ECONOMIA- Pagina 274

La Loggia, ripartono i lavori per la costruzione della Rsa

Entro la fine del mese ripartono nel Comune di La Loggia (TO) i lavori per la realizzazione della nuova RSA del gruppo friulano “Sereni Orizzonti”. La conclusione dell’opera, attualmente realizzata al 30%, è stata riappaltata all’impresa MET Srl e ieri pomeriggio è stato sottoscritto il verbale della consegna dell’area, alla presenza dell’architetto Federico Toso (nuovo direttore dei lavori) e di Valentino Bortolussi (responsabile del settore costruzioni di “Sereni Orizzonti”). Il cantiere terminerà la prossima estate mentre l’entrata in funzione della nuova struttura è prevista al più tardi entro la fine dell’anno, una volta terminato l’allestimento interno e ottenute le necessarie autorizzazioni. A darne notizia con soddisfazione è stato Massimo Blasoni, l’azionista di riferimento del gruppo friulano leader in Italia nella costruzione e gestione di residenze per anziani.

L’edificio in costruzione sull’area tra via Po e via Gozzano è di quattro piani e a forma di “H”, orientato sull’asse est/ovest per il miglior soleggiamento possibile e distribuito in 6 nuclei distinti (dotati di controllo accessi per controllare i movimenti degli ospiti affetti da demenza) per un totale di 120 posti letto. Al piano terra sono previsti la reception e uffici amministrativi, una palestra per riabilitazione, spogliatoi per donne e uomini, un ambulatorio, una sala per servizi alla persona (podologo e parrucchiere), una cucina, un soggiorno per la socializzazione e una sala per il culto. Al primo, secondo e terzo piano si troveranno invece una sala da pranzo comune, servizi igienici per gli ospiti e 2 nuclei da 20 posti letto suddivisi in 10 camere doppie ampie e luminose, arredate in modo confortevole e dotate ciascuna del proprio bagno per disabili.

Tutte le stanze saranno dotate di letti motorizzati, serramenti con tapparelle domotiche, sistema di chiamata e sensori antincendio. Ad ogni piano è previsto un bagno assistito con barella doccia o sedia doccia. I locali verranno dotati di ventilazione meccanica controllata (VMC), che consente un ricambio di aria pulita e asciutta nei locali senza dover aprire le finestre ma recuperando dall’aria il calore che viene espulso. La climatizzazione è stata studiata per offrire agli ospiti il massimo del comfort e della sicurezza: quella invernale sarà assicurata da un impianto di riscaldamento a pavimento (e quindi priva di caloriferi) mentre quella estiva sarà realizzata con un innovativo sistema a trave fredda che rinfrescherà gli ambienti senza fastidiose correnti d’aria.

Come tutte le altre recenti costruzioni di “Sereni Orizzonti” nel resto d’Italia, anche questo edificio presenterà caratteristiche decisamente all’avanguardia per quanto riguarda l’ecosostenibilità e il risparmio energetico. Realizzato in classe energetica A3, sarà infatti in condizione di produrre autonomamente circa 250.000 kWh di energia da fonti energetiche rinnovabili ovvero quasi il 60% del suo intero fabbisogno.

Per la prima settimana di agosto è previsto un sopralluogo in cantiere del Sindaco di La Loggia Domenico Romano. L’accordo sottoscritto da “Sereni Orizzonti” con l’amministrazione comunale prevede anche collegamento pedonale diretto con l’area verde comunale per mezzo di un vialetto, baricentrico rispetto al nuovo parcheggio in previsione, e da questo visivamente separato per mezzo di 2 quinte laterali di verde. Il nuovo parcheggio sarà costituito da due parti ciascuna per un totale di 19 posti auto, una con ingresso ed uscita da via Umberto Saba e l’altra con ingresso ed uscita da via Eugenio Montale. Il vialetto condurrà all’area verde vera e propria, nella quale verranno posizionati un padiglione-gazebo (per attività da dare in gestione o gestita direttamente dal Comune) nonché panchine e cestini portarifiuti. Sono previsti inoltre interventi significativi nella vicina area giochi, la cui superficie verrà ampliata ed arricchita: verrà rifatta la pavimentazione in gomma e saranno aggiunti dei moderni giochi in materiale plastico con robusta struttura metallica. Nell’area adiacente al suo lato sud verrà inoltre realizzato un campo polifunzionale per utilizzo misto (mini basket, pallavolo, calcetto), delimitato da idonea recinzione.

