ECONOMIA- Pagina 248

Se Draghi moltiplica i pani e i pesci

A cura di lineaitaliapiemonte.it

Di Marco Corrini

Dopo un anno (il 2020) di blocco totale dell’economia, un corposo aumento del Pil non é miracoloso ma é fisiologico. Tuttavia anche col “miracoloso” +6,2% del 2021, l’Italia perde il confronto con le altre principali economie del mondo. E per quanto riguarda l’entusiasmo con cui si guarda ai dati relativi all’occupazione, va precisato che se, per paradosso, la forza lavoro diminuisce più del calo degli occupati, il tasso di occupazione sale, malgrado il numero dei lavoratori effettivamente occupati nella realtà dei numeri diminuisca…

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Auto, Giachino: “Ok Giorgetti su incentivi, ma non basta”

 “Difendere l’industria dell’auto vuol dire difendere lavoro e innovazione non solo a Torino, ma almeno nelle sette regioni dove vi sono stabilimenti Stellantis, Iveco e grandi aziende dell’indotto”.

Così il leader dell’Associazione Si Tav Si Lavoro, Mino Giachino, promotore dell’iniziativa  che ha spinto la lega a presentare una mozione in Parlamento per creare un tavolo nazionale dell’auto. “L’apertura di Giorgetti a interventi per l’auto, che non c’erano 50 giorni fa nella Legge di Bilancio, è importante – dice a proposito dell’annuncio del ministro di incentivi per il settore – ma non è ancora sufficiente”. “Il Ministro Franco, che stimo molto, si ricreda: il settore dell’auto, che ha dato tanto al nostro Paese, potrà ancora dare molto in termini di lavoro, di occupazione e di una mobilità sostenibile. Pertanto va difeso e aiutato. Così come altri grandi Paesi europei”.

Bilancio: accordo su contenzioso, in arrivo 28 milioni per la Città 

La Città di Torino ha concluso un accordo con il Ministero dell’Interno in merito al calcolo del gettito derivante dall’ICI e dall’IMU che aveva creato un’ingiusta riduzione delle attribuzioni dello Stato ai danni delle casse del Comune di Torino.

 

Il Comune di Torino, riconosciuto l’errore relativo all’anno 2012, ha fatto ricorso alla giustizia amministrativa presso il Tar del Lazio e successivamente al Consiglio di Stato, gradi di giudizio che hanno sempre riconosciuto la fondatezza dell’istanza avanzata da Torino.

La prima sentenza favorevole alla Città risale al 2014 presso il Tribunale amministrativo del Lazio.

In assenza di esecuzione spontanea della sentenza da parte dei Ministeri la Città ha proposto ricorso per l’ottemperanza da parte dei Ministeri.

L’assessore al Bilancio, Gabriella Nardelli, ha presentato, nel corso di una Giunta straordinaria, la delibera che formalizza l’accordo con il Viminale che prevede il pagamento di una prima tranche di 7 milioni di euro entro la fine di febbraio e i restanti 21 milioni entro fine aprile.

È un accordo molto positivo per la Città – dichiara l’assessore Nardelli – che chiude finalmente un lungo contenzioso. Nelle scorse settimane a Roma abbiamo ulteriormente motivato le nostre ragioni e ottenuto, in tempi stretti, un accordo che prevede il pagamento di quanto dovuto alla Città di Torino. È stato un lavoro tecnico e politico – conclude – nel quale è intervenuto anche il Sindaco, un lavoro di squadra grazie al quale si è conclusa una vicenda irrisolta da diversi anni”.

Parlaconme: lo spreco alimentare

È dedicata allo spreco alimentare e ai mezzi per evitarlo la puntata Linkedin di oggi pomeriggio condotta dalla Social media Manager Simona Riccio

