ECONOMIA- Pagina 73

Il futuro di Mirafiori e dell’automotive a Torino: tavolo tra Città, Regione, sindacati e mondo produttivo

Gli utili corposi di Stellantis e la preoccupazione per le sorti Mirafiori sono due facce di un’unica medaglia, quella dell’automotive a Torino. La vocazione produttiva della città è in discussione da tempo e le mosse di Stellantis non sempre sembrano andare nella direzione della tutela dello storico stabilimento torinese. Intanto è  convocato per  martedì 20 febbraio a Palazzo Civico un incontro che vedrà al tavolo la Città di Torino insieme alla Regione Piemonte, la Città Metropolitana, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL Torino, Unione Industriali, Camera di Commercio, ANFIA, API Torino e i rappresentanti di Stellantis. Sarà un incontro produttivo o un’altra occasione per pronunciare solo parole parole parole?

“Alla luce delle interlocuzioni di queste settimane – si legge nella lettera di convocazione, firmata dal Sindaco Stefano Lo Russo e inviata in queste ore – e degli sviluppi in corso relativi al settore automotive e agli insediamenti produttivi Stellantis del territorio torinese” viene perciò convocato un tavolo di lavoro locale “atto ad analizzare nel dettaglio la situazione e definire eventuali azioni da mettere in campo.

Un appuntamento che fa seguito alla decisione del 29 gennaio scorso dell’amministrazione comunale, su sollecitazione delle organizzazioni sindacali, di avviare, su vari settori e a più livelli, interlocuzioni per lo sviluppo industriale a livello locale.

L’obiettivo è quello di condividere le future strategie per lo sviluppo industriale e la transizione ecologica di Torino e dell’area metropolitana anche a seguito dell’apprensione per il futuro occupazionale della fabbrica di Mirafiori espresso da tutte le sigle sindacali e di raccogliere le istanze del territorio anche in vista dell’appuntamento di marzo del “Tavolo nazionale Stellantis” convocato a Roma dal Governo nazionale.

Alpitour World sostiene “Torino spazio al futuro”

Il leader italiano del settore turistico contribuirà allo sviluppo di un programma di innovazione dedicato a giovani, imprese e territorio al fianco dell’Unione Industriali di Torino.

 

 Alpitour World ha scelto di sostenere il programma Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024, che vedrà lungo tutto l’arco dell’anno l’avvicendarsi di un ricco calendario di appuntamenti e iniziative per promuovere il tessuto imprenditoriale torinese. Tema della nuova edizione è “Spazio al Futuro”, proprio per connotare il forte slancio di innovazione che sta vivendo la città, a cui Alpitour World vuole dare un contributo concreto.

Alpitour World è il primo gruppo turistico italiano che da oltre 75 anni fa viaggiare le persone in tutto il mondo. Nato a Cuneo nel 1947, oggi il suo quartier generale è proprio a Torino, dove l’azienda conserva un forte legame con il territorio rivestendo un ruolo di spicco, sia in termini occupazionali, sia in termini di impegno per la comunità e di innovazione. Alpitour World ha, infatti, scelto di sponsorizzare per nove anni il Palasport Olimpico, ex Pala Alpitour, e ha avviato nel 2023 un partenariato di quattro anni con il Museo Egizio in occasione del suo bicentenario. A questo si aggiunge la duratura collaborazione con l’Unione Industriali di Torino che oggi si concretizza nel sostegno al progetto “Torino Spazio al Futuro”, un programma di iniziative ed eventi in occasione di Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024. Durante tutto l’anno saranno organizzati 24 eventi, tra attività e progetti, volti a trasformare Torino in una città sempre più tesa al futuro e al cambiamento, in cui Alpitour World stesso crede e per questo ha scelto di promuovere.

Alpitour World è oggi la più grande realtà integrata nel settore dei viaggi organizzati, sinonimo di professionalità, innovazione e scoperta. La sua struttura è composta da cinque divisioni che presidiano l’intera filiera del turismo: Tour Operating, Aviation, Hotel Management, Incoming e Travel Agency. Ognuna rappresenta un’eccellenza nel proprio ambito di riferimento e, tutte insieme, contribuiscono alla solidità del gruppo e alla sua costante evoluzione verso nuove forme di vacanza.

Il Tour Operating raccoglie i Brand più apprezzati dal mercato: Alpitour, Francorosso, Bravo, Turisanda ed Eden Viaggi, offrendo una ricca e diversificata programmazione che asseconda le esigenze di ogni viaggiatore. Esempio di innovazione, Neos è la compagnia aerea in rapida crescita e con una delle flotte più giovani d’Europa, grazie anche ai nuovi 737-800 MAX e ai 787-9 Dreamliner, aeromobili che offrono esperienze di volo confortevoli e con le ultime tecnologie. VOIhotels racchiude il volto dell’hôtellerie con una collezione di resort leisure in ogni angolo del mondo. Si rivolge a un segmento upper-upscale straniero la collezione VRetreats, che pone al centro del suo business un’ospitalità italiana dal lusso sofisticato, in dimore storiche e di charme. A presidio dei mercati esteri, il gruppo ha aperto Alpitour France con sede a Parigi e possiede la società di incoming Jumbo Tours Group, presente in Europa, Africa e Caraibi, con una vasta gamma di servizi in loco, escursioni e trasferimenti. Utravel è la società benefit rivolta ai giovani che vogliono esplorare il mondo in modo etico e consapevole, ma senza rinunciare al divertimento e alla condivisione. Completa il profilo aziendale Welcome Travel Network che raccoglie migliaia di Agenzie di Viaggio su tutto il territorio nazionale.

