ECONOMIA- Pagina 369

Hotel deserti a Torino: tre anni per tornare alla normalità

A Torino lo scorso mese di maggio, con la progressiva uscita dal lockdown, l’ occupazione delle camere nelle strutture ricettive che hanno ripreso l’attività è stata del  35% circa

Poi si è attestata al 20% ma le previsioni per giugno, luglio e agosto indicano  percentuali inferiori al 15% con grandi  incertezze anche per settembre. Federalberghi Torino ritiene che il numero delle strutture aperte in città e in provincia toccherà il 50% entro giugno, mentre gli altri  hotel ripartiranno a settembre.  Per tornare ai livelli del 2019 serviranno  2 o 3 anni.  Gli operatori del settore chiedono a Regione e Governo di riconoscere la specificità della  categoria e soprattutto di elaborare una strategia di medio-lungo periodo per quanto riguarda, da una parte, la sospensione dei tributi nonché la concessione di aiuti concreti e, dall’altra, la definizione e l’attuazione rapida di un efficace piano di rilancio turistico del territorio.

Foreste: nuove risorse per prevenire le calamità naturali

La ripresa economica del Piemonte passa anche per la cura del patrimonio forestale, dando lavoro alle imprese del settore per svolgere gli interventi di prevenzione e di ripristino dei danni ai boschi regionali.

Così la Giunta regionale, su proposta del vicepresidente e assessore alle Foreste, Fabio Carosso, ha deciso uno spostamento di fondi nell’ambito del Psr (Piano di sviluppo rurale) 2014-2020, che dedicava un’apposita misura agli “investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste”. Al suo interno erano previste tre operazioni: sostegno e prevenzione dei danni causati da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici (op. 8.3); ripristino dei danni a foreste da incendi, calamità e altri eventi catastrofici (op. 8.4); investimenti per accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli ecosistemi forestali (op. 8.5).

Questi obiettivi potevano essere raggiunti sia tramite gli operai forestali della Regione, sia attraverso enti pubblici o privati, selezionati tramite bando pubblico. I cantieri regionali sono iniziati nel 2017 e si stanno avviando alla loro conclusione, con un avanzo di bilancio. Si è quindi deciso di assegnare la quota non spesa ai tre bandi pubblici, uno per ogni operazione sopra descritta, aperti nel 2020, per i quali è ora disponibile un budget complessivo che passa dagli iniziali 8 milioni e 380 mila euro a oltre 17.178 mila euro. Questo consentirà di finanziare tutte le domande ricevute sulla prima (48) e sulla seconda operazione (18) e un terzo di quelle presentate sulla terza (61).

Con questo provvedimento – dichiara il vicepresidente Fabio Carosso – otteniamo due risultati. Da un lato, dare occupazione alle imprese del territorio, dall’altro, dare il via ad un intenso programma di cura e ripristino delle nostre foreste, che negli anni scorsi sono state colpite da numerose calamità naturali e richiedono interventi importanti”.

Il monopattino? Non rilancia l’economia. E la popolarità dei dittatorelli crolla

COMMENTARII di Augusto Grandi / La fine del terrore non fa bene al lìder minimo ed ai dittatorelli. Man mano che gli italiani riacquistano coraggio e si alzano dal divano, si rendono conto che il governo ha gestito male l’emergenza – e su questo si può anche non infierire, perché si trattava appunto di una situazione particolare – ma sta gestendo in modo disastroso il ritorno alla normalità ed il rilancio (che non c’è).

Da un lato il sondaggio di Euromedia Research indica che la fiducia nei confronti del lìder minimo ha ormai lasciato alle spalle l’incredibile 60% dei giorni più bui ed è precipitata a poco più del 40%, con un trend in continua flessione. Va ancora peggio al governo, apprezzato da un terzo degli italiani, meno di quanti voterebbero comunque per i partiti che lo appoggiano. Dunque, sei un disastro ma ti voto lo stesso…

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Il bonus monopattino non rilancia l’economia e la popolarità dei dittatorelli crolla

 

Contributi alle imprese e ai lavoratori autonomi, da oggi le domande

E’ stato pubblicato il bando rivolto alle micro, piccole e medie imprese piemontesi e ai lavoratori autonomi per rimborsare una parte dei costi sostenuti in queste settimane per ottenere liquidità dalle banche.