Prodotti del territorio, un brindisi con il generale Figliuolo

Il Generale Figliuolo a Sestriere per inaugurare la mostra sui giochi olimpici e paralimpici: brindisi alla campagna Covid con i prodotti del territorio a cura di Confagricoltura Torino e Cascine Piemontesi

 

Prima degli impegni di oggi a Torino il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’Emergenza Covid-19, ieri (25 luglio) è stato a Sestriere, per l’inaugurazione della mostra sui XX Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali.

Il generale Figliuolo e le autorità hanno visitato Casa Eccellenze di Sestriere, dove hanno potuto degustare le specialità enogastronomiche proposte da Confagricoltura Torino in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino, il Consorzio Cascine Piemontesi e l’Associazione Qualitaly.

Tra i prodotti i vini Erbaluce di Caluso docg, Langhe Arneis, il Crudo di Cuneo e il Castelmagno dop, la torta con le Nocciole Piemonte Igp e una ricca selezione di mieli del Piemonte.

Insieme al sindaco di Sestriere Gianni Poncet e a personaggi del mondo dello sport e delle istituzioni, tra i quali la presidente del Comitato promotore di Torino 2006 Evelina Christillin, il campione dello sci Piero Gros e il presidente dell’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea, Maurizio Beria d’Argentina, il generale di corpo d’armata ha fatto un appello a intensificare le vaccinazioni, fondamentali anche per il rilancio dell’attività turistica.

Nel fine settimana a Sestriere Confagricoltura Torino e Cascine Piemontesi sono stati partner del Comune alpino nell’inaugurazione della pista di atletica delle montagne olimpiche e alla premiazione della Coppa di golf.

Agli ospiti sono stati proposti alcuni piatti della tradizione cucinati con le specialità enogastronomiche del territorio.

 

Distretti urbani del commercio, arrivano i fondi per i Comuni

1 MILIONE EURO A 52 COMUNI PIEMONTESI PER LA COSTITUZIONE DEI DISTRETTI URBANI DEL COMMERCIO: NEL 2022 NE SARANNO FINANZIATI ALTRI 25

Il Presidente della regione Alberto Cirio e l’assessore al Commercio Vittoria Poggio: «Per la prima volta la Regione dà sostegno alle imprese di vicinato coinvolgendo quasi la metà dei Comuni piemontesi per rafforzare la concorrenza nei confronti di realtà nazionali e internazionali più strutturate dal punto di vista della sostenibilità economica».

 

La Regione ha assegnato a 52 Comuni piemontesi 1 milione di euro per la costituzione dei Distretti Urbani del Commercio: gli enti locali riceveranno nei prossimi giorni un contributo massimo di 20.000 euro. La Giunta è già al lavoro per predisporre uno stanziamento sul 2022 che permetterà lo scorrimento della graduatoria in modo da garantire il finanziamento di tutti i progetti già ammessi.

Sono 23 in provincia di Torino, 7 di Vercelli, 8 di Cuneo, 5 di Asti, 5 di Alessandria, 2 di Biella, 1 di Novara, 1 del Verbano-Cusio-Ossola.

«I 77 enti locali che hanno presentato progetti di riqualificazione sono riusciti a coinvolgere 539 enti locali, quasi la metà dei 1.181 Piemontesi – hanno sottolineato il presidente della Regione, Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Turismo e Commercio, Vittoria Poggio –. È la prima volta che la Regione offre alle imprese la possibilità di mettere in campo strumenti adeguati per rafforzare la concorrenza del commercio di vicinato nei confronti di realtà nazionali e internazionali più strutturate dal punto di vista della sostenibilità economica».

Con i finanziamenti pubblici i distretti potranno finanziare progetti di arredo urbano come la creazione di isole pedonali, proporre la realizzazione di parcheggi e spazi dedicati al co-working con «portali-vetrina» collegati alle frazioni, ma anche svolgere consulenze per semplificazione gli iter normativi in ambito commerciale.