Il Gruppo conta circa 4.700 dipendenti con 7 sedi principali in Italia, fa viaggiare ogni anno oltre 2 milioni di viaggiatori e ha società controllate in 16 Paesi del mondo.

“IAAD. Design Workshop” A Torino, 150 studenti si confrontano

Sei workshop, sei “sfide” per progettare il futuro: “IAAD. Un linguaggio senza confini”

Dal 19 al 24 febbraio

“Gli ‘IAAD. Design Workshop’ sono riflessioni che si trasformano in progetti. Idee che diventano soluzioni”.

Con questa suggestiva presentazione si apre la XIV edizione degli “IAAD. Design Workshop” progettata da “IAAD.Torino”, in collaborazione con “Itinerari Paralleli”“impresa sociale che accompagna nell’ideazione, progettazione e realizzazione di contenuti culturali e azioni di innovazione sociale, aggregando competenze complementari con una forte visione etica in comune”.

Titolo “Design. A dialogue without boundaries”, la nuova edizione si aprirà lunedì 19 febbraio alle 11,30, presso l’Impresa Sociale – Teatro “Q77” (corso Brescia 77, Torino) e vedrà il contributo di “World Design Organization” (“WDO” di Montreal – Canada)) con gli interventi di Thomas Garvey, WDO President, Lilian González, Industrial Designer e Board advisor WDO e del designer Matteo Ragni.

Da lunedì 19 a sabato 24 febbraio, 150 studenti “IAAD.” e delegazioni provenienti da college europei “AD Education” e dai partner italiani “Accademia Italiana” (Firenze e Roma), “Scuola Holden” (Torino), “SAE Institute” (Milano), si confronteranno per immaginare “nuove opportunità e soluzioni” per risolvere le attuali “divisioni fisiche, culturali, tecnologiche, sociali”.

Ogni team sarà composto da un “project leader” (un professionista vicino alla tematica affrontata dal workshop), uno o più assistenti e studenti dei diversi dipartimenti “IAAD.” e delle delegazioni ospiti. Caratteristica del team di lavoro è la trasversalità di competenze rappresentate”, per promuovere il confronto con background culturali, sociologici e accademici diversi sul tema del confine “Design. A dialogue without boundaries”.

Ospiti della conferenza inaugurale: Lilián González  (designer industriale, coordinatrice accademica all’“Università Anahuac” del Messico, nonché membro del comitato editoriale della rivista “Worldesign” di “Domus” e consigliere del “Don Norman Design Award”) insieme al milanese Matteo Ragni , che dal 1994 progetta e si occupa di design negli ambiti più diversi dell’industria e dell’artigianato, con un interesse che si focalizza sempre di più sulla progettazione volta ad unire “funzione” e “innovazione tipologica”. Ragni é stato, inoltre, uno dei più giovani vincitori del “Compasso d’Oro” a 29 anni, nel 2001, con la posata usa e getta “Moscardino”, disegnata insieme a Giulio Iacchetti. Nel 2014 ha ricevuto il secondo “Compasso d’Oro”, sempre con Giulio Iacchetti, per il design di una serie di tombini per “Montini Spa”, azienda specializzata in chiusini e griglie stradali, con sede a Roncadelle (Brescia). Lavori, che di volta in volta “sottolineano un approccio eclettico e discreto, sempre alla ricerca dell’ironia e del gesto progettuale riflessivo e pulito”.

Alla guida dei sei workshop“MinD Mad in Design”, l’associazione che dal 2014 opera in risposta a situazioni di disagio ed emarginazione nell’ambito della fragilità mentale; Elia Pellegrino, musicista, ha suonato nel “Pugile” (band torinese) per diversi anni e portato avanti il progetto solista “AKE”; Jacopo Gottlieb , esperto nella creazione di esperienze di “realtà virtuale” nel campo della divulgazione scientifica; Dario Oliverodesigner multidisciplinare appassionato di “car design”, vincitore del “Red Dot Design Award”Alessandro Argenio, direttore nel Master in “Transportation Design” all’“Umeå Institute of Design” (Svezia); Alberto Piazzalunga, “designer multidisciplinare” che lavora su progetti di impatto sociale; Enrico Tarò , designer, operatore culturale e ricercatore indipendente interessato in particolare “allo sviluppo di nuove forme di collettività e di partecipazione attraverso linguaggi artistici e culturali”.

Per infowww.iaad.it

g.m.

Dalla Regione nuovi fondi per 805 Comuni piemontesi

 

Stanziati dalla Regione 105 milioni di euro a favore di 805 Comuni piemontesi per progetti di sviluppo e coesione. Una delibera approvata dalla Giunta finanzia la valorizzazione di 24 Aree omogenee tramite il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, nell’ambito dell’accordo per la crescita territoriale firmato nello scorso dicembre dal presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

«Mettiamo in campo 105 milioni di euro per consentire a oltre 800 amministrazioni comunali di realizzare una serie di interventi strategici attesi da tempo. In questo modo diamo risposte concrete ed efficaci alle richieste dei cittadini su bisogni crescenti di sanità, mobilità, istruzione, ambiente e competitività – puntualizza il presidente Cirio – Fin dal primo giorno di mandato abbiamo concentrato la nostra programmazione sulle necessità di ogni singola amministrazione locale, con 65 milioni già distribuiti a più di 150 Comuni delle aree interne e 130 milioni assegnati a oltre 200 Comuni con il programma regionale Fesr. E adesso aggiungiamo questa nuova misura che produrrà sviluppo diffuso e partecipato in 24 aree omogenee del Piemonte».

