ECONOMIA- Pagina 347

Efficienza energetica per le imprese Il nuovo bando vale 16 milioni

La seconda tornata del bando, chiuso in anticipo il 30 settembre, ha registrato un successo di adesioni:  87 le domande presentate.  Per l’assessore all’Ambiente, questo nuovo successo, dopo quello registrato con il bando per l’efficientamento delle reti della pubblica illuminazione, sono la dimostrazione che si sta perseguendo la strada giusta in difesa del clima e del sostegno alle imprese

Riaperto lo scorso 23 marzo (dopo la temporanea chiusura a luglio 2019 per consentire un “restyling” dell’edizione aperta dal 2016) la seconda tranche del bando per l’efficienza energetica e fonti rinnovabili nelle imprese, per la quale era a disposizione un fondo di 16 milioni di euro, si è chiusa in anticipo lo scorso 30 settembre con un successo di adesioni. Questa nuova tornata ha infatti stimolato le imprese piemontesi a mettere in campo nuovi investimenti come gli impianti di cogenerazione e i pannelli fotovoltaici ma anche efficientamento dei processi produttivi. In totale sono state presentate 87 domande, di cui 51 in istruttoria e 26 ammesse (di cui 5 grandi imprese). Finalità del bando, dedicato a tutte le micro, piccole, medie e grandi imprese con sede in Piemonte, quella di promuovere investimenti per la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti e quindi per il miglioramento della qualità dell’aria. La prima tranche del bando (chiusa al 31 luglio 2019) ha ammesso al contributo 205 progetti, in parte già liquidati, che si prevede porteranno ad un considerevole risparmio di energia primaria e una riduzione considerevole di emissioni di CO2, pari a circa 69mila tonnellate all’anno, una tendenza che sembrerebbe essere confermata dai primi dati dell’istruttoria di questa seconda tranche.

Accanto a questo bando appena chiuso, vi è anche l’altro, quello terminato a fine 2019, relativo alla adozione di soluzioni tecnologiche per ridurre i consumi energetici delle reti di illuminazione pubblica, attraverso l’installazione di sistemi automatici di regolazione (sensori di luminosità, telecontrollo e tele gestione della rete), che aveva riscosso un interesse superiore alle aspettative e  permesso di efficientare 36.020 punti luce con un risparmio medio di energia elettrica del 58%, Sotto il profilo delle emissioni, gli interventi garantiscono, in modo strutturale e quindi annualmente, riduzioni significative degli inquinanti Pm10 (41 kg all’anno), CO2 (5908 tonnellate all’anno) e 3241 chilogrammi all’anno di ossidi di azoto.

Nel sottolineare come questi bandi abbiano esaurito le risorse in tempi brevissimi, l’assessore regionale all’Ambiente, evidenzia come questi risultati siano la testimonianza di come il lavoro intrapreso e svolto vada nella direzione giusta per permettere, da un lato la significativa riduzione delle emissioni  inquinanti in atmosfera e dall’altro garantire il sostegno alle imprese nell’adozione di soluzioni tecnologiche per l’efficientamento.

Il trasporto pubblico regionale rinnova la flotta dei bus

Sono 10,3 i milioni di euro che il Piemonte avrà a disposizione per il rinnovo della flotta autobus destinati al trasporto pubblico locale. L’investimento è stato deliberato oggi dalla Giunta regionale demandando all’Agenzia della mobilità piemontese la ripartizione delle risorse.

«Con questo investimento spiega l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusipotremo avere oltre 90 autobus nuovida destinare a tutta la Regione. Il parco autobus dedicato ai servizi di trasporto pubblico ha un’età media di 9,8 anni, che si traduce in un’eccessiva frequenza di guasti e fermi macchina anche prolungati nel tempo con conseguente carenza di servizio e disagi per i cittadini. Basti pensare agli ultimi episodi di mezzi in fiamme avvenuti in questi giorni. Il rinnovo progressivo della flotta è prioritario al fine di realizzare gli obiettivi di miglioramento del servizio del Piano Regionale della Mobilità e dei Trasporti, a maggiore ragione in questo specifico momento storico in cui la regola del distanziamento interpersonale ha influito significativamente sul numero di posti offerti a bordo. Lasoluzione non può essere un aumento del numero di autobus (peraltro non disponibili immediatamente sul mercato) e del personale di guida, mentre la sostituzione dei mezzi obsoleti con materiale nuovo consente certamente di abbattere subito guasti e fermo macchina aumentando i livelli di affidabilità, sicurezza e regolarità del servizio».