«Con questa operazione – hanno aggiunto – sarà possibile ridurre il fenomeno della dismissione degli usi commerciali nei contesti urbani, valorizzando nello stesso tempo i luoghi più tradizionali attraverso i cosiddetti “centri commerciali naturali” che aumenteranno la competitività tra le realtà locali e quelle internazionali».

I 52 comuni sono: Ivrea (TO); Crescentino (VC); Trino (VC); Rivarolo Canavese (TO); Cigliano (VC); Villafranca d’Asti (AT); Bussoleno (TO); Fossano (CN); Unione di Comuni «Terre di Vini e di Tartufi» (AT); Gattinara (VC); Alpignano (TO); Acqui Terme (AL); Busca (CN); San Benigno Canavese (TO); Carmagnola (TO); Chieri (TO); Moncalieri (TO); Casale Monferrato (AL); Alessandria; Valenza (AL); Pianezza (TO); Vercelli; Cavour (TO); Asti; Cuneo; Riva Presso Chieri (TO); Verbania; Moncalvo (AT); Unione Comuni Ciriacese e Basso Canavese (TO); Arona (NO); Alba (CN); Caraglio (CN); Settimo T.se (TO); Mondovì (CN); Unione Montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone (TO); Biella; Nizza Monferrato (AT); Castellamonte (TO); Collegno (TO); Pinerolo (TO); Novi Ligure (AL); Torino; Borgosesia (VC); Condove (TO); Dronero (CN); Borgo San Dalmazzo (CN); Cavagnolo (TO); Cuorgnè (TO); Pavone Canavese (TO); Varallo (VC); Cossato (BI), Venaria Reale (TO).

Export in crescita nei distretti industriali piemontesi

• 2,4 miliardi di euro il valore delle esportazioni dei distretti piemontesi nel primo trimestre dell’anno. Risultato positivo per 8 distretti su 12, la metà dei distretti regionali già oltre i livelli di export dei primi mesi del 2019

• Sul risultato complessivo pesa il comparto moda, mentre il più resiliente si conferma l’agro-alimentare. Anche la meccanica in forte crescita sui mercati esteri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
• Forte differenza fra i due poli tecnologici piemontesi: buon momento per il Polo Ict di Torino, quello aeronautico continua invece a scontare le difficoltà del settore
• Andrea Perusin, direttore regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo: «Il Piemonte mostra grande capacità di interpretare il cambiamento e vivacità delle sue imprese, anche grazie alla forza dei distretti. Come prima banca italiana, guardiamo avanti per sostenere una ripresa pienamente strutturale e ricomporre i tasselli della crescita»

Nel primo trimestre 2021 i distretti piemontesi – secondo il Monitor dei Distretti curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – hanno esportato per un valore di 2,4 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento dell’1,6%, seppur minore rispetto alla media dei distretti italiani (+6%) e del manifatturiero regionale (+6,5%). Il dato è fortemente condizionato dalle difficoltà incontrate dal Tessile di Biella; al netto di questo distretto, l’export avrebbe registrato un aumento del 6%, in linea con la media nazionale dei distretti.
Sono ripartite le esportazioni verso i mercati emergenti (+11,2%), sostenuti dalle performance positive in Cina, Hong Kong, Corea del Sud, Arabia Saudita e Russia. Una ripresa più lenta, invece sta caratterizzando le esportazioni dei distretti piemontesi verso i mercati maturi, ancora in calo del 2,5% rispetto al primo trimestre 2020: i cali più importanti hanno riguardato Regno Unito, Francia, Svizzera e Spagna; gli incrementi di export verso altri importanti paesi (come Irlanda, Germania e Stati Uniti) non sono riusciti a compensare.
Dall’analisi per singolo distretto emerge un quadro a luci ed ombre, ma nel complesso positivo: hanno iniziato l’anno in crescita 8 distretti su 12 e la metà dei distretti regionali risulta già oltre i livelli di export dei primi mesi del 2019.
Il comparto più resiliente si è confermato quello Agro-alimentare: le esportazioni sono aumentate del 4,6% rispetto al primo trimestre 2020 e del 10,7% rispetto ai livelli del primo trimestre 2019. Tre distretti su cinque hanno ottenuto risultati particolarmente brillanti: Nocciola e frutta piemontese (+25,8%), Dolci di Alba e Cuneo (+8,2%) e Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+6,9%). Solo lievemente negativo l’andamento per i Vini delle Langhe, Roero e Monferrato (-1,1%). Si differenzia per un calo dell’export il Riso di Vercelli (-10,3%).

