ECONOMIA- Pagina 108

Piemonte: nuovo contratto per i forestali

Firmato da Regione Piemonte e FAI CISL-FLAI CGIL-UILA UIL un accordo che completa un percorso di valorizzazione del ruolo dei  lavoratori forestali, operai e impiegati.

La Regione Piemonte, d’intesa con le organizzazioni sindacali FAI, FLAI, UILA, ha deciso di intervenire in maniera sostanziale sull’articolazione del comparto che si occupa di lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria.

Azioni che, seppur diversificate, hanno l’unico obiettivo di rendere maggiormente efficiente il servizio grazie ad un riconoscimento anche normativo della figura dell’operaio forestale parificandolo ad un dipendente regionale, pur mantenendo le sue specificità.

In questo senso si devono leggere le norme che riconoscono un’indennità, una tantum, di 700 eurociascuno per contrastare l’inflazione così come ricevuto dai dipendenti regionali nel 2023 e la sottoscrizione del nuovo contratto che prevede istituti simili. Vi sarà, inoltre, un migliore riconoscimento delle specifiche professionalità dei forestali, legato ad un aumento salariale che riconosce la peculiarità del loro lavoro.

La decorrenza salariale parte dal 1° gennaio 2023 con il riconoscimento degli arretrati. Contestualmente, per potenziare ulteriormente le attività sul territorio, è stato predisposto un forte rinnovo del parco mezzi ed attrezzature forestali: sono in consegna 19 pick-up e12 autocarri che si aggiungono ai 3 autocarri consegnati di recente, mentre è in fase di perfezionamento l’acquisto di ulteriori macchine movimento terra, trattori ed attrezzature.

Il quadro si completa con la stabilizzazione di tutti 97 operai forestali attualmente a tempo determinato, dei quali il 60% full time da subito e il rimanente 40% progressivamente nell’arco di vigenza del CIR, a testimoniare l’importanza del lavoro fatto dalle organizzazioni sindacali e dalla Regione Piemonte per l’eliminazione del lavoro precario. Iniziativa resa possibile grazie ad uno stanziamento straordinario di 1,5 mln di euro, consolidato nel bilancio di previsione triennale 24/26, che segna una “ prima volta” nella storia della Regione Piemonte.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti sia per il metodo di confronto serio e collaborativo con le organizzazioni sindacali sia per il balzo in avanti che facciamo in materia di prevenzione del dissesto idrogeologico e cura del territorio, investendo sui nostri dipendenti e facendoli sentire parte fondamentale della squadra regionale”, affermano il Presidente Cirio e l’Assessore alla Difesa del suolo Gabusi.

FAI FLAI UILA rispettivamente rappresentate dai Segretari Franco Ferria, Denis Vayr, Giuseppe Meineri, esprimono “soddisfazione per l’intesa raggiunta: le stabilizzazioni, le nuove assunzioni faranno salire il numero degli addetti forestali, rendendo gli organici più corrispondenti alle reali esigenze di una regione con un patrimonio boschivo importante come quello piemontese. L’aumento economico per il solo biennio, che dovrà essere integrato alla scadenza dei 2 anni, il riconoscimento dei ruoli specifici a partire da quello del capo squadra, l’aumento del valore del ticket pasto e il riconoscimento delle professionalità ci rendono orgogliosi del risultato del lavoro svolto.”

Uno studio del Politecnico pubblicato su Communications Earth & Environment

 

I ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI del Politecnico di Torino hanno valutato le implicazioni che un incremento della produzione agricola in Africa avrebbe sulle risorse idriche del Continente

È possibile incrementare la produzione agricola africana, in risposta ad una crescente richiesta di beni alimentari, senza espandere ulteriormente le zone coltivate e senza compromettere le risorse idriche del Continente?

Questa la domanda che si sono posti Vittorio Giordano, Marta Tuninetti e Francesco Laio, rispettivamente dottorando, ricercatrice e direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI del Politecnico di Torino, per studiare quali conseguenze un’intensificazione della pratica agricola avrebbe sulle risorse idriche e in generale sulla sicurezza alimentare dell’Africa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un articolo comparso il 13 dicembre scorso sulla prestigiosa rivista Communications Earth & Environment.

Alla base dello studio l’analisi della produzione agricola nel mondo – condizionata da fenomeni quali l’aumento delle temperature, la crescente concentrazione di CO2 in atmosfera, la carenza di piogge e i periodi di siccità – una produzione la cui domanda risulta oggi in forte aumento, per un generale incremento della ricchezza, delle abitudini di consumo e della proliferazione dei biocarburanti.

