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Uncem: da semi ad alberi, senza alberi
Il Corriere della Sera racconta di un tema che ci sta a cuore come Uncem. Il fallimento e la contestazione della componente PNRR sulla forestazione urbana, coordinata dalle Città Metropolitane. Il tema non è solo semi si, alberi no. Nel senso di “non abbiamo piantato alberi”, l’accusa di Bruxelles. Era scontato non lo potessimo fare, non avendo alberelli, ovvero “materiale di moltiplicazione” (che doveva essere prodotto e consegnato ai vivai forestali – deboli e inesistenti in Italia – come dal 1952, dai Carabinieri Forestali, oggi COFA… con altri Carabinieri che poi hanno fatto i controlli scoprendo il problemi). Il vero punto di sta questa sugli alberi non piantati e finora “seme”, è che da dieci anni almeno, tutti parlano di nuove milionate di alberi da piantare. 10, 100, 1miliardo. Per “assorbire co2”, risolvere le problematiche della crisi climatica, si dice. E giù applausi. Milioni e milioni. E noi, ditino alzato per chiedere la parola, con PEFC, FSC, Legambiente, Alberitalia, Conaf a provare a dire che, in Italia “non abbiamo alberi” da piantare, che non abbiamo vivai forestali, che il “materiale da moltiplicazione” non è mai stato prodotto, che si è investito niente su questo fronte per cinquant’anni, che c’è una legge statale moderna e bellissima sulle foreste da applicare e che di demagogia moriremo. Perché il PNRR doveva avere 1 miliardo di euro per le foreste montane, 12 milioni di ettari di foreste in aumento, saltati nel 2021 per banali scontri politici nel governo di allora. Poi qualcuno ha pensato di dire che saremmo stati bravi come Paese investendo su nuovi alberi. E così è partito il meccanismo e il bando, malscritto, sulle foreste urbane. Da piantare in spazi da ricavare. Facile. Bello, stupendo. Senza alberi da piantare. Dimenticandoci che il bosco in Italia aumenta non poco, invade il prato-pascolo e i paesi ove la popolazione si riduce, e che piantare alberi è solo una parte delle tante cose da fare e finanziare ai sensi della Strategia forestale nazionale. È solo un pezzo, piantare alberi che oggi non abbiamo, di un programma più ampio! Ma si è preferito agire di pancia, con milioni di alberi annunciati che non ci sarebbero mai potuti essere. E Uncem lo aveva detto, scritto, ma serve a poco oggi ribadirlo. Si è agito e scritto il PNRR senza ascoltare Davide, Antonio, Alessandra, Marco…, e quelli bravi, ma davvero bravi (si pensi alla ottima Fondazione Alberitalia) che avevano già messo tutti in guardia. Ora ci ritroviamo i semi. E le paginate dei giornali. Importanti, ma con i semi e senza vivai forestali. Con la necessità di una vera politica forestale, peraltro scritta e solo da attuare con i soggetti giusti.
Uncem
Il Pil, questo sconosciuto
Tutti ne sentono parlare, pochi lo conoscono, nessuno sa come si calcola. Parliamo del PIL, questa sigla assurta a bussola di economia, finanza, politica, intorno alla quale si discute, si formulano strategie, si determinano le sorti di un Paese.
Ricordiamo che il PIL (Prodotto Interno Lordo) è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un Paese in un dato periodo di tempo.
Chiariamo i vari termini.
I beni e i servizi che entrano nel PIL sono valutati al valore di mercato, cioè ai prezzi a cui sono venduti.
I prodotti considerati sono quelli finali, cioè quelli venduti e consumati. Se una lamiera d’acciaio è utilizzata per fabbricare un’auto, non viene conteggiato il suo valore ma quello dell’auto.
E valgono solo i beni prodotti, non quelli venduti (ad esempio valgono le auto nuove di fabbrica, non quelle usate).
Detto così, sembra facile; e sui libri di economia è scritto così.
Ma dal dire al fare, come insegna un vecchio proverbio, c’è di mezzo il mare.
Tra la formulazione teorica del PIL e la sua misurazione pratica c’è l’ostacolo di come calcolare, di cosa calcolare, di dove reperire i dati.
L’immane compito è stato affidato ad un ente pubblico, l’ISTAT, delegato a tutte le rilevazioni statistiche nazionali, tanto che sulla facciata della sede dell’Istat si legge la scritta: “numerus rerum omnium nodus”, ovvero i numeri sono il fulcro di ogni cosa.
Per la produzione industriale o agricola, in teoria nessun problema: si prende il fatturato di tutte le aziende, si sottraggono i costi di approvvigionamento delle materie prime ed il valore è pronto.
Ma è evidente che, per quanto la metodologia sia “rigorosa” (ed infatti è sottoposta a precise procedure, omogeneizzate a livello europeo, per facilitare i confronti), è pur sempre frutto in gran parte di stime o, come dicono i suoi detrattori, di calcoli “ad occhio”.
Facciamoci qualche domanda: come si fa a determinare con esattezza il valore della produzione di centinaia di migliaia di unità produttive e come si fa ad essere certi della “depurazione” dei vari passaggi da un’azienda a un’altra? Pur con tutta la raffinatezza statistica e la potenza dei sistemi informatici, è impossibile considerare quanto viene prodotto in un mese in Italia
E ancora: siccome dal 2014 nel calcolo del PIL sono state inserite anche stime del fatturato prodotto da attività illegali (traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, contrabbando di sigarette ed alcolici sulla base di una decisione delle autorità internazionali che regolano le statistiche), il dato diventa ancor più impalpabile e difficilmente quantificabile. Quanto produce veramente la cosiddetta “economia sommersa” che, per sua natura, non emette fatture e non contabilizza nulla? Al momento del suo inserimento ufficiale nel PIL, il sommerso è stato stimato pari ad un valore di 187 miliardi (11% circa del valore “ufficiale”), mentre droga, prostituzione e contrabbando varrebbero circa 15,5 miliardi di euro.