«Grazie a queste risorse – aggiunge il presidente – tutte le province piemontesi avranno ricadute positive in termini di sostegno alle grandi sfide per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile, l’innovazione e il welfare. Il Fondo sviluppo e coesione, se da un lato rappresenta una significativa fonte di finanziamento, dall’altro è un’opportunità concreta di lavorare in sinergia come aggregazioni territoriali a beneficio dello sviluppo locale di aree vaste del nostro Piemonte».

La distribuzione delle risorse

Le risorse saranno distribuite tra 805 comuni, suddivisi in 24 aree omogenee. Questo lo schema di ripartizione dei fondi, tenendo conto che alcune Aree contengono anche Comuni di altre province.

* a 146 Comuni della provincia di Alessandria 28 milioni

– 44 dell’Area Monferrato casalese e Terre di Po, finanziata complessivamente con 7,4 milioni

– 41 dell’Area Alto Monferrato, finanziata complessivamente con 5,6 milioni

– 30 dell’Area Bacino del Tanaro, finanziata complessivamente con 4,7 milioni

– 28 dell’Area Appennino alessandrino, finanziata complessivamente con 3,1 milioni

– 3 dell’Area Borghi delle Vie d’Acqua, finanziata complessivamente con 7 milioni

* a 104 Comuni della provincia di Asti 21 milioni

– 51 dell’Area Monferrato Heritage Unesco, finanziata complessivamente con 4,3 milioni

– 33 dell’Area Terre di Langa e Monferrato, finanziata complessivamente con 5 milioni

– 16 dell’Area Bacino del Tanaro, finanziata complessivamente con 4,7 milioni

– 4 dell’Area Monferrato casalese e Terre di Po, finanziata complessivamente con 7,4 milioni

* a 63 Comuni della provincia di Biella oltre 8 milioni

– 47 dell’Area Biellese, finanziata complessivamente con 5,7 milioni

– 16 dell’Area Baraggia, finanziata complessivamente con 2,6 milioni

* a 176 Comuni della provincia di Cuneo 26 milioni

– 37 dell’Area Terra di Langa, finanziata complessivamente con 2,6 milioni

– 29 dell’Area Monregalese, finanziata complessivamente con 4,1 milioni

– 25 dell’Area Alta Valle Tanaro e Cebano, finanziata complessivamente con 2,2 milioni

– 23 dell’Area Terre del Monviso, finanziata complessivamente con 2,8 milioni

– 20 dell’Area Pianura cuneese, finanziata complessivamente con 3,5 milioni

– 17 dell’Area Valle Stura, finanziata complessivamente con 2,7 milioni

– 15 dell’Area Roero, finanziata complessivamente con 2,6 milioni

– 10 dell’Area Terre di Langa e Monferrato, finanziata complessivamente con 5 milioni

* a 51 Comuni della provincia di Novara 11 milioni

– 41 dell’Area Novarese, finanziata complessivamente con 4,7 milioni

– 10 dell’Area Laghi, finanziata complessivamente con 5,9 milioni

* a 160 Comuni della provincia di Torino 35 milioni

– 72 dell’Area Canavese, finanziata complessivamente con 8,6 milioni

– 27 dell’Area Orco e Soana, finanziata complessivamente con 3,9 milioni

– 19 dell’Area Pianura torinese, finanziata complessivamente con 3,8 milioni

– 19 dell’Area Val di Susa, finanziata complessivamente con 2,7 milioni

– 15 dell’Area Valli Chisone e Germanasca, finanziata complessivamente con 1,9 milioni

– 6 dell’Area Monferrato casalese e Terre di Po, finanziata complessivamente con 7,4 milioni

– 2 dell’Area Borghi delle Vie d’Acqua, finanziata complessivamente con 7 milioni

* 52 Comuni della provincia del Verbano Cusio Ossola 9 milioni

– 36 dell’Area Laghi, finanziata complessivamente con 5,9 milioni

– 16 dell’Area Ossola, finanziata complessivamente con 2,6 milioni

* a 53 Comuni della provincia di Vercelli 10 milioni

– 49 dell’Area Borghi delle Vie d’Acqua, finanziata complessivamente con 7 milioni

– 4 dell’Area Baraggia, finanziata complessivamente con 2,6 milioni

I prossimi passi

Ogni Comune potrà richiedere il contributo entro il 31 maggio, candidando tramite l’Area omogenea di appartenenza un massimo di tre proposte: una del valore fino a 100 mila euro, una seconda fino a 250 mila euro e una terza fino a 500 mila euro, con l’importo minimo mai inferiore a 50 mila euro. Il finanziamento della Regione potrà coprire al massimo il 90 per cento del totale di ciascun progetto.

Gli interventi potranno riguardare gli ambiti di digitalizzazione, competitività delle imprese, energia, ambiente e risorse naturali, cultura, trasporti e mobilità, riqualificazione urbana, welfare e salute, istruzione e formazione e capacità amministrativa.

Sulla base delle richieste presentate, la Regione definirà un piano di sviluppo per ciascuna area omogenea e assegnerà i finanziamenti ai progetti ritenuti più strategici, nel limite della dotazione finanziaria attribuita a ciascuna aggregazione territoriale.

