ECONOMIA- Pagina 4

Confartigianato e le sfide per il futuro delle imprese e del territorio

Sabato 9 novembre

Presso SERMIG – Arsenale della Pace Piazza Borgo Dora, 61 – Torino

 Assemblea pubblica di Confartigianato Torino 2024

 

L’Assemblea di Confartigianato Torino 2024 assume una rilevanza significativa alla luce degli scenari internazionali, nazionali e locali come l’inasprimento del conflitto russo-ucraino e l’escalation della guerra in Medio Oriente, gli esiti negativi per il comparto casa dovuti allo stop del Superbonus, la crisi dell’automotive, le preoccupazioni dell’autotrasporto, l’export rallentato e reso più costoso dai valichi chiusi o intermittenti, il caro energia.

Secondo il Presidente Dino De Santis “il clima di guerra sta penalizzando l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando il rallentamento del commercio. Motivi di ulteriore preoccupazione derivano dalla frenata di due fra i grandi player della manifattura mondiale (Germania e Cina).”

“Inoltre, l’instabilità politica che agita il Medio Oriente – prosegue De Santis – sta rallentando la vendita dei prodotti piemontesi verso un’ampia area di Paesi arabi o confinanti in quella zona. Voglio ricordare che dal Piemonte partono beni e servizi per oltre 2 miliardi e mezzo di euro, verso Emirati Arabi, Arabia Saudita, Israele, Qatar, Kuwait oltre ad altre 12 nazioni”.

La crisi dell’automotive rischia di affondare non solo le grandi imprese manifatturiere ma anche le piccole imprese della subfornitura che gravitano attorno a loro, aprendo scenari futuri molto preoccupanti. Già adesso provoca ripercussioni sull’intera filiera, con commesse in diminuzione e contrazione delle esportazioni fino al 46%, coinvolgendo migliaia di piccole imprese, anche artigiane.

“L’Ufficio studi di Confartigianato Torino valuta che nell’area metropolitana torinese saranno coinvolte 20 mila imprese, con un’occupazione stimata di 45 mila addetti, dei quali 1/3 rischia il posto di lavoro.  – continua De Santis – Una crisi che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali che entro fine anno coinvolgerà oltre il 30% delle imprese manifatturiere.”

 

“Edilizia ed Autotrasporto sono altri due comparti ad elevato rischio – denuncia De Santis -; gli esiti negativi per il comparto casa dovuti allo stop del Superbonus con  l’abbassamento dell’agevolazione al 50% nel 2025 per la prima casa, e l’incertezza sulle risorse da mettere in campo dal Governo per dare seguito alla direttiva europea sulle case green, sta mettendo in ginocchio il mondo delle costruzioni. Voglio ricordare che da settembre 2022 a settembre 2024 il settore delle Costruzioni piemontesi ha perso 309 imprese artigiane, passando da 49.187 a 48.878. Resta, poi, la criticità sulla patente a crediti che non è lo strumento idoneo a ridurre e, soprattutto, prevenire gli infortuni sul lavoro, ma sembra piuttosto un ulteriore fardello burocratico”.

“Le imprese dell’autotrasporto sono state duramente colpite dalle diverse crisi economiche succedutesi e dai ricorrenti rincari dei costi. L’ipotizzato innalzamento delle accise (che si andrebbe ad aggiungere al caro pedaggi ed alle penalizzazioni derivanti dall’isolamento del Piemonte) provocherebbe un’esplosione dei costi difficilmente scaricabile sui prezzi di listino. Un provvedimento che escluderebbe chi opera con veicoli sopra le 7,5 tonnellate e da euro 5 in su ma che penalizzerebbe i furgoni di 3,5 tonnellate.”

C’è poi il tema del caro energia “tra il 2022 e il 2023 l’extracosto per le PMI di Torino e provincia è cresciuto di 430 milioniReclamiamo a gran voce – chiede il Presidente – una politica energetica che miri all’autonomia del Paese agendo su più fronti: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili, del nucleare e delle azioni per l’efficientamento e la riqualificazione energetica degli edifici ove non impattino sulla capacità economica di famiglie ed imprese, riduzione degli sprechi”.