Un sostegno doveroso per chi lavora, finalizzato a supportare le micro, piccole, medie imprese e i lavoratori autonomi piemontesi – commenta l’assessore regionale alle Attività Produttive, Andrea Tronzano – un’altra misura pensata proprio per cercare di dare un aiuto in questo periodo di difficoltà”.

Le domande potranno essere presentate a partire da mercoledì 10 giugno 2020. Il contributo regionale a fondo perduto consentirà alle imprese che hanno ottenuto un prestito di far fronte agli oneri connessi al credito. Per questa misura è stato previsto uno stanziamento iniziale di circa 7,3 milioni di euro, che consentirà di fornire velocemente ed in forma anticipata contributi fino a 7.500 euro per soggetto beneficiario.

I finanziamenti, a fronte dei quali verrà erogato un importo fino a un massimo di 7.500 euro, devono connotarsi come nuovo credito connesso ad esigenze di liquidità, di importo fino a 150 mila euro e con durata di rimborso fino a 6 anni.

Museo del Risparmio: 30 minuti di caccia all’errore con Barbara Alemanni

Secondo appuntamento online mercoledì 10 giugno alle ore 18 con il format  “Un libro in 30 minuti” dedicato ai più tipici “passi falsi” degli investitori e le strategie per minimizzarli

 

Mercoledì 10 giugno alle 18:00 è in programma l’appuntamento online con la seconda puntata del nuovo format “Un libro in 30 minuti“. L’ospite è Barbara Alemanni, Professoressa presso l’Università Bocconi e autrice del saggio “Finanza comportamentale. Scoprire gli errori che ci fanno perdere tempo“.

Nella mezz’ora dedicata all’incontro, si parlerà del comportamento degli investitori nelle scelte di allocazione dei risparmi. Più nello specifico, si cercherà di identificare gli errori che gli investitori individuali e professionali commettono, ma anche di suggerire strategie per minimizzare le conseguenze di questi errori, fino a trasformali in alleati e a sfruttarli per ingenerare comportamenti più virtuosi. Una lettura che offre spunti utili sia per chi svolge l’attività di consulenza finanziaria, sia per gli investitori privati che vogliano migliorare la propria disciplina decisionale e comportamentale.

L’incontro si svolgerà attraverso la piattaforma Webex. Le informazioni per partecipare e collegarsi all’evento sono disponibili sul sito del Museo del Risparmio o all’indirizzo: info@museodelrisparmio.it

“Bonus Piemonte: per chi e per cosa?”

Un lettore ci scrive / Caro Direttore, con enfasi mediatica l’amministrazione regionale, la stessa che doveva consegnare da  diverse settimane la “mascherina” a tutti i Piemontesi (alla mia famiglia non sono mai arrivate ma siamo fiduciosi che il Governatore Cirio ce le farà avere in tempo per il Carnevale 2021) ha lanciato una iniziativa di supporto alle categorie professionali provate dal Covid-19: il bonus Piemonte.

Devo dire che, nella scarsa propensione a elaborare progetti ben studiati e inclusivi delle varie problematiche connesse al sostegno della cittadinanza, il Piemonte è in buona compagnia.