La popolazione africana è quella che più soffre con il tasso più alto di malnutrizione e di grave scarsità d’acqua, con la previsione che, nei prossimi decenni, il cambiamento climatico comprometterà ulteriormente la disponibilità di acqua e la sicurezza alimentare nel Continente. L’insufficiente approvvigionamento alimentare è causato, nella maggioranza dei casi, da condizioni climatiche avverse che possono portare ad una sostanziale diminuzione delle rese agricole, con le conseguenze peggiori attese soprattutto alle basse latitudini dove anche un moderato aumento della temperatura può avere un forte impatto sulle rendite previste.

In questo studio i ricercatori del Politecnico hanno dimostrato come le alterazioni nei regimi futuri di precipitazioni, temperatura e umidità del suolo, e nella loro distribuzione spaziale, possano compromettere le condizioni locali per l’agricoltura. Gli impatti del cambiamento climatico descritti nella pubblicazione sono eterogenei sul territorio africano: risulta ad esempio un marcato processo di inaridimento delle aree agricole del nord-africa, tra Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Qui le precipitazioni irregolari e sempre più sporadiche causano infatti una diminuzione dell’impronta idrica delle colture e con meno acqua a disposizione nel suolo sarà necessario sopperire con l’irrigazione per mantenere la produzione agricola. Nel Golfo di Guinea, invece, l’incremento delle temperature provoca un aumento dell’impronta idrica delle colture, che necessitano di conseguenza di maggiori quantità di acqua a parità di produzione.

Diverse sono le strategie che, per le ragioni evidenziate sopra, molti studi suggeriscono nell’ottica di un aumento significativo della resa dei raccolti, prime fra tutte l’intensificazione agricola sostenibile. Questa pratica mostra infatti un grande potenziale per soddisfare la domanda alimentare senza provocare ulteriori sconfinamenti, disboscamenti e deforestazioni negli ecosistemi naturali. Tuttavia, non è ancora chiaro in quale misura l’attività descritta possa acutizzare gli impatti sulle risorse idriche e come il cambiamento climatico possa limitarne l’efficacia.

Spiegano gli autori dell’articolo: “Delle rese più elevate possono contribuire a ridurre la vulnerabilità del sistema agricolo africano e a rinforzare la sicurezza alimentare sul continente, ma richiedono un elevato apporto di acqua per l’irrigazione”.

Secondo le stime fornite dallo studio, l’irrigazione delle colture considerate, che coprono più della metà della produzione africana, richiederà un incremento di acqua compreso tra gli 80 – previsione fino al 2040 – e i 100 – previsione fino al 2100 – km3, secondo lo scenario climatico peggiore. Tuttavia, il potenziale aumento della resa osservato è più elevato in quei paesi che oggi soffrono maggiormente di malnutrizione, come il Congo, la Somalia o il Sud Sudan, dove oltre l’80% della popolazione è in condizioni di insicurezza alimentare.

“Le regioni semiaride in cui l’agricoltura è basata prevalentemente sull’apporto di acqua piovana mostrano in genere il maggiore aumento della resa quando viene fornita acqua da irrigazione – aggiungono i ricercatori del Politecnico –Pertanto, una migliore gestione dell’agricoltura potrebbe rappresentare una strategia affidabile per rafforzare la sicurezza alimentare e di adattamento agli impatti negativi del cambiamento climatico, se abbinata ad un uso responsabile, sostenibile ed efficiente dell’acqua. Rallentare l’aumento dell’uso dell’acqua in agricoltura è di primaria importanza e qualsiasi strategia finalizzata a questo scopo dovrebbe integrare la sicurezza alimentare e il benessere socio-economico e ambientale senza trascurare le tecnologie, le conoscenze e i mezzi di sussistenza rurali disponibili localmente”.

I risultati dello studio sono confluiti in un’applicazione stand-alone educativa – presto disponibile sul sito di Water To Food – che permette di selezionare una zona e quantificare l’impronta idrica delle colture nel presente e secondo diversi scenari futuri.

Tale applicazione è stata presentata per la prima volta in un workshop che si è tenuto presso il World Resource Institute di Addis Ababa, in Etiopia, organizzato dall’istituto di ricerca IIASA di Vienna nell’ambito del progetto europeo LEAP-RE – RE4AFAGRI. Alla base dell’applicazione, il modello idrologico sviluppato al Politecnico, che è stato inserito in una catena modellistica più ampia per valutare anche le implicazioni energetiche ed economiche della trasformazione dell’agricoltura di sussistenza in Africa.

Nuova misura regionale per l’occupazione e la competitività delle aziende in crisi

Ha una visione strategica la nuova misura della Regione Piemonte dedicata agli interventi integrati peragevolare l’acquisizione a titolo definitivo di aziende in crisi conclamata, unità produttive (impianti, stabilimenti produttivi e centri di ricerca) a rischio di definitiva chiusura o già chiusi per cessazione dell’attività o dell’impresa. Possono essere finanziati anche l’affitto di aziende o rami d’azienda purché abbiano le caratteristiche identificate dalla misura.