Ma vi sono altri problemi.
Una parte consistente del PIL è dato dalla Pubblica amministrazione per la quale, in via semplificata, si considera “reddito prodotto” la somma degli stipendi pagati. Quindi se, per assurdo (ma non tanto, data la massa enorme di dipendenti pubblici…), tutti gli italiani fossero assunti dallo Stato per timbrare pratiche, passare carte, rilasciare carte d’identità, ecc. il PIL crescerebbe ad ogni rinnovo contrattuale; ma, ovviamente, senza produrre nulla!
Insomma, quando si legge che “il PIL è cresciuto dell’1,5%” oppure che “il PIL è cresciuto del 2,5%” bisogna fare un atto di fede.
E che il PIL sia un’entità “manovrabile” lo ha dimostrato clamorosamente un fatto avvenuto una trentina d’anni fa.
Era allora presidente del consiglio Bettino Craxi, che un giorno pensò bene di sollecitare una revisione dei meccanismi di calcolo del prodotto interno lordo. Risultato della “pressione”: l’Istat effettuò una rivalutazione del 17% che valse al nostro Paese la possibilità di «sorpassare» l’economia inglese.
E per finire parliamo dell’effettiva importanza del PIL per quantificare la capacità produttiva di un Paese e, indirettamente, il suo benessere. Su questo tema è d’obbligo citare Robert Kennedy, che in un celebre discorso alla Kansas University nel lontano 1968 affermò che “Non possiamo misurare i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro istruzione e della gioia dei loro momenti di svago. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta”.
E’ per questo che negli ultimi tempi si sono sviluppati altri indicatori, come il GPI (Genuine Progress Indicator, o “indicatore del progresso reale”) che misura la qualità della vita, oppure il FIL (Felicità nazionale lorda).
Quest’ultimo indice è interessante perché non è solo teorico, ma pratico, in quanto adottato dal Bhutan (un regno minuscolo sulle pendici dell’Himalaya, grande come la Svizzera ed abitato da una popolazione pari a quella di Bologna), che ha da anni ripudiato il PIL. Il nuovo indice si calcola attraverso 33 indicatori che hanno lo scopo di indagare la felicità individuale in nove aree, (lo standard di vita, la salute e l’educazione, l’uso del tempo, eccetera).
Gli abitanti del Bhutan forse non sono ricchi, ma sicuramente sono felici; e se anche noi provassimo a calcolare il FIL ed a smettere di correre dietro ai profitti, ai mercati finanziari, alla voracità di denaro per soddisfare bisogni inutili?
Chi volesse approfondire il tema può leggere il libro FINANZA ED ETICA: DIAVOLO ED ACQUA SANTA?, Amazon libri Codice ASIN: B09TDW5JLQ, euro 10
Gianluigi De Marchi
IL TURISMO INDIVIDUALE TRAINA LE VISITE GUIDATE. PIENONE CONCENTRATO NEL WEEK END
Maria Luisa Coppa, Presidente Ascom Torino: «Il nostro progetto di legare a doppio filo turismo e commercio si stia rivelando vincente». Soddisfatte le categorie legate al turismo e alla ristorazione.
Attese anche per i ponti del 25 aprile e 1° maggio.
Sarà una Pasqua all’insegna del segno positivo per il commercio e il turismo a Torino. Lo affermaAscom Confcommercio Torino e provincia, analizzando le prenotazioni di alberghi, visite guidate, ristoranti e pasticcerie. Buone anche le attese per il ponte del 25 Aprile.
«Il turismo si conferma un settore centrale dell’economia locale – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa -. Le attività legate alla Pasqua sono tornate ai livelli pre Covid, con una concentrazione evidente nel week end pasquale rispetto alla tradizionale settimana di vacanza di un tempo. Caselle sta facendo numeri estremamente interessanti e i nostri imprenditori sono pronti ad accogliere i turisti con un’offerta di qualità e in continua evoluzione. Siamo soddisfatti di questi risultati, che testimoniano quanto il nostro progetto di legare a doppio filo turismo e commercio si stia rivelando vincente».
ALBERGHI
Prosegue la tendenza positiva delle prenotazioni alberghiere, che nei primi mesi del 2023 ha superato del 2-3% lo stesso periodo del 2019. Allora la Pasqua aveva fatto registrare un’occupazione dell’80-85% e gli albergatori stimano di raggiungere e, forse, superare tale dato. Gli albergatori, soprattutto del centro, prevedono un’ottima occupazione per il prossimo week end, complice anche il bel tempo, che ha favorito cospicue prenotazioni anche per tutto il mese di aprile. «Questo conferma le nostre sensazioni di inizio anno relativamente a un 2023 che potrebbe rivelarsi l’anno della svolta dopo l’emergenza pandemica – evidenzia il presidente di Federalberghi TorinoFabio Borio – con i flussi turistici che tornano a crescere e i turisti che abbandonano il last minute e ricominciano a preferire la programmazione dei viaggi. Torino, inoltre, risulta sempre più attrattiva e ha saputo proporsi, dopo la pandemia, come nuova destinazione turistica italiana grazie anche allo straordinario lavoro di promozione e agli sforzi compiuti dalla Regione, dalla Città, dalla Camera di Commercio e dalle Associazioni di categoria».
RISTORANTI
Pasquetta sold out sia in città sia in provincia per la maggioranza dei ristoranti, mentre, come negli anni passati, il giorno di Pasqua rivela ancora alcuni (pochi) posti liberi. Anche per il 25 Aprile e il 1° maggio le prenotazioni sono già arrivate con previsioni in linea con gli anni passati.