Contestualmente è stata confermata la quota di 27 milioni di eurodel fondo nazionale del Ministero dell’economia destinata al Piemonte per compensare le aziende di trasporto della riduzione dei ricavi tariffari per effetto delle restrizioni imposte nel periodo di emergenza sanitaria. «Le risorse sono finalmente certe – sottolinea l’assessore Gabusi – e hanno un riflesso importante anche sugli utenti del trasporto pubblico in quanto consentono lacopertura degli oneri sostenuti dalle aziende per il rimborso dei titoli di viaggio, compresi gli abbonamenti, non utilizzati nel periodo di lockdown». Sarà l’Agenzia della mobilità piemontese a gestire l’erogazione e l’assegnazione dei contributi statali.

Il Gruppo Egea presenta l’Esercizio e il Bilancio Sociale 2019

Dopo averci abituato a un tour delle “location” per la presentazione del Bilancio d’Esercizio, il Gruppo Egea cambia nuovamente la sede dell’Assemblea fissata per il 6 ottobre e, dopo il  castello di Grinzane Cavour, stavolta, la presentazione del Bilancio di Esercizio e Bilancio Sociale 2019, avviene al Teatro Sociale Busca di Alba. La stessa della Fiera Internazionale del Tartufo.

Il Teatro albese, nel cuore delle Langhe e di Alba, patrimonio dell’umanità Unesco, è stato lo scenario ideale per ospitare l’Assemblea ordinaria dei Soci del Gruppo EGEA, che si è svoltaa partire dalle ore 17.00.

Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i risultati del Bilancio di Esercizio e Consolidato al 31 dicembre 2019. Mentre l’Assemblea è stata chiamata a deliberare in merito alla destinazione degli utili. Il Consiglio di Sorveglianza ha presentato, invece, una relazione sull’attività di vigilanza svolta.

È stata l’occasione per analizzare le prospettive di sviluppo, che vedono il Gruppo Egea maggiormante coinvolto “come motore di sviluppo del territorio” e presentare il Bilancio Sociale, particolameten attento a territorio.

Vale a dire il documento che misura gli effetti determinati a livello locale dalle attività EGEA come occupazione, opportunità per l’indotto, sviluppo economico e benessere sociale e Terzo Settore.

Uno schioppettante amministratore delegato Pier Paolo Carini è stato il conduttore principale della giornata.

Continua la crescita di valore della multiservizi Pubblico-Privata, nata ad Alba ed allargatasi in tutta Italia attraverso un approccio “glocal”, con un focus sulle Province ed un forte radiamento al Territorio e alle Comunità, sempre più nel segno dell’ambiente e dell’eco-sostenibilità.

I diversi interventi susseguitisi sul palco hanno contribuito a sottolineare l’ottima performance del Gruppo nel 2019.  In particolar modo, il Valore della Produzione al 31 dicembre 2019 si avvicina al miliardo di euro, attestandosi a 984 milioni di euro, segnando così un +25% rispetto al 2018; a dare ulteriore peso a questi dati sono il valore dell’Ebitda, sostanzialmente stabile a 34 milioni di euro e l’Utile netto, in crescita dell’11% che sfiora i 6 milioni di euro.

Pregevole l’intervento del presidente del Consilgio di Sorveglianza, Giuseppe Rossetto che ha tenutoo un discorso di ampio respiro ed ha citato, tra l’altro, avverbi come “insieme” e collaborare.

Per contro, se l’Italia va male è perché, secondo noi, va in ordine sparso.


Tommaso Lo Russo

Notari: “ Digitalizzazione e messa in rete delle Pmi per la ripresa”

Sono strumenti indispensabili per la ripartenza post Covid in Piemonte.  Ce ne parla il Presidente  dei Giovani Imprenditori di Confidustria Piemonte, Andrea Notari

L’era post Covid, avviata ormai da diversi mesi e seguita alla fine del lockdown, ha schiuso  scenari nuovi per l’economia nazionale e piemontese.

“Siamo di fronte ad una crisi economicaafferma il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, l’architetto Andrea Notari assolutamente senza precendenti; si pensi che nella nostra regione sia il dato di produzione industriale sia quello di fatturato sisono attestati a livelli pari al –15,3% nel secondo Trimestre: dati economici paragonabili forse solo a quelli del periodo bellico.