Le risorse disponibili ammontano a 4,2 milioni di euro, di cui quasi tre destinati alla Linea Investimenti e il resto alla Linea Occupazione. Per quest’ultimo aspetto si possono ottenere incentivi per l’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato da impiegare nell’azienda o nel ramo di azienda acquisito. Per essere ammesso a beneficiare dell’agevolazione, l’intervento deve comportare un investimento di importo non inferiore a 500.000 euro per le piccole imprese, a 1 milioni per le medie, a 1,5 milioni per le grandi. Inoltre, deve consentire di mantenere o di raggiungere, al termine del primo anno solare successivo a quello di conclusione dell’investimento (anno a regime), almeno il 40% dell’occupazione presente nell’azienda o nel ramo d’azienda.

Come precisa l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano “pur in considerazione del fatto che il tessuto produttivo del Piemonte è solido, abbiamo il dovere di aiutare il mondo delle imprese e dare un sostegno ad aziende in crisi che, grazie all’intervento di investitori, possono riemergere da momenti di difficoltà, oppure di favorire il ricambio generazionale. Tale sostegno è volto a contrastare i processi di deindustrializzazione in atto e recuperare a fini produttivi i siti industriali dismessi o a rischio di dismissione, salvaguardando il patrimonio di conoscenze e di specifiche competenze professionali, nonché favorire il mantenimento, il miglioramento e il recupero dei livelli occupazionali”.

“Una misura fortemente voluta per favorire le imprese a conservare il patrimonio industriale e professionale presente sul territorio – osserva l’assessore al Lavoro e Formazione professionale Elena Chiorino – La tutela del tessuto economico è, da sempre, una nostra priorità. E sostenere acquisizioni e progetti di investimento in situazioni di particolari criticità è un dovere della politica. Con questo intervento mirato mettiamo in campo gli strumenti necessari a difendere le competenze e a creare nuove opportunità occupazionali per sostenere con orgoglio il nostro Made in Italy”.

Premio Ercole Olivario, iscrizioni aziende piemontesi

Premio Nazionale Ercole Olivario 2024 – XXXII edizione

Al via la campagna iscrizioni per le aziende del Piemonte alla XXXII edizione dell’Ercole Olivario, il prestigioso concorso nazionale che promuove le eccellenze olearie dei territori italiani

 

Novità dell’edizione 2024 i concorsi regionali che permettono l’accesso all’Ercole Olivario e il nuovo percorso di formazione dell’assaggiatore come figura di alta professionalità

 

Confermata la “Goccia d’Ercole” sezione a latere del concorso

pensata per valorizzare le piccole produzioni olearie

 

Le aziende del Piemonte produttrici di olio extra vergine di oliva hanno tempo fino al 17 gennaio 2024 per iscriversi alla XXXII edizione del premio Ercole Olivario, il prestigioso concorso nazionale ideato per la promozione e la valorizzazione delle eccellenze olearie dei territori italiani.

 

Affermatosi ormai da tempo come punto di riferimento essenziale per gli operatori del settore olivicolo, il concorso nazionale Ercole Olivario è organizzato da Unioncamere Nazionale, Camera di Commercio dell’Umbria, Sviluppo e Territorio – Azienda Speciale della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Roma per lo sviluppo e la crescita di Roma e della regione Lazio; ICE – Agenzia per la Promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane; Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; Ministero dello Sviluppo Economico; Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) – Centro di Ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari (IT) Sede di Pescara; Italia Olivicola ed Unaprol.

 

Due le novità di questa edizione dell’Ercole Olivario. La prima è il fiorire in molte regioni italiane di concorsi regionali che faranno da selezione propedeutica all’accesso al concorso nazionale. Il Comitato di Coordinamento dell’Ercole Olivario si è infatti fatto promotore della messa in rete di concorsi regionali già esistenti, come ad esempio l’Oro Verde dell’Umbria, il Premio Roma Evo per il Lazio ed altri appositamente indetti come il Concorso Thesaurus Marche ed a breve un nuovo premio rivolto alle aziende della Sicilia. Infine sono state strette delle collaborazioni con le organizzazioni di altri premi per la preselezione dei finalisti al Concorso nazionale, unitamente alla storica collaborazione con il CREA IT di Pescara. La seconda novità è l’importante lavoro che si sta portando avanti per la promozione della figura dell’assaggiatore italiano, da considerare come professionista in grado di far conoscere la qualità dell’olio nazionale presso operatori e consumatori, sia in Italia che all’estero.  Con tale obiettivo, da questa edizione dell’Ercole Olivario, la giuria nazionale sarà composta da un panel di assaggio scelto a rotazione, tra i 60 partecipanti al percorso di formazione ed aggiornamento previsto dal nuovo progetto messo in essere dal concorso e che prevede la creazione di un gruppo di esperti assaggiatori, iscritto nell’elenco degli assaggiatori degli oli di oliva provenienti da tutte le regioni italiane, che partecipino al percorso formativo/informativo volto a trasmettere loro le competenze e le professionalità necessarie, non solo per valutare gli oli dell’Ercole Olivario con gli standard richiesti dal Concorso, ma anche per accompagnarli e assisterli nell’attività di promozione della qualità dell’olio italiano a livello nazionale ed internazionale.