La puntata live su Linkedin, in programma mercoledì 2 febbraio prossimo alle ore 18, di PARLACONME, condotta da Simona Riccio, Social Media Manager del CAAT, sarà dedicata al tema dello spreco alimentare, proprio in occasione della Giornata nazionale della Prevenzione contro lo Spreco Alimentare.
La founder della trasmissione, che viene trasmessa ogni mercoledì sulla Radio Web Radiovidanetwork, si pone oggi l’obiettivo di porre al centro dell’attenzione l’intera filiera agroalimentare, coinvolgendo numerosi ospiti in studio e in collegamento telefonico dall’Italia e dal mondo. Oggi condurrà un live direttamente sulla pagina Linkedin del brand riconosciuto nell’ ampio scenario del settore agroalimentare.
La puntata di oggi ha, quale titolo, “Parlamidispreco. Stop food waste”. Questo il tema di cui si parlerà nella tavola rotonda di stasera e lo si affronterà attraverso la testimonianza rilasciata da alcune realtà che, in modo concreto e attraverso il loro impegno, contribuiscono quotidianamente alla lotta per abbattere lo spreco alimentare.
Interverranno l’onorevole Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva, prima firmataria promotrice della legge contro lo spreco alimentare; Giuliana Malaguti, responsabile Comunicazione della Fondazione Banco Alimentare; Nuccia Aliboni, responsabile amministrazione e marketing di Melanzi’; Giulio Baroni, Head Project manager di Eco dalle Città; Tommaso Bertolini, Senior Business Developer di “Too food to go”. Alle 18.30 si collegherà Francesca Nadalini con il nuovo progetto delle Chips di Zucca# Zoscar, per le quali vengono utilizzate zucche meno belle, ma egualmente buone.
Secondo i dati forniti dal Food Waste Index Report del 2021, lo spreco alimentare da parte delle famiglie, dei negozi di vendita al dettaglio e del settore della ristorazione, ammonta a 931 milioni di tonnellate ogni giorno, con impatti non marginali sui cambiamenti climatici. La maggior parte di questi sprechi, tra l’altro, avviene all’interno delle mura domestiche.
Il link al quale potersi collegare è https://bit.ly/3AORqex

Mara Martellotta

Agricoltura, Chieri chiede sostegni ai produttori

La Regione Piemonte ed il Governo nazionale adottino provvedimenti urgenti atti a sostenere e a salvare le attività produttive agricole: è la richiesta contenuta nell’Ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Chieri con 16 voti favorevoli, e presentato dal consigliere di minoranza Luigi FURGIUELE (Gruppo Misto di Minoranza).

«L’approvazione di questo Ordine del giorno a sostegno dei produttori agricoli-commenta il consigliere Luigi FURGIUELE-rappresenta un risultato importante per tutto il Consiglio comunale di Chieri ed un gesto di attenzione verso un comparto produttivo in forte crisi e che genera preoccupazioni per il futuro. Ho presenziato alla manifestazione indetta da Coldiretti il 20 febbraio a Torino dove sono stati denunciati gli aumenti spropositati dei costi delle materie prime indispensabili alla produzione che generano un aumento dei prezzi a danno di consumatori ed agricoltori. Solo per fare un esempio, i fertilizzanti per produrre i cereali sono aumentati del 180% . Ritenevo doveroso, pertanto, sollecitare Regione Piemonte e Ministero competente ad adottare con urgenza provvedimenti diretti a sostenere e salvare le attività agricole a rischio chiusura. Le nostre eccellenze agricole, i lavoratori, le aziende, i giovani impiegati nel settore agricolo e ortofrutticolo sono una risorsa che deve essere tutelata senza se e senza ma. Auspico che il nostro sollecito venga accolto in modo deciso, serio e urgente».

 

«Come denunciato dalle principali associazioni di categoria, le aziende agricole sono a rischio collasso a causa dei costi di produzione ormai insostenibili-aggiunge l’assessora all’Agricoltura e Attività produttive Elena COMOLLO-servono misure urgenti coraggiose e strutturate. Siamo a fianco degli agricoltori del territorio e monitoriamo la situazione mantenendo un contatto costante con le associazioni datoriali preoccupate anche per l’andamento di climatico, infatti stiamo vivendo uno degli inverni più secchi e caldi degli ultimi 65 anni con temperature da record ed effetti devastanti sulle riserve di neve e sulla portata d’acqua di fiumi e bacini».

Manca il personale nella ristorazione. Ne parliamo con lo chef Nicola Batavia

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DEL RISTORANTE “ ‘L BIRICHIN “ DI TORINO

Il problema è ormai davanti agli occhi di tutti, soprattutto per gli operatori del settore gastronomico e della ristorazione : manca personale competente nelle brigate di sala e di cucina.

Le motivazioni sono varie,non solo economiche, non solo derivanti dalla pandemia, sia da una parte che dall’altra. I primi rilevano un’incapacità del governo a fornire adeguate misure assistenziali per agevolare le assunzioni e perfezionare i contratti con stipendi adeguati, i secondi – ” coccolati ” , nella maggior parte delle situazioni, dal reddito di cittadinanza e da altre misure di sostegno alla disoccupazione, non trovano motivazioni a rimettersi in gioco per una professione che prevede molta fatica fisica e mentale. Ma anche tanta passione. E forse è proprio questa che manca.

