentita(Piemonte), Kettmeir (Alto Adige), La Tordera (Veneto), Gigante (Friuli Venezia Giulia), Pakravan Papi (Toscana), Tenuta Argentiera (Toscana), Tenute Silvio Nardi (Toscana), Sant’Andrea (Lazio), Emidio Pepe (Abruzzo), Conti Zecca (Puglia).

Sono in totale 251 le “Impronte Go Wine” nell’edizione 2023: esse rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’Enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine attribuisce alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su sito, accoglienza e profilo produttivo.

Si tratta dei tre fattori su cui si compone la presentazione delle singole cantine e su cui si definisce una loro valutazione.

Sito: il luogo ove si trova la cantina, guardando anche alla cantina medesima dal punto di vista architettonico; ma anche sito da intendersi come il patrimonio complessivo di vigneti di cui dispone la cantina.

Accoglienza: la vocazione della cantina ad aprirsi all’esterno al pubblico con una parallela attività, sia in ambito recettivo: agriturismo, B&B o ristorazione, sia svolgendo iniziative culturali che si rivolgono al mondo esterno.

Vino: il profilo produttivo dell’azienda valutato nel tempo, al di là dell’esito di una singola vendemmia; tenendo conto del carattere della produzione, della eccellenza di alcune etichette, della particolare cura verso specifiche tipologie di vini.

Nella speciale classifica per regioni che ogni anno si aggiorna, si conferma ai vertici la Toscana con 53 impronte, seguita da Piemonte (44) e Veneto (35).

Sono 16 nella edizione 2023 le Cantine che raggiungono il vertice delle Tre Impronte Go Wine. Il parterre comprende:

Badia a Coltibuono (Toscana); Bellavista (Lombardia); Ca’ del Bosco (Lombardia); Capezzana (Toscana); Castello

Vicchiomaggio (Toscana); Ceretto (Piemonte); Donnafugata (Sicilia); Feudi di San Gregorio (Campania); Ferrari (Trentino); Florio (Sicilia); Fontanafredda (Piemonte); Lungarotti (Umbria); Malvirà (Piemonte);Masciarelli (Abruzzo); Planeta (Sicilia); San Felice (Toscana).

Per la quarta edizione consecutiva, la Guida presenta i “Percorsi Autoctoni”: con il simbolo dell’acino in carrozzina (legato al tour di Autoctono si nasce di Go Wine in Italia) vengono segnalate cantine che hanno condotto nel recente periodo un lavoro di ricerca e attenzione a favore di vitigni autoctoni, con un occhio di riguardo da parte della Guida verso quelli rari o comunque meno conosciuti. Il simbolo va infatti ad evidenziare un’altra caratteristica del volume: quella di dare voce, attraverso la narrazione di tanti vignaioli, anche al loro impegno a favore della viticoltura di territorio. La selezione che si ricava rappresenta un panorama davvero straordinario di vitigni e di vini.

La Guida assegna infine 8 “Premi Speciali”: intendono porre in evidenza alcuni temi della Guida e attribuire riconoscimenti a cantine che hanno raggiunto particolari livelli di eccellenza in determinati ambiti.

Ecco la sequenza dei premi speciali di Cantine d’Italia 2023:

Premio “Alto Confort” per il Relais aziendale dell’anno:

Palas CerequioMICHELE CHIARLO (Calamandrana, Piemonte);

Premio “Cantine Golose” per la Tavola aziendale dell’anno:

Giardino L’Olivella L’OLIVELLA (Frascati, Lazio);

Premio “Cantine Meravigliose” per l’EnoArchitettura dell’anno:

CASTELLO DI SPESSA (Capriva del Friuli, Friuli Venezia Giulia);

Premio Enocultura:

Museo della Civiltà del Vino Primitivo PRODUTTORI DI MANDURIA (Manduria, Puglia);

Premio “Autoctono si nasce”:

Lambrusco di Sorbara RadicePALTRINIERI (Sorbara, Emilia Romagna);

Premio “Buono…non lo conoscevo!”:

Toscana igt Rosso Colorino del Corno TENUTA IL CORNO (San Casciano Val di Pesa, Toscana);

Premio “Vini Storici d’Italia”:

Montepulciano d’Abruzzo EMIDIO PEPE (Torano Nuovo, Abruzzo);

Premio “Gioacchino La Franca”, riconoscimento della Community dei soci Go Wine per l’esperienza in cantina dell’anno: TENUTA SANT’ANTONIO(Mezzane di Sotto, Veneto).