Positivo anche l’andamento dell’unico distretto piemontese del Sistema casa: i Casalinghi di Omegna, le cui esportazioni sono aumentate del 42,4%.
Anche la meccanica è cresciuta molto sui mercati esteri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: +9,2%, tuttavia sono ancora lontani i livelli di export del primo trimestre 2019 (- 13,1%). Sono aumentate le esportazioni delle Macchine utensili e robot industriali di Torino (+19,5%), delle Macchine tessili di Biella (+7,5%) e della Rubinetteria e valvolame di Cusio- Valsesia (+6,9%). In calo, invece, i Frigoriferi industriali di Casale Monferrato (-7,3%).
Il comparto in maggior difficoltà continua ad essere il Sistema Moda (-9,2%). Tuttavia, l’andamento dei due distretti piemontesi risulta differente: l’Oreficeria di Valenza è riuscita a crescere leggermente rispetto al crollo del primo trimestre 2020 (+3,6%), mentre il Tessile di Biella ha accusato un altro duro colpo (-19,2%).
È forte la differenza fra i due poli tecnologici piemontesi. Il Polo Ict di Torino sta vivendo un buon momento: le esportazioni del primo trimestre 2021 sono superiori rispetto a quelle del primo trimestre 2020 (+1,8%). Il Polo aeronautico piemontese, invece, sconta le difficoltà del settore, penalizzato dal calo dei viaggi internazionali (-45,5%).
Andrea Perusin, Direttore regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo: «Le evidenze della Direzione Studi, così come la nostra attività quotidiana tra gli imprenditori, ci dicono che l’economia del Piemonte si è rimessa in moto. Già al termine del 2021, molto verosimilmente, alcuni distretti potranno completare il recupero di quanto perso durante la crisi pandemica, cogliendo le opportunità di crescita presenti sui mercati internazionali, dove gli scambi sono in forte accelerazione, mentre ci aspettiamo una risalita più lenta per sistema moda e aerospazio. La dimensione delle imprese resta un punto di debolezza, ma il Piemonte mostra grande capacità di interpretare il cambiamento e vivacità delle sue imprese, anche grazie alla forza dei distretti. Come prima banca italiana, guardiamo avanti per sostenere una ripresa pienamente strutturale e ricomporre i tasselli della crescita, fornendo al sistema produttivo risorse – 5,3 miliardi di euro il plafond messo a disposizione delle PMI del nord ovest nell’ambito del programma Motore Italia – e soluzioni per investire sul rafforzamento dimensionale, sulla transizione ecologica e digitale, sulla formazione e per rafforzare le filiere.»

Gli artigiani e gli esercenti: “Sì al Green Pass, ma ci costringono a fare i buttafuori”

GREEN PASS. GIORGIO FELICI (PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO PIEMONTE): “CI COSTRINGONO A FARE I BUTTAFUORI: SI AL GREEN PASS MA INGIUSTO SANZIONARE GLI ARTIGIANI E ESERCENTI”

 

“Ci fa piacere che il DPCM di Draghi sul Green Pass abbia avuto come effetto immediato la corsa alle vaccinazioni ma siamo sconcertati dal fatto che si imponga alle imprese e ai lavoratori di dover intraprendere l’attività di controllo. Non si sanziona una casa automobilistica se il guidatore viaggia in auto senza assicurazione. Invece si trasforma l’obbligo del Green Pass in una sorta di responsabilità oggettiva che  ricade anche su artigiani e commercianti. Le sanzioni da 400 a 1000 euro  non ce le saremmo aspettate da un Governo versato allo sviluppo e alla ripartenza: l’astio anti-imprenditoriale l’abbiamo già conosciuto in passato. Dopo mesi e mesi di chiusure, restrizioni, zone rosse ed arancioni, non ci aspettavamo di essere costretti a fare i buttafuori dei nostri clienti, aggiungendo, alle altre incombenze, anche quella del controllo con i relativi rischi sanzionatori. Non solo, ci toccherà pure controllare l’età anagrafica dei più giovani, visto il limite dei 12 anni. Per continuare a lavorare ci siamo adeguati a distanziamenti, mascherine, gel, plexiglass, sanificazioni, il tutto a nostre spese. Siamo assolutamente favorevoli all’obbligo del Green Pass, ma è inaccettabile che si scarichino le responsabilità su artigiani e esercenti , obbligandoli a comportarsi come buttafuori o a dotarsi di ulteriore personale addetto ai controlli. E non per questo accettiamo di essere accomunati ai no-vax o no-mascherina. Siamo semplicemente dei lavoratori che vorrebbero poter lavorare. In sicurezza, ma senza essere obbligati a controlli che non ci competono”.