Dei 105 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione, 100 saranno ripartiti tra i progetti dei singoli Comuni, mentre i restanti 5 milioni verranno distribuiti come premialità a favore delle proposte sovracomunali. Queste risorse potranno comunque essere ulteriormente integrate dalla Regione.

Nelle prossime settimane, il presidente Cirio e gli assessori regionali inizieranno un tour per incontrare i sindaci delle 24 aree omogenee e per illustrare loro il funzionamento della misura e le tempistiche e modalità di presentazione dei progetti.

 

Immobiliare, mercato in fermento

Nell’ultima edizione dell’Indagine sul Mercato Immobiliare, compravendite trainate dall’andamento delle locazioni e dalla fiducia sui mutui

Gli italiani riprendono a pianificare l’acquisto della casa. Il numero delle persone interessate a comprare un’abitazione nel giro di un anno cresce del 13,8%, spinte sia dall’andamento del mercato delle locazioni, che dal minor costo del tasso di interesse sui mutui. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Indagine sul Mercato Immobiliare Residenziale effettuato dall’Ufficio Fimaa-Confcommercio.

Una serie di fattori, ripresi anche dall’Istat nel report di gennaio sulla Fiducia di Consumatori e Imprese, confermano, in particolare, che la diminuzione dei tassi di interesse sui mutui restituiscano linfa alla fiducia dei consumatori.

Per quanto riguarda le vendite, gli associati Fimaa ribadiscono che il mercato nel corso del 2023 ha attraversato una fase di transizione, ma il sentiment sull’ultimo quadrimestre mette in luce un miglioramento. I dati forniti dall’Agenzia delle Entrate infatti evidenziano che nei primi nove mesi dell’anno le vendite sono calate dell’11,8% ma, stando alle rilevazioni degli associati Fimaa, il divario nell’arco dell’intero anno si ridurrà al 10,6%.

I prezzi della abitazioni in generale registrano un aumento dell’1,8%, grazie soprattutto alla spinta delle abitazioni nuove (che a ottobre 2023, secondo l’Istat, hanno registrato un +8%). “Questo dato – commenta Santino Taverna, Presidente Fimaa Italia – dimostra che chi cerca casa presta sempre più attenzione a unità immobiliari efficientate energeticamente per un risparmio sui costi di gestione. L’elaborazione dall’Ufficio Fimaa-Confcommercio su dati Istat dimostra che dal 2010 le abitazioni nuove hanno accresciuto il loro valore del 22,6% al lordo dell’inflazione. Nonostante il forte aumento della domanda, tuttavia, risulta dimezzata la percentuale delle case nuove vendute rispetto al totale, per una carenza di offerta (17,7% nel 2023 contro il 34,8% del 2010)”.

Tra i fattori che trainano il mercato ci sono i canoni di locazione alti e la forte richiesta di abitazioni in locazione che spingono molti piccoli e medi investitori a puntare sull’acquisto di abitazioni da mettere a reddito (58,4%). I grandi investitori cercano invece immobili da mettere a reddito nelle prime location urbane o turistiche (6%). Il 22,9% degli associati Fimaa ritiene determinante l’alto tasso di inflazione, mentre il 6% degli intervistati ritiene che un eventuale calo dei tassi bancari determinerà un aumento di transazioni.

A frenare gli scambi, invece, ci sono gli alti costi di ristrutturazione (44,7%), il timore per la congiuntura economica, i tassi dei mutui e l’occupazione (36,1%). Il 17,6% degli agenti associati a Fimaa ritiene che il mercato sia penalizzato dal quadro normativo e fiscale, come la classificazione energetica e la tassazione sulle plus-valenze per gli immobili che hanno usufruito del Superbonus al 110%.

Per quanto riguarda le attese sulla prima parte del 2024, circa la metà degli agenti Fimaa (il 45,2%) ritiene che il numero di transazioni calerà. La percentuale comunque si riduce in maniera sensibile rispetto alla rilevazione precedente (era al 61,5%), mentre crescono sia le aspettative di stabilità (38,7%) e sia quelle di un aumento (16%). La maggior parte degli associati (65,1%) ritiene inoltre che i prezzi non subiranno particolari variazioni. Il 19,5% prevede un calo, il 15,3% un aumento. Inoltre, circa la metà degli agenti Fimaa (il 45,1%) ritiene che la domanda di abitazioni si manterrà stabile, il 27% confida in un miglioramento. Pressoché identica, tuttavia, la percentuale di chi si attende un peggioramento. Per quanto concerne l’offerta di immobili, invece, la maggioranza assoluta degli agenti (57,7%) ritiene che il livello rimarrà stabile, il resto si divide equamente tra quanti confidano in un aumento e quanti temono una diminuzione.

Il mercato delle locazioni invece registra un aumento dei canoni del 5%, con i contratti transitori che beneficiano dell’aumento maggiore (6,7%), mentre quelli concordati crescono del 2,4%. Il canone medio, secondo le elaborazioni dell’ufficio studi FIMAA Italia su dati dell’Agenzia delle Entrate, è di 532 Euro mensili. I proprietari degli immobili preferiscono i contratti di lunga durata (49%) o convenzionati (27,4%), le percentuali si riducono notevolmente per chi opta per un contratto transitorio (19,1%), o per le locazioni agli studenti (4,4%).

