ECONOMIA- Pagina 349

Dal Comune di Chieri fondi per i tirocini

Le domande devono essere presentate entro il 25 agosto. Virelli: “Da 17 aziende aderenti siamo passati a sette: a dimostrazione della gravità della crisi ”

Il Comune di Chieri, in collaborazione con Agenzia Piemonte Lavoro-Centro per l’impiego di Chieri, ha approvato e finanziato con 20.220 euro il progetto «WORKHIERI», iniziativa finalizzata a favorire l’inserimento al lavoro di cittadini chieresi inoccupati o disoccupati, di età compresa tra i 18 e i 45 anni, attraverso l’attivazione di tirocini da scolgersi presso aziende del chierese.

«WorKhieri è un intervento di politica attiva del lavoro finalizzato ad incrementare l’occupabilità dei nostri cittadini attraverso l’attivazione di 12 tirocini. L’indennità mensile di partecipazione al tirocinio sarà di 600 euro per i tirocini full-time di 40 ore settimanali e di 300 euro per quelli part-time di 20 ore settimanali. Come amministrazione comunale finanzieremo le indennità per i primi 3 mesi, mentre saranno le aziende a finanziare gli eventuali ulteriori 3 mesi. Il Comune finanzierà poi la formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso un corso di quattro ore», spiega l’assessore alle Politiche del lavoro e alle Politiche sociali Raffaela VIRELLI.

«Purtroppo, inizialmente al progetto avevano aderito 17 aziende ma dopo l’emergenza sanitaria si sono ridotte a sette-aggiunge l’assessore Raffaela VIRELLI-Alcune hanno personale in cassa integrazione, quindi non possono avviare tirocini, altre hanno chiuso. Anche questo è un segnale della grande difficoltà del tessuto produttivo locale, che ci fa temere il peggio per l’autunno».

Per partecipare occorre

  • prendere visione delle attività offerte sul sito del Comune di Chieri

https://www.comune.chieri.to.it/attivita-produttive-lavoro/worKhieri (oppure presso lo Sportello Unico del Comune di Chieri o il Centro per l’Impiego di Chieri in via Vittorio Emanuele II, n. 1);

Saranno le aziende aderenti a scegliere tra i candidati.

I tirocini verranno avviati alla fine del mese di settembre 2020.

 

Il grande accordo di Bruxelles: cosa accadrà?

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Le decisioni prese a Bruxelles dal Consiglio europeo dopo quattro giorni di discussioni non possono essere valutate oggi. Certamente può esaltarle, considerandole storiche, il presidente del Consiglio che ha rivelato indubbiamente una certa capacità che  non era così scontata; possono considerale un traguardo determinate forze politiche, mentre le opposizioni possono legittimamente essere critiche e sospettose, anche se le parole di Salvini appaiono ancora una volta eccessive.