Le iniziative di supporto nazionali sono state elargite senza tenere conto delle sfaccettate e complesse realtà esistenti. Io, e la mia famiglia di 3 persone, ad esempio sopravviviamo con una pensione INPS (664,00 Euro) ma a causa di questa “misera” pensione d’anzianità, quella che mi spetta per avere pagato i contributi INPS per 35 anni, non ho potuto richiedere il bonus di 600 Euro ( e che forse ora diventeranno 800 o 1.000 ) come invece, da quello che leggo, hanno potuto fare camorristi, mafiosi e altre categorie “protette”. In precedenza era stato considerato ostativo all’ottenimento del bonus anche percepire le pensioni di invalidità ma, a fronte della levata di scudi da parte delle associazioni delle persone con disabilità, almeno per questo punto questa la norma è stata emendata. Il percepire una pensione bassa non solo mi impedisce di richiedere il bonus ma, mentre lo stesso non concorre a costituire il reddito tassabile, la mia pensione viene tassata, contribuendo così a finanziare i vari bonus, redditi di cittadinanza e altre brillanti soluzioni con cui alcuni mesi fa è stata “sconfitta la povertà”. E’ una disparità di trattamento ingiusta, in un momento in cui si fa appello, a ogni piè sospinto, alla unità e solidarietà nazionale.
Ma in effetti l’argomento della presente è: il bonus Piemonte. Personalmente ho dato al Covid 19 più di quello che avrei voluto. Mia madre è morta sola a metà Aprile, in una RSA dove era in riabilitazione da fine Gennaio. Il mio lavoro è evaporato e la vita non è certo facile.
Quindi gli 800 Euro del bonus per l’ “attività delle guide e degli accompagnatori turistici” (Codice Ateco 79.90.20) li avrei spesi principalmente per spesa e bollette. Ma il Piemonte non vuole che il bonus venga sprecato per scopi “voluttuari” come nutrirsi! Nel modulo da firmare per ricevere il bonus al punto 4 è precisato:
“…4. che il Bonus Piemonte deve essere utilizzato per l’adeguamento dei locali, l’acquisto di materiali, attrezzature e delle spese accessorie imposte anche dalle nuove esigenze e misure igienico-sanitarie derivanti dall’emergenza COVID-19, secondo quanto previsto dalla specifica normativa regionale che ha istituito il Bonus stesso;…”Ora mi sembra almeno strano che una persona che svolge la sua attività professionale principalmente all’aperto e nel mio caso, in gran parte via da Torino, debba usare il bonus per adeguare dei locali che non utilizza per il proprio lavoro, acquisire dei materiali che non so quali possano essere vista la sua attività (una valigia nuova? un paio di scarpe confortevoli? ), ecc. invece di poterli spendere per tappare i buchi del suo asfittico bilancio visto che da Febbraio, come già segnalato, non incassa un centesimo. Pur nella sua banalità il problema “alimentare” in cui penso, come noi, si dibattono migliaia di famiglie Piemontesi, non ritengo debba essere risolto demandandolo alla carità delle varie onlus e associazioni caritatevoli. Oppure il Governatore vuole riesumare le “Brigate Cirio”? Sono consapevole che si tratta di una battuta di non eccelsa qualità ma sto esaurendo il mio senso dell’umorismo.
Forse molti dei miei colleghi e quanti altri esercitano professioni simili alla mia, non si sono resi conto che l’invio del modulo e il ricevimento degli Euro del Bonus Piemonte, potrebbe dare, per anni, lavoro all’Agenzia delle Entrate e ai Tribunali per recuperare quanto indebitamente speso.
Per chiedere un chiarimento in merito ho chiamato l’URP regionale. Mi è stato detto di rivolgermi alla email: help.bonuspiemonte@regione.piemonte.it  i cui addetti saranno però molto impegnati se dal 05/06 pomeriggio non hanno ancora trovato il tempo di rispondere. Sempre meglio del CSI che ha preso in carico un’altra richiesta il 04/06 e non ha ancora risposto al momento di inviare questa email.
Comunque per chiudere: se lo scopo del Bonus Piemonte era dare sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi sarebbe stato necessario valutare a priori quali categorie e codici Ateco potevano utilizzare i fondi ricevuti nei modi previsti dall’articolato del bando. Come ho precedentemente spiegato le persone che svolgono attività come la mia ben difficilmente potrebbero utilizzare i fondi come richiesto. Quindi i loro codici Ateco non avrebbero dovuto essere inclusi. Oppure dovrebbe esserci, e sarebbe più ragionevole se si vuole aiutare i lavoratori autonomi Piemontesi, una esplicita deroga per quelle professioni che, per la loro natura stessa, non potrebbero utilizzare i fondi come richiesto ma li userebbero per sopravvivere per un po’ sperando che il lavoro riparta.
Magari il Governatore, quando si renderà conto che i suoi canali di comunicazione difettano, vorrà rispondere nel merito chiarendo se posso richiedere il bonus per fare la spesa senza poi finire nel tritacarne amministrativo/fiscale rendendo, magari tra numerosi anni quando il Covid sarà un ricordo sfumato, quanto ricevuto più spese e sanzioni.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
MM

Sistema fieristico torinese, ultimo stadio di una crisi che viene da lontano

Prima o poi i nodi vengono al pettine. Ora è il turno di Lingotto Fiere, il quartiere fieristico di Torino. La società (francese) GL Events, proprietaria e gestore della struttura,(subentrata nel 2007 alla Promotor International di Alfredo Cazzola), ha dichiarato che non ce la fa più a reggere da sola la società, che ha accumulato deficit, e ha chiesto il subentro o l’ingresso dei soggetti pubblici di riferimento: Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di Commercio.

