CULTURA- Pagina 47

Le fiabe piemontesi scelte da Calvino

Si terrà lunedì 27 novembre alle ore 17.00 presso la Sala Consiglio del Comune di Volvera, in via Roma 3, una conferenza per il centenario di nascita di Italo Calvino dal titolo: Le fiabe piemontesi scelte da Calvino. L’anima e il folklore del Piemonte divenuti immortali. Ospite della serata lo scrittore, docente e mitologo Paolo Battistel, che dialogherà sul tema delle fiabe piemontesi di Calvino con l’assessore all’istruzione e alle politiche sociali e giovanili Anna Rita Rocca.
L’evento – inserito all’interno dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Calvino – desidera prendere in esame l’opera magistrale del grande scrittore italiano tradotto e studiato in tutto il mondo. Nella conferenza verranno trattate le dodici fiabe piemontesi inserite nella sua nota raccolta dal titolo Fiabe italiane, uscita in libreria per la prima volta nel 1956. Si analizzerà in chiave mitologica e antropologica questi antichi racconti ancestrali, facendo riferimento alle molteplici fonti del grande dell’intellettuale italiano, cercando di mettere in luce i molteplici elementi simbolici legati al mito e al folklore indoeuropeo. Dal Principe canarino al Re Crin fino alle disavventure del famoso Principe che sposò una rana, Calvino mette su carta i ricordi ancestrali e magici di una regione e di un popolo facendoli rinascere e consegnandoli all’immortalità della letteratura.
Sarà possibile acquistare l’ultimo libro di Paolo Battistel L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari Oligo Editore
Paolo Battistel, laureato in filosofia e specializzato in mitologia, è profondo conoscitore dei miti e delle leggende precristiane. Vanta numerose collaborazioni con testate giornalistiche e trasmissioni televisive nazionali e locali come Mistero e Mistero Experience. È speaker di Radio Giano (Università Roma Tre). Ha scritto la raccolta di fiabe occitane Lu Barban, il diavolo e le streghe; il saggio di storia locale Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce; tre saggi d’argomento storico-mitologico: Il sangue di Caino, I figli di Lucifero e Il dio cornuto; ha scritto il saggio letterario J.R.R. Tolkien, il lungo sentiero tra ombra e luce. Il suo saggio sulle fiabe: La vera origine delle fiabe. Gli ultimi frammenti di un mondo perduto è diventato un bestseller. È appena uscito il suo ultimo libro L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari. Vive e lavora a Torino come scrittore e docente.
Anna Rita Rocca, dal 2004 esercita l’attività libero professionale in qualità di psicoterapeuta, dal 2016 collabora con la Procura presso il Tribunale di Torino, occupandosi di minori vittime di violenza e maltrattamento. Assessore all’Istruzione e alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Volvera dal 2019.

I caffè storici di Torino inseriti nella Historic Cafes Route

PATRIMONIO STORICO DELLA TRADIZIONE PIEMONTESE

Una tra le prime cose che ho apprezzato venendo a vivere a Torino sono stati i suoi eleganti caffe’, luoghi di memoria storica, regali e in linea con lo stile frugale di questa citta’ . Non era unicamente la voglia di qualcosa da consumare che mi attirava negli interni di questi ambienti, ma il desiderio di visitarli, di viverli, di ammirarne gli arredi, i particolari e di provare quella gradevole sensazione che ti riporta ad uno splendore del passatoimmaginando il passaggio di personaggi importanti, aristocratici, scrittori, letterati. L’Associazione Caffe’ Storici sa farne un ritratto perfetto riportandone, nella sua presentazione, le peculiaricaratteristiche “ Sono espressione di uno stile di vita, un modo di essere, di vivere, dal senso di sobrietà innato, quasi sommesso, senza eccessi: per quanto eleganti siano gli arredi di ognuno di loro e per quanto garbati siano i gesti di chi serve al banco o ai tavoli, non c’è mai ridondanza ed opulenza sulle pareti e nei banconi, ma raffinata armonia di linee e di colori”.

