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Lunedì riapre anche Ikea. Ecco le novità

“In questi due mesiIKEA è stata al fianco degli italiani prendendosi cura della loro casa, il luogo che, come mai prima d’ora, ha rappresentato un rifugio sicuro in cui custodire gli affetti più cari e scoprire una nuova quotidianità. Lo ha fatto tenendo aperte le porte virtuali dei propri store, per essere vicina e ispirare i propri clienti, attraverso il sito e il canale e-commerce”, affermano i responsabili dello store di Collegno. 

Da lunedì 18 maggio Ikea  si prepara a incontrare nuovamente i visitatori, in una rinnovata customer experience: sicurezza, attenzione nei confronti di clienti e co-worker, nuove modalità d’incontro con i consumatori, sono le parole chiave che guideranno IKEA in questa nuova fase che il Paese si appresta a vivere. Lo store sarà aperto tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00.

 

La salute e la sicurezza dei clienti e dei co-worker sono prorità per IKEA, per questo al momento della riapertura saranno implementate tutte le misure a tutela delle persone che accederanno allo store di Torino Collegno. Queste misure sono finalizzate a proteggere clienti e collaboratori con pratiche igieniche rafforzate e il potenziamento di misure per il distanziamento fisico, reso possibile da un controllo più rigoroso del numero di visitatori.

Lo store di Torino Collegno è pronto a riaccogliere i visitatori grazie alla passione e all’impegno dei nostri co-worker, a loro e alle loro famiglie va ringraziamento di tutta IKEA”  dichiara Fabrizio Concas, Market Manager di IKEA Torino “Ora più che mai vogliamo essere vicini alle persone, adattandoci ai nuovi bisogni che fanno parte di questa nuova realtà e mettendo a disposizione di tutti non solo i nostri prodotti, ma anche soluzioni e servizi che contribuiscano a creare una vita quotidiana migliore per la maggioranza delle persone”.

In questi mesi IKEA Italia si è presa cura dei propri co-worker verso i quali ha delineato un piano di sostegno e stabilità economica sin dalla fase iniziale della crisi, offrendo inoltre, dove possibile, formule di lavoro pèiù flessibili per le funzioni che lo hanno permesso, opportunità di formazione in remoto per tutti i co-worker, sostegno psicologico e un’assicurazione sanitaria dedicata alle cure per il Covid-19. Anche grazie a tutte queste azioni, IKEA Italia è oggi pronta a riaprire i propri negozi e a riaccogliere fisicamente i propri clienti.

 

L’obiettivo di IKEA è quello di essere ancora più accessibile, conveniente e sostenibile, attraverso il rafforzamento della sua strategia omnicanale che integra punti vendita fisici con lo sviluppo del digitale:

  • un ulteriore modo di essere vicini ai nostri clienti è il lancio che ci apprestiamo a fare nelle prossime settimane di un’applicazione che permetterà ai nostri visitatori di gestire direttamente dal proprio smartphone tutto il processo d’acquisto con un’interfaccia semplice ed intuitiva;
  • da alcune settimane è già disponibile il servizio di progettazione personalizzata da remoto, con un consulente esperto che sulla base delle esigenze e delle preferenze del cliente, realizza il progetto in videochiamata, illustrandolo in dettaglio e perfezionandolo insieme, per poi procedere all’acquisto;
  • per soddisfare una domanda crescente e offrire ai clienti tempistiche express, IKEA ha implementato nuove modalità per i servizi di consegna, che permettono di evadere gli ordini a partire da due giorni dalla loro realizzazione. Ha così preso via il test per la spedizione dei prodotti direttamente dai negozi. Il servizio non sostituirà quello già in essere, dai magazzini centrali di Piacenza e Riano, ma contribuirà ad una maggiore efficienza.

In ottemperanza alle disposizioni di legge, lo Smaland e il Ristorante rimarranno chiusi fino a nuove indicazioni

Come azienda che ha il privilegio di entrare in milioni di case, IKEA è stata in prima linea anche nella fase emergenziale, sostenendo concretamente le comunità in cui opera.