Nello specifico constatiamo che i dati inerenti la produzione industriale e i fatturati nella provincia di Torino risultano miglioririspetto alla media del Piemonte, attestandosi al 14,2%, ben distanti dai territori maglia nera sabaudi, nei quali si toccano picchi compresi fra il -25 e -30%.

L‘aspetto che più spaventa è che siano andati in crisi anche queisettori che erano stati trainanti nel post crisi del 2008, quali ad esempio lintero comparto moda e quello turistico, rendendo di difficile interpretazione la ripresa che verrà.

Anche le Pmi sono chiamate – precisa Il Presidente Andrea Notariin questo quadro complessivo, ad affrontare il cambiamento che si èinevitabilmente prodotto all’interno del tessuto sociale ed economico piemontese.

Nei primi due trimestri del 2020 il crollo del PIL nazionale è stato del -17,6%. La stima di perdita a fine 2020 resta in una forbice tra -9% e -11%. La produzione industriale italiana, allo scorso luglio,aveva recuperato il 7,4%: ciò potrebbe condurci ad un rimbalzorilevante nel terzo trimestre, ma su livelli ancora ben inferiori rispetto a quelli pre-COVID, tant’è che alcune Società, come Prometeia, prevedono un lasso di tempo pari a cinque anni per tornare a livelli pre-crisi.

In un quadro così complesso è, dunque, difficile tracciare una linea comune per le PMI.

Sicuramente, tanto le PMI di altre regioni, quanto quelle piemontesi,dovranno cogliere appieno le grandi opportunità messe a disposizione sia dalla programmazione dei fondi europei 2021-2027 sia dal Recovery Plan.  Quattordici i miliardi di Euro che potrebbero ricadere sulla nostra regione da investire per il futuro.

Il cambiamento e l’adeguamento a questa nuova realtà – afferma il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria PiemonteAndrea Notari – possono certamente essere agevolati da una digitalizzazione maggiore nelle singole industrie  e, soprattutto,  da una messa in rete tra di loro. La digitalizzazione sarà un driver da seguire per invertire la marcia, purchè sia il più possible diffusa trasversalmente fra aziende anche di dimensioni differenti.

Credo molto personalmente in questo progetto e proprio per questo motivo, ho voluto inserire il capitolo digitalizzazione nel mio programma triennale di Presidenza dei Giovani Imprenditori piemontesi. L’‘obiettivo è quello di proporre eventi divulgativi per comprendere le nuove tecnologie a disposizione delle aziende, analizzando scenari applicative concreti, partendo da casi di successo aziendali, acquisendo knowhow sulle tecnologie e analizzando case studies applicativi.

Sul territorio torinese si trovacontinua l’architetto Notari – un Polo di eccellenza tecnologico noto a livello internazionale, qual è il Politecnico di Torino, la cui presenza può risultare strategica in questo progetto. Esso rappresenta, infatti, uno stakeholder centrale per la ripartenza economica tanto di Torino, quanto dell‘interaregione.

Non per nulla è uno degli attori principali del ManufacturingTechnology Center di Torino che, mi auguro, possa dare nuovo slancio alla manifattura, facendo massa critica tra formazione, servizi alle aziende e ricerca applicata all’’innovazione, creando l’’ecosistema adatto perché nascano opportunità di insediamento di nuove imprese.

Il complesso lavoro messo in campo dalla Regione Piemonte –aggiunge il Presidente Notari – con il cosiddetto “Riparti Piemonteha dovuto far fronte alla drammatica situazione emergenziale legata al COVID19, impegnando un numero significativo di risorse per rispondere alla crisi di liquidità delle famiglie e delle aziende, soprattutto di micro e piccola dimensione, risorse che stanno dando un importante contributo alla sopravvivenza di alcuni settori profondamente colpiti (si pensi ad esempio allArt 53 riguardante le agevolazioni sulla tassa spazi e occupazione aree pubbliche per ititolari di pubblico esercizio di somministrazione di alimenti e bevande). Questo uso di risorse era comprensibile;

ora ci aspettano altre importanti sfide con una nuova prospettiva di rilancio e di sostegno allo sviluppo per l’economia regionale.

Per questo motivo considero favorevolmente il percorso avviato dal Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e dal Presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, per costruire insieme un Piano Industriale del Piemonte.

Se devo, però, essere critico sul decreto, soprattutto riferendomi a quella parte che concerne il mondo delle costruzioni, mi viene da dire che reputo debba essere affinato proprio in termini di sostegno alle PMI perché, concretamente e come peraltro sollevato dalla Associazione regionale ANCE Piemonte, talune misure di sostegno hanno scadenza troppo ravvicinata, senza che le strutture operative regionali, ma soprattutto territoriali, fin troppo spesso in “smart working”, abbiano potuto concretamente prima recepirle e, quindi, attivarle dopo l’emergenza COVID-19.