Il concorso Ercole Olivario – che poggia la propria indiscussa reputazione sulle caratteristiche di estremo rigore e serietà garantite in tutte le fasi procedurali, dal prelievo in azienda alla presenza del notaio in ciascuna delle operazioni di selezione nazionale – è infatti orientato al perseguimento di tre obiettivi fondamentali che includono la valorizzazione degli oli extravergini di oliva italiani certificati (dop, igp e biologici) e gli oli extravergini di oliva italiani provenienti da diversi ambiti territoriali, il sostegno agli operatori del settore che investono nel miglioramento della qualità del prodotto tramite azioni e iniziative capaci di supportarli nel mercato globale e nella competizione commerciale, e la promozione della figura dell’assaggiatore italiano, come sopra descritta.

Modalità di partecipazione a Ercole Olivario 2024

L’iscrizione al concorso è possibile fino al 17 gennaio 2024 ed è riservata ai produttori di olio extra vergine d’oliva di qualità italiano, ottenuto dalla molitura effettuata nella campagna olivicola in corso, che potranno essere ammessi con un solo olio per ciascuna delle due categorie in gara: Oli a denominazione d’origine, già riconosciute in ambito comunitario (DOP ed IGP) ed Oli extra vergini di oliva, la cui territorialità è attestata dal partecipante con autodichiarazione.

Per partecipare è possibile iscriversi attraverso il sito di Ercole Olivario nella sezione Edizione 2024 – https://ercoleolivario.it/iscrizioni/,  che consentirà di inviare la domanda in tempo reale o in alternativa inviando la domanda di partecipazione a ercoleolivario@umbria.camcom.it (Regolamento completo sul sito www.ercoleolivario.it ).

“La Goccia d’Ercole” Premio per le piccole produzioni

È prevista anche dal regolamento di quest’anno “La Goccia d’Ercole”, una sezione a latere del concorso nazionale, introdotta dopo i festeggiamenti dei 30 anni di Ercole Olivario del 2022, allo scopo di sostenere le piccole produzioni, in particolare in quelle realtà che possono contare su scarsi quantitativi. La partecipazione alla Goccia d’Ercole è riservata alle aziende che, pur avendo una produzione limitata, riescano ad aver un lotto omogeneo da 5 a 9 quintali: le prime 6 etichette, selezionate da apposita giuria, verranno presentate alla Giuria Nazionale dell’Ercole Olivario per decretare la prima classificata nella categoria DOP/IGP e la prima classificata nella categoria EXTRA, con proclamazione dei vincitori nella cerimonia finale del concorso nazionale. (Per partecipare a “La Goccia d’Ercole” è necessario inviare apposita domanda di partecipazione entro il 17 gennaio 2024 alla Segreteria utilizzando l’indirizzo e-mail ercoleolivario@umbria.camcom.it).

A chi andranno i Tempietti di Ercole Olivario 2024

Anche per il 2024 potranno accedere alle selezioni nazionali, in programma dal 18 al 22 marzo prossimi a Perugia, in Umbria, esclusivamente 6 oli per ciascun territorio regionale, che abbiano ottenuto un punteggio minimo di 70/100 all’esame organolettico delle selezioni regionali, mentre, nella fase conclusiva a livello nazionale, l’ambìto Tempietto di Ercole Olivario sarà assegnato soltanto alle etichette che entreranno a fare parte della Premium List, riservata agli oli destinatari di un punteggio pari o superiore ai 75 punti su 100.

Al termine delle valutazioni, che saranno condotte da una giuria nazionale composta da 16 esperti assaggiatori selezionati tra gli esperti appartenenti al panel di Ercole Olivario, verrà effettuata la proclamazione dei vincitori nel corso delle giornate conclusive previste a Perugia venerdì 5 e sabato 6 aprile 2024.

A ricevere i premi – in totale 12 etichette – saranno i primi classificati di ciascuna delle due categorie in gara – DOP/IGP ed EXTRA VERGINE – per le tipologie fruttato leggero, fruttato medio e fruttato intenso, mentre gli ulteriori 6 premi verranno assegnati, indifferentemente dalla categoria, in modo proporzionale al numero di oli presenti in ciascuna tipologia di fruttato.