Gli agenti Fimaa, inoltre – commenta Andrea Oliva, Coordinatore Uffici Studi Fimaa – ritengono che per i mesi a venire il mercato delle locazioni sarà caratterizzato da un forte mismatch. Praticamente due associati su tre (per l’esattezza il 62,4%) ritengono che la domanda di immobili in affitto crescerà nei mesi a venire, probabilmente a causa della difficoltà di accedere a un mutuo e agli alti tassi d’interesse. Il 34,2% ritiene invece che la domanda si manterrà stabile. Il 3,3% ipotizza un calo. Sul lato dell’offerta di immobili, quasi la metà degli associati (43,9%) teme che la disponibilità si ridurrà ulteriormente. Il 48,8% ritiene che si manterrà stabile, appena il 7,3% parla di un aumento. Per quanto riguarda i canoni, infine, il 58% ritiene che ci saranno ulteriori aumenti, il 37,1% che rimarranno stabili, meno del 4,9% ipotizza un rilassamento” conclude Andrea Oliva.

Il Financial Times premia il Piemonte per l’attrazione degli investimenti esteri

Un prezioso riconoscimento al Piemonte. Nella nuova edizione del rapporto “European Cities and
Regions of the Future 2024” del Financial Times  la nostra regione   per la
prima volta si è posizionata al 6° posto nella classifica delle regioni europee di grandi
dimensioni per la sua strategia di attrazione degli investimenti esteri.
Il Piemonte già si distingue nel contesto italiano, collocandosi al 3° posto tra le regioni del
Paese per il numero di aziende estere presenti sul territorio, con più di 4.000 unità locali
che contribuiscono per circa l’8% dell’occupazione regionale, con un totale superiore ai 150
mila addetti, e che generano un valore aggiunto di 12 miliardi di euro (18% del totale
regionale) e un fatturato di 46 miliardi di euro (20% del totale regionale).
Il riconoscimento del Financial Times sottolinea il successo della strategia del Piemonte anche
a livello europeo, premiando gli sforzi concreti degli enti istituzionali locali nel promuovere
investimenti di qualità, con conseguenti benefici occupazionali e di crescita economica,
nonché nel supportare le multinazionali già presenti nel territorio.
Proprio con questo obiettivo, la Regione Piemonte ha istituito nel 2022 il Team Attrazione, un
gruppo di lavoro interdirezionale che ha coinvolto prima gli enti strumentali Ceipiemonte,
Finpiemonte e Agenzia Piemonte Lavoro e, in seguito, anche altri stakeholders del territorio,
ponendosi come interlocutore unico nei confronti dei nuovi potenziali investitori. Anche le
Camere di Commercio piemontesi giocano un ruolo chiave e sinergico nella strategia di
attrazione investimenti regionale grazie al Progetto Attrattività avviato nel 2023 e di cui
Ceipiemonte è ente attuatore.
“Si tratta del riconoscimento di un lavoro certosino e paziente – commentano il Presidente
Alberto Cirio e gli assessori Andrea Tronzano e Fabrizio Ricca – che ha visto gli uffici della
regione Piemonte in particolare quelli del settore competitività e della promozione internazionale
lavorare di comune accordo per dare vita nei mesi scorsi al Team Attrazione, un coordinamento
volto a valorizzare le peculiarità della nostra regione, diventando di fatto appetibili e capaci, in
questo modo, di aumentare e attirare innovazione, sviluppo e competitività per il sistema
imprenditoriale.”
“Questa notizia, pubblicata sul prestigioso quotidiano Financial Times, ci inorgoglisce e ci
mostra i frutti di un percorso a cui, come sistema camerale piemontese, lavoriamo da anni
investendo risorse umane ed economiche. Attrarre investimenti nella nostra regione è
fondamentale per alimentare la crescita economica, stimolare l’innovazione e creare nuove
opportunità occupazionali. Il nostro impegno, insieme alla Regione Piemonte e al Ceipiemonte,
è fornire un ambiente favorevole agli investitori, attraverso la realizzazione di infrastrutture
funzionali, la presenza di manodopera qualificata e di una burocrazia snella oltre che un
accesso diretto ai mercati internazionali. Il nostro obiettivo è quello di continuare a creare
partnership forti e a promuovere un clima imprenditoriale che valorizzi la fiducia degli investitori
nazionali e internazionali. Guardiamo al futuro con la convinzione che gli investimenti giochino
un ruolo fondamentale nel dar vita a territori prosperi e sostenibili" commenta Gian Paolo
Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte.
“Questo riconoscimento premia il cambio di passo della Regione Piemonte e la strategia
innovativa di Ceipiemonte nell’attrazione degli investimenti, attraverso la creazione di una
nuova squadra dedicata composta da giovani risorse, l’investimento nel market intelligence e
l’attivazione di nuovi canali di intercettazione degli investitori, a partire dalla firma di accordi con
rinomati player internazionali – dichiara Dario Peirone, Presidente Ceipiemonte – Una
strategia che era stata già valorizzata dal Financial Times nel numero di ottobre, con un articolo
sulla copertina di FDI, dedicato alla capacità del Piemonte di attrarre business. Nel 2023
Ceipiemonte ha intercettato 200 nuovi dossier di possibili investimenti, con un valore potenziale
di oltre 5 miliardi di euro e 6.000 nuovi posti di lavoro. Questi sono solo i primi risultati di una
strategia che oggi il Financial Times certifica come vincente, permettendo al Piemonte di
entrare in questa prestigiosa classifica. Il nostro obiettivo è quello di raddoppiare questi numeri
già entro il 2025, per portare nella nostra regione investimenti di qualità.”