Mi riferisco, per esempio, al Capo II del testo di legge relativo alle misure urgenti e temporanee di semplificazione in materia urbanistica per il rilancio dell’edilizia, che prevede il termine di chiusura del bando al 30 novembre 2020 e che sarebbe opportuno prorogare almeno al gennaio 2022. Ritengo si debba poi considerare fondamentale una misura di sostegno al settore delle costruzioni nell’opportunità di incrementare al 100% (attulamente è solo al 50) la copertura del costo relativa ai contributi concessori anche per gli interventi di nuova costruzione, in quanto tutte le agevolazioni a carattere nazionale sono soprattutto indirizzate verso gli interventi di recupero del patrimonio.

In linea generale afferma il Presidente Andrea Notari – il settore edilizio ha accolto favorevolmente il provvedimento Riparti Piemonte. È stato dato ossigeno al settore delle costruzioni riconoscendone il ruolo anticiclico; ricordiamo che un euro investito in edilizia potrebbe generare nell’intero sistema economico una ricaduta di 3,5 euro.

Proprio per questo motivo, non si evince come mai alcuni articoli(che riguardano in parte anche il mondo delle costruzioni) siano stati impugnati a livello nazionale, mettendo un freno ad uno strumento che sicuramente potrà aiutare il Piemonte e, di riflesso, lintero Paese nella ripartenza.

L’art. 18 è indubbiamente una misura molto bene impostata e che ha una validità operativa sia per i cittadini sia per le imprese di costruzione, anche perchè non mi risulta vi siano particolari problematiche per l’accesso alle coperture finanziarie, oltre al fatto che, sotto l’aspetto burocratico, non ravviso appesantimenti procedurali. Purtroppo in tanti casi finalizzati alla predisposizione di pratiche edilizie per il recupero di beni immobili, per cui vi è la volontà di accedere anche ai bonus fiscali, esistono una serie di complicazioni normative che hanno frenato una pluralità di iniziative. Mi risulta inoltre che la “macchina operativa” delle imprese abbia faticato a ripartire nei mesi scorsi e quindi, pur ribadendo la bontà del provvedimento regionale, è indispensabileprorogare i termini di accesso alle coperture finanziarie anche per queste motivazioni. E’ indubbio poi che una continua attenzione a tali opportunità, la diffusione delle informazioni e il richiamo all’utilizzo di questi strumenti costituiscano aspetti prioritari per la nostra Associazione.      

Mara Martellotta

Digitalizzazione, il modello Corecom Piemonte

Il Corecom del Piemonte si pone quale modello di digitalizzazione e di eccellenza nel panorama dei Corecom nazionali.  Intervista al Presidente Alessandro De Cillis

La digitalizzazione rappresenta un passaggio fondamentale nell’epoca attuale ed i Corecom (Comitati Regionali per le Comunicazioni) hanno anticipato quella modalità di approccio online, via web, con l’utenza, diventata poi essenziale nel periodo Covid e post Covid.

I Corecom – spiega il dottor Alessandro De Cillis, Presidente del Corecom del Piemonte  e Coordinatore Nazionale Presidenti Corecom – hanno potuto seguire in modo molto agile il passaggio dall’era analogica a quella digitale. Hanno anticipato, nel lororapporto con le utenze,  l‘approccio ad una modalità via web del servizio, che è poi stata imitata da tante aziende dal lockdown in poi. I Corecom sono organi operativi a livello territoriale, prepostiallo svolgimento di attività proprie ( di Consigli regionali, Regioni e Province autonome) ed attività delegate da Agcom“.

“Una delle attività principali al cui svolgimento è preposto il Corecom aggiunge il suo Presidente è quella di essere organo diconciliazione nelle controversie tra utenti ed operatori della comunicazione. I Corecom in Italia, sebbene organi di giustizia amministrativa, vengono spesso percepiti dagli utenti quali veri e propri difensori dei diritti degli utenti nel campo delle  controversie con le diverse compagnie telefoniche.

Già da un paio di anni fa il Corecom ha digitalizzato il servizio di conciliazione attraverso il cosiddetto strumento del “Conciliaweb”. Gli utenti hanno da allora iniziato a interfacciarsi con i conciliatori del Corecom via web e questi, a loro volta, sempre via web, con gli avvocati delle controparti, vale a dire delle compagnie telefonichecitate“.