Alcuni ristoratori segnalano un anticipo delle prenotazioni rispetto allo scorso anno e confidano nel bel tempo per irrobustire ulteriormente la tendenza positiva.
«Dobbiamo questo trend positivo – commenta il presidente dei ristoratori Epat Ascom Maurizio Zito – anche all’innalzamento della qualità della proposta nella ristorazione torinese, che dal dopo pandemia si è riscoperta ancora più vigorosa e con tantissima voglia di mettersi in mostra e di posizionare il Piemonte e Torino come una delle zone più interessanti in Italia per la sua tradizione culinaria».
PASTICCERIE
Nonostante l’aumento delle materie prime, che non ha comunque pesato sul prezzo di vendita al pubblico se non in qualche caso,peraltro molto limitato entro il 5% per il cioccolato, le pasticcerie segnalano prenotazioni in linea con gli anni passati. C’è attesa per gli acquisti dell’ultimo momento senza prenotazione: se le previsioni del tempo saranno buone, come paiono essere, la città sarà meno affollata e gli acquisti saranno contenuti, se il tempo volgerà invece al brutto saranno preferiti i pranzi in casa e il dolce diventerà un must irrinunciabile. «La convivialità che si sviluppa intorno al dolce tipico della Pasqua, la colomba – sottolinea il vicepresidente Ascom Epat, il pasticcere Giovanni Dell’Agnese–, ha un valore speciale, anche per il simbolo di pace che porta con sé. Dopo un anno difficile a livello globale e locale le famiglie e le tavolate di amici possono ritrovare un po’ di serenità anche nel taglio di questo dolce straordinario, che la tradizione artigianale torinese e piemontese sa valorizzare grazie alla maestria dei pasticceri, che hanno nelle loro vetrine sia le versioni più classiche sia quelle più elaborate».
CIOCCOLATERIE
Tra i protagonisti tradizionali della Pasqua il cioccolato continua ad essere tra gli acquisti preferiti dai torinesi. Come in altri settori le prenotazioni quest’anno sono state più a ridosso delle festività, ma la produzione di uova e cioccolatini è in linea con quella del 2022 seppur in un arco di tempo più intenso e rapido. Molto bene le vendite on-line per i cioccolatieri che si sono dotati di e-commerce. Oltre alle versioni tradizionali delle uova sono apprezzate anche le interpretazioni, con una predilezione per decorazioni e arricchimenti al pistacchio.
VISITE GUIDATE E VIAGGI
In un contesto nazionale che vede oltre 16 milioni gli italiani pronti a partire per le vacanze di Pasqua, con destinazioni all’interno della propria regione per il 50% e una spesa pro-capite di circa 400 euro, mentre, altri 8,2 milioni di italiani viaggeranno durante il ponte del 25 Aprile con una spesa di circa 360 euro a testa (dati Confcommercio), le agenzie di viaggio torinesi segnalano un trend positivo costante con picchi più alti per la Festa della Liberazione rispetto alla Pasqua per quanto riguarda l’incoming, mentre è più robusto il flusso di piemontesi per le destinazioni fuori regione o fuori Italia. Anche le guide turistiche della GIA, l’associazione della Guide, Interpreti e Accompagnatori turistici del Piemonte aderente ad Ascom Confcommercio, confermano prenotazioni a livello pre-Covid orientate prevalentemente al dopo Pasqua: «Si sta facendo strada la tendenza di viaggiatori singoli, anziché i tradizionali gruppi – sottolinea la presidente delle guide GIA piemontesi Barbara Sapino -, che amano visitare la città con una guida professionista che li accompagni tra i luoghi, i monumenti e i musei più significativi. Numerosi gli stranieri che si stanno appassionando soprattutto all’enogastronomia, all’arte e alla cultura e richiedono la visita a Torino abbinata talvolta alle Langhe e alMonferrato. Da non perdere, proprio a Pasqua, l’esposizione dell’autoritratto di Leonardo, già richiesto da molti turisti e da molti torinesi».
· Declinazione territoriale dell’accordo nazionale tra Confindustria e Intesa Sanpaolo, con focus sul tema della transizione sostenibile e dell’indipendenza energetica delle pmi
· Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il Piemonte si posiziona ai primi posti in Italia per la capacità di innovare, con un ammontare di ricerca e sviluppo pro-capite pari a 723 euro, e per la creazione di valore sul territorio, con un avanzo commerciale di 13 miliardi di euro nel 2022
· Il Centro Studi Confindustria sottolinea come l’accelerazione delle due transizioni, quella digitale e quella ambientale, sia cruciale per il sistema produttivo italiano; in alcuni settori, soprattutto quelli energy intensive, come evidenzia l’incrocio dei dati di produzione industriale e di incidenza dei consumi energetici dello scorso anno, è una priorità assoluta
· Nel 2022 le imprese del territorio hanno reso ulteriormente più efficienti i loro processi produttivi e intensificato l’autoproduzione di energia. Lo scorso anno in Piemonte la produzione da impianti fotovoltaici ha registrato un aumento del 12,2%
Presentata a Torino agli imprenditori piemontesi la declinazione territoriale dell’accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo, nell’ambito di un incontro che ha messo in luce le prospettive economiche del territorio e le leve per la crescita. Siglato nell’ottobre 2021, in una congiuntura economica ancora condizionata dalla pandemia, il protocollo nazionale allora sottoscritto dal Presidente di Confindustria Carlo Bonomi e dal CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, individuava alcuni strumenti utili per affrontare la crisi. Oggi l’Associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi e il Gruppo bancario rafforzano la collaborazione in un contesto diverso, ponendo l’accento sul tema della transizione sostenibile e dell’indipendenza energetica delle pmi.