Queste meraviglie di tradizione e cultura sono state inserite nella Historic Cafes Route, itineraio internazionale dei caffe’ storici che ne riunisce circa 100 in tutta Europa. Il Piemonte rappresenta il maggior numero di caffe’ storici in Italia, solo a  Torino se ne contano 13 mentre gli altri 7 sono sparsi per tutta la regione. I locali torinesi sono: il Bicerin, il Caffe’ Elena, Stratta, Baratti, Florio, Caffe’ Mulassano, la Gelateria Pepino, Platti, il Caffe’ San Carlo, Caffe’ Torino, la Pasticceria Abrate, Pfatish e Moderna Torrefazione Caffe’. Oltre alla bellezza e al loro stile, questi luoghi sono depositari della trazione gastronomica del Piemonte, con i loro prodotti squisiti hanno fatto la felicita’ di centinaia dipalati e allo stesso tempo hanno fatto conoscere specialita’ come il Bicerin, il Pinguino, i Nocciolini o il tramezzino. La tradizione passa anche per la tavola, in questo caso per i tavolini, dove ci vengono servite delizie a cui e’ difficile rinunciare sia per noi cittadini che per chi, mosso da un sentito dire accertato, approda in questa favolosa citta’ e la celebra gustando le sue unicita’culinarie.

E’ necessario tutelare e promuovere queste eccellenze che fanno parte della nostra cultura e della nostra societa’ e a breve sara’istituito un elenco dei locali storici, “Veri tesori da scoprire e valorizzare” dice l’Assessore alla Culture della Regione PiemoneVittoria Poggio, che dovranno avere alcuni requisiti come almeno 70 anni di attivita’ e vincoli di tutela.

Cavour beveva il suo Bicerin nell’omonivo caffe’, Erminio Macario e Mario Soldati frequentavano  Mulassano, Cesare Pavese prediligeva il Bar Elena, Luigi Einaudi era un cliente di Platti, Benedetto Croce amava il Caffe’ San Carlo; storia e storie,vite vissute in luoghi unici e iconici, un passato glorioso da proteggere, una eredita’  importante da magnificare.

MARIA LA BARBERA

Fred Buscaglione, la vita veloce a ritmo di swing 

Il 23 novembre del 1921, cento e due anni fa, nasceva a Torino da una famiglia originaria di Graglia, nel biellese, Ferdinando Buscaglione, in arte Fred, il cantante più innovativo degli anni cinquanta.

La sua formazione musicale viaggiò su di un doppio binario: da una parte lo studio al Conservatorio Verdi (tra gli 11 e i 14 anni), dall’altro l’apprendistato nelle orchestrine jazz che si esibivano nei locali notturni delle città, suonando il contrabbasso. Iniziò la carriera come cantante grazie all’amico e avvocato Leo Chiosso, a cui si deve anche la scelta di Fred Buscaglione di interpretare un personaggio unico e singolare. Così, in un’epoca in cui la musica leggera italiana era ancora legata a motivi dei decenni precedenti o a rime un po’ melense, un poco banali, proponendo argomenti triti e ritriti, Buscaglione irruppe sulla scena con canzoni completamente diverse, come “Che bambola!”, “Teresa non sparare”, “Eri piccola così” (“T’ho veduta, t’ho seguita, t’ho fermata, t’ho baciata. Eri piccola, piccola, piccola… così!”). Fred, cantautore, musicista e attore, si presentò anche come un personaggio completamente diverso: niente aria ispirata e sofferente, nessun romanticismo zuccheroso o d’effetto. Si affermò come una caricatura da film, con la sigaretta all’angolo della bocca, i baffetti da gangster e le pose da duro viste nei polizieschi americani. Il successo non tardò ad arrivare e il suo primo 78 giri “Che bambola”, nel 1955, consentì al cantante torinese di fare un botto da quasi un milione di copie. Buscaglione entrò rapidamente nella schiera degli artisti più richiesti: il suo personaggio si impose come modello al punto da essere imitato su larga scala. I suoi comportamenti diventarono una sorta di status symbol, come — ad esempio — il suo viaggiare su una Ford Thunderbild color rosa quando in Italia circolavano soprattutto le Topolino e le Seicento. E fu proprio a bordo di quell’auto che, nel momento in cui il suo successo era salito alle stelle, il cantante “dal whisky facile” si schiantò contro un camion in una strada di Roma. Fred Buscaglione, popolare cantante di musica leggera è morto stamani a Roma, in un pauroso incidente stradale alle sei e venti, all’incrocio di via Rossini con via Paisiello”. Così giunse la notizia, in apertura del giornale radio, la mattina del 3 febbraio 1960. Poche ore prima, tra le lamiere della sua Thunderbird, comprata sette mesi prima per l’astronomica cifra di sei milioni di lire, si concludeva la rapida parabola del grande Fred.