Durante il periodo del lockdown  – precisa il Presidente De Cillis – si è registrato un notevole incremento da parte dei cittadini nelle sottoscrizioni di contratti con le compagnie telefoniche, per arricchire la propria rete di connessioni web, in modo da consentireche in una stessa famiglia si potessero rendere possibili, spesso contemporaneamente, lo smartworking degli adulti e le lezioni online dei figli.

“Il Corecom Piemonte  – aggiunge il dottor Alessandro De Cillissi è confermato lo scorso anno ed anche nella prima parte di quest‘anno quale elemento di eccellenza sul territorio nazionale per quanto riguarda il numero di domande di conciliazione ricevute. Sono stati infatti, oltre diecimila i contenziosi tra utenti e compagnietelefoniche da noi gestiti nel 2019, per un totale di 3 milioni di euro restituiti ai cittadini nelle fasi di primo e secondo grado, rispettivamente le conciliazioni e le definizioni. I contenziosi risultano aumentati nel passato biennio del 20 per cento e pensiamo che, in futuro, si possa assistere ad un incremento analogo, visto l’aumento della sottoscrizione dei contratti di telefonia, avvenuto da parte degli utenti durante il lockdown“.

“Un altro dei compiti fondamentali cui è preposto il Corecom  – aggiunge il Presidente De Cillis  – è  quello di far rispettare la par condicio nelle tv e testate giornalistiche locali in periodo pre elettorale e di vigilare sul sistema dell’editoria. Una particolare attenzione è poi rivolta dall’ente da me presieduto al pianeta dei minori e al compito di sensibilizzare la loro difesa nei confronti della disinfomazione e delle cosiddette fake news. Il Corecom regola, inoltre, l’accesso delle associazioni del Terzo Settore nei media. È suo compito, infatti, inserirle, nella graduatoria per l’accesso ai programmi di radio Rai e della Rai tv, programmi definiti, appunto, “di accesso”.

Mara Martellotta 

 

Vino, Protopapa: “produttori grande patrimonio”

Nella settimana che l’AIS, Associazione Italiana Sommeliers del Piemonte, dedica alla presentazione delle nuove annate di Barolo & Barbaresco, l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa elogia il lavoro dei produttori della Regione:

“Imprenditori che con impegno, passione ed entusiasmo sono tra i produttori migliori del mondo, sostenitori e promotori di un  meraviglioso territorio; custodi di una tradizione millenaria che si trasmette di generazione in generazione.

Un patrimonio inestimabile, orgoglio del Nostro Piemonte”.

La 6 giorni del Ba&Ba vede alternarsi oltre 100 cantine vinicole nella presentazione di vini di eccellenza. Le degustazioni sono accompagnate dagli approfondimenti che i professionisti condividono con la platea, raccontando di produzione, di storia e di tradizioni familiari che si sono tramandate fino ad arrivare al successo di oggi.

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L’Assessore Tronzano in visita al settore estrattivo

   Il settore estrattivo nella Regione Piemonte è un comparto molto importante che riguarda 424 siti sparsi nelle varie province del nostro territorio e dà lavoro a più di 1200 addetti (il 75% delle imprese ha fino a 10 dipendenti) che, con l’indotto, arrivano a oltre 200.000 occupati, per un settore dalle alte potenzialità.

Proprio per questo motivo l’Assessore alle attività estrattive e alle attività economiche e produttive, Andrea Tronzano, ha programmato una serie di visite nei vari siti delle differenti province, volto a conoscere e valutare il contesto in cui operano alcune attività imprenditoriali di sistema del Piemonte. Come ha ricordato l’Assessore si tratta di: “visite utili per comprendere appieno l’attività e l’operatività di un settore quanto mai importante per l’economia piemontese”.