Ad aprire i lavori, i saluti di Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriali Torino. Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, ha illustrato il percorso congiunto banca-associazione. Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte, e Stefano Cappellari, Direttore Regionale Piemonte Nord, Valle D’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo sono entrati nel merito dell’attuazione territoriale del protocollo, sostenuto da un plafond di 12,5 miliardi di euro nell’ambito dei 150 miliardi stanziati a livello nazionale.
Emanuele Orsini, Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco di Confindustria e Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, si sono confrontati su competitività, innovazione e sostenibilità. Sono i tre driver indicati dal protocollo per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo in coerenza con le linee guida del PNRR, ponendo al centro della collaborazione azioni a supporto delle aziende in ambito di digitalizzazione e innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità.
Il contributo di analisi economica è stato curato da Giovanni Foresti, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.
DICHIARAZIONI
Emanuele Orsini: “Le imprese italiane stanno affrontando uno scenario particolarmente complesso, in cui la principale preoccupazione è legata al forte e repentino rialzo dei tassi, determinato dalla politica monetaria della Bce, che ne peggiora la situazione finanziaria già appesantita dall’ampio ricorso al debito necessario per rispondere alla pandemia e alla crisi su energia e materie prime. In questo scenario sono scoraggiati i nuovi investimenti. Proprio ora che svolgono un ruolo centrale per affrontare la transizione digitale e soprattutto quella sostenibile. Transizioni che rappresentano per le imprese un’imperdibile opportunità di aggiornamento dei modelli di business, e quindi di crescita e aumento di competitività. Il PNRR resta una leva strategica da sfruttare appieno. Inoltre, nel contesto della delega fiscale, sarà essenziale puntare su una riforma che favorisca gli investimenti qualificati e la patrimonializzazione delle imprese. Il lavoro fatto in questi ultimi anni – ribadito con l’accordo siglato nell’ottobre 2021 da Bonomi e Messina – è strategico e ha anticipato le tendenze in atto, mettendo a disposizione delle imprese un set integrato di misure per sostenerne la liquidità e per consentire loro di guardare al futuro, stimolando gli investimenti che consentiranno di affrontare le transizioni da protagonisti”.
Stefano Barrese: “L’azione congiunta con Confindustria si coniuga al nostro impegno complessivo ad attivare erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120 destinati alle PMI nell’arco del PNRR. Il percorso che le nostre imprese devono intraprendere verso la transizione ecologica, energetica ed ambientale è reso più complesso dal contesto di volatilità sul mercato delle materie prime e dalle diverse crisi che abbiamo visto susseguirsi in questi anni difficili. Tuttavia, l’obiettivo prioritario è assicurare alle PMI tutto il supporto necessario per affrontare questo percorso con strumenti adeguati messi in campo grazie al patto fra banca, associazioni di categoria e non ultimo il settore pubblico. Riconfermiamo oggi la disponibilità nell’ambito dell’accordo con Confindustria di 12,5 miliardi di euro per le imprese piemontesi e rinnoviamo altresì l’impegno ad incentivare programmi di transizione verso un’economia più sostenibile e di autonomia energetica, offrendo alle imprese consulenza per l’autovalutazione green, nonché strumenti finanziari per arginare il rischio di ulteriori aumenti del costo delle forniture con le necessarie coperture“.
Marco Gay: “A tre anni dal lockdown e ad uno dall’inizio del conflitto russo-ucraino, il Pil del nostro Piemonte è tornato ai livelli pre-pandemia. Ciò è avvenuto anche grazie a strumenti come quello che presentiamo oggi, che hanno aiutato a sostenere le esigenze delle imprese di ogni dimensione. Il ruolo delle Pmi nella nostra economia è sempre più centrale, anche nella capacità di innovazione, attrazione e sviluppo dell’export. Poter accompagnare la transizione tecnologica e ambientale, sostenendo gli investimenti e il ruolo delle filiere, è una leva per lo sviluppo e la crescita nel medio e lungo termine“.
Giorgio Marsiaj: “L’obiettivo di questo accordo tra Intesa Sanpaolo e Confindustria è esattamente ciò che serve a noi imprenditori non solo per ripartire, ma per far crescere le nostre imprese. Le nuove regole richiedono alle banche di includere la valutazione dei rischi ESG delle imprese nei loro processi di concessione e monitoraggio del credito. Ciò determina soprattutto una forte pressione sulla disclosure delle informazioni da parte delle imprese, tenute a fornire informazioni al mercato e agli stakeholder sul livello di sostenibilità della loro catena di fornitura. Riteniamo che avere standard di rendicontazione allineati a livello internazionale e semplificati per le PMI sia utile per il Sistema e concorra a creare lavoro in Piemonte come in tutto il nostro Paese. È un aspetto fondamentale per rendere sostenibile l’intero sistema economico e sociale”.
Anna Roscio: “La nuova sfida per le imprese si gioca intorno alla sostenibilità nel suo senso più ampio ossia ambientale, sociale e di governance. Con oltre 1,2 milioni di imprese clienti dalle micro realtà fino a quelle con 350 milioni di fatturato, di cui quasi 100.000 in Piemonte, sosteniamo investimenti in digitalizzazione, innovazione, trasferimento tecnologico, transizione ambientale ed energetica, anche grazie alle garanzie pubbliche di Sace e alle provviste Bei. Le risorse del PNRR sono una grande chance e attraverso la nostra piattaforma Incent Now, aziende grandi e piccole possono individuare i bandi più adatti e accedervi con la nostra consulenza”.
