Rinnovato il direttivo del tavolo interassociativo. Giovani protagonisti del
cambiamento con nuove energie e visioni per il futuro della città.
Dopo il successo della recente edizione di TOPCity – Torino Città delle Opportunità, evento
che ha dato voce al ruolo centrale delle nuove generazioni nella trasformazione della città,
Yes4To guarda al futuro con un nuovo consiglio direttivo, eletto in occasione
dell’assemblea annuale.
Il nuovo coordinamento guiderà il tavolo interassociativo nel triennio a venire con l’obiettivo di
rafforzare il dialogo tra i giovani e i principali attori del sistema torinese, promuovere politiche
generazionali innovative e contribuire alla costruzione di un ecosistema urbano capace di
valorizzare competenze, energie e idee.
A guidare il nuovo percorso sarà Giuseppe Buonocore, espressione dell’UGDCEC Torino –
Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino, affiancato da Giacomo
Gallino (CNA Giovani Torino) nel ruolo di Vice Coordinatore, Alessia Nardone (Giovani
Imprenditori Confcooperative Piemonte) in qualità di Tesoriere e Alessandro Regge
(Generazioni Legacoop Piemonte), che ricoprirà il ruolo di Segretario. A loro va il compito di
proseguire e rinnovare un impegno collettivo che mette al centro i giovani non solo come
destinatari, ma come protagonisti delle trasformazioni urbane, sociali ed economiche della
città.
Con più di 22.000 giovani imprenditori e professionisti coinvolti, Yes4To è oggi una delle
esperienze più significative a livello nazionale nella promozione del protagonismo giovanile
nei processi di sviluppo urbano. Si tratta di un tavolo interassociativo che riunisce le
principali realtà giovanili del territorio torinese, con l’obiettivo di mettere in rete le nuove
generazioni, le istituzioni, le professioni, le imprese e il mondo della formazione. Un’iniziativa
che nasce per valorizzare competenze, idee e visioni dei giovani, e che lavora per rendere
Torino una città più dinamica, attrattiva e orientata al futuro.
Yes4To rappresenta, in questo senso, un laboratorio permanente di confronto tra giovani,
imprese, professioni, istituzioni e mondo della scuola: un luogo in cui il talento incontra
l’opportunità e in cui la partecipazione giovanile si traduce in progettualità concreta per il
territorio.
Con il nuovo coordinamento e una rete in continua crescita, Yes4To è pronta a rilanciare
con ancora più forza il proprio messaggio: Torino ha bisogno dei giovani, e i giovani hanno
bisogno di una Torino all’altezza del loro potenziale.
Il dato dei flussi turistici per il mese di agosto potrebbe allinearsi a quello del 2023 superando certamente quello dello scorso anno. Confermato il trend positivo del primo semestre 2025 che chiude al 70% di occupazione. +30% di ristoranti aperti tutto agosto rispetto al 2024.
Il Mondiale di Twirling a inizio mese (2-10 agosto), la “Salida Oficial” della Vuelta il 23 agosto, la prima giornata di Serie A il giorno successivo e a fine mese la FIPAV Cup Men Elite di pallavolo (dal 29 al 31) regaleranno a Torino un agosto diverso da quelli cui siamo abituati con un tasso di occupazione delle camere che, stando alle prime impressioni, potrebbe avvicinarsi a quel 55%, dato eccezionale già raggiunto nel 2023. Un incremento notevole rispetto all’agosto 2024 quando il tasso si fermò al 45%. Dati che, se confermati a consuntivo, potrebbero contribuire a tenere alta la percentuale media di occupazione che nel primo semestre 2025 si è stabilizzata al 70%. Lo rivelano le elaborazioni di Federalberghi Torino.
La destagionalizzazione, a lungo invocata dagli operatori della filiera turistico ricettiva, da Federalberghi Torino, Epat (Associazione di Pubblici Esercizi di Torino e provincia), Fiavet (Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo), G.I.A. (Associazione Guide Interpreti Accompagnatori Turistici Piemonte) – tutte aderenti ad Ascom Confcommercio Torino e provincia – unita alla capacità di attrarre e gestire grandi eventi di respiro internazionale si confermano gli elementi fondamentali per assicurare alla destinazione flussi pressoché costanti di turisti lungo tutto l’anno e non più in alcuni specifici periodi.