         La Regione sta lavorando alla predisposizione del Prae (Piano Regionale delle Attività Estrattive) e questi incontri vanno anche nella direzione di una maggiore collaborazione rispetto al lavoro che verrà sviluppato nei prossimi mesi. Il confronto con il mondo imprenditoriale e con quello degli amministratori locali è, inoltre, fondamentale per la costruzione della futura programmazione dei Fondi Europei. La settimana scorsa è stata effettuata una prima visita alla Cava Escosa e a quella degli Olmi presso il comune di La Loggia (TO), alle Cave Germaire a Carignano (TO). Successivamente nei giorni scorsi la visita è proseguita nella zona di Luserna San Giovanni e prossimamente in quelle del VCO e in altri siti della Regione

Market Aldi, nuova apertura

Il negozio si trova a Nichelino  in Via dei Cacciatori, 86 e ha portato 23 assunzioni

  • A ridosso del parco fluviale del Sangone, il punto vendita si inserisce armonicamente nell’area anche grazie alla piantumazione di nuovi alberi
  • Raggiunta quota 12 punti vendita in Piemonte e 96 in Italia, ALDI si dimostra sempre più vicino alle famiglie e alle loro nuove esigenze di risparmio

 

Verona, 6 ottobre 2020 – ALDI, parte del Gruppo ALDI SÜD, realtà multinazionale di riferimento della Grande Distribuzione Organizzata, arriva a Nichelino (TO), in Via dei Cacciatori, 86.

Con più di 80 posti auto a disposizione dei clienti e oltre 1000 m2 di area di vendita, il nuovo punto vendita ALDI sarà inaugurato giovedì 8 ottobre e sarà aperto dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 21:30 e la domenica dalle 8:30 alle 21:00.

Sorto nei pressi del parco fluviale del Sangone, il negozio si inserisce in modo armonioso nell’area. ALDI si è occupato anche di realizzare nuovi parcheggi con green block e aree verdi, con la piantumazioni di 43 alberi e numerose essenze arboree.

Con i suoi 96 punti vendita in Italia, di cui 12 in Piemonte, ALDI si conferma attento a valorizzare i territori dove opera dando impulso anche all’occupazione: la nuova apertura di Nichelino ha portato 23 opportunità lavorative per un totale di 179 complessivi in Piemonte.

Valido alleato delle famiglie alla ricerca di una spesa ricca di qualità e convenienza, anche a Nichelino i clienti potranno toccare con mano il valore del “Prezzo ALDI” grazie all’assortimento compatto ma completo, ricco di qualità e freschezza. In collaborazione con realtà agricole italiane, il 75% dei prodotti alimentari in vendita da ALDI viene da aziende italiane: una valorizzazione che si ritrova nelle 120 referenze tra frutta e verdura e nelle oltre 30 linee esclusive a marchio proprio, garanzia di prezzi accessibili senza alcuna rinuncia a bontà e gusto.

All’interno del punto vendita, l’offerta discount ALDI si completa con importanti promozioni settimanali a cui si aggiungono le offerte in sottocosto previste per festeggiare l’inaugurazione.

Classificato in classe energetica A4, anche il punto vendita di Nichelino rispetta le politiche di sostenibilità ambientale del Gruppo ed è dotato di un impianto fotovoltaico capace di erogare 49,59 kWp di energia verde.

Giro d’Italia: da Monreale a Milano il piano di sicurezza di GAe Engineering

L’azienda torinese, leader nel settore della sicurezza in manifestazioni pubbliche e grandi eventi, advisor per tutte le gare ciclistiche del Gruppo RCS.

Dopo Strade Bianche, la prima gara ciclistica post covid del calendario mondiale, prosegue con il Giro d’Italia la collaborazione fra GAe Engineering e lo staff Tecnico e la direzione di RCS Sport per permettere a questi eventi sportivi di svolgersi in condizioni di sicurezza anti Covid.

L’intervento di GAe, in coordinamento con tutti i soggetti coinvolti nella gara (RCS Sport, organizzatori, comitati locali, enti pubblici e forze dell’ordine) riguarda tutte le aree della PARTENZA e dell’ARRIVO, quindi l’accoglienza e la gestione in sicurezza di atleti, personale coinvolto nell’organizzazione e ospiti. Il percorso e il pubblico sono gestiti dalla presenza delle forze dell’ordine in apertura e chiusura del gruppo di atleti, e dai Comuni delle 21 tappe. Saranno gestiti i villaggi commerciali come aree mercatali in cui l’ingresso sarà contingentato al fine di garantire il distanziamento interpersonale tra i fruitori di tali spazi. Le aree Hospitality saranno aperte agli invitati all’interno del quale sono state predisposte misure anti covid come l’igienizzazione delle superfici e la distribuzione di food&beverage in mono porzioni. In concomitanza al grande evento del Giro d’Italia partirà anche il Giro E, gara ciclistica amatoriale, in cui i ciclisti utilizzeranno bici elettriche. Anche per questa manifestazione sono state predisposte misure atte a contenere la diffusione del virus.