Stupisce che il Presidente della Repubblica abbia espresso il suo pubblico plauso  al Presidente del Consiglio, instaurando un precedente che, in termini istituzionali, non ci piace. Credo che il presidente Conte debba al più presto riferire in Parlamento e quindi al Paese della sua missione europea. Conte certamente si è giocato tutto a Bruxelles, ma solo quando si passerà, nel 2021 inoltrato, a ricevere i fondi europei a titolo di prestito e a titolo di aiuti a fondo perduto (più i primi che i secondi) sarà possibile valutare in concreto se l’Italia ha fatto un buon affare.
Oggi bisogna augurarci  per il bene dell’Italia che a Bruxelles Conte abbia avuto successo, ma non ci sono certezze in proposito. All’indomani della trattativa europea emergono anche preoccupazioni sulle condizionalità connesse agli aiuti e ai prestiti. È un tema che va approfondito e chiarito subito perché l’esempio della Grecia commissariata e sfruttata dai vertici europei non si può dimenticare. L’Italia è oggi prostata dal Covid 19 e da una crisi economica che può distruggerci. I fondi europei arriveranno il prossimo anno. Si pone il problema di come affrontare i problemi dell’oggi e dell’autunno prossimo.Qui il governo rivela molta improvvisazione e tanta intempestività. Molte imprese sono state abbandonate a se’ stesse, il turismo sta boccheggiando in modo allarmante e il governo non è riuscito a far qualcosa di concreto per affrontare la crisi con il rilancio dell’economia. La politica dei sussidi non può certamente rivitalizzare  il Paese, ma può  solo creare dei nuovi poveri alle dipendenze dello Stato padrone . Molte scelte economiche, da Alitalia ad Autostrade, rivelano un nuovo statalismo, in alcuni casi assistenziale. L’esatto opposto di un’economia liberale. Con queste premesse sarà difficile usare i fondi europei nel modo giusto perché certi pregiudizi ideologici continueranno a pesare. Da europeista convinto da sempre ,non mi ritengo soddisfatto di quanto e’ stato deciso a Bruxelles. Non è una pagina storica perché  ci rivela un’Europa divisa e gretta, persino un’Europa che passa sopra al fatto che Orban ha travalicato le regole europee della democrazia liberale. E’ un’Europa migliore rispetto a quella che abbiamo visto negli ultimi anni, ma un’Europa lontanissima da quella sognata dai padri fondatori. Mancano i grandi statisti europei e dobbiamo accontentarci di surrogati. Merkel al posto di Adenauer, Conte al posto di De Gasperi sono segni evidenti di un  forte degrado della politica. Ed anche le versioni al femminile dell’ Europa non sono purtroppo delle soluzioni salvifiche  ai gravi problemi che  ci troviamo di fronte. Anche questo si è visto a Bruxelles negli ultimi giorni che andranno valutati sulla lunga distanza e non certo oggi.Oggi vale la sospensione di giudizio, quella che i Greci chiamavano Epoke’. Una sospensione critica perché ci sono comunque elementi allarmanti per il futuro che si vedono già oggi. Non appare neppure chiaro se vorranno o meno richiedere il Mes , una questione che divide il Governo e che appariva molto importante ed oggi è stata derubricata come secondaria. Anche in questa direzione le idee appaiono piuttosto confuse , malgrado riguardino la spesa sanitaria.
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Eventi e gestione, i contributi alle enoteche regionali

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e cibo Marco Protopapa, ha approvato la delibera con la quale vengono assegnati 100 mila euro di contributi complessivi per l’annualità 2020 e altri 100 mila euro per il 2021 per sostenere le spese di funzionamento, di gestione e lo svolgimento dell’attività istituzionale delle Enoteche regionali del Piemonte.

Attraverso questo provvedimento la Giunta interviene a favore delle Enoteche regionali, 15 dislocate in tutto il territorio piemontese e riconosciute dalla Legge regionale 37/1980, considerata la difficile situazione economica determinata dall’epidemia da Coronavirus che ha investito il settore agroalimentare e ricettivo, con la chiusura delle attività e delle Enoteche stesse.

“Dalla Regione è in arrivo un aiuto finanziario alle Enoteche regionali con una continuità di due anni – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa – affinché possano riprendere le attività di promozione e valorizzazione dei nostri vini di qualità Doc e Docg e dei prodotti enogastronomici legati al territorio locale. Le Enoteche hanno assunto un ruolo di riferimento sul proprio territorio in diversi ambiti, e non solo rappresentano i produttori locali e i prodotti di qualità, ma rappresentano i l territorio di riferimento dal punto di vista turistico e culturale”.

Poste italiane per lo sviluppo socioeconomico torinese

Nelle regioni dell’Area Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria) generati tramite i fornitori oltre 1 miliardo di PIL, 16 mila posti di lavoro e circa 450 milioni di euro di reddito

A Torino e provincia circa 4500 dipendenti tra personale di staff, operatori dei 420 uffici postali e dei 42 centri di distribuzione della corrispondenza e dei pacchi