La Guida Cantine d’Italia 2023 è edita dall’associazione Go Wine e nasce da un’idea di Massimo Corrado che ne cura il coordinamento e la direzione editoriale. Conferma l’impegno dell’associazione volto ad affermare, anche attraverso la Guida, i principi ispiratori dell’attività associativa. La redazione Go Wine cura la redazione di tutto il volume e del repertorio delle cantine selezionate, con i contributi e le segnalazioni di giornalisti e delegati Go Wine in Italia.

Le 830 cantine presenti nel volume sono state scelte in base all’esperienza diretta.

Per ogni cantina una pagina ricca di notizie: dall’anagrafica aziendale ai dati sulla produzione, ai referenti interni da contattare; dai giorni e gli oraridi visita alle informazioni stradali; dal racconto delle suggestioni che la cantina e il suo contesto offrono al visitatore a una serie di utili appunti sui vini aziendali con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere.

Ogni cantina è presentata attraverso una valutazione in stelle (su scala 5), suddivisa nei tre aspetti che sono ritenuti rilevanti dalla Guida: il sito, l’accoglienza e i vini.

Resto confermato lo spirito dell’opera: spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.

Il nuovo “Zabà” del maestro gelatiere Alberto Marchetti

SULLA TAVOLA DELLE FESTE

Lo zabaione è una preparazione che vanta parecchi secoli di storia. Tuttavia, come accade per molte ricette il cui ricordo si perde nei secoli e sulla sua origine sono sorte molte leggende. La tradizione affermata sostiene  che la ricetta sia stata introdotta nel XVI secolo a Torino: chiamata inizialmente crema di San Baylon, sarebbe divenuta in seguito semplicemente Sambayon per ricordare il francescano san Pasquale Baylòn, santo protettore di cuochi e pasticceri. Lo zabaione –  noto anche come zabajone o zabaglione –  è una crema dolce e spumosa a base di uova (tuorlo), zucchero e vino liquoroso.  Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vove lo Zabov, entrambi marchi registrati. La ricetta è oggi diffusa in molti luoghi, legandosi ai diversi vini liquorosi tradizionali (Porto, Marsala, Moscato)  ma solo dal 2015 è rientrato tra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi.

Per queste feste ( ma non solo) il famoso maestro gelatiere Alberto Marchetti, ha dato vita a una nuova linea di sei nuove diverse referenze di creme spalmabili o, ancora meglio, da gustare a “cucchiaio” a partire dalla ricetta classica dello zabaione, i vasetti ” zabà” , già noti ai torinesi ma rinnovati nell’aggiunta di alcuni liquori tradizionali torinesi e piemontesi.

 Ideale da accompagnare ai dolci tipici delle festività natalizie, lo zabà si rivela utile e pronto all’uso: si può, infatti, scaldare al microonde o a bagnomaria così da berlo direttamente nel bicchiere. Oppure, a temperatura ambiente, è perfetto per arricchire creme o panna montata; o, ancora, è possibile congelarlo così da trasformarlo in un vero e proprio gelato. Proprio a proposito di gelato, abbiamo intervistato Alberto Marchetti per farci raccontare qualche segreto in più sui motivi dei successo di queste dolci chicche :

In che modo lo zabaione può raccontare Torino?

 

 Lo zabaione è una delle ricette più tipiche della cucina piemontese, una crema dolce a base di tuorli d’uovo, zucchero e marsala da accompagnare con ogni genere di biscotto e, perchè no, con il gelato, da versare su una fetta di pandoro o arricchire con la panna. Molte leggende sullo zabaione fanno risalire l’origine della sua creazione a Torino. Da qui, e dalla mia passione per le cose semplici e genuine, è nato Zabà, la dolcissima linea tutta dedicata allo zabaione.

Qual è stata l’idea, per un gelatiere – marketer come te , ad aver pensato a un prodotto come Zabà? 