Non aveva compiuto nemmeno 39 anni e il successo, quello vero, lo aveva raggiunto da non molto, essendosi fatto conoscere dal grande pubblico solo nel ’57, con l’apparizione in ” Musica alla ribalta”. La trasmissione Rai era una formidabile vetrina nella quale artisti del calibro di Renato Carosone, Henry Salvador e Gilbert Becaud si alternavano a cantanti meno noti. Dopo anni e anni di gavetta, finalmente, la celebrità. Le sue canzoni sono rimaste memorabili, fischiettate e canticchiate un po’ da tutti, iniziando da “Guarda che luna” (“Guarda che luna, guarda che mare,da questa notte senza te dovrò restare; folle d’amore vorrei morire mentre la luna di lassù mi sta a guardare..”) e da “Che notte” (“Che notte, che notte quella notte!Se ci penso mi sento le ossa rotte: beh, m’aspetta quella bionda che fa il pieno al Roxy Bar,l’amichetta tutta curve del capoccia Billy Carr” ). Di successo in successo , da “Cocco bello” all’autocelebrativa “A qualcuno piace Fred”, passando per “Porfirio Villarosa” (“Esta é la cancion de Porfirio Villarosa, che faceva el manoval alla Viscosa…Porfirio dalla bocca fascinosa, lo credevano spagnolo o portoghese, egli invece è torinese..”), Fred Buscagliene, dopo tanta gavetta, visse in fretta i suoi anni ruggenti. Lui stesso, in un intervista del ’59, su “Stampa Sera” raccontava, con una punta d’amarezza: “Sono diventato famoso troppo tardi.. Da vent’anni suono nei night club e nelle sale da ballo”. Così, in un Paese in bianco e nero che stava faticosamente uscendo dal dramma della guerra, con alti tassi di disoccupazione e analfabetismo, Buscaglione aveva scalato il successo con il suo spirito ribelle, irriverente e anticonformista. Come tanti altri personaggi dalla breve vita la sua leggenda non era destinata a spegnersi con lui. Sessantuno anni dopo, la stella di “Fred” Buscaglione brilla ancora, luminosa. Nessuno saprà mai dove se ne sia andato quel 3 febbraio del 1960 ma forse si è ritagliato un posto in qualche luogo che assomiglia al suo “cielo dei bar“.

Marco Travaglini

 

“Guarda che storia! Racconti per lo schermo”. Al Circolo dei Lettori

 

Saranno presentati i sette romanzi selezionati per diventare possibili trasposizioni cinematografiche o televisive

Sabato 25 novembre, ore 11,30

Dopo la buona partenza del 2021 ed il grande successo ottenuto nel 2022, ritorna “Guarda che storia! Racconti per lo schermo”, il progetto organizzato da “Film Commission Torino Piemonte” e “Salone Internazionale del Libro di Torino” per individuare romanzi adatti a diventare lungometraggi o serie tv e permettere alle case editrici di presentare il proprio libro a registi, sceneggiatori, produttori e decision makers del settore. Terza edizione, dunque, che ancora una volta si presenta con tutte le carte in regola, forte degli ottimi riscontri ancora una volta acquisiti,con 131 titoli proposti, giunti da 85 case editrici attraverso la “call for application” conclusasi il 30 settembre scorso e rivolta a romanzi e “graphic novel” pubblicati tra il 2021 e il 2023. Cifre che ancora una volta confermano il pieno raggiungimento della mission di base, quella di facilitare il dialogo tra il mondo editoriale e quello della produzione cinematografica e audiovisiva.


Tra libri di fiction e formazione, fantasy e distopie, gialli, commedie e romanzi per ragazzi, sono sette i titoli selezionati che più hanno suscitato l’interesse per una trasposizione per il piccolo o il grande schermo. Eccoli, in ordine alfabetico, per editore: Il grande manca” di Pierdomenico Baccalario, Il Castoro Editrice (Milano); Vento da Est” di Stefania Bertola, Einaudi (Torino); Per sempre altrove” di Barbara Cagni, Fazi Editore (Roma); Quando le stelle vengono meno” di Antonella Frontani, Garzanti (Milano); Rosso diretto” di Orazio Di Mauro, Neos Edizioni (Torino); Borders” di Giuliana Facchini, Sinnos Edizioni (Roma) eGabbie” di Anna Vivarelli e Guido Quarzo, Uovonero Edizioni (Cremona).

I sette romanzi saranno presentati a una platea di addetti ai lavori, ma anche al pubblico, ad ingresso libero (con prenotazione a segreteria@salonelibro.it)  in una “pitching session” organizzata nell’ambito di “TFI Torino Film Industry – Production Days”, in programma sabato 25 novembre, ore 11,30, al“Circolo dei lettori” (Via Bogino 9, Torino).

A introdurre la presentazione delle sette opere saranno Paolo Manera (direttore di “Film Commission Torino Piemonte”) e Marco Pautasso (segretario generale del “Salone Internazionale del Libro di Torino”).