“In questa difficile situazione – conclude il Presidente De Santis – l’impegno di Confartigianato Torino si rivolge alle imprese in difficoltà per sostenerle in modo pratico e concreto. Nel corso della nostra assemblea annuale verrà presentato il progetto VAL.E. – la multicompetenza al servizio delle imprese. Un servizio gratuito che, in collaborazione con un gruppo di ex dirigenti in pensione, provenienti da Fiat e da altre grandi imprese, fornisce consigli specialistici per risolvere le situazioni di crisi aziendale”.

Ivrea, dopo 27 anni torna la Giornata del Ringraziamento di Coldiretti

Dopo 27 anni torna a Ivrea, domenica 17 novembre, la tradizionale Giornata provinciale del Ringraziamento di Coldiretti Torino. L’ultimo festeggiamento a Ivrea risale, infatti, al 1997.

Le Giornate del Ringraziamento degli agricoltori Coldiretti sono state istituite nel 1951 dal fondatore di Coldiretti, Paolo Bonomi, come momento di festa e di ritrovo della comunità dei coltivatori diretti. Si celebra ogni anno dopo la ricorrenza di San Martino (11 novembre) che è ancora oggi considerata la data di chiusura dell’annata agraria che termina con gli ultimi raccolti di mais e le semine del grano prima dell’arrivo dell’inverno. La Giornata del Ringraziamento ha quindi il sapore della tradizione e del legame della vita contadina con le stagioni. Ma ha anche un profondo senso religioso: la comunità contadina si ritrova, appunto, per ringraziare il Signore per i raccolti. Questo legame con la spiritualità è sancito dalla benedizione dei panieri con i frutti della terra portati da ciascuna zona della provincia di Torino contenenti le peculiarità alimentari del proprio territorio.

La Giornata del Ringraziamento di quest’anno ha anche un significato particolare con l’80esimo compleanno di Coldiretti.

Il programma prevede alle ore 10 il ritrovo di fronte alla Cattedrale di Ivrea di Santa Maria Assunta, in piazza Castello 16; alle 11 la S. Messa in cattedrale celebrata dal monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea; alle 12.30 la benedizione dei mezzi agricoli e il saluto delle autorità di fronte alla cattedrale; alle 13.30 il pranzo conviviale presso il salone polivalente del Comune di Bollengo in via Biella 1.

È previsto anche un corteo di una ventina di trattori che partirà dalla cattedrale dopo la benedizione e si chiuderà di fronte al salone polivalente di Bollengo.

Trump e l’economia del Piemonte

Trump ha stravinto senza se e senza ma. Oltre alla Harris hanno letteralmente perso i sondaggisti. Ipotizzavano un testa a testa che non c è stato. Hanno ignorato l’effetto Musk: negli ultimi due giorni 2 miliardi di visualizzazioni sul suo social. Ed il ragazzo è tutt’altro che stupido. Ha investito circa 100 milioni di dollari. Solo oggi incassato con le borse valori un miliardo e 800 milioni di dollari. Trump avrà distrutto il partito repubblicano.  Poco importa: lui la sua rivincita se l’è presa.  Eccome.
Esaltata la “Internazionale nera e sovranista”. Usa spaccati in metà.  Con qualche preziosa chicca. Operai compatti che vogliono cacciare tutti gli immigrati clandestini. Trump che li vuole deportare nel loro paese. Occhio e croce sarebbero 11 milioni. La maggioranza latino americani. E loro che fanno? Votano Trump.  Ovvio no? Poi la famosa rivoluzione delle donne che avrebbero fatto vincere la Harris non c’è stata.  Capita.
Ma pensiamo alle nostre cose. Sono troppo provinciale? Forse, ma vediamo a che cosa andiamo incontro. Il 10% del PIL Piemonte è esportato negli States. È notorio che Trump vuole  introdurre pesanti dazi per realizzare una politica autarchica. Con la crisi Wolksvagen si sta già realizzando un ridimensionamento della produzione di componentistica auto Piemonte.
Il nostro sindaco vola a Londra per cercare investimenti esteri. Bene, benissimo ma, scusate la tignosità, io andrei anche in Cina fregandocene dei dazi che vogliono introdurre contro i cinesi. Ha vinto il sovranismo. Bene, sfruttiamo l’occasione non dico per arricchirsi ma almeno per dare lavoro a questa nostra povera città, una volta,  permettermi di ripeterlo capitale mondiale dell’auto. A livello nazionale  la vittoria di Trump è ovviamente divisiva. Il pd per Harris per tutta la vita. Conte 5 stelle con Trump tutta la vita. Matteo Salvini che dice a Giorgia: visto cara mia Presidente del Consiglio che avevo ragione? E Meloni che precisa: Matteo calma non è tutto oro quello che luccica.
Già proprio così, si vedrà.  Ucraina? Confessiamolo, siamo stanchi anche noi di tre anni di guerra.  Sul conflitto israeliano ed arabo ne vedremo delle belle. Anzi ne vedremo delle brutte, delle bruttissime. Ed è quasi vietato essere ottimisti. Veramente impossibile  sperare nel futuro. Insomma pessimismo a go-go.
PATRIZIO TOSETTO