E’ una crisi che nasce da lontano, perché Torino è l’unica grande città, con un quartiere fieristico importante e che fa da riferimento per il Piemonte, da sempre gestito da una società privata, a differenza di quasi tutti gli altri importanti quartieri fieristici nazionali, come Milano, Verona, Parma, Bologna, Roma, Bari, ecc. dove c’è una gestione pubblico-privata, ovvero nelle società c’è una compartecipazione degli enti pubblici territoriali: Regione, Province, Comuni, Camere di Commercio, ecc. Una crisi accentuata dal fatto che le due più importanti fiere: il Salone del Libro e il Salone del Gusto- Terra Madre non sono gestite da Lingotto Fiere, ma sono di proprietà pubblica (Regione Piemonte e Città di Torino, assieme a Slow Food per Salone del Gusto-Terra Madre);infatti, per la loro gestione erano state create due fondazioni,con relative dotazioni finanziarie, una per il Salone del libro e una per Terra Madre. E così gli enti pubblici, direttamente o indirettamente, si sono anche improvvisati imprenditori fieristici e la società di Lingotto fiere fa solo da affittuario dell’area espositiva. Quasi una sorta di competizione o addirittura di conflitto. Ed è innegabile il fatto che tra la Città di Torino (coi sindaci Castellani, Chiamparino e Fassino) e Lingotto Fiere (già dai tempi di Alfredo Cazzola),  non c’è stata mai grande armonia e collaborazione. Un più fattivo rapporto si era creato con la Regione Piemonte, ai tempi della giunta Ghigo, tanto che nel 2002 era nato anche il Salone del Vino, in tandem tra Regione e Lingotto Fiere con la creazione di una apposita società di gestione, deliberata dalla Regione Piemonte nel 2004, ma che nel 2005, la nuova giunta Bresso aveva subito revocato.

Una anomalia torinese che ha provocato la debolezza strutturale e strategica del sistema fieristico, ovvero quella serie di fiere, mostre, rassegne e grandi eventi che sono un pezzo importante dell’economia per gli effetti positivi sul settore oggetto dell’iniziativa e per le ricadute sul turismo, servizi, insomma su quello che si definisce la capacità attrattiva della città e della regione e la crescita della loro immagine e accoglienza.

Un bel casino! Che è scoppiato in questi ultimi anni, con tutte le grane e le inchieste giudiziarie che hanno riguardatosoprattutto il Salone del Libro, investendo la fondazione e GlEvents, e che sono la diretta conseguenza di quella anomala divisione competizione di ruoli. Una situazione paradossale, Kafkiana, se pensiamo anche al fatto che le inchieste sono scattate perché la fondazione non faceva il bando per affidare l’evento salone del libro; un bando a cui potevano partecipare anche altri gestori di fiere, anche non torinesi, anche se l’evento non si poteva fare che a Torino e a Lingotto Fiere: che è l’unico quartiere fieristico di Torino, degno di questo nome e comunque l’unico in grado di ospitare degnamente i due grandi eventi: Salone del Libro  e Salone del Gusto-Terra Madre, che non a caso, fin dalla prima edizione, si sono sempre svolti a Lingotto Fiere.

Oggi siamo all’ultimo stadio della crisi; Gl Events ha posto l’aut aut. Le istituzioni torinesi e piemontesi, non devono solo pensare a ulteriori soluzioni tampone per il Salone del Libro e Terra Madre, ma valutare se questo settore fieristico possa e debba continuare a vivere, ad essere rilanciato e potenziato; e se così fosse non ci può che essere la soluzione della compartecipazione pubblico-privata, creando una nuova società dove assieme all’attuale società o altri privati, partecipino anche la Regione Piemonte, la Città di Torino, la Camera di Commercio ed eventuali altri soggetti pubblici, privati e organizzazioni economiche e professionali, ancor più rappresentanti i settori interessati.