Il comitato di selezione chiamato ad individuare i progetti finalisti è composto da: Gino Ventriglia, sceneggiatore e story editorGraziella Bildesheim, produttrice, e Marco Pautasso, segretario generale del “Salone del Libro di Torino”.  Spiegano gli organizzatori: “In base a quanto richiesto nel bando, sono state privilegiate le storie ambientate in Piemonte, oppure collocate in altre regioni o nazioni o in luoghi non definiti, ma potenzialmente in grado di prevedere la realizzazione cinematografica e audiovisiva in Piemonte. Sono stati valutati positivamente i racconti dal fascino visivo preponderante, con una narrazione adatta a essere proposta per immagini, con un ritmo narrativo efficace e personaggi fortemente caratterizzati e particolarmente adatti ad una messa in scena cinematografica”. Tutti i titoli partecipanti entrano comunque a far parte del “Book Database”, nuova sezione visitabile sul sito di “Film Commission Torino Piemonte”, volta a presentare i progetti finalisti di ogni edizione unitamente a tutti i romanzi che hanno inviato la propria candidatura. Un vero e proprio archivio di storie, idee e personaggi da trasformare in lungometraggi o serie TV consultabile da chiunque, a disposizione del pubblico e degli addetti ai lavori, vetrina per editori e autori, aperta sul mondo della produzione cinematografica e televisiva.

“ ‘Guarda Che Storia!’ – sottolinea Paolo Manera, direttore di ‘Film Commission Torino Piemonte’ – continua a crescere e a rafforzarsi, grazie al numero sempre maggiore di candidature che di anno in anno aderiscono al progetto e grazie alla sinergia tra ‘Film Commission’ e ‘Salone Internazionale del Libro’ che si potenzia e si evolve, per assecondare e incentivare sempre di più le esigenze di un mercato costantemente alla ricerca di storie originali e rappresentative. L’adesione degli editori da un lato e la risposta dei produttori dall’altro sono segnali concreti e incoraggianti che ci stimolano e ci spingono a proseguire nel progetto, arricchendolo con nuove proposte e opportunità, come la recente ideazione del ‘Book Database’ e la presenza dei progetti finalisti al ‘Book to Screen’”.

g. m.

 

Nelle foto:

–       Paolo Manera, direttore “Film Commission Torino Piemonte”

–       Marco Pautasso, segretario generale del “Salone del Libro di Torino”

Quando lo zucchero è arte: la Biennale Internazionale di Sugar Art

Che Torino sia culla d’arte, non c’è dubbio, dopo le interessanti mostre nei maggiori musei, un intenso mese dedicato all’ arte moderna, con Artissima e Paratissima, nella sede naturale dell’ arte voluta dai Savoia fin dal 1678 ,nelle meravigliose sale dell’Accademia Albertina , dal 23  al 27 novembre  sarà la sede, per la prima volta in Italia della Biennale Internazionale di Sugar Art.(Arte con lo zucchero).
Non si tratta di un esposizioni di pasticceri, ma un esposizione di opere di  veri e propri artisti che anziché creta e colori usano lo zucchero nelle sue molteplici variazioni e lavorazioni.
Ideata e curata da Maria Cocciolo , coadiuvata da Ninni
Cocciolo, la Biennale è promossa dalla associazione DIVA in collaborazione con la Consulta Femminile del Consiglio regionale del Piemonte ,le opere  avranno come tema la figura femminile  nel mondo dell’arte contemporanea.
80 opere, presentate da artisti provenienti da ogni parte del mondo, che omaggiano l’espressione artistica che fonda le sue radici nel cake design commestibile. Attraverso la lavorazione dello zucchero  gli artisti danno vita a creazioni uniche, con tecniche sorprendenti ,creando opere  affascinanti,  il pubblico non dovrà fare  altro che ammirare opere  uniche.
La mostra va oltre la pura esposizione artistica, trasmettendo emozioni e riflettendo sull’attualità, in occasione della Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza contro le donne.

L’evento è gratuito e aperto a tutti, e offrirà una serie di workshop e minieventi condotti dalle curatrici e dagli artisti internazionali presenti. la Biennale di Sugar Art si propone come una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte e della pasticceria, unendo tradizione, creatività e innovazione in un’unica esperienza straordinaria.