I ritardi nei pagamenti preoccupano le aziende piemontesi

Secondo l’European Payment Report di Intrum, più imprese in Piemonte rispetto al resto d’Italia sono disponibili a rivedere accordi e termini di pagamento per salvare la liquidità anche perché prevedono un eccessivo affidamento a prestiti non garantiti tra i propri partner. In Europa il 70% dei manager ne è sicuro: “pagamenti più rapidi permetterebbero di investire in sostenibilità e digitale”. 

Le aziende piemontesi sono più preoccupate (62%) rispetto alla media delle imprese italiane (51%) per il problema dei ritardi nei pagamenti. È quanto emerge dallo European Payment Report (EPR) di Intrum, il principale operatore europeo nei credit services che ha intervistato più di 11.000 imprese di 29 paesi europei e che in regione ha registrato la disponibilità di quasi la metà (49%) delle imprese ascoltate nel rivedere i termini di pagamento per andare incontro al proprio debitore: la media nazionale si attesta al 35%. Diverse aziende piemontesi (36% di quelle intervistate contro il 20% della media italiana) prevedono per i prossimi mesi che i propri partner commerciali faranno un eccessivo affidamento a prestiti non garantiti.

La situazione dei pagamenti alle imprese rilevata da Intrum in Piemonte vede il 40% dei fornitori saldare in media tra 31 e 50 giorni (la media italiana si attesta al 30%) e il 41% dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione vengono eseguiti tra 31 e 50 giorni (media nazionale del 31%). Quasi tutti i manager intervistati in regione si trovano d’accordo nell’auspicare l’introduzione a livello nazionale di una nuova legislazione in tema di ritardi nei pagamenti.

L’EPR di Intrum ha cercato di indagare anche in quanto tempo manager e imprenditori piemontesi stimano che la regione possa diventare “cashless”, ossia utilizzare esclusivamente alla moneta elettronica. Se a livello nazionale il 24% delle aziende interpellate ritiene che l’uso del contante non sarà mai azzerato, in Piemonte la media si alza al 33%.

A tutti i livelli – ha commentato Antonio Rabossi, Operations Director di Intrum Italy – le aziende sono concordi nel ritenere la sana gestione del credito l’elemento chiave per la ripresa economica nella fase post-pandemica. Una sana gestione del credito investe l’impresa di un ruolo sociale: per il 67% delle aziende italiane (69% in Europa) che abbiamo intervistato, il pagamento dei fornitori nei tempi concordati è una delle componenti della responsabilità sociale d’impresa”. 

Politecnico, i master migliorano la posizione lavorativa

Quasi il 94% dei diplomati ai Master lavora a un anno dal titolo di secondo livello e più del 90% ha migliorato la sua posizione lavorativa grazie agli studi

 

Investire in formazione post-laurea, per specializzarsi o per aggiornarsi, è una scelta che si è dimostrata vincente anche – e forse soprattutto – per sfruttare al meglio le restrizioni e i rallentamenti legati alla pandemia: il VI Report sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei diplomati di master di Almalaurea evidenzia che il tasso di occupazione e le retribuzioni di chi ha ottenuto questo titolo si confermano superiori a quelli dei laureati.

 

Il Report sulla Condizione occupazionale a un anno dalla conclusione del Master ha riguardato un campione di 205 Diplomati nel 2019 della Scuola Master e Formazione permanente del Politecnico di Torino, contattati a un anno dal conseguimento del titolo: 15 di primo livello e 190 di secondo livello. Il loro tasso di occupazione è complessivamente pari al 93,6%: 77,8% per i diplomati di master di primo livello e 95,0% per i diplomati di secondo livello.