Il Gruppo Ingka, infatti, ha stanziato 26 milioni di euro per permettere ai 30 paesi in cui è presente di intervenire immediatamente con beni di prima necessità – mobili, mascherine, guanti, letti, coperte, cibo e giocattoli – in soccorso delle fasce di popolazione più fragili e per aiutare il personale tecnico-sanitario in prima linea. In Italia, sono stati numerosi i progetti promossi da IKEA, dalle donazioni di cibo a persone anziane e famiglie bisognose delle aree più colpite attraverso varie ONG tra le quali Banco Alimentare, all’arredo e sanificazione di dormitori e mense destinati ad accogliere chi non ha una casa. Con la speranza di sovrastare i silenzi delle terapie intensive e regalare un po’ di conforto ai pazienti, sono stati donati 160 speaker SYMFONISK a 4 ospedali lombardi del Gruppo San Donato e ad alcuni ospedali di Parma. Inoltre, per consentire a chi si trovava in prima linea di poter svolgere al meglio il proprio prezioso lavoro, IKEA ha messo a disposizione prodotti e competenze: alla Protezione Civile in Emilia Romagna sono state donate le tensostrutture Better Shelter, mentre con il proprio range l’Azienda ha sostenuto  la realizzazione di ospedali da campo in Liguria, Emilia Romagna e Toscana.

 

Il governatore Cirio: “Il Piemonte oggi non è a rischio”

Per il governatore Cirio il Piemonte “non è una regione a rischio: abbiamo tutti i parametri a posto. Oggi il rapporto R con zero, è a quota 0,34, quindi decisamente al di sotto dei livelli di guardia. Se c’è uno slittamento di qualche giorno per alcune attività dipende solo dal fatto che da noi il contagio si è diffuso più tardi”

E’ quanto dice oggi il presidente del Piemonte al quotidiano La Stampa, a proposito delle riaperture dilazionate di alcune tipologie di negozi e attività (come bar, ristoranti e ambulanti) oltre il 18 maggio.

“Quella di un Piemonte fermo perché malato è  è un’immagine  fuorviante – aggiunge Cirio – tanto è vero che al momento  in tutto il Paese le tre regioni che il governo e il comitato tecnico scientifico ritengono  sorvegliate speciali sono Lombardia, Umbria e Molise”.

Fca torni a Torino. Ma il premier smorza le polemiche sul maxi prestito

Dopo la richiesta di un  finanziamento di 6,3 miliardi di euro per sostenere i 16 stabilimenti italiani del gruppo automobilistico, sul caso Fca è intervenuto il premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa di ieri sera a Palazzo Chigi. 

Come è noto il prestito sarà  garantito dalla finanziaria pubblica Sace per  tre anni e verrà erogato da Intesa San Paolo. La vicenda ha suscitato polemiche, considerando che l’azienda ormai ha le proprie sedi fiscali e legali a Londra e in Olanda.

Fca – mentre da più parti la politica chiede che la sede legale e fiscale dell’azienda torni a Torino – ha però assicurato che le risorse saranno destinate al sostegno della filiera  in Italia, che coinvolge circa 10.000 piccole e medie imprese.

E il presidente del Consiglio smorza le polemiche ricordando che si tratta di “un’azienda italiana che occupa tantissimi lavoratori”. Il premier ha anche detto che il governo si attiverà per far sì che in Italia le condizioni siano in futuro migliori, per evitare che le nostre aziende si trasferiscano all’etero per trovare migliori condizioni fiscali.

Il mercato contadino in piazza Bodoni

Riparte  da piazza Bodoni, i mercati contadini di Cia Agricoltori delle Alpi, a Torino.

Appuntamento garantito nel rispetto delle norme di distanziamento, con obbligo di mascherina e accesso contingentato ai banchi in piazza, oggi, domenica 17 maggio, fino alle 19. In arrivo le prime produzioni stagionali degli orti e delle aziende agricole del Torinese, direttamente dal produttore al consumatore. Ortaggi, formaggi freschi e stagionati, carni bianche e rosse, olio e miele, ma anche fiori e biscotti, confetture fatte in casa, vini e salumi.

Un segno tangibile di ritorno alla normalità, dopo mesi di chiusura forzata ‘per le disposizioni di sicurezza anti-contagio coronavirus. Come consuetudine, “La spesa in campagna” di Cia Agricoltori delle Alpi si svolgono la seconda domenica di ogni mese in piazza Palazzo di Città e la terza domenica del mese in piazza Bodoni.

Sotto la mascherina, è assicurato il sorriso.