Stefano Cappellari: “La lunga collaborazione con Confindustria ci ha portati a sviluppare un confronto con il tessuto produttivo che è stato determinante per rispondere alle reali esigenze delle imprese e del territorio. Intesa Sanpaolo vuole essere vicina alle imprese non solo con il credito, ma anche individuando le migliori soluzioni per la crescita, in un’ottica di filiera che coinvolga anche le piccole. Il Piemonte ha molti punti di forza. Lo testimonia il forte aumento delle esportazioni che sono passate da 38 miliardi di euro nel 2008 a quasi 60 miliardi di euro nel 2022. Nella Regione c’è una consolidata rete di filiere, impegnate tra l’altro in un positivo sforzo per accorciare le distanze nella catena di fornitura. Alcuni settori, quali la meccanica, il food, l’aerospazio sono in crescita ed hanno superato i valori pre-Covid. L’automotive, che sta attraversando una storica transizione tecnologica, con le migliaia di posti di lavoro che rappresenta, è un settore strategico: vogliamo restare al fianco delle imprese che ne scriveranno il nuovo capitolo in una sfida da affrontare assieme“.
IL SISTEMA PRODUTTIVO DEL PIEMONTE
A cura della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo
Il 2022 è stato un anno positivo per l’economia italiana che ha registrato una crescita significativa del PIL (+3,8%), un risultato superiore alla media dell’Area Euro, raggiunto grazie al rimbalzo del turismo (il fatturato del settore a prezzi correnti è già oltre i livelli pre-covid), al traino delle costruzioni (sostenute dai generosi incentivi alle ristrutturazioni) e alla buona evoluzione dell’industria manifatturiera. Le prospettive per l’anno in corso sono positive, seppure in un contesto di rallentamento: il turismo potrà crescere grazie al ritorno dei viaggiatori extra-europei, mentre la manifattura potrà contare su una ritrovata competitività, forte di un’alta diversificazione, di filiere ramificate a livello locale e di un’accelerazione degli investimenti. Tra il 2016 e il 2022 gli investimenti italiani in macchinari, ICT, R&S e software sono aumentati del 20,7%. Nello stesso periodo in Germania l’aumento è stato pari al 7,5%. Un contributo importante è venuto dal Piano nazionale industria 4.0 che ha consentito all’Italia di invertire il trend precedente.
Le previsioni per il 2023 sono positive anche per il Piemonte, che in ambito italiano si distingue per innovazione e internazionalizzazione. Si posiziona, infatti, al secondo posto per R&S pro-capite (pari a 723 euro), poco alle spalle dell’Emilia Romagna. Primeggia poi per propensione all’export, grazie alla sua elevata vocazione industriale. Il Piemonte può contare su un ricco tessuto di piccole imprese che lavorano in filiera con imprese capofila di medie e grandi dimensioni, spesso localizzate in distretti industriali (Intesa Sanpaolo ne ha mappati dodici). Nella regione sono poi attivi due poli tecnologici, l’ICT di Torino e il polo aerospaziale del Piemonte. Questo ricco tessuto produttivo mostra un’alta capacità di creare valore sul territorio: l’avanzo commerciale, ovvero la differenza tra export e import, nel 2022 è stato pari a 13 miliardi di euro. Le esportazioni sono passate da 38 miliardi di euro nel 2008 a 59 miliardi nel 2022. Lo scorso anno si è registrata una crescita del 18,5%. Il contributo maggiore è giunto da automotive (+36,6%), chimica (+28%), prodotti alimentari (+18,5%) e meccanica (+11,3%), che insieme rappresentano il 55% delle esportazioni piemontesi.
Il complesso e incerto scenario esterno rende ancora più urgenti gli interventi in efficienza, green, tecnologia e innovazione, capitale umano e inclusione sociale. Si tratta di temi tra loro strettamente connessi che richiedono un forte impegno sul fronte ESG. Il Piemonte già oggi si distingue in ambito italiano. Nel 2022 le imprese del territorio hanno efficientato ulteriormente i loro processi produttivi e intensificato l’autoproduzione di energia. Lo scorso anno in Piemonte la produzione da impianti fotovoltaici è stata pari a 2.144 GWh (il 7,6% del totale), in aumento del 12,2%.
Il successo della twin transition, green e digitale, passa anche dalla valorizzazione del capitale umano, attraverso l’inserimento in azienda di giovani con elevate competenze, il potenziamento e la riqualificazione del personale. L’ingresso dei giovani nel board aziendale si traduce molto spesso in un rafforzamento dell’impegno in innovazione e attenzione all’ambiente: tra le imprese fondate prima del 1980 il numero di brevetti ogni 100 imprese è pari a 180; ci si ferma a 34 tra le imprese senza giovani; lo stesso vale per le certificazioni ambientali. Su questo fronte i margini di miglioramento sono notevoli anche in Piemonte, dove solo il 15,9% delle imprese manifatturiere ha under quarantenni all’interno dei board.
I CONTENUTI DELL’ACCORDO
La collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confindustria ha una storia più che decennale. Nata da un’interpretazione sinergica e condivisa del rapporto tra banca e impresa, si è rafforzata nel corso degli ultimi anni. A partire dal 2009, infatti, sono stati sottoscritti una serie di accordi improntati a una visione di politica industriale di ampio respiro, finalizzati a rendere la finanza e il credito componenti strategiche al servizio della competitività del mondo imprenditoriale. Sono stati declinati e condivisi temi cruciali quali: internazionalizzazione, sostegno alle filiere produttive, investimenti in ricerca e innovazione, valorizzazione degli aspetti qualitativi del credito. Queste iniziative congiunte hanno consentito di supportare decine di migliaia di imprese e pmi con credito per oltre 200 miliardi di euro, affiancandole nelle fasi più critiche di uno scenario economico in continua evoluzione.
L’attuale accordo, della durata di 3 anni, è stato firmato il 18 ottobre 2021 da Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria e da Carlo Messina, Consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo.