«Quest’anno agosto si afferma come uno dei mesi a maggior crescita turistica per Torino e si profila come tra i più godibili per i visitatori – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia, Maria Luisa Coppa -. Meno affollata e con poco traffico, Torino ad agosto offre musei e attrazioni aperti, alcuni anche gratuiti, servizi turistici qualificati, ristoranti, locali e negozi attivi. Gli eventi sportivi di richiamo internazionale stanno dando un impulso decisivo, sostenuto anche dall’aumento dei voli Ryanair che facilitano i collegamenti con nuove città, scelte con cura per la loro affinità con Torino. Anche il clima, più fresco rispetto a luglio, rende piacevoli le giornate e le serate, sia in città sia fuori. Questa estate sta affermando un nuovo modello per Torino e auspichiamo che possa consolidarsi e crescere ulteriormente nei prossimi anni».
L’agosto 2025 segna un punto di svolta rispetto agli anni precedenti, grazie a un calendario di grandi eventi sportivi internazionali che si affiancano all’offerta culturale e al patrimonio cittadino.
“Le prime sensazioni su questo mese di agosto dimostrano che la destagionalizzazione da noi più volte invocata produce risultati incoraggianti ed è senza dubbio un modo per generare flussi di turisti e appassionati pressoché costanti lungo tutto l’anno – dichiara Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino, aderente ad Ascom – il mix perfetto continua a essere quello che vede un’attenta programmazione degli eventi spalmata su dodici mesi, la capacità di essere attrattivi per i grandi eventi internazionali e una sapiente comunicazione del patrimonio culturale ed eno-gastronomico di cui le nostre destinazioni dispongono”
Sia le agenzie di viaggio incoming che le guide turistiche professioniste confermano che il turismo straniero si sta muovendo lungo tutto l’anno e rappresenta il flusso più importante in estate, in particolare ad agosto. «Assistiamo alla prima vera destagionalizzazione del turismo – evidenzia Laura Audi, presidente di Fiavet Piemonte, aderente ad Ascom -. Inizia una nuova era di un turismo, voluta e curata da più parti, che va oltre i canonici autunno e primavera. È stato fatto un marketing del territorio interessante, che, con i turisti, ha portato anche lavoro per molte categorie. Forte l’impulso dato dal ‘turismo delle radici’, abbinato, in questi ultimi anni, agli eventi internazionali: molti gruppi arrivano, infatti, a Torino per assistere agli eventi sportivi e poi si fermano per andare a scoprire i luoghi dei propri parenti o degli antenati. È un turismo di qualità, medio alto spendente, fortemente interessato a programmi di visita tailor made. Per attrarre sempre di più questo tipo di visitatore ci orientiamo verso un allungamento del tempo del turismo, pensando, ad esempio, a tour serali e notturni per visitare la città in maniera curiosa».
Anche le guide turistiche professioniste GIA confermano un agosto vivace e sempre più internazionale: «Se in passato – sostiene Barbara Sapino, presidente delle guide GIA Piemonte, aderente ad Ascom – agosto era sinonimo di bassa stagione per la città, oggi rileviamo richieste in crescita, soprattutto da parte di turisti stranieri che scelgono Torino prima o dopo un soggiorno nelle montagne, colline e laghi piemontesi. I numeri più interessanti arrivano dal turismo individuale: famiglie e coppie cercano esperienze personalizzate, tra classici come Museo Egizio e Cinema e itinerari insoliti come visite ai borghi, alle abbazie e ai piccoli musei, con attenzione crescente per le proposte serali e i tour fuori città, tra cui Val di Susa, Chieri, Moncalieri, Ivrea e il Canavese. Tra le curiosità di questa estate, spiccano i city tour dedicati a gruppi di camminatori, soprattutto svizzeri e tedeschi, visite tematiche a sfondo culturale religioso, e la scoperta ‘slow’ dei borghi, magari dove hanno vissuti gli avi, attività molto amata dalle famiglie americane attratte dalla cultura locale e dal patrimonio storico».