Ho chiesto quale fosse la reale situazione, per ciò che rileva nel suo ristorante, ‘L BIRICHIN a Torino, a uno chef di lungo corso nella ristorazione torinese, nazionale ed europea, Nicola Batavia, definito dai più lo “chef internazionale” proprio per questo suo bagaglio culturale eno gastronomico proveniente da più parti del mondo e che esprime nei suoi ristoranti. Il suo punto di vista, paragonandolo anche con il modello inglese che conosce bene, l’ho ascoltato con interesse.

 

1.Da quanto tempo il ristorante è aperto?

Il 4 marzo sono ben ventinove anni. Sono stati anni di grandi soddisfazioni personali ma anche della clientela soprattutto. Il mio modo di fare cucina nel tempo si è adeguato alle loro esigenze che, inevitabilmente, si sono modificate. In questo processo, le mie attività di consulenza in numerose attività ristorative in giro per il mondo, mi hanno aiutato molto nella diversificazione delle mie proposte culinarie. 

2.Quanto ricambio di personale ha subito la sala e la cucina?

Poco. Le figure responsabili, soprattutto in cucina, tendenzialmente rimanevano per cinque o sei anni. In sala, per almeno quattro anni, ho fatto crescere parecchi ragazzi.

In un ristorante ” gastronomico ” come il mio, dove i piatti che propongo partono da una base di studio e di approfondimento della materia che si trova nel piatto, non ho – ad esempio – bisogno di un sommellier: colui che gestisce la sala si attiva anche in quel ruolo. In sala, le persone che rispettano i turni del pranzo e della cena sono due, più qualche figura extra che richiedo quando il weekend è particolarmente impegnativo. In cucina,invece, siamo quattro comprensivo di uno stagista: io stesso sono molto presente in cucina e spesso mi occupo anche della sala. Le modalità nel godersi la sosta al ristorante è cambiata molto, il cliente ama trascorrere più ore seduto, essendo limitate numerose attività per il dopo cena. E così mi piace chiacchierare coi clienti e spiegare loro cosa stanno mangiando. Loro apprezzano e io vengo ripagato dalle fatiche, non solo in termini economici ….

3.Che tipo di caratteristiche deve avere, al di là della qualifica che ricerchi, il personale che ricerchi?

Sicuramente deve avere esperienze nelle tipologie di ristorante come il mio. Non svaluto in alcun modo i curricula che descrivono precedenti lavorativi nelle pizzerie, anzi, ascolto sempre tutti i candidati volentieri e, spesso trovo skills interessanti ma quasi mai in linea con ciò che ricerco. Ad esempio, io ricerco persone che si sappiano rivolgere al cliente in maniera elegante e che sappia spiegare in maniera pulita e tranquilla le portate. Diversamente, snaturo tutto il lavoro che c’è dietro ogni preparazione.

E’ molto difficile la selezione, soprattutto di questi tempi, perchè mi accorgo, leggendo le candidature ( centinaia al giorno,numero molto emblematico della situazione lavorativa attuale) che il problema maggiore per i ragazzi è leggere attentamente gli annunci di lavoro e rendersi conto se si è davvero in grado di proporsi o se si ha voglia di rimettersi in gioco.

4.Quali sarebbero le soluzioni principali da adottare per migliorare la situazione?

Bisognerebbe partire proprio dalle basi che ci proiettano nel mondo del lavoro, e cioè la scuola. Sarebbe utile rivedere tutto il sistema di organizzazione di inserimento lavorativo post diploma fin dal quarto anno e trovare un modus operandi efficace fra presidi, mondo della gastronomia e della ristorazione; così da da attivare stages formativi e tirocini in grado di capire sin da subito se vi siano le potenzialità o meno. E, per quelli selezionati, creare dei percorsi privilegiati.

Ad oggi, in questo particolare momento storico ed economico, ritengo non vi sia interesse, nonostante abbiamo creato le basi per diventare il reparto lavorativo che più alimenta la ricettività turistica e l’attenzione dei media e ha dimostrato di avere le potenzialità alla creazione di nuovi posti di lavoro, non abbiamo un vero e proprio inquadramento legislativo; con tutte le tutele che spetterebbero, sia agli uni che agli altri, ovviamente.