Odontotecnico come Professione sanitaria: avviato l’iter

Il Consiglio di Stato, con la decisione n. 932/2024 pubblicata il 31 gennaio, ha aperto la via al riconoscimento degli odontotecnici come professionisti del settore sanitario. Questa svolta arriva a seguito dell’appello presentato da Confartigianato Imprese Odontotecnici e Cna Sno, segnando un punto di svolta nel lungo percorso per il riconoscimento della professione sanitaria degli odontotecnici.

La decisione del Consiglio di Stato segue un periodo di incertezza causato dal parere non favorevole del Ministero della Salute, che aveva espresso riserve tecniche e giuridiche riguardanti l’istituzione del profilo professionale dell’odontotecnico all’interno delle professioni sanitarie. Tuttavia, il ricorso presentato ha messo in evidenza le carenze istruttorie e motivazionali della Direzione Ministeriale, conducendo infine all’accoglimento dell’appello.

Il Presidente Regionale di Confartigianato Odontotecnici, Angelo Giambrone, ha espresso grande soddisfazione per il risultato ottenuto, definendolo un “traguardo storico” per la categoria. “Questa vittoria non solo riconosce la professionalità e la competenza degli odontotecnici ma pone anche le basi per un veloce processo di attribuzione dello status di professione sanitaria”.

In aggiunta, il Presidente di Cna Sno Davide Beneventi ha dichiarato: “Questa sentenza rappresenta una vittoria significativa non solo per gli odontotecnici ma per l’intero settore sanitario. L’inclusione degli odontotecnici tra le professioni sanitarie riconosce il ruolo cruciale che questa figura professionale svolge nella cura e nel benessere dei pazienti. È il frutto di anni di impegno e dedizione e un passo avanti verso un sistema sanitario più inclusivo e rappresentativo delle sue diverse componenti. Continueremo a impegnarci affinché questo riconoscimento si traduca in miglioramenti concreti per la professione e per i servizi offerti ai cittadini.”

La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta un importante passo avanti nella lotta per l’uguaglianza e il riconoscimento professionale nel settore sanitario, evidenziando l’importanza di una valutazione equa e basata su meriti effettivi delle diverse professioni che contribuiscono alla salute pubblica.

Confartigianato Imprese Odontotecnici e Cna Sno continueranno a lavorare a stretto contatto con le autorità competenti per assicurare che il processo di riconoscimento proceda senza ulteriori ostacoli, garantendo agli odontotecnici il posto che meritano all’interno del sistema sanitario.

Casa, compravendite in negativo nel 2023 e prezzi in salita

Riceviamo e pubblichiamo l’analisi realizzata da Fiaip Piemonte

Nel 2023 il mercato immobiliare in Piemonte registra una contrazione dei volumi rispetto al 2022, ma anche un generalizzato aumento dei prezzi.

Nell’elaborazione svolta da Fiaip Piemonte (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) sui dati provvisori dell’Agenzia delle Entrate, emerge che nei primi nove dell’anno in tutto il Piemonte sono state vendute 45.141 case, il -10,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutti i tre trimestri presi in considerazione mostrano una diminuzione nel numero di vendite concluse (I trim -7%, II trim -12,6%, III trim -11,7%). Si tratta del primo calo negli scambi residenziali dopo l’eccezionale slancio delle vendite registrato nel biennio scorso.

“Il rallentamento del mercato immobiliare aveva già iniziato a presentarsi con la fine del 2022 e si è fatto progressivamente più significativo nel 2023 – commenta il presidente di Fiaip Piemonte, Marco Pusceddu. Come da previsioni, i volumi venduti stanno gradualmente tornando in linea con quelli del 2019, pur mantenendosi su livelli più alti di quelli registrati prima del Covid”.

Le compravendite concluse in nove mesi inItalia sono state 507.879 il -11,8% rispetto allo stesso periodo del 2022.

“L’erosione del potere di acquisto e l’aumento dei tassi di interesse hanno penalizzato il comparto: c’è stata più difficoltà ad accedere al credito e l’inflazione ha determinato maggiore prudenza, incertezza economica e minore disponibilità di spesa – spiega il presidente Pusceddu. La diminuzione delle compravendite si è accompagnata alla frenata dei mutui che, a livello nazionale, ha sfiorato il -30%. Una difficoltà che si è tradotta anche nello spostamento di parte della domanda, il 5 o il 6%, verso il mercato della locazione con un conseguente aumento dei canoni di affitto.
I prezzi delle case hanno visto invece un generalizzato aumento dei prezzi medi al metro quadro, che varia da città a città e da zona a zona, ma che oscilla tra il 2% e il 3%”.

Con riferimento ai primi nove mesi dell’anno, gli scambi realizzati nel 2023 rappresentano comunque il +17% rispetto a quelli del 2019. Il 2019 è un anno di riferimento, perché ci permette di capire qual era l’andamento del mercato prima della perturbazione dovuta al Covid-19, che ha caratterizzato il 2021 e il 2022 con uno straordinario balzo del mercato residenziale.

“Questo raffronto con il 2019 – sottolinea il presidente Fiaip Piemonte – ci fa capire che, al di là delle oscillazioni percentuali, il mercato è tutt’altro che fermo e che gli scambi registrati rappresentano comunque un buon numero di transazioni e un mercato in salute”.

PREVISIONE

Le previsioni oggi vedono un 2024 stazionario, in linea con i volumi del 2023. Alcuni operatori avvertono una ripresa in questo inizio anno, mentre in pochi ritengono che le vendite caleranno anche nel 2024. Dal punto di vista dei valori la maggior parte degli operatori è concorde che i prezzi saranno in moderato aumento anche nel 2024.