Aumentano del 30% rispetto allo scorso anno le attività di ristorazione aperte tutto il mese di agosto, per consentire a turisti e cittadini di vivere la città senza rinunce: dalla cucina tradizionale alle nuove proposte gourmet, dai bar storici ai locali più innovativi. In centro, ad esempio, sono aperti per tutto agosto il Pastificio Defilippis, Porto di Savona, Ristorante Arcadia, Gatsby, Costadoro Social Coffee, gelateria +di Un Gelato, il bar storico Mokita, bistrot Dal Bugiardino, Lagrange Pizza Mare Terra. In San Salvario e Crocetta ci si può sbizzarrire tra La Dieta Domani, Rugantino, Smashers, Savurè, e la gastronomia Baudracco. Anche fuori dal centro, in Vanchiglia, Borgo Po, Precollina la presenza continua è assicurata da nomi di forte richiamo, come Antica Trattoria Con Calma, Shizen, Bacalhau Osteria, Crudo fa la Pizza, Orma. Anche negli altri quartieri si segnalano sempre più aperture e non sono poche le attività che hanno scelto di tenere aperto nelle settimane centrali, spostando le chiusure tra luglio e fine agosto o, decisamente, a settembre.
«Torino in agosto si distingue per la sua capacità di rinnovarsi e sorprendere anche nell’offerta serale e notturna – commenta Vincenzo Nasi, presidente di Epat Ascom, Associazione di Pubblici Esercizi di Torino e provincia -. Sono numerosi i nuovi locali che animano la città, soprattutto nell’area del Valentino, che torna finalmente a essere punto di riferimento per il tempo libero, il divertimento e la socialità, dall’aperitivo fino a notte fonda. La ristorazione torinese conferma il suo dinamismo grazie a una proposta che spazia dai ristoranti storici alle nuove sperimentazioni gastronomiche, in grado di soddisfare ogni gusto e fascia di prezzo. I nostri imprenditori sono pronti ad accogliere turisti, visitatori e cittadini, offrendo un servizio di qualità e un’esperienza autentica in occasione dei grandi eventi che quest’anno rendono l’estate torinese particolarmente vivace e attrattiva».
Iren, il Consiglio di Amministrazione approva i risultati semestrali al 30 giugno 2025 con una solida crescita di tutti i principali indicatori economici: +14% di EBITDA grazie al contributo di tutte le linee di business e al consolidamento di Egea Holding, +24% di Utile netto e oltre 900 milioni di investimenti, con investimenti tecnici in crescita del +14%
Principali indicatori economico-finanziari
- Ricavi pari a 3.486 milioni di euro (+29% vs. 30/06/2024). L’incremento dei ricavi riflette l’aumento dei prezzi delle commodities e i maggiori volumi energetici venduti
- Margine Operativo Lordo (EBITDA) pari a 726 milioni di euro (+14% vs. 30/06/2024). L’incremento è supportato dal consolidamento di Egea Holding, dai maggiori margini e volumi di produzione energetica (BU Energia) e dalla crescita organica dei business regolati (BU Reti e Ambiente)
- Utile Netto di Gruppo attribuibile agli azionisti pari a 184 milioni di euro (+24% vs. 30/06/2024). L’andamento positivo è sostenuto dalla crescita dell’EBITDA e dal minore utile netto di terzi per effetto dell’acquisto della quota di minoranza della società Iren Acqua
- Indebitamento finanziario netto pari a 4.228 milioni di euro (+4% vs. 31/12/2024). Il lieve incremento del periodo è attribuibile principalmente al pagamento dei dividendi
- Investimenti tecnici pari a 393 milioni di euro (+14% vs. 30/06/2024) destinati principalmente all’ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica (+31%), allo sviluppo della filiera dei rifiuti e all’estensione della rete di teleriscaldamento. Gli investimenti del periodo sono stati più che coperti dal flusso di cassa operativo
- Investimenti finanziari pari a 522 milioni di euro. L’acquisto della quota di minoranza di Iren Acqua per 283 milioni di euro, l’esercizio della call e il consolidamento dell’indebitamento finanziario netto di Egea Holding, per circa 238 milioni di euro complessivamente, sono stati finanziati con l’emissione, a gennaio 2025, di un bond ibrido
Principali indicatori di sostenibilità
- Investimenti sostenibili (ammissibili alla Tassonomia europea) pari al 72%, in linea con il Piano Industriale
- Intensità carbonica pari a 312 gCO2/kWh, in linea con lo scorso anno, come da Piano Industriale
- Raccolta differenziata pari a circa il 70%, grazie all’estensione delle best practice in tutti i territori serviti
- Incremento della volumetria teleriscaldata del +12% vs. 30/06/2024 grazie anche al consolidamento di Egea Holding
- Incremento della customer base che raggiunge i 2,4 milioni di clienti (+200 mila clienti vs. 30/06/2024)
- Incremento del +7% della capacità di depurazione delle acque reflue vs. 30/06/2024
- Il numero complessivo dei dipendenti del Gruppo supera le 11.860 persone
FONDATRICE DI ABOUT JOB E MAGNETICAM
Una visione innovativa delle risorse umane che mette al centro le persone e il loro potenziale.