· Digitalizzazione e innovazione
Per affrontare la transizione digitale e garantire una crescita sostenibile e duratura, Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle imprese strumenti e programmi per migliorare i processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e metodologie. Nell’ambito dell’accordo, è centrale l’impegno a supportare i nuovi investimenti, così come la consulenza per cogliere i benefici offerti dal piano Transizione 4.0 della Legge di Bilancio 2021.
· Sostenibilità
Intesa Sanpaolo e Confindustria intendono imprimere massimo impulso e sostegno ai processi di transizione delle imprese verso un’economia digitalizzata e green per renderle sostenibili e resilienti, agevolando l’adozione di strategie di crescita fondate sulla sostenibilità e sull’evoluzione verso il modello della circular economy. In particolare, Intesa Sanpaolo ha attivato un plafond per i nuovi S-Loans, una linea specifica di finanziamenti sostenibili, che si affianca a quello destinato agli investimenti in circular economy.
· Rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale
Per accompagnare le imprese in questa fase di ripresa e di rilancio economico è essenziale individuare nuovi strumenti che favoriscano una prospettiva di medio-lungo periodo, in grado di contribuire alla ricostituzione progressiva dei cash flow e a promuovere la patrimonializzazione e il rafforzamento della struttura finanziaria dell’impresa. Un obiettivo che l’accordo si propone di centrare favorendo la diffusione di una cultura aziendale più attenta alla diversificazione delle fonti finanziarie e al corretto bilanciamento tra debito e capitale di rischio, attraverso la valorizzazione delle coperture pubbliche.
· Valorizzazione del ruolo delle filiere
L’accordo dà seguito anche alla collaborazione già avviata con Confindustria nell’ambito del programma “Sviluppo Filiere” di Intesa Sanpaolo, che sarà esteso a nuovi comparti produttivi garantendo lo sviluppo sostenibile, inclusivo e d’eccellenza, per incrementare occupazione e investimenti. In un mercato e in un contesto di rilancio come quello attuale, il rapporto di filiera può diventare uno straordinario moltiplicatore e facilitatore per l’accesso al credito da parte delle imprese minori, facendo leva sulla forza e solidità dei champion del made in Italy e del loro merito di credito, di cui possono beneficiare tutti i fornitori. Dall’avvio del programma nel 2015, Intesa Sanpaolo ha sostenuto 837 filiere, coinvolgendo circa 20 mila fornitori con un giro d’affari complessivo di quasi 100 miliardi di euro.
Infine, Intesa Sanpaolo e Confindustria riconoscono la rilevanza delle capacità manageriali e delle competenze dei dipendenti come fattori di successo determinanti per la competitività delle imprese e si impegnano ad adottare e promuovere azioni a sostegno dell’occupazione, della formazione e della continuità aziendale, in particolare della gestione del passaggio generazionale, incentivando l’imprenditoria femminile e lo smart working.
Nel primo trimestre del 2023 in casa Stellantis si registra un’inversione di tendenza rispetto al primo trimestre del 2022, con un incremento della produzione del 4,8%. Per auto e furgoni commerciali sono 188.910 le unità prodotte. La produzione di auto registra un +11,9% (138.210), i veicoli commerciali segnano un calo del 10,6% (circa 6.000 in meno). Ciò è dovuto secondo la Fim CISL allo stop produttivo per mancanza di materiali. A confronto con il periodo pre-covid, 2019, per le auto si evidenzia una crescita di circa 2000 unità (+1,4%), mentre i veicoli commerciali (-29%) segnano in negativo la produzione complessiva. La situazione forniture sta migliorando con i lanci produttivi a pieno regime, e potrebbe far salire le produzioni ai livelli del periodo pre-covid.
Si tratta di un nuovo percorso di alta formazione per preparare i neo ingegneri ad affrontare le sfide cruciali della produzione di acciai speciali di alta qualità, con processi digitalizzati e sostenibili
Gli ingegneri del futuro sono chiamati ad affrontare le sfide cruciali della produzione di acciai speciali di alta qualità che necessitano di processi sempre più digitalizzati e standardizzati verso nuove tecnologie sostenibili. Per fornire una preparazione di altissimo livello in questo campo, con contenuti e modalità innovative, l’azienda Cogne Acciai Speciali e il Politecnico di Torino hanno stretto un accordo per attivare un nuovo percorso di alta formazione.
Il progetto prevede l’assunzione in Cogne Acciai Speciali con contratto di Apprendistato di Alta Formazione e Ricerca, con la relativa partecipazione al Master universitario realizzato dal Politecnico di Torino. L’obiettivo del progetto è formare competenze professionali specialistiche legate al contesto siderurgico e destinate a posizioni di responsabilità.
Il master universitario di II livello in Metallurgia 4.0: gestione di processi, tecnologie e innovazione sostenibile è un percorso formativo che deve confrontarsi con le conoscenze interdisciplinari necessarie per operare in un contesto di transizione tecnologica ed energetica e affrontare quindi argomenti quali l’impatto ambientale, l’approvvigionamento e utilizzo delle materie prime e l’efficientamento e il controllo delle strutture di costo.
La proposta si articola in un percorso formativo strategico, in cui si alternano formazione tecnica in aula e formazione on the job nelle diverse aree aziendali, quale opportunità di acquisire progressivamente le abilità spendibili in ruoli tecnici e gestionali legati a nuove Tecnologie, Manutenzione, Qualità, Ambiente e Sicurezza. Al termine del percorso il ruolo per il quale si risulterà formati sarà quello di STEEL INDUSTRY ENGINEER.