 

Le Menzioni e i Premi Speciali 2024

Gli altri riconoscimenti dell’edizione 2024 saranno assegnati agli oli che avranno ottenuto un punteggio di almeno 75/100:

Menzione Speciale “Olio Biologico” al prodotto certificato a norma di legge, che otterrà il punteggio più alto tra gli oli biologici finalisti;

Menzione “Olio Monocultivar” dedicata all’olio monocultivar che ha ottenuto il punteggio più alto;

Premio Speciale Amphora Olearia all’olio finalista con la migliore confezione secondo i parametri di completezza, chiarezza e contenuto delle informazioni al consumatore indicate nell’etichetta e nella retro-etichetta, di design e funzionalità della bottiglia, e di capacità dei materiali impiegati di valorizzare qualità e origine del prodotto;

Menzione di Merito Giovane Imprenditore che andrà al miglior titolare under 40 degli oli ammessi in finale – un attesto di merito andrà ai giovani produttori che avranno ottenuto almeno 75/100;

Menzione di Merito Impresa Donna dedicata alla valorizzazione ed incentivazione delle imprese femminili arrivate in finale, verrà assegnata all’impresa donna con il punteggio superiore;

Menzione di Merito Impresa Digital Communication alla realtà aziendale che investe nella comunicazione e nello sviluppo della cultura digitale;

Menzione di Merito Giorgio Phellas – Turismo dell’olio ad un’azienda finalista che si impegna nella proposta di esperienze di oleoturismo, in grado di valorizzare l’olio e il territorio di appartenenza.

Inoltre per promuovere a livello internazionale la cultura dell’olio italiano di qualità, anche quest’anno verrà assegnato il Premio Lekythos, istituito in memoria di Tonino Zelinotti, storico Panel Leader del concorso e di Gian Francesco Montedoro, ad un ente o istituzione che si sia particolarmente distinto nella diffusione della conoscenza dei prodotti oleari di qualità italiani all’estero.

Si attende la fine del weekend per un primo bilancio dei saldi a Torino e in Piemonte

Gli ultimi giorni del 2023 a Torino hanno fatto respirare una boccata d’ossigeno a ristoranti e hotel presi d’assalto dai turisti e dai torinesi. Ora l’attesa è per i negozi, in occasione dei saldi  invernali. L’Ascom prevede che i torinesi spenderanno in tutto 300 milioni di euro.  L’associazione dei commercianti vorrebbe anche ridiscutere con Regione Piemonte il periodo dei saldi invernali: troppo vicini al Natale, gli acquirenti  hanno già comprato tutto.  In base a quanto stabilito dalla Commissione Sviluppo Economico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 21 novembre 2023, la data di inizio delle vendite di fine stagione per il  periodo invernale decorre dal 5 gennaio 2024 come previsto dall’Accordo della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Non sono consentite le vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti le vendite di fine stagione. In questi primi giorni di saldi si è visto movimento nei negozi del centro di Torino e nei centri commerciali. Si attende lunedì per un primo bilancio economico.

In crescita fatturato ed export dell’industria calzaturiera

Fermo il mercato interno (-1,3% la spesa delle famiglie). Attesa un’ulteriore decelerazione nei dati a consuntivo

Milano,  4 gennaio 2024

Il comparto calzaturiero italiano segna una crescita contenuta nei primi nove mesi del 2023, registrando, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, un incremento sia del fatturato (+3% secondo l’indagine a campione tra gli Associati) che dell’export in valore (+3,2%). È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che rileva però un calo dei volumi. Dopo i recuperi del biennio precedente, tornano in negativo le paia vendute all’estero (-8,7% su gennaio-settembre 2022) come pure sul mercato italiano (-3,1%), con l’indice Istat della produzione industriale in flessione del -7,4%. Pesa la battuta d’arresto del terzo trimestre, che si è chiuso con un -7,2% nelle vendite estere in valore (-12,3% in quantità) e con un -1,5% nella spesa delle famiglie italiane.

Dopo una partenza molto positiva, il 2023 – spiega Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici – si è chiuso in frenata anche a causa dei forti aumenti nei costi che hanno inciso sulla marginalità delle imprese. Esaurito il rimbalzo post Covid, i ritmi di vendita hanno subìto un netto rallentamento che, innescatosi già in primavera, si è reso ancor più evidente nella terza frazione dell’anno. Un trend ampiamente previsto, non certo facilitato dall’incertezza indotta dal difficile contesto geopolitico internazionale in cui, alla guerra tra Russia e Ucraina, si è aggiunto il precipitare degli eventi in Medio Oriente, con rischio concreto di allargamento del conflitto oltre alla debolezza dell’economia in diverse importanti aree del mondo”.

Nel report emerge come, tra i principali mercati esteri, meglio nel complesso l’andamento di quelli comunitari che, pur cedendo il -6,1% in volume su gennaio-settembre 2022, sono cresciuti dell’8,5% in valore, mentre le destinazioni extra-UE mostrano un arretramento ancor più pesante in quantità (-13,4%), accompagnato da un segno negativo anche in valore (-1,2%).

