Si chiama Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato ma serve anche una quota minoritaria, ma significativa dei centri della Città Metropolitana di Torino, a partire da Cavagnolo e Brusasco per finire a Lauriano. Poi inizia la rete della Smat. In tutto sono centouno i comuni suddivisi nella Province di Alessandria ed Asti e, appunto nella Città metropolitana. E’ una rete con tubazioni che si estendono per centinaia di chilometri, un fatturato ed utili conseguenti di decine di milioni di euro. creata negli anni Trenta e diventataa oggi titolare del trattamento del ciclo integrato delle acque nella maggior parte dei comuni della collina e della pianura, del Monferrato, Casalese ed Astigiano, oltre che come detto di parte del Torinese.. Il 3 novembre prossimo ci sarà l’assemblea che dovrà eleggere il nuovo presidente ed insieme ai lui il consiglio di amministrazione per i prossimi tre anni. L’incontro si terrà, come di consueto in questi casi, al Teatro Comunale di Moncalvo, città dove il Consorzio ha la propria sede, negli uffici che sono stati occupati in precedenza dalla Acquedotto del Monferrato Spa (Gruppo Acque Potabili) cui è subentrato alcuni anni fa dopo una lunghissima, e vinta, battaglia a colpi di carta bollata. Al timone, se non ci saranno capovolgimenti di fronte dell’ultima ora, dovrebbe rimanere Aldo Quilico, che ne è il presidente sin dalla metà degli anni Ottanta, e che è stato uno dei principali protagonisti della battaglia legale precedente. Questa volta, però, si era parlato diffusamente di una candidatura forte da contrapporre a Quilico, nella persona di Paolo Filippi, casalese, già alla guida della Provincia di Alessandria non si sarebbero concretizzati i presupposti per sostenerla a sufficienza. Dunque Quilico va verso una riconferma plebiscitaria anche se c’è chi come il sindaco di Cavagnolo, Mario Corsato, che è deciso a chiedere un cambiamento di mentalità: “Occorre mutare direzione, il Consorzio è nato come Consorzio di funzioni, adesso è una società che amministra parecchi milioni di euro. E’ quindi necessaria una maggiore strutturazione e, soprattutto, dotare l’organico di alcune figure professionalmente qualificate per non trovarci impreparati ai cambiamenti che avverranno nei prossimi anni”. Il sindaco di Cavagnolo ed altri, infatti, insistono sulla necessità di nominare un direttore generale, carica attualmente ricoperta dal presidente uscente, dotato di capacità organizzative, amministrative e gestionali. “Tutto questo – anticipa ancora Mario Corsato – per avere un’azienda maggiormente strutturata e non un uomo solo al comando”. L’auspicio, quindi, è che da qui al 2018 il nuovo presidente ed il nuovo consiglio di amministrazione (che a quanto pare non muteranno dal triennio precedente) dovranno lavorare per creare le condizioni per attuare un ricambio generazionale e non trovarsi spiazzato, ad esempio, quando si concretizzerà la scelta del gestore unico all’interno dell’Ambito territoriale a cui appartiene il Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato.
Massimo Iaretti