 

Esattamente come per il mio gelato, anche per Zabà utilizzo pochi ingredienti ma selezionati con cura. Le uova sono fresche di galline felici allevate a terra dell’azienda Fantolino. Lo zucchero è italiano al 100% di Italia Zuccheri e la ricetta è quella tramandata dai pasticceri langaroli, quella con il Marsala, e la tradizione è quella torinese, quella a cui sono molto legato. Nel pensare a questa ” galuperie” , ho ragionato su un concetto a me molto caro: la bontà è disarmante. Per questo, il progetto Zabà nasce tra le colline dell’Eremo, a Pecetto Torinese, insieme a un gruppo di ragazzi diversamente abili, unitamente a una rete d’impresa costruita con i partner di filiera. Zabà sostiene l’Arsenale dell’Armonia, progetto fondato da Ernesto Olivero che dà forma e sostegno al sogno di pace e accoglienza, integrazione e armonia.

Per questa nuova edizione di Zabà, quali sono le novità per le quali un prodotto dolciario tradizionale si abbina perfettamente agli usi locali, invece, da bere? 

 

Zabà è assolutamente versatile: ottimo caldo, per accompagnare biscotti e torte, ma buono anche da bere. Basta togliere il tappo e scaldarlo a bagnomaria o nel microonde. Oltre al mio Zabà classico, ho lavorato con alcuni colleghi per creare altre golosissime versioni:

– ZABA’ CON BEERMOUTH BALADIN: la zabaione reinterpretato attraverso la birra. Il Beermouth nasce dall’unione di una birra di grande personalità e struttura –  barley wine WYAUYU di Baladin –  e una miscela di tredici spezie ed erbe aromatiche. Un prodotto inedito che si ispira alla tradizione piemontese del Vermouth, nato dall’utilizzo di estrazione idroalcoliche e botaniche ma che sostituisce il vino con la birra. Frutto della visione di geniali imprenditori quali Teo Musso e il bartender di fama europea Dennis Zoppi

 – ZABA’ PER MAGO RABIN – BIANCO CHINATO DEL MAGO : qui si parte sempre da una precisa idea di buono. Alla semplicità della tradizione si aggiunge un tocco di magia, il bianco chinato del Mago, vermouth d’eccellenza torinese che porta la firma di chef Marcello Trentini. Esalta la ricetta originale di Zabà con note di arancio amaro e cedro candito, noce moscata e cannella per uno zabaione dalla personalità sorprendente.

-ZABA’ PER GLI AIRONI – NERO SAKE’ ITALIANO : quando lo zabaione incontra il riso nero, diventa Zabà nero: un prodotto che guarda all’oriente ma che parla piemontese. Protagonista il primo sakè nero italiano, prodotto dall’azienda risicola  vercellese  ” Gli Aironi” . Le note dolci delle erbe botaniche tipiche del vermouth torinese, alle quali il sakè nero si ispira, si mescolano al gusto classico dello zabaione, dando vita a un prodotto del tutto particolare , soprattutto nel colore.

CHIARA VANNINI

I rifermentati naturali emiliani arrivano a Torino

Dal 10 al 12 dicembre da Ailimē, il nuovo locale torinese nel quartiere Aurora della sake sommelier modenese Chicca Vancini, si terrà la speciale tre giorni gastronomica “Emilia Sur lì goes to Ailimē”.

Protagonisti i vini rifermentati naturali in bottiglia dell’omonima associazione emiliana di vignaioli, i quali saranno abbinati alle ricette tradizionali emiliane e italiane sabato 10 e domenica 11 a pranzo e all’alta cucina dello chef Marco Sforza lunedì 12 a cena, con il format 7piattix7bottiglie, quando prenderanno la scena anche i prodotti di Società Agricola Terrevive. di Gianluca Bergianti, titolare dell’azienda e Presidente di Emilia Sur lì. Ho voluto ospitare i vignaioli dell’associazione perché, come me, hanno l’obiettivo di portare avanti una cultura legata a un territorio, che è il mio stesso di origineha dichiarato Chicca Vancini. “Abbiamo conosciuto Chicca in azienda e ci siamo entrambi piaciuti da subito” ha detto Gianluca Bergianti. “Da lì è nato un rapporto professionale, che possiamo consolidare in questa tre giorni a cui siamo onorati di partecipare. Abbiamo accettato l’invito perché entrambi intendiamo comunicare la tradizione della zona vitivinicola emiliana sui rifermentati naturali in bottiglia”. 