Accanto alla tenuta della Francia (+1% circa in volume e +17,1% in valore) si conferma la forte contrazione (-32,4% nelle paia e -22,5% in valore) dei flussi diretti in Svizzera, tradizionale hub logistico delle multinazionali del fashion (che hanno almeno parzialmente sostituito il transito nei depositi elvetici con spedizioni dirette ai mercati finali di destinazione). Sono peggiorate sensibilmente nel terzo trimestre (con cali di oltre il -20%) le vendite verso gli USA (che nei primi 9 mesi segnano -21,7% in quantità e -7,4% in valore) e la Germania (-16,6% nelle paia e stabile in valore). Performance sempre premianti in Cina (+17,2% in volume e +12,2% in valore), malgrado un ridimensionamento in valore nella terza frazione (ma il prezzo medio al paio, superiore ai 200 euro, resta di gran lunga il più elevato). E’ poi proseguita la ripartenza di Russia e Ucraina (+40% e +88% in valore rispettivamente su gennaio-settembre 2022), sebbene le vendite in questi due mercati restino ancora al di sotto del periodo prebellico.

Sul fronte nazionale, inoltre, se il 2023 ha visto crescere i flussi turistici, con positive ricadute sullo shopping di stranieri in visita nel Belpaese, gli acquisti di calzature delle famiglie italiane hanno evidenziato un andamento poco brillante, chiudendo i primi 9 mesi con segni negativi (sia nelle paia, -3,1%, che in spesa, -1,3%) sullo stesso periodo 2022 e, soprattutto, al di sotto del 5% circa a confronto coi livelli pre-pandemici del 2019, già largamente insoddisfacenti dopo anni di continue erosioni. L’autunno anomalo, dalle temperature quasi primaverili, ha affossato gli acquisti di abbigliamento e scarpe invernali.

Infine, non si arresta il processo di selezione tra le aziende (-148 imprese, tra industria e artigianato, nei primi 9 mesi, pari al -3,9%) nonostante resista l’occupazione (+2,1%, seppur ancora inferiore di circa un migliaio di addetti rispetto ai livelli 2019). Segnali poco incoraggianti provengono però dalla ripresa del ricorso alla CIG nella filiera pelle (+6,1%).

La Presidente di Assocalzaturifici, Ceolini,  ha colto l’occasione della presentazione dei dati economici del settore calzaturiero per intervenire sull’approvazione in via definitiva del disegno di legge sul Made in Italy e della legge di Bilanzio 2024: “Sono soddisfatta per queste misure che prevedono interventi di valorizzazione e promozione di asset strategici per il rilancio del Paese in termini economici ed occupazionali. In particolare la  tutela delle filiere strategiche tramite il fondo sovrano per il Made in Italy e il sostegno alle fiere internazionali. Li ritengo due strumenti imprescindibili per valorizzare le PMI manifatturiere del nostro Paese e aumentarne la competitività sui mercati internazionali. Alla stregua del fondo per la transizione digitale che nel nostro caso è di rilievo anche per il contributo alla certificazione ambientale VCS. Inoltre plaudo all’aumento delle risorse destinate alla lotta per la contraffazione e all’Italian Sounding, due fenomeni deleteri per le nostre produzioni, e all’ulteriore proroga al 30 luglio 2024 della scadenza per presentare la domanda di riversamento spontaneo relativo al credito d’imposta R&S indebitamente percepito. Quest’ultimo è un tema spinoso che sta diventando insostenibile per le nostre aziende. È necessario quanto prima che venga approvato il decreto attuativo per la creazione degli albi dei certificatori accreditati per  definire in maniera chiara cosa sia davvero inseribile a livello di ricerca e sviluppo. L’unica soluzione per garantire chi ha operato nel rispetto delle regole”.

La Regione sostiene le aziende che puntano su ricerca, sviluppo e innovazione

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La Giunta del Piemonte ha approvato una delibera di sostegno a progetti finalizzati alla valorizzazione dei risultati di attività di ricerca sviluppo e innovazione (RSI). L’obiettivo di questa misura, che dispone di un fondo di 20 milioni di euro, è quello di portare sul mercato i risultati delle attività di RSI. Saranno valorizzati progetti caratterizzati da significativo rilievo innovativo per le aziende proponenti o per il mercato di riferimento, in grado di proporre prodotti, processi o servizi radicalmente nuovi o in grado di creare nuovi segmenti di mercato.

L’obiettivo è di contribuire alla diffusione – nell’economia e nella società – dei risultati delle attività di RSI che consentano ai beneficiari l’introduzione di innovazioni di prodotto o processo nella produzione. I beneficiari sono Micro, Piccole e Medie imprese (PMI), ivi incluse le start up innovative e gli spin off industriali. Gli interventi ammissibili dovranno prevedere spese come: macchinari, impianti, attrezzature, oltre a eventuali consulenze (max 30%) per almeno 250.000 euro per le piccole imprese, incluse le micro imprese e 400.000 euro per le medie imprese. Il bando sarà disponibile a partire dalla prima settimana del mese di aprile.