GABRIELLA DAGHERO

Ingresso da
Via Accademia Albertina 6, 10123 Torino
Orario di apertura: dalle 10 alle 18, tutti i giorni

Facebook Instagram: FB / Instagram: biennaleinternazionalesugarart

Luciano Del Sette: “Una terra dove il tempo non vola”

 

E’ stato ricordato dalla Fondazione Giorgio Amendola giovedì 16 novembre nel corso di un incontro

 

Non si può definire un convegno né un incontro commemorativo quello promosso dalla Fondazione Giorgio Amendola nel  tardo pomeriggio  di giovedì 16 novembre in ricordo di Luciano Del Sette, il giornalista de Il Manifesto, morto nel 2021 per Covid 19.Non poteva essere scelto titolo migliore di “Una terra dove il tempo non vola” per tracciare la memoria di questo giornalista atipico, vissuto prima  a Torino, nato da una famiglia  di origine campana, poi trasferitosi a Roma, per collaborare con il Manifesto e poi ritornato a Torino per amore, sempre collaborando per il Manifesto.

L’incontro è  stata una occasione preziosa per ricordare la sua figura di intellettuale atipico, che nella prima parte della sua vita ha collaborato a giornali senza averne un ritorno economico,  per passione pura, è stato anche caposervizio viaggi del mensile “Gambero rosso”, pubblicando numerosi reportage e corrispondenze da Paesi lontani su quotidiani e periodici.

Nell’ambito del dibattito promosso dalla Fondazione Amendola hanno partecipato Domenico  Cerabona, direttore della Fondazione Amendola, il giornalista Umberto Mangiardi, Roberta Vozza,  la compagna di Luciano Del Sette, e Flaviano de Luca, uno stimato collega del Manifesto,  legato da profonda amicizia con Del Sette.

Luciano Del Sette era giornalista e scrittore, intellettuale  vero, voce libera e calda ascoltata da molti su Radio 3 per uno dei suoi Viaggi Perduti. Era una persona curiosa di conoscere cose e persone nuove, di andare al di là dell’ovvio. Uomo di cultura nel senso più  bello, capace di coniugare alla conoscenza un grande senso di umanità, era noto agli amici e ai lettori anche come Puccio Smith, pseudonimo che iniziò  a usare nel 2012 quando fu chiamato a redigere, per il sito di un amico,  le proiezioni del Torino Film Festival. Doveva, allora, scegliersi uno pseudonimo per non porsi in contrasto con gli altri colleghi del Manifesto e sorse in lui spontanea la scelta di Puccio Smith,  che considerò un poco il suo alter ego, un personaggio strano che racconta attraverso delle ballate i protagonisti del Torino Film Festival.


Nel suo libro “Riassunto di fine giornata” egli scrive “A un certo punto si smette di sprecare. Si smette di investire a vanvera sulle persone. Si smette di sprecare la disponibilità del tempo nel conoscere qualcuno senza averne qualcosa, anche un minimo, in cambio. Si smette per la sensazione di inutilità e di età che si affaccia senza preavviso. Si smette  per via di una saggezza cinica che ha dalla sua un migliaio di ragioni. Capisci, ti fermi, non sprechi più “.

Nel corso dell’incontro è stato presentato dalla compagna Roberta Vozza il fondo bibliotecario e il fondo archivistico,  che hanno richiesto un lungo lavoro di catalogazione da parte degli archivisti della Fondazione Amendola.

Il fondo bibliotecario comprende materiale testuale appartenente a Luciano Del Sette; l’archivio, schedato sulla piattaforma della Regione Piemonte, conserva materiale fotografico,  testuale e multimediale  in buona parte inedito.  Sarà visitabile tutti I giorni dal lunedì  al venerdì in orario 9.30-12.30, 15.30-19.30 e le mattine del sabato (9.30-12.30).

 

Mara Martellotta

Centenario: “I mondi di Mario Lattes”

Si chiudono con un convegno e un docufilm, al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, le tante iniziative organizzate per i cento anni dalla nascita del grande artista e intellettuale torinese

Sabato 18 novembre, ore 17,30

Monforte d’Alba (Cuneo)

Due mostre, un volume monografico (edito da “Silvana Editoriale”, a cura di Vincenzo Gatti e Alice Pierobon, con un saggio critico di Claudio Strinati) e vari incontri tesi a mettere in luce quali e quante fossero le diverse “anime” dell’eclettico artista e intellettuale torinese: a Mario Lattes, nel centenario della nascita (Torino, 1923 – 2001), la “Fondazione Bottari Lattes” (a lui titolata e nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes) ha dedicato, nel corso dell’anno che volge al termine, svariati e importanti iniziative facendo alta memoria di una fra le figure culturali di maggior spicco del secondo dopoguerra nel campo dell’arte, dell’editoria e della letteratura. Un ricco calendario, su cui tutta la “Fondazione” di Monforte e la sua presidente, Caterina Bottari Lattes, hanno dato atto di un grande, appassionato impegno, meritevole appieno del successo ottenuto e che oggi vede avvicinarsi, con il nuovo anno in arrivo, il traguardo finale. L’ultimo appuntamento in calendario è, infatti, in programma per sabato 18 novembre (ore 17,30) al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, in via della Chiesa, 3. Sul palco, a ricordare la figura di Mario Lattes in tutte le sue molteplici sfaccettature, saranno Mariarosa Masoero, docente di “Letteratura Italiana” all’Ateneo torinese, e Vincenzo Gatti, storico curatore delle mostre realizzate dalla “Fondazione Bottari Lattes”. A coordinare gli interventi sarà il professore albese Valter Boggione, anche lui docente di “Letteratura Italiana” all’Università di Torino.