Ecco tutte le riaperture a Torino e in Piemonte

Questo il riassunto delle riaperture in Piemonte, previste nell’ordinanza che il presidente della Regione, Alberto Cirio, firmerà nelle prossime ore e che sarà pubblicata sul sito della Regione.

* Da lunedì 18 maggio anche in Piemonte riapriranno tutti i negozi al dettaglio, i saloni per parrucchieri, i centri estetici, gli studi di tatuaggio e piercing e tutti i servizi per gli animali (oltre alle toelettature già attive potranno riprendere l’attività i dog sitter, le pensioni e l’addestramento).
Sempre da lunedì riapriranno anche tutte le altre strutture ricettive al momento ancora chiuse e i musei.

*Dal 18 maggio saranno consentiti anche tutti gli sport all’aria aperta in forma individuale o in coppia con il proprio istruttore, purché sempre nel rispetto delle distanze e delle relative disposizioni di sicurezza.

* Dal 20 maggio torneranno invece operativi nei mercati anche i banchi extralimentari, per consentire i tempi di adeguamento alle nuove linee guida per la sicurezza e permettere ai Comuni di tracciare i nuovi spazi sulle aree mercatali.

* I bar e i ristoranti e le altre attività di somministrazione alimenti riapriranno in Piemonte dal 23 maggio. Una data posticipata di qualche giorno rispetto a quella nazionale per contemperare le esigenze di cautela con quella di consentire alle attività di ristorazione l’adeguamento alle linee guida definite insieme al governo per la riapertura in sicurezza.

“Abbiamo ottenuto un grande risultato – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore al Commercio Vittoria Poggio – perché era importante aprire e farlo in sicurezza, ma rendendo anche sostenibile la ripartenza con regole attuabili e che non uccidessero le nostre attività. Ci abbiamo lavorato con le altre Regioni in tutti questi giorni ed oggi abbiamo linee guida con cui possiamo guardare positivamente al futuro perché il Piemonte vuole aprire tutto, ma vuole aprire per sempre”.

Chiorino attacca il Governo: “Senza lavoro non c’è dignità”

L’assessore regionale al Lavoro stronca i provvedimenti del governo: «Il decreto-legge “Rilancio”, un mostro burocratico, sembra già più pericoloso che utile: i diversi passaggi sui temi del lavoro rendono la vita impossibile alle imprese piemontesi e italiane, anziché semplificargliela. Sarebbe gravissima, per il Piemonte, la scelta di ignorare il comparto dell’automotive».

 

AMMORTIZZATORI SOCIALI.

 

«Sugli ammortizzatori sociali – spiega Chiorino – ho denunciato un’assurda burocrazia nelle procedure che sta portando ad un imperdonabile ritardo nei pagamenti ai lavoratori. Inutile lo scaricabarile a cui stiamo assistendo da parte del governo: le Regioni non hanno competenza in materia di ammortizzatori, tantomeno nel loro pagamento, e queste procedure assurde sono state decise, da un governo che ha imposto più burocrazia inutile di qualsiasi altro governo nella storia d’Italia».

«Ciò che viene ipotizzato ora è una anticipazione del 40%: ma che significa? Paghiamo una scarpa oggi e una più avanti? Significa forse che non ci sono i soldi o che si sta tentando di introdurre ulteriore confusione nelle procedure? – osserva ancora Chiorino,  – i lavoratori non meritano tutto questo. Non ci troviamo di fronte ad una qualsiasi crisi aziendale o di mercato: le aziende sono state chiuse con decreto. Sarebbe stato sufficiente proporre un unico ammortizzatore sociale con causale “Covid 19“, prevedendo l’anticipazione delle somme direttamente dall’Agenzia delle Entrate alle aziende».

 

INFEZIONE DA COVID-19 INFORTUNIO SUL LAVORO.

«Su questo punto – tuona Chiorino – non intendo mollare e riproporrò, nelle sedi opportune, nuovamente la modifica di questa fattispecie da infortunio a malattia. Un analogo emendamento era già stato presentato da alcuni parlamentari piemontesi di destra in occasione della conversione in legge del decreto “Liquidità”, ma il governo non lo ha accolto. Le imprese e tutti i datori di lavoro avranno una responsabilità oggettiva e saranno perseguibili penalmente a fronte di un contagio di un dipendente. Un’aberrazione giuridica ed un accanimento contro le imprese stesse.«E’ inaccettabile – aggiunge Chiorino – anche che in un momento come questo il governo, invece di sostenere gli imprenditori e i commercianti, massacrati dalle chiusure, pensi di mettere in pista migliaia di ispettori del lavoro a caccia di presunte irregolarità. Altro che rilancio: paradossalmente qui l’obiettivo sembra quello di dare il colpo di grazia al sistema Paese e alle nostre imprese».