Sabina Rosso, imprenditrice torinese, si occupa di Ricerca e Selezione del personale da 27 anni con l’obiettivo di creare alleanze efficaci e durature tra persone e imprese in ambito lavoro; lo fa attraverso la creazione di percorsi di crescita reciproca basandosi sulla concezione in cui tanto crede e cioe’ che il lavoro sia molto più di un contratto, rappresenta, infatti, uno spazio di realizzazione personale e di valore condiviso.
Dottoressa Rosso ci fa una fotografia attuale del mercato del lavoro?
Oggi il mercato del lavoro si presenta come una struttura sbilanciata: poche opportunità ad alto livello e una grande quantità di persone che aspirano ad occuparle. Un paradosso che produce frustrazione sia nei candidati sia nelle imprese. Un fenomeno sempre più evidente e’ che molti giovani interrompono il percorso universitario, spesso intrapreso più per desiderio dei genitori che per una reale convinzione personale e al tempo stesso, inoltre, una parte significativa dei neolaureati sceglie la specializzazione all’estero, dove le opportunità di occupazione sono percepite come più solide e stimolanti. Nel frattempo, molte risorse iperqualificate della generazione dei baby boomer si trovano in difficoltà, mentre le imprese faticano a trovare candidati che rispondano alle loro esigenze: non troppo giovani perché necessiterebbero di formazione e non troppo senior, per poter investire e attuare una crescita interna.
Cosa e’ il mismatch e quali sono le sue conseguenze?
Spesso le aziende pubblicano offerte online che ricevono centinaia di candidature, ma il risultato è uno scollamento tra aspettative e realtà. Non si tratta solo di competenze, ma della difficoltà di far incontrare valori, motivazione e soft skill con le reali necessità dell’impresa. Questa è la sfida che affrontiamo ogni giorno con About Job, la Società di Ricerca e Selezione che rappresento e che si occupa di supportare le aziende a trovare persone allineate non solo nei titoli, ma nei valori e nelle vocazioni. Purtroppo, molte imprese non sono ancora pronte a investire in questo tipo di selezione approfondita e si affidano a processi digitali standardizzati, generando appunto il mismatch. Le conseguenze di questo mancato incontro tra domanda e offerta porta spesso, chi non trova lavoro, a smettere di cercarlo. Altri accettano ruoli che non li soddisfano, svolgendoli senza entusiasmo, alimentando un circolo vizioso che nuoce a loro stessi e alle aziende. Quasi l’80% dei posti disponibili è nelle PMI, che oggi, tra guerre, dazi e incertezze globali, selezionano con estrema cautela, spesso rinunciando ad affidare la ricerca del personale a professionisti del settore.
E’ per questo che ha creato Magneticam?
Magneticam e’ un progetto che vuole riportare il lavoro al centro della vita delle persone, come espressione della loro identità e delle loro aspirazioni. Perché la tendenza oggi è quella di accontentarsi, di non cambiare per paura di peggiorare la propria situazione. Ma questo timore genera anche un progressivo spegnimento interiore. Con Magneticam lavoriamo per far emergere le caratteristiche uniche di ogni persona, mettendole in relazione con i valori delle imprese. Lo facciamo anche attraverso percorsi formativi, come Leader della tua carriera, pensati per aiutare figure manageriali ad affinare il proprio posizionamento nel mercato. Il lavoro va cercato anche fuori dai canali tradizionali e non sempre su internet o tramite le agenzie. Il mestiere giusto esiste, ma serve impegno e strategia per trovarlo, inoltre, e’ necessario lavorare sulla propria employability, che non è fatta solo di competenze, ma anche di self-marketing, di empowerment e di capacità di raccontarsi.