Come investire i miei risparmi?

Cosa faccio dei miei soldi in questo momento? Come investire i miei risparmi? È il momento di vendere o è meglio comprare ancora? Sei soddisfatto del rendimento dei tuoi investimenti? Di fronte a questi e altri quesiti si possono fare spesso scelte sbagliate e rischiose. Occorre pertanto il consiglio di un esperto. Riccardo Ferrero è uno di questi, svolge la professione di consulente finanziario da quarant’anni e per far comprendere meglio i meccanismi di base dell’economia e dei mercati finanziari ha creato qualcosa di insolito. Le chiama “pillole di finanza comportamentale” la cui assunzione, precisa ironicamente Ferrero, non contiene controindicazioni e sono comunque pillole da consumarsi prima di ogni investimento. In sostanza inventa dialoghi sugli investimenti. Con domande e risposte Ferrero spiega i concetti basilari della finanza aiutandosi con divertenti vignette per dare una mano ai risparmiatori meno esperti. Ricorre perfino a personaggi della mitologia greca, ai Titani che pensano bene prima di agire e ai Giganti che pensano dopo aver agito, come è accaduto ai fratelli Prometeo e Epimeteo. L’obiettivo è quello di informare in modo serio e corretto il risparmiatore e prendere, insieme a lui, decisioni consapevoli…anche facendolo divertire con l’uso di vignette e fumettisti. Ecco un esempio…

Barcellona, le aziende del Piemonte si presentano al salone mondiale delle Smart City

Il Piemonte partecipa per la sesta volta a Smart City Expo World Congress di Barcellona, la più grande fiera al mondo dedicata alle tecnologie che possono migliorare i servizi nelle nostre città, il confort e sostenibilità. Nelle edizioni precedenti la nostra regione era ospitata all’interno della collettiva italiana coordinata da ICE Agenzia ma dal 2023 il Piemonte ha avuto un proprio spazio accanto alla collettiva italiana e, per l’edizione del 2024 è stata organizzata, per la prima volta, una partecipazione collettiva piemontese, allestita per valorizzare le nostre eccellenze in ambito smart city e per promuovere le competenze delle aziende piemontesi che hanno partecipato.

«Quest’anno – sottolinea l’assessore regionale all’Intelligenza artificiale, Innovazione e Digitalizzazione Matteo Marnati, a Barcellona a rappresentare il Piemonte – abbiamo raddoppiato lo stand, uno spazio interamente dedicato alla nostra regione che ho fortemente voluto fin dall’anno scorso. Siamo una delle pochissime regioni europee ad avere un proprio spazio, un’importante vetrina per le nostre aziende che così si possono presentare nell’ambito di un contesto internazionale. Abbiamo tanto da proporre e questo, nello specifico, è un settore che stiamo presidiando da anni sia come produttori, ma anche come consumatori, per trovare soluzioni innovative per le comunità. Siamo una regione che vuole farsi notare sulla scena internazionale».