 

DISOCCUPAZIONE

«Il bilancio dei posti di lavoro persi è già drammatico. In Italia siamo stati i primi a chiudere tutto e ora siamo gli ultimi ad apprestarci a riaprire: per oltre due mesi il mondo economico si è fermato, isolato entro i suoi confini nazionali, mentre all’estero le dinamiche sono state ben diverse. Questo governo tenta di ripulirsi la coscienza stanziando pochi spiccioli sotto forma di un assistenzialismo improduttivo che alle imprese piemontesi serve davvero a poco. Anche perché queste misure non saranno sufficienti neppure a far girare i consumi interni o a tenere buoni, come loro vorrebbero, i piemontesi e, in generale, gli italiani. Senza lavoro non c’è dignità: questo concetto l’ho espresso fin dall’inizio e non mi stancherò mai di ribadirlo».

 

AUTOMOTIVE

«Trovo infine inaccettabile – conclude Chiorino – che, almeno a giudicare dalle bozze a disposizione, il governo abbia pensato a incentivare la mobilità alternativa con il bonus per biciclette e monopattini, dimenticandosi però, a quanto pare, di uno dei settori trainanti del nostro Piemonte come l’automotive, che era già in difficoltà prima e ora rischia davvero il collasso. Mentre in Piemonte stiamo lavorando senza sosta, per far ripartire il comparto, investire in formazione e nuove tecnologie e attirare investimenti, a Roma pensano a far vendere monopattini. Dimenticandosi, forse, che intorno all’automotive gravano migliaia di posti di lavoro che erano già a forte rischio prima del coronavirus e che, se non partirà subito un piano strategico con una visione ben precisa, sono destinati a scomparire, nonostante tutti i nostri sforzi».

Ne uccide più la burocrazia che il virus

Un Paese diviso in due con i decreti che vanno in un senso e la burocrazia in un altro. Un vero record di decreti legge, DPCM, ordinanze del ministero della Salute, circolari e normative delle regioni.

Ma era proprio il nostro Presidente del Consiglio circa due mesi fa, con i decreti Cura Italia e Liquidità, a parlare di semplificazione?

Un’Italia rassegnata al nulla cosmico. Non è servito rapportarsi con altri Paesi nè con i ritardi nè con alcune assurdità dette e poi corrette…

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Ne uccide più la burocrazia che il virus

Montagna: tutela della salute e rilancio economico

“Per l’entrata del Paese nella fase 2 è importante definire un percorso chiaro istituzionale e politico, regionale e nazionale, che unisca la necessità di massima tutela della salute pubblica, il contenimento del contagio, riducendolo fortemente, e il massimo supporto alle imprese.

Esercizi commerciali, bar, negozi di prossimità, imprese manifatturiere, artigiane, turistico-ricettive, agricole hanno bisogno di avere tempi certi per la riapertura, sostegno economico che colmi i mesi persi. I lavoratori hanno bisogno di ricevere la cassa integrazione entro i primi giorni di maggio. Attendono da troppo tempo. Per l’economia dei piccoli Comuni e delle aree montane, non sono sopportabili tempi lunghi per le scelte e le decisioni che il Parlamento dovrà concertare e coordinare con il Governo, e con le Regioni, con un’attività dell’Aula alla quale Uncem fornirà proposte e istanze come fatto con i Ministri e i Parlamentari nelle ultime ore. Servono tempi certi sulle riaperture, anche dei rifugi alpini piuttosto che dei bar e dei ristoranti di Alpi e Appennini. Bene la possibilità di poter fare take-away. Nei piccoli Comuni sapremo certo evitare assembramenti. Anche rispetto all’uso dei sentieri e delle attività outdoor Uncem auspica aperture. Una cosa è certa: la montagna non deve essere ai margini dell’economia del Paese. E su questo assunto dobbiamo lavorare con le istituzioni, nazionali e regionali, nelle quali abbiamo fiducia e che devono però essere capaci di ascoltare le istanze dei Sindaci, degli Enti locali, di tutte le imprese dei territori”.

Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem

La “Caat-ena” di solidarietà del CAAT prosegue

 Con la donazione di 3 quintali di prodotti a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus

 

Sotto l’incipit “IL CAAT HA UN GRANDE CUORE” prosegue la Caat-ena di solidarietà che ha visto  protagonista il Centro Agroalimentare di Torino, impegnato in una nuova iniziativa che ha consentito la donazione di oltre 3 quintali di prodotti ortofrutticoli freschi a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus, che ogni giorno offrono circa duecento pasti ai senza fissa dimora e poveri presenti nella città di Torino. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione  dell’Associazione Piemontese Grossisti Ortoflorofrutticoli  (APGO Fedagro Torino) e dell’operatore logistico Global Truck Srl.

“Questa iniziativa – dichiarano il Presidente del CAAT Marco Lazzarino  ed il Direttore Generale Gianluca Cornelio Meglio – conferma l’impegno profuso dal Centro Agroalimentare di Torino a sostegno delle tante iniziative di solidarietà nate per far fronte all’emergenza sociale che sta colpendo duramente il nostro territorio”.

Il presidente dell’ APGO, Stefano Cavaglia’, nel condividere la necessità di promuovere iniziative  analoghe a sostegno dei bisognosi sul nostro territorio, esprime la propria gratitudine  verso le aziende grossiste che, dimostrando la loro consueta generosità, hanno preso fattivamente parte all’iniziativa, attraverso la donazione di prodotti agroalimentari :

INTERFRUTTA Piemonte Srl

GROPPO Srl

BORGNINO Vittorio Srl

BERBOTTO Sas

TORRETTA FRANCO Srl

GUARDAMAGNA Srl

AMATO Srl

PRIMAVERA Snc

QUIRICO Srl

ZOPEGNI Srl

FV EFFEVI Srl

F.lli CAVAGLIA’ Srl

 

Incentivi per chi va a vivere in montagna?

Uncem ha inviato una lettera a tutti i Presidenti delle Regioni italiane chiedendo  di individuare a livello regionale degli specifici “Incentivi per gli insediamenti nelle zone montane”, come ha fatto nei giorni scorsi, con uno stanziamento e un bando ad hoc, Regione Emilia-Romagna.

“Nella legge sui piccoli Comuni 158/2017, come già nella legge nazionale sulla Montagna, la 97/1994, sono individuate forme di sostegno a coloro che vogliono trasferirsi in un borgo – scrivono il Presidente Uncem Marco Bussone e i Vicepresidenti Antonio Di Maria, Alberto Mazzoleni, Vincenzo Luciano – Apprezziamo come Uncem l’impegno di alcune Regioni nell’aver previsto, proprio negli ultimi giorni, risorse da investire su questo fronte. Segnaliamo dunque l’opportunità, incoraggiata da tanti Comuni montani, di individuare a livello regionale degli specifici incentivi per gli insediamenti nelle zone montane, in attuazione di quanto sancito dall’articolo 19 della legge 97/1994. Ciascuna Regione, sulla base delle proprie caratteristiche, al fine di favorire il riequilibrio insediativo e il recupero dei centri abitati di montagna, potrebbe individuare risorse e concedere e contributi sulle spese di acquisto e ristrutturazione di immobili da destinare a prima abitazione, a favore di coloro che trasferiscono la propria residenza e dimora abituale. L’attuazione di una misura del genere sarebbe particolarmente importante in questa fase storica, nella quale le zone montane, i borghi delle Alpi e dell’Appennino, diventano luogo nel quale vivere e lavorare, anche grazie allo smart working, in condizioni più favorevoli rispetto alle aree urbane”.
“Sappiamo bene – scrivono ancora da Uncem ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, oltre che al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia – quanto sia alta la vostra sensibilità su questo fronte e il lavoro che si sta compiendo con il Ministro Boccia all’interno degli Stati generali nazionali della Montagna può agevolare percorsi virtuosi rispetto alle agevolazioni all’insediamento nei territori montani, nonché a forme di fiscalità peculiare e differenziata per le imprese e le comunità che tengono vive, a vantaggio di tutto il Paese, le zone montane, oltre metà della superficie dell’Italia”.