«Attraverso strumenti di calcolospiega Giuseppe Gaspare Amarosiamo in grado di simulare il tempo di accesso alle aree degli eventi ed il movimento dei flussi, per valutare il distanziamento sociale necessario a garantire la sicurezza delle persone, necessaria per arginare possibili contagi. I risultati consentono di visualizzare una proiezione dei movimenti “post covid” e definire il protocollo di comportamento individuale. Lo studio di questi flussi è stato utile riferimento per la pianificazione della sicurezza dell’evento”.

 

Covid: “Rischiamo un boom di lavoratori in nero”

In Italia sono attualmente 3,3 milioni. Marco Contemi (Applavoro.it): «Il primo passo da fare è sicuramente quello di riuscire a colmare la tantissime offerte occupazionali che restano insoddisfatte»

La crisi determinata dall’emergenza sanitaria potrebbe far “esplodere” l’esercito degli abusivi e dei lavoratori in nero presenti in Italia. Stando alle previsioni dell’Istat, infatti, entro la fine di quest’anno circa 3,6 milioni di addetti rischiano di perdere il posto di lavoro. Auspicando che la dimensione del numero degli espulsi dal mercato del lavoro sia decisamente inferiore a quella a rischio, l’Ufficio studi della Cgia segnala che una parte di questi esuberi verrà sicuramente “assorbita” dall’economia sommersa. Non saranno pochi, infatti, coloro che, dopo aver perso il posto in fabbrica o in ufficio, si rimboccheranno le maniche in qualsiasi modo, anche ricorrendo al lavoro in nero. Stiamo parlando di quelle persone che non riuscendo a trovare una nuova occupazione accetteranno un posto di lavoro irregolare o si improvviseranno come abusivi. Grazie a questa scelta riusciranno a percepire qualche centinaia di euro alla settimana; pagati poco e in contanti, tutto ciò avverrà in nero e senza alcun versamento di  imposte, contributi previdenziali e assicurativi. Oltre alla probabilissima espansione del lavoro irregolare, la situazione di difficoltà economica in cui versa il Paese sembra non essere avvertita dalle forze politiche e in generale dall’opinione pubblica. Le previsioni, purtroppo, non lasciano presagire nulla di buono. Afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo: «Nel 2009, che viene ricordato come l’annus horribilis dell’economia italiana degli ultimi 75 anni, il Pil in Italia scese del 5,5% e la disoccupazione a livello nazionale nel giro di due anni raddoppiò, passando dal 6 al 12%. Quest’anno, invece, se le cose andranno bene la contrazione del Pil sarà del 10%: una riduzione quasi doppia rispetto a quella registrata 11 anni fa. Alla luce di ciò, è molto probabile, dal momento in cui verranno meno la Cig introdotta nel periodo Covid e il blocco dei licenziamenti, che il tasso di disoccupazione assumerà dimensioni molto preoccupanti».

Come dicevamo, ad “ammortizzare” la perdita di posti di lavoro ci penserà l’economia sommersa. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che in Italia ci sono oltre 3,3 milioni di occupati in nero e il 38% del totale è presente nelle regioni del Sud. Questo esercito di “invisibili” ogni giorno si reca nei campi, nei cantieri edili, nelle fabbriche o nelle case degli italiani  per prestare la propria attività lavorativa. Pur essendo sconosciuti all’Inps, all’Inail e al fisco, gli effetti economici negativi che originano questi soggetti sono “devastanti”. Essi, infatti, producono 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto sommerso.

«Il quadro che si prospetta è disarmante – spiega Marco Contemi, fondatore di Applavoro.it -. Per contrastare il lavoro nero, il primo passo da fare è sicuramente quello di riuscire a colmare la tantissime offerte occupazionali che restano insoddisfatte. È in netta crescita, infatti, la difficoltà di reperimento per artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari (3.680 assunzioni, nel 43,7% dei casi difficili da reperire, +7 punti su settembre 2019) o degli artigiani e operai specializzati delle costruzioni e nel mantenimento di strutture edili (13.190 entrate, il 29,6% difficili da reperire, +4 punti) e degli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (11.870 entrate, 49,9% la difficoltà di reperimento, +7 punti). Con un tasso di disoccupazione così alto e con delle previsioni così catastrofiche è davvero inaccettabile che ci siano migliaia e migliaia di posizioni lavorative che non vengono ricoperte.  Questo porta anche  enormi svantaggi alla produttività delle aziende. Un ruolo importante possono giocarlo anche le scuole: già dalle scuole medie gli insegnanti dovrebbero investire più energie per scovare le attitudini e i talenti dei singoli studenti per indirizzarli così verso i corsi di studio più appropriati, così da migliorare l’affinità tra le capacità degli alunni e i titoli di studio. Questo fattore diventa ancora più importante quando le attitudini degli studeni combaciano con le mansioni attualmente più richieste e dove scarseggia la forza lavoro».