Se il mismatch è il fenomeno critico da cui partire About Job e Magneticam li affrontano da angolazioni diverse. AJ supportando con consulenze qualificate le aziende, Magneticam lavorando sulle persone, con l’idea che anche se il mercato è difficile c’è sempre qualcosa che si può fare per migliorare la propria situazione. Obiettivo comune e’ quello di creare un incontro vero, dove il lavoro torni ad avere valore per la persona e profitto per le imprese; tra queste due entita’ ci vuole un’alleanza per superare l’attuale disincanto e riscoprire la “grazia del lavoro”: come rinascimento personale e come fiducia generale negli altri e nel futuro.
Le donne che ruolo giocano in questo scenario?
Dal mio osservatorio privilegiato, vedo tre categorie su cui puntare con decisione: i giovani, i profili senior e le donne. Ma i dati ci dicono che la situazione femminile è ancora critica: in Italia, il tasso di occupazione femminile è poco sopra il 50%, tra i più bassi d’Europa. Le politiche attive per il lavoro femminile sono ancora insufficienti. Dopo la maternità, spesso le donne sono “invitate” indirettamente a restare a casa, grazie a sussidi che finiscono per disincentivare la continuità di carriera. Questo stop, di fatto, penalizza il percorso professionale femminile. Con il nostro pay off Mind the Match cerchiamo anche di incoraggiare le donne a restare nel mondo del lavoro, valorizzando la loro presenza come utile, necessaria, innovativa. L’ho vissuto io stessa: non bisogna arrendersi, anche quando è difficile. Serve fiducia, sostegno, e un forte stimolo culturale a non lasciare il proprio posto nel mondo del lavoro.
MARIA LA BARBERA
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Oggi potrebbe essere il giorno ufficiale della vendita di Iveco. Il comparto militare dell’azienda sarà andrà a Leonardo e Rheinmetall. Invece il settore civile dei camion, autobus e motori sarà acquisito dall’ indiana Tata Motors. Oggi a Torino si riunisce il consiglio di amministrazione di IvecoGroup.
In una nota diffusa dall’azienda Iveco si legge che sono in corso trattative in stato avanzato per “potenziali operazioni riguardanti il settore della difesa, da un lato, e la restante società dall’altro”.
Il consiglio di amministrazione sta valutando attentamente tutti gli aspetti di queste potenziali operazioni”
“ Il consiglio – continua la nota – tiene nella dovuta considerazione gli interessi di Iveco Group e di tutti i suoi stakeholder, compresi azionisti, dipendenti e clienti, e terrà informato il mercato”.
L’agricoltura torinese si trova in un momento cruciale: mentre inizia la stagione dei raccolti, con vino, frutta, nocciole, formaggi DOP e carne di Razza piemontese pronti per l’export, l’incertezza legata ai dazi statunitensi sul comparto agroalimentare minaccia di compromettere seriamente le esportazioni.
«Non sappiamo ancora quali prodotti agricoli beneficeranno dei “dazi zero” ma già l’accordo sul 15% desta non poche preoccupazioni» afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino.
Il recente accordo che prevede tariffe al 15% rappresenta un miglioramento rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe inflitto danni gravissimi all’agroalimentare torinese. Tuttavia, le difficoltà non mancano. Il settore agricolo è già sotto pressione a causa degli effetti del cambiamento climatico, del meteo instabile, della diffusione di nuovi parassiti e malattie. A questo si aggiungono fenomeni come il “land grabbing” da parte della speculazione energetica, che sottrae terreni fertili per installazioni fotovoltaiche, il consumo di suolo, la crescente demonizzazione degli allevamenti e gli attacchi alla cultura del vino.