Il 40,5% degli occupati (16,7% tra i diplomati di master di primo livello e 42,5% tra quelli di secondo livello)prosegue l’attività intrapresa prima del conseguimento del master, mentre il 25,3% ha dichiarato di avere cambiato lavoro dopo il conseguimento del titolo (33,3% tra i diplomati di primo livello e 24,7% tra quelli di secondo livello); il 34,2% degli occupati si è inserito nel mercato del lavoro solo al termine del master (50,0% tra i diplomati di primo livello e 32,9% per quelli di secondo livello).

 

Tra coloro che proseguono il lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo, il 90,6% ha riscontrato un miglioramento nella propria posizione lavorativa  grazie al conseguimento del master (100,0% tra i diplomati di primo livello e 90,3% tra quelli di secondo livello) e, tra questi, il miglioramento riguarda soprattutto lo sviluppo di nuove competenze professionali, mentre tra chi ha iniziato l’attuale attività lavorativa dopo il conseguimento del titolo il 66,0% ritiene che il master abbia avuto un ruolo determinante per trovare lavoro (80,0% per i diplomati di primo livello e 64,3% per quelli di secondo livello) andando a caratterizzare in modo più definito il proprio profilo professionale.

 

Per completare il quadro, gli ultimi elementi da sottolineare sono che il settore dell’industria assorbe il 79,6% dei diplomati e quello dei servizi il restante 19,4% e che il 94,9% ha un’occupazione nel Nord Italia.

 

Molto positivi anche i dati relativi al Profilo dei diplomati di Master del 2020 del Politecnico di Torino, che derivano dall’analisi di un campione di 219 studenti che hanno ottenuto il titolo, di cui 38 di primo livello e 181 di secondo livello – su un totale di 6.405 di primo livello e 5,186 su 16 Università italiane – e possono aiutare ad orientare una scelta considerata da molti laureati un’ulteriore investimento di tempo e di denaro da valutare con attenzione. Tra le motivazioni per l’iscrizione al master, la possibilità di acquisire competenze professionali è considerata decisamente importante dall’85,4% degli intervistati, le prospettive di diretto inserimento nel mondo del lavoro lo sono state per il 74,1%, mentre la possibilità di ottenere una borsa di studio ha inciso per la scelta del 27,3% dei diplomati ai master di primo livello, per i diplomati di master di secondo livello nel 52,5%.

 

Ciò che emerge con chiarezza dai neo diplomati nei corsi di Master offerti dal Politecnico è comunque la soddisfazione per l’esperienza appena conclusa: il 57,5% esprime un giudizio decisamente positivo per gli argomenti trattati nel corso. Ulteriore conferma di questa soddisfazione, il 76,4% dei diplomati di master dichiara che, potendo tornare indietro al momento della scelta, si iscriverebbe nuovamente allo stesso corso di master e presso lo stesso ateneo.

 

Il Direttore della Scuola Master – il professor Paolo Neirotti – ha commentato questi risultati asserendo che “L’interpretazione delle statistiche di Alma Laurea ci dicono che in un ateneo come il Politecnico di Torino, i Master sono uno strumento con cui ingegneri, architetti, designer e pianificatori urbani si avvicinano a ruoli e professioni dove l’innovazione tecnologica richiede un innalzamento ed un diverso mix di competenze tecniche. Tuttavia, la nostra tradizione nei Master “politecnici” guarda anche a percorsi formativi capaci di qualificare e riconvertire laureati provenienti da altre discipline su tematiche profondamente legate ai cambiamenti tecnologici, economici e sociali che stiamo affrontando”.

 

Torna “Elsa la Belva” nel governo dei Proci

Di Augusto Grandi

A volte ritornano, e se ne farebbe volentieri a meno. Come in questo caso.

Perché a tornare al governo, seppur come consulente, è Elsa Fornero, “Elsa la belva” come la chiamavano i più educati dei suoi studenti all’Università di Torino. Non si sa ancora di cosa debba occuparsi ma la sola sua presenza provoca cattivi pensieri ed una serie di sacrosanti scongiuri…

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Sostenibilità al centro dell’ innovazione: accordo quinquennale tra il Gruppo Lavazza e il Politecnico

Si amplia la collaborazione tra Lavazza e Politecnico con la definizione di progetti condivisi di partnership in ambito di attività di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione e per attività di didattica e formazione. 