  • Tasse, burocrazia e disoccupazione creano le condizioni per la diffusione del lavoro nero

«Con troppe tasse, un sistema burocratico e normativo eccessivamente oppressivo e tanta disoccupazione – segnala il segretario della Cgia Renato Mason –  l’economia irregolare ha trovato un habitat ideale per diffondersi, soprattutto in alcune aree del Paese. Inoltre, chi opera completamente o parzialmente in nero fa concorrenza sleale, altera i più elementari princìpi di democrazia economica nei confronti di chi lavora alla luce del sole ed è costretto a pagare le imposte e i contributi fino all’ultimo centesimo.  Anche per questo è necessario che l’esercizio abusivo delle professioni artigianali vada contrastato e perseguito».

L’Ufficio studi della Cgia ha stimato come si ripartiscono a livello regionale i 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto in nero all’anno prodotto da questi lavoratori abusivi. A livello territoriale la situazione più critica si presenta nel Mezzogiorno. A fronte di poco più di 1.253.000 occupati irregolari (pari al 38 per cento del totale nazionale), nel Sud il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è pari a 26,8 miliardi di euro, che corrisponde al 34 per cento del dato nazionale. La realtà meno investita dal fenomeno è il Nordest: il valore aggiunto prodotto dal sommerso è pari a 14,8 miliardi di euro.   Come si è detto, a rimetterci non sono solo le casse dell’erario e dell’Inps, ma anche le tantissime attività produttive e dei servizi, le imprese artigianali  e quelle commerciali che, spesso, subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti.

I lavoratori in nero, infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, a quelli assicurativi e a quelli fiscali consentono alle imprese dove prestano servizio – o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi – di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio  molto contenuto. Condizioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non è in grado di offrire.

Inoltre, non vanno nemmeno sottovalutate le condizioni lavorative a cui sono sottoposti gli irregolari: spesso a queste persone vengono negate le più elementari tutele previste dalla legge in materia di sicurezza nei luoghi in cui operano e in queste condizioni lavorative, gli incidenti e le malattie professionali rischiano di essere molto più frequenti.

 

Oltre 3,3 milioni di lavoratori irregolari, dicevamo, costituiti  prevalentemente da lavoratori dipendenti che per una parte della giornata fanno il secondo/terzo lavoro, da cassaintegrati o pensionati che arrotondano le magre entrate o da disoccupati che in attesa di rientrare nel mercato del lavoro sopravvivono grazie ai proventi riconducibili a un’attività irregolare.

 

  • Campania, Calabria e Sicilia sono le realtà dove il lavoro nero è più diffuso; oasi felici Aosta, Veneto e Bolzano

A livello territoriale sono le regioni del Mezzogiorno ad essere maggiormente interessate dall’abusivismo e dal lavoro nero. Secondo l’ ultima stima redatta dell’Istat e relativa al 1° gennaio 2018,  in Calabria il tasso di irregolarità è pari al 21,6% (136.400 irregolari), in Campania al 19,8% (370.900 lavoratori in nero), in Sicilia al 19,4% (296.300), in Puglia al 16,6% (229.200) e nel Lazio al 15,9% (428.200). La media nazionale è pari al 13,1%.

«Non è un caso che il Mezzogiorno sia anche la parte d’Italia meno digitalizzata, anche dal punto di vista lavorativo – conclude Contemi -.  Le istituzioni competenti, in questo caso i Centri per l’impiego, probabilmente dovrebbero spingere maggiormente i loro iscritti a utilizzare canali digitali, per aumentare la loro visibilità on line, e raggiungere più facilmente le aziende. Sul portale www.applavoro.it offriamo gratuitamente la possibilità di creare un cv interattivo, e di ricevere recensioni dalle aziende, dai colleghi e dai clienti, con i quali si è entrati in contatto durante le varie esperienze lavorative. I nostri iscritti hanno inoltre la possibilità di realizzare una video presentazione professionale, sempre gratuitamente, che potrà essere inviata alle aziende per le quali si ambisce a lavorare.  Questi sono tutti strumenti che possono sicuramente aiutare ad accorciare la distanza tra aziende e lavoratori».