L’ingresso all’incontro è libero, fino ad esaurimento posti.

L’evento costituisce anche l’occasione per proiettare, per la prima volta in pubblico, il docufilm “Lavorare non è esatto”, realizzato da Federico e Claudio Strinati (fondatori nel 2015 a Roma della “Società Dialogues”, dedicata alla divulgazione culturale di alto livello, alla produzione ed alla curatela di Mostre Nazionali ed Internazionali, alla progettazione e realizzazione di audiovisivi, opere editoriali ed allestimenti museali permanenti e temporanei) in cui si raccontano le “ramificazioni” della personalità di Mario Lattes artista e politico, “immerso in una dimensione poetica e introspettiva altrettanto forte rispetto a quella pubblica dell’editore, dell’organizzatore culturale, dell’autore di quadri e incisioni”. L’opera, impreziosita dalle interviste degli studiosi della sua produzione e di chi lo ha conosciuto, è stata proposta già la scorsa primavera, nell’ambito della mostra tenutasi alla “Reggia di Venaria” dal titolo “Mario Lattes. Teatri della memoria”.

Ricordiamo ancora che, attualmente, è in corso nella sede della “Fondazione Bottari Lattes” a Monforte d’Alba (via G. Marconi, 16), la mostra “I mondi di Mario Lattes #2”, che presenta in totale oltre quaranta opere realizzate dall’autore, alcune delle quali recenti acquisizioni e raramente esposte in pubblico. La mostra è visitabile fino al 3 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13, e sabato e domenica dalle 11 alle 16,30. Ingresso gratuito.

Per ulteriori info: “Fondazione Bottari Lattes”, via G. Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

  1. m.

Nelle foto:

–       Mario Lattes: “L’incendio del Regio”, olio su carta intelata, 1983

–       Mario Lattes

–       Mario Lattes: “Nudo”, tecnica mista su carta intelata, 1991

Luciano Del Sette, fondo e archivio alla Fondazione Amendola

 

“Una terra dove il tempo non vola” è il titolo dell’incontro nel corso del quale alla Fondazione Giorgio Amendola verrà presentato il nuovo fondo e il nuovo archivio dedicato a Luciano Del Sette, giornalista, scrittore e intellettuale scomparso nel 2021 a causa del Covid 19.

L’appuntamento sarà per giovedì 16 novembre alle 18.30 presso i locali di via Tollegno 52 a Torino, sede della Fondazione Amendola. Qui verrà presentato il nuovo fondo e archivio dedicato a Luciano De Sette, archivio che conserva materiale fotografico, testuale e multimediale in buona parte inedito e sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì in orario 9.30-12.30, 15.30/19.30 e le mattine del sabato ( 9.30-12.30)

Durante l’incontro di giovedì verrà approfondita la sua figura di intellettuale, militante e autore, ma si conoscerà anche meglio la dimensione umana e personale di Luciano Del Sette, senza tralasciare il suo alter ego chansonnier Puccio Smith.

Luciano Del Sette era una voce originale e libera, storica firma del Manifesto e voce di Radio Tre; è stato un uomo di cultura nel senso più profondo, ampio e vero del termine. Con il fondo, con l’archivio e l’appuntamento di giovedì prossimo la Fondazione Amendola e la compagna di Luciano De Sette, Roberta Vozza, desiderano ricordare e far meglio conoscere la figura del “Leone dalla rossa criniera”.

Taipei, la perla di Taiwan

Taipei, la capitale di Taiwan, è una città che unisce il suo lato moderno e cosmopolita a quello più tradizionale e antico. Da un lato figurano, infatti, grandi grattacieli, come la Taipei 101, centri commerciali, vie dello shopping e una movimentata vita notturna, dall’altra grandi giardini, aree verdi e templi antichi.