Troppe volte i ragazzi che seleziono mi chiedono in quali orari dovrebbero svolgere l’attività: per me è impensabile inserire negli annunci part time. Il lavoro nella ristorazione è full time, 6 ore al mattino e 6 ore la sera. Gli straordinari – se richiesti, io di solito non ne chiedo mai se non in occasioni particolari – sono regolarmente pagate, come da contratto. Per altro, il part time che intendiamo noi , in Gran Bretagna- ad esempio- non è contemplato.

La questione degli orari è legittima, ma penso che, se all’inizio della carriera di commis o di cuoco, non viene fatto un minimo di investimento su sé stessi, la famosa ” gavetta” di cui io stesso ne vado fiero, di questo mestiere non si avrà mai più passione, ma sarà considerato come un modo per “arrotondare” per arrivare a fine mese.

E anche il grido di allarme innalzato soprattutto dai candidati, rappresentato dagli stipendi inadeguati è sacrosanto; però c’è anche da dire che ogni salario dev’essere commisurato al grado di esperienza e all’ambiente in cui ci si propone. Ma è così non solo nel mio ristorante, ma anche in quello di livello superiore.

5.Perchè un ragazzo dovrebbe essere convincersi a mandare il curriculum al Birichin?

Semplicemente perchè, percentualmente, chi ha avuto esperienze lavorative da me, ha una probabilità maggiore di essere assunto o, per lo meno, di fa sì che il suo cv venga messo in cima alla lista di quelli pervenuti.

Nel mio ristorante si respira serietà, eleganza – quella giusta, senza eccessi che poi ” spaventa” gli ospiti – e amore per il cibo. Una volta percepite e fatte proprie queste caratteristiche che ogni figura lavorativa nell’ambiente della ristorazione di un certo tipo è richiesta, si è maturi per questa professione.

Io consiglio sempre, agli aspiranti commis o chef, di fare sempre qualche anno di esperienza all’estero:le difficoltà di carattere anzitutto linguistico e poi di adattamento ai diversi stili di vita, creano una ” corazza” che difficilmente, una volta rientrati in Italia, non potrà essere notata.

Chiara Vannini

Trend positivo per il mercato immobiliare

Alla luce degli ultimi dati, il mercato immobiliare confermerà il trend positivo che lo ha caratterizzato nel corso del 2021.

Soprattutto il segmento residenziale – afferma Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa – registrerà transazioni non lontane dai volumi attesi per l’anno appena trascorso e prezzi in aumento grazie alla spinta che arriva, ancora una volta, dal mercato del credito. Quest’ultimo, nonostante il rialzo atteso dei tassi, offrirà ancora prodotti convenienti.  Il segmento dell’abitazione principale resta quello più dinamico, ma ci aspettiamo un recupero dell’investimento dopo il rallentamento registrato nel 2020 e nel 2021 a causa della pandemia.

 

 

L’attenzione degli investitori sarà indirizzata sia sulle grandi città sia sui piccoli centri, quindi grandi o piccole realtà che hanno un’offerta di servizi, di infrastrutture e di sedi universitarie, perciò in grado di attrarre e di garantire ai potenziali investitori una redditività interessante. Si punterà anche sulle aree dove sono in corso importanti interventi di riqualificazione.

Nel 2021 abbiamo visto un ritorno del turismo estivo (soprattutto nazionale e di prossimità oltre che europeo) e un buon andamento del mercato della casa vacanza. Se queste tendenze si confermassero anche nel 2022, saranno premiate le località in grado di attirare sia chi è alla ricerca della casa vacanza sia chi desidera investire per mettere a reddito con locazione turistica.

 

GRANDI CITTA’ PREVISIONI PREZZI 2022
Bari Da 1% a 3%
Bologna Da 2% a 4%
Firenze Da 2% a 4%
Genova 0%
Milano Da 2% a 4%
Napoli Da 0% a 2%
Palermo Da 1% a 3%
Roma Da 0% a 2%
Torino Da 0% a 2%
Verona Da 1% a +3%
Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa

 

Sembra confermarsi la ricerca di abitazioni più ampie e con spazi esterni riscoperti durante la pandemia. Naturalmente restano sempre in cima alle preferenze le abitazioni situate in quartieri serviti, collegati, meglio se con uno sfogo verde intorno.

Alla luce del rialzo dei prezzi che ha interessato le grandi città si sta verificando uno spostamento migratorio verso l’hinterland dove è anche più facile trovare soluzioni con spazi esterni, oltre che soluzioni indipendenti e di nuova costruzione a prezzi naturalmente più accessibili. Riteniamo quindi che queste realtà avranno buoni risultati anche nel corso del 2022 alla luce dell’atteso rialzo dei prezzi nelle metropoli.