“Condividere processi di crescita e sviluppo, modelli di eccellenza che fanno progredire il sistema imprenditoriale è un aspetto meritorio che deve essere valorizzato. – conferma l’assessore allo Sviluppo delle Attività produttive Andrea Tronzano – Sostenere aziende che hanno investito in ricerca sviluppo e innovazione è quanto mai utile per creare modelli da seguire. In un mondo in continua evoluzione, guardare al futuro in modo costruttivo permette, in un mercato competitivo, di possedere chiavi di sviluppo quanto mai performanti in grado di far eccellere il Piemonte.”

“Non c’è sviluppo senza l’applicazione di nuove idee e nuove tecnologie che infatti sono in grado di generare migliori prodotti e servizi – aggiunge l’assessore regionale all’Innovazione e Ricerca, Matteo Marnati – L’innovazione migliora la crescita della produttività apportando ampi benefici a consumatori e imprese, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale dell’economia della nostra regione»

https://bandi.regione.piemonte.it/pre-informazione-fondi-ue/dalla-ricerca-al-mercato-sostegno-progetti-finalizzati-alla-valorizzazione-dei-risultati-attivita

In 31 minuti da Porta Susa all’aeroporto, il nuovo collegamento dal 20 gennaio

Si avvicina la riapertura, il 20 gennaio, della linea che collegherà Torino con l’aeroporto di Caselle, diventando un collegamento prezioso per torinesi e turisti. “La nostra città è entrata in una fase di espansione ed è sempre più attrattiva, per questo è importante che sia supportata da un’adeguata rete di collegamenti e di trasporto pubblico locale che sarà al centro delle nostre priorità dei prossimi anni», sottolinea il sindaco della Città metropolitana e di Torino Stefano Lo Russo.

Il collegamento tra Torino e Ciriè sarà ogni mezz’ora con un tempo di percorrenza di 44 minuti. In 31 minuti, invece, sarà possibile raggiungere l’aeroporto dalla stazione di Torino Porta Susa e viceversa. Per l’attuale conformazione infrastrutturale della linea, il collegamento è inoltre garantito ogni ora tra Ciriè e Germagnano, da dove si prosegue con i bus fino a Ceres

Stellantis, Torino soffre. Calo di produzione a Mirafiori

Se il Gruppo Stellantis cresce nel suo complesso del 9,6 per cento nella produzione di veicoli nel 2023, le cose vanno peggio negli stabilimenti di Cassino (-11,3%) e nell’intero polo torinese,  con un calo del 9,3 per cento. “Se si vuole giungere all’obiettivo del governo di un milione di auto da produrre in Italia, bisogna incrementare i volumi del 33%”, secondo Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl. Ma è mancata la spinta  da Maserati e dalla 500 elettrica: a Mirafiori nell’anno trascorso sono state prodotte 77.500 unità, niente male ma ci si aspettava di più. Si pensi che solo per la produzione della 500 full electric si sarebbe dovuto arrivare alle 90mila unità, e oltre le 100mila nel 2024.

Mercato rionale Vs ipermercato

Nel nostro Paese, proseguendo una tradizione dovuta alle invasioni arabe, quasi ogni Comune anche piccolo ha un suo mercato rionale. Torino, poi, detiene due record: quello di unica città italiana ad avere i mercati rionali tutti i giorni della settimana e di avere il mercato aperto (Porta Palazzo) più grande d’Europa.

Fino alla metà degli anni ’70 i mercati rionali ed i negozi di prossimità rappresentavano l’unica possibilità per acquistare alimenti, prodotti per le pulizie, abbigliamento, articoli regalo e casalinghi. Spesso il negoziante, conoscendoci, poteva guidarci nell’acquisto, avvisarci dell’arrivo imminente di un articolo e, soprattutto nei piccoli centri, farci credito segnando su un quaderno sapendo che a fine mese avremmo saldato.

Per particolari necessità potevamo andare in supermercati non eccessivamente grandi quali Upim, Standa e Rinascente.

L’arrivo dei primi ipermercati, inseriti in veri e propri centri commerciali, ha modificato radicalmente il nostro modo di fare acquisti: innanzitutto per la presenza di parcheggi che rendono più agevole recarsi a fare la spesa, poi per la presenza di carrelli, di sconti o offerte 3×2 in periodi prefissati, per la presenza di lavanderie e calzolai dove lasciare le cose all’arrivo e ritirarle all’uscita e di ristoranti dove rigenerarsi dopo la full immersion nel centro commerciale.