«L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni enormi per l’agroalimentare torinese. L’agricoltura torinese sta vivendo un momento difficilissimo a causa del cambiamento climatico, con gli effetti di un meteo impazzito e di nuovi parassiti e malattie. Sta subendo il “land grabbing” da parte della speculazione energetica che fa incetta di terre fertili per il fotovoltaico, sta facendo i conti con il consumo di suolo, con la demonizzazione degli allevamenti, con gli attacchi alla cultura del vino. Ora per i comparti che saranno gravati dai dazi è necessario lavorare per compensazioni europee ma anche compensazioni locali. Quando si dichiara che si vuole difendere la nostra agricoltura lo si deve fare all’interno di ogni provvedimento anche per settori apparentemente distanti come un “Piano della qualità dell’aria” dove si chiedono alle nostre stalle investimenti ingenti per strutture di copertura delle platee del letame di dubbia efficacia».
Negli Stati Uniti, il mercato assorbe oltre il 30% dei vini DOCG prodotti a Torino. I vini più richiesti includono il Freisa, il Carema e l’Erbaluce spumante, ma anche i vini eroici del Pinerolese e della valle di Susa trovano spazio sugli scaffali americani. Anche una parte della frutta pinerolese – mele, pere, pesche – è destinata all’export USA, così come le nocciole e il latte da filiera, utilizzati dall’industria dolciaria che esporta oltreoceano. In totale, si stima che il valore dell’export torinese verso gli USA si aggiri attorno ai 300 milioni di euro.
Estendendo lo sguardo all’intero Piemonte, la quota dell’export agroalimentare destinata agli Stati Uniti rappresenta il 13% del totale. Nel 2024, questa quota ha registrato una crescita superiore al 3,5%, raggiungendo un valore di oltre 4,1 miliardi di euro.
«Quello che non dobbiamo assolutamente perdere – aggiunge il direttore di Coldiretti Torino Carlo Loffreda – è questa consolidata propensione dei nostri produttori ad avere uno sguardo internazionale. Non dobbiamo assolutamente richiuderci in noi stessi e guardare solo alle vendite in Italia. Diversificare i mercati è diventato vitale, così come è sempre più importante che sia favorita la vendita diretta da parte delle aziende agricole utilizzando gli strumenti più moderni. I nostri uffici sono a disposizione per indirizzare le aziende agricole verso uno sguardo sempre più internazionale».
“Quella di oggi è stata un’altra giornata importante per i collegamenti tra il Piemonte e il resto d’Europa, perché un’ulteriore opera che aspettavamo da anni è diventata realtà per le nostre comunità e il nostro territorio”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio nell’intervento svolto durante la cerimonia di inaugurazione della seconda canna del tunnel del Frejus, tenutasi questa mattina alla presenza di numerose autorità tra le quali Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo italiano, e Philippe Tabarot, ministro dei Trasporti del Governo francese.
Il presidente Cirio ha quindi sottolineato che “è un momento storico perché continua la riapertura del Piemonte al contesto internazionale, per la quale abbiamo lavorato per risolvere i momenti difficili che abbiamo ereditato. Il vicepremier Salvini non ci ha mai fatto mancare il supporto e il coraggio necessario. I valichi sono strumento di sviluppo e crescita per le vallate e per l’intero territorio. Continua quindi oggi – ha proseguito – la stagione dello sblocco e dell’apertura di diverse infrastrutture di importanza strategica per la nostra economia: ad aprile abbiamo riattivato la ferrovia del Frejus, chiusa per un anno e mezzo a causa di una frana in territorio francese, un mese fa è toccato ad un intervento atteso da tantissimi anni come il tunnel del Tenda, che ha già registrato oltre 30.000 passaggi e provocato un aumento del 10% del turismo, la variante di Demonte ha avuto il via libera di Bruxelles, con i francesi è stato avviato un tavolo di lavoro per il raddoppio del traforo del Monte Bianco, e a fine anno sarà finalmente completata l’Asti-Cuneo. È anche la prova che le opere si fanno, anche in questo territorio: perché il dissenso è sempre legittimo purché avvenga nel rispetto delle regole e della democrazia, ma non sono accettabili le violenze ad opera di un manipolo di delinquenti che attaccano operai e forze dell’ordine”.