I PRANZI DI SABATO 10 E DOMENICA 11 DICEMBRE 

Sabato 10 e domenica 11 dicembre a pranzo, dalle 13 alle 15, da Ailimē arriveranno sei produttori di Emilia Sur lì, provenienti dalle province di Piacenza, Reggio Emilia e Modena. In entrambi i giorni saranno protagoniste le ricette della tradizione emiliana e tricolore, cucinate dal cuoco Massimiliano Moccia. Sabato, con un menu composto da Passatelli in brodo, Tagliatelle con friggione, Coniglio alla cacciatora e Calzagat di farina di castagne, fagioli e pancetta, saranno in degustazione i bianchi Trebbiano di Modena, Trebbiano di Spagna e i rossi Salamino di Santacroce e Gutturnio delle giovani aziende neo associate La Poiesa, Podere Beghetto e Franchina e Giarone.  

Domenica, insieme a Tortellini in brodo/alla crema di Parmigiano, Cotoletta alla bolognese e ai confermati Calzagat, sarà possibile assaggiare i vini prodotti da tre realtà che fanno parte di Emilia Sur lì già da tempo – Quarticello Roberto Maestri, Ferretti Vini e Marco Cordani – e che in degustazione porteranno etichette realizzate con diverse varietà di Lambrusco – Salamino di Santa Croce e Maestri – con il bianco Spergola e il rosso Fortana. 

LA CENA DI LUNEDÌ 12 DICEMBRE

7PIATTIX7BOTTIGLIE CON SFORZA E BERGIANTI 

Lunedì 12, da Ailimē, andrà in scena il format 7Piattix7Bottiglie, una cena in cui, ai piatti dello chef ospite Marco Sforza, Chicca Vancini abbinerà le vecchie annate modenesi di Società Agricola Terrevive, conservate dall’apertura dell’azienda del 2008 a oggi. La realtà, nata per volere di Gianluca e della moglie Simona – rispettivamente laureati in Viticoltura ed Enologia e in Agronomia – conta oggi 16 ettari e lavora a ciclo chiuso, producendo dal 2016, secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, rifermentati naturali in bottiglia. I vitigni protagonisti sono le uve lambrusche, che sul terreno sabbioso-limoso riescono ad esprimersi al meglio, per regalare dei vini espressione della complessità agricola e di un sistema vivente che ne potenzia l’espressività e la profondità. Alcuni dei vitigni che saranno in degustazione alla cena sono il prestigioso rosso Lambrusco di Sorbara e i bianchi Trebbiano di Modena e di Spagna.  

A curare i piatti portati in tavola ci sarà, come detto, lo chef Marco Sforza, che può vantare grandi trascorsi nel curriculum e un passaporto che lo ha portato a girare in lungo e in largo tutto il mondo. La mia è una cucina di prodotto. Rispetto la stagionalità e il produttore, che ha impiegato molto tempo per la realizzazione di un prodotto. Quando devo preparare una cena, cerco di contestualizzare il menu in base al posto in cui mi trovo. Essendo Ailimē un punto di incontro tra le culture giapponese ed emiliana, il menu del 12 dicembre racconterà un po’ del Giappone, paese in cui ho lavorato e a cui sono ancora legato, e un po’ di Emilia e di Italia più in generale”.  