Salvatore Vullo

I finanziamenti green di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo ha messo a punto un’offerta di finanziamenti “green”: mutui e prestiti personali che premiano con condizioni di tasso vantaggiose chi acquista immobili ad elevata efficienza energetica (classe maggiore o uguale a B) e chi effettua una riqualificazione volta ad aumentarne la classe energetica di appartenenza.

In Italia, solo il 30% degli immobili appartiene a una classe energetica medio-alta, il resto necessita di lavori di adeguamento.

L’investimento medio degli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente nel nord ovest si aggira intorno ai 9.000 euro (9.500 euro in Piemonte, 7.800 euro in Liguria, 11.000 euro in Valle d’Aosta).

L’iniziativa di Intesa Sanpaolo è coerente con gli impegni per la sostenibilità assunti dal Gruppo. Il prossimo passo sarà l’anticipo del credito previsto dal recente Decreto Rilancio, il cosiddetto Ecobonus, che permetterà al cliente di realizzare i lavori necessari e quindi di incrementare il valore della propria casa anche se non dispone delle risorse necessarie.

“Il tema dell’efficienza energetica è ormai centrale nel mercato degli immobili – spiega Teresio Testa, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo – In questo momento di ripartenza dell’economia locale, è essenziale puntare sulla qualità degli investimenti e sulla salvaguardia dell’ambiente. Con i nuovi finanziamenti “green”, premiamo con condizioni di tasso vantaggiose, a partire dallo 0,45% per un mutuo ventennale, chi acquista immobili ad elevata efficienza energetica. Per Intesa Sanpaolo, si tratta di una proposta coerente con i principi della circular economy a cui la Banca ha aderito e con l’impegno sottoscritto con il Piano di Impresa 2018 – 2021, per lo sviluppo di azioni e servizi che riducano le emissioni.”

Save the Food e Banco Alimentare Piemonte Insieme contro lo spreco alimentare

Nella Regione, nel 2019, il progetto ha contribuito a ridistribuire ai bisognosi 124.252 porzioni di cibo. Circa 2.265 tonnellate di alimenti recuperati. A Maggio 2020 tagliato il traguardo di 16 milioni  porzioni salvate dallo spreco su tutto il territorio nazionale

L’emergenza sanitaria che ha funestato l’inizio del 2020 ha messo in ginocchio l’economia di interi Paesi; in Italia, prima nazione occidentale ad essere pesantemente colpita dalla pandemia, a causa del blocco di tutte le attività commerciali e lavorative molte famiglie in più hanno dovuto chiedere aiuto agli enti caritativi per poter sfamare i propri cari e se stessi.

Nel nostro Paese Banco Alimentare  si occupa di combattere lo spreco alimentare, dando al cibo una seconda vita donandolo ai più bisognosi. In collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare, nel 2011, nasce il progetto Cuki Save the Food realizzato da Cuki  per sostenere il programma Siticibo della Onlus, che opera su tutto il territorio nazionale contro lo spreco alimentare e recupera il cibo non servito nelle mense collettive e invenduto nei supermercati della distribuzione organizzata.

In Piemonte Cuki Save the Food, nel 2019, ha contribuito  a recuperare 124.252 porzioni  di cibo (questo è il dato relativo ai piatti pronti che abbiamo pubblicato sul Bilancio Sociale 2019, eventualmente insieme a quello di GDO che è di 2.265 tonnellate), fornendo le vaschette di alluminio per il recupero delle porzioni operato da Banco Alimentare attraverso le Strutture Caritative convenzionate.

ha recuperato 124.252 porzioni di cibo, raccolte dal Banco Alimentare Piemonte che ha potuto contare sulle mense collettive che hanno aderito al progetto nella regione sabauda. In Italia Cuki Save the Food nel solo 2019 ha contribuito a  “salvare” dallo spreco 1.418.000 porzioni di cibo. A maggio di quest’anno, sono oltre 16 milioni le porzioni ridistribuite dal 2011, anno dell’inizio della del progetto.

Un meccanismo trasparente e virtuoso che si basa sulla solidarietà, e sull’impegno di oltre 206 volontari di Banco Alimentare su tutto il territorio regionale e delle centinaia di volontari delle Strutture Caritative convenzionate , che consentono di recuperare il cibo preparato e in eccedenza donandolo, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie alle  persone in difficoltà  sul territorio.