“Un’altra tappa importante per il potenziamento della viabilità internazionale che collega il Piemonte con la Francia e l’Europa. Un intervento strategico che migliora la fluidità del traffico e garantisce standard di sicurezza sempre più elevati. Si tratta di un investimento rilevante che rafforza il ruolo del nostro territorio nei grandi corridoi europei del trasporto e della logistica”, ha sostenuto l’assessore alle Infrastrutture strategiche Enrico Bussalino.
Aperto al traffico dalle ore 20 del 29 luglio, il nuovo tunnel è stato realizzato dalle due concessionarie, la francese Sftrf e l’italiana Sitaf. Lungo 12,9 km e con 8 metri di diametro, si affianca a quello esistente, rendendo il traforo del Frejus la più lunga galleria stradale europea a doppia canna. Sono garantiti i più elevati standard di sicurezza, con 34 rifugi, 9 by-pass carrabili e un posto di controllo centralizzato di ultima generazione.
La separazione dei flussi di traffico ne rafforza ulteriormente il ruolo strategico e consolida il suo ruolo centrale nella mobilità europea e nel corridoio TEN-T Mediterraneo.
cs
«L’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza di questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese, poiché quello statunitense è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania, per l’export made in Italy, con un valore di 66,8 miliardi di euro, pari al 10,4% delle nostre vendite all’estero. E proprio negli Stati Uniti, negli ultimi 5 anni, gli imprenditori italiani hanno messo a segno la maggiore crescita di esportazioni: +57%, pari ad un aumento di 24,2 miliardi. Chiediamo che il governo italiano e l’UE accompagnino questo accordo con misure compensative, semplificazioni doganali, e un piano di sostegno all’export per le imprese artigiane. Non possiamo permettere che chi fa qualità venga penalizzato solo per le dimensioni ridotte della propria impresa», dichiara Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.
L’accordo, sebbene rappresenti un passo avanti rispetto al rischio di tariffe più elevate, potrebbe avere ricadute significative, non solo per chi esporta direttamente negli Stati Uniti ma anche per l’intero sistema manifatturiero piemontese e nazionale.
Non solo export diretto: l’effetto domino dei dazi
Limitarsi a considerare l’export diretto verso gli USA rischia di offrire una visione parziale dell’impatto reale. Sono numerosi, infatti, i fattori indiretti da tenere in conto: tra questi l’andamento del cambio euro-dollaro, ma soprattutto i flussi commerciali intraeuropei.
Una parte rilevante dei beni prodotti in Italia viene prima esportata in altri Paesi dell’Unione Europea – come Germania, Francia o Paesi Bassi – dove entra in filiere produttive più complesse (macchinari, automotive, beni di lusso), per poi arrivare come prodotto finale sul mercato statunitense. In questo processo, il valore aggiunto generato in Italia si “nasconde” nelle esportazioni indirette verso gli USA, sfuggendo così alle statistiche ufficiali.
Un esempio emblematico è rappresentato dalla Germania, principale hub di trasformazione e riesportazione. In questo contesto, i dazi USA finiscono per colpire anche chi, pur non esportando direttamente oltre Atlantico, è parte attiva nelle catene globali del valore.
Appello alle istituzioni: competitività a rischio
«Non possiamo permetterci ulteriori ostacoli alla competitività – conclude De Santis – questo nuovo assetto tariffario rischia di tradursi in un colpo proprio per quei settori simbolo del nostro saper fare: gioielleria, occhialeria, macchinari, bevande. Ora è più che mai necessario che l’Ue si concentri su politiche industriali finalizzate ad aumentare la competitività delle aziende e dell’economia europee, a cominciare dalle indispensabili misure per il contenimento dei costi energetici: basti pensare che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea, anche a causa di una eccessiva tassazione in bolletta.»
Il Piemonte del vino guarda al biologico
La viticoltura biologica cresce in Piemonte, trainata da una visione che coniuga qualità, tutela ambientale e identità territoriale.
Nel cuore delle Langhe, una delle regioni vinicole più prestigiose d’Europa, il Piemonte si afferma come terra di innovazione sostenibile. Negli ultimi anni, la viticoltura biologica ha conosciuto una crescita costante: un processo che non si limita alla certificazione, ma si traduce in un cambiamento culturale profondo, capace di coinvolgere aziende, territori e comunità.