“L’Azienda si trova oggi in una fase di espansione per la quale acquisizione tecnologica e transizione sostenibile sono fattori imprescindibili, che devono essere patrimonio di coloro che operano in Cogne Acciai Speciali oggi e di coloro che contribuiranno, nel prossimo futuro, a tracciare un nuovo percorso di sviluppo dell’Azienda. Il passaggio necessario è quindi mettere in campo un onboarding di giovani laureati con una formazione ingegneristica e scientifica trasversale, al fine di inserirli in ruoli tecnici strategici e favorire la loro crescita professionale – dichiara l’Amministratore Delegato di Cogne Acciai Speciali Massimiliano Burelli – È su questi presupposti che ci siamo nuovamente confrontati con il Politecnico di Torino e abbiamo strutturato il master, che è una seconda esperienza di alta formazione per l’Azienda. Nel 2008 infatti la Cogne Acciai Speciali accese un percorso formativo similare che fu seguito da 10 neoingegneri. Otto di questi sono ancora oggi in Azienda e ricoprono ruoli strategici e di responsabilità. Nell’ambito del progetto avviato con il Politecnico, l’Azienda si è riservata alcuni posti per inserire all’interno del Master elementi che operano già all’interno di Cogne Acciai Speciali e che crediamo possano essere valorizzati acquisendo nuove competenze. Anche per dar seguito a quella politica di attenzione al patrimonio delle risorse umane che crediamo sia elemento di distinguo e di orgoglio per la nostra azienda.
La realizzazione del progetto – conclude l’AD Massimiliano Burelli – si inserisce nella realtà della Cogne Academy, un universo formativo che si fonda sul contributo professionale di competenze interne in abbinamento ad esperti esterni, scelti in base al percorso didattico e all’esigenza dell’implementazione dell’organico dell’Azienda. A tutti i protagonisti della Cogne Academy, e in particolare ai colleghi, voglio rivolgere un sentito ringraziamento. Non soltanto per l’impegno ma soprattutto per l’entusiasmo con il quale “prestano” la loro esperienza e il loro sapere a beneficio di coloro che vogliono entrare e crescere nel mondo Cogne”.
“La progettazione di questo Master è stata condotta in stretta collaborazione tra il nostro Politecnico e la Cogne Acciai Speciali – spiega il professor Daniel Ugues del Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia-DISAT del Politecnico di Torino, coordinatore scientifico del master – Questo approccio è stato utilizzato al fine di favorire, affianco al consolidamento delle basi teoriche sulle discipline ingegneristiche di interesse per l’azienda, un contemporaneo arricchimento di competenze sulle migliori tecnologie e pratiche industriali attualmente in uso o in potenziale implementazione nel prossimo futuro. Sono particolarmente contento del percorso che abbiamo costruito, in quanto ritengo rappresenti per i laureati ingegneri un’ottima opportunità di formazione di alto livello e di occupazione, per la Cogne Acciai Speciali di poter crescere professionisti di alto profilo e per tutti noi docenti del Politecnico di Torino di avere un’importante occasione di confronto con una delle più importanti realtà aziendali nazionali. Infine, da Metallurgista posso affermare che il Master rappresenta un’ottima opportunità per dimostrare, una volta di più, che la Metallurgia è non solo uno dei settori industriali trainanti del nostro paese, ma anche un settore tra i più attenti alle sfide tecnologiche e ambientali poste dalla Rivoluzione Industriale 4.0”.
Antifemo (IT) e Ambri (USA)
Oltre 100 le start up e le PMI innovative che hanno partecipato al contest di Iren dedicato all’economia circolare
Più di 100 tra start up e PMI innovative hanno preso parte alla III edizione di Iren Startup Award, il contest organizzato dal Gruppo Iren dedicato all’innovazione per la promozione di un modello di economia circolare e sostenibile, che si è volto oggi a Torino presso il Museo Nazionale del Risorgimento.
Il premio è stato assegnato ad Antifemo, startup italiana che ha sviluppato un processo di compostaggio rapido avanzato per la trasformazione di fanghi e scarti organici in fertilizzanti o combustibile solido secondario, e la statunitense Ambri, che ha presentato innovative batterie a metallo liquido per lo stoccaggio di energia.
I due progetti vincitori riceveranno 15 mila euro di premio e la possibilità di avviare una collaborazione con il Gruppo Iren sul piano della sperimentazione, industriale o commerciale, del concept.
La premiazione fa seguito alla realizzazione di una Call4Circular, promossa da Iren insieme al Circular Economy Lab, partnership tra Intesa Sanpaolo Innovation Center e Cariplo Factory: la call, il cui scouting è durato circa due mesi, si è concentrata in particolare nell’individuare quei progetti che potessero efficientare e ottimizzare il meccanismo di riciclo di flussi di materia, contribuire allo sviluppo delle nuove filiere (come terre rare, RAEE, metalli preziosi), o valorizzare i sistemi di gestione delle acque reflue e dei fanghi di depurazione. L’idrogeno e le tecnologie di accumulo sono altre due tematiche al centro di tantissimi idee e progetti aderenti.
La Call4Circular ha permesso inoltre di individuare il vincitore del Circular Economy Award, un premio CE messo a disposizione dal CE Lab/Intesa Sanpaolo Innovation Center, assegnato a InSensus Project, startup italiana che ha sviluppato un set di sensori per numerose applicazioni, tra i quali SuperMicron, sensore brevettato per analizzare in tempo reale urti, deformazioni, anomalie e variazioni di pressione nelle tubature. Il premio, grazie alla forte storica partnership strategica di Intesa Sanpaolo con la Ellen MacArthur Foundation, permetterà al vincitore di unirsi alla community e al Circular Startup Index della Fondazione.
L’Iren Startup Award ha raggiunto già alla III edizione un respiro internazionale: solamente il 55% delle start up e PMI aderenti è italiano. Hanno partecipato infatti realtà da tutta Europa (Gran Bretagna, la Germania, Lussemburgo, Olanda e Svezia) e anche dal resto del mondo. Il 5% dei progetti proviene da realtà israeliane, il 10% dall’Asia e Oceania.