Gli immobili di nuova costruzione avranno un buon trend: particolarmente apprezzati durante il lockdown, soprattutto perché in grado di garantire risparmio energetico, sono oggi sempre più appetibili. Anche le tipologie usate, grazie al sostegno dei bonus, avranno un buon riscontro.

Aspettative positive per le locazioni grazie a una buona domanda e a un’offerta non sempre sufficiente. Con l’avanzamento della campagna vaccinale e il rientro progressivo di lavoratori e studenti negli uffici e nelle università, i valori stanno già recuperando. Resta comunque il segmento di mercato più sensibile all’andamento della pandemia e alle conseguenti restrizioni.

Sul versante mutui non dovrebbero esserci importanti cambiamenti e, anche se le previsioni sono per tassi in lieve aumento, non riteniamo che ci possano essere impatti importanti sul mercato.  L’economia italiana, inoltre, sta ripartendo bene e questo è un altro elemento che gioca a favore del mercato immobiliare. Il 2022 vedrà compravendite tra 710 e 720 mila così come anche i prezzi che chiuderanno tra +1% e +3%”.

 

Fonte: Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa

Microimprese: sono davvero il problema della nostra economia?

A cura di lineaitaliapiemonte.it


Di Marco Corrini

Draghi guida un Paese in cui il 95% delle imprese ha meno di 15 dipendenti, un mondo dal quale è estremamente distante che tuttavia lo acclama come salvatore. La filosofia del presidente si direbbe essere quella espressa più volte dall’economista Michele Boldrin: “La micro e piccola impresa italiana va decimata”.
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Affitti sotto la Mole: stabili i monolocali

Canone concordato il più scelto

 

A Torino nella prima parte del 2021, secondo l’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, i canoni di locazione hanno registrato una sostanziale stabilità per i monolocali (+0,3%), un lieve aumento per i bilocali (+1,1%) e i trilocali (+0,7%).

 

 

 

La macroarea Centro-San Salvario è stata quella che ha subito il ribasso dei canoni più importante come previsto. Infatti, nell’area si sono sempre concentrate le richieste di lavoratori trasfertisti e studenti universitari vista la presenza di diverse facoltà universitarie. Inoltre, l’offerta di immobili in locazione è aumentata nell’ultimo anno a causa delle minori presenze turistiche. In lieve aumento i canoni di locazione nelle macroaree di Nizza-Lingotto-Mirafiori Sud e di Santa Rita-Mirafiori Nord: diversi i quartieri che hanno segnalato un incremento dei valori soprattutto dove c’è carenza di offerta e una maggiore domanda da parte di chi non riesce ad accedere al credito.

 

Variazione percentuale dei canoni di locazione per macroarea (I sem 2021 su II sem 2020)

Macroarea Monolocali Bilocali Trilocali
Centro-San Salvario -0,6% -1,0% 0,0%
Borgo Vittoria-Barriera di Milano -1,0% 2,2% 0,6%
Francia-San Paolo 1,6% -0,3% 0,4%
Santa Rita-Mirafiori Nord 0,0% 6,1% 0,4%
Nizza-Lingotto-Mirafiori Sud 1,8% 1,6% 0,7%
Collina 0,0% 0,6% 2,3%

 

A Torino il taglio più affittato è il bilocale con il 55,2% delle preferenze. Il 74,6% è rappresentato da contratti stipulati per uso abitativo. In generale quelli più utilizzati sono a canone concordato con il 51,7% delle preferenze.

Nella prima parte del 2021 il canone medio di un monolocale si attesta su 290 € al mese, quello di un bilocale su 390 € al mese, mentre per il trilocale la spesa sale a 500 € al mese.

 

BILOCALI: variazione percentuale dei canoni di locazione

2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 I sem 2021
-0,2 -1,4 -5,5 -3,0 -1,8 +0,9 +0,3 +2,0 +0,7 -1,0 +1,1

 

 

TRILOCALI: variazione percentuale dei canoni di locazione

2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 I sem 2021
-0,2 -3,1 -4,4 -4,5 -1,6 +1,1 +0,6 +1,4 +2,6 -1,3 +0,7

 

Non chiamiamoli più borghi: la scelta di Stupinigi e il PNRR

Riceviamo e pubblichiamo 

Di Filippo Barbera (Università di Torino e Associazione Riabitare l’Italia)
 e Antonio De Rossi (Politecnico di Torino e Associazione Riabitare l’Italia)

Tra le misure del PNRR, il cosiddetto “Bando Borghi” dovrebbe rappresentare – nelle parole del Ministro Franceschini – un’’occasione unica per il rilancio dei borghi e delle bellezze artistiche diffuse nei luoghi meno conosciuti del Paese e ancor di più per trasformare un patrimonio disperso in un patrimonio diffuso.