“L’ipotesi di crescita è perlopiù legata al possibile calo dei tassi sui mutui – conclude Marco Pusceddu, presidente Fiaip Piemonte-. A tenere è la componente di chi investe nel mattone, anche con sacrificio, per tutelare il proprio capitale dall’erosione finanziaria e per poter avere un piccolo reddito extra, un’entrata in più che possa ammortizzare il carovita”.

DETTAGLIO PROVINCE

Tranne Biella, tutte le altre province del Piemonte mostrano il segno negativo negli scambi realizzati nei primi nove mesi del 2023, rispetto a quelli conclusi nello stesso periodo del 2022.

Infatti, la città di Biella registra il +4% con 532 scambi, mentre l’insieme della provincia segna il +1,13% con 1.752 compravendite. Si difende Alessandria: in città riesce a garantire stabilità con il +1,8% e 1.058 compravendite, non altrettanto bene il fuori porta che porta la provincia a calare del -2,8% (4.325 scambi).

Ad andare peggio è la città di Cuneo con 440 compravendite e il -23,3% di transazioni rispetto ai nove mesi del 2022. Nell’insieme la provincia cuneese registra il -12% e circa 5.704 scambi. Segue la città di Asti (656 scambi) che segna il -20,1% e porta la sua provincia a -17,3% con un totale di 1.933 compravendite. Poi c’è la città di Verbania che, con 344 scambi, scende del -19,8%, mentre tutto il verbano cala del -13% (1.851 transazioni).

La città di Torino segna il -9,4% di compravendite con 10.667 scambi. Mentre con un totale in 9 mesi di 24.220 transazioni, la città metropolitana vede un calo di quasi il 12% (-11,9%) rispetto all’anno prima. Numeri comunque che rispetto allo stesso periodo del 2019 rappresentano circa il 10% in più.

La città di Vercelli resta sostanzialmente stabile nelle compravendite e segna solo un -1,3% con i suoi 501 scambi, ma nell’insieme la sua provincia perde a doppia cifra, -12,4% (1.588 transazioni).
La città di Novara tiene con 1.149 compravendite e il -2,5% di scambi. Con un totale di 3.768 transazioni, la provincia novarese scende rispetto ai nove mesi del 2022 del -4,4%.

Boom di visitatori per la “Casa dell’intelligenza artificiale” della fiera A&T

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Si è chiusa la 18a edizione della Fiera A&T Automation and Testing di Torino: sono stati 18 mila i visitatori nella tre giorni di manifestazione. A catalizzare l’attenzione la Casa dell’Intelligenza Artificiale, il più grande spazio dimostrativo mai organizzato all’interno di un contesto fieristico afferente alle tecnologie e ai saperi connessi grazie agli algoritmi intelligenti, che ha visto come protagonisti importanti player del mondo dell’industria e dei servizi di tecnologia avanzata tra i quali: Accenture, Aieng, AizoonTechnology & Consulting, AWS, Capgemini, Centro Ricerche Fiat, Fanuc, Honda, IndexLab, Michelin, Microsoft, MYW.AI, Reply, Siemens, SKF, Synesthesia, ThalesAlenia Space, TIM Entrerprise, VHIT.

Una novità che ha portato ogni giorno oltre 6 mila passaggi tra manager, tecnici e imprenditori, adimostrazione che l’IA ha fatto breccia non solo nella grande ma anche nella piccola impresa. Una consapevolezza che è emersa in modo evidente tra i corridoi dell’Oval Lingotto dove il pubblico è rimasto colpito non solo dalle 4.000 tecnologie esposte dalle 380 aziende presenti, ma si è iscritto e ha partecipato quindi in modo personale ai 60 eventi, tra workshop, tavole rotonde e seminari specialistici, organizzati nei tre giorni.

Un’affermazione quella di A&T 2024 riconducibile non solo al format, ormai consolidato e rinnovato proprio in occasione del 18esimo compleanno, ma giustificata grazie alla forte collaborazione territoriale tra stakeholder istituzionali e industriali che insieme hanno lanciato un messaggio forte al Governo: Torino e il Piemonte sono pronti per gestire il Centro Nazionale sull’Intelligenza Artificiale e ad essere l’Hub di riferimento europeo su Semiconduttori e Microchip.

“L’edizione che sta terminando è stata un successo non solo nei numeri dei visitatori, ma soprattutto nel rinnovato concetto di fiera, dove al centro c’è il territorio, ovvero tutti gli attori istituzionali e industriali che rappresentano il nostro PIL regionale. Un lavoro sinergico che ha portato per la prima volta a realizzare in un contesto fieristico nazionale il più grande spazio dimostrativo dedicato all’intelligenza artificiale nella manifattura, integrato con le ulteriori 4.000 tecnologie industriali esposte. Non solo, le tante tecnologie presentate dai 380 espositori hanno raccontano una storia industriale nuova, caratterizzata da un forte impulso tecnologico e dalla consapevolezza che la digitalizzazione nelle imprese è una scelta obbligata da compiere convintamente, è possibile e relativamente facile da attuare, ma solo dopo aver compreso ciò che davvero può fare la differenza all’interno del proprio contesto aziendale. Ora serve solo accelerare, lavorando compatti e cercando di accompagnare le imprese italiane verso un progressivo processo di trasformazione tecnologica, intelligente e sostenibile ha dichiarato il CEO di A&T, Luciano Malgaroli.