Oltre 1 miliardo di euro di Prodotto Interno Lordo, 16mila posti di lavoro e circa 450 milioni di reddito distribuiti ai lavoratori impiegati nel sistema economico. È questo l’impatto economico generato nel 2019 dai fornitori italiani utilizzati da Poste Italiane nell’Area Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Val D’Aosta e Liguria), prima area in Italia delle 6 complessive nella creazione del valore. Il Bilancio Integrato 2019 di Poste Italiane per la prima volta, contiene un modello di stima degli impatti economici prodotti complessivamente dall’Azienda in ogni singolo territorio e fornisce una chiara fotografia di una realtà centrale nel Paese, che grazie al lavoro dei suoi 128mila dipendenti riesce a creare valore economico a livello locale e nazionale, producendo ricchezza e occupazione non solo attraverso il proprio business ma anche attraverso il coinvolgimento di una catena di fornitori locale.
Anche in provincia di Torino, Poste Italiane incide in modo diretto e indiretto a generare sviluppo dell’economia locale attraverso il coinvolgimento delle imprese in una molteplicità di settori come ad esempio quello dell’edilizia, della manutenzione, della sicurezza, della logistica, delle nuove tecnologie, dell’impiantistica.
Significativi, in questo senso, sono stati i recenti numerosi interventi straordinari effettuati in provincia di Torino nell’ambito del progetto “Piccoli Comuni”. Oltre alla oggettiva valenza sociale, tali iniziative hanno generato reddito e lavoro per le imprese locali attraverso l’attivazione del servizio Wi-Fi gratuito negli uffici postali; la realizzazione di opere di “decoro urbano”, effettuate nei piccoli comuni e frazioni, in particolare con il restyling e l’installazione ex novo delle cassette postali; l’abbattimento delle barriere architettoniche; le nuove installazioni degli ATM Postamat nonché le sostituzioni degli stessi con modelli più evoluti e con un livello di sicurezza più elevato.
A livello occupazionale, nel torinese Poste Italiane impiega complessivamente circa 4500 risorse di cui circa il 47% sono impegnate nel settore “Mercato Privati”, che comprende la rete degli uffici postali e circa il 53% del personale in “Posta, Comunicazione e Logistica”, struttura che gestisce il recapito di corrispondenza e pacchi. Oltre agli impatti diretti legati strettamente all’attività economica del Gruppo, il business di Poste italiane, dunque, richiede l’acquisto di beni e servizi prodotti da altre imprese (generando impatti indiretti e indotti) e consente alle famiglie che hanno ricevuto un reddito grazie al lavoro svolto per l’Azienda e i suoi fornitori di acquistare nuovi beni e servizi (generando impatti indotti). Nel 2019, ad esempio, l’Azienda ha acquistato beni e servizi da circa 2.300 piccole e medie imprese, per un valore totale di 1.2 miliardi di euro, oltre il 48% degli acquisti totali da fornitori italiani. In generale, sempre nel 2019, le attività operative del Gruppo hanno avuto impatti diretti, indiretti e indotti sull’economia italiana pari a circa 12,5 miliardi di euro di Prodotto Interno Lordo, coinvolgendo complessivamente circa 189mila lavoratori con una distribuzione di redditi per un totale di 7,5 miliardi di euro.

La Vigna della Regina di Torino protagonista su “Forbes”

Forbes, la prestigiosa rivista americana di economia e attualità, ha dedicato, nell’edizione online, un ampio articolo alla Vigna della Regina di Torino e alla Rete delle vigne urbane

(  https://www.forbes.com/sites/catherinesabino/2020/07/16/what-you-should-know-about-italys-rare-and-surprising-vineyards/#a5299203d96b). 

All’interno della sezione Lifestyle, Forbes presenta la Vigna della Regina, e l’adiacente ViIla della Regina, come un gioiello italiano sorprendente e tutto da scoprire. Ne racconta la storia lunga 400 anni, con una particolare attenzione al grande lavoro effettuato dall’azienda vitivinicola Balbiano per ridarle nuova vita e riportarla all’antico splendore, e ne descrive la bellezza, consigliandola come meta turistica da non perdere durante un viaggio in Italia.
L’articolo si conclude raccontando la neonata URBAN VINEYARDS ASSOCIATION, Rete delle vigne urbane istituita nel 2019 proprio a Torino grazie a un’idea di Luca Balbiano e che oggi coinvolge, oltre Vigna della Regina, anche Clos Montmartre di Parigi, la Republique des Canuts di Lione,  la Vigna di Leonardo di Milano, i Vigneti della Laguna di Venezia, San Francesco della Vigna di Venezia, i Vigneti Senarum Vinae di Siena, la Vigna del Gallo di Palermo, e che presto ne accoglierà altre.

Nuove tecnologie: accordo tra Politecnico e Spea

La collaborazione verterà sullo sviluppo di soluzioni innovative per il collaudo di componenti e sistemi elettronici

 

 È stato siglato il 1° luglio tra il Politecnico di Torino e la società SPEA S.p.A., leader mondiale nella progettazione e produzione di sistemi automatici per il collaudo di microchip, MEMS, schede e dispositivi elettronici (oggi particolarmente richiesti per applicazioni come mobilità elettrica, 5G, IoT, Fabbrica 4.0), un importante contratto di ricerca biennale per lo sviluppo di nuove tecnologie da inserire nei sistemi già prodotti da SPEA.