Porre la sostenibilità al centro della strategia di innovazione: è questa la sfida alla base dell’accordo quinquennale siglato tra il Gruppo Lavazza e il Politecnico di Torino, che prevede attività nelle aree di Ingegneria e dell’Architettura e Design. Il Gruppo e l’Ateneo, che già da tempo collaborano su numerosi progetti, intendono ampliare le attività congiunte fin qui svolte attivando una collaborazione strategica a lungo termine relativa a generazione di idee, progetti di ricerca, studi di prefattibilità e attività formativa.

L’obiettivo è quello di implementare, attraverso l’attività di Ricerca e Sviluppo, una revisione in chiave sostenibile del prodotto, del packaging e dell’esperienza del consumo del caffè, con un programma di innovazione dei prodotti e dei processi e un piano concreto e misurabile di riduzione dei relativi impatti ambientali.

“Nell’ottica di attuazione dell’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ma anche in linea con il piano Next Generation EU, la sostenibilità rappresenta ormai il filo conduttore di gran parte delle attività di ricerca del Politecnico di Torino in tutti gli ambiti” – ha dichiarato Guido SaraccoRettore del Politecnico di Torino – “In particolare, nel rinnovare una collaborazione storica come quella tra il nostro Ateneo e un gruppo industriale come Lavazza, da sempre sensibile a queste tematiche, ci è sembrato particolarmente significativo porre la sostenibilità come linea guida per tutti i processi di innovazione su cui andremo a lavorare congiuntamente. Nel percorso verso la sostenibilità, infatti, è ancora più fondamentale il collegamento tra ricerca, territorio e imprese: solo costruendo un rapporto stretto tra tutti questi attori è possibile realizzare il progetto di cambiamento che auspichiamo per i prossimi anni”.

“Per il Gruppo Lavazza oggi la sostenibilità è il detonatore del motore dell’innovazione, che si concretizza nell’uso responsabile delle risorse lungo tutta la filiera e l’approccio “Sustainable by design”, ossia ricercare, sviluppare, testare e attuare azioni per ridurre l’impatto degli imballaggi, delle macchine da caffè e dei processi produttivi sin dalla loro ideazione” – ha dichiarato Antonio Baravalle, CEO del Gruppo Lavazza –  Abbiamo quindi delineato la nostra Roadmap del packaging sostenibile che si propone di rendere l’intero portfolio packaging riutilizzabile, riciclabile e/o compostabile, e la partnership con il Politecnico di Torino, eccellenza internazionale, va proprio in questa direzione”.

L’implementazione della strategia di sostenibilità di Lavazza, quindi, vede impegnato il centro di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Lavazza costituito da oltre 110 ingegneri e tecnologi alimentari che lavorano in modalità “open source” con partner di eccellenza in diversi settori.

Lo scopo della rinnovata partnership tra Gruppo Lavazza e Politecnico di Torino sarà conseguire importanti risultati strategici per l’azienda e per l’intero comparto, tra cui lo sviluppo di capsule di caffè innovative e sostenibili o sistemi di gestione e diagnostica da remoto o predittiva delle macchine da caffè.

Questa partnership storica ha già portato a importanti innovazioni, come ad esempio il nuovo pack riciclabile di Lavazza ¡Tierra! 180 g. È stata resa possibile la riciclabilità del packaging superando la tradizionale struttura del film flessibile per l’imballo del caffè e attraverso innovazioni che hanno portato a un’importante riduzione del carbon footprint, pari al 40% in meno rispetto al packaging tradizionale. L’attività di Ricerca e Sviluppo è stata infine messa a terra attraverso una serie di sperimentazioni dirette effettuate negli impianti industriali di selezione e riciclo.

Un altro esempio è il progetto realizzato da Lavazza con il Politecnico di Torino dove, grazie a un device con funzioni di intelligenza artificiale applicato alle macchine da caffè per bar e uffici, ha permesso di monitorare con precisione e in tempi molto rapidi il livello di qualità del caffè, consentendo di intervenire tempestivamente nei casi di necessità, e garantendo così una ancora maggiore qualità di prodotto e di servizio.