In questa edizione sono presenti 9 aziende piemontesi la cui attività spazia in vari settori, ad esempio dall’ambiente alla mobilità, e che sono tutte rappresentative dell’eccellenza del nostro territorio in tema di smart city. Si tratta di: ALBA ROBOT; BT DIGITAL AUTOMATION; C2R ENERGY CONSULTING/XORI GROUP; COMPOSITE RESEARCH; CWS; FERPLANT; G2 MISURATORI; NEODELIS e WETECHNOLOGY.

Che il Piemonte sia, nel suo complesso, un’eccellenza lo dimostrano alcuni numeri: è la prima regione italiana per numero di addetti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) con oltre 7000 aziende che danno lavoro a più di 33mila addetti; è la prima regione italiana per investimenti privati in ricerca e sviluppo; ci sono 1300 multinazionali insediate sul territorio, 800 start up innovative, 200 centri di ricerca pubblici e privati, 3 incubatori d’impresa, 3 parchi scientifici e tecnologici. E, non da ultimo, il Piemonte è stata la prima regione italiana a istituire formalmente i Poli di Innovazione – attualmente sono 7 – come nuovo strumento di politica industriale per sostenere la competitività del sistema produttivo e della ricerca. Si tratta dunque di un ecosistema votato all’innovazione che costituisce un volano per la crescita di tutto il territorio.

«È stata un’occasione per promuovere le nostre eccellenze tecnologiche – ha concluso Marnati – ma anche per capire come si evolverà il futuro e poter rimanere al passo con le migliori tecnologie esistenti»

Quelle vecchie stazioni abbandonate sono un patrimonio. Il piano della Regione

A Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, l’Assessore Regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale ha presentato il piano di valorizzazioni dei beni ferroviari dismessi dal Demanio alla Regione, alla presenza dei membri della Prima e Seconda Commissione. L’Assessore ha illustrato le azioni da intraprendere ai Presidenti Roberto Ravello (Prima) e Mauro Fava (Seconda) ed ai rispettivi commissari.

I beni già ferroviari sono stati trasferiti dal Demanio dello Stato, beni che consistono sostanzialmente in due tipologie: i primi di proprietà regionale ma concessi a RFI per necessità ferroviarie e, quindi, di fatto indisponibili al patrimonio, i secondi, invece, beni in disponibilità che constano di stazioni ferroviarie, terreni e altri fabbricati, più materiale vario da poter valorizzare e riqualificare.

A titolo di esempio sulla ferrovia Torino-Ceres, la Regione ha acquisito con la sdemanializzazione le stazioni in disuso di Porta Milano, Stazione Dora e Stazione Madonna di Campagna a Torino, mentre per la tratta Canavesana i locali commerciali e di servizio della stazione di Cuorgnè (TO).

<Si tratta di un consistente patrimonio costituito da importanti beni immobiliari situati lungo le due tratte che si sviluppano a nord di Torino – ha spiegato l’Assessore Vignale alle commissioni  ci sono stazioni ferroviarie, locali commerciali, magazzini, tratti di ferrovia e terreni. La volontà della Regione è di rivitalizzare e riqualificare questi beni per restituirli alla collettività. Molti di questi immobili si prestano a svariati usi e destinazioni. Le loro posizioni sono strategiche, come è il caso di stazione Dora affacciata su piazza Baldissera o Porta Milano le cui potenzialità sono enormi. Dal materiale ferroviario storico contenuto, ma anche per dare nuova linfa a spazi per commercio, co-working, aggregazione e ricettività.

Coinvolgeremo il Comune, le Circoscrizioni, gli enti locali sede di stazione, il terzo settore e soggetti privati per fare di questi luoghi in cui sono transitati milioni di piemontesi luoghi vivi e a servizio del territorio. Questo piano di valorizzazione coinvolgerà presto tutti i comuni attraversati dalle due linee ferroviarie ancora attive.