L’accordo prevede l’affidamento della direzione scientifica ai professori Matteo Sonza Reorda e Marcello Chiaberge, che avranno il compito di coordinare un’articolata attività di ricerca che coinvolgerà sia il dipartimento di Automatica e Informatica, sia quello di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico.

Tra gli obiettivi individuati dall’accordo, lo sviluppo di un dispositivo per il test ottico, l’attività di ricerca per l’incremento delle prestazioni delle macchine di collaudo e infine lo studio di un sistema di rilevazione delle deviazioni di funzionamento e del sistema di manutenzione predittivo e prescrittivo dell’apparecchiatura.

Si rinnova e si amplia, nonostante le difficoltà generali dovute al contesto post lockdown, una collaborazione già consolidata tra due realtà piemontesi di eccellenza: nelle attività di ricerca verranno coinvolti studenti e neolaureati, che avranno così la possibilità di acquisire, attraverso la formazione in azienda, competenze specifiche molto richieste dal mercato e facilmente spendibili per futuri inserimenti lavorativi.

I professori Sonza Reorda e Chiaberge sottolineano come, malgrado le difficoltà del momento, continui la stretta collaborazione con aziende di successo del nostro territorio che investono sullo sviluppo congiunto di nuove tecnologie e collaborano attivamente con il Politecnico alla formazione di nuovi ingegneri.

Il giro d’affari del franchising supera i due miliardi in Piemonte

Sono i dati che emergono dal Rapporto Assofranchising Italia 2020. Il settore, con oltre 26 miliardi di euro, continua a crescere in Italia. E a ottobre torna Salone Franchising Milano, sarà in modalità digitale

 

Con oltre 2 miliardi di euro di fatturato nel 2019 (+5% sul 2018), il Franchising in Piemonte risulta essere la formula preferita da migliaia di imprenditori: 4.634 i punti vendita in franchising, 70 le insegne franchisor con sede legale nella regione per un totale di 2.114.094.238 € di giro di affari (dati al 31 dicembre 2019).

Il Rapporto è stato presentato a Milano da Assofranchising in collaborazione con Salone Franchising Milano, che ha annunciato la 35a edizione dell’evento, che si svolgerà in streaming dal 22 al 24 ottobre 2020 e di cui Assofranchising è main partner.

RAPPORTO ASSOFRANCHISING 2020: Principali indicatori

I dati illustrano la realtà del Franchising in Italia, un settore sano e in continuo sviluppo:

  • 56.441punti vendita in crescita del +4,7% (2.555 i negozi aperti nel 2019);
  • 217.150(+5%) addetti occupati nelle reti (10.359 i nuovi posti di lavoro creati)
  • 980 le insegne operative in Italia,+2,0% rispetto allo scorso anno di cui:

Ø 880 (90%) italiane

Ø 71 (7%) master di franchisor stranieri in Italia

Ø 29 (3%) reti straniere che operano in Italia solo con franchisee, ma con sede legale in un paese estero

  • 11.035(+1,8%) punti vendita italiani all’estero in franchising (prese in esame per il Rapporto quelle con almeno 3 punti vendita all’estero)
  • 178(+2,3%) reti italiane all’estero

“Sono numeri estremamente positivi, che ancora una volta dimostrano le potenzialità del franchising e sono indice della fiducia che sempre di più gli italiani nutrono nel sistema dell’affiliazione – dichiara Augusto Bandera, Segretario Generale Assofranchising -. Anche nel 2019 il franchising ha continuato a espandersi, così come lo ha fatto negli anni della crisi. Nell’ultimo decennio, è cresciuto, in media, del 2% ogni anno, creando circa 37.000 nuovi posti di lavoro. Ad oggi l’intero sistema franchising occupa più di 217.000 addetti, che contribuiscono a generare oltre 26 miliardi di fatturato, circa l’1,3% del Pil italiano.  In un contesto economico come quello attuale – sottolinea Bandera – appare quasi fisiologico che il franchising, come tutti i modelli fondati sulla cooperazione e sul risk-sharing, sia favorito nella competizione di mercato. Si considerino i benefici per entrambe le parti coinvolte – franchisor e franchisee – quali ad esempio l’aumento della visibilità e riconoscibilità a livello nazionale e internazionale del marchio condiviso, il trasferimento del know-how, l’utilizzo della formula imprenditoriale che caratterizza il brand, o l’espansione aziendale dettata dalla crescita dei punti vendita”.