Sebbene il biologico continui a rappresentare una produzione di nicchia, oggi rappresenta sempre più una scelta strategica per molte realtà vitivinicole piemontesi che vogliono coniugare eccellenza produttiva e rispetto per l’ambiente, in risposta a consumatori sempre più attenti all’impatto delle proprie scelte. A spingere verso questa direzione è anche un clima sempre più fragile, che rende evidente la necessità di pratiche agricole rigenerative e più rispettose dell’equilibrio naturale.
In questo scenario le cooperative vitivinicole svolgono un ruolo fondamentale, perché mettono a sistema competenze, esperienze e risorse, rendendo possibile il cambiamento anche per le piccole aziende agricole. La cooperazione diventa così un moltiplicatore di consapevolezza, innovazione e impatto positivo sul territorio.
I numeri del vino biologico
Nel corso degli ultimi anni, il biologico ha conquistato sempre più spazio all’interno dei vigneti italiani e piemontesi, e i numeri lo testimoniano in modo chiaro: secondo il report firmato da Sinab e realizzato da Ismea in collaborazione con Ciheam nel 2021, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo a produrre maggiori quantitativi di vino biologico. Con una superficie vitata biologica che, come riportato da FederBio, nel 2025 è arrivata a 133.000 ettari, l’Italia occupa un ruolo di primo piano in questa transizione.
Secondo Nomisma Wine Monitor, in Piemonte i vigneti coltivati a biologico hanno superato nel 2023 i 4.700 ettari, segnando una crescita del +353% rispetto al 2012. In percentuale, si tratta di quasi il 10% della superficie viticola regionale: un numero che dimostra chiaramente che la vitivinicoltura biologica rappresenta ancora una produzione minoritaria, ma che racconta un cambiamento comunque degno di nota.
Accanto a questa crescita produttiva, occorre sottolineare che il mercato si dimostra ricettivo e premiante per i prodotti biologici, il cui apprezzamento è in costante aumento. In particolare nei mercati del Nord Europa e del Canada l’etichettatura biologica non rappresenta più solo un vantaggio, ma è spesso un requisito fondamentale.
Radici che uniscono: vite e cooperazione
Questa trasformazione trova nella cooperazione un supporto fondamentale, che affianca i produttori attraverso formazione, assistenza tecnica e supporto economico per favorire una viticoltura più attenta e sostenibile.
Un esempio emblematico di questo approccio è quello della Cantina Terre del Barolo, storica cooperativa di Castiglione Falletto aderente a Confcooperative Fedagripesca Piemonte, che ha scelto di investire con convinzione nella produzione di vini biologici certificati, coinvolgendo in modo strutturato i propri soci. La cantina produce ogni anno circa 120.000 bottiglie biologiche, tra Barolo, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, vitigni che esprimono pienamente il legame profondo con la Langa e la sua identità. Per questa realtà il biologico non è una moda, ma una scelta seria e consapevole, un modo più coerente per tutelare le risorse naturali e il lavoro dei soci.
Ma nella cooperazione agricola piemontese sono diversi gli esempi di tutela dell’ambiente e del territorio: in Cantina Clavesana, dal 2019 un primo gruppo di soci ha intrapreso il conferimento di uve biologiche per la produzione di Dogliani DOCG, mentre nell’astigiano la Cantina Sociale di Nizza Monferrato produce Barbera d’Asti DOCG e Nizza DOCG biologici. Accanto a questi, la Cantina Sociale Tre Secoli, Terrenostre, Cantina La Maranzana e la Cantina Sociale del Nebbiolo hanno linee produttive certificate biologiche. Altre cooperative, come Produttori di Govone, dispongono invece attualmente della sola certificazione per avviare nel futuro la produzione biologica.
Questi sono solo alcuni esempi dell’attenzione che la filiera cooperativa riserva all’ambiente, al territorio e alle persone. Certo, la vitivinicoltura biologica richiede pazienza, osservazione costante e una formazione continua. Ma è proprio in questo contesto che emerge maggiormente il valore della cooperazione, strumento efficace per affrontare le difficoltà produttive ed economiche, soprattutto nelle annate più critiche e complesse.