“Dentro una bottiglia di vino c’è un territorio, una storia famigliare, una tradizione; tutto intorno, il turismo”. Questo il commento di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte a margine del successo dei vini piemontesi alla 55 edizione del Vinitaly, conclusasi ieri a Verona.
Una selezione delle migliori etichette del territorio piemontese è stata protagonista all’interno della Galleria delle Regioni, lo spazio allestito da Confagricoltura nello stand H di Verona Fiere. I vini provenienti delle sei provincie piemontesi, a rotazione, hanno rappresentato tutte le denominazioni tutelate e riconosciute a livello nazionale: complessivamente 18 vini a Denominazione di origine controllata e garantita e 41 denominazioni di origine controllata DOC hanno mostrato ai visitatori le caratteristiche orografiche dei territori di origine e le proprie peculiarità organolettiche.
“Il Piemonte, con una superficie vitata di 48.000 ettari, di cui il 43% situata in montagna, il 30% in collina e il 27% in pianura – prosegue Allasia – offre eccellenze enogastronomiche riconosciute a livello internazionale; i nostri vitivinicoltori hanno saputo affrontare e superare, grazie alla qualità dei loro prodotti, la riduzione delle esportazioni durante il Covid, trovandosi oggi ad essere il primo comparto nella bilancia dell’esportazione del nostro Paese”.
Confagricoltura ha però sottolineato il fatto che il settore deve purtroppo oggi fronteggiare gli attacchi di chi in Europa vuole imporre al vino etichette analoghe a quelle dei pacchetti di sigarette, anche da sempre in Italia ne viene promosso un consumo consapevole e responsabile.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte, nel concludere la sua visita al Vinitaly, ha fatto rilevare alcune rilevanti criticità che toccano nel vivo le aziende piemontesi, ovvero l’applicabilità della proposta di regolamento sugli imballaggi e la mancanza di manodopera specializzata nelle campagne: “Insieme con Federvini, chiediamo che il vino sia escluso dal regolamento che prevede dal 1° gennaio 2030 l’obbligo del riuso delle bottiglie e il contenimento del loro peso e volume” conclude Allasia: “Il Decreto flussi che ha assegnato una quota insufficiente alle Associazioni datoriali mette a rischio non solo le operazioni colturali di routine ma anche la vendemmia del prossimo autunno. Auspichiamo quindi che venga emanato al più presto un nuovo provvedimento per integrare la quota di lavoratori da qui a ottobre”.
Pasqua e Pasquetta in agriturismo diventa un classico del turismo anche per Torino e provincia. Dalla fine del lockdown con l’esplosione del turismo interno italiano e l’inaspettata riscoperta del turismo di prossimità si registra il boom dei soggiorni nelle aziende agrituristiche soprattutto nelle vacanze pasquali e nei ponti primaverili.
Così, anche per questo lungo ponte di Pasqua si assiste al tutto esaurito nei 146 agriturismi della provincia di Torino: sold out per i circa 6.000 posti a tavola nei ristoranti annessi alle aziende agricole ma anche per i 126 posti letto.
Tra i piatti più gettonati ci sono gli antipasti classici piemontesi, la polenta concia o con spezzatino di selvaggina, la ricca varietà piemontese di pasta fresca lunga o ripiena (tajarin e agnolotti in testa), le carni di agnello e capretto, le torte salate con verdure e le preparazioni con erbe selvatiche e uova fresche.
Secondo Jacopo Barone, presidente di Terranostra Torino, l’associazione che raccoglie le 50 aziende agrituristiche del Torinese che aderiscono a Campagna Amica «i turisti prenotano nei nostri agriturismi perché sono parte di quegli stessi territori che vogliono scoprire e vivere ma anche perché permettono di visitare Torino pur dormendo in campagna e in montagna». Dunque pernottamenti, cene e colazioni nel silenzio dei boschi e dei campi ma giornate passate a visitare Torino. «Però la maggior parte sceglie gli agriturismi per soggiorni che mettano insieme cultura e arte ma anche natura e forma fisica. Chi dorme in agriturismo passa la giornata a visitare luoghi ricchi di storia e di bellezze artistiche oppure sale sulla mountain bike o imbocca un sentiero per un trekking».
Un’offerta di soggiorno che non può prescindere dal territorio e che è intimamente legata alle produzioni agricole e alla tradizione enogastronomica. «I nostri cuochi cucinano sempre piatti locali, magari reinventati, ma sempre ancorati alla nostra terra. I vini sono i vini locali delle colline e delle valli, spesso ancora sconosciuti al grande pubblico; oppure sono i grandi vini del Piemonte. Un piacere enogastronomico condito di atmosfere familiari e agricole, dove i bambini possono vedere gli animali e correre nei prati e dove gli adulti possono rilassarsi e ricaricarsi».
La scelta degli agriturismi è una tendenza nazionale che da anni si registra nel Centro-Sud. Infatti, sono oltre mezzo milione le presenze dei vacanzieri italiani che hanno scelto di alloggiare negli agriturismi nel weekend di Pasqua spinti dalla voglia di stare all’aria aperta alla ricerca del buon cibo. È quanto emerge da una stima di Coldiretti per le vacanze di Pasqua con la previsione di quasi 12 milioni di italiani in viaggio,
Sulla base delle indicazioni di Campagna Amica a far scegliere una delle 25.400 aziende agrituristiche italiane è anche la spinta verso un turismo tutto Made in Italy di prossimità, “sostenibile” in termini di costi, distanze e rispetto del proprio benessere. Un trend che vede protagonista la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness.
Per scegliere l’agriturismo giusto il consiglio è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www.campagnamica.itdove è possibile confrontare le diverse offerte.