La presentazione dei dati di Assofranchising è stata l’occasione per il lancio dell’edizione 2020 di Salone Franchising Milano, l’evento di riferimento per il mondo del franchising e del retail che quest’anno si tiene dal 22 al 24 ottobre per la prima volta in streaming su Umans.com, la piattaforma tecnologica creata da Fandango Club in grado di riprodurre in digitale l’esperienza degli eventi offline.

“Salone Franchising Milano rappresenta un importante momento di incontro tra professionisti del settore, imprenditori, franchisee e franchisor di oggi e di domani – spiega Michele Budelli, CEO di Fandango Club, agenzia di live communication e branded content che organizza l’evento –Proprio perché siamo consapevoli del ruolo del Salone, oggi più che mai rilevante, abbiamo deciso di non mancare l’appuntamento 2020, di ripensare il concetto di incontro e confronto, e di innovare questo appuntamento che nell’edizione 2019 ha raccolto a Fiera Milano City oltre 200 insegne del panorama del franchising e del retail provenienti da tutta Italia”.

È nata così una formula nuova di Salone Franchising Milano, che punta su incontri formativi, convegni, consulenze gratuite e, soprattutto, sul Ret@il Innovation Forum, un’arena di discussione con panel specifici, relatori d’eccezione e aziende leader del settore, realizzato con la collaborazione e l’apporto del gruppo Jakala, prima martech company italiana che offre supporto in ambito strategico, analytics, digital e technology. Il tutto, però, quest’anno in una dimensione digitale, aperta e gratuita.

“Tre giorni caratterizzati da un calendario fitto di appuntamenti – spiega ancora Budelli – con un focus sul Retail per fornire a chi si affaccia per la prima volta su questi mercati rilevanti occasioni di confronto e competenze specifiche, e proporre a chi invece ne è già parte le innovazioni e le soluzioni tecnologiche utili per ampliare il business, in particolare in un momento storico delicato come questo che stiamo attraversando”.

Al via la piattaforma di accesso al bonus turismo

Da lunedì 20 luglio sarà possibile iniziare a richiedere il contributo riservato alle strutture ricettive

 

Dalle 9 di lunedì 20 luglio sarà possibile presentare le richieste di accesso al Bonus Turismo, riservato alle strutture ricettive imprenditoriali piemontesi, direttamente nell’area del sito della Regione Piemonte (www.regione.piemonte.it).

Tutte le strutture riceveranno una e-mail con tutte le istruzioni per procedere al caricamento.

L’accesso alle procedure avverrà mediante l’accreditamento con identità digitale Spid o con altri certificati digitali. Inoltre sarà indispensabile fornire, per permettere la corretta identificazione della struttura richiedente, il codice identificativo tratto dalla piattaforma di comunicazione dei flussi turistici (Ross 1000).

Il caricamento delle domande avverrà in ordine alfabetico, a partire dalle ore 9 di lunedì 20 luglio, secondo il seguente calendario: Lettera A-C, Lunedì 20/07; Lettera D-F, Martedì 21/07; Lettera G-I, Mercoledì 22/07; Lettera L-N, Giovedì 23/07; Lettera O-Q, Venerdì 24/07; Lettera R-T, Lunedì 27/07; Lettera U-Z, Martedì 28/07.

Il Bonus Turismo sostiene la ripartenza del settore alberghiero ed extralberghiero e sarà erogato a ogni singola impresa e per ogni struttura ricettiva.
È cumulabile con altri sostegni di natura economica e, pur non essendo richiesta la rendicontazione, sarà necessario conservare i giustificativi delle varie spese sostenute (sanificazione, acquisto di attrezzature e dispositivi per eventuali situazioni di emergenza sanitaria, interventi funzionali).

Il Bonus Turismo ha una dotazione economica di 10.730.000 euro da distribuire come contributo a fondo perduto a seconda delle dimensioni e della classificazione delle strutture alberghiere ed extralberghiere. I contributi varieranno da 1.800 a oltre 9.000 euro per gli hotel, da 2.000 a 2.600 euro per case vacanze, ostelli e Cav residence, da 3.300 a 5.300 euro per campeggi e villaggi turistici, ed è di 1.300 euro per affittacamere, agriturismi, alloggi vacanze e country house, 650 euro per i bed & breakfast imprenditoriali.