Attraverso il progetto Cuki Save the Food, Cuki, azienda leader per la conservazione dei cibi, ha messo a disposizione degli operatori di Banco Alimentare la sua esperienza  per consentire il perfetto mantenimento del cibo  e farlo  arrivare a chi ne ha bisogno.

Nel corso dei dieci anni di attività di Responsabilità Sociale di Cuki, sono state donate circa 2 milioni di vaschette in alluminio migliaia di Thermobox per conservare, trasportare e ridistribuire le oltre 16 milioni di porzioni che rappresentano un risultato unico nella storia della lotta allo spreco alimentare.

“L’attenzione verso i temi sociali sono sempre stati centrali per il nostro brand, spiega Carlo Bertolino, Direttore Marketing e Comunicazione Cuki La collaborazione con Banco Alimentare ha un valore enorme perché ci consente di realizzare un atto di restituzione: sostenendo la Onlus abbiamo la possibilità di dare una seconda vita al cibo che altrimenti andrebbe sprecato e che va a favore delle fasce più deboli”.

La collaborazione tra Cuki e Banco Alimentare si consolida ulteriormente anche grazie ad un altro progetto nato per contrastare un importante settore che incide sullo spreco alimentare: il cibo sprecato nei ristoranti. Nel 2016 nasce Cuki Save Bag, la “doggy bag” di Cuki, sviluppata in sinergia con 200 studenti del Politecnico di Torino, per portare a casa il cibo non consumato al ristorante, contribuendo in questo modo a combattere lo spreco del cibofuori casa. Hanno aderito al progetto Save Bag i ristoranti Eataly, le osterie Slow Food, il Gruppo CIGIERRE e Just Eat.

Cultura in affanno, Cirio incontra gli operatori del settore

Il presidente della Regione, Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Vittoria Poggio hanno incontrato nel pomeriggio di ieri i rappresentanti del Coordinamento piemontese dei lavoratori del mondo della cultura, creato ai primi di marzo per il riconoscimento dei diritti e delle tutele di ogni professione dello spettacolo, per far fronte all’emergenza attuale.

Il Coordinamento ha raccolto istanze di migliaia di lavoratrici e lavoratori della cultura, mettendo in moto un network “professioni dello spettacolo in emergenza continua”. In questo primo incontro è stato chiesto un supporto alla Regione per portare al governo nazionale la necessità di riconoscere anche ai lavoratori dello spettacolo intermittenti status, tutele e contratti stabili.

L’associazionismo culturale rappresenta il 68% della cultura piemontese. La riapertura degli spazi culturali non dà purtroppo garanzie al settore di una ripresa e un recupero nell’immediato, mettendo così a rischio una fetta importante del fatturato del nostro Paese.

Tra i temi affrontati nell’incontro in Regione la rimodulazione o detrazione dell’Irap, l’estensione del Bonus Piemonte ai lavoratori del settore e un fondo per affrontare il futuro fino alla fine dell’emergenza.

Altro tema segnalato la difficoltà, a livello nazionale, di accesso ai contributi pubblici.

“Ci faremo portavoce in Conferenza delle Regioni delle istanze di uno dei settori più colpiti dalle conseguenze del coronavirus – commenta il presidente Cirio -. In Piemonte stiamo lavorando affinché gli eventi in programma nei prossimi mesi possano svolgersi in sicurezza, ma è indubbio che anche se la nostra regione e l’Italia sono ripartite i lavoratori degli eventi culturali e dello spettacolo sono tra quelli che hanno minore certezza per il loro futuro ed è per noi fondamentale ricostruire e garantire queste certezze lavorando insieme”.

Anche l’assessore Poggio ha espresso la propria vicinanza alle categorie più deboli e fragili del mondo culturale “La cultura – ha detto – è fatta anche di piccoli soggetti che con il loro apporto sostengono tutto il sistema culturale di eccellenza. Bisogna lavorare per ottenere a livello ministeriale il riconoscimento degli operatori dello spettacolo come un vero e proprio lavoro, fatto di garanzie e di tutele. Ora però l’importante è agire con decisione e in concertazione con le parti interessate garantendo la loro ripresa e soprattuto assicurandone le dovute tutele.”