Il percorso sarà introdotto da Kakiage veg, un tempura di ortaggi tagliati finemente, che rappresenta un benvenuto nipponico, in cui lo chef mette in mostra la sua attenzione non nuova alle verdure, tramandata dai nonni contadini. Scampo/mela verde/yuzu e Baccalà/cime/kimchi sono piatti che esaltano frutta e verdura di stagione, l’oriente e le materie prime ittiche. Zucca Hokkaido/Parmigiano 50 è un omaggio all’Emilia, per la presenza di una fonduta di Parmigiano Reggiano 50 mesi, e alla sua tradizione della pasta ripiena, qui raffigurata in un tortello. La conclusione della cena è affidata al secondo Agnello/sedano rapa/vaniglia, in cui la spalla stufata e spolpata, viene servita con crema di sedano rapa, olio alla vaniglia Bourbon e vaniglia di Madagascar, e al dessert Chocolate chuao/nocciola/sarrapia, nato dall’ultimo viaggio in Venezuela dello chef, nel quale ha assistito alla coltivazione di uno dei migliori cacao al mondo, che ha abbinato alla fava di tonka (sarrapia) e al sapore sabaudo della nocciola.

Ziccat, nuovo punto vendita nel panorama dell’arte del cioccolato

Dopo i negozi di via Bardonecchia, di Corso Svizzera e di Piazza Borromini, dedicate alla vendita e alla degustazione del cioccolato, ecco che il riconfermato maestro del gusto di Torino e Provincia, trova spazio per un nuovo punto vendita in una zona della cittá – via Pietro Micca – dove,  per la sue caratteristiche architettoniche, sembra si possano ancora respirare le atmosfere della Torino sabauda ai tempi dei Savoia che fecero della futura prima capitale d’Italia punto di riferimento per la lavorazione del cioccolato.
Un progetto, quello di Alberto Brustia – titolare dell’azienda – che trova culmine e nuovo slancio nel nuovo negozio al civico 17: gli arredamenti, informali ma con tocchi di originalità architettonica – dallo studio dei punti luce agli espositori in legno di pregio, in stile tipico da bottega storica – sono stati realizzati per regalare alla clientela dei momenti di ” dolcissima ” pausa. La proposta è ampia e non prevede solo la somministrazione e la  vendita dei propri prodotti dolciari di eccellenza : dalla colazione all’ aperitivo, da degustare negli spazi interni o nel dehors, ampio spazio viene dato al caffè – del Maestro del GustoBoutic caffè” -,  da abbinare, a scelta, alle praline di produzione diretta dell’azienda , studiate e abbinate a ingredienti che possono mantenere le tradizioni dolciarie piemontesi – come le gelèe alla pesca e ganache all’amaretto – oppure che possono stupire il palato dei più curiosi – come quelle realizzate  con ganache allo yuzu e cremino all’arachide salata -.

La possibilità  di unire alla degustazione del cioccolato o, all’ora dell’aperitivo, di un tagliere composto da salumi e formaggi,  anche i vini, provenienti da cantine selezionate del territorio piemontese, o di birre, per le quali la scelta si é soffermata su un’azienda di Vaie , in val di Susa, il birrificio artigianale Soralamà, che realizza i suoi prodotti con pura acqua di montagna, è sicuramente una novità nel panorama dei locali ad esclusiva vendita di cioccolato; segno di una profonda attenzione della proprietà nei confronti della clientela e alle loro esigenze nel poter concedersi una pausa durante la giornata e, nel contempo, coccolarsi acquistando del buon cioccolato, confezionato in un packaging curato e degno ” testimonial” di alcuni simboli dell’industria torinese che hanno riconoscibile la città nel tempo.

Preziosa è anche la collaborazione e la valorizzazione con le produzioni vinicole locali, in vendita o in mescita. Oltre che con il già  citato birrificio di Vaie, importante é quella con la Tenuta vinicola Tamburnin, che ha sede a Castelnuovo Don Bosco (At). Azienda dallo storico interessante, produce con determinazione e successo ( da poco inserita nella guida dei Vini buoni d’Italia del Touring club d’Italia) una  gamma definita  di  vini  fra i quali : i due tipi di Vermouth – bianco e rosso – una delicata malvasia, un ottimo chardonnay – doc e biologico – e quello che li identifica in maniera significativa , lo spumante brut biologico , ” Clo” : il nome omaggia Claudia, la piú giovane delle sorelle Tamburnin che porta avanti l’azienda e che allude al suono frizzante di una giovane bollicina, fresca e con sentori fruttati.
CHIARA VANNINI
 
Ziccat
V.Pietro Micca 2 , ang. Via XX settembre 
Orari: Lunedi – Domenica 8-20