Come ha descritto molto bene Valentina Veronese su queste colonne il 6 dicembre 2022, gli ipermercati esprimono al massimo la manipolazione che la società consumistica esercita sui potenziali clienti. Nulla all’interno di un supermercato è lasciato al caso. Il carrello ha le ruote che si bloccano? Il cliente, mentre spinge con fatica il carrello, osserverà istintivamente gli scaffali acquistando articoli che non avrebbe acquistato altrimenti. Se i fardelli con le bottiglie di acqua fossero all’ingresso, i clienti riempirebbero subito il carrello e non avrebbero più spazio per altro; ecco perché solitamente sono al fondo del percorso di vendita. Anche la musica ha la sua funzione ipnotica: distoglie la nostra attenzione cosicché i nostri acquisti saranno determinati dalla posizione dell’articolo, dal colore, da eventuali offerte anziché dalla reale necessità. In altre parole, il cliente non si rende conto di non essere responsabile delle proprie scelte ma di essere pilotato da campagne di marketing ed esperti di quella materia che progettano nell’interesse unico dell’impresa venditrice. Quella della posizione di un articolo è particolarmente evidente nel settore giocattoli: se venissero ubicati nei piani alti degli scaffali verrebbero notati solo dagli adulti; posizionandoli in modo che i bambini li vedano e, soprattutto, li chiedano a chi è con loro sono una strategia di marketing non da poco.

Inoltre, e non è l’aspetto meno importante, sottovalutiamo quattrofattori durante i nostri acquisti negli iper.

Primo fattore: alcuni prodotti sono di qualità discutibile, realizzati da marche che producono solo per le catene di iper, venduti a prezzi bassi ma la cui qualità è rapportata al costo.

Poi troviamo spesso articoli il cui prezzo è conveniente se valutato di per sé, ma non ci accorgiamo che trattandosi di confezioni realizzate appositamente per gli iper hanno una capacità ridotta rispetto alle analoghe confezioni dei negozi e, quindi, il prezzo al kg o al litro diventa meno conveniente.

Terzo fattore da non sottovalutare è che, almeno per gli alimentari, siamo portati ad acquistare confezioni famiglia il cui prezzo è conveniente ma, se le poniamo in fondo alla dispensa, rischiamo che giungano a scadenza prima di utilizzarli.

Quarto fattore, la legge consente di porre in vendita prodotti la cui data “Da consumare preferibilmente entro…” sia già trascorsa. Il prodotto è commestibile ma le qualità organolettiche possono risentirne. Prestate, dunque, attenzione alle date: perché accontentarsi quando si può avere la qualità originale?

E che dire della privacy, tanto difesa dalle persone, che però chiedono in tutti gli ipermercati la tessera di fidelizzazione (ai cui possessori, è vero, vengono riconosciuti anche sconti notevoli) così poi le direzione saprà quali assorbenti usate, che misura di preservatici preferite e ogni quanto li acquistate e quanta carta igienica consumate.

Per i fattori che abbiamo visto finora, è già evidente come siano da preferire i punti vendita tradizionali, di prossimità, rispetto ai giganti della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Ma negli ultimi anni è un altro fattore a spingere le persone verso il ritorno ai negozi sotto casa. Mentre la GDO acquista, talvolta attraverso gruppi di acquisto, ovunque nel mondo, e non si preoccupa delle esigenze del singolo, il negozietto sotto casa si approvvigiona quasi sempre, almeno per la parte alimentare, da produttori e coltivatori locali, spesso conosciuti da anni e che garantiscono la qualità o rischierebbero di danneggiare la propria immagine.

Poi, particolarmente i ferramenta, sono in grado di risolvere i nostri problemi suggerendo, consigliando e impegnandosi personalmente nella soluzione, cosa che nella GDO non può avvenire.

Rivolgendoci massivamente alla GDO aumenteremo i profitti di gruppi imprenditoriali, spesso esteri o con sede fiscale all’estero,in cambio di poche, limitate, assunzioni di cassiere e magazzinieri.

Perché non sostenere l’attività commerciale nelle mani di un nucleo familiare, che ci coccola, ci sa guidare e che, a guardare bene, non ha prezzi molto più cari della GDO?

Quando i guru del marketing fanno notare che acquistando in un certo iper si risparmia un tot percento andando in determinati giorni non vi spiega, però, che dovete aggiungere 2 ore almeno (in alcuni periodi anche 3) per raggiungere l’iper, fare la coda alla cassa e ritornare a casa. Valutate quant’è il risparmio e giudicate se le vostre ore valgano quella cifra: probabilmente no.

Gli Enti locali ed il Governo potrebbero intervenire efficacemente in aiuto dei piccoli esercenti, ad esempio, impedendo che un canone di locazione possa raddoppiare in breve tempo o a seguito di cessione della proprietà dei muri, strangolando il locatore.

Ma per la fantascienza vi do appuntamento ad un altro articolo.

Sergio Motta