Patrimonio disperso, luoghi meno conosciuti del paese, rilancio dei “borghi”. L’’Italia è effettivamente ricca di montagne, aree interne e piccoli comuni che soffrono lo spopolamento e la desertificazione sociale ed economica. Sono luoghi ricchi di cultura, patrimonio artistico, beni storico-architettonici. La Regione Piemonte ha scelto di candidare Stupinigi… che dista undici chilometri da Piazza Castello e di cui tutto si può dire ma non che sia un “borgo”. Il problema, però, non è la scelta della Regione, che si è mossa in un quadro di riferimento delineato dal bando del Ministero. Il problema è “nel manico”. Il bando si basa su un’idea vecchia e superata. Un’idea, come molte di quelle del PNRR, nata morta, senza l’ascolto dei territori e dei corpi intermedi. All’insegna del “decidere in fretta”. Un’’idea, nello specifico, lontanissima dai bisogni dei territori marginali, dalle pratiche di nuova economia e dalle esperienze associative che li caratterizzano. Lontana dai bisogni dei Sindaci, dagli esperimenti di valorizzazione delle risorse (anche culturali) che in quei luoghi stanno – da decenni – avvenendo con successo. È un bando ammalato di “metrofilia” e che non contempla la varietà e complessità territoriale di un paese costituito da poche grandi città, pochissime “metropoli”, molte città medie, una miriade di piccoli comuni, frazioni, reti di città, campagne, coste, colline e montagne, per ridurre tutto all’immagine vuota e stereotipata del “borgo”. Da troppi anni la riscoperta del policentrismo territoriale italiano viene veicolata nello spazio pubblico e mediatico da archistar annoiate tramite il concetto di “borgo”. Facile rappresentazione ammalata, appunto, di “metrofilia”, che trae piacere dall’eccitazione per un oggetto percepito come atipico, esotico, diverso, ma al quale in realtà si nega autonomia e libertà. Dai centri delle grande città e agli occhi di una classe dirigente (politica, economica, intellettuale) sempre più urbana per categorie e riferimenti culturali, se non per nascita e capitale sociale, il borgo diventa così il comodo contenitore dove riporre, deformandola, la radicale diversità del patrimonio territoriale italiano. Le conseguenze sono inevitabili. Come già per la cultura, la narrazione del “borgo” fa sì che anche la valorizzazione del territorio sia tale solo se inglobata nella goffa egemonia del “turismo petrolio d’Italia”. Come se i territori del margine non fossero da riabitare anzitutto fin dalla vita quotidiana delle persone, per rinforzarne l’economia di base, i servizi di cittadinanza e la vivibilità quotidiana. Altrimenti, è come se si guardasse alla complessità territoriale del paese attraverso le categorie estetiche delle guide turistiche: il cui risultato è un effetto di spaesamento che porta a finanziare con 20 milioni di euro un borgo a mezz’ora dal centro di Torino.
Ovviamente nessuno pensa che il borgo di Stupinigi, magnifica creazione di Filippo Juvarra, non meriti attenzioni; e da decenni su questo luogo si succedono progetti che però non hanno trovato riscontro. Ma con quei 20 milioni si sarebbero potute fare cose importanti per ricostruire l’abitabilità di territori montani torinesi e piemontesi sempre più infragiliti: progetti innovativi di nuove economie capaci di lavorare sulle risorse dei territori, case del welfare per sperimentare nuove forme di servizi e di socialità. E c’era anche l’alternativa dei forti di Fenestrelle e di Exilles, fortemente sostenuta da Uncem e dai comuni vallivi. Soprattutto, per decidere il luogo, si sarebbe dovuto fare un bando e raccogliere candidature come è avvenuto in molte altre regioni italiane, senza imporre un’unica scelta. Oggi in merito al futuro dei territori montani e delle aree interne si scontrano due visioni: chi pensa che l’unico futuro sia la valorizzazione turistica e culturale, e invece chi crede che senza la costruzione di una reale abitabilità, di nuove economie e forme di società, di innovazione, la valorizzazione serva a poco. I molti casi concreti in atto di rigenerazione sulle montagne piemontesi dimostrano che questa seconda via è possibile e reale.