La partnership appena siglata prevede inoltre un importante impegno nelle attività di didattica, alta formazione e formazione permanente. Nell’ambito dell’accordo saranno implementati corsi di aggiornamento per i collaboratori Lavazza da parte di docenti universitari ed esperti. Allo stesso modo, i professionisti del Gruppo Lavazza contribuiranno all’attività didattica del Politecnico proponendo agli studenti attività formative sul campo per consentire loro l’importante contatto con il mondo imprenditoriale d’eccellenza.

Mutui per i Giovani, le novità di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo rinnova e rende ancora più conveniente la propria offerta di mutui per i giovani, settore in cui è leader in Italia, riservando alla clientela under 36 nuove proposte volte a incoraggiare l’acquisto della prima casa, in coerenza con le finalità del decreto-legge n.73 del 2021 (cd. Decreto Sostegni-bis).

Fino al 30 giugno 2022:

  • Domus Giovani Under 36è il mutuo dedicato ai giovani, con accesso ora ampliato fino a 36 anni, che consente di avere 40 anni di durata, 10 anni di preammortamento (con la possibilità di rimborsare solo la quota interessi, nel periodo della vita più delicato dal punto di vista delle entrate), copertura fino al 100% del valore dell’immobile. Da oggi, l’esenzione dell’imposta sostitutiva è estesa anche ai giovani under 36 con ISEE superiore a 40.000 euro;
  • mutui con garanzia Fondo di Garanzia Prima CasaIntesa Sanpaolo intende valorizzare e consentire al giovane mutuatario di fruire di ulteriori elementi di vantaggio rispetto a quanto previsto dalla norma, offrendo tassi dedicati estremamente competitivi; azzeramento delle spese istruttoria, delle spese di incasso rata e del costo opzioni contrattuali (quali sospensione del pagamento delle rate e flessibilità della durata); possibilità di finanziare fino al 100% del valore dell’immobile (in virtù dell’estensione della garanzia dello Stato all’80% della quota capitale per i mutui con loan to value elevati).

Stefano Barrese, Responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo: «L’attenzione alle giovani generazioni e l’inclusione finanziaria da sempre al centro dell’impegno di Intesa Sanpaolo: per noi, investire sui giovani vuol dire investire sul nostro futuro».

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In Italia la quota di popolazione che risiede in abitazioni di proprietà è particolarmente alta, pari al 78,8%. Si tratta di un tratto comune a tutte le regioni italiane che mostrano percentuali che variano tra il 69,4% di Bolzano e il 93,1% del Molise. In Piemonte è del 76,6%. Valori particolarmente alti si osservano nei centri abitati più piccoli (siamo all’85% circa per i comuni con meno di 10.000 abitanti), ma anche nelle città più grandi le abitazioni di proprietà sono diffuse e pari a tre su quattro.

La propensione ad acquistare una propria abitazione è alta fin dalla giovane età: le famiglie composte da giovani con età inferiore a 36 anni sono proprietarie delle abitazioni in cui risiedono nel 60,2% dei casi. Ciò significa che la decisione di acquistare la prima casa viene presa molto presto, molto probabilmente nel momento stesso in cui si decide di andare a vivere in un’abitazione diversa da quella della famiglia di origine.

È dunque alto il fabbisogno di finanziamento a medio-lungo termine dei giovani con meno di 36 anni, che molto spesso sono da poco entrati stabilmente nel mondo del lavoro e presentano redditi relativamente contenuti. Il reddito medio delle famiglie guidate da under 36 è pari a 26.758 euro, il 23% in meno rispetto alle famiglie con a capo persone tra il 45 e i 54 anni. Nel nord ovest, sempre per la fascia under 36, è pari a 29.813 euro. Nel Mezzogiorno ci si colloca addirittura poco sopra i 20.000 euro. Altamente probabile che gran parte degli under 36 italiani abbia un ISEE inferiore a 40.000 euro: nel 2019, infatti, in Italia solo il 4,3% degli ISEE ordinari andava oltre questa soglia (la quota di popolazione che ha presentato una dichiarazione sostitutiva unica per ottenere la certificazione ISEE è pari al 30%) e l’ISEE era più basso proprio nelle classi di età più giovani.