“Con questa misura – commenta l’assessore al Turismo Vittoria Poggio- si va a completare l’operazione a 360 gradi prevista per il piano Riparti Turismo perché il Piemonte vive di turismo e questo piano deve e vuole essere un rilancio della sua immagine e del suo brand. Sono certa che i turisti saranno sempre più attratti dai nostri splendidi territori, dalle colline del Monferrato e delle Langhe fino ai suggestivi paesaggi dei laghi e delle montagne”.

Per informazioni è possibile rivolgersi alla casella e-mail con indirizzo: bonus.turismo@regione.piemonte.it.

Giulia Maria tra i due Cederna 

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Ci sono ottimi motivi per esaltare, come è stato fatto, l’opera di Giulia Maria Crespi come fondatrice del FAI, che è un’ importante istituzione a tutela dell’ambiente. Il FAI si è identificato con la Crespi che è  rimasta  Presidente onoraria a vita. La sua è  stata una vita spesa per nobili e grandi ideali. Questo resta il bilancio finale di una lunga esistenza che è arrivata vicina  al secolo.

Fu anche una delle protagoniste di “Italia nostra“, associazione assai  importante nella storia della cultura italiana. Antonio Cederna sul “Mondo“ di Pannunzio fu l’anticipatore coraggioso di quelle battaglie a tutela del patrimonio paesaggistico, artistico ed ambientale. Giulia Maria credo si sia ispirata a Cederna.

Ma purtroppo era anche molto amica di Camilla Cederna, una penna radical – chic che fece molti danni: dalla diffamazione del commissario Calabresi a quella nei confronti di un galantuomo come il Presidente Giovanni Leone, che fu costretto a dimettersi per le falsità scritte da Camilla che tardivamente venne condannata per diffamazione.

La vita di Giulia Maria, si potrebbe dire, è  stata giocata tra i due Cederna. Per un certo periodo ha prevalso Camilla rispetto ad Antonio, poi l’eredità di Antonio ha preso il sopravvento. Io sono stato associato sia di “Italia nostra“, sia del FAI e debbo dire che mi sono sempre sentito un pesce fuor d’acqua perché ho sempre  colto la prevalenza di uno snobismo fastidioso che non mi e’ mai piaciuto. E infatti non mi sono più associato a conventicole formate da persone che si ritengono a priori detentori di tutte le verità dell’universo e vogliono far pesare la loro  presunta superiorità.

La Crespi andrebbe anche ricordata come editore del “Corriere della Sera“. Nel 1968 chiamò a dirigere il giornale l’allora “socialdemocratico saragattiano “Giovanni Spadolini con una  scelta avveduta. Ma quando davanti al “Corriere “ cominciarono le contestazioni e le violenze sessantottine con la partecipazione anche dell’editore -guerrigliero Gian Giacomo Feltrinelli, amico della Crespi, l’editore cercò di liberarsi di Spadolini che per altro non era certo un uomo molto  coraggioso . Gli venne inflitto un licenziamento in parte “concordato“ ( il rapporto venne interrotto con un anno di anticipo rispetto al contratto )nel 1972 che consentì al direttore del “Corriere “ di intraprendere una sfolgorante carriera politica nel PRI che lo porterà alla Presidenza del Consiglio e del Senato .

Spadolini aveva denunciato i pericoli insiti nell’estremismo di sinistra senza mezzi termini  , forse unico direttore di giornale in Italia. Quelle posizioni non piacevano ai salotti frequentati dalla Crespi che stravedevano per Mario Capanna ed i suoi amici. La Crespi scelse come nuovo direttore Piero Ottone che proveniva dal “Secolo XIX “dove aveva mantenuto un atteggiamento equilibrato . Giunto al “Corriere”,  Ottone si lasciò guidare dal comitato di redazione formato da faziosi e intolleranti giornalistini , come li definiva Giovanni Giovannini. Egli spostò a sinistra il giornale , comprimendo la libertà di espressione di giornalisti come Indro Montanelli, colpevole di aver scritto un ritratto corrosivo di Camilla Cederna. Montanelli, licenziato in tronco da Ottone, con altri importanti giornalisti usciti dal “Corriere” diede vita al “Giornale “ nel 1974.   In quello stesso anno la Crespi cessò di occuparsi del giornale che venne venduto ad Angelo Rizzoli, quello che, accusato di essere piduista, avrebbe mandato allo sbando il quotidiano di via Solferino. Montanelli definì la Crespi una “dispotica guatemalteca“.