Una delle prime attrazioni da visitare a Taipei è il National Palace Museum, un immenso museo che custodisce una delle più grandi collezioni cinesi al mondo. Situato fuori dal centro cittadino, è circondato da giardini meravigliosi come l’Indigenous People’s Park e il Zhishan Garden.

All’interno del museo si possono trovare circa 700 mila pezzi di antichi manufatti e opere d’arte cinesi, che lo rendono uno dei musei più grandi al mondo.

Le collezioni sono tutte visibili al pubblico grazie ad un sapiente sistema di rotazione dei reperti messi in mostra nei tre piani dell’edificio.

Giochi interattivi e digitali, mostre e attività pensate per i visitatori più piccoli si trovano nel National Palace Museum Children’s Garden.

Un altro museo di cui non si può perdere assolutamente la visita, il più antico di tutta Taiwan, è il National Taiwan Museum, che si trova nel centro storico all’interno del meraviglioso 2/28 Peace Park, un parco ricco di sentieri, alberi, laghetti e monumenti.

Questo museo si concentra soprattutto sulla storia di Taiwan, permettendo di conoscere ogni aspetto della città. Le collezioni vantano numerosi reperti e fotografie, spesso vi vengono organizzate anche mostre temporanee. Il costo del biglietto d’ingresso include l’ingresso anche alla Land Bank Exhibition Hall, una sezione situata sul lato opposto della strada.

Non si può soggiornare a Taipei senza gustarsi il meraviglioso panorama dal grattacielo Taipei 101, con i suoi 508 m di altezza. È il quinto grattacielo più alto del mondo. Il nome deriva dal numero di piani al suo interno, 101, e al suo interno potrete trovare l’osservatorio panoramico, situato all’89esimo piano, e diversi ristoranti dove cenare. L’edificio è dotato di uno degli ascensori più veloci al mondo. Bastano 37 secondi per accedere dal quinto all’89esimo piano.

Poco distante dal 2/28 Peace Park è presente l’edificio alla memoria di Chiang Kai-Shek, imponente edificio dedicato all’omonimo Presidente della Repubblica. Si tratta di una struttura enorme, situata in Liberty Square, dove si trovano anche il Liberty Square Arch e la Performing Arts Library of National Theater and Concert Hall. Qui, ad ogni ora, si tiene il famoso cambio della guardia, un appuntamento imperdibile per i turisti e anche per i residenti. La grande sala commemorativa al suo interno ospita diverse mostre, è circondata da un grande parco con stagni e giardini, luogo ideale per ammirarlo in tutta la sua bellezza.

Nella parte più antica della città si può visitare il tempio buddista più antico e famoso di Taipei, il Tempio di Lungshan, in cui sono venerate sia divinità buddiste sia taoiste.

L’architettura del tempio è una fusione di elementi taoisti e buddisti, ben espressi da intagli in legno e incisioni dorate. Uno dei momenti più significativi della vita del tempio è rappresentato dalla preghiera cantata che si svolge in diverse ore del giorno, dall’alba al tramonto.

A Taipei un viaggio nel viaggio è quello che si può intraprendere nei suoi Night Market, dislocati per le strade della città, in cui si può assaggiare lo street food locale a prezzi eccezionali. Il mercato più famoso è il Shilin Market, situato a Shilin, nel Nord del centro.

Nel centro storico è presente il Nanjichwng Night Market, non molto distante dal Taipei Botanical Garden. Uno dei migliori della città è l’indiano Street Night Market, situato non distante dalla Tapei 101.

Poco fuori da Tapei si può raggiungere uno degli otto parchi nazionali di Taiwan, lo Yangminshan, che affascina i turisti per la sua natura selvaggia. È un complesso vulcanico che raggiunge un’altitudine di 1120 metri. Il miglior mezzo per raggiungere il parco è il taxi, che condurrà alla destinazione in una quarantina di minuti. Il parco merita un’escursione organizzata. Da non perdere all’interno del parco un giardino in stile cinese noto come Yangming Park, o le Datun Falls, le cascate, una delle tante qui presenti.

Si trovano anche le Liu Ku Hot Sprin, sorgenti di acqua termale naturale.

A Tapei è presente anche una funivia la Maokong Gondola, che mette a disposizione sia cabine standard sia cabine con il pavimento di vetro per ammirare un panorama a 360 gradi e lo skyline della città, le numerose piantagioni di tè. Il tratto che copre è lungo 4 km e porta a 300 metri di altezza. La partenza della Maokong Gondola si trova all’ingresso principale del Taipei Zoo e giunge fino alla Maokong Station, in cima alla collina meridionale di Taipei. La partenza della funivia è in corrispondenza dell’ingresso dello Zoo, altra attrazione da visitare assolutamente. È ben diverso dal classico Zoo che conosciamo noi occidentali, perché è immerso in una foresta e offre la possibilità di ammirare gli splendidi panda cinesi e altri animali, quali i koala, le giraffe e gli ippopotami. Le aree sono divise per zone geografiche e all’interno sono anche presenti un Education Center e servizi di ristorazione.