A favore del piano abbiamo già un milione e ottocentomila euro per una prima attività di valorizzazione riguardante Porta Milano che diventerà il primo intervento con il quale restituire alla collettività un luogo i cui spazi saranno dedicati alla cultura, ad attività associativa e servizi>.

Tassare gli extra profitti bancari? Parliamone!

 

di Gianluigi De Marchi *

C’è qualcuno in Italia che ama le banche?

La risposta più ragionevole non supera le 261.976 persone, cioè il totale dei dipendenti delle banche (e probabilmente anche all’interno di questo esiguo numero ci sono alcuni che odiano la banca dove lavorano perché non sono abbastanza valorizzati…).

Il sentimento di avversione nei confronti degli istituti di credito è cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni, quando gravissime crisi bancarie hanno volatilizzato miliardi di risparmi degli italiani. Inutile fare l’elenco delle banche che hanno chiuso i battenti, li conosciamo tutti, molti di noi hanno pagato personalmente le conseguenze di essersi fidati della filiale in cui da generazioni avevano il conto, dell’amico che lavorava lì e ci consigliava caldamente di acquistare le azioni (“Le ho fatte comprare anche alla mia mamma, sono sicure!” si spingevano ad affermare i Giuda allo sportello…).

Ma anche a chi non ha abboccato ha subito trattamenti iniqui: negli ultimi anni i tassi sui prestiti sono schizzati alle stelle (la media calcolata dall’ABI nel 2024 indica un costo medio del 5,25% sui prestiti alle imprese, ma alzi la mano il piccolo imprenditore, il commerciante o l’artigiano che paga meno del 10% annuo…), mentre i tassi sui depositi bancari sono stati praticamente azzerati (la media calcolata dall’ABI indica una remunerazione dell’1% annuo, ma non conosco nessuno che riceva più di un misero 0,1%, un decimo della media…).

Un anno fa il governo aveva cercato di porre rimedio alla situazione ipotizzando un’imposta straordinaria sui cosiddetti “extraprofitti bancari”, generati non tanto dall’aumento dell’efficienza nei servizi ma dalla rendita di posizione derivante da un mercato in cui all’improvviso i tassi d’interesse erano schizzati all’insù a seguito dell’aumento del costo del denaro deliberato dalla Banca centrale europea per combattere l’inflazione “post Covid”. L’aumento era stato immediatamente applicato sui finanziamenti, mentre sui depositi i tassi erano rimasti prossimi a zero.

Morale: nel 2021 il sistema bancario aveva conseguito 16 miliardi di profitti, nel 2023 il livello è triplicato a 43 miliardi!

Ecco allora il rimedio, pensato per ottenere maggiori entrate fiscali da utilizzare per sostenere le imprese e le famiglie: un’imposta pari al 40% sull’ammontare del margine differenziale sugli interessi, calcolata in parte sulla differenza tra interessi passivi e attivi tra il 2021 e il 2022, ed in parte sull’eccedenza del 6% maturata tra 2021 e 2023.

Facciamo un esempio, semplificando molto i calcoli: una banca nel 2021 prestava denaro al 3% e pagava sui depositi l’1% aveva un margine di due punti percentuali. Nel 2023 applicava il 5% sui prestiti e pagava sempre l’1% sui depositi, quindi con un margine di interesse di quattro punti percentuali. La differenza tra i due margini – 4 e 2 per cento – ha portato a un incremento di profitto, sul quale lo Stato chiedeva il 40% come imposta straordinaria

Il sistema bancario è insorto con decisione, facendo pressioni su tutti i partiti (l’attività di lobbing non guarda certo il colore delle tessere) ottenendo una modifica che ne ha completamente azzerato l’effetto negativo sui bilanci delle banche; anzi, le ha avvantaggiate…

E’ stati infatti consentito, fermo restando il calcolo dell’imposta, che chi avesse deciso di accantonare a riserva l’importo dovuto (maggiorato di 2,5 volte) non avrebbe dovuto versare nulla allo Stato. Una pratica che, in sintesi, serve a rendere i loro bilanci più solidi.