Danni all’agricoltura: ecco il Piano di controllo dei piccioni della Città Metropolitana

Sul territorio sono 2 milioni e mezzo e causano 5 milioni di euro all’anno di danni all’agricoltura

È stato approvato da parte del Consiglio metropolitano di Torino il “Piano di controllo del colombo sul territorio della Città Metropolitana di Torino”. Il provvedimento arriva dopo una lunga battaglia condotta proprio da Coldiretti Torino per avviare finalmente un contenimento di questa specie che provoca danni enormi anche all’agricoltura.

Il Piano di contenimento del “Piccione”, come viene comunemente chiamato il colombo di città, è stato presentato dal consigliere delegato all’ambiente della Città Metropolitana, Gianfranco Guerrini, e redatto dagli uffici Tutela fauna e flora dello stesso ente. Fa seguito all’Ordine del Giorno approvato lo scorso maggio che dava mandato al settore fauna per la redazione di un Piano di contenimento; Piano che è stato predisposto in pochi mesi. La presentazione dell’Ordine del giorno di maggio era arrivata anche a seguito di numerosi incontri tra i tecnici di Coldiretti Torino e la Città Metropolitana.

LA SODDISFAZIONE DI COLDIRETTI

«Ci siamo mossi a fronte all’esasperazione degli agricoltori – ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Sempre più soci vengono nei nostri uffici di zona a chiedere misure di depopolamento dei piccioni. Sapevamo che il Piccione può essere oggetto di contenimento grazie a una sentenza della Corte di Cassazione, che risale al 2004, e che sancisce che le popolazioni di Piccione che vivono allo stato libero rientrano ormai tra quelle selvatiche. Secondo la legge il controllo della fauna selvatica deve essere attuato se esistono pericoli, in primis per la salute umana ma anche per tutelare le produzioni zoo-agroforestali. Finora erano stati predisposti soltanto interventi su scala comunale o, peggio, esistevano solo regolamenti comunali sul divieto di foraggiamento. Per depopolare i piccioni serviva invece uno strumento operativo sovracomunale e di area vasta predisposto dalla Città Metropolitana».

La difesa dai piccioni potrà avvenire con metodologie diverse, dalla dissuasione sonora alla cattura, fino all’abbattimento diretto con fucile da caccia.

Nelle campagne, le operazioni di controllo potranno essere svolte da operatori muniti di licenza di caccia (come già avviene per l’autodifesa agricola dal cinghiale) che avranno frequentato un apposito corso che preveda il programma didattico approvato, da tempo, dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell’Ambiente. I corsi formeranno quelli che saranno chiamati “coadiutori al controllo del colombo di città”. Tra le materie insegnate nei corsi, oltre alla biologia della specie, anche l’effettuazione di censimenti e gli elementi di sicurezza legati all’uso di armi da fuoco che approfondiscono le norme di sicurezza già insegnate nei corsi per l’abilitazione alla licenza di caccia. Gli operatori dovranno essere assicurati.

Le carcasse dei piccioni dovranno essere smaltite. Tra i metodi di smaltimento consentiti nelle aree di campagna c’è anche il semplice sotterramento sotto 50 cm di terreno ad almeno 200 metri di distanza da pozzi e corsi d’acqua.

«Ora, dopo questa approvazione, occorre rendere al più presto operativo il Piano di contenimento con i corsi di abilitazione per gli operatori. Coldiretti Torino, come già fatto per il controllo delle nutrie e dei cinghiali assicurerà la massima collaborazione per estendere ai propri agricoltori la possibilità di autodifesa e di controllo dei piccioni».

Elaborando i dati contenuti negli studi preliminari che hanno accompagnato la redazione del Piano, Coldiretti Torino stima una presenza, su tutto il territorio di pianura e collina della Città Metropolitana, di circa 2 milioni e 500mila esemplari di Piccione. La stima dei danni al solo comparto agricolo è di una perdita di circa 400mila quintali di cereali, soia, girasole, tra perdite in campo, germogli appena nati, mangimi animali becchettati; per un valore che Coldiretti Torino stima in circa 5 milioni di euro l’anno.

Ma per l’allevamento i danni potrebbero essere ancora maggiori. Il Piccione rappresenta una possibile fonte di trasmissioni di patologie o di malattie gastrointestinali nel bestiame nelle stalle. Ogni mattina i piccioni calano dalle tettoie per beccare il mangime appena distribuito ai bovini e per bere dagli abbeveratoi, spollinandosi e defecando sugli alimenti che vengono ingeriti dalle mucche.

Come è noto, la crescita esponenziale dei Piccioni causa anche seri danni anche al patrimonio storico e artistico con il loro guano; inoltre costituisce una preoccupante minaccia per la sicurezza aerea, mentre la sua eccessiva confidenza con l’Uomo lo porta a dare l’assalto ai tavolini all’aperto ricchi di cibo.

Ma il vero pericolo è la possibile trasmissione di patologie all’Uomo attraverso la zecca molle del piccione (Argas reflexus) che è un suo parassita che può attaccare le persone che vivono in prossimità di siti di nidificazione o colonie di questi uccelli (tra cui gli agricoltori) e trasmettere infezioni batteriche e shock anafilattici. Nel marzo del 2023 due istituti superiori di Ciriè sono stati chiusi per disinfestazione da zecche molli derivate dalla folta colonia di piccioni che presente intorno alle scuole.