Un’oasi naturale all’interno della città è il Taipei Botanical Garden, che si sviluppa su circa 8 ettari e aprì le sue porte nel 1895, accogliendo fino ad oggi duemila specie di fiori e piante presenti. L’attrazione principale è rappresentata dal laghetto con i fiori di loto.

Imperdibile anche la visita a un edificio di mattoni rossi che rappresenta il primo mercato pubblico di Taiwan, che prende il nome di Red House, poi trasformato in un centro culturale e ricreativo, ricco di locali, mercatini e teatri, con molte sale da tè. The Red House si trova vicino al Ximending Walking District, il distretto dello shopping di Taipei. Proprio di fronte alla Red House si svolge tutti i giorni dalle 17 alle 22 il mercato notturno, noto come Ximending Night Market. Poco fuori del centro storico si può visitare il Mausoleo dei Martiri della Rivoluzione, un complesso eretto in omaggio ai caduti della Rivoluzione Cinese del 1911, un luogo di riflessione e raccoglimento. Il tempio si estende su di una superficie di 52 mila mq. mentre la superficie dell’edificio centrale è di 5300 mq. Imperdibile la cerimonia del cambio della guardia, che si tiene nel grande cortile antistante il tempio.

Infine la meta ideale per gli amanti del relax è rappresentata da Beitou, una stazione termale adatta a chi abbia voglia di rigenerarsi con un bagno tra i vapori delle acque incastonate nella verde natura. Qui sono presenti le Beitou Hot Springs, sorgenti termali naturali pubbliche. Tutta la zona è ricca di diversi centri termale privati e di Spa.

MARA MARTELLOTTA

Torino va a scuola di “Patrimonio immateriale” Unesco: dalla tradizione al futuro

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GIORNATA INAUGURALE PERCORSO FORMATIVO 2023/2024

“Patrimonio Immateriale UNESCO: 20 anni di ricerca e valorizzazione delle tradizioni”
Lunedì 13 novembre 2023, ore 9.30 – 12.30

Campus ONU di Torino, Pad. Piemonte – Viale Maestri del Lavoro, 10 anche in diretta Zoom e Facebook
Un percorso di studio con esperti e studenti per Conoscere il significato e il valore del Patrimonio Culturale Immateriale che l’UNESCO così definisce: “Per PATRIMONIO IMMATERIALE s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale”. Gli elementi iscritti dall’UNESCO nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale nel mondo sono 676 nel mondo, di cui 16 in Italia. E in Piemonte? Ne troviamo 5:

• L’arte della costruzione in pietra a secco: conoscenza e tecniche (2018)
• L’alpinismo (2019)
• La transumanza (2019)
• L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia (2020)
• La cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali (2021)

E’ questo il tema centrale del secondo anno del Percorso Formativo triennale, organizzato dal Club per
l’UNESCO di Torino in collaborazione con la Cattedra UNESCO “New paradigms and
instruments for the management of Bio-Cultural Landscape” Politecnico di Torino – Fondazione
Links e con la Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l’UNESCO (FICLU).
La Giornata Inaugurale del Percorso si svolgerà LUNEDI’ 13 NOVEMBRE, ore 9:30, al Campus
ONU di Torino – Padiglione Piemonte. La formazione proseguirà con 4 incontri per insegnanti e
studenti e faciliterà la nascita di progetti e azioni originali che le scuole presenteranno nel maggio 2024,
durante la Giornata Conclusiva.
Saranno le scuole le protagoniste, nel solco di un impegno educativo che il
Club per l’UNESCO di Torino coltiva dalla fondazione.
La scelta di privilegiare il Patrimonio Immateriale è data dalla ricorrenza
del ventesimo anniversario della Convenzione UNESCO per la
Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale. Il Percorso ha
ottenuto il LOGO UFFICIALE UNESCO dedicato al 20° anniversario
della Convenzione UNESCO ed è stata inserito nel calendario UNESCO
delle iniziative previste, nel mondo, per celebrare l’importante
anniversario.

Il Percorso Formativo, per dare un quadro più completo del Patrimonio vivente, darà spazio anche ad
altre designazioni UNESCO fortemente legate al patrimonio vivente: la Rete Mondiale delle Città
Creative UNESCO e la Rete mondiale delle Learning Cities.