Capito il meccanismo?

Invece di versarlo in parte allo Stato, l’extraprofitto è stato messo interamente a riserva, così niente imposte a beneficio di tutti, e invece guadagni per gli azionisti, perché le banche si sono capitalizzate, aumentando di valore in borsa!

Al momento nessuno ha più osato riprendere il discorso sulla tassazione degli extraprofitti, e allora provo a farlo io, sperando che qualcuno prenda spunto per arrivare ad una soluzione equa.

Fissiamo un margine considerato equo per il giusto profitto aziendale del settore: ad esempio stabiliamo che gli interessi minimi da riconoscere ai depositanti debbano essere almeno pari al tasso di riferimento della Banca Centrale europea meno due punti. A fine ottobre il tasso era pari al 3,40%, i depositi riceverebbero l’1,4% annuo.

Contemporaneamente fissiamo gli interessi massimi da applicare ai finanziamenti con una maggiorazione sul tasso di riferimento variabile in considerazione della rischiosità del prestito: ad esempio 5 punti percentuali per i mutui garantiti da ipoteca, 7 punti percentuali per la cessione del quinto dello stipendio, 9 punti percentuali per lo scoperto di conto e così via.

Ne deriverebbe una “forbice” sicuramente sufficiente per coprire i costi di funzionamento delle banche, accantonare riserve per eventuali insolvenze, investire in innovazione eccetera.

In questo modo, fra l’altro, le manovre della Banca centrale europea sui tassi sarebbero molto più efficaci perché si trasferirebbero immediatamente sul sistema bancario, trascinandolo nella direzione voluta dalle autorità monetarie centrali evitando comportamenti contrari da parte degli intermediari.

Qualcuno grida allo scandalo ed alla violazione della libera concorrenza?

Rifletta sul fatto che gli utili bancari sono conseguiti tosando i clienti (cioè tutti noi…), riducendo la capacità di spesa delle famiglie (comprimendo quindi i consumi) e delle imprese (levando spazio ad investimenti produttivi).

Ci sono proposte migliori?

Magari! Le aspetto con vivo interesse.

* Giornalista e scrittore

demarketing2008@libero.it

 

Latte, Coldiretti Torino alle Atp Finals

Coldiretti Torino promuove il consumo di latte tra gli sportivi, organizzando un momento di formazione per le Nitto ATP Finals. L’evento è aperto a tutti. Venerdì 15 novembre, dalle 11.30 alle 12.20, a Casa Gusto, lo spazio ricavato nei locali dell’Archivio di Stato, dedicato agli eventi collaterali di promozione del sistema agroalimentare piemontese, si terrà una vera e propria lezione di assaggio del latte. Il titolo dell’iniziativa è “Impariamo ad assaggiare il latte”, alimento proteico per lo sportivo e il bartender, e sarà condotta dall’Onaf -Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi, che guiderà il pubblico nell’assaggio di tre campioni di latte pastorizzato di mucca, capra e bufala, tutti provenienti da allevamenti del torinese.

“Con questa iniziativa – precisa il Presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici – vogliamo ricordare che il latte è da sempre un alimento alleato della buona forma fisica e dell’attività sportiva, un alimento ingiustamente demonizzato e sotto attacco anche con il pericolo che si è avviata la produzione di latte sintetico con tecniche di ingegneria biologica. Il latte da laboratorio che si vuole introdurre in Europa è un cibo sintetico che rappresenta un attacco ai cittadini e al cibo naturale. Questo “non latte” è anche un attacco al pianeta per il suo risvolto ambientale, un attacco alla funzione positiva dell’allevamento animali che garantiscono fertilizzanti naturali all’agricoltura e sempre più sottrazione di CO2 e metano, producendo energia pulita da biogas”.