Sembra – ma non ci sono certezze – che la Crespi, a sua volta,  abbia brindato alla notizia del ferimento di Montanelli da parte delle Br.

La Crespi, malgrado fosse espressione dell‘alta  borghesia lombarda, ad un certo punto, si lasciò attrarre dalle ubriacature ideologiche del ‘68 e cercò attraverso il giornale di sua proprietà di traghettare la borghesia italiana verso posizioni di netta apertura alla sinistra. Fu una scelta che va rispettata e che fu in netto contrasto con la storia del “Corriere“.

Dalla  “gran lombarda” che fu la prima donna editore di un grande giornale, sia pure non per meriti personali, e  fu la fondatrice di grandi realtà come il FAI, una testimonianza vivace ed importante anche se molto discussa. In tempi recenti la Crespi aveva anche simpatizzato per la giovane ambientalista Greta.

La sua è stata una vita non banale. Avrebbe potuto godere in tranquillità della sua ricchezza ed invece volle “entrare nell’agone”, mettendosi in discussione e fare delle scelte. Difficilmente mi sono trovato in sintonia con lei i perché i radical – chic non mi sono mai piaciuti, soprattutto i ricchi che vorrebbero apparire poveri, ma non lasciano i loro avere agli altri come fece solo San Francesco d’Assisi. La Crespi però, creando il FAI, ha messo una parte della sua ricchezza a disposizione della comunità e di alti valori. Di questo dobbiamo esserle grati perché ha lasciato un’eredità importante  che resterà dopo di lei . La presidenza di Andrea Carandini e’ una garanzia assoluta di impegno e di serietà.
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Le regioni del Nord chiedono l’impegno del Governo per il trasporto ferroviario

Incontro a Canelli (At) degli Assessori ai trasporti di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Verso l’eliminazione della documentazione inutile per i rimborsi agli studenti. Invocato l’intervento del governo per migliorare le linee interregionali.

Sburocratizzazione per i rimborsi e impegno ministeriale per migliorare il servizio ferroviario. Queste le principali istanze emerse dal primo incontro tra gli Assessori regionali dei trasporti del bacino padano, voluto dagli assessori del bacino padano e coordinato dall’assessore della Regione Piemonte Marco Gabusi.

Nel lungo incontro, tenutosi nei giorni scorsi  a Canelli (At), Graziano Pizzimenti Assessore della Regione Friuli-Venezia Giulia, Claudia Maria Terzi della Regione Lombardia, Giovanni Berrino della Regione Liguria, Elisa De Berti della Regione Veneto e Marco Gabusi della Regione Piemonte hanno affrontato diverse tematiche, a partire dalla gestione della Fase 2 e le problematiche ad essa connesse, per poi affrontare aspetti puntuali che interessano tutte le regioni del bacino padano. Tra questi, il tema dei rimborsi per gli studenti. «Non abbiamo ancora risposte da Roma alle nostre richieste di questi mesi rispetto ai rimborsi, ma certamente – sottolinea l’Assessore Gabusi – c’è una convergenza di idee sul fatto che non riteniamo necessaria l’autocertificazione per la richiesta di rimborso da parte degli studenti e degli universitari. Dato che le scuole e le università erano chiuse reputiamo che non si debba produrre nessuna documentazione. Questo per noi vuol dire eliminare la burocrazia quando non serve».

Altro tema caldo la gestione delle linee interregionali. «L’infrastruttura e il servizio devono essere sicuramente migliorati – riassume l’Assessore Gabusi –, ma non si devono lasciare le competenze esclusivamente alle Regioni come è stato fatto fino ad ora. Riteniamo infatti che si possa pensare anche a linee interregionali gestite dal Ministero delle infrastrutture. E crediamo che il governo debba fare uno sforzo ulteriore per implementare queste linee a livello ministeriale».
L’attenzione degli Assessori si è concentrata in particolare su alcune linee che interessano il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. «Abbiamo fatto un focus su alcune linee portanti del territorio – evidenzia l’Assessore Gabusi -. Nello specifico, la Torino-Asti-Alessandria-Milano e la Genova-Milano necessitano di un’implementazione importante: daremo corso ad una fase di approfondimento sul miglioramento delle performance con tracce nuove che permetteranno un utilizzo migliore e un maggior numero di treni su questo tracciato».