“L’Onaf promuove la cultura dei prodotti lattiero caseari attraverso i corsi per assaggiatori di formaggi e attraverso numerosi eventi organizzati sul territorio – ricorda Sara Valentino, referente Onaf Torino – insegnare a degustare formaggi e latte come materia prima significa diffondere passione per un alimento che ha segnato la storia dell’umanità, ma significa anche fare promozione  dei territori, soprattutto quelli alpini e collinari che, con i loro formaggi tipici, contribuiscono alla biodiversità del nostro Made in Italy alimentare”.

L’evento è inserito nella più grande manifestazione dedicata al tennis, e ricorda quanto il latte sia importante come alimento per tutta la popolazione e in particolare per l’infanzia sia stata una delle più importanti conquiste sociali del Novecento. La creazione delle centrali del latte in ogni grande città italiana ha permesso anche alle classi più povere di accedere a questo alimento fondamentale che oggi viene criminalizzato. Il latte è un alimento adatto a u o stile di vita attivo, ma può essere utilizzato per la preparazione di molti cocktail innovativi, come avviene in molti locali italiani. Davide Pinto, bartender torinese, preparerà un vero distillato di latte da un mix di latte di capra e bufala, un mix cremoso che sarà offerto in degustazione. 

Come per tutti gli appuntamenti di Casa Gusto, è previsto un costo simbolico di 5 euro ( 3 euro per i ticket older Nitto ATP Finals, bambini e bambine da 0 a 6 anni gratis). Le prenotazioni si effettuano sulla piattaforma Ticketmaster. Il ricavato, ad esclusione dei costi vivi della piattaforma, verrà devoluto alla Fondazione di Ricerca Molinette.

Mara Martellotta 

La Regione approva la modifica per il riuso sui sottotetti

La legge di modifica sul riuso del suolo e la riqualificazione degli edifici è stata approvata a maggioranza, nella seduta legislativa delle commissioni congiunte Urbanistica e Bilancio, presidenti Mauro Fava e Roberto Ravello.

In particolare il testo si occupa dei sottotetti e delle cosiddette “variazioni essenziali al progetto approvato” in seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi alcuni articoli della legge regionale 7/2022, bloccando di fatto almeno 4mila pratiche urbanistiche nei Comuni.

L’assessore all’Urbanistica Marco Gallo ha commentato il provvedimento: “Questa legge permette di uscire dal vuoto normativo creatosi dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso. Abbiamo lavorato insieme all’Assemblea regionale, al territorio, alle associazioni e agli ordini professionali per sbloccare migliaia di pratiche edilizie rimaste ferme, in linea con le indicazioni date dalla Corte Costituzionale”.
Il punto focale della nuova normativa è legato al recupero dei sottotetti: esso è consentito, purché esistente e legittimo alla data del 31 dicembre 2023. Per i sottotetti realizzati dal primo gennaio 2024, invece il recupero può avvenire solo seguendo le indicazioni del piano regolatore generale.
I relatori della legge, Paolo Ruzzola per la maggioranza e Daniele Valle per l’opposizione, hanno illustrato il significato del Ddl all’inizio della seduta.
Daniele Valle (Pd) ha ricostruito la complessa storia della legge sul riuso del suolo: “Nella scorsa consigliatura la legge è stata stravolta ed ha ampliato molto le maglie. Poi il testo approvato è stato impugnato dal Governo e alcuni articoli sono stati modificati, altri no. Sarebbe stato meglio tornare alla legge 16 del 2018, che invece funzionava”.
Paolo Ruzzola (Fi) ha messo l’accento sulla necessità di sanare la situazione attuale: ”L’articolo cassato dalla Corte Costituzionale adesso non c’è più, quindi bisogna trovare una soluzione perché ci sono migliaia di pratiche bloccate in Piemonte. E’ necessario aprire un confronto su tutta la materia. Questa legge permette di utilizzare i volumi esistenti al 100% per risparmiare suolo”.
Nella discussione generale sono intervenuti i consiglieri: Marina Bordese (FdI), Nadia Conticelli (Pd), Marco Protopapa (Lega), Alice Ravinale (Avs), Sarah Disabato (M5s), Sergio Bartoli (Lista Cirio), Gianna Pentenero (Pd).